Copà a 30 ani par via de on TSO

Copà a 30 ani par via de on TSO

Messaggioda Berto » gio lug 30, 2015 7:44 pm

Copà a 30 ani par via de on TSO


Padova. Rifiuta il Tso, aggredisce i carabinieri che gli sparano: ucciso

Mauro Guerra, 30 anni, aggredisce un carabiniere e scappa: freddato dal collega. La tragedia nei campi di Carmignano di Sant'Urbano. E la famiglia chiede chiarezza: "Massacrato" di Enrico Ferro

30 luglio 2015

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... hfmppdel-1

SANT’URBANO. Hanno ucciso un uomo nudo e disarmato. L’hanno freddato i carabinieri in mezzo alla campagna. Mauro Guerra, 33 anni, laureato in Economia aziendale, dipendente di uno studio di commercialista di Monselice, buttafuori per arrotondare in un locale di lap dance, pittore e designer per passione, è morto dissanguato dopo che un colpo di pistola gli ha oltrepassato il fianco destro. È successo ieri a Carmignano di Sant’Urbano, un paese dove tutti conoscono i carabinieri per nome. Lì la gente li conosce uno per uno perché loro sono la Legge. Solo che quella stessa Legge, ieri, ha tolto la vita a un uomo disarmato. Violento ma disarmato.

Il colpo fatale. Gli ha sparato il comandante di stazione, il maresciallo Marco Pegoraro, insediato appena tre mesi fa nel comando che copre una vasta zona rurale tra l’estremo lembo della provincia di Padova e l’inizio di quella di Rovigo. Due colpi in aria e uno al fianco (anche se alcuni testimoni dicono di aver sentito quattro botti) con la sua Beretta calibro 9 di ordinanza. Voleva salvare un collega. Voleva fermare il trentatreenne per togliergli dalle grinfie Stefano Sarto, 47 anni, brigadiere del nucleo Radiomobile di Este, l’unico a rincorrere Mauro Guerra mentre questo, scalzo e in mutande, provava a fuggire attraverso i campi.

L'inseguimento. Il militare l’ha raggiunto dopo una corsa sfiancante sotto il sole cocente. Seppur stremato è riuscito a stringergli una manetta al polso. Sembrava tutto finito. La trattativa estenuante iniziata poco prima delle 13 per un trattamento sanitario obbligatorio pareva essere giunta a conclusione. Ma dopo un accenno di remissione Guerra ha reagito in modo brutale. È riuscito a liberarsi dalla stretta e ha iniziato a colpire il brigadiere alla testa con le manette. Il militare è finito a terra e lui, cento chili per un metro e ottanta, ha continuato a infierire. Il comandante di stazione ha visto la scena da lontano. Ha intimato l’alt. Ha sparato due colpi in aria ma la brutale aggressione continuava. Così ha mirato e ha fatto fuoco ancora, stavolta puntando la canna dell’arma sul corpo nudo che copriva il collega a terra. Il colpo ha trafitto il giovane al fianco, gli ha tolto in un attimo forze e respiro.

Soccorsi inutili. Medici e infermieri presenti per ultimare il trattamento sanitario obbligatorio sono accorsi per tamponare la ferita. Cinquanta minuti di massaggio sul posto. L’elisoccorso che parte da Treviso. Le pattuglie dei carabinieri che si moltiplicano. Operai che escono dalle fabbriche. Residenti che accorrono in strada. Sembrava potesse farcela ma alla fine il suo cuore si è fermato. Mauro Guerra è morto poco prima delle 16. «Nemmeno un cane si uccide in questo modo», gridava la sorella Elena trovando la solidarietà di tutti i compaesani.

Mauro, un uomo difficile. Una personalità complessa quella di questo ragazzo cresciuto con i genitori nell’abitazione di via Roma 36. Costituzione robusta e animo sensibile. Passione per la cultura fisica ma propensione per l’arte. Ci metteva poco a venire alle mani, Mauro Guerra. Con la stessa facilità, poi, ti poteva parlare dell’amore e della fede in Dio. Aveva fatto il militare in uno dei reparti più duri: i carabinieri paracadutisti. Poi la sorte l’aveva allontanato dalle forze armate e aveva scelto di proseguire con gli studi. Il suo era un caso noto. In questi ultimi anni aveva perso i punti cardinali e, a volte, esagerava con le reazioni. Lo sapevano i medici del paese, lo sapeva il sindaco e lo sapevano anche i carabinieri.

La denuncia. Il suo atteggiamento era facilmente fraintendibile. A tratti molesto. In genere mandava messaggi via Facebook ma qualche giorno fa si è spinto oltre. Ha inviato un mazzo di fiori a casa di una ragazza del posto, una ventenne che evidentemente gli piaceva. Lei che lo conosceva è corsa dai carabinieri a raccontare tutto e in quel momento si è attivato tutto l’apparato previsto per legge quando si annusano casi di possibile stalking commessi da persone potenzialmente border line. Probabilmente, in quel momento, le autorità hanno deciso di agire.

Trattamento sanitario obbligatorio. Ieri verso mezzogiorno sono stati i familiari a segnalare il precario equilibrio umorale di Mauro Guerra. Quando la pattuglia del nucleo Radiomobile si è presentata davanti a casa, il trentatreenne è uscito in cortile nudo. Indossava solo le mutande. Sudava e parlava a sproposito. Sosteneva di voler parlare con un certo “Vito”, militare in forze alla stazione di Carmignano che evidentemente lui conosceva bene. Ma i protocolli previsti in questi casi sono rigidi e chi deve essere preso in consegna dall’autorità sanitaria non può scegliersi questo o quel carabiniere. Così gli animi si sono scaldati in un attimo. Mauro entrava e usciva di casa. I militari gli parlavano e lui non li ascoltava. Si innervosiva sempre di più e non dava retta a nessuno, nemmeno ai genitori. Medici e infermieri dell’ambulanza, partiti dal pronto soccorso dell’ospedale di Schiavonia per un “codice verde”, sono stati avvisati strada facendo che la situazione si stava complicando. E dalla prospettiva di un semplice ricovero in Psichiatria, si sono trovati a dover praticare la tracheotomia a un giovane dissanguato.

Ora i compaesani piangono per Mauro Guerra. Piangono per la morte di un ragazzo che hanno visto nascere. Piangono perché stavolta a sparare è stata la Legge.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Copà a 30 ani par via de on TSO

Messaggioda Berto » sab ago 01, 2015 4:17 pm

Fiuggi: tre clandestini devastano centro d’accoglienza e stuprano in gruppo un’operatrice
Francesco Meneguzzo il 1 agosto 2015
http://www.ilprimatonazionale.it/cronac ... rice-28392

Fiuggi, 1 ago – Inverosimile, eppure è successo anche questo: la sera del 30 luglio, giovedì, per qualche ragione distruggono tutti gli interni della casa famiglia per clandestini minorenni abbandonati, il giorno successivo – venerdì – violentano in gruppo un’operatrice dello stesso centro di accoglienza. Nel mezzo, un tentativo di omicidio ai danni del responsabile della struttura e la distruzione della sua auto.

Protagonisti di tanta giovanile esuberanza, degna delle migliori risorse che ogni giorno importiamo a migliaia, tre egiziani tra cui un sedicenne e due diciassettenni, arrestati dai Carabinieri con le accuse di minaccia, lesioni dolose, danneggiamento aggravato e violenza sessuale di gruppo più, per uno dei due egiziani di 17 anni, di tentato omicidio.

Ricostruiamo più in dettaglio cos’è accaduto nel corso della notte e del giorno di follia in cui i tre adolescenti egiziani presunti bisognosi di assistenza hanno infierito con pazzesca violenza sulla sede e le persone che per sei mesi si sono presi cura di loro.

Il prologo, si diceva, giovedì sera, quando la banda, per ragioni ancora ignote, hanno devastato gli arredi della struttura ospitante, aggredendo anche alcuni operatori della casa famiglia. A causa di lievi ferite, uno dei tre nord-africani e un addetto della struttura sono stati costretti a ricorrere alle cure mediche all’ospedale di Alatri.

Lo stesso egiziano minorenne ferito, mentre veniva gentilmente riaccompagnato in macchina a Fiuggi, con una stampella ha tentato di strangolare il responsabile della struttura d’accoglienza, che è finito al pronto soccorso dell’ospedale San Benedetto.

Non paghi dei danni inflitti alla struttura e del tentato omicidio, nella stessa nottata tra giovedì e venerdì i tre hanno pensato bene di distruggere la vettura dello stesso amministratore della casa famiglia.
E gli immigrati clandestini protestano pure…
Inspiegabilmente ancora a piede libero, il giorno dopo, venerdì, il drammatico epilogo: lo stupro di gruppo. La vittima sarebbe un’operatrice di 48 anni, che si trovava nel centro d’accoglienza della stazione termale quando i tre delinquenti, secondo una prima ricostruzione, l’hanno bloccata a terra e violentata, dopo aver malmenato e immobilizzato lo stesso amministratore della struttura vittima del tentato omicidio e dei danneggiamenti privati della notte precedente.

Dopo l’arresto, per qualche ragione il gruppetto di egiziani minorenni sarebbe stato condotto non in carcere ma in un centro di prima accoglienza a Roma.

Facendo due conti, trascurando quanto abbiamo sborsato per recuperarli dal solito barcone, solo di contributi pro-immigrato questi tre efferati delinquenti ci sono costati almeno 20 mila euro, più luce, acqua, gas, rifiuti, danni alle strutture, assistenza sanitaria e chi sa quanto altro, e per un po’ saranno – forse – mantenuti a nostre spese nelle patrie galere. Mentre un terzo delle famiglie italiane vive con molto meno di 20 mila euro all’anno.

Tutto questo, per ritrovarsi in casa nostra tre individui della peggiore feccia, mille volte peggio dei maiali che almeno non sporcano la vasca in cui mangiano, che hanno violentato senza pietà una donna che per l’età poteva esserne la madre. Ne vale davvero la pena?
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