“PASTORI DI NUVOLE” DELL’INDIPENDENTISMO VENETO - ENZO TRENTINCane da guardia della democrazia. Questo è il ruolo che il giornalismo svolge (deve svolgere, deve poter svolgere) in una società democratica, secondo una formula ripetutamente utilizzata, con lessico anglosassone, dalla Corte Europea Dei Diritti Dell’uomo. Non ce ne voglia quindi il lettore se correremo il rischio di procurargli una specie di bulimia nervosa, un circolo auto-perpetuante di preoccupazione “facendo le bucce” allo Zio Tom Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto, e ai suoi sodali: manovali, braccianti e peones dell’indipendentismo veneto, laddove scrivono e sostengono con favore un inutile referendum consultivo per l’autonomia dal costo di 14 milioni di Euro, non tenendo conto:
che la crisi economica dal 2008 ad oggi ha cancellato un terzo del sistema produttivo Veneto;
delle centinaia di suicidi di imprenditori aggrediti da un fisco persecutorio;
che il governo ha già detto no all’ipotesi d’imitare in Veneto il Trentino-Alto Adige;
di un Parlamento alieno all’autonomia di altre Regioni dopo le 5 a Statuto speciale.
Gli Zio Tom vogliono spendere 14 milioni di Euro per un referendum che – come dicevamo – non porterà a nulla, ma che – secondo i loro intendimenti – potrebbe rafforzare propagandisticamente la figura del Governatore che appartenendo alla Lega Nord non dà alcuna garanzia di risultato. Infatti, quante sono le battaglie politiche proposte e vinte dalla LN? Nessuna! Ma soprattutto dopo che a marzo 2016, secondo i dati di Bankitalia, contenuti nel Supplemento “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 14 miliardi rispetto a febbraio, salendo a 2.228,7 miliardi.
Potremmo fermarci qui, perché è di certo un po’ saccente ricordare che la democrazia è la forma più alta di gestione del potere. L’hanno inventata i greci un bel mucchio di anni fa anche se, a tutt’oggi, solo una parte del genere umano la pratica rispettando il suo significato. Anzi spesso la si applica in modo distorto mantenendo, di fatto, la facciata più che la sostanza. Quando i “padri fondatori” della nostra democrazia post bellica si riunirono per creare l’impalcatura della nuova Italia post fascista e, soprattutto, moderna, si posero con grande serietà questo interrogativo. Ma costoro nemmeno immaginavano le potenzialità degli odierni sistemi elettronici automatizzati, e della telematica.
E a dimostrazione di quanto siano nel pallone gli Zio Tom dell’indipendentismo (vogliamo rifiutare l’idea che siano in malafede), e quanto siano ignavi, c’è la constatazione del fatto che le riforme che potrebbero fare e che sono nella loro completa disponibilità, nemmeno se le sognano. Infatti, non ci sono solo le petizioni inevase [
https://docs.google.com/document/d/1WR0 ... dV9OU/edit ] che chiedono maggiori e più adeguati strumenti di democrazia diretta. Ci sono altri strumenti di buon governo.
Vediamo allora come si comportano le democrazie più mature lasciando stare, per una volta, l’esame di quanto avviene in Svizzera, per esaminare come detti strumenti siano presenti in altri Stati. Negli USA, per esempio, sono utilizzati: L’INIZIATIVA, I REFERENDUM ED IL RICHIAMO.
L’Iniziativa – Nella terminologia politica, l’iniziativa è un processo che consente ai cittadini di bypassare il legislatore statale proponendo Statuti e, in alcuni Stati, emendamenti costituzionali sulla scheda elettorale. Il primo Stato ad adottare l’iniziativa fu il South Dakota nel 1898. Da allora, altri 23 Stati hanno incluso il processo di iniziativa nelle loro Costituzioni, il più recente è il Mississippi nel 1992. Questo fa un totale di 24 Stati con un processo di iniziativa. Naturalmente qualche anima bella potrebbe obiettare che in Italia c’è la proposta di legge di iniziativa popolare; ma sono circa 630 quelle giacenti nelle cassepanche del Parlamento che non ha alcun obbligo di esaminarle, tanto meno approvarle. Quanto alla Regione Veneto, una sommaria ricerca del sito istituzionale non ha dato alcun risultato.
Negli USA ci sono due tipi di iniziative: dirette e indirette. Nel processo diretto, le proposte che si qualificano vanno direttamente sulla scheda elettorale. Nel processo indiretto, sono presentate al legislatore, che può agire in merito alla proposta. A seconda dello Stato, la questione dell’iniziativa va al ballottaggio se il legislatore la respinge, presenta una proposta diversa o non esegue alcuna azione. In alcuni Stati con il processo indiretto, il legislatore può presentare una misura concorrente che appare sulla scheda elettorale insieme alla proposta iniziale. Uniti con una qualche forma di processo indiretto sono Maine, Massachusetts, Michigan, Mississippi, Nevada e Ohio. In Utah e Washington, i sostenitori possono selezionare il metodo diretto o indiretto.
Non ci sono due Stati che hanno esattamente gli stessi requisiti per le iniziative di qualificazione per essere posizionati sulla scheda elettorale. Generalmente, tuttavia, il processo include le seguenti fasi:
deposito preliminare di un progetto di petizione ad un ufficiale di Stato designato.
revisione della domanda di conformità con i requisiti di legge e, in diversi Stati, una revisione del linguaggio della proposta.
preparazione di un titolo per la scheda elettorale, e di una sintesi.
la circolazione della petizione per ottenere il numero di firme di elettori registrati [negli USA tutti hanno diritto al voto, ma è necessario iscriversi alle apposite liste per esercitarlo. Ndr]. Di solito una percentuale dei voti espressi per un ufficio in tutto lo Stato nelle elezioni generali precedente; e
presentazione delle petizioni al funzionario preposto, che deve verificare il numero di firme stabilito.
Se un numero sufficiente di firme valide è ottenuto, la questione va al ballottaggio o, negli Stati con il processo indiretto, viene inviato al legislatore. Una volta che l’iniziativa è sulla scheda elettorale, il requisito generale per il passaggio è un voto di maggioranza. Eccezioni ci sono in: Nebraska, Massachusetts e Mississippi. Questi Stati richiedono una maggioranza, a condizione che i voti espressi su una iniziativa sia pari a una percentuale del totale dei voti espressi nelle elezioni: il 35% in Nebraska, il 30% in Massachusetts e il 40% in Mississippi. Nel Wyoming, l’iniziativa deve ricevere la maggioranza dei voti totali espressi in un’elezione generale. Per esempio, nel 1996 nel Wyoming l’elezione generale espresse i seguenti voti: 215.844, e l’iniziativa avrebbe dovuto ricevere almeno 107.923 per essere promossa. Si tenga presente che il Wyoming aveva 584.153 abitanti. In Nevada le iniziative che modificano la Costituzione devono ricevere un voto di maggioranza in due elezioni generali consecutive.
I Referendum – “Referendum” è un termine generico che si riferisce a una opzione che appare sulla scheda elettorale. Ci sono due tipi principali di referendum: il referendum legislativo, per cui il legislatore si riferisce ad una misura che gli elettori possono approvare, e il referendum popolare, una misura che appare sulla scheda elettorale a seguito di una petizione elettorale. Il referendum popolare è simile all’iniziativa nel senso che entrambi sono determinati dalle petizioni, ma ci sono differenze importanti. I legislativi sono spesso necessari per riferirsi ad alcune misure che si vuole approvate dagli elettori. Ad esempio, le modifiche alla Costituzione dello Stato che devono essere approvate dagli elettori prima che possano avere effetto. In molte legislazioni statali sono inoltre richiesti dalle loro Costituzioni per riferirsi a misure obbligatorie e modifiche fiscali. Anche se questo non è sempre il caso, i referendum legislativi tendono ad essere meno controversi delle iniziative dei cittadini, sono più spesso approvati dagli elettori di iniziative dei cittadini, e spesso ricevono soglie di voto più alte. I referendum legislativi possono apparire sulla scheda elettorale in tutti i 50 Stati.
Il referendum popolare è un dispositivo che permette agli elettori di approvare o abrogare un atto della Legislatura. Se il legislatore passa una legge che gli elettori non approvano, possono raccogliere le firme per chiedere una votazione popolare sulla legge. Generalmente, vi è un periodo di 90 giorni dopo che la legge è passata durante il quale il petitioning deve avvenire. Una volta che un numero sufficiente di firme sono raccolte e verificate, appare la nuova legge sulla scheda elettorale per un voto popolare. Durante il periodo tra il passaggio e il voto popolare, la legge potrebbe non avere effetto. Se gli elettori approvano la legge, ha effetto come programmato. Se gli elettori rifiutano la legge, è annullata e non ha effetto. 24 Stati hanno il referendum popolare. La maggior parte degli Stati hanno anche l’iniziativa.
L’Elezione di richiamo- Il Recall election è chiamato anche referendum revocatorio o richiamo del rappresentante [
https://en.wikipedia.org/wiki/Recall_election ]. Il Recall è una procedura che consente ai cittadini di rimuovere e sostituire un pubblico ufficiale prima della fine di un mandato. Ricordiamo che esso differisce da un altro metodo per la rimozione dall’ufficio di funzionari – impeachment – in quanto si tratta di un dispositivo politico, mentre l’impeachment è un processo legale. L’impeachment richiede di portare accuse specifiche e al Senato di agire come una giuria. Diciotto Stati consentono il richiamo dei funzionari statali. Un recente esempio del processo di richiamo di alto profilo, è stato il richiamo del governatore della California Gray Davis e la sua sostituzione con Arnold Schwarzenegger nel 2003.
Alla Regione Veneto, invece, solo ciarpame e libertinismo politico. Se i “rappresentanti” pseudo indipendentisti non riescono a realizzare ora queste riforme, cosa induce l’elettorato a credere che lo faranno ad indipendenza ottenuta? La più chiara ed evidente risposta a chi si chiede perché molti non partecipano più attivamente alle battaglie indipendentiste, è ravvisabile nel comportamento di Antonio Guadagnini con la sua storia politica ondivaga da un movimento/partito all’altro. È capogruppo di se stesso prima in “Indipendenza Noi Veneto”, oggi “Siamo Veneto”, è anche Consigliere Segretario in Ufficio di presidenza, a circa 12.000 € al mese.
Eletto con artifici elettorali dalla lista “Indipendenza noi Veneto con Zaia” ha sveltamente abbandonato questa formazione per crearne una tutta sua. I suoi ex colleghi di coalizione sostengono: «Guadagnini ha violato, trattenendo per sé l’intera retribuzione, quando in realtà aveva sottoscritto d’impegnare quota parte degli emolumenti a favore di iniziative indipendentiste determinate dal direttivo.» Risponde lui: «È chiaro che i nostri rapporti sono compromessi da tempo, sono mesi che non ci parlavamo. Era inutile, allora, che continuassimo a usare lo stesso simbolo. Io sono stato eletto dai cittadini e, soprattutto, non ho vincoli di mandato. Loro volevamo comandarmi, impormi perfino le persone della squadra con cui lavorare. Si sbagliavano, le persone di cui mi devo fidare le scelgo io».
E infatti, con l’incarico di segretario responsabile del gruppo consiliare “Indipendenza Noi Veneto”, stipendiato dalla Regione dal 1° luglio 2015 con 80.444,05 €, nomina Ettore Beggiato, [
http://bur.regione.veneto.it/BurvServic ... 15/09/2015 ] che avendo già fatto tre legislature in Regione Veneto percepisce un vitalizio annuo sui 49 mila €. Identico vitalizio sui 49 mila € per Fabrizio Comencini, il fondatore della Liga Veneta Repubblica dopo essere stato detronizzato dalla LN da Umberto Bossi; [
http://mattinopadova.gelocal.it/regione ... -1.9734534 ] approdato recentemente al Corecom, con una indennità annua lorda (compensi aggiornati al 2013, ultimo dato reperibile. Ndr) di ulteriori: 19.800 € annui. Insomma a tutti costoro sembra interessino più che altro i compensi e privilegi connessi.
Naturalmente questo dell’allocazione di alcuni pseudo leader della coalizione “Indipendenza noi Veneto con Zaia” è il “prezzo” della “fiducia”. Per i peones seguaci, invece, sono state prestamente allestite un paio di associazioni culturali che sicuramente vivranno – se vivranno – in funzione dei contributi pubblici che il “riformista” Guadagnini procurerà loro; ma sempre di soldi scuciti dalle tasche dei contribuenti si tratterà. Insomma per dirla con Max Weber, (“La politica come professione”, 1919): «Ci sono due modi di fare il politico: si può vivere “per” la politica oppure si può vivere “della” politica.»
Ovviamente non si tratta di persone particolarmente malvagie; semplicemente appartengono ad una cultura politica (Tsz!) non più up-to-date, tanto meno accettabile. E la logica domanda è: «per chi aspira sinceramente all’indipendenza del Veneto, questi pastori di nuvole potranno condurre all’autodeterminazione?».