Teuta,opida,vigo,pagus,viłàjo,paexe,dorf,çità,muniçipo,comun

Re: Teuta,opida,vigo,pagus,viłàjo,paexe,dorf,çità,muniçipo,c

Messaggioda Berto » mer ago 05, 2015 8:38 am

Viçinia, teràsani, comunałia, ...

https://it.wikipedia.org/wiki/Vicinia
Vicinia (pronunciato vicìnia o vicinìa) è un termine che era anticamente utilizzato per indicare un'assemblea di persone abitanti nello stesso luogo con interessi o beni comuni. Detta anche "Assemblea dei Vicini", fu un'istituzione socio-politico-amministrativa diffusa nella Lombardia orientale e Slavia Veneta, paragonabile con le Almenden (Patriziato) in Svizzera, le Università agricole in Emilia e Romagna, le Università agrarie in Lazio, le Regole del Cadore e dell'Ampezzano o la Magnifica Comunità di Fiemme, in Altopiano dei Sette Comuni e altre Regole in Trentino. In Slavia Veneta erano chiamate sosednja.

Il suo nome deriva da vicus-i ("villaggio" in latino), dal quale si analogizza l'assemblea dei villani, ovvero degli abitanti della villa. Queste assemblee prendevano anche nome di vicinanze, università agrarie, o terrazzani.

Il termine vicinia assume diversi significati a seconda del contesto: in ambiti urbani, come a Brescia o Bergamo, indicava una specie di comitato di quartiere. In ambiti rurali aveva un significato simile all'odierna amministrazione comunale.

Era consuetudine ritenere "vicini" gli abitanti originari di una località. Essi erano i discendenti di famiglie che abitavano ab immemore nella località. Agli originari si contrapponevano i forestieri.

Esempi di vicinie sono le Vicinie della Valcamonica e le Magnifiche Comunità.


Teràsani
https://it.wikipedia.org/wiki/Vicinie_della_Valcamonica
« Il governo de Comuni sta sempre in mano de gli Originarij, cioè antichi habitanti del corpo della Vicinia, né mai s'ammettono altre persone, benché di lunghissimo tempo habitanti, se prima non sono matricolate, e alla originalità ascritte; ma né meno una tal aggregatione si concede se non col mezzo di Scrittura d'oblatione di beni, ò denari, e con rigorosa, e ristretta ballotatione. »
(Gregorio Brunelli, «Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli camuni», 1698)
Le Vicinie della Valcamonica furono un'istituzione socio-politico-amministrativa medievale. I Vicini (Visì in dialetto camuno) sono conosciuti anche come Vicini et Consortes (vicini e consorziati) od Antichi Originari (Antichi Originarj), contrapposti ai Nuovi Originari. Il termine Terrazzani è riferito ancora ai vicini, soprattutto a partire dal XV secolo. Questa parola indicava coloro che avevano bonificato il terreno montuoso costruendo dei terrazzamenti.
...
Si suppone che le Vicinie si siano sviluppate dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, a partire dalla gestione dei compasqua, Bona comunalia o vicinalia, i campi e boschi comuni marginali all'abitato in uso a beneficio di tutti, sebbene nulla vieti di pensare ad istituzioni molto più antiche, forse anche preistoriche.
Con l'arrivo dei Longobardi in Valle Camonica viene assimilato dalle popolazioni locali l'uso della fara, un tipico insediamento di clan familiari germanici, che gestivano in comunità un particolare territorio assegnatogli.
La prima notizia della loro esistenza è segnalata nella contesa del monte Negrino tra gli abitanti di Borno e quelli della Val di Scalve il 12 novembre 1018: XXIV buoni homines de Burno (...) testimoni ed assistenti ai giudizi cittadini e rappresentanti gli abitanti (vicini et consortes) di Borno.
Facevano parte della vicinia i capifamiglia (capifuoco) delle famiglie originarie del paese con più di 25 anni. Tra gli abitanti Originari sorgevano due gruppi: i facientes focum, che non avevano nulla di proprio, e i facientes aestimum, con proprietà privata; entrambi avevano comunque potere deliberativo.
Ne erano esclusi i nobili, gli ecclesiastici, gli stranieri e perfino le famiglie "immigrate" dai paesi vicini. Soltanto nel 1764, con deliberazione del governo veneto il foresto sarà ammesso tra gli originari, se aveva almeno 50 anni di residenza in loco (poi ridotti a 20).
Le vicinie saranno abolite da Napoleone col decreto italico del 25 novembre 1806 e sostituite dalle amministrazioni comunali. I Bona comunalia vennero incamerati dai comuni. Una parte di questi beni, quelli relativi a legati testamentari per opere di carità o di utilità sociale (per esempio: distribuzione pubblica del sale, mantenimento di sacerdoti, mantenimento di maestri, ecc.) furono gestiti dagli enti comunali preposti: prima le congregazioni di carità, poi gli enti comunali di assistenza (ECA).


https://it.wikipedia.org/wiki/Communalia
Communalia è il termine, derivato dalle espressioni usate nei documenti medioevali, indicante i terreni sui quali ogni componente di una determinata collettività, secondo regole tramandate da secoli, aveva il diritto di esercitare un godimento, come quello del pascolo, della coltivazione o dell'uso civico di legnatico.

Nell'Italia meridionale il feudo è una istituzione relativamente tardiva, introdotta dai Normanni e dagli Svevi, che ebbero l'accortezza di non comprimere gli antichi diritti collettivi delle popolazioni originarie del luogo. Venne così a stabilirsi il principio: «ubi feuda, ibi demania».

In Italia settentrionale si sentiva, invece, il modello tedesco della proprietà collettiva della gens sui terreni con un istituto misto tra il demanio e la proprietà collettiva, ma disgiunta da vincoli feudali.

I non molti istituti che sono sopravvissuti di proprietà collettive che si denominano tuttora comunalia vedono la loro collocazione con una certa fatica nell'ambito del diritto moderno, tutto basato sulla proprietà. Una interessante sentenza della Corte Costituzionale ha negato l'incostituzionalità della norma che assoggettava ad imposta i communalia a differenza dei demani comunali, sottolineando, perciò la differenza tra i due istituti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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