Il popolo veneto è una minoranza nazionale, per legge - Il consiglio regionale approva la contestata normativa che "copia" le autonomie speciali: così si insegnerà il dialetto a scuola2016/12/06
http://mattinopadova.gelocal.it/regione ... 1.14525329VENEZIA. Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato la legge che definisce il popolo veneto una "minoranza nazionale" e che, rifacendosi al modello sudtirolese, consentirebbe di poter richiedere il rilascio di un patentino di bilinguismo, aprendo la strada all'insegnamento dell'attuale dialetto anche a scuola anche se questa materia non viene definita dalla norma.
LEGGE LEGHISTA. Il Pdl 116, che applica ai veneti la Convenzione Quadro Europea ratificata dall'Italia nel 1997, è stata approvata con 27 voti favorevoli (Lega, Lista Zaia, e tre consiglieri della lista di Flavio Tosi), mentre sono stati 16 i contrari (Pd, Cinque Stelle, Lista Moretti, e un 'tosianò) e 5 gli astenuti (Fi e Fratelli d'Italia). Il capogruppo dei cosiddetti 'tosiani, Stefano Casali, ha votato contro perché - ha spiegato - «i veneti non sono una minoranza nazionale».
LIBERTA' DI VOTO. Sul provvedimento sia la Lega Nord che il governatore Zaia aveva lasciato libertà di voto ai rispettivi rappresentanti. La legge era stata proposta all'assemblea veneta dai consigli comunali di quattro municipalità, Resana, Grantorto, Segusino e Santa Lucia di Piave. Le norme di tutela della Convenzione quadro europea saranno applicate a chi vorrà liberamente dichiararsi parte della 'minoranza venetà.
VIVA L'AUTONOMIA. «Si tratta di un passo importante nella strada per dare maggior forza e pregnanza alla richiesta di autonomia del Veneto» ha detto il relatore di maggioranza del pdl, il leghista Riccardo Barbisan. «Noi miriamo a veder riconosciuti ai veneti - ha spiegato - gli stessi diritti assicurati agli altoatesini o ai trentini, ai quali sono garantiti dallo Stato italiano risorse e mezzi per tutelare le minoranze di cultura tedesca, ladina, cimbra o dei Mòcheni».
GRAZIE AI COMUNI. «La cultura è uno degli elementi che caratterizzano un popolo - ha aggiunto Barbisan - è una ricchezza che non deve essere dispersa e mi sorprende l'ostilità manifesta da alcune forze politiche a questo progetto promosso, per altro, da una serie di amministrazioni comunali: magari si tratta delle stesse persone che si disperano se muore l'ultimo indiano parlante una antica lingua pre-colombiana e non ci interessano di difendere la cultura e la lingua veneta come testimonianza viva dell'identità del nostro popolo. Libertà di scelta e voto tra i consiglieri regionali tosiani nei confronti del progetto di legge 116.
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DIALETTO QUALE? "Ho votato contro la Legge - ha detto il capogruppo, Casali - perché i veneti sono una maggioranza operosa di questo paese e trovo che la norma vada a sminuire il loro ruolo nell'Italia. Un popolo che ha sempre lavorato molto e non si considera affatto una "minoranza". Inoltre i vari dialetti nel territorio regionale regione sono diversissimi«. Favorevoli invece i voti arrivati al provvedimento dai 'tosianì Giovanna Negro, Maurizio Conte e Andrea Bassi »Riconoscere al popolo veneto la propria identità e la propria lingua - hanno detto - è una risorsa, perché si continua a parlare della fuga dei cervelli all'estero, mentre noi vogliamo che i nostri studenti e talenti rimangano in Italia e nel Veneto, per ricoprire i ruoli che meritano".
E' sparito dalla legge l'impegno all'insegnamento del dialetto a scuola.IL REFERENDUM. Sullo sfondo resta la volontà leghista di indire un referendum che dia maggiori poteri al Veneto, sul modello delle autonomie del Trentino e dell'Alto Adige. Così il governatore Luca Zaia: «Si chiama democrazia: il referendum per l’autonomia del Veneto si farà, lo ha autorizzato la Corte costituzionale mentre il governo era contrario. Dopo il plebiscito di sì, nulla sarà più come prima".
ENTRO SEI MESI. Poco prima dell'approvazione della legge in consiglio regionale, lo stesso Zaia aveva twittato questo messaggio, rilanciando il "suo" referendum subito dopo la disfatta renziana su quello costituzionale.
INCOSTITUZIONALE. La legge, dal punto di vista giuridico, è considerata dai più palesemente incostituzionale. Il governo la impugnerà quasi sicuramente davanti alla Corte costituzionale (non ci si può autoproclamare minoranza nazionale), ma è evidente che lo scopo è politicoVenexit, il Veneto vuole il bilinguismo e lo status di minoranza etnicaIl consiglio regionale, a maggioranza Lega e centrodestra, ha approvato il contestato ddl 116. I funzionari pubblici per ottenere il posto dovranno ottenere una "patente di veneticità" e dimostrare di conoscere la "lingua veneta", definizione sulla quale nemmeno linguisti e storici concordano
di GIAMPAOLO VISETTI
http://www.repubblica.it/cronaca/2016/1 ... -153596879VENEZIA - "Venexit": anche i veneti, come i sudtirolesi, pretendono di essere una minoranza nazionale dello Stato italiano e annunciano l'addio al Paese. Dopo aver dato una spallata decisiva al referendum costituzionale e al governo Renzi, aver affossato la riforma Madia sulla pubblica amministrazione e aver confermato che la prossima primavera si terrà un altro referendum per ottenere l'autonomia speciale regionale, Venezia si dimostra sempre più lontana da Roma.
Il consiglio regionale, a maggioranza Lega e centrodestra, ha approvato oggi il contestato disegno di legge 116 che ridefinisce il "popolo veneto" come "minoranza nazionale", aprendo la strada alla dichiarazione di appartenenza etnica, al patentino di bilinguismo, all'insegnamento del veneto nelle scuole e all'uso del dialetto negli uffici pubblici e nella toponomastica, cartelli stradali compresi. Il Veneto vuole così che lo Stato applichi in regione la Convenzione quadro europea varata dal Consiglio d'Europa per tutelare le minoranze storiche, come quella dei rom, ratificata anche dall'Italia nel 1997.
La legge, dopo l'ennesimo rinvio tra le polemiche una settimana fa, è infine passata con 27 voti a favore, 16 contrari e 5 astenuti. A schierarsi dalla parte dei veneti minoranza e del bilinguismo i consiglieri di Lega, Lista Zaia e gruppo Tosi: contro Pd, 5 Stelle, Lista Moretti e un tosiano, astenuti Forza Italia e Fratelli d'Italia. Il disegno di legge era stato proposto da quattro Comuni, Grantorto, Segusino, Santa Lucia di Piave e Resana e ha trovato il sostegno dell'Istituto della lingua veneta, che vede tra i responsabili uno degli "eroi" storici del venetismo, Franco Rocchetta.
In base alla legge, i Comuni veneti potranno ora imporre l'uso della "lingua veneta" nel proprio territorio, mentre le scuole dell'obbligo dovranno offrire lezioni di "dialetto". I funzionari pubblici, a partire da quelli non nati in Veneto, per ottenere il posto dovranno superare un esame, ottenere una "patente di veneticità" e dimostrare di conoscere la "lingua veneta", definizione ancora vaga su cui nemmeno linguisti e storici concordano.
"Si tratta di un passo importante per dare maggior forza alla richiesta di autonomia speciale del Veneto - ha detto il relatore Riccardo Barbisan, capogruppo della Lega - e ora vogliamo gli stessi diritti e le stesse risorse finanziarie che lo Stato riconosce a Sudtirolo e Trentino". Scosso il Pd, che fino all'ultimo ha tentato di evitare quella che considera "un'umiliazione per tutti i veneti, che non sono affatto una minoranza, ma un'operosa maggioranza italiana che ha dato il sangue per la patria". Secondo l'opposizione, ma pure secondo illustri giuristi, la legge approvata è "chiaramente incostituzionale e verrà bocciata dalla Consulta", ottenendo il solo risultato di "coprire di ridicolo tutti i veneti". Contestato, in particolare, il fatto di trasformare i veneti in una minoranza etnico-linguistica e di "inventare una lingua veneta" che in realtà nessuno conosce e nessuno parla, essendoci in regione decine di dialetti che segnano province e comuni.
Altro motivo di scontro, la data di applicazione della legge. Secondo la maggioranza, compreso il presidente della Regione Luca Zaia, il bilinguismo e la dichiarazione di appartenenza etnica devono partire subito ed essere applicati fino ad un eventuale pronunciamento contrario della Corte costituzionale. Pd e opposizione chiedono invece che prima di "sostenere oneri pubblici assurdi" e promuovere "discriminazioni" si attenda l'eventuale via libera della Consulta. Ciò che è certo è che da oggi il Veneto è un altro passo più lontano da Roma e che le spinte separatiste, che non riconoscono l'annessione al regno d'Italia del 1866, hanno ottenuto un riconoscimento senza precedenti. La "Venexit", fissata con il referendum regionale sull'autonomia, tra pochi mesi può diventare una realtà.