Pensa prima alla tua gente che agli africani e all'Africa

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Messaggioda Berto » dom dic 17, 2017 11:43 am

Storia di Mohammed, il non profugo che manteniamo in hotel e ci deride
2015/12/17
https://voxnews.info/2015/12/17/storia- ... me-profugo

“So benissimo che non otterrò mai lo status di rifugiato, ma nel frattempo io faccio domanda e ottengo i benefit concessi ai richiedenti asilo”.

Come spiega a chi lo intervista, basta presentarsi agli uffici della Questura di una città italiana e fare richiesta dei moduli per i richiedenti asilo. Poi inoltri la domanda. Il gioco è fatto. Per almeno due anni vieni ospitato in hotel, tutto compreso: vitto, alloggio, schede telefoniche, cure sanitarie anche specialistiche e, se non hai grandi spese, una discreta paghetta quotidiana per i piccoli vizi.

Mohammed ha vent’anni. Ed è algerino. Non esattamente un paese in guerra, l’Algeria. Ha lasciato il suo Paese per venire a farsi curare gratis in Italia. A causa di rapporti omosessuali non protetti – più comuni di quanto si pensi, in Nordafrica -, è sieropositivo e ha bisogno di prestazioni mediche che non potrebbe pagare e a cui non avrebbe diritto, ma che otterrà. Risiede, a spese nostre, in un hotel vicino Milano.

Dicevamo un paio di anni, perché poco importa provenga da un Paese dove la guerra non c’è, perché ogni richiesta deve essere vagliata singolarmente, e così l’attesa del vaglio delle migliaia di richieste che ormai da anni sommergono le commissioni Asilo italiane, garantisce a decine di migliaia di individui – Mohammed compreso – che fino a due anni venivano considerati clandestini, di usufruire di hotel, prestazioni mediche e welfare italiano.

“E quando la mia domanda verrà respinta – dice Mohammed – potrò sempre fare ricorso grazie al patrocinio legale garantito dal governo a spese vostre”. Poi, tra due anni ne riparliamo.

E tra due anni, magari, quando i figli di Renzi avranno deciso che è clandestino, non farà altro che trasferirsi in Francia e fare richiesta lì. E il gioco ricomincia da capo.

Stiamo regalando il nostro residuo benessere a chi non ha mai contribuito a crearlo. E’ paradossale. Si parla di sistema contributivo nell’erogazione delle pensioni, cioè la pensione in diretto rapporto a quanto versato. Ma quando si parla di immigrati no, welfare e pensioni sociali vengono erogate a loro senza che abbiano mai contribuito.

E’ evidente che un sistema del genere non può resistere. E’ ovvio che la Sanità universale gratuito non può reggere se gli italiani pagano e poi ne usufruisce chiunque nel mondo. I costi sono insostenibili.

E’ il motivo per il quale negli Usa la sanità pubblica è quasi inesistente: se vuoi la società multietnica e l’immigrazione di massa a getto continuo, non puoi permetterti la sanità pubblica universale e gratuita all’europea.

Stato sociale e Stati nazione etnicamente omogenei sono intrinsecamente collegati. Se il secondo non può esistere il primo.




La confessione del marocchino - Gli occhi della guerra
Giovanni Masini

http://www.occhidellaguerra.it/la-confe ... marocchino

Mentre sorseggia il suo té marocchino alla menta, Alì mi sorride con un ghigno sardonico: “So benissimo che non otterrò mai lo status di rifugiato, ma nel frattempo io faccio domanda e ottengo i benefit concessi ai richiedenti asilo”.

Alì ha una trentina d’anni, un figlio e una ex moglie in Italia. Ha lasciato il nostro Paese dove ha vissuto per anni “per un pasticcio con la Questura”, mi spiega, e ora è in Germania per farsi operare a una gamba. Ha bisogno di prestazioni mediche che normalmente non potrebbe pagare e a cui non avrebbe diritto, ma che ottenere non è impossibile.

Come mi spiega candidamente, basta presentarsi agli uffici della commissione per i richiedenti asilo ed inoltrare la domanda. Al resto penseranno i tempi biblici della burocrazia, che nell’attesa del vaglio delle migliaia di richieste che da mesi sommergono la Germania, garantiscono a molti di usufruire delle prestazioni mediche e dei vari benefit delwelfare europeo concessi a chi fa domanda di protezione internazionale. Tra cui anche una piccola somma di denaro mensile.

Complici le lungaggini del diritto internazionale e il numero esorbitante di applicanti, Alì può dirsi sicuro che la sanità germanica risolverà i suoi problemi. Se per caso la domanda dovesse essere respinta, aggiunge, potrà sempre fare ricorso grazie al gratuito patrocinio o tentare una nuova domanda altrove.

Poco importa che provenga da un Paese, il Marocco, dove la guerra non c’è: i casi vengono esaminati singolarmente e stabilire ex ante l’esito di una domanda è impossibile. Il sistema è destinato ad implodere, se qualcosa non cambia prima

È lo stesso Alì ad ammetterlo: “Tra cinque anni la Germania sarà messa peggio dell’Italia, perché con tutti questi asilanti – mi dice con la sua cadenza lombarda – Le spese e mica le spese, il governo non ce la farà più”.


Gino Quarelo
Quello che viene dato a questo individuo è tutto nostro e viene tolto, rubato alla nostra gente. Chi e ciò che lo permette va considerato criminale, altro che diritti umani.
Sono storie che se anche inventate rispecchiano perfettamente la realtà.
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Messaggioda Berto » mer dic 20, 2017 7:25 am

Immigrati, reddito d'inclusione: paga di Stato a 600mila stranieri, un conto salatissimo
15 Dicembre 2017
di Fausto Carioti

http://www.liberoquotidiano.it/news/ita ... nieri.html

Lo hanno chiamato Reddito d’inclusione, ma avrebbero fatto meglio a chiamarlo Reddito d’accoglienza. Perché i primi a poter approfittare del Rei - questo il nome in codice della prebenda che sarà erogata da gennaio - saranno proprio gli immigrati, i quali accederanno alla paghetta di Stato in proporzione molto più alta rispetto agli italiani. Da oggi lo si può dire, perché esiste una stima precisa: a regime e con la platea allargata, su 700mila famiglie che riceveranno il bonifico, ben 168mila - pari a circa 600mila individui - avranno il capofamiglia non italiano. Essendo gli stranieri regolarmente residenti in Italia 5 milioni, significa che uno su otto, tra loro, sarà stipendiato dal contribuente. Sono numeri che si ricavano dalla lettura del Rapporto sulla Politica di Bilancio 2018 appena pubblicato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, l’authority indipendente chiamata a vigilare sui conti pubblici presieduta dall’economista Giuseppe Pisauro.

Il Rei sarà concesso mediante carta elettronica prepagata e nella prima metà del 2018 ne beneficeranno poco meno di 500.000 famiglie, ovvero circa 1,8 milioni di persone. Un gruppo familiare in difficoltà economiche, con almeno cinque componenti, avrà sino a 535 euro al mese, e via a scendere. Potranno accedervi i cittadini comunitari e gli extracomunitari con permesso di lungo soggiorno, purché risiedano nel nostro Paese in modo continuativo da almeno due anni, mentre i titolari di diritto d’asilo e altre forme di tutela internazionale sono equiparati da subito ai cittadini italiani. Quanto ai requisiti economici, bisognerà avere un reddito Isee non superiore ai 6.000 euro e un valore del patrimonio immobiliare, diverso dalla casa di abitazione, inferiore ai 20.000. Il costo per le casse dello Stato, nel primo anno, sarà pari a 2 miliardi di euro.

Sino a giugno il beneficio sarà dato solo alle famiglie che hanno almeno un minore, o una donna in stato di gravidanza, o un disabile, o un disoccupato con più di 55 anni. Dal mese successivo, però, questi paletti saranno tolti e la concessione dell’assegno si baserà solo su criteri economici. A questo punto, come ha spiegato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, la platea dovrebbe arrivare a circa 700mila famiglie, per un numero superiore ai 2,5 milioni di persone. Solo l’inizio, nelle intenzioni del governo e del Pd: per Poletti il provvedimento è una «svolta epocale», ma deve essere finanziato con maggiori risorse.

Una delle grandi incognite riguardava proprio la nazionalità dei premiati dal provvedimento. Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia, ha detto che, tramite esso, «dopo l’accoglienza, lo Stato italiano si fa carico anche del mantenimento degli immigrati, che da richiedenti asilo diventano richiedenti di reddito». Mancavano però stime oggettive e ufficiali, che il rapporto dell’Ufficio parlamentare di bilancio adesso ha fornito.

Non sono valutazioni di merito, quelle dell’Upb, che peraltro dà un giudizio in sostanza positivo sulla capacità del Rei di contrastare la povertà, ma calcoli fatti applicando i requisiti previsti dalla legge alla popolazione residente nel nostro Paese. A fare la differenza, come prevedibile, è il dato per cui “la povertà assoluta è molto più diffusa tra i cittadini non italiani (il 27,4 per cento dei nuclei con capofamiglia non italiano è povero, contro il 4,5 di quelli con capofamiglia italiano)”. E anche se, per una serie di motivi, “il Rei garantisce un sostegno a quasi la metà dei nuclei poveri con capofamiglia di cittadinanza italiana, contro circa un terzo di quelli con capofamiglia straniero”, alla fine l’indigenza degli immigrati residenti in Italia ha un peso decisivo. “Nel complesso”, scrivono i tecnici di Pisauro, “i nuclei beneficiari del Rei saranno per più di tre quarti italiani, pur non tenendo conto dei requisiti in termini di cittadinanza e residenza previsti dalla normativa, che dovrebbero restringere ulteriormente la platea di cittadini stranieri”.

A conti fatti, dunque, l’Upb stima che le famiglie beneficiate dal Reddito di inclusione saranno per il 76% italiane e per il 24% straniere: un immigrato ogni tre italiani, e questo nonostante il rapporto tra gli stranieri e chi ha il passaporto tricolore, sul territorio nazionale, sia di uno a undici. Significa che a luglio, quando la platea dei percettori della mancetta di Stato sarà arrivata ai 2,5 milioni previsti, 1,9 milioni di costoro saranno nostri connazionali e 600 mila stranieri. Detta in modo diverso, quel provvedimento raggiungerà il 3% degli italiani e il 12% degli stranieri residenti in Italia.

Resta da fare una considerazione che ovviamente l’Ufficio parlamentare di Bilancio non fa: il governo che promette di far cessare gli sbarchi e migliorare la qualità della nostra immigrazione è lo stesso che garantisce un assegno mensile agli stranieri che, senza un euro in tasca, restano in Italia per almeno due anni. Un incentivo ai disperati di tutto il mondo a venire nel nostro Paese per rimanervi il più a lungo possibile.
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Messaggioda Berto » sab dic 23, 2017 4:24 pm

Migranti, primo corridoio umanitario: atterrano in 162 a Roma su volo militare dalla Libia
Le persone a bordo sono state liberate dai lager di Tripoli grazie a un accordo tra Italia, governo libico, Onu e Cei. Minniti: "Giorno storico"
22 dicembre 2017

http://www.repubblica.it/cronaca/2017/1 ... -184956196

Stavolta non sono dovuti sbarcare da un gommone e non sono approdati sulle coste del Sud Italia. Sono usciti invece dalla pancia del C130 infreddoliti e avvolti nei loro vestiti colorati; donne e bambini che fino a 12 ore fa erano in uno dei Centri di detenzione per immigrati irregolari di Tripoli. E hanno toccato il suolo a Roma, nell'aeroporto militare di Pratica di mare. Sono i primi 162 migranti arrivati in Italia grazie al primo corridoio umanitario frutto di un accordo che ha coinvolto l'Italia, il governo libico, l'Onu e la Cei.

I migranti coinvolti nel viaggio sono stati individuati nei mesi scorsi dal personale dell'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, tra coloro che erano in condizioni di massima fragilità. "Dall'inizio dell'anno - ha spiegato il responsabile della Libia dell'Unhcr, Roberto Mignone - abbiamo fatto 995 visite nei Centri e siamo riusciti a liberare 1.200 persone. Ma pensiamo che nel prossimo anno questi numeri saliranno e riusciremo ad evacuare dalla Libia tra le 5mila e le 10mila persone in condizioni di fragilità".

L'intesa tra il governo italiano e quello libico ha permesso che i migranti fossero liberati dai Centri e potessero lasciare il paese per raggiungere l'Europa: stavolta però hanno viaggiato con un volo dell'Aeronautica militare italiana. Il primo velivolo, con 110 persone a bordo di cui una quarantina bambini, è atterrato all'aeroporto di Pratica di Mare attorno alle 19; il secondo, con 52 migranti, è decollato da Tripoli poco dopo e arriverà nella tarda serata. In Italia i migranti, grazie all'accordo tra il governo e la Conferenza episcopale italiana, verranno inseriti nel sistema Sprar e accolti in sedici diocesi in tutto il paese: da Arezzo a Benevento, da Treviso a Varese, da Milano a Reggio Calabria. A tutti è stata concessa la protezione internazionale e tutti verranno inseriti in un percorso di integrazione.

"È un giorno storico - ha detto il ministro dell'Interno Marco Minniti, presente allo sbarco in aeroporto insieme al presidente della Cei Gualtiero Bassetti -. Per la prima volta grazie al lavoro straordinario di tante persone si è aperto un canale umanitario legale dalla Libia all'Europa. Siamo riusciti a portare verso la salvezza donne e bambini, sottraendoli ai trafficanti di esseri umani". E ha aggiunto che "questo è solo l'inizio".

Il presidente Cei si è soffermato a lungo con i migranti: "Abbiamo creduto - ha detto Bassetti - nella possibilità che si realizzassero i corridoi umanitari e che potessimo salvare legalmente queste creature innocenti e abbiamo avuto ragione, anche grazie al governo italiano". Poi ha commentato: "È una bellissima antivigilia di Natale: questi piccoli, dopo tante sofferenze e lacrime, hanno trovato accoglienza. La nostra casa è la loro casa, la nostra patria e la loro patria".
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Messaggioda Berto » dom gen 07, 2018 9:01 am

Va bene razzisti, ma almeno siate coerenti. Risparmieremmo tutti tempo (e maalox)
Marco Zavagli
2018/01/06

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... ox/4075656

Come buon proposito per il 2018 chiederei un po’ di coerenza al club del “Io non sono razzista, ma…”. Dirigo un giornale on line e, nel bene o nel male, sono quotidianamente affaccendato nella moderazione dei commenti. Non intendo qui criticare chi crede che le frontiere migliori siano quelle col filo spinato; o chi maledice il governo di turno che si arricchirebbe con gli esodi epocali; o chi semplicemente non vuole calpestare lo stesso suolo di negri, rom, rumeni, marocchini eccetera eccetera. E nemmeno difendere pseudo partiti dell’impunità, nel caso qualche ospite si macchiasse di crimini sul suolo italiano.

Chiedo solo un po’ di coerenza. Il cui etimo, scherzo del destino, è “stare unito, attaccato, insieme”. Ecco, rimanete attaccati a voi stessi. Scrivete quello che volete insomma, ma fatelo secondo una logica. Risparmieremmo tutti in termini di tempo e di maalox. Procedo con le esemplificazioni in materia. Il luogo comune più celebre è quello di chi si strappa i capelli perché i migranti “vengono qui a cazzeggiare, non a lavorare”. Eppure, se si offre loro un lavoro (cosa che può avvenire solo dopo il riconoscimento di uno status di protezione internazionale, non prima di un anno, un anno e mezzo) ecco che “rubano il posto agli italiani”.

Allora vediamo se va bene farli lavorare gratis come volontari. È successo pochi giorni fa a Lagosanto, in provincia di Ferrara, dove vivo, su iniziativa dell’Auser locale. Niente da fare: arrivano minacce di stracciare la tessera associativa e anche promesse di disdette per le cene comunitarie nel caso un rifugiato serva ai tavoli.

C’è quindi chi grida “gli stranieri a casa dei buonisti”. E allora i buonisti provano ad ospitarli a casa loro. Ma trovano un sindaco, della Lega o del Pd, che minaccia di aumentare le tasse a chi si permette di aprire le porte di casa.

Il peana vale anche per il capitolo delinquenza. “Se fanno un furto gli italiani finiscono in galera, se lo fanno gli stranieri il giudice o il pm li libera subito”. Inutile far notare che al 30 novembre 2017 su un totale di 58.115 detenuti nelle carceri italiane, ben 19.903 sono stranieri (dati ministero di Giustizia). Peggio ancora. La risposta consueta è: “in galera c’è sovraffollamento perché è pieno di stranieri, segno che delinquono più degli italiani”.

Veniamo al mantra dei finti profughi. “Vengono qui per bighellonare, non scappano da guerre. Infatti solo il 5% è davvero un richiedente asilo”. Il 5% (in realtà l’8%) ottiene lo status di rifugiato. Ma questo non significa che il restante 95 (o 92) percento sia stato scartato perché ha percorso migliaia di chilometri e rischiato la vita in mare o nel deserto – quando non viene ammazzato o torturato prima – solo per prendere per il culo noi italiani.

Gli esiti delle 7.937 domande di asilo vagliate dal ministero dell’Interno nel novembre 2017 parlano di 641 rifugiati (8% del totale), 423 persone che hanno ottenuto la protezione sussidiaria (5%) e 1.982 cui è stata riconosciuta quella umanitaria (25%). Si sono visti negare la richiesta in 4.829 (61%). I dati sono omogenei dal 2015 ad oggi. Per i san Tommaso, vedere il sito del ministero dell’Interno.

Un breve bignami per chi fatica a capire le differenziazioni sopraesposte. Il rifugiato è chi chiede protezione a uno Stato estero nel timore fondato di essere perseguitato per motivi di razza, religione, cittadinanza, opinioni politiche. La protezione sussidiaria viene concessa se sussistono fondati motivi di ritenere che il richiedente, se ritornasse nel paese di origine, correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno. La protezione umanitaria si accorda quando ricorrono gravi motivi, in particolare di carattere umanitario, e non ricorrono i requisiti dei precedenti riconoscimenti.

Arrivati a questo punto ti fanno notare che sono “Tutti uomini, giovani forti e robusti”, lasciando intravedere un malcelato timore di contaminazione della specie. Eppure, se arrivano solo donne, magari incinte all’ottavo mese, le cacciamo via con le barricate, come a Gorino.

Le ho intervistate quelle dodici donne che eroici pescatori volevano rispedire al mittente. Mi hanno raccontato le loro storie. Molti non crederebbero alle loro parole. Alle loro ferite forse sì. Una di loro, Abidemi, aveva la spalla combusta dall’acido. Forse un trucco splatter per commuovere gli ingenui occidentali.

Ma anche se qualche lacrimuccia può scendere per eccesso di empatia, eccoci a ricordare l’ultimo luogo comune: “un conto è salvarli, un conto riempirli di soldi. Li vedi che scendono dai barconi che hanno già il cappellino di marca e l’i-phone”. Già, chiudiamo con un appunto su gadget, bei vestiti e smartphone.

Vi ricordate la foto di Aylan? Sì, quel bambino siriano trovato annegato sulle spiagge turche. Addosso aveva scarpette, jeans corti e maglietta rossa. Non mancava qualcosa? Mancava un salvagente. Il biglietto pagato dal padre non comprendeva il giubbotto di salvataggio. Il padre di Aylan aveva acquistato il tagliando più economico verso le coste greche. Immagino perché non poteva permettersi di comperare per la moglie e i figli l’attrezzatura indispensabile a salvare le loro vite.

Già, perché nell’immensa fiera della necrofilia che si snoda sui porti di sola andata di Africa e Asia vendono anche l’equipaggiamento necessario a scampare alla morte. Scampare. Chi cerca scampo deve sperare di non essere così povero da terminare anzitempo la sua fuga. Ecco il capo firmato che voleva Aylan, un salvagente.



Gino Quarelo

Che articolo demenziale, quante inutili chiacchere e che manipolazione della realtà, delle leggi e dei valori/doveri/diritti umani.

1) in Italia non ci sono risorse pubbliche per accogliere ed ospitare,
lo stato italiano ha il debito pubblico più alto dell'occidente, debito da pagare;
lo stato italiano ha già di suo un numero elevatissimo di poveri e bisognosi, milioni di persone, che vanno assistiti prima di poter solo pensare ad assistere altri;
è semplicemente assurdo accogliere ed ospitare non italiani e non europei per trascurare i cittadini italiani ed europei;

2) in Italia non vi è lavoro nemmeno per gli italiani e perciò non si può offrire e garantire un futuro a nessuno,
lo stato italiano ha già milioni di disoccupati e di giovani che non possono farsi una casa, una famiglia e dei figli; e che a decine o centinaia ogni anno si suicidano dalla disperazione;
inoltre dall'Italia decine di migliaia di giovani ogni anno sono costrette a migrare regolarmente per avere un lavoro e un futuro,
quindi è assurdo e criminale offrire lavori assistiti e pubblici a non italiani e a non europei trascurando i cittadini italiani ed europei; magari estorcendo fiscalmente le imprese costringendole a fallire, chiudere o delocalizzare creando ulteriore disoccupazione, disperazione e miseria;

3) inoltre è del tutto assurdo, demenziale e criminale accogliere ed ospitare i nazisti maomettani che disprezzano, odiano e sterminano in ogni dove i non mussulmani;

4) la sola possibilità di accoglienza ed ospitalità che rimane è quella del singolo cittadino che si fa carico accogliendo ed ospitando a sue spese e sotto la sua responsabilità civile e penale, rispondendone economicamente con il patrimonio personale in una forma simile all'adozione dei bambini, dimostrando anticipatamente di poterlo fare;

5) non esiste alcun diritto ad entrare clandestinamente o regolarmente nella terra o paese altrui per farsi ospitare e mantenere indipendentemente dalla volontà e dalle possibilità delle genti o dei cittadini di quelle terre o di quei paesi;

6) noi non abbiamo alcuna responsabilità, di alcun tipo, che ci obblighi ad accogliere ed ospitare chichessia proveniente dall'Asia e dall'Africa;

7) noi come stato e paese, Italia ed Europa, non abbiamo nemmeno alcun dovere di aiutare chichessia nei loro paesi, indipendentemente dalla nostra volontà e dalle nostre possibilità pubbliche; i singoli cittadini e le loro associazioni con le loro risorse private e non pubbliche, sono liberi di aiutare a casa loro chi vogliono; sempreché non vadano ad aiutare organizzazioni criminali che potrebbero arrecare danno al nostro paese, all'Europa e all'umanità intera.



I rasisti veri łi ciama rasixmo coel ke rasixmo no xe
viewtopic.php?f=25&t=1755
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Messaggioda Berto » mar gen 09, 2018 9:10 pm

Senegalesi si fingevano rifugiati e ottenevano 150 euro al giorno
Fabrizio Tenerelli - Gio, 04/01/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 79853.html

Incassavano dai 100 ai 150 euro al giorno, convincendo soprattutto donne e anziani di essere dei rifugiati in cerca di un futuro migliore nel nostro Paese, scappati dalla guerra e dalla fame

Bordighera - Incassavano dai 100 ai 150 euro al giorno, convincendo soprattutto donne e anziani di essere dei rifugiati in cerca di un futuro migliore nel nostro Paese, scappati dalla guerra e dalla fame.

Peccato, però, che in Italia sono regolarmente residenti e che ognuno di loro ha i documenti. Così quattro senegalesi e ivoriani, che si "vendevano" come migranti, sono stati allontanati oggi dagli agenti della polizia municipale di Bordighera, che applicando l'ordinanza contro l'accattonaggio, hanno accompagnato i quattro: chi sul treno e chi, in auto, al confine della città, con l'invito ad andarsene.

I vigili sono convinti che esista una vera e propria organizzazione, dietro queste persone, che abitano a Genova e giungono in Riviera, col treno, verso le 9.30, per rincasare intorno alle 18.30, proprio come i pendolari. Non è la prima volta che i quattro vengono pizzicati in Riviera. A turno, infatti, si passano tutte le località turistiche della Liguria, spartendosi il territorio. C'era chi girava in piazza della Stazione e chi all'intersezione tra la via Aurelia e il centralissimo corso Italia: chi davanti a un supermercato e chi a un altro. Ognuno pronto ad allungare la mano o il cappello, facendo leva sul "buonismo" di noi italiani, sempre pronti ad aiutare lo straniero, ma diffidenti nei confronti dei nostri connazionali in difficoltà. L'incasso, in questi giorni di festa, riusciva a superare addirittura i cento euro, per arrivare anche a centocinquanta euro. Che poi rimanessero tutti o in parte a loro, questo non lo sappiamo.
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Messaggioda Berto » mar feb 27, 2018 9:03 am

Salvini, una mamma su Facebook: "Miei figli temono che li manderete in Africa"
Rachele Nenzi - Lun, 26/02/2018

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 98817.html

Una mamma ha scritto e condiviso una lettera e l'ha indirizzata a Matteo Salvini: "Volevo ringraziarla perché sta regalando ai miei figli dei momenti di terrore "
Una lettera indirizzata al leader della Lega Nord, Matteo Salvini, e ai suoi "gentili simpatizzanti", sta facendo il giro del web.
A scriverla una "mamma adottiva di due splendidi bambini africani". Nella missiva scritta e postata su Facebook - che in poco tempo ha raccolto migliaia di like e condivisioni - si raccontano le conseguenze del pregiudizio e del razzismo nei confronti di due bambini di colore.
Il messaggio ai leghisti
"Volevo ringraziarla perché sta regalando ai miei figli dei momenti di terrore davvero fuori dal comune - scrive Gabriella Nobile, autrice del post - Mia figlia di 7 anni prima di andare a letto mi chiede: "ma se vince quello che parla male di noi mi rimandano in Africa?'. E piange disperata. Mio figlio invece - prosegue la donna -, prende l'autobus per andare agli allenamenti di calcio quasi tutti i giorni e da circa un paio di mesi mi racconta di insulti che è costretto a subire da suoi gentili simpatizzanti".

"Dire ad un bambino di 12 anni, che oltretutto veste una divisa sportiva: sporco n...., n..... di mer..., torna a casa tua, venite qui rubare e ammazzare le nostre donne.......credo che sia la palese dimostrazione di come questo paese, grazie a persone come lei, stia lentamente scivolando nel baratro": sentenzia la mamma su Facebook. Poi scatta l'affondo finale: "Nei suoi ipocriti slogan "prima gli italiani" c'è tutta l'ignoranza di colui che non ha ancora capito che l'italiano è colui che ama l'Italia non che ci è nato! Come io sono mamma perché amo i miei figli e non perché li ho partoriti. Faccia la guerra - chiosa la donna - a coloro che ci hanno ridotto al collasso. Benpensanti italici che hanno impoverito di cultura e di valori questo bellissimo paese facendo guerre contro i poveri, gli immigrati, i gay, i rifugiati..... tutto per una sola bieca motivazione. Distogliere l'attenzione dalle malefatte (e non uso termini peggiori perché sono una Signora) che imperterriti continuate a perpetuare a chi in questo paese ci crede davvero".

Gino Quarelo
Se non hanno alcun diritto di stare qua mi pare giusto che siano rispediti in Africa. A meno che questa signora, cittadina italiana, non li abbia adottati legalmente come suoi figli, e quindi li mantenga di suo e ne sia civilmente, economicamente e penalmente responsabile.

Questa madre, se fosse una buona madre e una buona cittadina dovrebbe spiegare ai suoi figli adottivi che non hanno nulla da temere perché essendo adottati sono divenuti cittadini italiani e quindi con il pieno diritto di stare qua. Poi dovrebbe spiegare a questi suoi figli adottivi dell'Africa, che l'avversione di molti cittadini italiani è motivata dal fatto che vi è una invasione violenta e clandestina dall'Africa che fa del male ai cittadini italiani che sono giustamente arrabbiati e che non sapendo che i suoi figli africani sono stati adottati e quindi divenuti cittadini italiani, possono scambiarli per clandestini (dovrebbe fare l'esempio della loro casa qualora venisse invasa da estranei che volessero depredarla o stabilirvisi a spese della loro famiglia). Che questa donna vesta i suoi figli con la scritta: siamo cittadini italiani legali, che informi la sua comunità di averli adottati legalmente e vedrà che nessuno più dirà loro alcunché di sgradevole o avversivo.
La sorella di mia cognata ha adottato una bambina etiope, nera come l'ebano, e dalle mie parti in Veneto nessuno la maltratta.


https://www.facebook.com/gabriella.nobi ... 7284175902
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Messaggioda Berto » mar feb 27, 2018 8:32 pm

L'Africa non vuole più i nostri vestiti usati
26 Febbraio 2018
Maurizio Stefanini

http://www.liberoquotidiano.it/news/est ... 8.facebook

I «Paesi cesso» dell' Africa non vogliono più i «vestiti cesso» che gli americani cercano di sbolognare loro. Manca ormai meno di un anno a quel primo gennaio del 2019 in cui tre dei sei Paesi della Comunità dell' Africa Orientale - Ruanda, Uganda e Tanzania - smetteranno di importare scarpe e vestiti usati provenienti da Stati Uniti ed Europa. Non è una rappresaglia contro il protezionismo di Trump: l' organizzazione composta da Sud Sudan, Ruanda, Burundi, Kenya, Uganda e Tanzania aveva preso la decisione già nel 2015, quando presidente era ancora Barack Obama.

A Washington, le lobby si muovono. È di 124 milioni di dollari all' anno il giro d' affari per l' export Usa di vestiti di seconda mano nei tre Paesi in cui scatta il divieto; e di 350 milioni l' import sempre annuale di vestiti usati in tutta l' Africa Orientale, per un fatturato che aumenta ogni anno del 60%.

Sono almeno un centinaio le aziende dell' abbigliamento usato che sono raccolte nella Secondary Materials and Recycled Textils Association (Smart), e che per rappresaglia hanno già chiesto la revisione di agevolazioni commerciali per migliaia di prodotti africani esportati negli Stati Uniti senza diritti doganali. Secondo la Smart, la decisione di Uganda, Tanzania e Ruanda rappresenta una violazione delle misure previste dall' African Growth Opportunity Act (Agoa): quel Patto africano per la crescita e le opportunità che fu votato dal Congresso di Washington nel maggio del 2000 come piano di collaborazione e assistenza economica e commerciale nei confronti dei paesi dell' Africa subsahariana.

In base a questa legge ogni anno il Presidente degli Stati Uniti deve stabilire quali Paesi si debbano considerare idonei a rientrare nel piano di collaborazione: criteri, il rispetto dei diritti dei lavoratori e l' applicazione di un sistema economico basato sul libero mercato. Le nazioni che vengono incluse nel programma godono di alcuni benefici relativi alla possibilità di esportare merci verso gli Stati Uniti in condizioni di dazio ridotto o annullato, e il settore in cui è stato concesso il massimo dei benefici è appunto quello tessile e dell' abbigliamento.

Ma anche l' industria tessile africana ha ormai una propria potente organizzazione di categoria: è l' African Cotton and Textiles Industries (Acti), in cui sono rappresentanti di 24 Paesi. Direttrice ne è Belinda Edmonds, secondo cui «la stragrande maggioranza dei capi di seconda mano importati da noi non sono neanche fabbricati negli Usa né hanno subito in quel Paese processi di trasformazione significativi.

Per di più una buona parte sono vestiti fuori moda o provenienti da stock invenduti per anni». «Vestiti cesso», appunto, anzi in Africa Orientale il termine usato è perfino più duro: i vestiti di seconda mano vengono infatti chiamati «mitumbà», cioè «cadaveri».

Il Kenya ha ceduto alle pressioni Usa, ma Burundi, Uganda e Tanzania hanno deciso di portare a fondo la guerra al mitumbà. Del resto il loro export negli Usa è di soli 43 milioni di dollari, contro 281 milioni di export. In Uganda il cotone è il terzo prodotto di esportazione agricolo dietro caffè e tè ma solo il 5% della produzione è lavorata sul posto a causa della concorrenza dei tessuti importati dall' Estremo Oriente e dell' importazione dei vestiti usati.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » ven mar 02, 2018 3:26 pm

Violento razzismo antibianchi in Svizzera
Boris Le Lay
12 ottobre 2017

https://www.facebook.com/40350558649775 ... n9ml4tEqU0

È naturale... in Africa, tra di loro, tutto si ottiene nel rapporto di forza con la violenza. .. Chi ha i muscoli si fa rispettare e ottiene quello che vuole. Il debole o il gentile è umiliato.
Riproducono esattamente quello che ho visto in Africa o ho fatto missioni per due decenni. In Svizzera questo è solo l'inizio rispetto alle periferie francesi o ci sono ghetti etnico-religiosi per nazionalità e dove queste bande violente sono ben installate e fanno la legge. Anche la polizia non può più entrare...
Le politiche svizzere soprattutto di sinistra che consentono l'accoglienza di queste popolazioni non vogliono guardare la realtà francese che è diventata incontrollabile. Il problema è anche il numero... dai che sono concentrati in un quartiere, si sentono forti e fanno la legge soprattutto che sanno tutte le nostre debolezze e le nostre viltà e l'impunità o la "dolcezza" delle pene della nostra giustizia e le nostre leggi inadeguate a queste popolazioni.
Ciò che è incredibile è quello di importare a casa i problemi etnico-socio-religio-culturali di sicurezza e civilisationnels che non sappiamo risolvere e dopo constatare i danni.
Il popolo passivo davanti a questa invasione colonizzazione, codardo di essere trattato di razzista si fa avere. ..
Offriamo ai nostri figli un inferno...
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Messaggioda Berto » lun mar 05, 2018 10:20 pm

Le comunità arabe contro Salvini: "Temiamo la stretta sugli immigrati"
Alessandra Benignetti - Lun, 05/03/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... po-reale/1

Il presidente del Co-mai: "Ora temiamo per la stretta sugli immigrati minacciata dalla Lega". E a Padova due uomini appiccano il fuoco all'ingresso di una moschea

"Non nascondiamo timori per il mondo arabo e musulmano, e per gli africani a seguito del risultato elettorale, specie al Nord dove si è affermata la Lega e alcuni esponenti già cominciano a minacciare una stretta sugli immigrati".

Ad esprimere preoccupazione per l’affermazione del partito di Matteo Salvini all’interno della coalizione di centrodestra è Foad Aodi, presidente delle Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e dell'Associazione Medici d'origine Straniera in Italia (Amsi).

In un’intervista all’Adnkronos il rappresentante delle comunità arabe che vivono sul territorio italiano ha premesso di “rispettare l’esito delle urne”, ma di essere allarmato, al contempo, dalla prospettiva di un eventuale governo guidato da Matteo Salvini. “Il timore sentito maggiormente dagli stranieri che vivono in Italia è quello di essere identificati come cittadini arabi, musulmani, africani e non come cittadini italiani, mettendo così a rischio la buona convivenza che stiamo difendendo con i denti da anni", ha spiegato Aodi. Per il presidente delle Co-mai a penalizzare, invece, la sinistra e in generale “le forze politiche che hanno sempre lavorato per l'integrazione e il dialogo”, è stato il fatto di non aver “parlato a sufficienza di immigrazione” durante la campagna elettorale e di “non aver presentato alcun candidato di origine straniera”.

Intanto sale la tensione a Padova dove, nella notte, due persone incappucciate hanno appiccato il fuoco all’ingresso di un centro culturale islamico della città. Le fiamme, secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa, sono state notate da una pattuglia dei Carabinieri e subito domate grazie all’intervento dei Vigili del Fuoco. Le telecamere di sicurezza avrebbero ripreso un uomo con il volto coperto mentre lanciava un fiammifero davanti all’ingresso della sala preghiera. Una scatola di cartone che sprigionava odore di benzina, inoltre, era stata rinvenuta già nella giornata di sabato proprio davanti al centro culturale “la Saggezza”, frequentato dai musulmani di Padova come una vera e propria moschea.


Pento Alberto
I clandestini, gli irregolari, i criminali e i nazisti maomettani arabi e africani hanno buoni motivi per temere di essere giustamente cacciati, speriamo che ciò avvenga al più presto.
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Messaggioda Berto » dom mar 18, 2018 4:43 pm

Il costo dell'accoglienza: nel 2018 può arrivare a sfiorare i sei miliardi
Antonella Aldrighetti - Dom, 18/03/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 06411.html

Sbarchi in calo, eppure crescono gli esborsi per hotspot e Sprar: coop e onlus a gonfie vele

Roma - Progressione aritmetica. Si può riassumere con questa precisa definizione la crescita pressoché costante, anno dopo anno, della spesa messa in campo per sostenere e sostentare gli immigrati che albergano nelle strutture d'accoglienza.

Malgrado negli ultimi sei mesi sia stata evidente la diminuzione degli sbarchi non si è ridotta invece la spesa che potrebbe sfiorare quest'anno addirittura i 6 miliardi di euro. Già, perché la disamina dei documenti che attestano le risorse impegnate per mantenere in piedi gli hotspot - ossia i centri di accoglienza straordinari dove gli stranieri dovrebbero soggiornare per brevi periodi e non essere stanziali fa presagire alla possibilità che con la bella stagione gli arrivi possano essere di nuovo copiosi con l'incremento dei cosiddetti costi vivi. Al contempo è cresciuta a dismisura anche la spesa per il mantenimento dello Sprar, quel sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati che accoglie gli stranieri nelle piccole realtà locali, tra comuni e hinterland. Le cifre per il triennio sono state divulgate in questi giorni: per l'anno corrente il ministero dell'Economia ha stanziato quasi 2,5 miliardi (precisamente 2.449.742.651) mentre, per il biennio successivo altri 4,7. Queste cifre sono riferite al programma di sviluppo dei flussi migratori: in pratica l'ordinaria amministrazione degli Sprar. Ordinaria si fa per dire vista l'entità dell'ammontare che tuttavia servirebbe oltre che al mantenimento degli standard abitativi anche per i progetti di inserimento e inclusione degli immigrati nonché per l'assistenza psicologica di chi ne ha bisogno. Doveroso a questo punto fare i cosiddetti semplici due conti: gli stranieri che a oggi usufruiscono dello Sprar sono circa 32 mila (centinaio più o meno), per cui ripartendo i 4,5 miliardi tra tutti si ottiene che per ciascuno di loro si spende poco più di 13 mila euro l'anno. Ecco perché a conti fatti si supereranno di netto i 5 miliardi già spesi nel 2017. Infatti si devono aggiungere altri 2,7 miliardi per l'accoglienza standard nei Cas, nei Cara e nei Cpr prima del rimpatrio e altri 243 milioni di euro, appena erogati, per la pronta accoglienza nei luoghi di sbarco.

A questi soldi si dovrà sommare dell'altro: sacchetti pasto (circa 5 euro più iva ciascuno), interpretariato tra autorità e immigrato (27,50 euro l'ora), eventuali cure mediche. Le prefetture del Sud, prossime ai luoghi d'approdo, sono all'opera per preparare gestione e operazioni di supporto agli arrivi. Identificazione, pronto sostentamento, sistemazione, alloggio e infine trasporto dagli hub dove, in tempi di 2 o 3 mesi, gli stranieri verranno dirottati nei diversi centri. Ed è qui infatti il piatto più sostanzioso: i primi soldi sono pronti per andare dritti nelle tasche di quelle onlus e quelle coop che ogni anno diventano più ricche a spese dello stato. I 2.400 posti del Cara di Mineo costeranno 50 milioni che verranno spartiti in lotti tra la cooperativa La Cascina di Roma, il Cns di Bologna e il Gus marchigiano per vitto, servizi di pulizia e assistenza in genere. Altri 1.170 posti sono stati già reperiti ad Agrigento per 30 milioni. L'hotspot di Milo in provincia di Trapani ospiterà 400 migranti per 15 milioni annui, quello di Palermo 500 (15,5 milioni) mentre a Pozzallo, in provincia di Ragusa, 1.350 posti costeranno 17,2 milioni. A Enna altri 550 posti (23 milioni), a Messina 250 (11 milioni). In Calabria la parte del leone la recita il Cara di Crotone con 1.216 posti (60 milioni) gestito dalla Miser.Icr di Capo Rizzuto, in Puglia sarà Taranto a fare il pieno di arrivi: 1.812 posti per 21 milioni e mezzo. E siamo solo ai preventivi, non si esclude che da qui a fine anno il modello standard possa essere sottoposto a modifiche.


Corte dei Conti, il costo allo Stato di ogni richiedente asilo è di 203 euro al giorno. (altro che 35)
22 marzo 2018

http://www.lavocedeltrentino.it/2018/03 ... tro-che-35

Per l’accoglienza degli immigrati sul territorio italiano, nel 2016, il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, gestito dal Ministero dell’interno, senza includere i costi c.d. “indiretti”, ha registrato impegni finanziari per complessivi 1,7 miliardi di euro.

Anche l’Unione europea, per la stessa annualità, ha contribuito con finanziamenti per 46,8 milioni di euro che rappresentano però solo il 2,7 per cento rispetto all’onere gravato sul bilancio dello Stato e sulle spalle dei cittadini italiani.

A ciò deve aggiungersi che per il Paese il costo delle mancate ricollocazioni di migranti negli altri stati europei, alla data del 15 ottobre 2017, ammonta a non meno di 762,5 milioni.

Il documento tecnico contabile ha analizzato, specificatamente per il triennio 2013/2016, la prima accoglienza ossia i servizi resi agli stranieri dallo sbarco fino alla sistemazione nei Cas e successivamente nei Cara. Sono emersi costi elevati a fronte di servizi scarsi, assenza di controlli fiscali adeguati, tempi lunghi per identificazione e domande di asilo, governance territoriale carente da parte del Viminale nei centri di raccolta.

Insomma secondo la corte dei conti il sistema dell’accoglienza sarebbe costoso, inefficace e sommario. Il sistema di gestione dell’accoglienza agli immigrati finito sotto la lente della Corte dei conti ha messo in luce, in un compendio di 150 pagine, tutte le evidenti criticità del fenomeno.

Quando si vanno ad esaminare i costi per le suddette disamine dei documenti per le richieste di asilo viene fuori che nel 2016 sono stati impegnati ben 13,4 milioni di euro mentre, dal 2000 a oggi ben 54,5 milioni.

Vale a dire che in media per valutare l’ipotesi di protezione di ogni immigrato, tra il 2008 e il 2016, si sono spesi 203,95 euro al giorno.

Troppo a fronte del fatto che meno del 10 per cento viene classificato di fatto un rifugiato.

I magistrati contabili inoltre dopo aver puntato l’indice hanno anche comminato la dovuta sanzione sulle inadempienze contabili di alcune prefetture che accertavano le spese avvalendosi di autocertificazioni a firma di coop e onlus che si occupavano del servizio di accoglienza.

L‘indagine puntuale è stata svolta in 4 prefetture campione: Treviso, Prato, Avellino e Reggio Calabria.

Nella struttura di Avellino il costo di un migrante è arrivato a toccare i 50,39 euro al giorno + iva ovviamente (a fronte dei 35 + iva); quanto presso il Cas di Reggio Calabria sono emersi una serie di affidamenti diretti troppo agevoli rispetto alle modalità consuete che prevedono invece appositi bandi di gara. Un’attenzione ulteriore ha riguardato il Cie di Modena (Centro identificazione ed espulsione): il costo quotidiano per ogni immigrato detenuto è stato valutato da 56,16 euro fino a 167,81.

Nel 2016, 123.600 persone hanno presentato domanda di asilo e quelle esaminate dalle apposite commissioni sono state 91.102: di esse, circa il 56 per cento, provenienti da “migranti economici”, è stato respinto ed il 4 per cento ha riguardato soggetti resisi irreperibili.

Delle domande accolte (36.660), solo il 13 per cento ha avuto come esito il riconoscimento dello status di rifugiato, mentre il 35 per cento ha riguardato soggetti cui è stata riconosciuta una protezione sussidiaria ed il 52 per cento una protezione umanitaria.

La maggior parte delle regioni (dieci), per il 2015, ha registrato costi che sono da ricomprendersi in un range che va dai 30 ai 35 euro pro capite e pro die.
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