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I venetisti con la Russia e contro l'UcrainaIl caso della demenziale minoranza venetista venezianista
schierata a favore della Russia nazional imperialista illiberale, antidemocratica e falsamente cristiana dell'oligarca Putin, antiamericana, antieuropea, antisemita, alleata con tutte le dittature della terra comuniste e maomettiste, usa alla menzogna, alla minaccia mafiosa, alla prepotenza sopraffatrice, alla violenza più brutale, alla rapina gangsterista, all'assassinio politico ed economico, al genocidio dei non russi e dei cristiani non allineati;
e che fa propria la propaganda menzognera con le calunnie di Putin contro l'Ucraina;
e che paragona il separatismo/secessionista dei russofoni filorussi dell'Ucraina (Crimea, Donbass, altro) al venetismo indipendentista veneto, costituito da una minoranza minimale di esaltati e fanatici costituitasci in modo fideistico e dogmatico sul Mito di Venezia e della sua Serenissima e su due menzogne storiche che insieme costituiscono i tre fondamenti del fideismo dogmatico di questa demenziale minoranza che ha l'assurda e insulsa pretesa di essere il Popolo veneto contro la stragrande maggioranza dei veneti stessi
che questi sì costituiscono a pieno titolo il Popolo veneto e la maggioranza democratica dei veneti.
Questa minoranza, di veneti venetisti demenziali, idolatri, ignoranti, arroganti, presuntuosi e menzogneri senza alcun rispetto democratico per la maggioranza dei veneti che costituiscono questi sì a pieno diritto il Popolo veneto, in preda alla loro fideistica e fanatica esaltazione, non si rende nemmeno conto che se paragone analogico fosse possibile questo andrebbe fatto, caso mai, tra la Serenissima e l'Ucraina e la Francia imperiale napoleonica con la Russia imperiale putiniana, confronto che metterebbe a nudo la viltà della Serenissima e il coraggio dell'Ucraina nel far fronte ai rispettivi invasori stupratori e carnefici, l'unità degli ucraine e la disunità dei veneti.
I veneti costituiti dall'oligarchia veneziana antidemocratica e antisovranità di tutti i veneti che di Venezia erano solo sudditi, non hanno fatto alcun fronte comune e alcuna vera resistenza all'invasione delle armate napoleoniche che addirittura i veneziani hanno improvvidamente e vigliaccamente finanziato con milioni di ducati sperando di tenerseli buoni e che fossero sconfitti dall'Austria.
Raccontano a se stessi e al mondo che i veneti sono stati delle povere vittime della brutale aggressione della Francia e di Napoleone e poi dell'Europa che alla caduta di Napoleone non hanno fatto risorgere la Serenissima.
I veneti non sono mai stati uniti e fraternamente sovrani in un unico stato, mai e l'unica occasione che hanno avuto dalla protostoria venetica ante periodo romano, è stata quella della Serenissima ma che non si è mai realizzata e che è sfumata con l'arrivo di Napoleone il quale ha definitivamente cancellato la Repubblica veneta, e questa falsa interpretazione della storia è la prima menzogna dei venetisti venezianisti.
L'altra menzogna che sta a fondamento dogmatico del fideismo venetista e della sua rivendicazione indipendentista è quella messa in piedi dal falsario storico Ettore Beggiato con il titolo di Plebiscito Truffa in cui si racconta che nel 1866 i veneti sono stati ingannati e costretti con la minaccia, la violenza e la truffa di brogli elettorali a votare in massa per l'annessione all'Italia.
Questi demenziali venetisti si sono fatti utili idioti della Russia nazi fascsita di Putin appoggiando il separatismo del Dinbass, crdendo fi fare cosa buona e giusta sostenendo questa presunta minoranza disciminata, maltrattata e privata dei suoi diritti umani, civili e politici, ma hanno preso un sono abbaglio.
Tutti i fanatici fideisti, irragionevoli e idolatri credono facilmente alle menzogne e sono altrettanto facilmente ingannabili poiché non sono abituati a ragionare.
I poveri venetisti con la macchietta di Gardin contro la NATO https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... 68x543.jpghttps://www.filarveneto.eu/wp-content/uploads/2022/03/Dementi-venetisti-300x212.jpgPiena sintonia del Veneto Serenissimo Governo con il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin Veneto Serenissimo Governo
12 aprile 2022
https://www.serenissimogoverno.eu/2021/ ... mir-putin/Al Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin
Al Governo della Federazione Russa
Al Popolo Russo
Il Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica, con il Popolo Veneto, in occasione del 76esimo anniversario della Vittoria dell’Armata Rossa contro la canaglia nazifascista, ringrazia per il sacrificio degli immortali eroi, che con il loro coraggio, sacrificio e sangue assieme a tutti gli antifascisti hanno sconfitto le forze del male. La guerra continua; il male si deve continuamente contrastare, e combattere senza sosta.
Il Veneto Serenissimo Governo fa proprie le affermazioni del Presidente Vladimir Putin quando ribadisce che esiste un pericoloso rigurgito di russofobia e antisemitismo.
La nostra lotta per l’autodeterminazione del Veneto è all’interno di questi principi.
Il Veneto Serenissimo Governo è a fianco della Federazione Russa e dello Stato di Israele nella lotta contro il terrorismo e il razzismo, per la pace, la libertà e l’autodeterminazione.
Venezia- Longarone, 12 maggio 2021
Per il Veneto Serenissimo Governo
Il Presidente
Luca Peroni
I Vicepresidenti
Valerio Serraglia
Andrea Viviani
Demetrio Shlomo Yisrael Serraglia
Ecco la pagina facebook di un venetista venezianista con i post che esaltano Putinhttps://www.facebook.com/profile.php?id=100011196281833 Ma anche altri veneti non venetisti non scherzano in fatto di irresponsabile filo putinismo:Il Veneto ha finalmente dato il suo 'ok' all'annessione della Crimea alla Russia
18 maggio 2016
https://www.vice.com/it/article/8xjxek/ ... sia-crimea Il Consigliere Regionale del Veneto Stefano Valdegamberi in posa davanti a un ritratto di Vladimir Putin. (Foto via Facebook)
Da tempo i legami tra il Veneto e la Russia di Putin risultano abbastanza stretti: dalla leggenda che vede il Presidente russo nato in provincia di Vicenza, ai legami con la Federazione rivendicati da una schiera di indipendentisti veneti, dal Veneto Serenissimo Governo alla stessa Lega Nord.
Ma il punto più alto dell'amicizia tra il Veneto e la Russia potrebbe essere stato raggiunto oggi: la regione è infatti la prima in Europa a spingere per il riconoscimento della Crimea come stato autonomo e annesso alla Federazione Russa, seguendo le orme di altri paesi come la Corea del Nord, la Siria e il Venezuela.
Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato mercoledì pomeriggio una risoluzione per spingere la Regione a promuovere "il diritto di autodeterminazione della Crimea" e "la costituzione di un comitato contro le sanzioni alla Federazione Russa."
Nel dettaglio, il provvedimento - che vede come primo firmatario il consigliere Stefano Valdegamberi, eletto con la lista Zaia - invita il Governo italiano a condannare le politiche dell'Unione Europea nei confronti della Crimea.
Allo stesso tempo, la mozione chiede di riconoscere il risultato del referendum del 16 marzo 2014 — con cui la popolazione della Crimea ha espresso la volontà di costituirsi come soggetto federale della Federazione Russia, ma il cui esito è considerato illegittimo, tra gli altri, dall'OSCE e dagli stati del G7.
Il voto in Veneto ha suscitato l'attenzione di diverse testate giornalistiche russe, come l'agenzia governativa Tass, e secondo alcuni giornalisti presenti sul posto, alcune troupe televisive russe hanno addirittura assistito al dibattito del Consiglio Regionale sulla risoluzione.
Prima troupe russa in consiglio regionale del — Angela Pederiva (@AngelaPederiva)17 maggio 2016
Secondo quanto si legge nel documento, i promotori sostengono che l'Italia e l'Unione Europea abbiano violato il diritto all'autodeterminazione della Crimea, e che abbiano adottato "due pesi e due misure" tra la Crimea e altre nazioni che hanno portato avanti istanze simili, a seconda dei loro interessi geopolitici.
Di conseguenza, il Consiglio Regionale del Veneto chiede anche che siano rivisti i rapporti tra l'Unione Europea e la Russia, soprattutto per quanto riguarda le sanzioni economiche applicate dai paesi occidentali alla Federazione Russa in seguito all'annessione della Crimea.
In particolare, vengono contestati i danni economici riportati dall'Italia a causa delle sanzioni contro la Russia e il conseguente embargo russo sui prodotti occidentali. Citando i dati della CGIA di Mestre, la risoluzione parla di una riduzione dell'export italiano da 10,7 miliardi di euro nel 2013 a 7,1 miliardi nel 2015, un calo del 34 per cento.
"È giunto il momento di dire basta alle assurde, ingiuste e inefficaci sanzioni a cui Mosca ha reagito con un embargo che sta provocando danni gravissimi all'economia veneta," ha detto il promotore della risoluzione Stefano Valdegamberi.
"La questione della Crimea, poi, è paradossale: l'Europa per la prima volta nega il diritto di autodeterminazione a un Paese la cui storia e cultura è da sempre legata alla Russia."
Di diverso avviso ovviamente è l'Ucraina, che tramite il suo ambasciatore in Italia Yevhen Perelygin ha espresso il suo disappunto. "Dovrei ricordare all'autore della Risoluzione che la Crimea è parte integrante del territorio dell'Ucraina, occupata e annessa due anni fa alla Federazione Russa in violazione dei principi fondamentali del diritto internazionale e degli accordi bilaterali," ha scritto in una lettera indirizzata ai Consiglieri della regione Veneto e pubblicata dal Corriere del Veneto.
"Comprendo le ragioni legittime dei rappresentanti del popolo del Veneto di accrescere gli scambi commerciali della regione, ma, a mio parere personale, una tale Risoluzione provocatoria non contribuirà certo ad aumentare le capacita d'esportazioni delle imprese venete," aggiunge l'ambasciatore.
Comunicato ufficiale del segretario di Indipendenza Veneta. Luigi Boldo
23 febbraio 2022
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 574066:102Il Movimento Indipendenza Veneta che da sempre ha fatto del diritto di Autodeterminazione la propria battaglia politica, è e sarà sempre al fianco delle comunità e dei Popoli che esercitando tale diritto, distinguono in modo netto e inequivocabile, la differenza tra i confini nazionali dello Stato e il senso di appartenenza di una comunità.
Per quanto concerne il Donbass, assistiamo alla nascita di due distinte Repubbliche, che evidentemente hanno usi, tradizioni, costumi diversi.
Ora l'unione Europea e l'occidente si ponga una domanda se realmente vuole trattare la questione con il diritto internazionale
È giusto difendere i reticolati dei confini nazionali e politici o il confine dettato dal senso di appartenenza di una comunità, fatto di lingua, tradizioni, usi, consuetudini, cultura.
Indipendenza Veneta non ha bisogno di farsi questa domanda, noi siamo dalla parte del diritto e pertanto dalla parte dei Popoli e non dei reticolati costruiti con l'uso della violenza.
La guerra si può evitare semplicemente riconoscendo al diritto internazionale la facoltà di dirimere tali questioni, non certamente con la violenza degli stati nazionali, siano essi o meno membri della Nato.
La sentenza della Corte internazionale di giustizia, come scrive autorevolmente Alessio Morosin, nel caso del Kosovo, parla chiaro.
Il diritto naturale di Autodeterminazione di un Popolo, prevale sul diritto di integrità dei confini di uno Stato.
W la Libertà dei Popoli, w l'Europa dei Popoli e non dell'euro.
Michele Favero segretario Indipendenza Veneta
Alberto PentoQuesti parlano perché hanno la bocca.
La verità è che la stragrande maggioranza dei veneti non vuole/vorrebbe l'indipendenza ma caso mai l'autonomia.
Il Donbass non è terra russa e in quella terra vi sono cittadini ucraini che non vogliono saperne della Russia e i loro diritti contano, ma per questi poveri venetisti senza arte ne parte i loro diritti non conterebbero nulla.
Il paragone tra il Donbass e il Kosovo (e aggiungo io la Catalogna e il Veneto) non è proponibile poiché i casi e i contesti storici e geopolitici sono diversi.
Il diritto all'autodeterminazione non implica necessariamente la secessione. Se la terra è della minoranza della popolazione ucraina e nel tempo con le migrazioni o altro si forma una maggioranza di non ucraini filorussi questi non hanno alcun diritto di appropriarsi della terra e di secedere.
Questi venetisti filo Russia di Putin sono assolutamente dementi e di un'ignoranza storica abissale sia sulla storia del Veneto che su quella dell'Ucraina, della Russia e del DonbassVENETO SERENISSIMO GOVERNO
Ufficio Affari Esteri
Riconoscimento sovranità nazionale delle Repubbliche Donetsk e Lugansk
A nome e per conto del Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica, ho il piacere di riconoscere la sovranità di Stato e il pieno diritto all’autodeterminazione, secondo quanto previsto dal diritto internazionale, delle Repubbliche Donetsk e Lugansk.
I principi dell'autodeterminazione e del libero arbitrio dei Popoli sono il fondamento per la pace tra le nazioni.
Il Popolo Veneto nel 2017, attraverso un libero referendum, ha rivendicato il proprio diritto a ricostituire le istituzioni di uno Stato Veneto indipendente. Nonostante l'incontestabile vittoria referendaria lo Stato italiano, che dal 1866 occupa illegalmente le terre venete, continua a violare il diritto del Popolo Veneto a ricostituire la Repubblica Veneta.
Il Veneto Serenissimo Governo, da anni, si impegna a livello internazionale come rappresentante del Popolo Veneto per ottenere il riconoscimento delle istanze Venete presso i governi e le istituzioni del consesso internazionale.
Il Veneto Serenissimo Governo è disponibile ad aprire relazioni diplomatiche con le Repubbliche Donetsk e Lugansk per tutelare il reciproco interesse dei nostri Popoli.
La libertà dei Popoli non cade mai in prescrizione.
Venezia-Longarone 21 febbraio 2022
per il Veneto Serenissimo Governo
il Ministro degli Esteri
Demetrio Shlomo Yisrael Serraglia
Veneto Serenissimo Governo
segreteriadistato@serenissimogoverno.org, –
kancelliere@katamail.com,
Tel. +39 349 1847544 - +39 340 6613027
http://www.serenissimogoverno.euhttp://www.radionazionaleveneta.orgChe triste deriva quella dei Serenissimi, degli 8 di San Marco.Alcuni vittime pietrificate nel mito di se stessi e della Serenissima, altri succubi di un social comunista di estrema sinistra filo Russia imperiale di Putin.
Anche questi demenziali venetisti sostengono i crimini di Putin contro l'Ucraina e il Mondo civileVENETO SERENISSIMO GOVERNO
Ufficio di Presidenza
Fermiamo i golpisti di Kiev
La Federazione Russa sta attuando un'azione di autodifesa contro le continue provocazioni dei golpisti di Kiev e della NATO.
Il Presidente Vladimir Putin ha, con questa iniziativa, ribadito i diritti dei popoli all'autodeterminazione e a vivere in pace e nella libertà.
È chiaro a tutti che bande neonaziste foraggiate principalmente dagli Stati Uniti stanno operando, da prima del 2004 in Ucraina, e sono responsabili del massacro di Odessa, (con 48 operai arsi vivi nella sede del sindacato), e di oltre 20.000 morti provocati nel Donbass, nel tentativo d'imporre la loro dittatura sulla volontà del popolo del Donbass.
Il Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica è a fianco di tutte le forze che lottano per i loro diritti contro le canaglie nazifasciste.
Noi del Veneto Serenissimo Governo abbiamo voluto e vinto il referendum per l'autodeterminazione della nostra Patria nel 2017, con il 98,1% di SI. Stiamo lottando e lotteremo per la nostra libertà e i nostri diritti. Questa nostra lotta ci affraterna ai popoli del Donbass e della Federazione Russa.
Venezia-Longarone,24 febbraio 2022
Per il Veneto Serenissimo Governo
Ufficio di Presidenza
Veneto Serenissimo Governo
segreteriadistato@serenissimogoverno.org, –
kancelliere@katamail.com,
Tel. +39 349 1847544 - +39 340 6613027
http://www.serenissimogoverno.euhttp://www.radionazionaleveneta.orgDa Davide Lovat un venetista novax-nogreenpassQUALE CIVILTÀ VOGLIAMO?
Davide Lovat
https://www.facebook.com/davide.lovat/p ... 0056613927Ormai senza mezzi termini la maschera è stata deposta e quello che era considerato lo slogan dei "complottisti" (il New World Order) ora è certificato come lo scopo da perseguire attraverso il Great Reset, sul piano socioeconomico, e la guerra in Ucraina con gli obiettivi diplomatici connessi, sul piano politico e strategico.
L'impero USA, altrimenti detto "Occidente", non ammette altre visioni del mondo da quella liberal-progressista ed è pronto a tutto per imporla.
Ecco perché, ad esempio, i movimenti indipendentisti finanziati cospicuamente sono solo quelli aderenti all'ideologia mondialista (liberal-progressista appunto) e sempre in funzione di opposizione a Governi di ispirazione conservatrice o cristiana. Gli altri movimenti indipendentisti (come quelli degli stati preunitari del'Europa Subalpina, altrimenti detta Italia) sono combattuti strenuamente, con disprezzo, perché con il loro richiamo identitario tradizionale sarebbero una minaccia alla realizzazione del Nuovo Ordine Mondiale.
Del resto, lo stato unitario italiano è di matrice massonica e non va discusso. Come non si deve discutere la ragione della poliltica estera imperiale USA, né quando bombarda Belgrado e smembra la Serbia, né quando nel 2019 insedia un comico cooptato dal WEF nel piano "Young Global Leaders" al vertice dell'Ucraina con il chiaro intento di creare le condizioni per un conflitto, attraverso l'adozione di misure (richiesta di ingresso in UE e NATO) che la Russia aveva dichiarato inaccettabili fin dal 2014.
Con questo, da cristiano affermo la necessità di far tacere le armi e di dare il massimo sostegno ai civili perseguitati. Tutti, senza esclusioni, anche quelli del Donbass vessati negli anni recenti, poiché anch'essi sono persone degne di pietà e titolari di diritti da tempo negati con violenza.
Gianni De Marchi
La “ scafandrata” già pronta con corazza ed elmo in “ testa”
Pino Milone
Chissà se nelle Agenzie di sicurezza mondiali si stia facendo strada la necessità di ripulire il pianeta di un bel numero di "filantropi" alla Gates.
Ferdinando Marcassa
Il potere mediatico è quello di far vedere la Von der Layen paladina degli afflitti e dei perseguitati Ucraini dai Russi. A questa vecchia donzella degli Ucraini non frega nulla, però tramite quella faccetta verginella rimbecillisce quelli che guardano le TV di Stato....vero che lavora per il NWO per distruggere la Russia unica nazione contro la finanza massonica.
Paola Fratter
Ferdinando Marcassa esatto...vallo a dire i cari fans della nato anche italica e i magna hamburger guerrafondai
Paola Fratter
Il Deep state sarà distrutto !!
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 4 persone e il seguente testo "DEEP STALE"
Allegra Angelica
Il piano per il nuovo ordine mondiale continua, nuova divisione....dopo il No Vax Vs Pro Vax,arrivata guarda caso Ukraina Vs Russia! Il "gregge" non guarda oltre il proprio naso...
Francesco Falezza
Davide Lovat non finanziano indipendentisti di categoria A o di categoria B, ma destabilizzano gli stati non "allineati" con tutti i mezzi che hanno a disposizione, dai Talebani, agli indipendentisti fino ad arrivare anche ai nazisti, dipende da quello che trovano sul territorio, se ne fregano di diritti e convenzioni, sono privi di qualsiasi etica, finanziano influencer sui social ed hanno il controllo pressoché totale dei media... questa è la situazione attuale... per loro non esiste un indipendentismo buono o uno cattivo, se lo stato è allineato qualsiasi cosa che lo destabilizza, anche se giusta e sacrosanta viene stoppata, al contrario, se lo stato non è allineato viene fatto di tutto e di più per destabilizzarlo...
Davide Lovat
È esattamente quel che sto dicendo. Infatti appena la Spagna è tornata in mano ai mondialisti, l'indipendentismo catalano è stato pesantemente ridimensionato. Ma viene tenuto vivo nel caso servisse. Noi veneti siamo di San Marco, di tradizione cristiana, non verremo mai aiutati. Sommamente miope è chi crede che le manifestazioni da milioni di persone sorgano spontaneamente in modo ripetuto. Togliere il salame dagli occhi per certi "fini analisti" sarebbe utile, se i "sieri" non avessero ormai ridotto in cenere le sinapsi.
Riccardo Pasqualin
Davide Lovat La Spagna cristiana e tradizionale è unita dalla monarchia ispanica (federativa e sociale), non divisa in entità statali mai esistite.
I catalanisti sono in gran parte progressisti arcobaleno e filoislamici che abbattono i monumenti cristiani.
Davide Lovat
Riccardo Pasqualin e infatti, ripeto, non è esattamente quello che ho spiegato nel post? Solo i movimenti indipendentisti aderenti al NWO ricevono ingenti finanziamenti che permettono loro di svolgere la loro attività. E' quel che ho scritto...
Riccardo Pasqualin
Davide Lovat In questo caso nulla da obiettare. Le Spagne tradizionali sono formate da popoli diversi per culture e lingua, questo ci tengo a precisarlo: la lingua basca e catalana meritano il massimo rispetto, chi vuole la Spagna centralista e nazionalista non è un tradizionalista, né un cristiano. La soluzione è la federazione storica delle Spagne che garantisce il rispetto delle leggi locali adatte ad ogni popolo perché formate sulla sua storia.
Davide Lovat
Riccardo Pasqualin devo ancora precisare, eppure era scritto chiaro. Chi vuole la Spagna centralista è un conservatore, non necessariamente anche un cristiano. Ma non posso mettere per ogni parola la nota a pié di pagina. Il NWO non finanzia i movimenti che si oppongono alla sua visione del mondo, mentre finanzia quelli che si oppongono ai Governi conservatori, (virgola che sta per o) tradizionalisti o di valori cristiani.
Riccardo Pasqualin
Davide Lovat Il conservatore e il tradizionalista sono due cose diverse. Il conservatore conserva anche la rivoluzione e rifiuta sempre l'innovazione, il tradizionalista riconosce che la tradizione è dinamica e fondata su un processo di selezione e di miglioramento: elimina gli errori del passato, ama le novità buone.
Però ci siamo capiti.
Davide Lovat
Infatti avevo scritto con una bella "o" in mezzo a indicare che sono cose diverse, sennò scrivevo "e".
Francesco Falezza
Ma un partito indipendentista non può essere favorevole al NWO perché altrimenti non sarebbe indipendentista, certo ci sono tante anime e tanti punti di vista nell'indipendentismo, però tutti hanno subito la stessa sorte del Popolo di San Marco, per questo ritengo opportuno unire le forze, fare fronte comune in questo periodo così negativo, per poi differenziarci quando i numeri lo permetteranno...
Davide Lovat
Francesco Falezza siamo davanti a uno scontro di civiltà, o sei da una parte o sei dall'altra. Non c'è possibilità di stare assieme, io sono contrario all'indipendenza della Repubblica Veneta se i valori sono quelli del NWO a cui invece aderiscono esplicitamente (in larga maggioranza) sia i catalani che gli scozzesi. Preferisco un italiano tradizionale a un veneto mondialista. Quando fondammo il Popolo di San Marco come associazione culturale indipendentista lo dicemmo chiaramente, proprio prevedendo la deriva attuale che è inevitabile.
Francesco Falezza
Il risultato sarà che continueremo ad essere sotto l'italia mondialista, con l'aggiunta dell'annientamento del popolo Veneto
Davide Lovat
Francesco Falezza non per colpa di chi si batte per il ripristino della tradizione, ma per colpa di chi aderisce alla civiltà liberal progressista. Come si fa a riferirsi ai simboli marciani, radicalmente cristiani, e tradirli appoggiando i valori americani? È un controsenso. Non si può stare assieme avendo obiettivi esistenziali opposti.
Francesco Falezza
Io non so che tipo di stato Veneto ne uscirà, so che sarà 1.000 volte meglio di adesso che siamo sotto dominazione italiana, dividendoci si fa il gioco dei nazionalglobalisti
Davide Lovat
Francesco Falezza io non mi divido da uno diverso e portatore di valori opposti, quello lo combatto anche se è veneto. Mi dividerei se per ragioni di opportunismo rompessi i rapporti con chi combatte la stessa battaglia e dalla stessa parte, ma questo io non lo farò mai. Ma un conto sono gli amici, un conto diverso gli avversari. Questo periodo, fra Green Pass e conflitto internazionale, serve come una benedizione a chiarire quello che non era ancora chiaro per tanti: non si può essere coerentemente indipendentisti veneti se si è aderenti ai valori liberal progressisti che sono derivati direttamente da quelli che ci tolsero l'indipendenza oltre 2 secoli fa.
Francesco Falezza
Se vogliamo la Repubblica Veneta, prima di soccombere, era 200 anni più progredita del resto d'Europa...
Francesco Falezza
Ti dividi da uno appartenente al tuo stesso popolo che vuole salvarlo come te...
Davide Lovat
Francesco Falezza cosa c'entra? L'ideologia progressista nulla ha da spartire con il concetto di progresso tecnologico, civile e sociale. Progressismo ha un altro significato, a cui rimando perché non è Facebook il luogo dove posso tenere una lezione di filosofia politica. In gioco, comunque, c'è la visione dell'uomo e del mondo.
Davide Lovat
Francesco Falezza non salvi un popolo senza cambiare ciò che lo sta distruggendo. Non ci possono essere compromessi, infatti loro non ne fanno.
Ecco il caso del veronese Palmerino Zoccatelli che fa propria la propaganda russa antiucraina e scrive a Zaia citando le menzogne di questa propaganda.Questo veneto veronese è di una ignoranza abissale e si fa utile idiota e complice del criminale Putin
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... atelli.jpg Alberto Pento
I bambini morti ci sono stati da tutte le parti, ma la responsabilità è di chi ha provocato tutto ciò, la Russia di Putin che ha fomentato il separatismo violento dei russofoni-russofili.L’Onu: in Ucraina 13mila morti per la guerra del Donbass tra i due contendenti
Monica Ricci Sargentini
22 gennaio 2019
https://lepersoneeladignita.corriere.it ... l-donbass/ Dall’aprile 2014 alla fine del 2018 sono state quasi 13 mila le vittime della guerra nel Donbass. Lo ha reso noto la missione di monitoraggio per i diritti umani delle Nazioni Unite in Ucraina. Nello specifico, i civili rimasti uccisi sarebbero 3.300, oltre a 4 mila soldati ucraini e 5.500 miliziani separatisti. In aggiunta, un numero di persone fra le 27 e le 30 mila sono rimaste ferite nel corso del conflitto armato.
Tutta l’area orientale dell’Ucraina vive una situazione di profonda instabilità e incertezza dall’aprile del 2014, dopo che le autorità di Kiev lanciarono un’operazione militare per riprendere il controllo della regione dalle milizie delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk che sostengono l’indipendenza del Donbass. Gli accordi raggiunti a Minsk dal Gruppo di contatto trilaterale dell’Osce (Russia, Ucraina e le due autoproclamate repubbliche) prevedono un completo cessate il fuoco; il ritiro degli armamenti dalla linea di contatto nell’Ucraina orientale; lo scambio reciproco di tutti i prigionieri detenuti da entrambe le parti; delle riforme costituzionali che conferiscano uno statuto speciale alle autoproclamate repubbliche. Il Formato Normandia (Francia, Germania, Russia e Ucraina) monitora il rispetto di quest’intesa. Dalla sigla degli accordi, tuttavia, le due parti si accusano reciprocamente di contrastarne l’attuazione.
La strage di Odessa nel maggio del 2014, fu la sola strage compiuta dai nazionalisti ucraini contro la minoranza filorussa per l'odio feroce che si era sviluppato tra le due parti e a seguito dell'invasione della Crimea da parte della Russia di Putin nel marzo del 2014La strage di Odessa
https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Odessa La strage di Odessa è un massacro avvenuto il 2 maggio 2014 ad Odessa presso la Casa dei Sindacati, in Ucraina, ad opera di estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti ucraini ai danni dei manifestanti che si opponevano al nuovo governo instauratosi nel Paese in seguito alle rivolte di piazza di Euromaidan. In concomitanza del rogo, preceduto e seguito da linciaggi e violenze nei confronti degli aggrediti, trovarono la morte almeno 48 persone tra impiegati della Casa dei Sindacati, manifestanti contrari al nuovo governo, o favorevoli al separatismo, simpatizzanti filo-russi e membri di partiti di estrema sinistra.
Con le rivolte di Euromaidan a Kiev il presidente ucraino filo-russo Viktor Janukovyč venne destituito. Questo cambio di governo provocò la reazione dei sostenitori di Janukovyč e di una parte della popolazione ucraina contraria alla svolta filo-occidentale (tra cui i membri del Partito Comunista dell'Ucraina). Il 2 maggio 2014 si ebbero quindi anche ad Odessa scontri di piazza tra le fazioni contrapposte.
In seguito agli scontri, in cui erano intervenute anche frange paramilitari nazionaliste (in particolare quelle di "Pravyj Sektor")[2], i manifestanti antigovernativi si rifugiarono nella Casa dei Sindacati. Questi manifestanti vennero seguiti ed aggrediti ferocemente all'interno dell'edificio dai sostenitori di Euromaidan e dai militanti di estrema destra, che successivamente circondarono l'edificio e appiccarono il fuoco.
Nell'incendio che ne scaturì trovarono la morte 42 persone (34 uomini, 7 donne e un ragazzo di diciassette anni), alcune delle quali del tutto estranee ai fatti in quanto si trovavano all'interno dell'edificio per ragioni di lavoro. Gli estremisti di destra impedirono ai vigili del fuoco di accedere all'area per poter intervenire. I pochi che riuscirono in maniera fortunosa a fuggire dall'incendio furono linciati dai militanti neonazisti che circondavano il palazzo. Alla fine del rogo i testimoni trovarono i corpi carbonizzati dei manifestanti aggrediti e cadaveri di donne seviziate e violentate, tra cui una donna incinta strangolata con dei cavi telefonici. Si scoprì che tra le vittime del massacro vi erano anche persone colpite da armi da fuoco e mutilate con armi da taglio.
Il nuovo governo ucraino a capo di Oleksandr Turčynov e Arsenij Jacenjuk si limitò a parlare di una fatalità che era costata la vita a circa 30 persone.42 Il Ministro degli Interni ucraino e la Polizia sostennero da subito che i manifestanti anti-governativi fossero rimasti uccisi dalle fiamme scaturite dai loro stessi lanci di bombe molotov.[6] Anche la stampa vicina al nuovo governo attribuì l'incendio ai manifestanti filo-russi. Ben presto questa versione venne smentita dalle testimonianze dei sopravvissuti e di vari osservatori.
Il Parlamento europeo si espresse in tal senso:
«Numerosi indizi suggeriscono che non è stato il presunto incendio dell’edificio a uccidere coloro che si trovavano all’interno, lì rifugiatisi per non essere massacrati in strada, bensì sono stati colpi di arma da fuoco o armi di altro genere. Esistono filmati che mostrerebbero poliziotti sparare sui disperati che cercavano di fuggire dalle finestre e tutte le prove disponibili indicano che gli assedianti intendevano uccidere».
Nessun processo è stato intentato per la strage.
La Strage di Odessa (42 vittime) da parte degli ucraini che volevano la libertà dalla Russia è sta una areazione all'invasione violenta e all'annessione russa della Crimea ucraina https://it.wikipedia.org/wiki/Annession ... lla_Russia L'annessione della Crimea alla Russia fu il primo evento della crisi russo-ucraina nel 2014. Nello specifico, in seguito alla rivoluzione ucraina del 2014, la Russia inviò proprie truppe senza insegne a prendere il controllo del governo locale. Il nuovo governo filorusso dichiarò la propria indipendenza dall'Ucraina. Fu quindi tenuto un referendum sull'autodeterminazione della penisola il 16 marzo (criticato e non riconosciuto da gran parte della comunità internazionale), segnato dalla vittoria del "Sì" con il 95,32% dei voti, le autorità della Crimea firmarono il 18 marzo l'adesione formale alla Russia.
Durante la prima fase del conflitto sono rimasti feriti vari manifestanti filo-ucraini e alcuni manifestanti filo-russi, mentre tra i militari sono stati uccisi quattro soldati delle Forze armate dell'Ucraina, uno del Servizio di sicurezza dell'Ucraina e uno delle Forze armate della Federazione Russa.
Il 22-23 febbraio 2014, il presidente russo Vladimir Putin ha convocato una riunione notturna con i capi dei servizi di sicurezza per discutere la liberazione del presidente ucraino deposto, Viktor Janukovič. Al termine dell'incontro, Putin ha sottolineato che "dobbiamo iniziare a lavorare per il ritorno della Crimea in Russia". Il 23 febbraio si sono svolte varie manifestazioni filo-russe nella città crimeana di Sebastopoli. Il 27 febbraio, le truppe russe mascherate senza insegne, i cosiddetti omini verdi, con varie sparatorie con le locali Forze armate dell'Ucraina, hanno assunto il Consiglio supremo (parlamento) della Crimea e hanno catturato siti strategici in tutta la penisola, il che ha portato all'insediamento del governo filo-russo Aksyonov in Crimea e alla conduzione del referendum sull'autodeterminazione della Crimea. La Russia ha formalmente incorporato la Crimea come due soggetti federali della Federazione Russa il 18 marzo 2014 (Sebastopoli e Repubblica di Crimea).
L'occupazione della penisola di Crimea da parte dell'esercito russo è iniziata il 20 febbraio 2014. Erano gli ultimi giorni della presidenza di Viktor Janukovič[4].
Presto all'ingresso di Sebastopoli apparvero posti di blocco e mezzi corazzati russi.
A quel tempo, le città della Crimea, secondo il governo ucraino, erano già piene di agenti russi, omini verdi e membri di varie formazioni paramilitari come i cosacchi, che costituirono la base della cosiddetta "autodifesa della Crimea" e rappresentavano i presunti "stati d'animo" della popolazione locale.[5]
Mentre sulle coste crimeane arrivó la flotta del Mar Nero della Federazione Russa.
Ilya Vladimirovich Ponomarev, un politico russo e membro della Duma di Stato della Russia (fazione della Russia Giusta), sostiene che la guida dell'annessione della Crimea è stata affidata al ministro della Difesa Sergej Šojgu e all'aiutante di Vladimir Putin Vladislav Surkov.[6]
Ad opporsi all'annessione in Russia furono Boris Nemcov e il partito di Alexej Navalny — Partito del Progresso.
L'Ucraina e molti altri paesi hanno condannato l'occupazione e l'annessione e la considerarono una violazione del diritto internazionale e degli accordi firmati dalla Russia che salvaguardano l'integrità territoriale dell'Ucraina, compresi gli accordi di Belavezha del 1991 che hanno istituito la Comunità di Stati Indipendenti, gli accordi di Helsinki del 1975, gli accordi del 1994 Memorandum di Budapest sulle garanzie di sicurezza e Trattato del 1997 sull'amicizia, la cooperazione e il partenariato tra la Federazione russa e l'Ucraina. Il governo ucraino ha portato gli altri membri dell'allora G8 a sospendere la Russia dal gruppo, quindi a introdurre un primo round di sanzioni contro il paese.
Alberto PentoNel Donbass non vi è alcuna minoranza non ucraina russofona e filorussa maltrattata che abbia il diritto alla secessione, poiché il Donbass è terra ucraina dove vi vivono ucraini anche russofoni che non vogliono essere costretti ad andarsene via dalla loro terra per non finire sotto il dominio russo.
Questi separatisti del Donbass sono criminali terroristi che con ogni mezzo lecito e illecito tra cui le calunnie e la violenza terroristica vorrebbero togliere questa terra all'Ucraina e già ora con la complicirà della Russia di Putin opprimono gli ucraini che vi vivono violando i loro diritti umani, civili e politici.
Questa minoranza violenta e nazifascista come i russi di Putin è vergognosamente sostenuta da questa demenziale minoranza veneta che si crede di essere depositaria della volontà del PopoloVeneto, per arrogante presunzione e abissale ignoranza; il Popolo Veneto non è rappresentato da questa minoranza di indipendentisti filo russi e antiamericani ma dalla maggioranza che è per il Mondo Liberio dell'Occidente euroamericano e perla NATO e che caso mai gradirebbe nell'autonomia regionale e che oggi sta con l'Ucraina aggredita dal nazifascista e falso cristiano il criminale russo Putin.
Nel 1991 al crollo dell'orrido regime comunista dell'URSS organizzato attorno alla Russia di Mosca in Ucraina si tenne un referendo per l'indipendenzaIl primo dicembre 1991 fu tenuto in Ucraina il referendum sull’indipendenza dalla URSS/Russia
e fu una votazione libera, democratica, senza violenze ne brogli.Giovanni Bernardini
https://www.facebook.com/giovanni.berna ... 5531793313 Il primo dicembre 1991 fu tenuto in Ucraina il referendum sull’indipendenza
L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
Vinsero i SI con una percentuale del 90,32%.
I SI vinsero in TUTTE le regioni del paese.
In Crimea i SI ottennero il 54,19% dei suffragi.
E quindi anche nella russofona Crimea e nel russofono Donbass vinsero gli indipendentisti a grande maggioranza.
Piccolo particolare, NON c’erano carri armati nelle vicinanze dei seggi, neppure ai confini del paese o delle varie regioni.
Per qualcuno la cosa non è sufficiente. Si tratta di altri tempi, si dice. Ora occorre aggiornare la situazione.
Quindi in un paese normale si dovrebbero tenere ogni due o tre anni dei referendum sull’indipendenza dello stesso o sulla secessione di questa o quella regione.
In Italia ad esempio si potrebbe tenere oggi un referendum sulla secessione della Sardegna, nel 2023 un altro per la secessione della Valle D’Aosta, nel 2025 un altro ancora per la secessione della Sicilia. Non solo, questi referendum si dovrebbero tenere con i carri armati di un altro paese nelle vicinanze dei seggi elettorali.
Si può anche amare Putin, ma amare è una cosa, farsi travolgere dalla passione un'altra.
PS. NON ho voglia di rispondere a commenti che a mio insindacabile giudizio qualifico idioti. Prego chi li volesse scrivere di astenersi.
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991 Il referendum riguardo all'indipendenza dell'Ucraina si è svolto il 1º dicembre 1991. L'unica domanda scritta sulle schede era: "Approvi l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza dell'Ucraina?" con il testo dell'Atto stampato prima della domanda. Il referendum fu richiesto dal Parlamento dell'Ucraina per confermare l'Atto di Indipendenza, adottato dal Parlamento il 24 agosto 1991.
I cittadini ucraini espressero un sostegno schiacciante per l'indipendenza. Al referendum votarono 31.891.742 (l'84.18% dei residenti) e tra di essi 28.804.071 (il 90.32%) votarono "Sì".
Nello stesso giorno, si tennero anche le elezioni presidenziali, nella quale gli ucraini elessero Leonid Kravčuk (all'epoca Capo del Parlamento) Presidente dell'Ucraina.
Le città e i cittadini del Donbass in questo referendo del 1991 dissero in massa sì all'indipendenza dell'Ucraina dalla Russia dell'URSS.https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... a_del_1991 Donec'k- Oblast' di Donec'k 76,85
Luhans'k - Oblast' di Luhans'k 83,86
Charkiv- Oblast' di Charkiv 75,83%
Alberto PentoLa destabilizzazione dell'Ucraina libera e il sorgere del separatismo russofono e russofilo nelle aree della Crimea e del Donbass, inizia qualche anno dopo il referendo per l'indipendenza dell'Ucraina del 1991 e coincide con l'insediamento e i consolidamneto di Putin alla guida della Russia post URSS nei primi anni del 2000.
Il programma e il compito di Putin è stato ed quello di ripristinare la Grande Russia sconfitta con il crollo dell'URSS, con ogni mezzo lecito e illecito, dalla propaganda menzognera, alla promozione, all'organizzazione e al finanziamento dei movimenti separatisti, a quello dei partiti russofili da insediare al governo dell'Ucraina, come ha sempre fatto la Russia ai tempi dell'URSS.L'aggressione del regime di Putin all'Ucraina ha tolto il velo anche sull'ipocrisia regnata nel Donbass dal 2014 ad oggi. Quello che, secondo le autorità di Mosca, sarebbe il teatro di un genocidio condotto ai danni della popolazione russofona, altro non è che un buco nero mafiosoMatteo Zola
25/02/2022
(Pubblicato in collaborazione con East Journal )
https://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucr ... sia-216155 Lo scorso 21 febbraio la Russia ha riconosciuto l’indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. Il giorno seguente l’esercito russo entrava nelle due repubbliche per una missione di peacekeeping che, da un lato, affermava la sovranità russa sui due territori e, dall’altro, preparava l’invasione del resto dell’Ucraina.
Dopo anni di ipocrisie e falsità, è finalmente caduto il velo dal Donbass. Ripercorrere la storia recente di questa regione significa addentrarsi nei meandri di un conflitto definito “a bassa intensità” ma che, dal 2014, non ha smesso di seminare morte associando alla destabilizzazione politica e al controllo militare, pratiche criminali comuni, traffici, regolamenti di conti e violenza. Quello che, secondo le autorità di Mosca, sarebbe il teatro di un genocidio condotto ai danni della popolazione russofona, altro non è che un buco nero mafioso.
Il furto dello stato
Dossier
Vai a tutti i nostri approfondimenti sull'aggressione del regime di Putin all'Ucraina nel dossier "Ucraina: la guerra in Europa"
All’indomani della dissoluzione sovietica molti vecchi esponenti della nomenklatura hanno saputo riciclarsi e trasformarsi in magnati e imprenditori grazie alla spoliazione dei beni pubblici in un processo di privatizzazione selvaggia che il politologo Steven L. Solnick ha chiamato "il furto dello stato". Un fenomeno che ha avuto luogo in molte regioni dell’ex Urss ma che in Donbass ha visto l’emergere di clan oligarchici capaci di prendere il controllo politico e sociale della regione, limitando gravemente la formazione di una società civile. Una regione industriale così ricca di risorse si è rivelata comprensibilmente attraente per le nuove generazioni di dirigenti mafiosi che cercavano di consolidare le proprie posizioni sociali ed economiche assumendo un controllo formale sul mondo della politica e del diritto.
Anni prima che Viktor Yanukovich diventasse presidente dell'Ucraina, lui e la sua famiglia stavano già esercitando il controllo sulla regione di Donetsk. Molti degli attori politici ed economici più influenti dell’Ucraina indipendente provengono da questa regione: gli ex presidenti Kuchma e Yanukovich ma anche Rinat Akhmetov, Oleksandr Yefremov, Borys Kolesnikov, nomi più o meno noti che hanno segnato le sorti della regione e del paese. Grazie a loro il Donbass è divenuto il tempio della corruzione, un luogo in cui soprusi e vessazioni erano il pane quotidiano, e la lotta tra gruppi armati al soldo di opposti magnati insanguinava le strade. La speranza di vita era, poco prima della guerra, due anni inferiore al resto del paese mentre la regione registrava i più alti tassi europei nel consumo di oppiacei e nella diffusione dell’HIV . E tutto questo malgrado la regione valesse un quarto di tutto l’export ucraino. Una ricchezza che però non andava nelle tasche della popolazione.
Regioni filorusse?
È in questo contesto che si svilupparono gli eventi che hanno portato alla nascita delle repubbliche separatiste. Nel momento in cui il presidente Yanukovich fuggì dal paese, cominciarono ad emergere conflitti all’interno del mondo oligarchico che lo sosteneva. Tra la popolazione si diffusero sentimenti contrastanti tra coloro che lo ritenevano un traditore e quelli che sentivano invece di aver perso un punto di riferimento a Kiev . Lo possiamo capire da un sondaggio dell’IRI condotto proprio in quei mesi che testimonia il malessere dei residenti negli oblast di Donetsk e Lugansk: in quelle regioni solo il 40% degli intervistati riteneva l’occupazione della Crimea “una minaccia per la sicurezza nazionale” contro al 90% dei residenti nelle regioni centro-occidentali.
Allo stesso modo, ben il 30% esprimeva la necessità di una “protezione per i cittadini russofoni”. Tuttavia il favore verso l’integrazione con la Russia non era elevato: 33% a Donetsk, 24% a Lugansk e Odessa, 15% a Kharkiv, mostrando come anche nelle regioni orientali del paese sussistessero grandi differenze e non fosse affatto vero, come si è poi affermato e si continua a ripetere da più parti, che nell’est dell’Ucraina la popolazione fosse largamente favorevole all’integrazione con la Russia. Anzi, uno studio del 2018 ha rilevato come la guerra non abbia modificato nella popolazione del Donbass la propria identità ucraina che, quindi, è qualcosa di più di una semplice appartenenza linguistica.
Una guerra civile?
Mentre a Kiev si andava consolidando il fronte rivoluzionario, nell’est del paese cominciarono i disordini. A marzo 2014 si registrarono scontri a Kharkov, Donetsk e Lugansk, con l’occupazione dei municipi e delle istituzioni locali. Secondo gli osservatori OSCE le forze di polizia non intervennero o si mostrarono solidali con i manifestanti filorussi. In aprile vennero occupate le amministrazioni di Kramatorsk, Sloviansk e Mariupol, questa volta con il supporto di uomini armati. Si trattava perlopiù di paramilitari che arrivavano dalla Russia . La provenienza russa dei miliziani e di larga parte dei dimostranti che occuparono le varie municipalità è la prova che non si è mai trattato, fin dall’inizio, di una guerra civile ma di uno “scenario crimeano” fatto di agitatori e truppe irregolari inviate da Mosca per destabilizzare e infine occupare le regioni orientali dell’Ucraina.
Si arrivò così alla proclamazione di indipendenza delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, rispettivamente il 7 e il 27 aprile 2014. Nel mese di maggio un referendum confermativo venne tenuto nelle due repubbliche registrando il 90% dei consensi. Un dato che contrasta fortemente con quello raccolto appena un mese prima dal sondaggio dell’IRI e che appare del tutto inverosimile. Intanto i combattimenti si intensificarono con l’arrivo di mezzi blindati, artiglieria pesante, lanciarazzi e sistemi antimissile di provenienza russa. Nel mese di luglio il volo MH17 della Malaysian Airlines venne abbattuto uccidendo 298 persone. Un’indagine internazionale concluse che l’aereo era stato colpito da un missile terra-aria partito dalla base della 53esima brigata antiaerea di Kursk, in Russia. A quel punto il velo sulla crisi ucraina era già stato squarciato, ma per molto tempo non si è voluto vedere in faccia il responsabile.
Fine prima parte
Seconda parte
Gli sforzi della diplomazia condussero, in settembre, al Protocollo di Minsk, conosciuto come “Minsk I”: venne stabilita la linea di contatto tra l’Ucraina e le due repubbliche separatiste; si stabilì l’immunità per “tutti i partecipanti agli eventi nelle regioni di Donetsk e Lugansk” senza distinzione tra crimini comuni e crimini di guerra; vennero stabilite elezioni locali in presenza di osservatori OSCE (che si tennero infine il 2 novembre senza rispettare nessuna delle condizioni di t
rasparenza previste). Iniziava così una nuova fase di negoziati che, nel febbraio 2015, approdò agli Accordi di Minsk (noti come “Minsk II”).
L’economia dei separatisti
Dopo la stipula degli accordi di Minsk (febbraio 2015) si è avviata una fase di relativa stabilità anche se tra il 2017 e il 2020 si sono registrate più di 900 vittime civili. La situazione economica nelle due repubbliche separatiste era tuttavia resa difficile proprio dagli Accordi di Minsk che impedivano relazioni economiche con Mosca. L’assenza di collegamenti bancari con la Russia impediva alle fabbriche e alle aziende delle “repubbliche popolari” di avere la liquidità necessaria per mantenere la produzione. In questa situazione, l’Ossezia del Sud è diventata l'estrema risorsa: dopo aver stabilito rapporti ufficiali con Mosca, Donetsk e Lugansk, la piccola repubblica separatista georgiana è diventata l’intermediario attraverso cui la Russia versava fondi e pagamenti al Donbass. Tra il 2014 e il 2018, gli investimenti diretti esteri sono stati inferiori all'uno per cento del PIL del Donbass. Le aziende esitano a investire risorse in un'area in cui si verificano quotidianamente scambi di artiglieria. Per questo motivo, l'economia fatica a svilupparsi ed è stata particolarmente colpita dalla pandemia di Covid-19 diffondendo ulteriore malcontento tra la popolazione.
L'economia è stata monopolizzata da imprese di proprietà dei separatisti. I leader locali che si sono succeduti nel tempo hanno avviato una vera e propria economia di rapina, nazionalizzando e controllando le industrie locali. Gli stipendi sono crollati ai minimi storici. Chi ha potuto lasciare le due regioni, l’ha già fatto. Sono quasi due milioni coloro che sono emigrati nel territorio sotto controllo ucraino. Di fronte al crollo dell’economia locale, alla distruzione delle infrastrutture civili e industriali, i leader separatisti hanno agito come veri e propri boss mafiosi , imponendo la propria legge con la violenza. Tra i più noti vale la pena citare Aleksandr Borodai, primo capo della repubblica di Donetsk, che oggi siede alla Duma russa, e Aleksandr Zacharčenko, capace di costruirsi un piccolo impero estorcendo denaro a ristoranti e supermarket, prima di essere ucciso nel 2018 da un’autobomba piazzata da qualche rivale interno.
Le due repubbliche separatiste sono arrivate a costare miliardi di dollari alla Russia, costretta a versare soldi nelle casse dei separatisti, i quali non hanno esitato a farne un uso personale. Il regime semi-coloniale russo nel Donbass sarebbe stato insostenibile sul lungo periodo. Forse anche per questo Mosca ha deciso per il riconoscimento delle due repubbliche, uscendo dagli accordi di Minsk e prendendo il controllo diretto della regione. Ai piccoli boss locali si sostituisce così l’unico vero signore della guerra, Vladimir Putin.
Alberto Pento
Queste due fantomatiche repubbliche non sono riconosciute da alcun stato al Mondo a parte la Russia di Putin che è lo stato canaglia ad aver fomentato e sostenuto questi separatisti terroristi, alcuni suoi satelliti e alcuni demenziali italian e venetisti
La Repubblica Popolare di Doneck (in russo: Донецкая Народная Республика, ДНР?, traslitterato: Doneckaja Narodnaja Respublika, DNR; in ucraino: Донецька Народна Республіка?, traslitterato: Donec'ka Narodna Respublika) è de facto uno Stato a riconoscimento limitato proclamato il 7 aprile 2014, il cui territorio si trova all'interno dell'Oblast' di Donec'k formalmente parte dell'Ucraina.
https://it.wikipedia.org/wiki/Repubblic ... _di_Doneck Le autorità separatiste si dichiararono unilateralmente indipendenti dall'Ucraina il 12 maggio 2014, a seguito di un referendum, non riconosciuto né dalla comunità internazionale né dal governo centrale ucraino, il quale considera la Repubblica separatista «territorio temporaneamente occupato da gruppi armati illegali e truppe della Federazione Russa».
La Repubblica Popolare di Doneck non è stata riconosciuta internazionalmente se non dalla Repubblica Popolare di Lugansk e dall'Ossezia del Sud, altri due Stati filorussi a riconoscimento limitato, a cui il 21 febbraio 2022 si è aggiunta anche la Russia.
In Italia ha due centri di rappresentanza a Torino e Verona.
Alberto Pento
Caro Zaia ti invitiamo a non dare credito e spazio a questi personaggi privi del sano criterio del bene e del male a danno dell'Ucriana e del suo bravo e civile popolo a maggioranza cristiana vittima della criminale Russia de falso cristiano Putin che lo sta aggredendo, straziando e uccidendo.
Sia mai che il Veneto finisca nelle mani di questa gente, di questi demenziali venetisti nazi fascisti filo Russia di Putin, Zaia non sporcarti con questa gente scriteriata, non dare loro alcun ascolto, lasciali alla porta o falli allontanare come indegni.
Alberto Pento
Spero che i veneti che hanno fatto affari con il Donbass filo Russia. a danno dell'Ucraina e che hanno demenzialmente sostenuto la politica e la propaganda antiucraina di costoro, abbiano a soffrire danni nella loro attività economica per la loro dabbennaggine, stupidità, mancanza di rispetto e cattiveria, per aver sostenuto la loro politica criminale ai danni dell'Ucraina e delle sue genti.