Migranti fora regoła en Afrega e da l'Afrega

Migranti fora regoła en Afrega e da l'Afrega

Messaggioda Berto » dom ago 30, 2015 3:30 pm

Migranti fora regoła en Afrega e da l'Afrega
viewtopic.php?f=194&t=1803

Migranti irregolari in Africa:
https://www.facebook.com/groups/altridi ... 6263264385


Migranti irregolari nel Congo, il paradiso africano dove è nata la Kyenge

https://it.wikipedia.org/wiki/C%C3%A9cile_Kyenge
Nata Kashetu Kyenge a Kambove, nella provincia congolese del Katanga da una famiglia benestante e numerosa di etnia bakunda (il padre, funzionario statale, era capo villaggio e aveva quattro mogli e 39 figli), dopo le scuole superiori decise di intraprendere gli studi di medicina e chirurgia all'università, ma una commissione governativa la dirottò alla facoltà di farmacia dell'Università di Kinshasa; grazie all'interessamento di un vescovo ottenne quindi nel 1983 una delle tre borse di studio messe a disposizione degli studenti congolesi per frequentare medicina all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, borsa di studio che, tuttavia, non giunse.

Ditelo alla Kyenge, i clandestini in Congo vengono espulsi subito!
1 Jul 2013
http://www.lindipendenzanuova.com/kyeng ... chiavegato
di CARLO CAGLIANI

In Italia, la neo-ministra congolese Cécile Kyenge lo ha messo tra i punti inderogabili del suo programma: “Il reato di clandestinità va abolito”. In Congo – il paese d’origine della militante piddina – se non hai il visto regolare viene cacciato immediatamente.
Non vi stiamo raccontando una barzelletta, nella quale il principio di reciprocità diventa una chimera bella e buona, ma il risultato di un’informazione ottenuta da Lucio Chiavegato – il pirotecnico presidente della L.I.F.E. Veneto -, che ha telefonato all’ambasciata congolese che ha sede a Roma. Fingendosi un ricercatore dell’Università di Verona ha chiesto all’impiegata che si occupa di immigrazione, quale fosse il trattamento per coloro che entrano senza un regolare visto a Brazzaville e dintorni.
La risposta (ascoltate l’audio sotto) non lascia adito ad alcun dubbio: il trattamento per chi entra irregolarmente in Congo è l’espulsione immediata. “Non si può entrare senza visto – spiega la solerte impiegata – chi entra senza visto viene rispedito al suo paese subito”.

Per altri dettagli, consigliamo l’ascolto dell’audio originale. AMBASCIATA_CONGO_TELEFONATA
http://www.lindipendenzanuova.com/wp-co ... FONATA.mp3
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Re: Migranti fora regoła en Afrega

Messaggioda Berto » dom ago 30, 2015 3:31 pm

Norme contro la clandestinità nel Congo della Ministro Kyenge
http://www.affaripadani.info/2013/07/no ... congo.html

Ancora una volta, da vero popolo servile e masochista, gli italiani accettano lezioni di civiltà da chi andrebbe zittito ricordando semplici dati o leggi. Anzi, perfino alcuni partiti politici che dovrebbero difendere le regole approvate da loro stessi, vedi il PDL, hanno accettato la nomina di un Ministro che offende i nostri ideali , anche grazie al loro silenzio assenso.

Il testo riportato qui di seguito è la traduzione letterale di quello pubblicato sul sito ufficiale della Repubblica del Congo, paese natale della Ministro Kyenge, in materia di immigrazione e contrasto alla clandestinità http://www.dgm.cd/mesures.php

A seguito della procedura di verifica, i migranti irregolari sono passibili delle seguenti misure di Polizia:

• L’espulsione (non ammissione)
• Lo spostamento in una zona d’attesa
• La detenzione delle persone ricercate al Centro di transito
• La confisca dei documenti falsi
• Il divieto di uscita a certe persone ricercate

Le misure relative alla repressione sono definite dalle disposizioni dell’articolo 13 dell’Ordinanza Legge n. 83-033 del 12 settembre 1983 relativa alla Polizia degli stranieri. Per contro, le altre misure si rifanno alle pratiche migratorie internazionali

1. RIFIUTO D’INGRESSO: l’ingresso è rifiutato ai migranti nei casi seguenti:

• mancanza di visto d’ingresso
• non validità dei documenti di viaggio
• documenti di viaggio falsi o falsificati
• tipo di visto non richiesto o non valido
• visto falso o documento di soggiorno falso
• mancanza o insufficienza di mezzi di sussistenza (soldi)
• assenza di un biglietto di ritorno
• persona sulla lista di sorveglianza (divieto d’ingresso)
• indizi di minaccia all’ordine pubblico, alla sicurezza interna o alla salute pubblica

2. POSIZIONAMENTO IN LUOGO D’ATTESA: Prerogativa delegata ai servizi incaricati dei controlli transfrontalieri delle persone in virtù della quale uno straniero non ammesso o in transito interrotto o richiedente asilo alla frontiera è posto in un luogo deciso dall’autorità DGM delle frontiere il tempo necessario per essere riportato al punto di reimbarco (nei casi di divieto d’ingresso o transito interrotto) o il tempo che la sua domanda sia esaminata.

3. DETENZIONE DELLE PERSONE RICERCATE: Si tratta di persone che devono essere consegnate alle autorità competenti.

4. CONFISCA DEI DOCUMENTI ILLEGALI: Questa misura consiste nella confisca dei documenti falsi che hanno favorito l’immigrazione irregolare o il tentativo della stessa. Questa confisca deve assolutamente essere sanzionata con processo verbale di confisca.

5. DIVIETO DI USCITA: Questa misura è applicata alle categorie seguenti: persone colpite da una decisione politica,persone colpite da una decisione giudiziaria.

6. SBARCO O RIFIUTO D’IMBARCO: Questa misura è applicata ai migranti possessori di documenti falsi, falsificatori che viaggiano assieme ai migranti irregolari o a coloro a cui è vietata l’uscita.

Nota: ringrazio l’ottimo Giovanni Polli, perché grazie al suo articolo pubblicato sul quotidiano “La Padania” del 3 luglio 2013 ho conosciuto questa notizia. Ringrazio anche Mauro Trevisan per la traduzione.
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Re: Migranti fora regoła en Afrega

Messaggioda Berto » dom ago 30, 2015 3:31 pm

Congo (Rep. Dem.)
Soccorsi dalla Caritas a Kinshasa centinaia di immigrati irregolari espulsi da Brazzaville. Senza i mezzi per tornare a casa
L'Osservatore Romano, 12 luglio 2014.

http://ilsismografo.blogspot.it/2014/07 ... ep_12.html

La Caritas che opera nella Repubblica Democratica del Congo ha lanciato un appello per aiutare i cittadini espulsi dalla Repubblica del Congo che si trovano attualmente in precarie condizioni in un campo di accoglienza a Maluku, alla periferia orientale di Kinshasa. Si stima che almeno duemilaquattrocento persone, delle quali mille sono bambini, vivano nel campo dal maggio scorso, quando sono iniziate le operazioni di espulsione dei congolesi irregolari da Brazzaville e altre città.
Questi migranti — riferisce l’agenzia Fides — sono originari di varie zone della Repubblica Democratica del Congo e non hanno i mezzi per potervi rientrare.
«Che ogni persona di buona volontà possa venire in aiuto dei nostri fratelli che vivono in condizioni difficili. Ci sono molti espulsi — ha sottolineato Gratien Mundia, coordinatore delle operazioni di emergenza e della protezione sociale di Caritas RDC — che adesso necessitano di rientrare nelle province di provenienza. Se ci sono persone che pensano di poter mettere a loro disposizione i mezzi per rientrare a casa, questo le aiuterebbe a lasciare le condizioni precarie nelle quali vivono».
Per far fronte alla situazione di emergenza, la Caritas ha organizzato la raccolta e la distribuzione di generi di prima necessità nel campo di Maluku, alcuni dei quali forniti dalla missione Onu nella Repubblica Democratica del Congo.
Intanto, da alcune settimane le popolazioni della provincia di Nord-Kivu vivono in una situazione di precarietà per la mancanza di sicurezza nell’est della Repubblica Democratica del Congo, provocata dagli attacchi e dalle incursioni dell’esercito rwandese.
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Re: Migranti fora regoła en Afrega

Messaggioda Berto » dom ago 30, 2015 3:32 pm

Migranti irregolari in Angola:

R.D.Congo - Onu: 700 donne stuprate al confine con Angola durante un'espulsione di massa di immigrati irregolari
6 novembre 2010

https://www.facebook.com/notes/african- ... 7472407608

Circa 700 donne congolesi sono state stuprate dai militari del vicino Angola durante un'espulsione di massa di immigrati irregolari. Molte delle vittime hanno raccontate di essere state tenute prigioniere per diverse settimane e di essere state stuprate ripetutamente dalle forze di sicurezza. Almeno una donna sarebbe morta, stando a quanto riferito da funzionari Onu citati dal quotidiano Usa The New York Times. Le donne vittime di violenza facevano parte di un gruppo di circa 7.000 congolesi espulsi dall'Angola lo scorso ottobre. Il portavoce dell'Onu in Congo, Maurizio Giuliano, ha fatto sapere di aver sollecitato i due Paesi coinvolti a indagare sulla vicenda. Le Nazioni Unite hanno raccolto le denunce di diverse organizzazioni umanitarie operative al confine tra i due Paesi, dopo aver diffuso, la scorsa settimana, un rapporto in cui si riferiva di almeno 30 donne imprigionate, sottoposte a stupro di gruppo e abbandonate nude lungo il confine. Stando ai dati riportati dal Nyt, lo scorso anno l'Angola ha espulso 160.000 congolesi, mentre Kinshasa ha espulso 51.000 angolani.
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Re: Migranti fora regoła en Afrega

Messaggioda Berto » gio set 03, 2015 7:22 am

“MACCHE’ POVERI E DISPERATI: QUESTI SONO FALSI PROFUGHI”: LA CELEBRE DOCENTE UNIVERSITARIA, ESPERTA DI AFRICA CONFERMA QUELLO CHE MOLTI ITALIANI SOSPETTANO DA TEMPO. ECCO CHI ARRIVA REALMENTE
http://www.grandecocomero.com/professor ... ghi-africa

“Macché poveri e disperati. Questi sono falsi profughi”
Anna Bono, professoressa di Storia ed esperta d’Africa: “Da noi emigranti scolarizzati e benestanti”. Nella maggior parte dei casi le richieste d’asilo sono ingiustificate

«Quando sento parlare di disperati che scappano dalle bombe, a proposito degli emigranti dall’Africa subsahriana, resto abbastanza sconcertata» confessa la professoressa Anna Bono, docente di Storia e Istituzioni dell’Africa all’Università di Torino, una studiosa fuori dal coro che conosce bene l’Africa (ci ha lavorato per anni, parla lo swahili).

«Certo arrivano da Paesi dove la democrazia non ha raggiunto vette esemplari, e dove pure non mancano conflitti, ma salvo pochissimi casi sono Paesi che non giustificano una richiesta di asilo, e chi la inoltra infatti raramente la ottiene. Io li chiamo come si sono sempre chiamati: emigranti».

Professoressa, sta dicendo che l’immagine del profugo che scappa dalla miseria e dalle guerre non corrisponde del tutto alla realtà?

«Ripeto, se parliamo di chi arriva da paesi dell’Africa subsahariana, come il Senegal, il Ghana, ma anche la Somalia e la Nigeria e altri, lì chi fugge da guerre cerca rifugio o in zone più sicure dello stesso Paese oppure in un Paese vicino, non parte per l’Europa. Il caso della Somalia è esemplare. La diaspora somala è tra le più grandi al mondo, però centinaia di migliaia fuggono nel vicino Kenya, e da quando il governo ha sottratto ad Al Shabaab (gruppo terrorista islamico, ndr) le città più importanti, migliaia di somali cercano di rientrare in patria. Chi decide di emigrare, con tutti i rischi e le incognite che questo comporta, lo fa per altri motivi, non perchè è in pericolo di vita, o vive nel terrore di un regime spietato, e nemmeno per la miseria estrema».

Chi sono allora gli emigranti che arrivano da noi sui barconi?

«In maggioranza non appartengono ai ceti più poveri della società africana. Le caratteristiche che mi sembrano accomunarli sono: giovani, in prevalenza maschi, sicuramente scolarizzati anche con titoli di studio da scuola media superiore, in grande maggioranza partiti da centri urbani dove avrebbero potuto continuare a vivere, in situazioni che magari ai nostri occhi sembrano invivibili, ma che in Africa rappresentano già un traguardo rispetto alle centinaia di milioni di persone realmente in miseria».

Insomma sulle barche della speranza c’è la middle class africana?

«Diciamo il ceto intermedio, che però teme di scendere di uno o più gradini nella scala sociale. E lì basta poco: una malattia, la perdita di un famigliare ben inserito, un intoppo burocratico. E poi sono attirati dalla propaganda che dipinge l’Italia e altri paesi europei come l’Eldorado, posti dove risolveranno tutti i problemi, troveranno un lavoro e il benessere. Questo è un aspetto poco considerato, ma come per altre attività redditizie anche il business del traffico di emigranti non aspetta il cliente, se lo va a cercare. E la propaganda è talmente forte ed efficace che i governi, come quelli dell’Etiopia, Tanzania, Mali e Nigeria stanno provando a combatterla con campagne di dissuasione. Nelle strade si trovano grandi manifesti con scritto «Il nostro Eldorado è il Mali», mentre in Nigeria può capitare di vedere un manifesto con un uomo che, sullo sfondo un aereo in volo, dice ad una ragazza: «Ti trovo un lavoro in Italia». E sotto: «I trafficanti di uomini conoscono molti trucchi. Rifiuta!».

I trafficanti vendono speranze per 3-4mila euro a testa.

«Anche di più, quelle sono le cifre per chi parte già nei pressi del Mediterraneo, ma tanti partono da molto più lontano, e pagano di più».

Come fanno a permettersi cifre che valgono il reddito di diversi anni?

«Le modalità di pagamento sono molto diverse. C’è chi paga subito, oppure è aiutato dalla famiglia allargata, o vende qualcosa, o ancora si indebita. Il fatto che possano pagare cifre molto alte dimostra appunto come, in molti casi, non siano i poveri a partire ma chi è al di sopra della soglia di povertà».
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Re: Migranti fora regoła en Afrega e da l'Afrega

Messaggioda Berto » gio set 03, 2015 2:14 pm

Migrazioni inter-africane - L’Europa non è l’unica meta
di Massimo Ruggero, Università di Genova
http://www.missioni-africane.org/393__M ... unica_meta

L’Africa è il continente con la popolazione più «mobile» del mondo
Un fenomeno diversificato e complesso che sta cambiando il volto al continente

Le migrazioni sono senza dubbio uno degli aspetti maggiormente rappresentativi delle nuove tendenze globali del ventunesimo secolo. Divenute nella quasi totalità delle aree del Sud del Mondo processi incontrollabili, sono sempre più frequenti ed inarrestabili cause di pericolosi congestionamenti demografici, proprio come avviene in numerose regioni e città af81 (4)dell’Africa. Troppo spesso, però, quando si parla di immigrazione verso l’Occidente ricco, si trascura il fatto che essa è solo una piccola frazione rispetto alle travolgenti migrazioni interne al continente africano.

A livello planetario è stato stimato che circa 192 milioni di persone vivono lontano dal proprio paese d’origine in cui sono nate, circa il 3% dell’intera popolazione mondiale. Ciò significa approssimativamente che una persona su trentacinque è un migrante. Inoltre, si deve tenere conto che in poco meno di un trentennio, dal 1965 al 1990, il numero della popolazione immigrata è cresciuta di oltre 45 milioni ogni anno, sfiorando la media annuale del 2,1%. Oggi, in appena un decennio il tasso annuale di crescita dei movimenti migratori, comprese le molteplici tipologie migratorie interne al Continente nero, si è assestato in modo rapido e preoccupante ben oltre il 3,5%.

E se le ragioni delle migrazioni sono molteplici e molto spesso da ricercare nell’eredità storica, nelle scelte politiche nazionali e internazionali cause disparate di conflitto, in un contesto di grande cambiamento, basta innanzitutto rilevare, come primo dato, che la popolazione africana raddoppia in media ogni 25 anni.

L’Africa è statisticamente il continente con la popolazione più «mobile» del mondo. La complessità e la varietà degli spazi migratori, ma soprattutto l'eterogeneità dei flussi composti da una grande varietà di attori tra i quali, migranti economici, lavoratori transfrontalieri, rifugiati e clandestini, contribuiscono a rendere il fenomeno migratorio all'interno del continente dinamico, diversificato e al contempo assai complesso da decifrare.

Fenomeno in forte crescita

Negli ultimi anni i flussi migratori all'interno del continente africano sono aumentati fortemente a causa delle gravi condizioni socio-politico-economiche e per l'aumento costante della pressione demografica; inoltre la chiusura delle frontiere operata dai paesi europei e da alcuni paesi del Nord Africa, ha costretto milioni di migranti a modificare le tradizionali rotte e i progetti migratori con ulteriori gravi conseguenze.
af81 (2)
Il fenomeno migratorio africano ha assunto una connotazione fortemente diversificata e complessa. Troppo spesso però la quasi totalità delle migrazioni interne rappresentano in prevalenza un fenomeno informale e poco documentato. Milioni di uomini si muovono silenziosi e discreti, percorrendo chilometri a piedi attraverso i paesaggi sconfinati del continente, non per fuggire in un paese europeo, ma per trovare "fortuna", o molto più semplicemente, terre da coltivare, percorsi di transumanza o più in generale un lavoro, in un altro paese africano.

Migrazioni tra paesi poveri, di confine, tra paesi consumati da guerre e fame: sono fatti ai quali i media non prestano attenzione, sono vicende delle quali non si sa quasi nulla. Rêves des poussière, del regista francese Laurent Salgues presentato nel 2006 all’interno della rassegna cinematografica delle Giornate degli Autori di Venezia, è stato senza dubbio il primo realistico lungometraggio che ha scelto di mostrare proprio la storia emblematica di chi emigra da un paese africano all’altro.
Mocktar Dicko, il protagonista, che parte dalla Nigeria e raggiunge il Burkina Faso per lavorare come cercatore d’oro, è la storia “segreta” di tanti milioni di africani che si muovono all’interno di flebili confini politici.

Tuttavia la maggior parte delle migrazioni interne africane non avvengono su base volontaria ma sono spesso forzate da elementi esterni contingenti, tra cui le disperate condizioni economiche, i numerosi conflitti e le catastrofi naturali. Si tratta di processi demografici che si collocano nel più ampio quadro delle migrazioni sud-sud, caratterizzate da massicci flussi migratori tra le aree più povere e meno sviluppate del pianeta. Più di un migrante su due si trova infatti in un paese in via di sviluppo.

Flebili confini politici

Ciò può essere ricondotto al fatto che proprio in Africa un gran numero di spostamenti vengono effettuati su corte distanze e soprattutto al fatto che la condizione di povertà di un 81-migrazionipaese non implica necessariamente che il bisogno di manodopera possa essere soddisfatto in loco. Cadono così “formalmente” le barrire geografiche in aree e regioni dove popoli e tribu da sempre hanno posto i loro insediamenti sociali e culturali, in passato sventrati da rigidi regimi coloniali, oggi violentati da nuove frontiere politico-economiche o neocolonialiste. Molti di questi confini rischiano però di scomparire, o di trasformarsi in linee ridisegnate e tracciate su nuove mappe cartografiche a causa di devastanti mutamenti climatici che stanno sconvolgendo i quadri geoambientali di intere aree continentali. L'Unccd (Convenzione Onu per la lotta alla desertificazione), lancia un allarme: 135 milioni di persone rischiano di diventare profughi per l'inaridimento dei loro territori.

L’Africa e il progressivo, ma non solo, fenomeno della desertificazione, appaiono le aree maggiormente a rischio. Per spiegare il fenomeno, la Columbia University e il Norwegian geotechnical institute, con il sostegno della Banca mondiale, hanno stilato un rapporto secondo cui oltre il 35% della superficie del Continente si trova in aree esposte a rischi ambientali significativi. Ricordiamo ciò che è accaduto il Mozambico: dopo le alluvioni devastanti del 2000 che hanno causato oltre un milione di rifugiati, nel marzo 2001 piogge torrenziali hanno provocato gravi inondazioni mettendo in fuga circa 400mila persone. Questo dramma umanitario ha evidenziato di fatto la mancanza di qualsiasi riconoscimento per la nuova categoria dei “rifugiati ambientali”. I ritardi clamorosi dei soccorsi internazionali hanno mostrato poi, da parte dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur), l'assenza di un qualsiasi piano d’intervento efficace per affrontare quelle che sono ormai emergenze sempre più frequenti.

Tra le strategie adottate dagli eco-rifugiati vi è proprio la migrazione temporanea. In alcuni paesi dell'Africa occidentale, in particolare Mali, Burkina Faso, Niger e Togo, gli uomini più anziani lasciano il gruppo per cercare lavoro in città nei periodi di siccità. In Etiopia, invece, questa forma di esodo è adottata soprattutto dai giovani. Nelle regioni rurali, quando la siccità è particolarmente grave e ogni opzione di adattamento è esaurita, famiglie e villaggi interi traversano le frontiere, vincendo tutti gli ostacoli. Non esiste però una formula semplice per spiegare le reazioni migratorie agli stimoli climatici, tanto più che questo fenomeno ufficialmente non esiste.

Nuovi rifugiati a causa dei problemi ambientali

Secondo Myers, uno dei massimi analisti ambientali al mondo, i rifugiati in generale lasciano le loro case per paura, non per opportunità. Il caso africano è emblematico: da un af81recente rapporto dell’Unep, si evince che ben 10 milioni di persone negli ultimi 20 anni sono state sfollate, a causa dell'espansione dei deserti e dei dissesti idrogeologici nel Continente. Per il 2010 si stima che il mondo dovrà far fronte a circa 40 milioni di persone in fuga per cause ambientali. E nel 2050, secondo le ultime stime dell’Acnur, saranno oltre 150 milioni i possibili profughi dell’Africa. Dati su cui sarà bene riflettere. Alto anche il numero di rifugiati e sfollati interni, oltre due milioni e 500mila persone, secondo i dati dell' UNHCR, l’Alto commissariato dei rifugiati dell'Onu. La maggior parte sono i profughi della regione dei grandi laghi e del corno d'Africa.

Vivono nei campi profughi in Congo, Sudan, Uganda e Somalia, o in misura minore in Costa d’Avorio, Chad, Kenya ed Etiopia. In particolare una parte consistente dell'esodo somalo si concentra poi verso lo Yemen, sulle cui coste nel 2007 sono approdate circa 30mila persone in fuga dalla guerra. Solo una piccola parte degli emigranti economici e dei richiedenti asilo politico africani, ha come meta l'Europa.

Diverse tipologie di migrazione

Quanto alle tipologie dei migranti interni, il contesto attuale di crescita demografica e di trasformazione sociale, di crisi economica e politica, accresce sempre più l'intensità dei flussi migratori, interessa e coinvolge negli spostamenti più o meno temporanei ormai uomini, donne, abitanti delle zone rurali e delle zone urbane, ma anche individui altamente specializzati e laureati. Dagli anni ’80 in avanti, le migrazioni africane si sono diversificate e sono diventate anche più spontanee, senza seguire prevalentemente più lo schema classico della migrazione solo per lavoro.
Fenomeni nuovi che anno contribuito ad accelerare e a centrifugare i flussi migratori, tanto da rendere il mosaico delle migrazioni interne ancora più complesso e frammentato.

E così fino agli anni Novanta, soprattutto nelle regioni dell’Africa del Sud flussi ingenti di masse, per lo più composte da gente alla ricerca di condizioni di vita migliori, erano costituite prevalentemente da lavoratori non specializzati provenienti da Botswana, Lesotho, Swaziland, Mozambico e Malawi diretti verso le miniere sudafricane. Inoltre spostamenti di massa af81 (3)sono stati causati dalle guerre civili che hanno insanguinato per decenni diversi paesi quali il Sud Africa (fino all’abbattimento del regime razziale di Pretoria), l’Angola e il Mozambico; o in tempi più recenti esodi di massa a seguito delle crisi politiche interne in Liberia, Zimbabwe, Repubblica democratica del Congo e Somalia.

Migrare in cerca di lavoro

Un Continente che vede incrementare la propria popolazione e diminuire al contempo le proprie ricchezze portate vie dalle abili diplomazie delle moderne cleptocrazie occidentali. Un po’ tutti sono costretti a migrare. Così è ritornata nuovamente la tipologia prevalente dello spostamento finalizzato alla ricerca di lavoro: le rotte migratorie si sono in un certo senso invertite e si registrano ingressi crescenti di lavoratori altamente specializzati. Si segnalano così importanti innesti di manodopera qualificata provenienti da Botswana, Zambia, Namibia e Sudafrica, che costituiscono preoccupanti emorragie per quei paesi che vedono di fatto emigrare il sostrato attivo e produttivo della popolazione a cui affidare una ripresa dei sistemi economici locali.

È per questo ancora necessario interrogarsi sulle ragioni di fondo delle partenze, avendo cura di considerare le scelte dei migranti come opzioni non calate in un contenitore vuoto, nel quale le strategie si sarebbero semplicemente dipanate secondo le volontà degli individui, ma inserite all’interno delle maglie talora imposte dalle modificazioni dell’economia alle classi rurali, artigiane, operaie ed oggi anche ai nuovi migranti intellettuali.

Un’interpretazione di questo tipo rende possibile un confronto tra le migrazioni storiche e quelle contemporanee, che evidenzi tanto la continuità di alcuni spostamenti, quanto le profonde modificazioni legate alla globalizzazione dei mercati. Si tratta anche in questo contesto geografico di massicci movimenti di popoli in gran parte riconducibili a nuove prospettive lavorative, visto che la creazione di mercati regionali di scambio comune ha reso più agevoli gli spostamenti nelle aree stesse. Numerosi paesi di emigrazione sono diventati progressivamente paesi di immigrazione, la componente femminile ha assunto un molo centrale e autonomo, soprattutto per ciò che concerne la gestione del commercio informale; mentre il settore formale, in particolare le attività di vendita ambulante e di assistenza domestica, rappresentano un tratto determinante delle odierne migrazioni economiche.

Muoversi nel mercato globale

Attualmente siamo di fronte a un quadro di migrazioni temporanee e ripetute, un via vai tra la campagna e le zone urbane, facilitato dai mezzi di trasporto. Ipotizziamo un continuum spaziale che comprende il lavoratore rurale che va nei cantieri urbani durante i periodi morti della stagione (movimenti di tipo rurale-urbano) e il lavoratore urbano che ritorna al villaggio uno o due mesi l'anno al momento dei grandi lavori. Secondo l’importante rapporto redatto dalla commissione Human Resources Development Centre del GCIM di Lagos, i movimenti più consistenti sono quelli che riguardano i lavoratori migranti regolari, ma soprattutto i clandestini, i rifugiati e gli sfollati. L'emigrazione è stata e sarà la principale strategia di sopravvivenza delle famiglie africane per far fronte alle già citate crisi economiche, politiche e ambientali.

Studiosi e ricercatori provenienti da Nigeria e Ghana, sarebbero ancora allettati dalle università sudafricane, statunitensi ed europee, mentre commercianti di professione provenienti da Costa d’Avorio, Senegal e Mali andrebbero in cerca di nuovi mercati fuori dai confini, verso la Francia e il Regno Unito, per poi ritornare solo in minima parte (circa il 4%) nei paesi di provenienza.

Infine, sono soprattutto le aree regionali di confine tra stati poveri come Gambia, Guinea Bissau e Guinea, ma soprattutto quelle comprese tra Ghana, Benin e Togo ad offrire una continua migrazione transfrontaliera riconducibile agli scambi commerciali. Generi di sussistenza, prodotti di uso quotidiano certamente, ma anche commercio raffinato di stoffe e tessuti usati comunemente nell’abbigliamento africano, i cosiddetti pagnes, che ha creato da decenni una tipologia migratoria specifica (interna e di migrazione) tutta femminile.

Le nuove Golden Ladies del Golfo di Guinea, intraprendenti manager donne, che lasciano mariti e figli per commerciare partite tessili milionarie e rinverdire così i fasti delle celebri e ricchissime Nana Benz di Lomé degli anni Settanta-Ottanta.
Le migrazioni femminili africane interne tuttavia si identificano troppo frequentemente anche con il traffico illecito: da Ghana, Mali e Sierra Leone vengono reclutate giovani donne allettate da nuove false prospettive di vita e di guadagni in Europa. Le potenti organizzazioni criminose nigeriane l contempo amministrano anche il traffico interno di bambini dal Togo e Mali per lavorare come piccoli schiavi nelle piantagioni della Costa d’Avorio o come servi domestici in Gabon.

Afriche, n°1, 2009
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Re: Migranti fora regoła en Afrega e da l'Afrega

Messaggioda Berto » dom ott 25, 2015 9:55 pm

???

Migranti: l’Africa salverà il mondo
di Mauro Armanino | 25 ottobre 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10 ... do/2158858

Lo fanno per salvarci. Passano il Mar Egeo e il Canale di Sicilia. Navigano con ogni galleggiante possibile. Assaltano i muri di griglie e cambiano i percorsi a seconda degli opponenti al viaggio. Resistono e sono consapevoli della loro missione. Per questo danno la vita a migliaia. Il deserto ormai li conosce e talvolta li custodisce per ricordo. Si ricordano di quando era l’occidente a cercarli, perderli e poi salvarli. Lo fanno per rimediare alla schivitù e agli imperi che solo si travestono da benefattori dell’umanità. Scompigliano, per aiutarci, le frontiere e le carte disegnate a tavolino qualche decina d’anni fa. Sono consapevoli che per salvare il nostro mondo ci vorranno anni e forse decenni di tentativi. I migranti sono pazienti e sanno che la storia gira per questa volta dalla loro parte. E’ solo per salvarci che arrivano anche di notte.

Lo fanno per dare allegria. Questi bambini che nascono e poi rinascono nelle statistiche dominanti. Loro non li temono e sanno che ci salveranno dall’inedia. Li portano dietro le spalle per sentirne il peso e la prossimità. Qualcuno diventa soldato per sbaglio di indirizzo. Altri scavano oro e diamanti preziosi come i metalli per i cellulari. C’è chi lavora nelle piantagioni e chi mendica sulle strade della capitale. I bambini nascono dove c’è posto e si raccomandano al destino che ha preso la cittadinanza in Africa. Vivono quanto basta e giocano con un nulla. Fanno poche domande perché sanno già le risposte. Nascono come fosse una sorpresa mai immaginata. Diventano grandi in fretta perché non hanno altro da fare. Mangiano quando capita e non lasciano che l’occasione passi invano. Sono loro che salveranno il futuro del mondo.

I loro presidenti salvano la democrazia. Rimangono al potere per sempre con la scusa degli antenati. Mettono alla prova le democrazie più famose delle loro. Almeno sono onesti e si arricchiscono senza vergogna. Fanno capire fin dove può arrivare la politica. Sono gli stessi dittatori di altrove con metodi analoghi a quelli dell’occidente. Altrettanto sofisticati come le repubbliche bananiere a cui intendono riferirsi. Muoiono a decine come una già una volta hanno fatto, per la libertà. Presi ostaggio dalle geopolitiche sopravvivono agli accordi bilaterali coi cinesi e gli americani. Fanno rivoluzioni senza darlo a vedere e sfidano l’economia globale coi mercati lungo le strade. Più che di vendere si tratta di negoziare senza perdere o guadagnare. I militari non sono lontani e profittano di ogni occasione. La democrazia si è rifugiata in Africa.

Le donne d’Africa salveranno il mondo. Hanno imparato fin dall’inizio la differenza e ancora ci tengono. Sanno come arrivano i figlie e camminano con eleganza la storia emancipata degli uomini. Governano senza potere e delle politiche degli uomini sono l’ispirazione notturna. Si distinguono dagli uomini fin dalla nascita con gli orecchini d’oro e le trecce ricamate con fili da cucire. Portano l’acqua, la legna, i figli, cucinano, inventano la resistenza, raccontano i sogni del mattino e hanno sempre l’ultima parola. Si svestono senza darlo a vedere e anticipano la moda dell’anno prima. Si portano sulle spalle il peso dei giorni e degli uomini assecondano le debolezze. Si lasciano andare senza calcolarne le conseguenze. Hanno preso in ostaggio la vita e la liberano alla prima occasione. Le donne d’Africa ci salveranno senza nulla chiedere in cambio.

L’Africa salverà il mondo umanitario. Signori della guerra, carestie, esodi, cambi climatici, demografie inaffidabili, divinità confiscate e molto altro. Progetti di sviluppo e piani di aggiustamento strutturale. Le Nazioni Unite e le agenzie umanitarie che prosperano. Ong occidentali e altre di ispirazione islamica vanno insieme per salvare chi era perduto. Le malattie con l’Ebola e le vaccinazioni improbabili per la malaria. Medici e insegnanti e reporters, tutti senza frontiere. L’Africa salva l’umanitario e dà del lavoro a tutti i benefattori del mondo. C’è chi vuole portare la luce, dio, la scuola, la civiltà, il commercio, la guerra e poi la pace negoziata. C’è posto per tutti e a ognuno la sua Africa da mostrare in giro come un trofeo. Ci sono gli afro- pessimisti e chi la racconta come una favola che c’era una volta. L’Africa salverà il mondo, un giorno.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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