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UNA DELLE COSE VOMITEVOLI DEL TANTO CIVILE OCCIDENTEIl Burkina Faso è uno stato dell'Africa Occidentale sub sahariana, è una ex(?) colonia francese. I burkinabè vivono essenzialmente di agricoltura (83% del PIL) ed è una terra ricchissima di oro. I giacimenti di oro vengono minati da grandi multinazionali (perlopiù francesi) che drenano l'oro verso la Svizzera. Le multinazionali sfruttano il lavoro locale (a bassissimo costo) e la Francia guadagna in ogni esportazione grazie alla moneta coloniale Franco CFA, una moneta controllata direttamente dalla Banque de France e garantita dal Tesoro Francese che incassa circa il 70% dei depositi nelle esportazioni. Una forma di vero e proprio signoraggio usuraio nei confronti di un paese. Non solo: le miniere d'oro provocano la desertificazione dei terreni a discapito dell'agricoltura, unica fonte di sussistenza interna, a causa del massiccio utilizzo d'acqua. Per non parlare dei rifiuti tossici e dell'inquinamento ambientale che viene provocato dalla chimica delle tecniche estrattive. I minatori del Burkina Faso sono spesso bambini sotto i 10 anni, abbastanza piccoli da potersi infilare nei cunicoli minerari per 'grattare' il metallo prezioso. I bambini fanno uso di anfetamine per non sentire dolore e anestetizzare la fame. Questo è solo uno dei tantissimi esempi di sfruttamento neocoloniale francese di una terra africana, che avviene nell'anno domini 2018, con Macron che si permette di dare lezioni umanitarie sui migranti, ovvero su quei giovani che fuggono dai lager che i francesi hanno instaurato nei loro paesi d'origine, nella speranza di raggiungere la madrepatria che però li respinge a Ventimiglia. Il paradosso del colonialismo usuraio francese è che una terra ricca come il Burkina Faso venga impoverita a causa dei SUOI giacimenti auriferi.
Sale la tensione in Burkina Faso e i civili sono in balia di esercito e jihadisti: l'allarme di Hrw“In una situazione di crescente instabilità, continuano a moltiplicarsi gli attacchi contro la popolazione da parte dei terroristi. Ad inasprire il clima anche le forze dell’ordine responsabili di saparizioni e giustizia sommaria
di CHIARA NARDINOCCHI
20 maggio 2018
http://www.repubblica.it/solidarieta/em ... -196933573 ROMA - Accusati di essere spie del governo, fatti sparire perché sospetti terroristi o vittime di attentati. Sono queste alcune delle opzioni che hanno portato alla morte di decine di civili in Burkina Faso. In un clima di crescente instabilità, è è proprio la popolazione a pagare il prezzo più alto.
La paura è h24. Nel rapporto pubblicato il 21 maggio dal titolo 'Di giorno temiamo l'esercito, di notte i jihadisti': abusi da parte di islamici armati e forze di sicurezza in Burkina Faso", l'ong Human Rights Watch documenta le uccisioni e le molestie inflitte agli abitanti dei villaggio nella regione del Sahel che sopportano da un lato le minacce degli islamisti e dall'altro gli abusi da parte delle forze di sicurezza a danno dei sospetti. "Come conseguenza della crescente insicurezza in Burkina Faso - spiega la direttrice per lo Sahel di Hrw Corinne Dufka - ha portato a crimini terribili sia da parte dei gruppi armati che da forze di sicurezza statali. Il governo dovrebbe rispettare l'impegnopreso e indagare sugli abusi".
Il terrorismo. A partire dal 2016 diversi gruppi islamici armati, tra cui Ansaroul Islam, Al-Qaeda nel Maghreb islamico (AQIM) e lo Stato islamico nel Grande Sahara (ISGS) hanno iniazato ad attaccare non solo basi militari e forze dell'ordine, ma anche obiettivi civili nel nord del Burkina Faso e nella capitale, Ouagadougou. Le azioni terroristiche hanno ucciso decine di persone e costretto 12.000 abitanti a lasciare le loro case. Hrw ha raccolto prove che confermano l'esecuzione di 19 persone da parte dei miliziani fondamentalisti con l'accusa di essere degli informatori della polizia. "Ho sentito il rumore delle motociclette di notte - ha racconatto un testimone - da noi è vietato usarle, quindi ho capito che erano loro. Poi ho sentito degli spari e ho visto le persone che avevano ucciso".
Scuole nel mirino. Alle intimidazioni non sfuggono insegnanti e dirigenti scolastici. "Il messaggio è chiaro", ha detto un maestro. "'Non insegnare francese e se insisti, ti uccideremo'". E proprio le continue vessazioni del corpo docente hanno portato alla chiusura di oltre 200 scuole e costretto 20.000 studenti a rimanere a casa.
Oppressi. Ma la popolazione è vittima anche di chi dovrebbe proteggerla. Proprio in seguito all'aumento delle tensioni e degli attacchi, indossando la maschera della 'lotta al terrorismo', alcuni tra agenti e militari sono diventati aguzzini. Sono almeno 14 le presunte esecuzioni sommarie , mentre diverse le morte avvenute durante lo stato di detenzione. Alcuni testimoni hanno detto di aver visto nel nord del paese dei cadaveri - spesso bendati e con le mani legate - abbandonati lungo strade e sentieri. E la maggior parte delle vittime era stata vista per l'ultima volta incustodia delle forze di sicurezza del governo.
Fermati e uccisi. Alcuni leader delle comunità a nord del Sahel hanno affermato di aver visto le forze di sicurezza arrestare persone che casualmente si trovavano nelle vicinanze degli attacchi terroristici. Nonostante la maggior parte sia stata rilasciata, numerosi hanno denunciato gravi maltrattamenti e quattro uomini sono morti in custodia. Altri hanno racconattao che due ragazzi, uno dei quali con una disabilità mentale sono morti all'inizio di febbraio dopo esser stati fermati e picchiati dalla polizia vicino a Baraboulé. "La logica di uccidere e maltrattare i sospetti in nome della sicurezza alimenterà e aggraverà l'insicurezza in Burkina Faso", ha detto Dufka. "I governi Burkinabe dovrebbero rimediare alla loro promessa di indagare sulle accuse di abuso e prendere misure concrete per prevenirne altri".
L’islamizzazione violenta in Burkina-Faso: anche gli ospedali chiudono per timore di attentati2018/07/04
http://www.lastampa.it/2018/07/04/ester ... emium.html Nel nord le scuole sono sigillate, come molti degli uffici statali: insegnanti e funzionari scappano da questa parte del Sahel fuori controllo
La giovane suora balla, muovendo con grazia i fianchi, mentre i tamburi suonano e il coro canta, in lingua Dioula: «Matigi n’na wa i fè,/ dunyen tigi ne ni sègèrè» («Signore, vengo verso di te per ricevere il cibo necessario»). Poi, il parroco inizia l’omelia: «La siccità, la carestia, le inondazioni, la violenza, il terrorismo, la corruzione. Tutti ci stiamo chiedendo: Dio, dove sei?». La chiesa cattolica di Gorom-Gorom, nord del Burkina-Faso, ai confini con Mali e Niger, è colma di fedeli p... continua
In Burkina Faso non operano solo aziende francesi, anzi!???
"Il Burkina Faso è vittima della maledizione dell'oro"Samuel Jaberg, Berna, swissinfo.ch
Questo contenuto è stato pubblicato il 17 febbraio 2016
https://www.tvsvizzera.it/tvs/un-metall ... o/41964222 Una miniera abbandonata, come molte altre, in Burkina Faso. I piccoli minatori artigianali stanno mettendo a repentaglio la loro vita per trovare l'oro.
(Meinrad Schade / Fastenopfer)
In Burkina Faso, interi villaggi vengono dislocati per lasciare il posto all’estrazione di oro. Buona parte del metallo giallo viene poi raffinata in Svizzera, come risulta da un’inchiesta di due organizzazioni umanitarie elvetiche. L'economista del Burkina Barthélémy Sam invita la Confederazione ad assumersi le sue responsabilità per porre fine a queste pratiche abusive.
Economista e coordinatore dei programmi dell’organizzazione non governativa Sacrificio QuaresimaleLink esterno in Burkina Faso, Barthélémy Sam ha visitato dei villaggi attorno a tre miniere d’oro. Il metallo viene raffinato dalla società Metalor, con sede nel canton Neuchâtel. Dinnanzi ai media riuniti a Berna, Barthélémy ha presentato un bilancioLink esterno amaro delle attività di estrazione: la popolazione locale è la grande perdente di questa corsa all'oro che ha conseguenze economiche e ambientali spesso disastrose.
Metalor nega le accuse
Metalor contesta i risultati dell’inchiesta condotta dalle organizzazioni non governative Pane per tutti e Sacrificio Quaresimale. In un comunicato pubblicato sul suo sito webLink esterno, la società garantisce di "agire in conformità con le leggi del Burkina Faso, con le norme delle organizzazioni internazionali riconosciute e con le sue direttive interne, che includono (...) il pieno rispetto dei diritti umani".
Il rapporto fornisce "un quadro completamente falso della situazione", soprattutto per quanto riguarda la miniera di Essakane, gestita dalla società canadese Iamgold e “costantemente riconosciuta per il suo straordinario impegno in favore della comunità", indica Metalor.
Quali sono i problemi causati dalle miniere d'oro in Burkina Faso?
Barthélémy Sam: La principale conseguenza è la perdita di terreni agricoli. L'accesso alla terra è essenziale in Burkina Faso, dove l’83% della popolazione vive di agricoltura. Negli ultimi anni, circa 14’000 persone sono state dislocate per far posto a tre miniere che estraggono oro raffinato in Svizzera. Certo, le negoziazioni tra Stato, imprese e abitanti dei villaggi portano sempre ad un risarcimento. Ma questo non serve a molto: è infatti difficile acquistare terreni agricoli, in quanto questi sono trasmessi di generazione in generazione o vengono solo prestati. Migliaia di persone hanno quindi perso i loro mezzi di sussistenza.
swissinfo.ch: Le multinazionali attive in Burkina Faso affermano di fare di tutto per ridurre l’impatto sociale e ambientale delle loro attività. Il quadro della situazione da lei tracciato non è troppo negativo?
B.S.: No, ho incontrato molte persone disperate a causa di questa situazione ed è mio dovere trasmettere queste grida del cuore. Lo sfruttamento industriale di oro non fa che degradare la vita dei piccoli contadini. Si tratta di una maledizione per le comunità locali, che non ne approfittano, contrariamente a quanto dicono gli operatori delle miniere.
«Lo sfruttamento industriale di oro non fa che degradare la vita dei piccoli contadini. Si tratta di una maledizione per le comunità locali».
Fine della citazione
Ecco un esempio: per sfruttare la miniera di Bissa, che si trova 85 chilometri a nord della capitale Ouagadougou, un intero villaggio è stato spostato. Gli abitanti si vedono ora costretti a coltivare superfici aride. Inoltre, le case erette nel nuovo villaggio di Bissa sono piccole, mal costruite e non corrispondono alle abitudini di vita comunitaria.
E non è tutto: le miniere sono diventate ormai inaccessibili per gli abitanti dei villaggi. Non possono più praticare l’estrazione artigianale di oro e hanno quindi perso una fonte vitale di reddito.
L’estrazione artigianale dell’oro rappresenta però un lavoro molto rischioso per loro.
B.S.: In questo caso, l'oro era relativamente di facile accesso e lo sfruttamento non richiedeva forze eccessive. Ma è vero che molte delle 600'000 persone attive nell’estrazione di oro in Burkina Faso lavorano in condizioni molto difficili. I bambini rischiano la vita ogni giorno per scendere in condotti profondi, poco sicuri e mal ventilati. La Dichiarazione di Berna ha recentemente messo in evidenza questo fenomeno, dimostrando anche che l'oro illegale, proveniente dall’estrazione tradizionale, veniva raffinato in Svizzera.
Commercio internazionale È l'oro il vero emblema della Svizzera
Quando si parla della Svizzera, si pensa subito a prodotti come orologi, cioccolata, oppure alle banche. Raramente però la Confederazione è ...
Rimane però il fatto che la corsa all'oro delle multinazionali straniere e lo sfruttamento industriale ha creato in questi ultimi anni numerosi problemi socio-economici, culturali, ambientali, medico-sanitari e persino politici. E tutto fa pensare che questa corsa non sia finita. Dal 2001, il Burkina Faso esporta ogni anno circa 40 tonnellate di oro e altre 260 tonnellate possono ancora essere estratte dalle miniere esistenti.
swissinfo.ch: Lei ha parlato di problemi ambientali e di salute. Ci può fare un esempio concreto?
B.S.: La gente del nuovo villaggio di Bissa, soprattutto le donne, soffre molto per la mancanza di acqua. La società mineraria ha riconosciuto di aver inquinato dei pozzi e ha portato delle cisterne d'acqua. Ma sono insufficienti, ciò che crea conflitti tra le donne. In mancanza di alternative, molte persone bevono ancora acqua contaminata con rifiuti tossici provenienti dalla miniera. Mi hanno mostrato delle macchie nere sulle loro mani e sui loro piedi, affermando che erano dovute all’acqua dell’oro.
Di chi è la colpa?
B.S.: Le multinazionali attive sul posto hanno chiaramente grandi responsabilità. Ma anche le società che raffinano in Svizzera l'oro proveniente dal Burkina Faso. Dovrebbero garantire che le attività di estrazione vengano svolte nel rispetto delle norme ambientali e senza violare la dignità delle popolazioni locali.
«Quasi il 70% dell'oro mondiale e il 90% di quello proveniente dal Burkina Faso viene raffinato in Svizzera. La Confederazione non può negare le sue responsabilità».
Fine della citazione
Con ciò non si vuole minimizzare la responsabilità del governo del Burkina Faso. I permessi di estrazione sono stati emessi dal regime di Blaise Compaore [costretto a dimettersi a seguito di una rivolta popolare nel 2014]. Una minoranza delle persone al potere ne trae enormi profitti.
Esistono degli studi relativi all’impatto, ma spesso rimangono nei cassetti. Lo Stato non è abbastanza forte per affrontare questi problemi. Un altro problema: la miniera di Kalsaka, nel nord del paese, è in procinto di chiudere dopo un anno e mezzo di attività e nessuno sa chi è responsabile del suo risanamento.
Che cosa si aspetta dalla Svizzera e dal suo governo?
B.S.: Quasi il 70% dell'oro mondiale e il 90% di quello proveniente dal Burkina Faso viene raffinato in Svizzera. La Confederazione non può negare le sue responsabilità. Deve essere coinvolta. Esercitando una maggiore pressione sulle aziende specializzate nella raffinazione dell'oro, queste ultime sarebbero a loro volta costrette a chiedere maggiore diligenza da parte dei loro partner che estraggono il metallo giallo in loco.
Per multinazionali responsabili
Agli occhi delle organizzazioni non governative Sacrificio quaresimale e Pane per tutti, il rapporto sull'impatto delle miniere d'oro in Burkina Faso dimostra ancora una volta che la Svizzera non può più fare affidamento su misure volontarie per garantire un maggiore rispetto dei diritti umani e dell'ambiente da parte delle multinazionali attive all'estero.
Per questo motivo oltre 70 organizzazioni della società civile hanno deciso di lanciare nel 2015 l’iniziativa popolare "Per multinazionali responsabiliLink esterno". La raccolta delle firme è in corso. Il testo chiede di iscrivere nella legge regole vincolanti, affinché le imprese rispettino i diritti umani e l’ambiente, anche nelle loro attività all’estero.
Le organizzazioni temono, tra l’altro, che le violazioni dei diritti umani commesse da aziende elvetiche all'estero possano avere conseguenze negative per la reputazione della Svizzera.
Bukina Faso, opportunità d'oroOlivier Peguy
2016/12/05
http://it.euronews.com/2016/12/05/bukin ... nita-d-oro L’oro, il manganese, i fosfati. Il Burkina Faso possiede molti tesori. L’industria mineraria sta diventando un pilastro dell’economia di questo paese dell’Africa occidentale. Tuttavia è necessario che la ricchezza diventi un vantaggio per tutti. Le autorità assicurano e garantiscono un vasto piano per la crescita del settore.
Polvere d’oro nell’Africa nera
Ci troviamo a un centinaio di metri sottoterra nelle gallerie della miniera a Bagassi, nella parte occidentale del Burkina Faso. Una delle 8 miniere d’oro del paese. Nel 2010 la canadese Roxgold ha ottenuto una licenza di scavo. Dal 2001, il Paese esporta ogni anno circa 40 tonnellate di oro, con un giro d’affari miliardario, e altre 260 tonnellate possono ancora essere estratte dalle miniere esistenti. Un settore dunque di importanza strategica per le autorità. “Questo settore è fondamentale per essere competitivi, è necessario che il codice minerario sia attraente. Lo stesso deve essere in termini di infrastrutture di supporto, come elettricità, acqua, strade, le imprese devono essere competitive. Questo è quello su cui sta lavorando il mio governo”, ci fa notare Paul Kaba, Primo Ministro del Burkina Faso.
Miniere in Burkina Faso, opportunità di crescita economica
Oltre all’oro, nel sottosuolo del Burkina Faso ci sono altre risorse importanti come il manganese, lo zinco o i fosfati, opportunità di grande investimento e anche di lavoro. Nel Paese la gran parte della popolazione ha un lavoro precario. Ora l’industria mineraria è in grado di fornire prospettive di occupazione più stabili. Si parla di 17.000 nuovi posti di impiego nei prossimi anni. Grazie anche a corsi di formazione. Come quello gestito da Moumouni Séré. Dopo gli studi negli Stati Uniti, è tornato in Burkina Faso, aprendo nella capitale una scuola per operai, tecnici e ingegneri. “Finora, per posizioni qualificate occorre prendere degli stranieri perché qui non c‘è manodopera locale specializzata. Dobbiamo formare noi le persone. Se però hanno una qualifica dovrebbero avere accesso a posti di lavoro nel settore minerario”, ci racconta il Direttore Séré.
Il piano di sviluppo del governo
Obiettivo del governo: far sì che la ricchezza generata dal settore minerario vada a beneficio di tutti. “La filosofia è quella di far capire che, dato che le miniere sono un settore promettente per l’economia del Burkina Faso, il settore minerario può essere un valore aggiunto per tutte le persone. Ecco perché vogliamo lavorare nell’interesse di coloro che operano nel settore minerario e nell’interesse delle popolazioni locali.“Rosine Sori-Coulibaly, ministro delle Finanze e dell’Economia del Burkina Faso.
Nei villaggi intorno alla miniera, l’economia locale è in forte espansione grazie anche all’arrivo di imprese internazionali. I giovani lavorano come guardie o autisti. Gli agricoltori vendono più frutta e verdura. Per la signora Makoura il suo libro di cucina è diventato un must. Prima non vendeva molto. Ora invece è un successo. È diventata famosa e un po’ più benestante.
Grandi guadagni, grandissimi rischi Marcello Maranzana
https://it.businessinsider.com/il-mirag ... imi-rischiMentre il cosiddetto oro sucio (oro sporco) sudamericano ha coinvolto acquirenti negli Stati Uniti e in Europa, come la NTR Metals, la Republic Metals Corp. e Italpreziosi, gli affari dall’Africa interesserebbero soprattutto le piazze di Dubai (la cui importazione complessiva di oro registrata nel 2010 è stata pari al 12,7% delle importazioni complessive, per un valore di 16,8 miliardi di dollari) Shanghai e Hong Kong.
I maggiori esportatori tra i Paesi africani sono il Ghana (decimo nella classifica mondiale con una produzione 2016 pari a 95 tonnellate), Guinea (20t), Uganda, Sierra Leone, Kenya e Camerun.
Ma attenzione, in Africa i grossi guadagni sono possibili perché ci sono rischi altrettanto grandi, e sistemi di operare non sempre legali.
Il che implica che vada tenuta in considerazione anche la voce “perdite”, causate dai crolli delle quotazioni ma non solo.
Non è tutto oro quello che luccica
Le transazioni con i venditori locali possono essere legali, illegali (frutto degli scavi di migliaia minatori ‘di frodo’ conosciuti localmente come zama zama, agli ordini dei trafficanti locali) o semplicemente… false.
In quest’ultimo caso i venditori chiedono grossi anticipi per poi sparire dalla circolazione.
E i compratori, attratti dal miraggio di soldi facili, non sono abbastanza attenti a queste dinamiche: è così che si perdono milioni di dollari.
È stimato infatti che il valore delle transazioni illegali vari dai 500 milioni ai 2 miliardi annualmente.
Da cosa deriva questa forbice? Per esempio dai furti e dalla chiusura delle miniere (un anno puoi trovare 6.000 miniere in Sudafrica, l’anno dopo 5.000) e dall’utilizzo o meno delle miniere abbandonate.
I dati ufficiali dall’Africa mostrano che una buona parte del volume d’affari che riguarda il commercio di oro è operato, oltre che dalle multinazionali, dai venditori locali.
Il loro è un business da centinaia di milioni di dollari al quale va però aggiunta una quantità almeno pari di affari, che coinvolge un altro tipo di venditori locali: quelli illegali.
Da notare, infatti, è che, a livello mondiale, le compagnie minerarie impiegano 3,7 milioni di lavoratori ma se consideriamo anche l’attività artigianale, compresa quella illegale dei zama zama, il numero dei lavoratori sale alla cifra impressionante di 25 milioni.
Nelle miniere illegali il modus operandi prevede un lavoro che sfiora la schiavitù: durissimo, quasi sempre di notte, senza sosta e alla massima velocità. Questo perché le miniere devo essere sfruttate il più possibile per l’alto rischio che possano venire chiuse dalle autorità o, peggio, di veri e propri attacchi da parte di altri gruppi criminali per recuperare oro in più.
“In poche parole, possedere oro in Africa costituisce un rischio non indifferente e la fretta che i venditori hanno di concludere l’affare per non detenere la merce nelle proprie mani è il motivo principale per cui i prezzi diventano competitivi” afferma Carlo Alberto De Casa, Chief Analyst presso ActivTrades.
Abbassare i prezzi, dunque, costituisce per i venditori locali un triplo vantaggio: da una parte, concludono l’affare velocemente; dall’altra, si disfano di merce che scotta, sia perché soggetta al rischio di furto sia perché a sua volta potrebbe essere di provenienza criminale.
Ed è in queste occasioni che le perdite per i compratori possono diventare ingenti, tipicamente per la sparizione del venditore dopo il pagamento anticipato della merce.
Il maggior elemento di attrattività di questo tipo di transazioni ovviamente, sta nella competitività rispetto ai prezzi delle aziende che agli occhi del mercato internazionale godono di una posizione di fiducia e trasparenza, i cui prezzi sul mercato raggiungono i 40mila dollari al kg. Tra queste, la principali sono la sudafricana Gold Fields con un fatturato di 31,56 miliardi di dollari nel 2016, AngloGold Ashanti (5,334 miliardi), Kinross (3,5 miliardi), Acacia Mining (1,05 miliardi).
Come fiutare la fregatura
In generale, un primo modo per capire che l’affare in atto si fonda su basi corrette, è la flessibilità del venditore rispetto ai termini del buyer: Stankevicius Managment Consulting, che opera in consulenza proprio nel settore di oro, diamanti e petrolio, riporta che i cosiddetti “fake deals” sono smascherabili in modo relativamente facile attraverso l’osservazione dei contratti proposti dai fake sellers, spesso caratterizzati da condizioni speciali che richiedono, per esempio, il pagamento anticipato di 500.000 dollari o più.
Altri accordi illegali pongono invece condizioni ingannevoli come false ispezioni da parte di raffinerie private che collaborano con i fake sellers. Queste raffinerie forniscono test fasulli sulla merce, indicando che si tratta di oro quando invece non lo è) oppure effettuare i pagamenti in posti non formali come villaggi turistici e hotel. Questi sono, oltretutto, i classici casi in cui i rischi per la sicurezza e l’incolumità personale, a partire da furti e minacce, diventano concreti.
“Riceviamo dai nostri clienti moltissime richieste di verificare la legittimità dei contratti” dice Paulius Stankevicius, Fondatore e CEO di Stakevicius Management Consulting. “Ogni accordo che dobbiamo controllare vale milioni, se non centinaia di milioni, di dollari e la protezione e la garanzia di legalità è una questione che merita sempre più attenzione.”
Al danno nei confronti dei compratori in termini di business, si aggiunge un danno che coinvolge i lavoratori in termini di salute e sicurezza, per non parlare del problema relativo alla criminalità, con tassi di omicidi preoccupanti.
Il rapporto SAPS del 2016 ha categorizzato i crimini in Sudafrica. Quelli correlati al commercio illegale di oro rientrano in due categorie; quella dei crimini legali alla proprietà che riguardano, nel contesto di permessi residenziali e commerciali, furti o attività non autorizzate e quella degli altri gravi crimini, che comprendono i crimini connessi alle attività commerciali, legali e non. Se da una parte è stato registrato un decremento del 3% dei crimini legati alla proprietà nel 2016 rispetto al 2013, i “crimini commerciali” sono aumentati rispetto al 2012 del 3,1%.
E non basta. Il danno che questo tipo di business produce riguarda infatti l’intera economia africana. Un’economia che secondo la Global Financial Integrity è stata caratterizzata, dal 2002 al 2011, da una fuoriuscita illegale dal continente di 101 miliardi di dollari tra evasione, corruzione e attività criminali. Ad esempio, il French Geological Survey ha riportato quest’anno che in Burkina Faso il 90% della produzione di oro artigianale non è dichiarata ufficialmente. È infatti stata registrata una produzione pari ad appena 208 kg nel 2016 contro le reali 10 tonnellate.
“Se da una parte ammettiamo che lo stato attuale degli affari che coinvolgono l’oro non sia l’unica minaccia alla sicurezza delle regioni africane, sosteniamo che senza una sostenuta volontà politica di affrontare questa specifica vulnerabilità, la stabilità economica e sociale sarà sempre un miraggio in Africa” scrive la ONG PAC (Partnership Africa Canada).
Infine, last but not least, va tenuta in conto la questione ambientale: estrazione e commercio sono ufficialmente gestiti dalle multinazionali che pagano piccole quote agli stati (Ghana, primo tra tutti) ottenendo in concessione decine di migliaia di chilometri quadrati di territorio che porta ad uno sfruttamento intensivo di risorse che non solo toglie spazio all’agricoltura, ma provoca deforestazione e inquinamento delle falde acquifere.