El dirito feoudal de ła prima note: travegoła o veretà?
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Trato fora da wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Ius_primae_noctis
IL MEDIOEVO E LO "IUS PRIMAE NOCTIS"
La locuzione latina ius primae noctis (in italiano: "diritto della prima notte") indicherebbe il diritto di un signore feudale di trascorrere, in occasione del matrimonio di un proprio servo della gleba, la prima notte di nozze con la sposa.
È talvolta impropriamente indicato con l'espressione francese "droit du seigneur", letteralmente "diritto del signore", che faceva in realtà riferimento a un'ampia gamma di diritti riconducibili al signore feudatario, inerenti quindi anche la caccia, le tasse, l'agricoltura.
Non vi sono testimonianze della diffusione di tale diritto nell'Europa medievale.
In particolare nelle fonti storiche non ne sono rintracciabili direttive né da parte delle autorità laiche (re, imperatori), né da parte di quelle ecclesiastiche . Molto vivo invece nel sentimento popolare e nei racconti e nelle leggende di paese tanto che molte sono le testimonianze sul diritto della prima notte in cui la giovane maritata doveva concedersi nella sua purezza al signorotto locale.Questo ha portato parte della critica moderna a ritenere lo ius primae noctis come un mito moderno relativo all'epoca medievale ma senza alcuna fonte documentata. D'altronde è facile immaginare come un diritto del genere conferito in forma ufficiale sarebbe stato una fonte di profondo imbarazzo sia per le autorità religiose (che avrebbero visto ufficializzata la precedenza dei potenti sul rito religioso) sia dei potenti che avrebbero dovuto giustificarlo ufficialmente.
Storia
« Lo ius primae noctis è una straordinaria fantasia che il medioevo ha creato, che è nata alla fine del medioevo, ed a cui hanno creduto così tanto, che c'era quasi il rischio che qualcuno volesse metterlo in pratica davvero, anche se non risulta che sia mai successo davvero. In realtà è una fantasia: non è mai esistito. » (Alessandro Barbero)
Se e quanto lo ius primae noctis fosse effettivamente diffuso, e in quale misura i signori feudali ne facessero uso, è stato argomento molto discusso.
Secondo la visione che si affermò nell'età moderna, il servo della gleba era legato alla proprietà padronale, e i vari aspetti della sua vita erano comunque condizionati dal legame con la terra che coltivava e, quindi, anche al feudatario che possedeva i campi. Anche il matrimonio, come altri aspetti della vita sociale, vi era ricompreso e talvolta, per ottenere il consenso ad esso, doveva versare un tributo. La massima espressione di questo stato di subordinazione sarebbe stata la concessione della propria moglie al proprietario terriero per la prima notte di nozze.
Secondo Régine Pernoud si istituì, nel corso del X secolo, l'uso di reclamare un'indennità pecuniaria dal servo che, sposandosi, lasciava il proprio feudo per trasferirsi in un altro. Il "diritto signorile" era pertanto di natura prettamente economica[2]. La stessa Pernoud riconduce ad interpretazioni «completamente erronee» di lessico giuridico e di simboli con cui il feudatario autorizzava il matrimonio di un servo (che, per questo, abbandonava il proprio feudo e si trasferiva), il travisamento della natura pecuniaria del tributo .
Tale preteso diritto viene solo occasionalmente citato in documenti medievali „sol der brütgam den meier bi sinem wip ligen laßen die erste nacht oder er si lösen mit 5 sh. 4 pf.“ (lo sposo deve lasciare che il signore giaccia la prima notte di nozze con la sua sposa, o affrancarla con 5 scellini e 4 pfennig), o confermato dalle tradizioni popolari secondo le quali il servo aveva la possibilità di reclamare la propria sposa per sé pagando una certa somma.
In Italia esistono diversi luoghi in cui, nelle leggende di fondazione del paese o della città, viene menzionato lo ius. Tra questi vi sono Roccascalegna, Melissa, Dolceacqua, Sant'Agata di Puglia, Fiuggi, Francavilla in Sinni, Onzo e Montalto Ligure,il piccolo borgo della Valle Argentina, nell'Imperiese, che la leggenda vuole sia stato il rifugio di due giovani sposi in fuga dallo ius che il conte Oberto di Ventimiglia pretendeva di esercitare. Raggiunti da molti amici, costituirono il primo vero nucleo abitato di Montalto (dal latino Mons Altus). Per nessuno di questi però esistono conferme storiche che lo ius sia mai stato in vigore.
In ogni caso non si può parlare dello ius primae noctis come di un fenomeno generalizzato del diritto medievale. Oltre all'assenza di riferimenti legislativi ufficiali civili o ecclesiastici va notato come nel medioevo vi furono numerose rivolte dei contadini in occasione delle quali venivano redatte in forma scritta richieste e lamentele dei rivoltosi (vedi, per esempio i dodici articoli della guerra dei contadini del 1525). In questi testi non si trovano mai accenni allo ius primae noctis, né a soprusi sessuali d'altro genere.
Aspetti giuridici e possibili spiegazioni antropologiche
Anche se una parte degli storici contemporanei sostengono che non esista una prova definitiva dell'effettivo esercizio di questa usanza nel Medioevo, persiste comunque un profondo disaccordo riguardo l'origine, il significato e lo sviluppo della diffusa credenza popolare e dell'effettivo significato simbolico legato a questo diritto. Esso viene segnalato a partire dal XIII secolo. La ricerca storica, però, sottolinea la finzione che spesso caratterizza le opere giuridico-letterarie dell'epoca[6], per cui la convinzione che esistesse una pratica generalizzata di questo "diritto" potrebbe essere un mito moderno, che rivelerebbe poco sulla realtà del medioevo.
Si ritiene che l'origine di questa credenza risalga al XVI secolo. Il filosofo scozzese Hector Boece riporta il decreto del mitico re scozzese Evenio III secondo cui "il signore delle terre può disporre della verginità di tutte le ragazze che vi abitano"; la leggenda vuole che Santa Margherita di Scozia fece rimpiazzare lo ius primae noctis con una tassa di matrimonio chiamata merchet. Tuttavia Evenio III non è mai esistito e tutto il racconto di Hector Boece attinge largamente dal mito. Nella letteratura del XIII e XIV secolo e nei codici di legge fondati sul diritto consuetudinario lo ius primae noctis è strettamente correlato alle specifiche tasse di matrimonio dei servi o ex servi.
Secondo alcuni antropologi lo ius primae noctis può essere considerato la degenerazione di un rituale arcaico. La verginità era collegata a un tabù molto forte, che poteva essere rimosso solamente da un re/sciamano/personaggio potente. Ogni altro uomo ne sarebbe rimasto danneggiato.
Studi recenti vedono nel mito dello ius primae noctis e nei riti carnevaleschi di eliminazione del tiranno ad esso spesso collegati (per es. Ivrea o Castel Tesino), una funzione apotropaica tipica dei riti di eliminazione del male, e in ultima istanza propiziatoria della fertilità.
Analogie tra la tradizione dell'Europa medievale e altre culture
Alcuni studiosi hanno sostenuto che lo ius primae noctis sia effettivamente esistito nella tradizione dell'Europa medievale e che potrebbe essere stato simile ai riti di deflorazione dell'antica Mesopotamia o quelli tibetani del XIII secolo.[8] Nella letteratura mesopotamica, il diritto della prima notte, ossia il privilegio del signore di deflorare la sposa di un altro uomo, è un topos assai antico, risalente perlomeno al poema epico Gilgameš (2000 a.C. circa). Anche se le descrizioni letterarie dell'antica Mesopotamia e le leggende dello ius primae noctis nell'Europa medievale mettono in evidenza tradizioni culturali molto diverse, si ricongiungono nel fatto che, in entrambi i casi, sono coinvolti personaggi di elevato rango sociale.
Erodoto che scrive nel V secolo a.C. nelle Storie IV-168 riporta a proposito dei Libici Adimarchidi: “E al re soli [tra i libici gli Adimarchidi] le vergini che sono in procinto d’accasare presentano: quella che al re stima abbia generato, da questo è deflorata” (traduzione letterale).
Marco Polo, ne Il Milione, osservava che nel Tibet del XIII secolo "La gente di queste parti non è avvezza a sposare le ragazze fino a quando queste sono ancora vergini, ma al contrario desiderano che abbiano avuto affari con molti di sesso opposto".[8] Gli studiosi hanno sottolineato l'analogia tra lo ius europeo, l'usanza mesopotamica e quella tibetana, evidenziando però che i tre esempi non rappresentano le istanze di un tiranno che impone la sua volontà ai soggetti femminili, bensì un "rituale di deflorazione", nel quale '"la comunità radunava attorno all'opera di supporto l'individuo", nella fattispecie il defloratore.