Anesion del 1866 - el plebesito trufa o farsa o iłuxion ?
Inviato: mar feb 04, 2014 9:34 am
Anesion del Veneto a el stado talian - el plebesito trufa o farsa o illusione ?
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"La vera storia del 1866: il Veneto subì l'annessione" * 21-22 OTTOBRE 1866: "LA GRANDE TRUFFA" Il plebiscito di annessione del Veneto all'Italia"
(in fondo: "1859: IL VENETO COME IL LUSSEMBURGO?"
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -trufa.jpg
E' l'esplicito titolo di un agile e documentato libro di ETTORE BEGGIATO ( Editoria Universitaria Venezia )
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1866a.htm
l libro racconta una storia vicinissima eppure inaudita, la storia del Veneto che è stata negata e sostituita dalla propaganda sabauda, che fatta l'Italia pretese di fare gl'italiani cancellandone le diverse identità. La scuola e gli intellettuali, come sempre, si prestarono alla bisogna: buttate i testi e le antologie di Storia e Letteratura Veneta, generazioni di veneti impararono che la loro lingua non era che ridicolo dialetto di servette migranti, e il loro millenario passato di nazione indipendente, onorata e rispettata tra le grandi potenze europee, non era che miserabile folclore di repubblichetta marinara.
1866: l'anno della cessione del Veneto ai Savoia. Ci insegnarono che quel plebiscito fu una specie di festa nella quale un popolo esultante ed unanime si riunì alla patria.
Beggiato smonta la menzogna lasciando parlare i documenti, ci racconta una storia veneta che nessuno ci ha mai raccontato. E la prefazione di Sabino Acquaviva che impreziosisce il volume (che riportiamo sotto) ha il merito di riconoscere la dignità di queste posizioni, talvolta oggetto d'ingiusta e spesso ignorante derisione, e di porre un problema di verità: tanti anni dopo, nell'Unione Europea, è tempo che nelle scuole e fuori si racconti finalmente la verità sul Veneto e sul Risorgimento, sulla forzata annessione all'Italia di un popolo che voleva restare veneto. Ed è tempo che su questa verità si costruisca quell'Italia "federazione di popoli" per la quale si battè l'insorta Venezia di DANIELE MANIN (Al.F. recensione su Il Gazzettino, 2.12.1999).
La Prefazione di SABINO ACQUAVIVA
ANNO 1866 I PLEBISCITI "con gioia" o "con mano tremante" ?
" ..il SI .... lo si vota a fronte alta, sotto lo sguardo del sole, colla benedizione di Dio....
il NO ....con mano tremante, di nascosto, come chi commette un delitto..."
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1866b.htm
Sulla libertà del voto e sulla segretezza dello stesso ci illumina la lettura di "Malo 1866" di Silvio Eupani:
"Le autorità comunali avevano preparato e distribuito dei viglietti col SI e col NO di colore diverso; inoltre, ogni elettore, presentandosi ai componenti del seggio, pronunciava il proprio nome e consegnava il viglietto al presidente che lo depositava nell'urna".
"il viglietto del SI"
L'urna del SI era a destra, quella del NO a sinistra.
Federico Bozzini così descrive in L'arciprete e il cavaliere quanto avvenne a Cerea:
"Come già si disse, vi dovevano essere due urne separate, una sopra un tavolo, l'altra sopra l'altro. Se per caso non avesse urne apposite, potrà adoperare un quartarolo del grano (una specie di secchio per la misura del grano. Ndr.) Sopra una sarà scritto ben chiaro il SI e sopra l'altra il NO".
E PER LO SPOGLIO?
"I protocolli (registri dove si scrivono i nomi dei votanti) sono due, uno per i votanti che presentano il viglietto del SI , l'altro per il viglietto del NO, in modo che il numero complessivo dei viglietti, finita l'operazione del voto, rende inutile lo spoglio di ciascheduna urna. Nel protocollo dei viglietti del NO si dirà: votarono negativamente i seguenti cittadini. Alla fine la Commissione concluderà gridando "Viva l'Italia unita sotto lo scettro della Casa di Savoia".
Poi c'era il manifesto che non lasciava dubbi in quanto "serenità" di come votare.
Poi i giornali citati sopra: La Gazzetta di Verona del 17 ottobre era chiarissima: "...SI vuol dire essere italiano ed adempiere al voto dell'Italia. NO, vuol dire restare veneto e contraddire al voto dell'Italia".
Una sottolineatura importante: già allora qualcuno aveva capito che una cosa erano i veneti e un'altra gli italiani e che gli interessi degli uni raramente coincidevano con gli interessi degli altri.
Illuminante il seguente dialogo tratto da Le elezioni comunali in villa nelle quali Domenico Pittarini (non un austriacante, ma un membro liberale, perfino arrestato dagli austriaci) descrive i fatti tragicomici che caratterizzarono le "elezioni" post 1866, per andare "sotto" il governo monarchico sabaudo:
"Primo contadino: "Ciò, chi ghetu metesto ti sulle schede?"
(cosa hai messo sulla scheda?)
Secondo contadino: "Mi gniente, me la ga consegnà el cursore scrite e tutto"
(me l'ha consegnato lo scrutatore già scritta)
Primo contadino: "E anca mi isteso, manco fatiga"
(io lo stesso, così meno fatica).
Secondo contadino: "Manco secade"
(meno seccature).
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"La vera storia del 1866: il Veneto subì l'annessione" * 21-22 OTTOBRE 1866: "LA GRANDE TRUFFA" Il plebiscito di annessione del Veneto all'Italia"
(in fondo: "1859: IL VENETO COME IL LUSSEMBURGO?"
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -trufa.jpg
E' l'esplicito titolo di un agile e documentato libro di ETTORE BEGGIATO ( Editoria Universitaria Venezia )
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1866a.htm
l libro racconta una storia vicinissima eppure inaudita, la storia del Veneto che è stata negata e sostituita dalla propaganda sabauda, che fatta l'Italia pretese di fare gl'italiani cancellandone le diverse identità. La scuola e gli intellettuali, come sempre, si prestarono alla bisogna: buttate i testi e le antologie di Storia e Letteratura Veneta, generazioni di veneti impararono che la loro lingua non era che ridicolo dialetto di servette migranti, e il loro millenario passato di nazione indipendente, onorata e rispettata tra le grandi potenze europee, non era che miserabile folclore di repubblichetta marinara.
1866: l'anno della cessione del Veneto ai Savoia. Ci insegnarono che quel plebiscito fu una specie di festa nella quale un popolo esultante ed unanime si riunì alla patria.
Beggiato smonta la menzogna lasciando parlare i documenti, ci racconta una storia veneta che nessuno ci ha mai raccontato. E la prefazione di Sabino Acquaviva che impreziosisce il volume (che riportiamo sotto) ha il merito di riconoscere la dignità di queste posizioni, talvolta oggetto d'ingiusta e spesso ignorante derisione, e di porre un problema di verità: tanti anni dopo, nell'Unione Europea, è tempo che nelle scuole e fuori si racconti finalmente la verità sul Veneto e sul Risorgimento, sulla forzata annessione all'Italia di un popolo che voleva restare veneto. Ed è tempo che su questa verità si costruisca quell'Italia "federazione di popoli" per la quale si battè l'insorta Venezia di DANIELE MANIN (Al.F. recensione su Il Gazzettino, 2.12.1999).
La Prefazione di SABINO ACQUAVIVA
ANNO 1866 I PLEBISCITI "con gioia" o "con mano tremante" ?
" ..il SI .... lo si vota a fronte alta, sotto lo sguardo del sole, colla benedizione di Dio....
il NO ....con mano tremante, di nascosto, come chi commette un delitto..."
http://cronologia.leonardo.it/storia/a1866b.htm
Sulla libertà del voto e sulla segretezza dello stesso ci illumina la lettura di "Malo 1866" di Silvio Eupani:
"Le autorità comunali avevano preparato e distribuito dei viglietti col SI e col NO di colore diverso; inoltre, ogni elettore, presentandosi ai componenti del seggio, pronunciava il proprio nome e consegnava il viglietto al presidente che lo depositava nell'urna".
"il viglietto del SI"
L'urna del SI era a destra, quella del NO a sinistra.
Federico Bozzini così descrive in L'arciprete e il cavaliere quanto avvenne a Cerea:
"Come già si disse, vi dovevano essere due urne separate, una sopra un tavolo, l'altra sopra l'altro. Se per caso non avesse urne apposite, potrà adoperare un quartarolo del grano (una specie di secchio per la misura del grano. Ndr.) Sopra una sarà scritto ben chiaro il SI e sopra l'altra il NO".
E PER LO SPOGLIO?
"I protocolli (registri dove si scrivono i nomi dei votanti) sono due, uno per i votanti che presentano il viglietto del SI , l'altro per il viglietto del NO, in modo che il numero complessivo dei viglietti, finita l'operazione del voto, rende inutile lo spoglio di ciascheduna urna. Nel protocollo dei viglietti del NO si dirà: votarono negativamente i seguenti cittadini. Alla fine la Commissione concluderà gridando "Viva l'Italia unita sotto lo scettro della Casa di Savoia".
Poi c'era il manifesto che non lasciava dubbi in quanto "serenità" di come votare.
Poi i giornali citati sopra: La Gazzetta di Verona del 17 ottobre era chiarissima: "...SI vuol dire essere italiano ed adempiere al voto dell'Italia. NO, vuol dire restare veneto e contraddire al voto dell'Italia".
Una sottolineatura importante: già allora qualcuno aveva capito che una cosa erano i veneti e un'altra gli italiani e che gli interessi degli uni raramente coincidevano con gli interessi degli altri.
Illuminante il seguente dialogo tratto da Le elezioni comunali in villa nelle quali Domenico Pittarini (non un austriacante, ma un membro liberale, perfino arrestato dagli austriaci) descrive i fatti tragicomici che caratterizzarono le "elezioni" post 1866, per andare "sotto" il governo monarchico sabaudo:
"Primo contadino: "Ciò, chi ghetu metesto ti sulle schede?"
(cosa hai messo sulla scheda?)
Secondo contadino: "Mi gniente, me la ga consegnà el cursore scrite e tutto"
(me l'ha consegnato lo scrutatore già scritta)
Primo contadino: "E anca mi isteso, manco fatiga"
(io lo stesso, così meno fatica).
Secondo contadino: "Manco secade"
(meno seccature).