Le demenziali menzogne sull'Africa del vittimismo africano

Le demenziali menzogne sull'Africa del vittimismo africano

Messaggioda Berto » gio apr 29, 2021 8:52 pm

Le demenziali menzogne sull'Africa del vittimismo africano

viewtopic.php?f=175&t=2953
https://www.facebook.com/Pilpotis/posts/877868459456592



Le demenziali menzogne sull'Africa per colpevolizzare l'Occidente euro americano, la sua economia e cultura, e per demonizzare i bianchi e i cristiani, per giustificare l'invasione dei clandestini dall'Africa e sminuirne la gravità criminale, per giustificare e sminuire la criminalità razzista dei neri in Europa e negli USA e quella terroristica e nazista dei nazi maomettani africani in Africa e in Occidente.
Queste menzogne sono portate avanti dai nazi maomettani, dai suprematisti neri inter nazi comunisti, dai social comunisti atei e cristiani come Bergoglio e dalle organizzazioni internazionali come l'ONU egemonizzata dai nazi maomettani e dai social comunisti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Le demenziali menzogne sull'Africa del vittimismo africano

Messaggioda Berto » gio apr 29, 2021 8:54 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Le demenziali menzogne sull'Africa del vittimismo africano

Messaggioda Berto » gio apr 29, 2021 8:54 pm

Paragone demenziale!
https://www.facebook.com/sognidiunuomon ... 0753076985



Nadir Welponer

La mia casa è così piccola
che oltre a me
potrà contenere solo il tuo oro,
il tuo diamante,
le tue banane
ed il tuo caffè.
Oltre che al tuo gas per i miei riscaldamenti.
Ed il tuo petrolio per la mia macchina,
ma non c’è più nemmeno un buco per te...
(Disse l’Europa all’Africa)
Poesia tratta da « La nostra civiltà »
Soumaila Diawara
Un pensiero al Nave Mare Jonio e tutto l’equipaggio e tutti quelli che salvano le vite.



Alberto Pento
Paragone demenziale!
L'Africa come ogni continente ha delle risorse economiche proprie che sfrutta usandole essa stessa, commercializzandole e ricavandone delle risorse finanziarie o scambiandole con altri beni tipo tecnologia che manca all'Africa, medicine che non è in grado di produrre, assistenza tecnica che lei non possiede, altri beni di varia natura che all'Africa mancano.
Lo scambio economico è libero e volontario e gli attori dello scambio traggono reciproco vantaggio.
Questi clandestini invasori invece violano i diritti umani civili e politici degli europei, il loro passaggio/invasione non è un atto libero e volontario ma una violenza coercitiva fatta agli europei, trattasi di una predazione criminale.
Questo Soumaila Diawara è una persona demenziale.


Antonio Insolia
Il mondo intero depreda ľAfrica.


Alberto Pento
Il mondo non depreda l'Africa. Questa della predazione è solo una menzogna, il vittimismo non paga, che paga è solo la responsabilità e il buon fare.


Sergio Fogagnolo
Chiara Costariol non devo rispondere a lei di ciò che sto facendo x gli extracomunitari. Ma le assicuro che faccio la mia parte, nei limiti delle mie possibilità, beninteso.
Quanto al giudicare, io mi informo, valuto le notizie raccolte, le misuro con lo stesso metro con cui giudico me stesso (il tribunale della mia coscienza) e non seguo pedissequamente gli imprenditori politici dell'odio e della paura.
Per inciso, ciò che lei ha detto è ridicolo: significa ignorare che tutte le guerre civili negli stati petroliferi africani sono alimentate e pagate dalle compagnie petrolifere per difendere i loro interessi.

Alberto Pento

L'Africa non è vittima delle compagnie preprolifere. Anzi l'Africa beneficia del suo petrolio che gli viene pagato a prezzi di mercato.






L'Africa deve solo ringraziare l'Occcidente, gli euro americani bianchi e il mondo intero che valorizzano e usano le sue risorse che altrimenti non avrebbero alcun valore e grazie alle quali l'Africa migliora significativamente le sue condizioni economiche, sanitarie, di sviluppo e di benessere.


L'Africa come ogni continente ha delle risorse economiche proprie che sfrutta usandole essa stessa, commercializzandole e ricavandone delle risorse finanziarie o scambiandole con altri beni tipo tecnologia che manca all'Africa, medicine che non è in grado di produrre, assistenza tecnica che lei non possiede, altri beni di varia natura che all'Africa mancano.
Lo scambio economico è libero e volontario e gli attori dello scambio traggono reciproco vantaggio.
Questi clandestini invasori invece violano i diritti umani civili e politici degli europei, il loro passaggio/invasione non è un atto libero e volontario ma una violenza coercitiva fatta agli europei, trattasi di una predazione criminale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Le demenziali menzogne sull'Africa del vittimismo africano

Messaggioda Berto » gio apr 29, 2021 8:55 pm

Africa e Europa, schiavitù, colonizzazione e migrazione
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 175&t=1204



Il colonialismo europeo è finito da tempo in tutta l'Africa e le ex colonie francesi sono libere nei confronti della Francia e se tengono particolari rapporti lo fanno esclusivamente per loro interesse e non perché costrette e ricattate dalla Francia.

I problemi dell'Africa dipendono principalmente da:

1) tribalismo e inciviltà politica, predazione sociale
2) arretratezza economica, sottosviluppo tecnologico e inadeguatezza culturale (tra cui le superstizioni religiose, vedasi infibulazione)
3) mancanza di controllo demografico e irresponsabile aumento della popolazione
4) conflittualità civile e politica dovuta al nazismo maomettano che ovunque porta morte, guerra e distruzione; e persecuzione dei cristiani
5) persistenza della schiavitù anche ad opera dai nazi maomettani

Il clima facilita la vita con più raccolti all'anno, minor consumo di energia per il riscaldamento e l'adattamento dell'ambiente alla vita Umana.
Le politiche delle multinazionali di tutto il Mondo incidono molto meno quantunque taluni attribuiscano loro un ruolo maggiore, spesso per pregiudizio ideologico antieuropeo, antioccidentale, anticapitalista, antindustriale;
anzi le ricchezze minerarie dell'Africa danno un ritorno rilevantissimo che permette lo sviluppo dell'Africa, si pensi per esempio alla rendita da idrocarburi della Libia che consentiva al regime dittatoriale di Gheddafi di assicurare una rendita di stato a tutti i cittadini libici.





La giornalista e romanziere nigeriana Adaobi Tricia Nwaubani racconta che uno dei suoi antenati vendeva schiavi, ma dice che non dovrebbe essere giudicato dagli standard o dai valori di oggi.
30 luglio 2020

https://www.facebook.com/102notizie/pos ... 4555104633

Questa è la sua storia.
Il mio bisnonno, Nwaubani Ogogo Oriaku, è quello che preferisco chiamare un uomo d'affari del gruppo etnico igbo del sud-est della Nigeria.
Vendeva cose diverse, incluso tabacco e derivati dal palmo. Vendeva anche esseri umani.
′′ Avevo agenti che catturavano schiavi da luoghi diversi e li portavano via ", mi ha detto mio padre.
Gli schiavi di Nwaubani Ogogo si vendevano nei porti di Calabar e Bonny nel sud di quella che oggi è conosciuta come Nigeria.
Le persone di gruppi etnici della costa, come gli effik e ijaw, di solito si comportavano come scaricatori per i commercianti bianchi e come intermediari per i commercianti igbo come il mio bisnonno.
Caricando e scaricando navi e fornendo agli stranieri cibo e altre provviste. Negoziavano i prezzi per gli schiavi interni e poi raccoglievano i diritti di venditori e acquirenti.
Oltre 1,5 milioni di africani sono stati inviati nel Nuovo Mondo attraverso il porto di Calabar, nel Golfo di Bonny, uno dei più grandi porti di partenza all'epoca della schiavitù.
L ' unica vita che conoscevo
Nwaubani Ogogo visse in un'epoca in cui sopravviveva il più forte e il più coraggioso si distingueva.
Il concetto di ′′ tutti gli uomini sono stati creati uguali ′′ era completamente estraneo alla religione tradizionale e alle leggi della loro società.
Sarebbe ingiusto giudicare un uomo del XIX secolo secondo gli inizi del XXI secolo.
Valutare gli africani del passato con gli standard di oggi ci costringerebbe a qualificare la maggior parte dei nostri eroi di villani, negandoci il diritto di celebrare in modo completo chiunque non sia stato sotto l'influenza dell'ideologia occidentale.
I trafficanti di schiavi igbo come il mio bisnonno non hanno subito alcuna crisi di accettazione sociale o legalità. Non avevano bisogno di giustificazione religiosa o scientifica per le loro azioni.
Vivevano semplicemente la vita come li avevano cresciuti.
Era l'unica cosa che conoscevano.
Schiavi sepolti vivi
La storia più famosa che ho sentito sul mio bisnonno è stata su come ha affrontato con successo le autorità del governo coloniale britannico dopo aver sequestrato alcuni dei suoi schiavi.
Gli schiavi venivano trasferiti dall'intermediario con un carico di tabacco e prodotti di palma, dalla città di Nwaubani Ogogo, Umuahia, verso la costa.
Il mio bisnonno ha considerato che non era giusto catturare i suoi schiavi.
L ' acquisto e la vendita di esseri umani tra gli igbo è avvenuto da molto tempo prima che arrivassero gli europei.
Una persona diventava schiavo come punizione per un crimine, per pagare debiti o quando cadeva prigioniero di guerra.
La vendita di successo di adulti era considerata un'impresa. Era simile al successo che un uomo ha ottenuto in una lotta, in guerra o nella caccia agli animali come i leoni.
Gli schiavi igbo erano servi domestici o lavoratori. A volte venivano sacrificati in cerimonie religiose e sepolti vivi con i loro padroni per aiutarli nell'aldilà.
La schiavitù era talmente radicata nella cultura che diversi proverbi igbo fanno riferimento a lei:
Chiunque non abbia schiavi è il proprio schiavo
Uno schiavo che veda come un altro schiavo lo legano e gettano nella tomba con il suo padrone, dovrebbe rendersi conto che potrebbe succedere lo stesso a lui un giorno
È quando si dà consiglio a un figlio che lo schiavo impara
L ' arrivo dei commercianti europei che offrivano armi, specchi, gin e altri beni esotici in cambio di esseri umani ha aumentato massicciamente la domanda, facendo sì che alcune persone rapiscano gli altri e li vendessero.
I compratori europei tendevano a rimanere sulla costa
I venditori africani andavano a piedi all'interno per comprare schiavi
I viaggi potevano essere fino a 485 km
Di solito si legava a due schiavi tra loro con catene alle caviglie
Nelle colonne degli schiavi li univo tutti con una corda sul collo
Tra il 10 % e il 15 % dei prigionieri moriva durante il viaggio
Contro l'abolizione
Questo commercio in Africa è continuato fino al 1888, quando il Brasile è diventato l'ultimo paese nell'emisfero occidentale ad abolire la schiavitù.
Quando gli inglesi hanno esteso il loro dominio fino al sud-est della Nigeria alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX secolo, hanno iniziato a far rispettare l'abolizione attraverso l'azione militare.
Ma utilizzando la forza più della persuasione, molti locali come il mio bisnonno potrebbero non aver capito che l'abolizione aveva a che fare con la dignità dell'umanità e non con un mero cambiamento nella politica economica che influenzava l'approvvigionamento e la domanda.
′′ Crediamo che questo commercio debba continuare ", disse un re locale a Bonny nel XIX secolo.
Per quanto riguarda il mio bisnonno, aveva una licenza commerciale di buona fede della Royal Niger Company, una società britannica che gestiva il commercio nella regione negli ultimi 25 anni del XIX secolo.
Ecco perché quando la sua proprietà è stata catturata, Nwaubani Ogogo è andato a vedere furioso i funzionari coloniali responsabili e ha mostrato loro la licenza. Questi gli hanno restituito i loro beni e i loro schiavi.
′′ I bianchi gli hanno chiesto scusa ", dice mio padre.
′′ Questo è il verdetto del nostro oracolo e dei nostri sacerdoti. Dicono che il nostro paese, per quanto grande sia, non può mai abbandonare un commercio ordinato da Dio ".
Tratta di schiavi nel XX secolo
L ' acclamato storico igbo Adiele Afigbo descrive il commercio di schiavi nel sud-est della Nigeria - durato fino alla fine degli anni ' 1940 e all'inizio del 1950-come uno dei segreti più custoditi dell'amministrazione coloniale britannica.
Mentre questo commercio è terminato a livello internazionale, è continuato a livello locale.
′′ Il governo sapeva che i capi e i principali commercianti della costa avevano continuato a comprare schiavi interni ", ha scritto Afigbo in ′′ L ' abolizione del commercio di schiavi nel sud della Nigeria: dalle 1885 alle 1950 ".
E aggiunge che gli inglesi tolleravano ciò che accadeva per questioni politiche ed economiche.

https://www.instagram.com/102notizie/?hl=es

https://en.wikipedia.org/wiki/Adaobi_Tricia_Nwaubani
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Le demenziali menzogne sull'Africa del vittimismo africano

Messaggioda Berto » gio apr 29, 2021 8:57 pm

Certamente non si può negare che "alcuni" euro americani bianchi e cattivi cristiani abbiano schiavizzato, colonizzato e depredato parzialmente l'Africa e gli africani;
allo stesso modo non si può negare che gli stessi africani, ben prima di alcuni europei, abbiano schiavizzato, e depredato la loro stessa gente e la loro Africa e che ancora continuano a farlo;
come non si può negare che molto prima degli europei, gli arabi asiatico maomettani e poi africano maomettani abbiano schiavizzato, colonizzato e depredato l'Africa e i suoi africani;
come non si può negare che gli africani maomettani abbiano schiavizzato, depredato e colonizzato l'Europa, gli europei e il mondo cristiano;
come non si può negare che la colonizzazione dell'Africa da parte di taluni europei sia finita da molti decenni, mentre invece continua la colonizzazione arabo africano maomettana dell'Africa stessa;
come non si può negare che nell'America USA la schiavitù sia finita da moltissimo tempo e che dall'Africa milioni di africani abbiano trovato rifugio, accoglienza, libertà e nuova e migliore vita negli USA che nei loro paesi africani dove magari sarebbero morti schiavi, di fame, di malattia o uccisi da bande di predoni neri e dai nazi maomettani africani.


Colonizzazione e decolonizzazione dell'Africa
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=1822



Gli europei o i bianchi europei che nei secoli passati hanno colonizzato l'Asia e l'Africa o che le hanno invase con il loro imperialismo politico militare sono stati quasi tutti cacciati, espropriati e sterminati.
Il Sudafrica è uno degli ultimi esempi, nonostante i bianchi europei colonizzatori del paese abbiano rinunciato al loro dominio politico consentendo ai neri africani di partecipare e concorrere alla sovranità politica nella gestione del paese e dello stato; gli africani del Sudafrica come in quasi tutti gli altri paesi del continente nero, maltrattano i bianchi e molti di loro hanno ritenuto e ritengono che i bianchi debbano essere tutti espropriati, cacciati o sterminati.
Per il principio di reciprocità gli africani non possono che aspettarsi lo stesso trattamento e nessunissimo riguardo.
L'imperialismo coloniale così terminato non può quindi essere assunto come scusa, giustificazione e pretesto per l'invasione degli africani in Europa.
I bianchi europei, i cristiani europei, gli stati europei odierni non hanno più alcuna responsabilità e non vi è ragione che debbano sentirsi in colpa verso l'Africa e gli africani; non ne hanno per l'instabilità e i regimi politici indigeni disumani dell'Africa, per le carestie e le epidemie che falciano le sue popolazioni, per i problemi causati dalla sovrapopolazione in molti paesi del continente.
Nemmeno le multinazionali europee del petrolio, minerarie, del legno e agricole sono responsabili dei regimi politici autoritari, dei conflitti etnici, delle crisi sociali, delle carestie, delle problematiche derivanti dalla sovrapopolazione, del sottosviluppo economico endemico e di tutti i mali che affliggono l'Africa. Possono avere qualche responsabilità indiretta locale tipo l'inquinamento o la disoccupazione allo stesso modo che ce l'hanno ovunque nel mondo e nella stessa Europa, tutte questioni che vanno risolte localmente in Africa nei paesi africani, con i loro stati e con le loro popolazioni.
Le problematiche africane dovute alle carestie naturali, ai regimi politici, al tribalismo, ai conflitti etnici e religiosi, alla sovrapopolazione, alle difficoltà e alle crisi economiche non sono responsabilità e non riguardano direttamente l'Europa e pertanto il peso non va scaricato assolutamente sugli europei.
La solidarietà umana dell'Europa e dei suoi paesi, caso mai può esserci solo se volontaria e se non crea problemi ai cittadini europei.
Quindi anche la migrazione socio-economica e l'asilo politico e umanitario vanno trattati alla luce di queste ed altre considerazioni tra cui la sicurezza socio politica, la compatibilità culturale e religiosa, le possibilità economiche e finanziarie.
Non ha alcun senso universale deprivare il propri cittadini, i propri famigliari, la propria gente per aiutare altri che magari sono solo profittatori, parassiti e criminali travestiti da bisognosi.



Negli USA non vi è più schiavismo da quando è stato abolita la schiavitù con una guerra civile,
e nemmeno vi è più discriminazione da molti e molti decenni.


Gli Stati Uniti criminalizzarono il commercio internazionale degli schiavi nel 1808 e resero la schiavitù incostituzionale nel 1865 come risultato della guerra civile americana.
https://it.wikipedia.org/wiki/Abolizion ... %27America



“Ma quale razzismo, la mia famiglia è passata dalle piantagioni di cotone al Congresso in una generazione”
Giulio Meotti
29 aprile 2021

https://meotti.substack.com/p/ma-quale- ... a-famiglia

“Mio nonno, a 94 anni, ha visto la sua famiglia passare dalle piantagioni di cotone al Congresso”.

Ha parlato così il senatore repubblicano e afroamericano Tim Scott al Congresso degli Stati Uniti durante una giornata dominata dal discorso del presidente Joe Biden. “Ho sperimentato il dolore della discriminazione. So come ci si sente a essere fermati senza motivo. Ma ho anche sperimentato un diverso tipo di intolleranza. Vengo chiamato ‘Zio Tom’ dai progressisti, dai liberali. Abbiamo fatto enormi progressi. Cento anni fa, ai bambini a scuola veniva insegnato che il colore della loro pelle era la loro caratteristica più importante. E se avevano un certo aspetto, erano inferiori. Oggi ai bambini viene insegnato di nuovo che il colore della pelle li definisce e, se hanno un certo aspetto, sono degli oppressori. Dai college alle aziende alla cultura, le persone stanno guadagnando denaro e potere fingendo che non abbiamo fatto alcun progresso, aumentando le divisioni per cui abbiamo lavorato così duramente per sanare. Ascoltatemi chiaramente: l'America non è un paese razzista. Buonanotte e Dio benedica gli Stati Uniti d'America”.

In Italia nessun giornale o media ha riportato questo discorso ambizioso e diverso dal solito di un senatore di colore (non si chiama Barack Obama). Ci sono notizie che non si danno. E ci sono notizie che si faticano a trovare sulla stampa liberal e bisogna leggerle dalla penna di Jason Riley, giornalista di colore del Wall Street Journal, che cita un nuovo avvincente rapporto del Manhattan Institute.

“Termini come ‘razzismo sistemico’ e ‘pregiudizio inconscio’ sono sempre più comuni, ma le opinioni razziste dei bianchi sono in costante declino, sia per quanto riguarda i colleghi neri, i compagni di classe neri o i vicini neri” scrive Riley. “La sinistra politica ha interesse a sopravvalutare l'esistenza e gli effetti del razzismo in modo da poter sostenere programmi sempre più grandi per combatterlo. E i media sono disposti a eseguire gli ordini ideologici della sinistra. I social consentono un'ampia pubblicità a incidenti statisticamente rari che stanno diventando ancora più rari, dando l'impressione che questi eventi isolati ‘accadano sempre’”.

Due personalità di colore, il senatore e il giornalista, che non rientrano nella narrativa del “razzismo sistemico” portata avanti dal mainstream. E cosa ha fatto la stampa dopo aver sentito il discorso del senatore Tim Scott? Il Washington Post è andato a controllare se fosse vero che la sua famiglia venisse dalle piantagioni di cotone. Poi però censurano le notizie riguardanti le quattro ville della fondatrice di Black Lives Matter.



Gli schiavi dei mussulmani, degli arabi, dei turchi, dei nazi maomettani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 149&t=1336



La giornalista e romanziere nigeriana Adaobi Tricia Nwaubani racconta che uno dei suoi antenati vendeva schiavi, ma dice che non dovrebbe essere giudicato dagli standard o dai valori di oggi.
30 luglio 2020

https://www.facebook.com/102notizie/pos ... 4555104633

Questa è la sua storia.
Il mio bisnonno, Nwaubani Ogogo Oriaku, è quello che preferisco chiamare un uomo d'affari del gruppo etnico igbo del sud-est della Nigeria.
Vendeva cose diverse, incluso tabacco e derivati dal palmo. Vendeva anche esseri umani.
′′ Avevo agenti che catturavano schiavi da luoghi diversi e li portavano via ", mi ha detto mio padre.
Gli schiavi di Nwaubani Ogogo si vendevano nei porti di Calabar e Bonny nel sud di quella che oggi è conosciuta come Nigeria.
Le persone di gruppi etnici della costa, come gli effik e ijaw, di solito si comportavano come scaricatori per i commercianti bianchi e come intermediari per i commercianti igbo come il mio bisnonno.
Caricando e scaricando navi e fornendo agli stranieri cibo e altre provviste. Negoziavano i prezzi per gli schiavi interni e poi raccoglievano i diritti di venditori e acquirenti.
Oltre 1,5 milioni di africani sono stati inviati nel Nuovo Mondo attraverso il porto di Calabar, nel Golfo di Bonny, uno dei più grandi porti di partenza all'epoca della schiavitù.
L ' unica vita che conoscevo
Nwaubani Ogogo visse in un'epoca in cui sopravviveva il più forte e il più coraggioso si distingueva.
Il concetto di ′′ tutti gli uomini sono stati creati uguali ′′ era completamente estraneo alla religione tradizionale e alle leggi della loro società.
Sarebbe ingiusto giudicare un uomo del XIX secolo secondo gli inizi del XXI secolo.
Valutare gli africani del passato con gli standard di oggi ci costringerebbe a qualificare la maggior parte dei nostri eroi di villani, negandoci il diritto di celebrare in modo completo chiunque non sia stato sotto l'influenza dell'ideologia occidentale.
I trafficanti di schiavi igbo come il mio bisnonno non hanno subito alcuna crisi di accettazione sociale o legalità. Non avevano bisogno di giustificazione religiosa o scientifica per le loro azioni.
Vivevano semplicemente la vita come li avevano cresciuti.
Era l'unica cosa che conoscevano.
Schiavi sepolti vivi
La storia più famosa che ho sentito sul mio bisnonno è stata su come ha affrontato con successo le autorità del governo coloniale britannico dopo aver sequestrato alcuni dei suoi schiavi.
Gli schiavi venivano trasferiti dall'intermediario con un carico di tabacco e prodotti di palma, dalla città di Nwaubani Ogogo, Umuahia, verso la costa.
Il mio bisnonno ha considerato che non era giusto catturare i suoi schiavi.
L ' acquisto e la vendita di esseri umani tra gli igbo è avvenuto da molto tempo prima che arrivassero gli europei.
Una persona diventava schiavo come punizione per un crimine, per pagare debiti o quando cadeva prigioniero di guerra.
La vendita di successo di adulti era considerata un'impresa. Era simile al successo che un uomo ha ottenuto in una lotta, in guerra o nella caccia agli animali come i leoni.
Gli schiavi igbo erano servi domestici o lavoratori. A volte venivano sacrificati in cerimonie religiose e sepolti vivi con i loro padroni per aiutarli nell'aldilà.
La schiavitù era talmente radicata nella cultura che diversi proverbi igbo fanno riferimento a lei:
Chiunque non abbia schiavi è il proprio schiavo
Uno schiavo che veda come un altro schiavo lo legano e gettano nella tomba con il suo padrone, dovrebbe rendersi conto che potrebbe succedere lo stesso a lui un giorno
È quando si dà consiglio a un figlio che lo schiavo impara
L ' arrivo dei commercianti europei che offrivano armi, specchi, gin e altri beni esotici in cambio di esseri umani ha aumentato massicciamente la domanda, facendo sì che alcune persone rapiscano gli altri e li vendessero.
I compratori europei tendevano a rimanere sulla costa
I venditori africani andavano a piedi all'interno per comprare schiavi
I viaggi potevano essere fino a 485 km
Di solito si legava a due schiavi tra loro con catene alle caviglie
Nelle colonne degli schiavi li univo tutti con una corda sul collo
Tra il 10 % e il 15 % dei prigionieri moriva durante il viaggio
Contro l'abolizione
Questo commercio in Africa è continuato fino al 1888, quando il Brasile è diventato l'ultimo paese nell'emisfero occidentale ad abolire la schiavitù.
Quando gli inglesi hanno esteso il loro dominio fino al sud-est della Nigeria alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX secolo, hanno iniziato a far rispettare l'abolizione attraverso l'azione militare.
Ma utilizzando la forza più della persuasione, molti locali come il mio bisnonno potrebbero non aver capito che l'abolizione aveva a che fare con la dignità dell'umanità e non con un mero cambiamento nella politica economica che influenzava l'approvvigionamento e la domanda.
′′ Crediamo che questo commercio debba continuare ", disse un re locale a Bonny nel XIX secolo.
Per quanto riguarda il mio bisnonno, aveva una licenza commerciale di buona fede della Royal Niger Company, una società britannica che gestiva il commercio nella regione negli ultimi 25 anni del XIX secolo.
Ecco perché quando la sua proprietà è stata catturata, Nwaubani Ogogo è andato a vedere furioso i funzionari coloniali responsabili e ha mostrato loro la licenza. Questi gli hanno restituito i loro beni e i loro schiavi.
′′ I bianchi gli hanno chiesto scusa ", dice mio padre.
′′ Questo è il verdetto del nostro oracolo e dei nostri sacerdoti. Dicono che il nostro paese, per quanto grande sia, non può mai abbandonare un commercio ordinato da Dio ".
Tratta di schiavi nel XX secolo
L ' acclamato storico igbo Adiele Afigbo descrive il commercio di schiavi nel sud-est della Nigeria - durato fino alla fine degli anni ' 1940 e all'inizio del 1950-come uno dei segreti più custoditi dell'amministrazione coloniale britannica.
Mentre questo commercio è terminato a livello internazionale, è continuato a livello locale.
′′ Il governo sapeva che i capi e i principali commercianti della costa avevano continuato a comprare schiavi interni ", ha scritto Afigbo in ′′ L ' abolizione del commercio di schiavi nel sud della Nigeria: dalle 1885 alle 1950 ".
E aggiunge che gli inglesi tolleravano ciò che accadeva per questioni politiche ed economiche.

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Le demenziali menzogne sull'Africa del vittimismo africano

Messaggioda Berto » gio apr 29, 2021 8:58 pm

Oggi come oggi è l'Africa ad essere il continente più razzista della terra e sono i neri statunitensi internazi comunisti (BLM) e nazi maomettani ad essere i più demenzialmente e incivilmente razzisti dell'America USA.


Africa razzista, il continente nero è tra i più razzisti della terra
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2750


La menzogna, l'inganno, l'illusione del Politicamente corretto e le sue violazioni dei diritti umani
viewtopic.php?f=196&t=2947
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6835049120


La condanna di Derek Chauvin è una sentenza criminale e razzista
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 196&t=2951
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3230758840


Crimini e delitti dei clandestini, degli irregolari e di altri stranieri più o meno regolari o in attesa di regolarizzazione o di respingimento
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=1814


Violenza e stupri africano asiatico maomettani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2679


Crimini dei nazisti maomettani marocchini e africani in Europa
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2753


Razzismo dei neri contro i bianchi
viewtopic.php?f=196&t=2913
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 7477876384
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Messaggioda Berto » gio apr 29, 2021 9:22 pm

Dragor Alphandar
La civiltàeuropea è nata dalla colonizzazione romana. Quella afric@na dalla colonizzazione europea.


Gino Quarelo
Dragor Alphandar
Certo la colonizzazione romana è stata determinante per l'Europa ma poi ancora più importante vi è stata quella germanica alla fine dell'Impero romano d'Occidente che è durata di più di quella romana e che ha accompagnato l'Europa all'età moderna.
Inoltre la "civiltà europea" ha anche altre componenti: quelle preistoriche (vedasi per esempio le varietà in ambito italico), quella celtica, quella greca, quella slava ed altre ancora come quella ugro finnica.
Poi ha avuto anche la componente ideologico religiosa ebraico-cristiana e da ultimo quella socialista nelle sue varianti fascista, nazista, comunista, social democratica, cristiano social comunista e democratica e da ultimo politicamente e demenzialmente corretta.
Anche l'Africa ha una storia complessa ed è vero che uno degli elementi comuni a tutto il continente africano è stata l'influenza della colonizzazione europea peraltro molto diversificata a cui va aggiunta l'influenza non certo trascurabile della colonizzazione arabo maomettana che è ancora in atto in tutta la sua malignità di violenza, di disumanità e di inciviltà.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Le demenziali menzogne sull'Africa del vittimismo africano

Messaggioda Berto » gio giu 17, 2021 6:59 pm

All'Africa e agli africani non dobbiamo nulla, ma proprio nulla, niente di niente, tanto meno agli asiatici e ai nazisti maomettani d'Asia e d'Africa. Ci dispiace per i cristiani ma non possiamo accogliere tutti perché non vi è spazio, non vi sono risorse e non c'è lavoro, in Italia vi sono già milioni di poveri, di disoccupati e di giovani costretti a migrare; e un debito pubblico tra i più alti del mondo occidentale che soffoca lo sviluppo e alimenta i parassiti e la corruzione. Gli africani si arrangino e restino in Africa a risolvere i loro problemi.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2494

Quando ero piccolo, nato e cresciuto in una famiglia cattolico romana, mi avevano convinto che ero un ricco, un privilegiato e fortunato cristiano, bianco ed europeo, perché avevo una casa di due stanze senza bagno, una stufa a legna e poi a carbone; perché avevo un piatto di pastasciutta da 70/80 g tutti i giorni da mangiare che mia madre mi condiva, con un cucchiaino di conserva di pomodoro, un cucchiaino di olio di oliva e un cucchiaino di formaggio grana.
Mi raccontavano dei poveri bambini dell'Africa che morivano di fame a cui dovevo pensare nelle preghiere, facendo fioretti e doni ai missionari per aiutarli.
Mi avevano anche convinto a farmi missionario per andare salvarli con il vangelo dello spirito e di Cristo e con i doni materiali per la fame del corpo.
Ma per fortuna mi sono liberato da questa ossessione di superiorità apparente che mi faceva sentire in colpa e che mi dannava la vita.


Africa, aiutiamoli a casa loro, no grazie!
All'Africa non dobbiamo nulla, non abbiamo alcun obbligo, alcun dovere, alcun debito da pagare, si debbono arrangiare.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 175&t=2851



La legge o convenzione internazionale del soccorso in mare
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2665
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1291917795
Non soccorrere in mare e non accogliere chi ti può fare del male, chi abusa della legge del mare per invaderti clandestinamente, per depredarti, per ridurti in schiavitù e per ucciderti, lascialo al mare.



Pensa prima alla tua gente e al tuo paese che ne hanno bisogno, invece che agli africani e all'Africa
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2681
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3718848248



Io veneto, italiano, europeo, ex cristiano e bianco non devo nulla ma proprio nulla all'Africa e agli africani; e come me anche la stragran maggioranza dei veneti, degli italiani, degli europei e degli americani bianchi cristiani e non.
Io vivo del mio lavoro, del sudore della mia fronte, non rubo, non rapino, non truffo, non inganno e come me la maggior parte della mia gente europea, bianca, cristiana e non.
Se qualche europeo nel passato ha compiuto dei crimini in Africa non è certo colpa e responsabilità mia de degli europei odierni.
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Le demenziali menzogne sull'Africa del vittimismo africano

Messaggioda Berto » gio giu 17, 2021 7:00 pm

Le 10 persone più ricche dell’Africa e l’origine delle loro fortune
Aderemi Ojekunle

https://it.businessinsider.com/le-10-pe ... o-fortune/

Questi miliardari africani hanno diversi interessi che vanno dal petrolio al gas, ai minerali, passando per l’industria e i media.
Il Sudafrica e l’Egitto hanno la maggior parte dei nomi nella lista, tre ciascuno, seguiti dalla Nigeria con due.
Nella classifica compare solo una donna – la più ricca dell’Angola, Isabel Dos Santos.
Il magazine americano Forbes, descrive queste persone come membri del “club delle tre virgole” (in Usa la virgola si usa al posto del nostro puntino per separare le migliaia, quindi tre virgole= miliardi ndr.). Mentre la maggior parte di loro sono impegnati in iniziative filantropiche, un’eccezione notevole è Issad Rebrab, l’uomo più ricco dell’Agleria.

10. Mohammed Mansour
Ex politico e uomo d’affari egiziano, è presidente della società di famiglia Mansour Group. La holding controlla nove delle 500 migliori compagnie dell’Egitto secondo Fortune. Nominato ministro dei trasporti nel 2006, Mansour è stato costretto alle dimissioni a causa di un grosso incidente ferroviario. Mansour è tornato poi ad occuparsi delle sue aziende e nel 2010 ha fondato Mancapital of London.
Paese: Egitto
Età: 70
Patrimonio netto: 2,7 miliardi di dollari

Area di attività: varie

Attività filantropiche: Mansour Foundation for Development Arab Foundations Forum

Leggi anche: Da Città del Capo a Il Cairo, ecco le dieci città africane più ricche




9. Isabel dos Santos

Isabel è un’imprenditrice dell’Angola e la donna più ricca dell’Africa. Il magazine Forbes ha scritto che Isabel ha costruito la sua ricchezza attraverso l’acquisto di imprese che operano in Angola, grazie ai legami della sua famiglia e al potere che le deriva dall’essere la figlia dell’ultimo presidente del Paese. Ha perso una licenza per l’esplorazione petrolifera nel maggio 2018 quando il governo non le ha rinnovato la concessione. Le sue attività spaziano dalle telecomunicazioni ai media, dal retail alla finanza, all’energia, sia in Angola che in Portogallo.

Paese: Angola

Età: 45

Patrimonio netto: 2,7 miliardi di dollari

Area di attività: investimenti


8. Koos Bekker

Il miliardario sudafricano è il presidente di Naspers, un importante gruppo editoriale con la capitalizzazione di mercato più alta di qualsiasi altro operatore del settore all’infuori di Cina e Stati Uniti. La sua compagnia Naspers ha investito 32 milioni di dollari nell’impresa cinese del settore dei media Tencent, che dopo 15 anni vale 66 miliardi di dollari. La scommessa più proficua che abbia fatto. Naspers ha partecipazioni in pay tv, nella telefonia mobile e in vari servizi internet. Il gruppo è attivo in Europa, Africa, America Latina, Cina, Russia, e altri Stati.

Paese: Sudafrica

Età: 65

Patrimonio netto: 2,8 miliardi di dollari

Area di attività: media

Attività filantropiche: Causes and Charity


7. Naguib Sawiris

Il miliardario egiziano è il presidente di Weather Investments Company, di Orascom Telecom Media e di Technology Holding S.A.E. Orascom è stata fondata dal padre. Dal ’79 lavora nel business familiare e, da allora, Sawiris ha contribuito alla crescita della società conosciuta come il conglomerato finanziario più grande e diversificato dell’Egitto e come il più grosso datore di lavoro privato del Paese.

Paese: Egitto

Età: 64

Patrimonio netto: 3,8 miliardi di dollari

Area di attività: telecomunicazioni

Attività filantropiche: Sawiris Foundation for Social Development



6. Issad Rebrab

Un miliardario algerino proprietario del gruppo industriale Cevital, la società privata più grande del Paese. Rebrab si riprese nel 1998 dopo che i suoi impianti industriali vennero distrutti nel ’95 in un attacco terroristico che lo costrinse a lasciare il suo Paese di origine. È tornato indietro nel ’98 per fondare la più importante impresa agricola del Paese, Cevital. La società è proprietaria di una delle raffinerie di zucchero più grandi del mondo. Nel 2016 Rebrab ha aggiunto al suo impero il gruppo editoriale El-Kahabar, oltre al giornale franco-algerino già in suo possesso Liberté.

Nel settembre 2018, il ricco uomo d’affari ha smentito i rumors sulla sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2019.

Ha detto che la sua unica ambizione è contribuire allo sviluppo dell’Algeria e di essere “più utile al suo Paese nel creare ricchezza e posti di lavoro”.

Issad-Rebrab

Paese: Algeria

Età: 74

Patrimonio netto: 4 miliardi di dollari

Area di attività: Cibo, media, allevamento e agricoltura

Attività filantropiche: Nessuna



5. Mike Adenuga

Miliardario nigeriano e secondo uomo più ricco in Nigeria, Adenuga è proprietario di Globacom il secondo operatore di telecomunicazioni in Nigeria, presente anche in Ghana e in Benin. Mike Adenuga Jr ha ricevuto tre onorificenze nazionali in 6 anni. L’ultima gli è stata conferita dal presidente francese Emmanuel Macron durante la sua visita in Nigeria nel luglio 2018. Il premio fa di Adenuga il primo nigeriano a essere decorato con la Legion d’Omore della storia.

Affettuosamente chiamato “il toro”, Adenuga nel 2003 sconvolse il settore delle tlc quando la sua compagnia, Glo Mobile, introdusse delle tariffe più basse, il pagamento a secondi delle telefonate e altri nuovi servizi.

Paese: Nigeria

Età: 65

Patrimonio netto: 5,3 miliardi di dollari

Area di attività: Telecomunicazioni, petrolio

Attività filantropiche: Mike Adenuga Foundation



4. Nassef Sawiris

Nassef è al momento la persona più ricca in Egitto. Detiene il 30% di OCI, un’impresa di costruzioni con sede in Olanda, e il 27% della Orascom Construction, un gruppo di infrastrutture e di ingegneristica con sede a Dubai. Altri suoi asset sono azioni nell’azienda di abbigliamento Adidas e LafargeHolcim, il più grande produttore di cemento al mondo.

Nel 2015, ha attirato l’attenzione del mondo per aver fatto un’offerta per un’isola del Mediterraneo dell’Italia o della Grecia per un prezzo compreso tra 1 e 100 milioni di dollari per costruire un nuovo Paese dal nulla e ospitare i migranti.

I giornali dicono che Nassef Sawiris e il suo socio d’affari americano, Wesley Eden, hanno investito 4 milioni nell’Aston Villa. Si dice che i due abbiano acquistato insieme il 55% delle azioni dell’Aston Villa dal comproprietario cinese Tony Xia.

Paese: Egitto

Età: 57

Patrimonio netto: 6,8 miliardi di dollari

Area di attività: Costruzioni, chimica, calcio

Attività filantropiche: Sawiris Foundation for Social Development



3. Johann Rupert

L’imprenditore sudafricano è il figlio più vecchio del tycoon Anton Rupert e di sua moglie Huberte. Possiede la compagnia di beni di lusso con sede in Svizzera Richemont e la società con sede in Sudafrica Remgro.

Ha stupito il mondo nel 2005 quando il periodico inglese di design Wallpaper ha scritto che l’Afrikaans è “una delle lingue più brutte al mondo”. Rupert ha risposto ritirando la pubblicità delle sue compagnie come Cartier, Van Cleef & Arpels, Montblanc e Alfred Dunhill dal magazine.

Paese: Sud Africa

Età: 68

Patrimonio netto: 7,2 miliardi di dollari

Area di attività: beni di lusso

Attività filantropiche: Laureus Sport for Good Foundation



2. Nicky Oppenheimer

Miliardario e filantropo del Sudafrica, Nicky è attualmente l’uomo più ricco del Paese. È stato in precedenza presidente della compagnia mineraria De Beers e della sua controllata Diamond Trading Company, e vicepresidente di Anglo American. Il re dei diamanti pensa che l’Africa possa fare tutto da sola senza il sostegno dei governi occidentali. Se Nicky dovesse spendere un milione di dollari al giorno, ci vorrebbero 20 anni per esaurire tutto il suo patrimonio.

Paese: Sud Africa

Età: 73

Patrimonio netto: 7,7 miliardi di dollari

Area di attività: diamanti

Attività filantropiche: Brenthurst Foundation



1. Aliko Dangote

Dangote è il conglomerato d’affari più grande del continente africano e senza dubbio l’orgoglio dell’Africa. Dangote è anche tra le dieci persone più ricche al mondo. Il miliardario nigeriano ha interessi nelle materie prime della Nigeria e di altri Stati africani. All’età di 61 anni, Dangote non sta diventando più giovane come ha recentemente dichiarato: dopo aver completato il suo progetto di una raffineria da 12 miliardi di dollari si defilerà dalla gestione del suo impero finanziario e prenderà moglie.

Aliko Dangote sta ancora puntando all’acquisto di una squadra di calcio di Londra, l’Arsenal. Ha detto che si impegnerà a ricostruire la squadra e si propone per un ruolo di consulenza quando sarà il momento.

Paese: Nigeria

Età: 61

Patrimonio netto: 12 miliardi di dollari

Area di attività: Cemento, zucchero, farina

Attività filantropiche: Aliko Dangote Foundation




In Africa 18 super ricchi con un patrimonio superiore al miliardo di dollari
3 febbraio 2021

https://www.agi.it/estero/news/2021-02- ... -11251960/

AGI – Forbes Africa ha pubblicato la sua lista annuale di miliardari africani operativi sul continente e con un patrimonio pari o superiore al miliardo di dollari : Sono 18 e insieme possiedono una fortuna calcolata in 73,8 miliardi di dollari, poco più del valore complessivo di 73,4 miliardi di dollari attribuito ai 20 in lista l’anno scorso.

L’incremento sarebbe da attribuire all’impennata del mercato azionario della Nigeria. Per il decimo anno consecutivo, la prima posizione è occupata dal nigeriano Aliko Dangote: il valore del suo patrimonio è stimato da Forbes in 12,1 miliardi di dollari. Sono 2 miliardi di dollari in più rispetto all’anno scorso, dovuti in larga parte a un aumento del 30 per cento del prezzo delle azioni di Dangote Cement, la sua impresa più importante che ha impianti e terminali di importazione in dieci stati africani.

Al secondo posto c’è l’egiziano Nassef Sawiris, la cui risorsa maggiore è una partecipazione di quasi il 6 per cento al brand Adidas. Dopo di lui, il sudafricano Nicky Oppenheimer, azionista di maggioranza della compagnia mineraria Anglo American Plc e socio di diverse imprese minerarie minori.

Il miliardario che si è arricchito maggiormente nel corso del 2020 è Abdulsamad Rabiu, altro magnate del cemento nigeriano: le azioni della sua Bua Cement Plc, quotata alla borsa valori della Nigeria nel gennaio 2020, hanno raddoppiato il valore nell'ultimo anno. Ciò ha spinto la fortuna di Rabiu a salire di uno straordinario 77 per cento, a 5,5 miliardi di dollari.

Come mette in rilievo Forbes Africa, la posizione di Rabiu e di suo figlio, che insieme possiedono il 97 per cento dell'azienda, sembrerebbe non soddisfare i requisiti fissati dalla legge nigeriana in materia di società quotate.

La borsa valori nigeriana richiede infatti che almeno il 20 per cento di azioni sia messo sul mercato pubblico e qui siamo appena al 3. La legge ammette però un'alternativa: ossia mettere sul mercato azioni con un valore complessivo minimo di 20 miliardi di naira, circa 50 milioni di dollari. E sarebbe questo il caso di Bua Cement.

Nella classifica del 2020 non compaiono donne miliardarie. Le due che erano presenti nel 2019 hanno perso posizione e sono scese infatti sotto al miliardo di dollari. Si tratta della nigeriana Folorunsho Alakija, che possiede una compagnia di esplorazione petrolifera, ed è stata colpita dalla diminuzione del prezzo del petrolio legata alla pandemia. La seconda è l’angolana Isabel dos Santos, colpita invece dalle note vicende giudiziarie che hanno portato al congelamento dei suoi beni sia in Angola sia in Portogallo.

I 18 miliardari africani provengono da sette paesi diversi. Il Sudafrica e l'Egitto hanno ciascuno cinque miliardari, seguiti dalla Nigeria con tre e dal Marocco con due. Nell’elenco non compaiono personalità come il sudanese Mo Ibrahim o l’egiziano Mohamed Al-Fayed, perché non residenti in Africa o perché le loro attività non sono dislocate nel continente.




Aumentano i milionari africani
Rivista Africa
Raffaele Masto

https://www.africarivista.it/aumentano- ... ni/139168/

Uno dei luoghi comuni più diffusi di questi tempi è che l’Africa è il continente che cresce di più in termini economici, cioè di Pil, Prodotto Interno Lordo.

Come sempre le cifre assolute esprimono male la realtà. Così per esempio la Nigeria, che nel 2016 ha superato il Pil del Sudafrica divenendo il Paese con la crescita maggiore di tutto il continente, non è conseguentemente il Paese con gli abitanti più ricchi perché è al tempo stesso la nazione più popolosa. Così, dividendo il Pil da record per il numero degli abitanti del Paese, si scopre che i nigeriani sono tra i più poveri dell’intera Africa.

Un problema di distribuzione della ricchezza, dunque, che appare ancora più evidente se si guarda la tendenza africana all’accumulazione di ricchezza, di lusso, di proprietà immobiliari, in una parola di patrimoni.

Secondo dati Onu riportati nel portale Open Data for Africa, la ricchezza patrimoniale in Africa è cresciuta del 13% in dieci anni, cioè dal 2007 al 2017. Solo in quest’ultimo anno è cresciuta del 3%. In sostanza, in dieci anni l’élite economico-finanziaria africana è aumentata di diciannovemila milionari, che possiedono almeno un milione di dollari in patrimoni. Si stima che questa ricchezza crescerà ancora a ritmi vertiginosi nei successivi dieci anni aumentando del 34% entro il 2027.

In termini macro-economici ciò significa che la forbice tra ricchezza e povertà si apre sempre più, come del resto avviene nel mondo intero. Ma in Africa questo divario è più significativo perché denuncia il fatto che la crescita della domanda interna in molti Paesi non esprime un aumento, in termini numerici, della classe media ma semplicemente una maggiore domanda interna espressa da questi nuovi ricchi. Ci sono Paesi in cui il fenomeno è appariscente, come l’Angola, che è diventato il Paese con la capitale, Luanda, che è la città più cara al mondo, con una popolazione che è rimasta sostanzialmente povera.



https://it.wikipedia.org/wiki/Economia_dell%27Africa





La crescita economica in Africa: un gigante che si muove scomposto
Il Bo Live UniPD

https://ilbolive.unipd.it/it/news/cresc ... e-si-muove

Di Africa si parla spesso e volentieri, soprattutto per sottolinearne i problemi. Guerre, povertà, migrazioni, siccità, deserto. Queste sembrano essere le parole chiave che abitano il senso comune quando pensiamo al continente africano, intrappolato in uno schema mentale rigido e più ancorato ai pregiudizi piuttosto che alla realtà.

Certo, l’Africa è ancora il continente con la più alta concentrazione di poveri del mondo, ed è ancora il continente che i giovani lasciano per cercare altrove sicurezza e opportunità.

Ma fermarsi ancora una volta ai soli problemi, preclude di soffermarsi sui cambiamenti in atto, e sulle conseguenti possibilità. L’Africa è cresciuta, è cambiata nel corso degli ultimi 25 anni, con velocità e modi diversi a seconda delle zone, confrontandosi con i suoi problemi, vecchi e nuovi.

A testimoniare l’andamento a livello economico è l’African Economic Outlook 2018, un rapporto stilato dall’African Development Bank che si occupa di analizzare le performance delle diverse economie africane. Il rapporto fornisce anche delle previsioni a breve-medio termine sull’evoluzione dei principali indicatori economici.

Ovviamente quando si parla di economia africana occorre tenere presente che i 54 stati che la popolano presentano un’importante eterogeneità, anche economica, infatti sarebbe più corretto parlare di “Afriche”, che viaggiano a velocità diverse. Ci sono stati che hanno fatto registrare ottime performance, in altri, invece, la crescita è stata tiepida. Generalizzando, i miglioramenti nella produttività e la trasformazione strutturale sono più evidenti nei paesi che non dipendono dalle risorse.

Ciò che emerge dai dati raccolti e analizzati è che le economie africane sono state resilienti e hanno avuto uno slancio in avanti. Nonostante gli shock regionali e globali registrati nel 2016 che hanno rallentato il ritmo della risalita economica africana, ci sono stati degli importanti segni di ripresa già nel 2017. La crescita del prodotto in termini reali è aumentata del 3,6% durante lo scorso anno, e per il 2018-2019 è attesa un’accelerazione fino al 4,1%. Questi numeri si riferiscono all’Africa nel suo insieme, nonostante le entrate siano diminuite e le spese aumentate in alcuni paesi. Le riforme strutturali, solide condizioni macroeconomiche e la vivace domanda interna, stanno sostenendo i paesi che necessitano di molte risorse.

Le variabili economiche fondamentali e la resistenza agli shock sono migliorate in molti stati africani, in alcuni la mobilitazione delle risorse interne supera quella degli stati asiatici e sudamericani con un livello simile di sviluppo.

In generale, nel 2017 l’economia africana è salita allo stesso ritmo di quella globale, ma dato che l’aumento della popolazione è più ampio rispetto a molte altre regioni, la crescita del reddito pro capite è ancora al di sotto della media mondiale. Si è stimato che la crescita economica globale passi dal 3,1% del 2016 al 3,6% nel 2017, e quindi al 3,7% nel 2018. Fattori che possono portare al rialzo dei prezzi delle materie prime, a beneficio degli stati africani dato che si tratta della loro principale merce esportata.

Cresce anche il Pil, seppur in modo altalenante: la media in termini reali è salita raggiungendo il 3,6% durante il 2017, dopo un 2016 tiepido (Pil al 2,2%). Le previsioni parlano di un +4,1% durante il 2018-2019. In realtà il Pil dell’Africa, in termini globali, ha mantenuto un segno positivo costante dal 2009, noncurante del colpo sofferto dalle esportazioni a causa del deprezzamento delle materie prime (dal 2013 al 2015). l fattori che hanno contribuito a questo progresso vanno ricercati nel miglioramento delle condizioni economiche globali, la ripresa delle quotazioni delle materie prime (soprattutto petrolio e metalli), una domanda interna sostenuta e solo in parte soddisfatta grazie all’importazione, e i miglioramenti nel campo della produzione agricola. Importanti sono anche gli investimenti pubblici e privati, che sono aumentati ogni anno dal 2012 al 2016. A questo riguardo, la variazione interna a seconda degli stati è molto significativa.

Gran parte del rallentamento registrato nel 2016 è collegato alla recessione della Nigeria, dove le uscite si erano ristrette al 1,5%, a causa dell’abbassamento dei prezzi del petrolio. La ripresa nel 2017, unita alla forte performance nel settore agricolo, hanno risollevato il paese dalla recessione, ma non abbastanza per non considerare più la Nigeria come una delle economie più deboli dell’Africa. Tra le altre grandi economie del continente, il Sud Africa ha frenato la sua crescita, registrando un tiepido aumento del 0,3% nel 2016, mentre l’Egitto ha registrato una crescita sopra la media del 4,3%.

Ad ogni modo, l’andamento varia molto nelle cinque sottoregioni africane.

L’Africa Orientale è la porzione del continente che sale a passo più sostenuto: il 5,6% registrato nel 2017 va a sostituire il 4,9% del 2016. La crescita attesa rimane vivace per il 2018 (5,9%) e per il 2019 (6,1%). Il tasso positivo è diffuso in tutta la regione, con Gibuti, Etiopia, Kenya, Ruanda, Tanzania e Uganda che hanno registrato un tasso di crescita del 5% o superiore. Il consumo privato è il più importante motore della crescita in Comore e in Kenya. L’agricoltura è in fase di ripresa dopo i raccolti scarsi del 2017, mentre l’attività edilizia rimane forte. In alcuni paesi, inoltre, l’espansione dei servizi, tra cui le tecnologie di informazione e comunicazione, continua e sarà fondamentale per il futuro.

L’Africa del Nord è la seconda sottoregione per velocità di crescita nel continente, con un tasso al 5% per il 2017, che scalza il 3,3% registrato l’anno precedente. Anche in questa zona la crescita dovrebbe continuare nel 2018 raggiungendo il 5,1%, per poi rallentare al 4,5% nel 2019. A sostenere il tasso è stata la ripresa della produzione petrolifera in Libia, mentre l’Egitto continua a essere stabile.

Per quanto riguarda l’Africa meridionale, la crescita è quasi raddoppiata nel 2017. Il tasso si ferma al 1,6%, ma nel 2016 era allo 0,9%. Questo miglioramento è dovuto ai risultati ottenuti dai tre maggiori esportatori della zona: il Sud Africa (0,9%), l’Angola (2,1%) e lo Zambia.

Anche la crescita dell’Africa Occidentale è prevista in aumento. Se nel 2016 il tasso è stato ampiamente sotto l’1%, nel 2017 si stima una ripresa superiore al 2%; le prospettive per gli anni a venire sono ancora migliori: 3,6% nel 2018 e 3,8% nel 2019. Oltre alla già citata Nigeria, anche la Costa d’Avorio, il Ghana e il Senegal risultano in espansione. Altri stati più piccoli come Benin, Burkina Faso, Sierra Leone e Togo, dovrebbero registrare una crescita superiore al 5%.

Il fanalino di coda è rappresentato dall’Africa Centrale che, nonostante la ripresa dei prezzi del greggio, ha continuato a dare segnali negativi. Le uscite si sono ristrette nella Repubblica del Congo e nella Guinea Equatoriale, trascinando la media di crescita della sottoregione al 0,9% nel 2017. Nonostante ciò, le previsioni sono positive per il 2018, con un tasso di crescita del 2,6% e del 3,4% per il 2019.

Sebbene la mobilitazione delle entrate nazionali sia migliorata negli ultimi anni, i rapporti tra le imposte e il Pil sono ancora bassi in molti stati africani. I regimi di reddito dovrebbero catturare più guadagni dalla crescita e dal cambiamento strutturale quando le economie si formalizzano e gli stati diventano più urbanizzati. Visto che i prezzi delle materie prime, sebbene in ripresa, non sono ancora tornati ai livelli registrati prima della crisi, molti governi africani si sono rivolti ai mercati di capitali internazionali per soddisfare i propri bisogni finanziari, con il risultato di un accumulo di debito. In Ghana nel 2016, per esempio, il debito estero è aumentato del 41%. Così, dopo un periodo di rientro, il tasso del debito pubblico è in aumento.

La presenza del debito, di per sé, non è un problema, perché se viene usato per investire sulla crescita del paese, può attuare un circolo virtuoso in cui gli investimenti non solo ripagheranno il debito, ma anche miglioreranno il saldo di bilancio e delle partite correnti. Attualmente ci sono molto stati africani che si trovano in questa fase cruciale di sviluppo, infatti necessitano di finanziamenti urgenti per alzare la crescita e gli standard di vita. Quindi la politica fiscale non dovrebbe minare gli effetti della crescita e nemmeno cancellare i progressi ottenuti nella lotta contro la povertà, per la salute ed educazione del popolo. Altri stati africani, invece, usano il debito per ridurre i deficit fiscali, ma questa opzione è sempre meno frequente, o comunque in calo rispetto al passato.

Un’altra vulnerabilità fiscale è rappresentata dal possibile aumento dei tassi di interesse in dollari e dall’inasprimento dello spread, che metterebbero a rischio l’arrivo di flussi di capitali privati. Dall’inizio del 2015 molte delle valute africane hanno perso circa il 20-40% del loro valore di cambio con il dollaro, ma questa svalutazione della moneta non si traduce necessariamente con un vantaggio nell’esportazione verso l’estero. La gestione della domanda interna dovrebbe poter sostenere l’onere di risanare i conti con l’estero. I progetti in corso relativi alle infrastrutture devono essere completati e quindi mantenuti, bilanciando i fondi per i progetti degli oleodotti con le altre necessità. Le spese ricorrenti dovranno essere monitorate, inclusi i costi salariali. Nel medio periodo però, l’Africa dovrebbe considerare una riforma fiscale, per migliorare i regimi di reddito e per eliminare il gran numero di eccezioni e di perdite economiche che mina il sistema tributario attuale.

La percezione quindi, che il mercato africano sia poco dinamico, è sbagliata. L’Africa genera ogni anno più di 500 miliardi in introiti e altre entrate fiscali, più di dieci volte gli aiuti esteri che riceve annualmente, a cui vanno a sommarsi anche 60 miliardi di dollari in rimesse stanziate per i Paesi in via di sviluppo. Nonostante questi numeri, il continente africano spende più di 300 miliardi di dollari ogni anno per importare i beni che potrebbe produrre internamente (e a basso costo), se solo i governi promuovessero l’industrializzazione. Grazie a delle politiche adeguate, il processo di industrializzazione dell’Africa potrebbe portare il continente a migliorare la produttività, stimolare il progresso tecnologico, creando allo stesso tempo posti di lavoro e aumentando il reddito medio e i consumi interni. Alla fine di una lunga catena di benefici si vedrebbero i paesi africani smarcarsi del tutto, o parzialmente, dalla dipendenza dalle esportazioni di petrolio e metalli.

Nessuno di questi cambiamenti e di queste scelte fiscali, sono immediati e menchemeno facili. Una trasformazione strutturale profonda, solitamente, richiede decenni perché consiste in cambiamenti ampi e permanenti nella struttura della produzione, quindi il cambiamento non è dietro l’angolo, ma è decisamente a portata di mano.
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Le demenziali menzogne sull'Africa del vittimismo africano

Messaggioda Berto » gio giu 17, 2021 7:00 pm

Se l'Africa è nera l'Europa è bianca.
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L'Africa agli africani, certo e l'Europa agli europei.
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