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Progettava una moneta africana – PalermoParla Online
Germano SCargiali
La presenza italiana in Libia in fatto di petrolio e gas metano (Eni). Vedi il dettagio a fine articolo.
Verità storiche emergenti: Ecco perché è morto il premier libico
Eccoli in Libia: studiavano un modo pacifico di fruire l’uno delle ricchezze dell’altro (materie prime, know how)
http://www.palermoparla.news/2017/02/24 ... a-africana
Gheddafi progettava di creare una moneta unica valida per tutta l’Africa. E’ stato questa sua volontà a “fare la differenza” e a determinare l’aggressione da parte degli Usa, coadiuvati da Gran Bretagna e Francia, cui negli ultimi momenti si è unita l’Italia, che ha portato alla morte del premier libico. Gheddafi era una presenza fondamentale per lo sviluppo e la cooperazione transfrontaliera nel Mediterraneo Meridionale.
L’ex Colonnello si opponeva anche alla presenza di basi militari occidentali sul suolo africano. L’intera operazione anti Gheddafi rispecchia in modo più violento il “colpo di stato” operato in Italia per far cadere Silvio Berlusconi, sostituendolo per anni con premier non votati dagli italiani.
La decisione di colpire Berlusconi, da molti considerata come conseguenza della situazione politica interna, fu invece, certamente, una decisione internazionale, conseguente alla politica estera berlusconiana. In particolare, il potere atlantico non perdonava a Berlusconi amicizie che il premier che più a lungo abbia guidato la Repubblica italiana coltivava con lo stesso Gheddafi, con Erdogan e con Putin…
A svelare i retroscena dell’attacco alla Libia sono state, però, le recenti dichiarazioni di Ahmed Gheddafi ad-Dam, cugino di Muhammar Gheddafi. Nel corso di un’intervista concessa a “Russia Today” sono emerse dalle sue parole le motivazioni che avrebbero spinto le nazioni occidentali a invadere la Libia.
Una delle cause principali è stato il tentativo del leader libico di creare una valuta africana unica per unire il continente, trasformandolo, almeno in embrione, in una sorta di “Stati Uniti d’Africa”.
Risulta chiaro ciò che dall’angolo di Palermoparla affermiamo sempre: l’Africa, tutt’altro che una riserva di povertà, è una riserva di ricchezze e costituisce il “motivo del contendere” o uno di motivi, sin dal tempo della pima guerra mondiale, per non parlare della seconda, in cui la battaglia decisiva venne combattuta ad El Alamein…
“In occidente – ha affermato ad-Dam – ritenevano che la nuova moneta avrebbe avuto un gran ruolo nel precludere la possibilità di attingere alle ricchezze dell’Africa, il che era in contrasto con gli interessi dei paesi occidentali. Per questo, ovviamente, hanno iniziato a vedere una minaccia nella figura Muhammar Gheddafi, che sarebbe potuto diventare ‘l’amministratore’ di questa Unione africana… Quello che è successo in Libia è di responsabilità dei governi occidentali”.
Occorrerebbe chiarire, a questo punto, che cosa si intenda più per “Occidente”. Visto che l’Italia non aveva nessun interesse a colpire la Libia, con la quale aveva ottime trattative in corso… Secondo Sputnik (Alexei Druzhinin) Muhammar Gheddafi è stato ucciso perché si opponeva alle basi militari occidentali in Africa.
Ma Gheddafi ad-Dam ha anche osservato che i leader occidentali, in particolare il presidente USA Barack Obama, il cui governo è stato il principale artefice, hanno riconosciuto che il rovesciamento del regime di Gheddafi sia stato – per di più – uno dei loro più grandi errori. Il presidente stesso ha richiesto un’indagine degli eventi del 2011 a livello dell’Onu. Troppo tardi, si dirà: un provvedimento da coccodrillo…
“Dal momento che questi paesi stanno esprimendosi in questi termini – ha concluso il cugino di Gheddafi – giunge il momento che siamo noi ad esprimere una precisa richiesta perché si scusino con tutto il popolo libico per la distruzioni causate al nostro Paese”.
Si dice anche che appena “poche decine di ore” dopo la morte di Gheddafi, una banca legata alle grandi banche americane (Morgan etc) riferite ai Rothschild abbia, però, aperto il suo primo sportello a Tripoli…
Quando venne in Italia, a parte il contestato arrivo all’aeroporto con la polemica foto al petto (risaliva alla colonizzazione italiana) e il montaggio della famosa tenda personale da deserto dentro Villa Panfili, Gheddafi venne ospitato per la notte, oltre che a pranzo a Villa Madama, storica dimora piena di opere d’arte, da poco tempo restaurata per ospitare al meglio i capi di stato stranieri. Venne accolto da Berlusconi e Napolitano con tutti gli onori. Un trattato assicurò all’Italia una nuova fornitura di metano, la cui condotta porta tuttora gas, prendendo terra ad Augusta. L’Italia si era impegnata a costruire l’autostrada Tripoli Cairo, proveniente da Tunisi. Questo tratto autostradale dovrà far parte, prima o poi, di un asse che si collega tramite la Sicilia e il Ponte sullo Stretto al Nord Europa, mentre verso Sud giunge fino a Città del Capo. Secondo un progetto, una galleria sottomarina collegherebbe Tunisi a Mazara del Vallo. ma questi sono programmi di pace che sono stati turbati dalle pesanti mosse di marca atlantica tendenti a destabilizzare l’intera area e a rendere difficile la cooperazione politica, economica e sociale…
Ma ecco il pensiero di Gheddafi sul fenomeno dei migranti.
…E’ ridicolo pensare che sia credibile la richiesta di asilo politico di tanti africani, che giungono in Europa a seguito della “tratta” in corso, mossa da motivi economici. Essi pagano una cifra per raggiungere l’Europa. In gran parte sono persone senza identità che provengono dal cuore dell’Africa, ma non fuggono da persecuzioni politiche, se non in piccola parte. Dar loro indiscriminato asilo politico è una follia. Occorre, invece, studiare e approfondire il fenomeno intero. Perché presenta caratteristiche di estrema gravità ed è va considerato come un vero pericolo…
Con il trattato di Bengasi, concluso da Berlusconi, ma da considerare bipartisan, in quanto anche Prodi aveva iniziato a trattare, l’Italia si trovava in una posizione di grande vantaggio rispetto alla Francia e all’Inghilterra nei riguardi della ormai potente Libia. I cordialissimi rapporti stabiliti da Berlusconi con Gheddafi avevano avuto gran peso. Gli Usa di Obama temevano il rafforzarsi del Mediterraneo meridionale, che contrastarono bloccando anche l’Area di Libero scambio che doveva instaurarsi nel 2010.
Il grande bluff della democratizzazione e della “primavera”, innescata dal governo Obama si è rivelata una rovina per tutti, anche per gli Usa. Fu una scelta ottusa. Essa ignorò anche un famoso “avvertimento” che proveniva dallo stesso Gheddafi: “…fatemi guerra e vi verrà a mancare la sola persona che possa tenere in pugno la situazione e bloccare gli estremisti e i fondamentalisti che intendono impadronirsi del Nord Africa”.
La “fobia” internazionale nei confronti di Gheddafi e Berlusconi – come oggi probabilmente per Trump – si innesca evidente nei confronti di tutti quei leader nazionali (vedi anche Putin ed Erdogan) quando essi mostrano di decidere in vista della crescita e dello sviluppo della propria nazione. Incredibilmente, ciò che dovrebbe essere naturale, diviene ciò che fa la differenza in negativo”. Chi vuol dominare il mondo tramite la finanza (grandi banche), globalizando anzitutto questa, vede con astio i leader che agiscono da cani sciolti, prediligendo l’economia reale e la crescita nazionale.
Tornando a Ghedafi e Berlusconi, quest’ultimo aveva ad un certo punto concordato con il Muhammar un trattato militare, che in base alla sconfitta e al trattato “di pace” di Parigi non avrebbe potuto concludere, pur rivestendo un evidente carattere difensivo: l’Italia non avrebbe accettato sul proprio suolo basi militari di partenza in funzione anti libica e viceversa. Ciò fu decisivo per decretare la morte di Ghedafi e la destituzione di Berluconi con quello che fu, all’arrivo di Monti, prima senatore a vita e poi premier, un innegabile ed evidente golpe internazionale, accettato e reso possibile dal Presidente Napolitano… Quando La Francia e l’Inghilterra, in appoggio alla volontà Usa, aggredirono la Libia, l’Italia di Berlusconi dovette in qualche modo tradire Gheddafi, per ottenere una sorta di “perdono”, partecipando così ad un’azione, di per sé anche turpe, che avrebbe preferito mille volte non avesse mai avuto luogo. Le conseguenze hanno creato, però, un evidente e incalcolabile danno per tutti, inclusi Usa, Inghilterra e Francia.
Nella foto grande: una “infografica” dei perduranti interessi di Eni in Libia, cui si sommano le esportazioni. Ma dalla Libia giunge ancora tanta energia, quella di cui l’Italia necessita assolutamente. Il versante più importante è quello Ovest da dove parte il gasdotto che porta la preziosa materia prima in Italia. Cominciate a fare la conoscenza di GreenStream ovvero il nome di questa serie di tubi che da Meliah in Libia porta il Gas a Gela in Sicilia (Augusta), e da lì in tutta Italia. Il gasdotto che parte da Tripoli (creato proprio da Berlusconi e Gheddafi) giunge ad Augusta. A Mazara, invece, giunge il metanodotto algerino. L’Italia, nonostante la destabilizzazione politica locale, resta ai vertici per i rapporti commerciali e industriali (in lizza con la Francia).
Finalmemente c’è chi parla ufficialmente di ritorno della “via della seta“, un simbolo che indica il sovvertimento del danno provocato al Mediterrano dalla Scoperta dell’America e il riaprirsi dei commerci diretti con l’Oriente, tramite Suez (raddoppiato) e il mar Nero (in crescita). Ciò starebbe provocando l’inarrestabile Neo Rinascimento dell’area Mediterranea quale primario centro d’imputazione di uno sviluppo che riguarda l’Eurasia e l’Africa. Si parla per questo di Eurafrasia, il massimo blocco continentale del pianeta…
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Libia: dieci cose su Gheddafi che non vogliono farti sapere
di Siovhan Cleo Crombie
Traduzione di M. Guidoni
http://www.complottisti.info/libia-diec ... i-sapere-2
Che cosa pensi quando senti il nome del Colonnello Gheddafi? Un tiranno? Un dittatore? Un terrorista? Beh, un cittadino della Libia potrebbe anche non essere d’accordo, ma vogliamo che sia tu a decidere.
Per 41 anni, fino alla sua morte, nell’Ottobre del 2011, Muammar Gheddafi ha fatto delle cose davvero sorprendenti per il suo Paese e ha cercato ripetutamente di unire e rendere più forte il continente africano.
Così, nonostante ciò che puoi aver sentito per radio o visto attraverso i media o la televisione, Gheddafi ha fatto cose rilevanti, che poco si addicono all’immagine di “feroce dittatore” dipinto dai media occidentali.
Ecco dieci cose che Gheddafi ha fatto per la Libia che probabilmente non conosci…
Il Libro verde di Mu’Ammar Gheddafi
1. In Libia la casa era considerata un diritto umano naturale.
Nel “Libro Verde” di Gheddafi c’è scritto: ”La casa è un bisogno fondamentale sia dell’individuo che della famiglia, quindi non dovrebbe essere proprietà di altri”. Il Libro Verde di Gheddafi rappresenta la filosofia politica dell’ex leader; fu pubblicato per la prima volta nel 1975 allo scopo di essere letto da tutti i Libici ed era inserito anche nei programmi nazionali d’istruzione.
2. L’istruzione e le cure mediche erano completamente gratuite.
Sotto Gheddafi, la Libia poteva vantare uno dei migliori servizi sanitari del Medio Oriente e dell’Africa. Inoltre, se un cittadino libico non poteva accedere al corso di formazione desiderato o a un particolare trattamento medico in Libia, erano previsti finanziamenti per andare all’estero.
3. Gheddafi ha effettuato il più grande progetto di irrigazione del mondo.
Il più grande sistema di irrigazione del mondo, conosciuto anche come il grande fiume artificiale, fu progettato per rendere l’acqua facilmente disponibile per tutti i Libici in tutto il Paese. Fu finanziato dal governo Gheddafi e si dice che lo stesso Gheddafi l’avesse definito orgogliosamente “l’ottava meraviglia del mondo”.
4. Tutti potevano avviare gratuitamente un’azienda agricola.
Se qualunque libico avesse voluto avviare una fattoria, gli venivano dati una casa, terreni agricoli, animali e semi, tutto gratuitamente.
5. Le madri con neonati ricevevano un sussidio in denaro.
Quando una donna libica dava alla luce un bambino, riceveva 5.000 dollari USA per sé e per il bambino.
6. L’elettricità era gratuita.
L’elettricità era gratuita in Libia. Ciò significa che non esistevano bollette dell’elettricità!
7. Benzina a buon mercato.
Durante il periodo di Gheddafi, la benzina in Libia costava solo 0,14 dollari usa al litro.
8. Gheddafi ha innalzato il livello dell’istruzione.
Prima di Gheddafi solo il 25% dei Libici era alfabetizzato. Questa cifra è stata portata fino all’87%, con un aumento del 25% dei laureati.
9. La Libia aveva la propria banca di Stato.
La Libia aveva una propria banca di Stato, che ha fornito ai cittadini prestiti a tasso zero per legge, e non aveva debito estero.
Mu’Ammar Gheddafi con Nelson Mandela
Mu’Ammar Gheddafi con Nelson Mandela. Notate le braccia spalancate di Mandela. Questa foto parla da sola.
10. Il dinaro d’oro.
Prima della caduta di Tripoli e della sua prematura scomparsa, Gheddafi stava cercando di introdurre un’unica moneta africana legata all’oro. Seguendo le orme del defunto grande pioniere Marcus Garvey, che per primo coniò il termine di ”Stati Uniti d’Africa”, Gheddafi voleva iniziare il commercio con il solo dinaro africano d’oro, una mossa che avrebbe gettato nel caos l’economia mondiale.
Il dinaro è stato ampiamente osteggiato dalle ‘élites’ della società odierna. Le nazioni africane avrebbero finalmente avuto il potere di uscire dal debito e dalla povertà per commerciare solo con questo bene prezioso.Avrebbero potuto finalmente dire “no” allo sfruttamento esterno e pagare quanto ritenevano giusto per le risorse preziose. Si è detto che il dinaro d’oro sia stata la vera ragione dell’innesco del conflitto guidato dalla NATO, nel tentativo di rovesciare un leader dal linguaggio molto chiaro e dagli intenti troppo “rivoluzionari”.
Dunque, Muammar Gheddafi era veramente un terrorista?
Ciò che sembra abbastanza evidente è che Gheddafi, nonostante la fama negativa che circondava il suo nome, abbia fatto molte cose positive per il suo Paese. E questo è qualcosa che dovremmo cercare di ricordare nei nostri giudizi futuri, insieme al fatto che ciò che l’informazione mainstream ci propina, sia spesso manipolato, se non addirittura falso.
Questo eccentrico video documentario racconta una storia interessante, anche se piuttosto diversa, da quella che crediamo di sapere.
Fonte: http://www.infopal.it/libia-dieci-cose- ... rti-sapere
Fonte originale: https://urbantimes.co/2014/05/libya-under-gaddafi
Quando la Clinton rise per la morte di Gheddafi
Il 20 ottobre 2011 cadde definitivamente la Libia di Gheddafi, dopo sette mesi della “No Fly Zone” decretata dalla risoluzione ONU 1973.
Di fatto quella risoluzione avallata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con l’astensione di Cina e Russia, che a differenza della crisi siriana qualche anno più tardi non applicarono il veto, permise dei veri e propri bombardamenti da parte delle forze alleate e della Lega Araba sulla Libia di Gheddafi.
I ribelli che fino a quel momento erano stati efficacemente respinti dai lealisti arrivarono in pochi mesi all’avanzata verso Tripoli, conquistata nell’agosto del 2011. Gheddafi rifugiatosi a Sirte per organizzare l’ultima strenua ed effimera resistenza lealista, verrà sconfitto e catturato per poi essere ucciso dalle milizie in modo poco decorso.
Hillary Clinton, al tempo Segretario di Stato fu raggiunta dalla notizia della morte di Gheddafi durante un’intervista che l’ex First Lady stava realizzando per CBS News a Kabul. La reporter le chiese se la sua visita di pochi giorni prima avesse a che fare con la caduta di Gheddafi, domanda alla quale la Clinton rispose che la sua visita nella Libia “libera” (come lei stessa la aveva battezzata) aveva sicuramente a che fare con la caduta di Gheddafi. Poi commentando la definitiva morte dell’ex Guida della Jamahiriya libica, ha esultato con fare isterico ed ilare alla notizia utilizzando parole che ricalcando quelle di Giulio Cesare quando attraversava il Rubicone, faranno il giro della rete: “We came, we saw, he died”, ovvero “Siamo arrivati, abbiamo visto e lui è morto” …gridava estasiata l’attuale candidata democratica alla presidenza degli Usa, quel giorno particolarmente soddisfatta lì a Kabul, dove era stata raggiunta dai giornalisti.
Contenta per il cambio di regime di un paese che ormai costituiva un problema più per le mire geopolitiche dei francesi, da sempre avversi al panafricanismo di Gheddafi che minacciava la loro egemonia post-coloniale sui paesi francofoni, e per le petromonarchie, che non per gli Stati Uniti stessi.
Sappiamo poi come è andata: la Libia è un caos del quale l’Europa si è in seguito disinteressata, divisa dalle tribù locali e dall’avvento dell’ISIS a pochi chilometri dai confini europei. I leader ribelli che si erano avvantaggiati della benevolenza europea (e della Segreteria di Stato Usa) sono poi passati per i finanziamenti del Qatar oppure sono entrati direttamente nell’ISIS.
Un caos che ha provocato conseguenze gravissime, come l’intensificarsi del problema dei flussi immigratori in Europa, l’aggravarsi della pericolosità del terrorismo islamico e ultimo, ma non ultimo, un danno economico e strategico importante per il nostro paese.