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EPA: benedizione o condanna? I nuovi accordi economici tra Africa ed Europa
http://africaeuropa.it/2014/10/30/epa-b ... -ed-europa
Possono tre semplici lettere cambiare il volto delle relazioni tra Africa ed Europa?
La risposta è sì, se le lettere in questione – e, p, a – unite vanno a forma l’acronimo inglese EPA, che sta ad indicare i nuovi Accordi di partenariato economico siglati – al novembre 2014 – dall’Unione europea con tre differenti gruppi di Stati africani: il cosiddetto West Africa group (comprendente i 15 Paesi della Comunità economica dell’Africa occidentale più la Mauritania), il SADC-EPA group (formato da Botswana, Lesotho, Mozambico, Namibia, Sudafrica e Swaziland) e l’East African Community (Kenya, Tanzania, Uganda, Burundi e Ruanda).
Accordi che – a conclusione del lungo processo di ratifica da parte dei singoli parlamenti nazionali – andranno a ridisegnare le relazioni economiche e commerciali tra i due continenti con effetti ad oggi ancora difficili da immaginare.
Nella sostanza gli stati africani, per vedere garantito ai propri prodotti l’accesso al mercato europeo senza dazi (come avveniva fino al 1° ottobre 2014), hanno dovuto sottoscrivere una serie di nuovi accordi (gli EPAs appunto) in cui si impegnano a liberalizzare i propri mercati facilitando l’accesso ai prodotti provenienti dall’Europa attraverso la progressiva abolizione dei dazi in entrata.
Agli Stati africani sarà però consentito di mantenere alcune tasse a protezione di prodotti o settori considerati strategici.
Per rendere l’idea di quale sarà la portata dei nuovi accordi basti pensare che gli scambi commerciali tra Unione europea e Africa occidentale – nel 2013 – erano parti a 68 miliardi di euro (FONTE UE)
Nonostante le rassicurazioni dei negoziatori europei – il commissario europeo al commercio (uscente) De Gucht, ha parlato di un processo con mutui benefici e motore di un’occasione di sviluppo per l’Africa – non mancano le preoccupazioni per le possibili ricadute sulle già fragili economie africane.
We can create local wealth and jobs and Governments should support family farming more effectively, say West African farmers
La rete delle organizzazioni contadine e degli allevatori dell’Africa occidentale – riunite nel network ROPPA – ha più volte messo in guardia di fronte alle possibili ripercussioni dell’apertura dei mercati africani ai prodotti agricoli europei.
Il rischio – da loro paventato – è quello di vedere i mercati africani invasi di prodotti europei a basso costo, affossando così un settore che rappresenta la principale fonte di sostentamento per i 300 milioni di abitanti della regione.
Prezzi che – sottolineano i vertici del ROPPA – sono viziati dai sussidi che l’Ue continua a pagare ai propri agricoltori: aiuti che si tramuterebbero in forme di dumping commerciale e concorrenza sleale nei confronti dei produttori africani.
Come sottolineato dall’inchiesta “The Dark Side of the italian Tomato” che denuncia come l’esportazione di pomodoro concentrato – prodotto in Italia e coperto da sussidi – abbia negli ultimi anni invaso il mercato ghanese provocando la crisi del mercato locale e costringendo migliaia di agricoltori ad emigrare (alcuni di questi verso la stessa Italia).
Sulla questione dei sussidi bisogna però ricordare come la Commissione europea si sia impegnata – nell’ambito degli stessi Epa – a provvedere alla loro progressiva cancellazione. Resta da capire in che tempi e con quali modalità.
Vi è poi il tema delicato dei mancati introiti per le casse dei governi africani derivanti dalle tasse imposte sui prodotti di importazione. Risorse che, per molti Paesi, rappresentavano un capitolo importante dei budget nazionali.
Il dibattito è aperto e noi di africaeuropa ci sentiamo in dovere di provare ad affrontare un tema tanto complesso quando importante per il futuro di milioni di africani. Un tema che è stato snobbato e dimenticato dalla maggior parte dei media italiani, nonostante la recente scadenza del 1 ottobre 2014.
Per questo abbiamo deciso di dedicare agli EPAs una serie di post (ad iniziare dalla MINIGUIDA qui sotto) che andranno ad approfondire i vari aspetti – non solo economici, ma anche politici – dei nuovi accordi.
Questo perché crediamo che la conoscenza e l’informazione siano alla base di ogni possibile cambiamento.
Un ringraziamento speciale va all’ ECPDM (European Centre for Development Policy Management) per la mole di materiali e approfondimenti sull’argomento che mette a disposizione – gratuitamente – attraverso il proprio sito internet.
Fermiamo gli "Epa"
http://www.nigrizia.it/notizia/fermiamo-gli-epa
Difendiamo il futuro dei popoli africani dagli accordi economici che l'Europa vuole imporre. Appello rivolto alle associazioni, alle reti sociali, agli istituti missionari e a tutte le donne e gli uomini di buona volontà. Firma anche tu.
L’Unione Europea, anche a motivo della crisi economica, persegue una politica sempre più aggressiva per forzare i paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) a firmare gli EPA (Economic Partnership Agreements - Accordi di partenariato economico). Una trattativa questa durata quasi dieci anni; la Ue esige che entro il 1° ottobre 2014 gli accordi siano siglati (questo è il primo passo che precede la vera e propria firma che può avvenire anche a diversi mesi di distanza dopo la soluzione di tutti gli aspetti legali).
Le relazioni commerciali tra la Ue e i paesi ACP sono state regolate dalla Convenzione di Lomé (1975-2000) e poi di Cotonou (2000-2020) con la clausola che i prodotti ACP - prevalentemente materie prime - potessero essere esportati nei mercati europei senza essere tassati. Questo però non valeva per i prodotti europei esportati nei paesi ACP, che dovevano invece sottostare a un regime fiscale di tipo protezionistico. ???
Ora, la Ue chiede ai paesi ACP di eliminare le barriere protezionistiche in nome del libero scambio perché così richiede il WTO (l’Organizzazione Mondiale del Commercio) che persegue la politica di totale liberalizzazione del mercato. Con gli EPA, infatti, le nazioni africane saranno costrette a togliere sia i dazi che le tariffe oltre ad aprire i loro mercati alla concorrenza. La conseguenza sarà drammatica per i paesi ACP: l’agricoltura europea (sorretta da 50 miliardi di euro all’anno) potrà svendere i propri prodotti sui mercati dei paesi impoveriti. I contadini africani, infatti, (l’Africa è un continente al 70% agricolo) non potranno competere con i prezzi degli agricoltori europei che potranno svendere i loro prodotti sussidiati. E l’Africa sarà ancora più strangolata e affamata in un momento in cui l’Africa pagherà pesantemente i cambiamenti climatici.
La Ue vuole concludere in fretta questo negoziato vista l’importanza strategica dell’accordo soprattutto per il rincaro delle materie prime che fanno molta gola alle potenze emergenti (i BRICS ), in particolare Cina, India e Brasile già così presenti in Africa.
Per di più gli EPA aprirebbero nuovi mercati per i prodotti europei, ma anche nuovi spazi per investimenti e servizi.
Il tentativo dell’Unione Europea di siglare gli EPA con i 6 organismi regionali coinvolti - Comunità dei Caraibi (Cariforum), Africa Centrale (CEMAC), Comunità dell’Africa Orientale (EAC) e Corno d’Africa, Africa Occidentale (ECOWAS), Comunità di sviluppo dell’Africa Australe (SADC) e infine i paesi del Pacifico – sta conoscendo significativi ostacoli. Al momento, la Ue ha firmato un accordo definitivo solo con i quindici stati dei Caraibi. Le altre aree si sono rifiutate di firmare in blocco e la Ue ha perseguito la politica di firmare EPA provvisori con i singoli paesi: 21 hanno finora siglato gli accordi anche se pochi hanno firmato, dando un chiaro segnale della inaccettabilità degli accordi e della fallibilità diplomatica dell’Ue su questo fronte, e che sin dalla Conferenza di Lisbona (2007) si doveva presagire. In questo clima il Coordinamento per i Negoziati EPA, promosso dall’Unione Africana (UA), ha invitato tutti a non firmare per ora gli accordi EPA, ma di aspettare dopo il vertice Africa-Ue che si terrà il prossimo aprile.
Noi, donne e uomini impegnati nella lotta per il rispetto dei diritti umani, missionari e laici, riteniamo che gli EPA siano profondamente ingiusti per queste ragioni:
- in un’Africa già così debilitata, questi accordi costituirebbero un colpo mortale per l’agricoltura africana, in particolare per l’industria della trasformazione e della lavorazione dei prodotti agricoli, che può e deve arrivare a sfamare la propria gente;
- l’eliminazione dei dazi doganali nei paesi ACP, che costituiscono una bella fetta del bilancio statale, metterebbero in crisi gli stati ACP;
- gli accordi fatti dalla Ue con i singoli stati d’Africa hanno la conseguenza di spaccare le unità economiche regionali essenziali per una seria crescita dell’Africa;
- non è vero che sia il WTO a esigere gli EPA, che sono invece frutto delle spinte neoliberiste di Bruxelles;
- la Ue deve rendersi conto che l’Africa sta guardando ai BRICS , in particolare a Cina, Brasile e India come partner più allettanti che l’Europa.
Noi guardiamo anche con grande preoccupazione ai negoziati di libero scambio(DCTFA) con tre importanti paesi del Nordafrica: Egitto, Tunisia e Marocco, ai quali bisogna aggiungere la Giordania. La Ue vorrebbe negoziare la liberalizzazione dei settori agricoli, manifatturieri, ittici nonché l’apertura dei mercati pubblici alle compagnie europee. A nostro parere questo costituirebbe una minaccia diretta alle aspirazioni sociali e democratiche promosse dalle ‘primavere arabe’. Questi accordi rinchiuderebbero le economie di questi paesi in un modello di crescita rivolta all’esportazione e aprirebbero i mercati di quei paesi alle multinazionali europee.
L’Europa non può permettersi un negoziato del genere dopo il fallimento del Processo di Barcellona, firmato il 28 novembre 1995, con 15 paesi del Mediterraneo che voleva instaurare un’area di libero scambio nel Mare nostrum.
Siamo alla vigilia delle elezioni europee. Noi chiediamo che questi negoziati sia con i paesi ACP sia con i paesi del Mediterraneo diventino soggetto di dibattito pubblico. Non è concepibile che una potenza economica come la Ue non abbia una seria politica estera verso i paesi più impoveriti, verso soprattutto il continente a noi più vicino:l’Africa.
Ci appelliamo a tutti quei gruppi, associazioni, reti, istituti missionari che hanno già lavorato sugli EPA a riprendere a martellare i nostri deputati a Bruxelles.
Non possiamo non ascoltare l’immenso grido dei poveri. È in ballo la vita di milioni di persone, ma anche il futuro della Ue.
Alberto Pento
Le primavere arabe (che poi arabe non sono) hanno dimostrato che non erano affatto primavere ma tristi inverni, egemonizzate dal nazismo islamico dei Fratelli Mussulmani con tutto quello che ne è conseguito in orrende guerre civili, guerre all'occidente e al cristianesimo, sterminio dei cristiani e degli ebrei nei paesi a prevalenza islamica, terrorismo ovunque nel Mondo.
Africa Meridionale: approvati accordi Epa con l’Ue
Fonte: Africanews
http://www.nigrizia.it/notizia/africa-m ... pa-con-lue
Il Parlamento Europeo ha approvato ieri gli Accordi di partenariato economico con sei paesi della Comunità di sviluppo dell'Africa meridionale, dopo nove anni di negoziati durante i quali l’Angola ha abbandonato il processo. La progressiva liberalizzazione dei commerci con l’Europa, ad eccezione del settore agricolo e ittico, coinvolgerà Namibia, Mozambico, Botwana, Swaziland, Lesotho e, in misura minore, il Sudafrica.
Tali accordi erano stati contestati da diverse Ong, per le possibili conseguenze del libero accesso dell’Europa ai mercati africani dei paesi più in difficoltà, che da parte loro avrebbero ben poco da esportare in Occidente. Per garantire un reale beneficio per la popolazione, afferma il relatore del Parlamento europeo a capo del processo, Alexander Graf Lambsdorff, sono state previste numerose garanzie di tutela, aventi come paradigma dominante diritti umani e sviluppo sostenibile.
Gli accordi saranno applicati dopo la ratifica da parte del Consiglio dell’Unione europea e dei parlamenti dei singoli stati; proprio quest’ultimo passaggio si è rivelato critico per altre comunità di Stati africani che stanno valutando se accettare o meno gli accordi. (Africanews / Euractiv)
PAC
La politica agricola comune (PAC) è una delle politiche comunitarie di maggiore importanza, impegnando circa il 34% del bilancio dell'Unione europea. È prevista dal Trattato istitutivo delle Comunità.
https://it.wikipedia.org/wiki/Politica_agricola_comune
I sei paesi che costituirono il Mercato Europeo Comune erano appena usciti dalla guerra, in cui la popolazione aveva conosciuto situazioni di gravissima penuria alimentare. In Germania una situazione prossima alla fame si era perpetuata fino all'alba degli anni cinquanta. Quando i partner dell'accordo romano inviarono i propri ministri dell'agricoltura, circondati da stuoli di collaboratori tecnici, a Stresa, tra il 3 e l'11 luglio 1958, per decidere quale sarebbe stata la politica agraria del Mec, l'ordine dei governi era fondamentalmente uno: assicurare la certezza e l'abbondanza dei rifornimenti, qualunque situazione potesse attraversare il mercato mondiale. La durissima rivalità tra USA e Urss rendeva facilmente prevedibili, infatti, difficoltà di transito marittimo: l'imperativo fu di assicurare il cibo a tutti gli europei. Della situazione approfittò la Francia, consapevole delle proprie immense risorse agrarie. Lucidamente, de Gaulle ordinò al ministro Pisani di obbligare la Germania, che risentiva ancora, psicologicamente, della sconfitta, a pagare il conto del successo agricolo francese. Adenauer dovette ordinare al proprio ministro di accettare, per entrare nel consorzio, il diktat del Generale
Una delle misure consiste nella fissazione di livelli minimi di prezzo per i prodotti agricoli, che generano enormi eccedenze. La procedura usuale dell'Unione Europea è pagare gli esportatori perché vendano tali prodotti all'estero.
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Nuova Pac 2014-2020: chi perde e chi guadagna
http://www.uci.it/dettaglionews/Notizie ... i-guadagna
???
Troppi sussidi agli agricoltori europei. L'Ocse striglia l'Ue
Nel mentre il Consiglio dei ministri dell'agricoltura europei cerca di trovare la quadra sui punti oscuri della nuova Pac, l'Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione chiede un taglio più sostanzioso dei contributi pubblici. Perchè dovrebbe farlo l'Europa mentre le altre nazioni incrementano gli aiuti pubblici?
http://www.teatronaturale.it/tracce/mon ... a-l-ue.htm
Ancora troppe difficoltà nel trovare la quadra per la nuova riforma della Pac e così il Consiglio europeo dei Ministri dell'agricoltura, riunitosi il 23 settembre scorso, decide di aprire le porte di dare il via a un dibattito pubblico sulla stato di avanzamento della riforma della Pac.
Il pacchetto si compone di quattro testi principali :
- la proposta di regolamento recante norme sui pagamenti diretti agli agricoltori
- la proposta di regolamento per un'organizzazione comune di mercato dei prodotti agricoli (Ocm unica) ( 13369/13 )
- la proposta di regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale
- la proposta di regolamento sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della politica agricola comune
Proprio mentre in Europa è in corso un difficile negoziato tra Consiglio, Commissione e Parlamento, l'Ocse, con il rapporto Agricultural Policy: Monitoring and Evaluation 2013, striglia l'Europa, rea di aver alzato gli aiuti all'agricoltura. L'Ocse ha infatti rilevato che il sostegno pubblico all'agricoltura è arrivato al 19% dei redditi derivanti dal settore primario, quando nell'anno precedente era al 18%. Un calo sicuramente anche dovuto alla diminuzione del Pil agricolo di molti paesi, colpiti da eventi calamitosi, tuttavia l'Ocse punta l'indice contro l'accordo politico del 26 giugno scorso che non rappresenta un cambio di rotta della Pac.
L'Europa, secondo l'Ocse, contribuirebbe all'agricoltura di più rispetto alla media dei paesi sviluppati, media pari al 17% dei redditi agrari nel 2012 e del 15% nel 2011.
Vi è però da sottolineare che gli aiuti complessivi al settore agricolo, nell'area Ocse, sono incrementati da 201 a 258 milioni di dollari tra il 2011 e il 2012. I paesi che erogano i contributi più generosi sono il Giappone (56% del reddito agrario), Corea (54%), Norvegia (63%) e Svizzera (57%). Fanalini di coda Australia (3%), Cile (3%) e Nuova Zelanda (1%).
Sono soprattutto alcune economie emergenti ad aver aumentato i sostegni all'agricoltura. In Cina, nel 2012, hanno raggiunto la percentuale record: 17% del reddito agricolo, ovvero quasi pari al livello europeo. In Indonesia sarebbe arrivato al 21% e in Kazakistan ha raggiunto il 15%.
Sono molti i paesi che stanno incrementando i sussidi per arrivare all'autosufficienza, specie in alcuni settori strategici. La Russia vuole arrivare a coprire l'80-90% del proprio fabbisogno di cereali, zucchero, oli vegetali, carne e prodotti lattieri. E' così probabile che aumenti gli aiuti, fino ad oggi fermi al 12% dei redditi agricoli.
Secondoo il direttore dell'Ocse, Ken Ash: “con i mercati mondiali per i prodotti alimentari e delle materie prime capaci di tenere alti i prezzi delle derrate agricole, è giunto il momento per i governi a impegnarsi credibilmente a sostenere riforme agricole di ampio respiro. Soddisfare le esigenze di una popolazione mondiale in crescita richiede un allontanamento dalle politiche distorsive e sprecone del passato per favorire invece misure che migliorino la competitività, consentendo agli agricoltori di rispondere ai segnali del mercato, garantendo nel contempo che l'innovazione tanto necessaria sia interamente finanziata”.
I paesi che aderiscono all'Ocse sono 47 e rappresentano l'80% dell'agricoltura mondiale.