Re: El mito resorxemental e łe so falbarie tałego romane
Inviato: mar mar 21, 2017 11:24 am
El caxo de Foscoło
https://it.wikipedia.org/wiki/Ugo_Foscolo
Ugo Foscolo, nato Niccolò Foscolo (Zante, 6 febbraio 1778 – Londra, 10 settembre 1827)
Foscolo nacque sull'isola greca di Zante (nota anche come Zacinto, cui dedicherà uno dei suoi più celebri sonetti), possesso plurisecolare della Repubblica di Venezia, il 6 febbraio del 1778, figlio di Andrea Foscolo (Corfù, 1754 - Spalato, 13 ottobre 1788), medico di vascello di origini veneziane, e della greca Diamantina Spathis (o Spathys; settembre 1747 - 28 aprile 1817), che si erano sposati a Zante il 5 maggio 1777 secondo il rito cattolico. Primogenito di quattro fratelli, lo seguivano la sorella Rubina (dal nome della nonna materna) (21 dicembre 1779 - 1867), e i due fratelli morti suicidi Gian Dionisio (detto Giovanni Dionigi o Giovanni; Zante, 27 febbraio 1781 - Venezia, 8 dicembre 1801) e Costantino Angelo (detto Giulio; Spalato, 7 dicembre 1787 - Ungheria 1838).
Il soggiorno a Padova e l'esilio sui colli Euganei (1796-1797)
Melchiorre Cesarotti
Intanto, il giovane poeta mostrava segni di insofferenza verso la società veneziana e i suoi salotti, votati all'esteriorità e alle convenzioni, e lontani quindi dal suo spirito libero. Decise pertanto di effettuare un soggiorno a Padova, stimolato dai fermenti culturali della città come dal desiderio di conoscere Cesarotti e i suoi seguaci. Nel luglio del 1796 giunse quindi a Padova, dove incontrò il traduttore dell'Ossian.[36]
Durante l'anno Foscolo scrisse alcuni articoli sul Mercurio d'Italia che destarono i sospetti del governo veneto; ai primi di settembre partì per un soggiorno sui colli Euganei. La tradizione critica ha pensato che tale spostamento fosse dovuto a una persecuzione politica nei suoi confronti[37], o ancora ad una necessità di riprendersi dopo una delusione amorosa[38]; tuttavia, sappiamo anche che in quei giorni Padova era funestata da un'epidemia di vaiolo, e le truppe militari francesi cominciavano inoltre a entrare in città. In mancanza di documenti storici e epistolari che dimostrino con certezza perché il Foscolo scegliesse il trasferimento in campagna, sono due elementi da tenere ugualmente in considerazione.[39]
I rapporti con il mondo rivoluzionario veneziano (1797)
Dopo il successo del Tieste, Foscolo fece con ogni probabilità un secondo soggiorno a Padova in marzo; frequentò verosimilmente le lezioni di Cesarotti all'università ma il rapporto con il padre spirituale andò progressivamente raffreddandosi, tanto che con il mese di marzo cessano i contatti epistolari tra i due, e l'uno si astiene addirittura dal nominare l'altro nelle proprie lettere per un periodo di quasi sei anni.[40] Tra le altre cose, Foscolo aderiva con fervore crescente agli entusiasmi repubblicani, mentre Cesarotti assisteva con disillusione agli sconvolgimenti politici; sappiamo che in aprile viveva di fatto confinato in campagna.[41]
In seguito Foscolo fu prima a Venezia e poi a Bologna, dove prestò brevemente servizio come volontario tra i Cacciatori a cavallo della Repubblica Cispadana. Chiese quasi subito con successo di esserne dispensato a causa della salute precaria e di una ferita.[42] Durante il breve periodo felsineo diede alle stampe l'ode A Bonaparte liberatore, molte copie della quale furono inviate dalla Giunta di Difesa bolognese alla Municipalità di Reggio Emilia, città cui il Foscolo aveva dedicato la poesia, in quanto era stata la prima a innalzare il tricolore.[43]
Foscolo tornò in laguna quando seppe che il 12 maggio a Venezia l'oligarchia dogale aveva ceduto alle pretese napoleoniche di costituire un « Provvisorio Rappresentativo Governo ».[44] Fu una lettera del patriota Almorò Fedrigo a informarlo; Foscolo la fece pubblicare il 16 maggio sul Monitore bolognese e nei medesimi giorni lasciò la città felsinea.[45]
Il 16 maggio stesso offriva con una lettera alla Municipalità di Reggio Emilia l'ode A Bonaparte liberatore dicendo di correre verso Venezia « a spargere le prime lagrime libere ». Annunciava inoltre di voler portare a compimento una « tragedia repubblicana », il Timocrate, e « una cantica lirica intitolata la Libertà italica », di cui l'ode « non era che un prodromo ».[46] In realtà né della tragedia né della Libertà italica è rimasta traccia; il Timocrate viene ancora nominato un'unica volta il 14 agosto 1798 quando Foscolo, rivolgendosi alla Società del Teatro patriottico di Milano, sostiene di lavorarci da mesi e promette, dopo averlo finito, di « assoggettarlo » alla Commissione della Società.[47] Appena ritornato in laguna, il 23 maggio ricevette da Bologna la nomina a tenente onorario aggregato alla Legione Cispadana.[48]
Tra il maggio e la fine dell'estate compose l'ode Ai novelli repubblicani, ricca di fervore libertario, dedicata al fratello « Gioan-Dionigi », che apparve prima in un opuscolo in cui, oltre alla poesia, figuravano « la dedica al fratello Gioan-Dionigi », « la lettera di Bruto a Cicerone tolta da Plutarco » e « i chiarimenti » di alcune strofe e, subito dopo, sull'Anno poetico del 1797, dove seguiva il sonetto A Venezia, scritto probabilmente nel 1796 e, a differenza dell'ode, prima della caduta della Serenissima.[49]
https://it.wikipedia.org/wiki/Ultime_le ... copo_Ortis
Il romanzo si ispira alla doppia delusione avuta da Foscolo nell'amore per Isabella Roncioni che gli fu impossibile sposare e per la patria, ceduta da Napoleone all'Austria in seguito al Trattato di Campoformio. Il romanzo ha, quindi, chiari riferimenti autobiografici. Nella forma e nei contenuti è molto simile a I dolori del giovane Werther di Goethe (anche se a tratti richiama la Nuova Eloisa di Jean-Jacques Rousseau); per questo motivo alcuni critici hanno addirittura definito il romanzo una brutta imitazione del Werther. Tuttavia, la presenza del tema politico, assai evidente nell'Ortis e appena accennato nel Werther segna una differenza rilevante tra i due libri. Inoltre si avvertono la presenza dell'ispirazione eroica di Vittorio Alfieri e l'impegno civile e politico del poeta in quegli anni.
El caxo de Ipołito Nievo
Venesia e ła rivołusion fransoxa - Ippolito Nievo
viewtopic.php?f=148&t=1847
https://it.wikipedia.org/wiki/Ugo_Foscolo
Ugo Foscolo, nato Niccolò Foscolo (Zante, 6 febbraio 1778 – Londra, 10 settembre 1827)
Foscolo nacque sull'isola greca di Zante (nota anche come Zacinto, cui dedicherà uno dei suoi più celebri sonetti), possesso plurisecolare della Repubblica di Venezia, il 6 febbraio del 1778, figlio di Andrea Foscolo (Corfù, 1754 - Spalato, 13 ottobre 1788), medico di vascello di origini veneziane, e della greca Diamantina Spathis (o Spathys; settembre 1747 - 28 aprile 1817), che si erano sposati a Zante il 5 maggio 1777 secondo il rito cattolico. Primogenito di quattro fratelli, lo seguivano la sorella Rubina (dal nome della nonna materna) (21 dicembre 1779 - 1867), e i due fratelli morti suicidi Gian Dionisio (detto Giovanni Dionigi o Giovanni; Zante, 27 febbraio 1781 - Venezia, 8 dicembre 1801) e Costantino Angelo (detto Giulio; Spalato, 7 dicembre 1787 - Ungheria 1838).
Il soggiorno a Padova e l'esilio sui colli Euganei (1796-1797)
Melchiorre Cesarotti
Intanto, il giovane poeta mostrava segni di insofferenza verso la società veneziana e i suoi salotti, votati all'esteriorità e alle convenzioni, e lontani quindi dal suo spirito libero. Decise pertanto di effettuare un soggiorno a Padova, stimolato dai fermenti culturali della città come dal desiderio di conoscere Cesarotti e i suoi seguaci. Nel luglio del 1796 giunse quindi a Padova, dove incontrò il traduttore dell'Ossian.[36]
Durante l'anno Foscolo scrisse alcuni articoli sul Mercurio d'Italia che destarono i sospetti del governo veneto; ai primi di settembre partì per un soggiorno sui colli Euganei. La tradizione critica ha pensato che tale spostamento fosse dovuto a una persecuzione politica nei suoi confronti[37], o ancora ad una necessità di riprendersi dopo una delusione amorosa[38]; tuttavia, sappiamo anche che in quei giorni Padova era funestata da un'epidemia di vaiolo, e le truppe militari francesi cominciavano inoltre a entrare in città. In mancanza di documenti storici e epistolari che dimostrino con certezza perché il Foscolo scegliesse il trasferimento in campagna, sono due elementi da tenere ugualmente in considerazione.[39]
I rapporti con il mondo rivoluzionario veneziano (1797)
Dopo il successo del Tieste, Foscolo fece con ogni probabilità un secondo soggiorno a Padova in marzo; frequentò verosimilmente le lezioni di Cesarotti all'università ma il rapporto con il padre spirituale andò progressivamente raffreddandosi, tanto che con il mese di marzo cessano i contatti epistolari tra i due, e l'uno si astiene addirittura dal nominare l'altro nelle proprie lettere per un periodo di quasi sei anni.[40] Tra le altre cose, Foscolo aderiva con fervore crescente agli entusiasmi repubblicani, mentre Cesarotti assisteva con disillusione agli sconvolgimenti politici; sappiamo che in aprile viveva di fatto confinato in campagna.[41]
In seguito Foscolo fu prima a Venezia e poi a Bologna, dove prestò brevemente servizio come volontario tra i Cacciatori a cavallo della Repubblica Cispadana. Chiese quasi subito con successo di esserne dispensato a causa della salute precaria e di una ferita.[42] Durante il breve periodo felsineo diede alle stampe l'ode A Bonaparte liberatore, molte copie della quale furono inviate dalla Giunta di Difesa bolognese alla Municipalità di Reggio Emilia, città cui il Foscolo aveva dedicato la poesia, in quanto era stata la prima a innalzare il tricolore.[43]
Foscolo tornò in laguna quando seppe che il 12 maggio a Venezia l'oligarchia dogale aveva ceduto alle pretese napoleoniche di costituire un « Provvisorio Rappresentativo Governo ».[44] Fu una lettera del patriota Almorò Fedrigo a informarlo; Foscolo la fece pubblicare il 16 maggio sul Monitore bolognese e nei medesimi giorni lasciò la città felsinea.[45]
Il 16 maggio stesso offriva con una lettera alla Municipalità di Reggio Emilia l'ode A Bonaparte liberatore dicendo di correre verso Venezia « a spargere le prime lagrime libere ». Annunciava inoltre di voler portare a compimento una « tragedia repubblicana », il Timocrate, e « una cantica lirica intitolata la Libertà italica », di cui l'ode « non era che un prodromo ».[46] In realtà né della tragedia né della Libertà italica è rimasta traccia; il Timocrate viene ancora nominato un'unica volta il 14 agosto 1798 quando Foscolo, rivolgendosi alla Società del Teatro patriottico di Milano, sostiene di lavorarci da mesi e promette, dopo averlo finito, di « assoggettarlo » alla Commissione della Società.[47] Appena ritornato in laguna, il 23 maggio ricevette da Bologna la nomina a tenente onorario aggregato alla Legione Cispadana.[48]
Tra il maggio e la fine dell'estate compose l'ode Ai novelli repubblicani, ricca di fervore libertario, dedicata al fratello « Gioan-Dionigi », che apparve prima in un opuscolo in cui, oltre alla poesia, figuravano « la dedica al fratello Gioan-Dionigi », « la lettera di Bruto a Cicerone tolta da Plutarco » e « i chiarimenti » di alcune strofe e, subito dopo, sull'Anno poetico del 1797, dove seguiva il sonetto A Venezia, scritto probabilmente nel 1796 e, a differenza dell'ode, prima della caduta della Serenissima.[49]
https://it.wikipedia.org/wiki/Ultime_le ... copo_Ortis
Il romanzo si ispira alla doppia delusione avuta da Foscolo nell'amore per Isabella Roncioni che gli fu impossibile sposare e per la patria, ceduta da Napoleone all'Austria in seguito al Trattato di Campoformio. Il romanzo ha, quindi, chiari riferimenti autobiografici. Nella forma e nei contenuti è molto simile a I dolori del giovane Werther di Goethe (anche se a tratti richiama la Nuova Eloisa di Jean-Jacques Rousseau); per questo motivo alcuni critici hanno addirittura definito il romanzo una brutta imitazione del Werther. Tuttavia, la presenza del tema politico, assai evidente nell'Ortis e appena accennato nel Werther segna una differenza rilevante tra i due libri. Inoltre si avvertono la presenza dell'ispirazione eroica di Vittorio Alfieri e l'impegno civile e politico del poeta in quegli anni.
El caxo de Ipołito Nievo
Venesia e ła rivołusion fransoxa - Ippolito Nievo
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