9)
VarieChe demenzialità sinistrate!Riflessioni e considerazioni che muovono da postulati di realtà sbagliati, inesistenti, male interpretati, imprecisi e fuorvianti.
Il primo dato da chiarire è la cittadinanza che non è una condizione astratta e generica ma contiene implicazioni di natura etnico culturale e storica senza le quali la cittadinanza non avrebbe alcun senso.
L'intellettuale francese di sinistra Yascha Mounk chiede di accettare la grande sostituzione etnica: "L'unico modo per fermarla sarebbe una guerra civile o l'espulsione dei nostri concittadini"14 gennaio 2022
https://www.islamnograzie.com/lintellet ... cittadini/ Le Point: Invece di parlare di “grande sostituzione etnica”, un argomento sulla bocca di tutti oggi, si preferisce parlare di ” grande esperienza “. Questi due lati dello stesso fenomeno non sono forse pessimisti, l’altro ottimista?
Yascha Mounk: Il grande scambio contiene tre idee: che la diversità etnica delle nostre società finirà male; che è una decisione consapevole delle élite eliminare il popolo “etnico”; che può essere invertito se si modificano le politiche. Mentre il cambiamento demografico che stiamo vivendo è una sfida cruciale, il suo esito può essere positivo se risposto in modo appropriato. In secondo luogo, la Grande Esperienza non è un test sulla nostra popolazione, ma piuttosto un processo che è stato messo in moto dal 1950 senza che nessuno prenda una decisione consapevole. In terzo luogo, non è realistico tentare di annullare la storia.
È irreversibile?
I nostri paesi sono già multietnici. L’unico modo per porre fine a questo movimento sarebbe estremamente crudele: la guerra civile o l’espulsione dei nostri compatrioti. L’esperimento generale è quello di rendersi conto, come abbiamo fatto dopo la Rivoluzione francese, che non sappiamo esattamente come dovrebbe funzionare, ma che deve funzionare. Il filosofo Pierre Manent ha proposto in “Situation de la France” di fare un trattato con i musulmani francesi – un allontanamento dalla visione repubblicana.
È un modo per rendere la grande esperienza un successo?
No. L’idea che lo status sociale di un cittadino debba dipendere dalla sua origine etnica o dalle sue convinzioni religiose equivarrebbe a ciò che i francesi a volte sono pronti a sottolineare: un tradimento dei valori della Repubblica. E se si guarda alla storia, i conflitti non diventano più miti nelle società in cui lo status civico degli individui dipende dal loro background etnico o religioso. Abbiamo visto a cosa questo ha portato in Libano. Non da ultimo perché crea divisioni sociali permanenti legate a un’epoca particolare. Invece, dovremmo interpretare i nostri principi di base in modo tale che le minoranze etniche o culturali possano davvero far parte di una società – per esempio, che ci si possa sentire completamente francesi senza sentire che non si può essere pienamente musulmani allo stesso tempo. Le Point
Alberto PentoI concittadini francesi di origine africana e di tradizione maomettana con doppia cittadinanza e altra cittadinanza di provenienza che non rispettano i cittadini francesi autoctoni bianchi e cristiani perdono il diritto ad essere considerati cittadini francesi, fratelli francesi meritevoli di rispetto.
Éric Zemmour: L'ultima possibilità di sopravvivenza della Francia?Guy Millière
16 febbraio 2022
https://it.gatestoneinstitute.org/18242 ... za-francia Parigi, 18 dicembre 2021. La nazionale algerina di calcio vince la Coppa Araba in Qatar. Decine di migliaia di tifosi algerini, sventolando bandiere algerine, si precipitano sugli Champs-Élysées a Parigi. Le vetrine dei negozi vengono distrutte. I disordini durano fino al tramonto. Si scandiscono slogan del tipo: "Lunga vita all'Algeria", "Per Allah, il Corano", e anche "Fanc**o la Francia!" e "Fanc**o, Zemmour!" Alla polizia viene ordinato di non intervenire, ma viene comunque attaccata.
Il giorno dopo, Jean Messiha, ex membro del Partito [di Marine Le Pen ] Rassemblement National, rileva in televisione: "La Grande Sostituzione e l'odio etnico, possiamo vederli".
Éric Zemmour, candidato ebreo alla presidenza francese, non commenta e si limita ad affermare in un'intervista: "Scene divenute tristemente banali".
Dieci giorni prima, l'8 dicembre, a Nanterre, poche miglia a est di Parigi, un corteo cattolico organizzato per celebrare la festa dell'Immacolata era stato aggredito da giovani musulmani che gridavano insulti e minacce. I cattolici sono stati chiamati kuffar ("infedeli"). "Wallah [lo giuro] sul Corano, vi taglieremo la gola", ha gridato un giovane a un prete, per poi sputargli addosso. "Questa è la terra di Allah," gridavano altri, "andatevene". Episodi come questi sono diventati comuni in Francia. E nel recente passato sono stati ancora più violenti. La Francia è l'unico Paese in Europa in cui un insegnante è stato decapitato per strada con un coltello da macellaio perché uno studente lo aveva accusato di mancare di rispetto al profeta islamico Maometto. La Francia è anche l'unico Paese del Vecchio Continente in cui un prete è stato assassinato in una chiesa mentre celebrava la messa. Nell'era successiva alla Seconda guerra mondiale, la Francia è stato l'unico Stato europeo in cui dei bambini ebrei sono stati uccisi nel cortile di una scuola ebraica. La Francia ha anche il maggior numero di "no-go zones" (più di 750) in Europa.
La Francia è oggi un Paese in cui cristiani ed ebrei vengono insultati e aggrediti così frequentemente che i giornali riportano gli episodi solo se qualcuno viene ucciso o ferito.
Le "no-go zones" francesi dovrebbero essere chiamate "zone della shariah". Vengono governate da imam radicali e bande musulmane che vivono di furti e traffico di droga. Sebbene la maggior parte dei residenti siano cittadini francesi, molti non si definiscono francesi, ma cittadini dei Paesi mediorientali dai quali provengono. Non accettano alcuna presenza ebraica o cristiana e gran parte degli ebrei e dei cristiani che vivevano lì se ne sono andati anni fa per vivere altrove. La polizia non entra in tali aree e le autorità considerano addirittura pericoloso l'ingresso dei vigili del fuoco e delle ambulanze.
Da almeno quattro decenni, i successivi governi francesi hanno evitato di parlare della situazione o hanno affermato che il problema era la povertà, che poteva essere risolta con prestazioni sociali o inviando psicologi e sociologi. Ma la situazione non ha fatto che peggiorare. I responsabili evitano di parlare dell'Islam o affermano che l'Islam "ha il suo posto" in Francia ed è ora una "religione francese".
Il presidente francese Emmanuel Macron ha detto di voler fare più dei suoi predecessori e ha promesso di combattere quello che lui definisce "separatismo islamico". Macron afferma che tutti i guai vengono da un gruppetto di islamisti, che ha definito seguaci di "movimenti radicali estranei all'Islam", e che sono stati incitati a vivere separati dagli altri francesi da pericolosi piantagrane che tradiscono la fede musulmana. Macron continua quindi a rifiutarsi di affrontare qualsiasi cosa considerata "inopportuna".
Secondo un sondaggio pubblicato nel settembre 2020, il 74 per cento dei musulmani francesi di età inferiore ai 25 anni ha affermato che le leggi dell'Islam sono più importanti di quelle della Repubblica francese. Da un altro sondaggio pubblicato due mesi dopo è emerso che il 57 per cento dei musulmani francesi di età inferiore ai 25 anni vuole vivere secondo la shariah islamica.
I sondaggi hanno inoltre rilevato che le bande musulmane che vivono nelle "no-go zones" e si dedicano al traffico di droga compiono anche furti e saccheggi contro attività gestite da non musulmani, in prossimità di quelle aree. L'illegalità spinge questi non musulmani a vendere le loro attività ai musulmani, che non rischiano né saccheggi né minacce. I membri delle gang affermano che quando rubano e saccheggiano, si limitano a "prelevare la jizya", una tassa islamica di "protezione" applicata ai non musulmani nei territori governati dalla legge islamica.
Da anni, coloro che hanno osato parlare espressamente della situazione sono stati portati in tribunale, accusati da organizzazioni antirazziste di "razzismo islamofobo", e poi condannati a pagare pesanti ammende. Dieci anni fa, nel 2011, lo scrittore Renaud Camus pubblicò un libro Le grand remplacement (La Grande Sostituzione) in cui si affermava che la civiltà musulmana stava sostituendo quella francese e che questa sostituzione era accompagnata, per i non musulmani, da violenze e da una mancanza di sicurezza. Camus non ha pagato soltanto le multe. Non è stato più invitato alla radio o alla televisione e tutti gli editori francesi hanno affermato che non avrebbero più pubblicato i suoi libri. Ora Camus si autopubblica.
Anche un altro autore e giornalista, Éric Zemmour, ha scritto altresì la stessa cosa ed è stato spesso condannato, anche per "razzismo islamofobo", al pagamento di multe onerose. I suoi libri, tuttavia, sono stati dei best-sellers e i talk show che lo hanno invitato hanno avuto un enorme successo, cosa che lo ha protetto. Le stazioni radiofoniche e televisive e il giornale che ha pubblicato le sue opinioni non lo hanno licenziato.
È questo il contesto in cui va compresa la decisione di Zemmour di candidarsi alla presidenza francese.
La France n'a pas dit son dernier mot ("La Francia non ha detto la sua ultima parola"), il libro pubblicato da Zemmour nel settembre 2021, parla delle sue deludenti conversazioni con i leader politici francesi. Nessuno ha contestato una parola che ha scritto. Ha organizzato incontri in tutto il Paese per spiegare cosa pensava fosse necessario fare e il 30 novembre ha annunciato la sua candidatura alle presidenziali, postando un video su YouTube.
Quanto dichiarato da Zemmour contrastava nettamente con quello che hanno affermato i suoi concorrenti. Zemmour non ha cercato di compiacere né di minimizzare alcun fatto. Ha parlato della distruzione della Francia dicendo:
"La Francia non è più la Francia, e tutti lo vedono. (...) Il Terzo mondo del nostro Paese e del nostro popolo immiserisce come si disintegra, rovina come tormenta".
Ha rilevato la mancanza di coraggio dei politici francesi:
"Ho visto che nessun politico ha avuto il coraggio di salvare il nostro Paese dal tragico destino che lo attende. Ho visto che tutti questi presunti professionisti erano, soprattutto, impotenti".
Spiegando la sua decisione, Zemmour ha detto:
"Ho deciso di chiedere il vostro voto per diventare il vostro Presidente della Repubblica, affinché i nostri figli e nostri nipoti non conoscano la barbarie. Perché le nostre figlie non siano velate e i nostri figli non siano costretti a sottomettersi".
Zemmour ha creato un partito politico e lo ha chiamato Reconquête, visto da alcuni come un riferimento alla Reconquista, la riconquista della Spagna da parte dei cristiani dopo secoli di occupazione musulmana.
Per alcune settimane è riuscito a porre al centro di ogni dibattito la questione della sopravvivenza della Francia e della sua civiltà. Ogni volta che i media lo invitavano a parlare, ripeteva instancabilmente che c'è in gioco la sopravvivenza della Francia, e che le elezioni del 2022 potrebbero essere l'ultima possibilità di salvare il Paese. Ha parlato del rischio di una guerra civile: "Non voglio che la Francia diventi un Libano su larga scala", ha detto.
Gli altri candidati all'Eliseo sono stati poi costretti a interrogarsi sulle stesse questioni che si è posto lui senza però dare alcuna risposta. Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha affermato che Zemmour è troppo pessimista e ha diviso i francesi. Valerie Pecresse, la candidata del partito della Destra moderata Les Républicains ha detto soltanto che "Éric Zemmour è un complice dell'estrema Destra. Appartengo a una Destra che ha costruito una diga contro l'estrema Destra". I candidati di Sinistra si sono rifiutati del tutto di rispondere e hanno asserito che Zemmour è un "fascista".
Anche i principali media francesi che hanno invitato Zemmour hanno dovuto interrogarsi sulle stesse questioni che si è posto lui e quasi tutti lo hanno considerato eccessivo, ossessivo, affermando che la Francia non è in pericolo.
Oggi, le organizzazioni "antirazziste" e quelle musulmane francesi continuano a definire Zemmour un razzista. Francis Kalifat, presidente del Conseil représentatif des institutions juives de France (Crif), ha dichiarato che nessun ebreo dovrebbe votare per Zemmour, e Yonathan Arfi, vicepresidente del CRIF ha scritto: "Come ebrei, ovviamente non siamo responsabili di ciò che Éric Zemmour dice. Ma abbiamo la responsabilità di ostacolare quanto da lui affermato". Haim Korsia, il rabbino capo di Francia, ha addirittura dichiarato che Zemmour, che si definisce un "ebreo berbero", è un "antisemita".
Il presidente Macron non parla mai di Zemmour, ma i membri del governo e i leader di La République en Marche, il partito creato da Macron nel 2017, lo fanno, e con parole forti. Il ministro della Salute Olivier Veran ha affermato che "Éric Zemmour incarna il rifiuto, il razzismo e la xenofobia" ed è in uno "stato permanente di delirio". Secondo l'ex ministro dell'Interno Christophe Castaner, Zemmour "insulta ogni giorno il popolo francese".
Le elezioni presidenziali in Francia si svolgono in due turni. Al primo turno ci sono molti candidati: ufficialmente ci sono 24 candidati alle presidenziali francesi del 2022, la maggior parte dei quali otterrà l'1-2 per cento dei voti. Al secondo turno si sfideranno solo i due principali candidati.
Fino a quando Zemmour non ha annunciato la sua candidatura, i sondaggi hanno indicato che al secondo turno il presidente Macron avrebbe affrontato Marine Le Pen e avrebbe vinto facilmente. Suo padre, Jean-Marie Le Pen, è stato più volte condannato per aver espresso commenti antisemiti. Anche se lei ha fatto del suo meglio per dimostrare di essere totalmente diversa dal padre e per nulla antisemita, porta ancora il suo cognome, il che sembra essere un handicap insormontabile. Nel tentativo di cambiare la sua immagine, la Le Pen ha anche moderato le sue posizioni, a quanto pare senza alcun risultato.
Da settembre a metà dicembre 2021, dai sondaggi è emerso che nel secondo turno delle elezioni, Zemmour potrebbe benissimo essere l'avversario di Macron. Da metà dicembre, però, i sondaggi sono cambiati, e Marine Le Pen, Valerie Pecresse ed Éric Zemmour sono a pari merito. È quindi possibile che la Le Pen possa arrivare al secondo turno. Se ciò accadrà, il risultato sarà lo stesso atteso prima della candidatura di Zemmour, e Macron sarà rieletto. Se Valerie Pecresse arrivasse al secondo turno, anche in questo caso verrà rieletto Macron: le sue posizioni sono vicine a quelle di Macron, il che significa che gli elettori che desiderano una politica più conservatrice probabilmente non voteranno per lei. "Valerie Pecresse condivide le stesse idee di Emmanuel Macron e non è in grado di sconfiggerlo", ha dichiarato il 10 gennaio Guillaume Peltier, vicepresidente del Partito. "Soltanto Éric Zemmour ha una possibilità". Il giorno prima, il 9 gennaio, Peltier ha lasciato Les Républicains per unirsi alla campagna di Zemmour.
Se Zemmour arriva al secondo turno, Macron ha ancora buone possibilità di essere rieletto. Macron alimenta la paura del Covid-19. Le norme imposte alla popolazione francese sono ancora estremamente rigide. La Francia è in uno stato di "emergenza sanitaria" e la polizia che garantisce il rispetto delle leggi ha ampi poteri di controllo. È stato predisposto un passaporto vaccinale: soltanto le persone che hanno completato il ciclo vaccinale possono recarsi al bar, al ristorante, al cinema o possono prendere un treno. La polizia può chiedere ovunque di esibire i passaporti vaccinali e i documenti di identità, tranne che a casa. Ogni giorno le prime pagine dei giornali sono dedicate alla pandemia e al numero di casi. Le persone ricoverate in ospedale e i decessi vengono indicati a caratteri cubitali. Anche i telegiornali sono in gran parte dedicati alla pandemia. Quando parla Macron, affronta quasi solo il tema della pandemia. Gli analisti politici a quanto pare pensano che se lui riuscisse a evitare tutti gli altri argomenti, la sua rielezione sarà una certezza. Se non lo facesse, tutto potrebbe andare a finire chissà come.
Un recente sondaggio mostra che la grande maggioranza dei francesi, il 60 per cento, approva l'uso del passaporto vaccinale e le rigide norme in vigore. La paura della malattia e della morte continua ad essere intensa.
I sondaggi, però, mostrano anche che le idee al centro della campagna di Zemmour sono ampiamente condivise dai francesi. Un istituto di sondaggi ha recentemente chiesto a un campione di francesi:
"C'è chi parla della grande sostituzione, delle popolazioni europee, bianche e cristiane minacciate di estinzione a seguito dell'immigrazione musulmana dal Maghreb e dall'Africa nera. Credi che un fenomeno del genere si verificherà in Francia?"
Il 67 per cento degli intervistati ha risposto: "sì". Il sondaggio ha poi chiesto se gli intervistati si preoccupano della possibilità di una grande sostituzione. Il 67 per cento ha risposto "sì" e il 63 per cento ha risposto di ritenere che l'Islam sia un pericolo per la Francia.
I giornalisti che hanno commentato il sondaggio hanno detto: "La grande sostituzione è una fantasia". Molti francesi chiaramente non sono d'accordo.
Durante un recente programma radiofonico, Zemmour ha dichiarato: "No, la grande sostituzione non è una fantasia". E ha fornito le cifre:
"Ogni anno in Francia entrano quattrocentomila immigrati musulmani. In cinque anni, sono due milioni di musulmani in più. Questi musulmani vanno a vivere nelle aree musulmane e non si integrano. (...) Cosa pensate che significhi?"
Invece di rispondere, i giornalisti che lo intervistavano hanno cambiato argomento. Le cifre da lui fornite sono tratte da documenti ufficiali: sono esatte.
Ha anche parlato della sua esperienza. Il 25 ottobre 2021, il conduttore televisivo Jean-Marc Morandini lo ha invitato a incontrare gli abitanti di Drancy, un paesino alla periferia est di Parigi dove Zemmour ha trascorso la sua infanzia. Negli anni Sessanta, ricorda Zemmour, vi avevano vissuto la classe media francese e molti ebrei che avevano lasciato l'Algeria nel 1962, alla fine della guerra franco-algerina. A quel tempo, ha continuato, la vita a Drancy era calma e pacifica. Ora a Drancy non c'è più una sola famiglia ebrea: oggi il piccolo centro è a predominanza musulmana, come molte città nei dintorni, e nel 2017 ci sono state una serie di rivolte accompagnate da denunce di atti di "brutalità da parte della polizia". Ad Aulnay-sous-Bois, una cittadina vicina a Drancy, un giovane criminale di origine africana, Theodore Luhaka, si era opposto con violenza agli agenti di polizia che lo arrestavano per poi accusarli di aggressione sessuale. L'intera periferia orientale di Parigi è stata messa a ferro e fuoco per una settimana. I poliziotti accusati sono stati sospesi e poi scagionati dalla magistratura. All'epoca, Luhaka ha ottenuto il sostegno del presidente François Hollande e non della polizia.
Zemmour è riuscito soltanto a camminare per la città protetto da una dozzina di agenti di polizia armati. Ha incontrato poche persone, tutte ostili. Lo seguiva una folla che gridava "Zemmour vattene" e "Allahu Akbar". Quando è entrato in una macelleria musulmana e ha chiesto al macellaio se c'era una macelleria non musulmana in città, il macellaio ha risposto: "Una macelleria francese? Penso che ce ne sia rimasta una nel quartiere francese". "C'è ancora un quartiere francese a Drancy?" ha chiesto Zemmour.
Il 26 novembre 2021 Zemmour ha cercato di visitare il Marsiglia. Ovunque andasse, è stato accolto al grido di "Allahu Akbar". giovani musulmani lo hanno minacciato verbalmente. Il ristorante dove doveva pranzare è stato completamente saccheggiato. La polizia non ha cercato di proteggerlo. La popolazione di Marsiglia è ora per il 40 per cento musulmana. Gli analisti prevedono che in meno di un decennio, Marsiglia, la seconda città più grande della Francia, sarà prevalentemente musulmana.
L'incontro pubblico organizzato da Zemmour per lanciare la sua campagna il 5 dicembre 2021 è stato protetto da centinaia di agenti di polizia. Le persone accorse sono state accolte da gruppi al grido di "Allahu Akbar" e "Zemmour, il fascista". Un uomo presente nella grande sala dove si è svolto l'incontro ha aggredito Zemmour e ha cercato di strangolarlo. Le guardie del corpo di Zemmour lo hanno consegnato alla polizia e l'uomo è stato accusato di lesioni personali intenzionali. Erano presenti tredicimila persone. Nel suo discorso, Zemmour ha detto loro: "Mi odiano perché odiano voi".
Il giornalista Ivan Rioufol ha scritto su Le Figaro, "Cosa dice il candidato se non che è urgente cercare di salvare la Francia morente e ascoltare le preoccupazioni del disprezzato popolo francese?".
"Se Macron verrà rieletto," ha detto Zemmour il 13 gennaio in televisione, "la guerra civile è quasi certa. Molti francesi lo sanno".
Il 21 aprile 2021, 1.200 soldati professionisti, di cui 20 generali, hanno pubblicato una lettera aperta sul settimanale Valeurs Actuelles , dicendo la stessa cosa. Macron non ha reagito, ma il ministro della Difesa Florence Parly ha reso noto che i firmatari erano "irresponsabili" e sarebbero stati pesantemente sanzionati. Molti di quelli ancora in servizio attivo sono stati sollevati dalle loro funzioni. Un mese dopo, l'11 maggio, Valeurs Actuelles ha pubblicato un'altra lettera aperta, firmata questa volta da migliaia di soldati professionisti che chiedevano che i loro nomi non fossero resi pubblici. Il testo è esplicito:
"Vediamo la violenza nelle nostre città e nei nostri paesi. Vediamo il comunitarismo prendere piede nello spazio pubblico, nel dibattito pubblico. Vediamo l'odio per la Francia e per la sua storia diventare la norma. (...) Voi abbandonate, senza reagire, interi quartieri del nostro Paese alla legge del più forte (...) se scoppia una guerra civile, l'esercito manterrà l'ordine sul proprio suolo. (...) Nessuno può volere una situazione così terribile, (...) ma sì, ancora una volta, la guerra civile cova in Francia e voi lo sapete perfettamente".
Valeurs Actuelles ha trasformato la lettera aperta in una petizione. Nel giro di poche ore migliaia di francesi l'avevano firmata. Anche in questo caso Macron non ha reagito. Ad oggi, non ha cambiato posizione. Non parla della crisi in Francia.
I giornalisti dei media mainstream e i nemici politici di Zemmour, tuttavia, vagliano ogni parola per trovare scuse per attaccarlo. Il 15 gennaio, durante un incontro con insegnanti e genitori degli studenti, Zemmour ha affermato di ritenere che i bambini diversamente abili dovrebbero essere educati in istituti speciali e ha aggiunto: "Questi bambini sono completamente sopraffatti. (...) Quindi penso che abbiamo bisogno di insegnanti specializzati che si prendano cura di loro". Anziché tenere conto delle reali difficoltà di cui ha parlato Zemmour, Sophie Cluzel, il segretario di Stato per la Disabilità, lo ha accusato di voler "rimuovere i bambini disabili dalle scuole della Repubblica" e di "rifiutare le differenze". Marine Le Pen ha accusato Zemmour di "attaccare i bambini indeboliti da una disabilità". Valerie Pecresse ha dichiarato: "Il mio progetto è più inclusione per i bambini disabili". Il 15 gennaio, Zemmour ha replicato di aver ricevuto il sostegno di migliaia di genitori di bambini disabili che affermavano di essersi sentiti abbandonati dal governo. Ha accusato i suoi detrattori di ipocrisia e menzogna e ha sottolineato che intende rimediare alla mancanza di scuole specializzate nella cura dei bambini disabili.
Altri attacchi seguiranno indubbiamente a qualsiasi affermazione che farà. Il 17 gennaio, un giudice ha condannato Éric Zemmour a pagare una multa (di diecimila euro) per "istigazione all'odio razziale", poiché aveva detto il 29 settembre 2020, in un talk show televisivo, che in Francia "i minori non accompagnati" stranieri non sono né isolati né minorenni, e commettono molti reati. I rapporti della polizia mostrano che ha ragione. Zemmour non ha parlato di razza. La sentenza sarà senza dubbio ribaltata, ma per alcuni giorni i media mainstream francesi hanno avuto l'opportunità di affermare che Zemmour era stato nuovamente condannato per "razzismo".
Quando Zemmour era un giornalista, era universalmente odiato dai sostenitori del politicamente corretto. Hanno cercato incessantemente di distruggerlo, senza successo. Ora che è candidato alla presidenza, coloro che lo odiavano sembrano odiarlo ancora di più e sono pronti a raddoppiare i loro sforzi per distruggerlo. Quando la campagna presidenziale francese inizierà sul serio a febbraio, gli attacchi molto probabilmente si intensificheranno.
Nonostante tutto questo, altri politici seri si sono uniti alla campagna presidenziale di Zemmour. Guillaume Peltier è stato solo il primo: Jérôme Rivière presidente del gruppo Rassemblement National al Parlamento Europeo è salito a bordo il 19 gennaio, come ha fatto il 22 gennaio Gilbert Collard, uno dei leader di Rassemblement National. Forse una tendenza sta prendendo forma ?
Guy Millière, insegna all'Università di Parigi ed è autore di 27 libri sulla Francia e l'Europa.
L'ex presidente americano al telefono con il candidato all'Eliseo di estrema destra: "Via a un'amicizia". Timori in casa Le Pen
Trump in Francia ha scelto Zemmour: "Non indietreggiare dalle tue idee"Francesco De Remigis
16 Febbraio 2022
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 10774.htmlChe Donald Trump non fosse politicamente morto, lo si era capito da tempo. Ma che stesse già guardando all'Europa, in vista di una delle elezioni più attese dell'anno, era forse meno scontato. Invece, digitato il numero dal Vecchio al Nuovo continente, gli è bastato rispondere al telefono, per far gridare allo scandalo.
Dall'altro capo della cornetta, l'ex editorialista del Figaro Éric Zemmour: oggi candidato alle presidenziali francesi col vento in poppa per giocarsi l'accesso al ballottaggio. Si vota il 10 e il 24 aprile. E una Francia che, fino a ieri, vedeva in lui soltanto il «terzo uomo» della destra, probabile meteora capace di far concorrenza al nazionalismo di Marine Le Pen con poche chance di sopravvivere al doppio turno, se lo trova invece più in pista che mai.
Zemmour non è più un oggetto non identificato nel cosmo politico transalpino. Un sondaggio di ieri ha già invertito l'ordine dei fattori: per la prima volta, col 14,5% Zemmour supera la gollista Valérie Pécresse (14%). Mezzo punto. È terzo in due diverse rilevazioni, con Emmanuel Macron in testa (25%). Seconda Marine Le Pen (17,5%). E il colloquio «politico» con l'ex presidente degli Stati Uniti dà al polemista un altro assist per apparire in tv.
«Per vincere, non cambiare linea: anche se i media ti trovano brutale, difendi la tua autenticità e il tuo coraggio, sii sempre sincero». Queste le parole consegnate da The Donald a «Z». Le ha svelate lo stesso Zemmour, inseguito per avere conferme sul vis-à-vis: «Una mezz'ora», dice con falsa modestia. Nella video-chiamata, durata in realtà 45 minuti (con interprete): migranti, sicurezza, economia e dimensione internazionale. «Non indietreggiare dalle tue idee», il consiglio dell'ex presidente.
Il polemista ammette d'essere stato folgorato dalle parole di Trump sull'immigrazione. Non un endorsement, come quello di Obama per Macron nel 2017: «En Marche! Vive la France!», disse il democratico americano in video a pochi giorni dal secondo turno per l'Eliseo. È però «l'inizio di un'amicizia», chiarisce lo staff di Trump.
Panico all'Assemblée francese. «Non vogliamo il trumpismo per la Francia, quel populismo di estrema destra che ha portato alla divisione della società americana», tuona il deputato centrista di Agir Pierre-Yves Bournazel, condannando la telefonata. «Mi ha detto di restare me stesso», insiste Zemmour a 53 giorni dal voto. «Abbiamo una cosa in comune, che gli Usa restino gli Usa e che la Francia resti la Francia». Entrambi outsider in politica con carriere diverse alle spalle, Trump è un modello per «Z». Come fece The Donald in America, Zemmour punta ad attirare i voti dei Républicains (che in teoria dovrebbero scegliere Pécresse). La mina è pronta a esplodere in una campagna elettorale appena iniziata.
A Le Pen, sua avversaria N.1, Zemmour ha già rubato pezzi del Rassemblement National. Ieri l'ha umiliata: «Ognuno ha la sua possibilità nella vita...», ha detto a chi ricordava come nel 2017 «BleuMarine» mancò l'incontro (cercato) col tycoon americano. Si fermò alla caffetteria della Trump Tower, salì in ascensore ma non trovò Trump a New York. Niente foto. Pochi ganci. Caos. Papà Jean-Marie nel 1987 strinse la mano a Reagan. Scatto storico. Lei fece una figuraccia. Così il duo Trump-Zemmour scassa la campagna transalpina, e mostra come potrebbero cambiare gli scenari. Trump avrebbe accettato pure l'incontro di persona. Viaggio in Florida complicato. Colloquio quindi via cavo. Embrione di special relationship. Discorsi ultra-patriottici. Mentre Le Pen e Pécresse (in)seguono. E Zemmour impone i temi in agenda.
Se ne va anche il segretario Bay, accusato di rivelare informazioni al rivalePresidenziali al veleno fra spie e tradimenti: il braccio destro di Le Pen passa con Zemmour
18 Febbraio 2022
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1645167416 L'estrema destra francese sembra, a due mesi dalle presidenziali, più impegnata a sgomitare al proprio interno che a sfidare gli altri poli. Gli ultimi sondaggi, che registrano una lieve flessione del presidente uscente Emmanuel Macron, sempre in testa con il 24 per cento, vedono i due sfidanti dell'area populista divisi da appena un punto, Marine Le Pen del Rassemblement National al 14,5 per cento e il tribuno outsider Éric Zemmour al 13,5 (in mezzo c'è Valérie Précresse della destra «presentabile» dei Républicains con il 14). E forse proprio questo clima da derby incoraggia i colpi bassi.
Negli ultimi giorni Zemmour ha scippato la Le Pen diversi suoi assi. Si parla di quattro eurodeputati, un senatore e soprattutto di Marion Maréchal, che della Le Pen è nipote e che pare a sua volta in procinto di unirsi alle truppe zemmouriane, ciò che addolora particolarmente la leader. Da un punto di vista del peso politico il cambio di casacca più significativo è stato però quello freschissimo dell'eurodeputato e segretario del RN Nicolas Bay, che ha annunciato un «pieno impegno» per Zemmour in un'intervista su Le Figaro. «Credo profondamente nella sua candidatura, nel suo progetto e nella sua strategia, mentre la candidatura di Marine Le Pen suscita una certa indifferenza», ha detto Bay, che prima di lasciare RN è stato accusato dagli ex compagni di partito di «sabotaggio» perché avrebbe fornito a Zemmour informazioni strategiche sulla campagna elettorale della Le Pen, ma nega ogni addebito. Ieri invece Jérome Rivière, un altro eurodeputato lepenista che si è unito a Zemmour, ha spiegato a Euronews che l'opinionista di origine ebraico-berbero algerina secondo lui ha maggiori possibilità di vincere anche a causa della «cattiva reputazione» che grava su RN.
Da parte sua la Le Pen parla di comportamento disgustoso da parte dei suoi «traditori», e ostenta disinteresse per i «piccoli giochi politici». Del resto Bay, Rivière e gli altri «sono persone che fin dall'inizio della campagna mi hanno rimproverato di difendere il potere d'acquisto dei francesi come priorità».
Resta però l'impressione che il magma dell'estrema destra creda sempre meno in Marine Le Pen, che corre per la terza volta per l'Eliseo: nel 2012 fu terza dietro a François Hollande (che poi avrebbe vinto il ballottaggio) e Nicolas Sarkozy, mentre nel 2017 si presentò con serie speranze di vittoria contro Emmanuel Macron, ma fu da questi spazzata via al ballottaggio. Insomma, la Le Pen si porta al guinzaglio lo stigma dell'eterna «quasi vincente» che poi non vince mai. E forse questa e la carta più importante da giocare per uno Zemmour che sogna il ballottaggio.
Zemmour tenta l'ultima carta: "Espellerò migliaia di migranti dalla Francia"Autore Francesco Boezi
5 aprile 2022
https://it.insideover.com/politica/eric ... grati.html Eric Zemmour è dato in difficoltà dai sondaggi, che lo piazzano tra il quarto ed il quinto posto del podio, e così l’editorialista de Le Figaro rilancia una delle sue istanze chiave: le limitazioni in materia di gestione dei fenomeni migratori. Se Marine Le Pen, che sta spingendo soprattutto su temi liberisti come il taglio delle tasse ed il rilancio del potere d’acquisto dei cittadini, propone un referendum sull’immigrazione, il politico conservatore la fa molto più semplice: si dice certo che, in caso di elezione all’Eliseo, potrà espellere un milione d’immigrati dalla Francia.
Sono le ultime battute di una campagna elettorale che, in questa fase finale, ha riavvicinato le “destre”: Zemmour ha aperto ad un discorso unitario con Marine Le Pen a partire dal secondo turno, mentre resta molto complessa l’ipotesi di un ricongiungimento con i Les Republicains di Valerie Pecresse che in seconda battuta, dovessero essere esclusi dopo il primo giro elettorale del prossimo 10 aprile, potrebbero sostenere in via diretta Emmanuel Macron. Zemmour, per questo suo intento sull’immigrazione, ha voluto individuare anche una strada concreta.
Il bonapartista ha dichiarato che, in caso di vittoria delle presidenziali, istituirà un “ministero del rimpatrio“. L’idea per la “remigrazione” è più o meno questa: istituire ex lege una fattispecie di reato che disciplini sugli status che sarebbero considerati non regolari. E dunque avere una pezza d’appoggio giuridica per far sì che delle persone debbano, e non possano, abbandonare la Francia. Zemmour lo ha ribadito in queste ore pure per mezzo di un’intervista concessa a France24, così come riportato dall’Agi. Il saggista vorrebbe intervenire anche sulla nazionalità, restringendo il campo delle possibilità: i migranti, insomma, dovrebbero scegliere se possedere quella francese o un’altra.
Questa è una delle ultime mosse: la campagna elettorale termina l’8 aprile. Zemmour ha il vantaggio di non dover arrivare al secondo turno a tutti i costi, a differenza di Marine Le Pen, e continua a contare su un effetto sorpresa. Se i sondaggisti hanno una difficoltà per questa tornata, quella riguarda proprio il sondare il candidato di Reconquete! che è all’esordio politico. Non esiste una base elettorale da sondare con precisione per comprendere che aria tiri rispetto a Zemmour. E quindi la forbice che oggi viene ventilata – quella che ritiene che il polemista transalpino possa assestarsi attorno al 10% – potrebbe anche essere smentita dalla realtà dei fatti (in un senso o nell’altro).
“Se non sarò eletto – ha dichiarato Zemmour in un’intervista rilasciata a Le Figaro e riportata dall’agenzia Nova – ci sarà la rielezione di Emmanuel Macron e questo significherà due milioni di nuovi stranieri che verranno in Francia, la delinquenza sempre più violenta, i poliziotti scoraggiati, il crollo della scuola, nuove tasse, un debito vertiginoso e presto una nuova Francia africana e islamizzata”. I toni sono quelli di chi sta provando a stringere a sé tutto l’elettorato di destra possibile, con gli accenti posti anche alla “sottomissione” dell’identità francese nei confronti dell’islam. Un tema che ha fatto le fortune di Marine Le Pen e dei lepinisti sino a qualche anno fa e che ora deve essere condiviso, per così dire, con l’altro candidato del lato sovranista della scacchiera.
Il presidente uscente Emmanuel Macron, nel comizio tenuto a Parigi in questa ultima settimana di campagna elettorale, ha chiesto ai suoi di non credere alle voci secondo cui sarebbe imbattibile. Macron ha segnalato la possibilità che un candidato sovranista riesca a batterlo eccome. Si tratta anche di un modo per evitare che i sostenitori di En Marche! si rilassino troppo ma è noto come la partita, stando alle ultime rilevazioni statistiche, si sia riaperta. Sarebbe – dicono i sondaggi – Marine Le Pen ad essersi avvicinata a Macron, avendo un distacco di appena cinque punti dall’attuale inquilino dell’Eliseo al secondo turno. Zemmour sarebbe fuori dai giochi ed è probabile che in queste ore la novità della politica d’Oltralpe aumenti di parecchio i toni per far parlare di sé.