Il male fatto dai meridionali ai veneti

Re: Il male fatto dai meridionali ai veneti

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2023 8:30 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il male fatto dai meridionali ai veneti

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2023 8:31 pm

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Re: Il male fatto dai meridionali ai veneti

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2023 8:31 pm

4) Comportamenti predatori, mafiosi, tangentari ed estorsivi dei funzionari e degli impiegati meridionali degli apparati dello stato in Veneto: ministeri (tangente pagate dalla cooperativa edilizia popolare di cui faceva parte mio padre all'inizio degli anni cinquanta per poter avere i finanziamenti stanziati che mai arrivavano e pagata a Roma), commissari, prefetti, provveditori vari, procuratori della repubblica (casi del calabrese Rende e di De Silvestri), giudici (caso del napoletano Polcari), comandi militari, CC, guardia di finanza (vedasi le battaglie della LIFE alla fine degli anni 90), ufficio delle entrate, ... .


Mafia, camorra, complottismo, massoneria, Unità d'Italia
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 139&t=2829

Il sud della penisola italica - i meridionali
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 139&t=2581

Mafie e briganti terronici
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =22&t=2259
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Re: Il male fatto dai meridionali ai veneti

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2023 8:31 pm

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Re: Il male fatto dai meridionali ai veneti

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2023 8:31 pm

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Re: Il male fatto dai meridionali ai veneti

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2023 8:31 pm

5) Mafiosi e camorristi in soggiorno obbligato (caso della camorrista Anna Mazza, 56 anni, vedova del boss Gennaro Moccia), esportazione delle attività mafiose in Veneto (che hanno anche corrotto la piccola malavita locale generando la Mala del Brenta, vedasi anche il recente processo ai Casalesi e molto altro), malavita in trasferta con estorsioni, furti nei negozi e nelle case comuni, rapine in banca e agli orafi, ai porta valori e nelle case degli industriali, rapimenti come quello di Celadon a opera di criminali calabresi, truffe, furti dei camion, ricatti di varia natura, usura finanziaria.



La 'Ndrangheta a Vicenza: Carlo Celadon, il più lungo sequestro della storia
Carlo Celadon venne rapito ad Arzignano e imprigionato in Calabria, un incubo durato 831 giorni. Incatenato, nascosto da un sistema omertoso, riuscì a sopravvivere solo alla sua forza d'animo
24 aprile 2016

https://www.vicenzatoday.it/cronaca/la- ... html/pag/2

È un sequestro di persona, non è il primo e non sarà l’ultimo in quegli anni. Subito la Procura di Vicenza sceglie la “linea dura”, procuratore capo è il dott. Ferdinando Canilli, gentile, ma risoluto a “isolare” la famiglia e impedire che contatti vengano avviati, anche se i Celadon, dopo il sequestro si comportano bene e non hanno intenzione di creare situazioni diverse, in contrasto con chi investiga sul rapimento.
Nella notte tra martedì e mercoledì arrivano nella casa di Arzignano diverse telefonate. La polizia smentisce ma è sicuro che sono state comunicazioni brevi, poche parole, toni duri e minacciosi. Il padre di Carlo, Candido Celadon, tornato precipitosamente dal Kenia dove era appena arrivato, e ripreso l’aereo, è atterrato a Milano, poi corre ad Arzignano dove si chiude in casa.
Il sequestro di Carlo assume ora ritmi sempre più veloci e angoscianti: giunge in una chiamata notturna la richiesta di riscatto. I banditi chiedono 4 miliardi. Agli investigatori la richiesta sembra autentica. Ma la magistratura, come accennato, si muove svelta e impone il blocco dei beni della famiglia Celadon. Canilli ha una certa esperienza di sequestri di persona, ne ha seguiti ben cinque avvenuti tutti nel Vicentino anni prima.
Ma non è solo la famiglia che vorrebbe muoversi ma non può, c’è in questo momento di tragedia per i Celadon, un avvocato calabrese che si propone come mediatore con la banda dei rapitori. E’ un personaggio ambiguo e controverso, già estremista di destra con Ordine Nuovo di Rauti quando a Reggio Calabria era scoppiata la rivolta, ora fa l’avvocato brillante, è uno che ama i riflettori e per lui associarsi alla famiglia Celadon rappresenta un formidabile veicolo di notorietà.
Solo in aprile i rapitori si rifanno vivi. Fanno attendere e provocano così lo sfaldamento della linea dura. In luglio arriva al padre una foto del figlio legato in catene. È troppo, un’attesa sfibrante e l’immagine di Carlo sono le mosse strategiche per sconfiggere gli inquirenti. Così la pensano i rapitori.
Attraverso l’avvocato calabrese i Celadon aggirano di fatto il blocco dei beni e si dispongono al pagamento di ben 3 miliardi di lire. Vengono, sempre a detta di Pardo, “oliati” i contatti giusti per arrivare alla liberazione di Carlo. A ottobre del 1988 l’avvocato convoca una conferenza stampa all’Hotel Excelsior di Reggio Calabria per annunciare ai sequestratori che lui era lì ad attenderli con la somma pattuita: tre miliardi appunto.
Però non succede niente. E dopo una settimana Candido Celadon esonera l’avvocato Pardo dall’incarico di mediatore. A questo punto entrano in scena i figli di Candido, i fratelli di Carlo, Paola e Gianni, e sono loro nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 1988 sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria a consegnare agli emissari dell’Anonima sequestri calabrese la somma di cinque miliardi.

Anche questa volta non succede niente. Carlo Celadon resta sempre nelle mani dei suoi rapitori anche se il riscatto è stato pagato.
Intanto gli investigatori arrestano quattro persone con l’accusa di aver fatto parte della banda che tiene sequestrato Celadon. Tra gli arrestati c’è anche Mario Leo Morabito e l’operazione che lo porta in carcere ha portato agli inquirenti le prove materiali della sua complicità con il sequestro.
Infatti i carabinieri trovano in una piazzola di sosta lungo la carreggiata nord della Salerno-Reggio Calabria, banconote di vario taglio per la somma di 150 milioni, di provenienza dal riscatto pagato poche ore prima per la liberazione di Carlo. Segno che la rete che sorvegliava da lontano i Celadon era stata stretta e ci erano cascati quattro componenti la banda. Morabito, considerato il “cervello” dell’organizzazione, è un brutto colpo per i sequestratori e l’operazione blocca le loro decisioni.
Ora a Candido Celadon non resta altro che andare in Calabria e dichiararsi disposto a pagare un altro miliardo, altro denaro non ne ha. Ma il figlio resta sempre nelle mani dell’anonima calabrese e un cupo silenzio cala sulla vicenda. La richiesta resta sempre di altri cinque miliardi.
Il 1989 si apre anch’esso nel silenzio. Ma Carlo, e lo si saprà poi, cambia carcerieri (quattro vengono arrestati vicino a Pizzo Calabro poche ore dopo che il ragazzo era stato trasferito) e anche il luogo dove è detenuto. Questi cambi saranno sette. Intanto il padre viene tenuto sempre in tensione con telefonate minacciose e dal linguaggio orripilante. A differenza del 1988 ora nel 1989 le telefonate arrivano dalla Germania, da Francoforte.
I carabinieri speravano, dopo l’arresto dei carcerieri del secondo covo, che la vicenda avesse una fine positiva nel giro di breve tempo. Ma non è così e il 1989 si appresta ad essere un altro anno di prigionia.
Candido Celadon fa sapere ai rapitori che è disponibile a trattare, attraverso i vecchi canali o anche i nuovi, a condizione di sapere qualcosa sulla salute del figlio. Le ultime notizie la famiglia le riceve in agosto poi nulla.
Ma la trattativa non è mai cessata veramente. Dai cinque miliardi i rapitori fanno sapere che ci si potrà accordare anche su due. Il sequestro sta diventando pericoloso non solo per Carlo, sempre più debole e affranto psicologicamente, ma anche per i rapitori. Le battute e i rastrellamenti effettuati dai reparti mobili dei Carabinieri aumentano la tensione, è possibile che i sequestratori all’improvviso incontrino in un faccia a faccia le forze dell’ordine.
Perciò la trattativa superato il dicembre dell’89 fa un salto di qualità. Ci si accorda finalmente sulla cifra che era stata ventilata e con attenta gradualità ci si muove sia per il pagamento che per il rilascio.



I criminali del Sud al soggiorno obbligato al Nord e in Veneto
viewtopic.php?f=139&t=3031





Il regista Dennis Dellai pronto a sorprenderci con “800 giorni”, un film per non dimenticare il sequestro Celadon

17/08/2023

https://www.altovicentinonline.it/thien ... o-celadon/

Arriva il 1 settembre alla Mostra del cinema di Venezia l’atteso lungometraggio “800 giorni” di Dennis Dellai liberamente ispirato al rapimento Celadon, il più lungo sequestro di persona a scopo di lucro della storia.

Il film, prodotto da Progetto Cinema e da Pietro Sottoriva, racconta la terribile vicenda che avvenne tra il 1988 e il 1990 nell’Alto Vicentino, utilizzando però il punto di vista della fidanzata del rapito, interpretata dalla emergente vicentina Marta Dal Santo. Si tratta di un personaggio inventato, così come altri che appaiono nella storia, scritta dallo stesso Dellai assieme allo sceneggiatore Giacomo Turbian. Più aderenti ai fatti realmente accaduti sono invece le scene nelle quali viene ricostruita la prigionia vissuta da Carlo Celadon e le torture psicologiche subite.

Particolare attenzione è stata riservata poi alla ricostruzione dei covi utilizzati dai sequestratori e degli ambienti anni ’80.

“E’ un film di finzione, come già i precedenti Terre Rosse e Oscar – spiega il regista- in questo caso la distanza narrativa è anche una forma di rispetto per la drammatica vicenda umana vissuta da Celadon. Ma è chiaro che abbiamo sempre avuto in mente quella vicenda, lo scopo del nostro progetto è quello di restituire alla memoria collettiva il terribile periodo dei sequestri di persona, che per oltre un ventennio del secolo scorso hanno costretto a vivere nel terrore tante famiglie. Va ricordato soprattutto alle persone più giovani che dagli anni ’70 ai primi anni ’90 furono rapite dall’Anonima Sequestri centinaia di persone, spesso sottoposte a lunghi periodi di dura detenzione che terminarono solo dopo il pagamento di somme ingentissime di denaro. Per non parlare di alcuni casi di ostaggi che non fecero più ritorno a casa, come il maranese Pietro Berto e il bassanese Livio Bernardi”.

Il caso Celadon fu purtroppo tra i più drammatici: sottratto all’affetto dei famigliari il 25 gennaio del 1988, il giovane arzignanese venne tenuto in ostaggio dagli uomini della ‘ndrangheta per 831 giorni, sopravvivendo miracolosamente ad una durissima prigionia. Venne addirittura ceduto ad una seconda banda, nonostante la famiglia avesse già pagato il riscatto.

“Carlo Celadon ha già potuto vedere questo lavoro in anteprima- ricorda ancora Dellai – e ha avallato l’operazione, complimentandosi anche per il film”.

La pellicola si affida per i ruoli principali ad alcuni giovani outsider. Oltre a Marta Dal Santo, anche Matteo Dal Ponte nel ruolo del rapito e Marco Volpe in quello di un dj radiofonico amico della protagonista. Ad essi si affiancano interpreti di maggiore esperienza come Davide Dolores (già visto ne Il commissario Montalbano) Vasco Mirandola (tra gli interpreti del film Premio Oscar Mediterraneo), Pierluigi Piccoli,

Stefania Gori Bonotto e Shamira Benetti. Ad impreziosire il cast il cammeo del divo Fabio Testi, che nel film interpreta il basista dei rapitori, e dell’iconica bellezza Francesca Tizzano.

A fare da sfondo alla vicenda, gli anni ’80 della provincia vicentina, raccontati attraverso il mondo delle discoteche, delle radio private (da segnalare l’omaggio all’allora popolare Ondaradio) e dei giornali locali.

Sempre il 1 settembre ci sarà una proiezione ad inviti del film al cinema Astra del Lido di Venezia, mentre la Prima per il pubblico è in programma sabato 30 settembre alle 20.30 al cinema Verdi di Breganze, con repliche domenica 1 ottobre alle ore 17 e 20.30.




Caso del rapimento di Pietro Berto, industruale di Marano Vicentino ucciso dai sequestratori calabresi

https://www.archivioantimafia.org/giorn ... chiesa.pdf



Caso del rapimento di Livio Bernardi, industriale di Rosà, ucciso dai sequestratori calabresi

Richiesta di dichiarazione di morte presunta
Avv. Luigi Binda.
C-17931 (A pagamento).

https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id ... C-17931/p2
Il sottoscritto avv. Luigi Binda, per conto di Bernardi Donatella, Zenaide, Cinzia, Antonio e Marchesan Carla, su istanza dei quali si e' promossa procedura avanti il Tribunale di Bassano del Grappa per la dichiarazione di morte presunta di Bernardi Livio, nato a Rosa' il 10 novembre 1929 e scomparso il 3 ottobre 1982 a seguito di sequestro di persona, comunica che il presidente del Tribunale di Bassano ha disposto con provvedimento 8 luglio 2005 la pubblicazione per estratto della procedura di morte presunta citata, invitando chiunque abbia notizia dello scomparso Bernardi Livio a comunicarla al predetto Tribunale nel termine di sei mesi dalla seconda pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, nel Giornale di Vicenza e nel Gazzettino di Vicenza.


Poi vi fu il rapiemento del conciaro Mastrotto in cui vennero coinvolti gli zingari giostrari che compì numerosi altri crimini e omicidi.


10 gennaio 1984 Mantova. Rapito Bruno Adami, 31 anni, figlio di un industriale. Buttato nel Po, dopo il pagamento del riscatto, con mani e piedi legati, da quella che fu definita "la Banda dei Giostrai" -
10 gennaio 1984
https://vittimemafia.it/10-gennaio-1984 ... -giostrai/

Negli anni Ottanta la Mala del Brenta ebbe un ruolo anche nel tragico sequestro del geometra di Volta Mantovana Bruno Adami, 31 anni, rapito davanti alla sua abitazione, sotto gli occhi terrorizzati della moglie, la sera del 10 gennaio 1984. La Mala, attraverso un suo componente, gestì la carcerazione, che si concluse con la morte dell’ostaggio. Non sarebbe stato il solo rapito ad essere tenuto incarcerato dall’Organizzazione. A mettere a segno il rapimento fu la Banda dei Giostrai, che aveva il suo quartiere generale nel Veneto, e più precisamente nel Padovano. Banda che, secondo gli investigatori, agiva in talune circostanze in stretto contatto con la Mala del Brenta. Due Organizzazioni che hanno seminando terrore per anni. Quella dei giostrai, tra il 1975 e il 1986, ha messo a segno tra il Veneto e la Lombardia qualcosa come 20 sequestri di persona. (Articolo del 19 gennaio 2006 da gazzettadimantova )


Fonte: archiviolastampa.it
Articolo dell’11 gennaio 1984
GIOVANE INDUSTRIALE PICCHIATO E RAPITO
Ieri sera a Volta Mantovana

MANTOVA — Ancora un sequestro di persona. Bruno Adami, 31 anni, geometra e figlio del medico condotto di Volta Mantovana comune in provincia di Mantova è stato sequestrato ieri sera da quattro banditi che lo hanno aspettato davanti alla villa dove abita con la moglie Graziella, 26 anni, i tre fratelli (la sorella gemella Rita, Pino di 33 anni e Paolo di 23) e i genitori.

Con il padre, dottor Isacco, Bruno Adami è titolare della «Cip Zoo» di Brescia, un’azienda specializzata nell’allevamento e nel commercio di polli. Isacco Adami è Inoltre conosciuto nella zona per essere proprietario di un lussuoso residence, con piscina a Pozzolo di Volta Mantovana.

I quattro banditi hanno aspettato Bruno Adami fuori dal cancello della villa, lo hanno picchiato e costretto a salire sulla sua stessa auto, una Mercedes di colore grigio metallizzato targata Brescia. È stata la moglie Graziella, 26 anni, che si è accorta del rapimento, sentendo le urla del marito. Gli altri familiari erano in casa, ma a quell’ora (erano le 21 circa) erano riuniti davanti al televisore e non avevano udito nulla. Graziella Adami ha visto invece il marito lottare invano contro i banditi, che si sono allontanati con lui a bordo dell’auto di grossa cilindrata. È stata lei a telefonare ai carabinieri che, con la polizia di Mantova, hanno setacciato tutte le strade della zona, però senza alcun risultato. Volta Mantova si trova in collina e la visibilità è buona, ma in tutta la zona circostante grava una nebbia fittissima con visibilità pressoché nulla che ostacola notevolmente le ricerche.

Fonte: archivio.unita.news
Articolo del 12 gennaio 1984
Rapito imprenditore mantovano
Si teme per le condizioni di salute di Bruno Adami, portato via da quattro banditi l’altra sera: ritrovata la macchina con tracce di sangue

MANTOVA — Familiari e inquirenti temono per la incolumità di Bruno Adami, titolare della «Cip Zoo», rapito l’altra sera da quattro banditi che lo hanno atteso davanti alla sua villa di Volta Mantovana, prelevandolo al termine di una dura colluttazione.

Ieri pomeriggio, infatti, è stata ritrovata in un viottolo di campagna l’auto del rapito, una Mercedes grigia, con numerose tracce di sangue sul sedile posteriore. Si teme che durante la colluttazione che aveva preceduto il sequestro, Bruno Adami abbia riportato qualche ferita e che le sue condizioni di salute possano quindi risultate precarie. Intanto i banditi tacciono: fino a ieri sera non c’è stato alcun contatto fra sequestratori e familiari del rapito.

Bruno Adami, 31 anni, geometra, è proprietario della «Cip Zoo» un’azienda di pollicoltura con stabilimento a Brescia. Il padre del rapito è il dottor Isacco, medico condotto di Volta Mantovana che abita insieme alla nuora Graziella, di 26 anni e agli altri figli, Rita, Pino e Paolo, nella stessa villa davanti alla quale è avvenuto il sequestro.

La moglie di Bruno Adami, Graziella, ha assistito impotente alle fasi del rapimento portato a termine davanti al cancello della villa. La donna era accorsa alla finestra udendo le grida di aiuto del rapito mentre tutti gli altri membri della famiglia si trovavano davanti al televisore.

Quello di Bruno Adami è il primo rapimento del 1984 in Lombardia

Articolo del 6 Novembre 1984 da ricerca.repubblica.it
PER IL SEQUESTRO ADAMI UN ARRESTO NELLA CAPITALE

ROMA – La polizia ha arrestato il giostraio Franco Suffrè di 26 anni, ritenuto uno dei responsabili del sequestro di Bruno Adami, di 31 anni, figlio di un industriale, sequestrato la sera del 10 gennaio scorso nei pressi della sua abitazione di Volta Mantovana. La polizia è giunta a Suffrè dopo aver localizzato una cabina telefonica nell’ ospedale San Camillo di Roma, da dove i banditi telefonavano alla famiglia. I malfattori però avevano scritto con un pennarello, all’ interno della cabina, i numeri del telefono dell’ avvocato della famiglia Adami, nonchè il numero del telefono e il tipo e il numero di targa dell’ intermediario che doveva recarsi a Roma con il denaro pattuito per la liberazione dell’ ostaggio, circa 800 milioni di lire. Sulla base di questi e di altri elementi la polizia ha rintracciato Franco Suffrè sul quale si appuntavano i sospetti. In tasca all’ uomo è stato trovato un biglietto con alcuni dati riguardanti un facoltoso industriale che la polizia ritiene dovesse essere sequestrato. Le due scritture – quella nella cabina telefonica e quella sul biglietto – secondo gli esperti erano state vergate dalla stessa mano.

Articolo del 28 Dicembre 1984 da ricerca.repubblica.it
CATTURATA LA ‘MENTE’ DI OTTO SEQUESTRI

ROMA – Un giostraio originario della provincia di Treviso, il quarantaquattrenne Olivo Suffrè, ritenuto uno dei capi del cosiddetto “clan dei giostrai” responsabile di numerosi sequestri di persona avvenuti soprattutto nel Veneto, è stato arrestato a Roma dai carabinieri del reparto operativo. Suffrè, che si era reso irreperibile da due mesi, è stato intercettato mentre era a bordo di una Volvo “760”. Il giostraio, un “capo-clan” residente a Roma ma in realtà senza fissa dimora, è accusato di essere l’ organizzatore di otto sequestri che hanno fruttato circa sei miliardi di lire e i cui esecutori materiali e carcerieri, tutti dell’ ambiente dei giostrai, sono già in carcere. I sequestri di cui egli è ritenuto essere stato la “mente” sono quelli del proprietario terriero Marco Aurelio Pasti, dell’ allevatore Bruno Adami e degli industriali Antonio Piarotto, Alberto Finco, Livio Bernardi, Mario Mastrotto, Alessandro Cardi e Sergio Mosole. Nei confronti di Suffrè sono in corso ulteriori accertamenti in relazione al sequestro dell’ allevatore Gianni Comper di 34 anni, di Verona, che dal 2 ottobre scorso è nelle mani dei rapitori. Anche Bruno Adami, rapito il 10 gennaio di quest’ anno nella provincia di Mantova, non è stato rilasciato nonostante il pagamento di un miliardo e 850 milioni. Suffrè, che è pregiudicato per vari reati, è proprietario di una giostra che gli inquirenti ritengono valere circa mezzo miliardo, con la quale faceva la spola soprattutto tra Roma e il Veneto. Viveva in una abitazione mobile del valore di circa 120 milioni. Al “clan” di Olivo Suffrè appartenevano anche i tre giostrai uccisi dai carabinieri durante il recente tentativo di sequestro dell’ industriale Dario Snaidero, il 25 ottobre scorso nella provincia di Udine.

Articolo del 11 Dicembre 1986 da ricerca.repubblica.it
TRE ARRESTI PER IL SEQUESTRO E L’ASSASSINIO DI ADAMI

VENEZIA Prima si erano fatti pagare un riscatto da un miliardo e mezzo, poi l’ avevano gettato nel fiume Po, con le mani e i piedi legati. Così era finito Bruno Adami, 30 anni, il medico mantovano sequestrato nella sua città il 10 gennaio di due anni fa. Nei giorni scorsi i carabinieri del nucleo operativo di Venezia hanno arrestato tre persone accusate del suo rapimento, ma le indagini continuano e gli inquirenti sospettano che la banda di cui facevano parte abbia messo a segno almeno dieci sequestri nel Veneto, in Emilia Romagna ed in Lombardia, tra cui quello tentato nei confronti del re della maglieria, Luciano Benetton. In manette per ora sono finiti Giovanni Bernasconi, 63 anni, di Alessandria, Maurizio Serafin, 36 anni, padovano, e Paolo Murano, 47 anni, veneziano. Ai tre va aggiunto Giuseppe Lazzari, il carceriere dell’ industriale di Reggio Emilia Severino Salati liberato dai carabinieri a Oriago, un paesino in provincia di Venezia, il 27 novembre scorso. Le indagini sulla banda sono scattate proprio dopo l’ arresto di Lazzari, candidato socialista alle elezioni circoscrizionali. Il passo successivo alla liberazione di Salati è stata la scoperta del luogo dove è stato tenuto per quasi sei mesi Bruno Adami. La sua prigione era in un centro a pochi chilometri da quello dell’ industriale di Reggio Emilia.

IN CARCERE DA TREDICI ANNI LA CASSAZIONE RIAPRE IL CASO

MILANO – È in carcere da 13 anni, dovrebbe restarci per tutta la vita, ma da sempre sostiene di essere innocente e da ieri, nel suo futuro di ergastolano, si è accesa una speranza. Franco Cavazza, 33 anni, giostraio, condannato per il sequestro e l’omicidio di Bruno Adami, il figlio di un industriale di Volta Mantovana, potrebbe essere processato di nuovo da una Corte d’assise dopo che la Corte di Cassazione, preso atto delle prove emerse dopo che è stata pronunciata la sentenza definitiva, ha dato il via libera alla revisione del processo.

Due capelli sono l’esile filo di speranza sul quale il Comitato di solidarietà verso Franco Cavazza ha costruito la richiesta di un nuovo dibattimento. Ma due capelli erano anche l’esile prova sulla quale – soprattutto – si era basata la sentenza di condanna. Era il marzo dell’87 quando Cavazza venne condannato per l’orrida fine di Adami, un medico di 30 anni, rapito nel gennaio dell’84 e poi gettato nel Po con le mani e i piedi legati, nonostante la famiglia avesse pagato un riscatto di un miliardo e 200 milioni. Su un passamontagna, ritrovato nel luogo del rapimento, c’erano due peli che secondo una perizia tricologica avrebbero potuto essere di Cavazza.

Ora, però, un altro esame, quello del Dna, reso possibile grazie all’intervento del pubblico ministero di Brescia Antonio Chiappani, il quale l’ha richiesto nell’ambito di un altro procedimento, ha escluso che quei capelli possano appartenere al giostraio veneto. Cavazza, che è detenuto nella Casa circondariale di San Giminiano, che ha moglie e una figlia di 13 anni, era stato assolto in primo grado ma condannato all’ergastolo in appello.
c s
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Re: Il male fatto dai meridionali ai veneti

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2023 8:32 pm

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Re: Il male fatto dai meridionali ai veneti

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2023 8:32 pm

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Re: Il male fatto dai meridionali ai veneti

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2023 8:32 pm

6) Parassitismo economico mediante finanziamenti pubblici a fondo perduto, sostegni regionali perequativi e di solidarietà nazionale, assegnazioni privilegiate di posti pubblici, favoritismi vari, corruzione e concussione; appalti pubblici ...


Parassitismo economico italico-romano
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =22&t=2663


Il reddito di cittadinanza RdC

4/6 al sud 1/6 al centro e 1/6 al nord
Napoli riceve 70 volte (in %) il RdC di Bolzano come se a Napoli ci fosse una povertà 70 volte superiore a quella di Bz.
28 luglio 2023
https://www.radio24.ilsole24ore.com/pro ... s-economia
Da quando si è insediato il nuovo governo (con il suo programma di maggiori verifiche e controlli sui beneficiari del RdC) a oggi le domande di RdC si sono ridotte di oltre il 50%.
Napoli da solo fa 146mila famiglie che beneficiano del RdC contro 142mila al centro e 195mila al nord, quindi la sola Napoli ha più beneficiari di tutta la Lombardia.
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Re: Il male fatto dai meridionali ai veneti

Messaggioda Berto » mar giu 20, 2023 8:32 pm

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