I veneti del Veneto xełi on popoło e na megnoransa nasional?

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Messaggioda Sixara » ven dic 02, 2016 10:54 am

Il dialetto non s'insegna, meglio l 'inglese?
Nò : Insegnate il dialetto ai bambini: impareranno meglio l'inglese :D
parké i lo dovarìa savere bèn n Rejon ( e se no i lo sà mejo ke i s informa) ke

Diversi studi hanno dimostrato che chi fin da piccolo è abituato a parlare due lingue, ha una maggiore velocità nel 'cambiare registro', a giocare creativamente con le parole e ad aprire delle nuove 'caselle' in cui inserire insieme a parole diverse, nuovi concetti. Questi bambini avrebbero quindi una maggior facilità nell'apprendere altre lingue, per esempio l'inglese, la lingua maggiormente utilizzata nella comunicazione commerciale e scientifica, e se necessario, anche più di una.

Dògnimodo, sì, l è mejo ke l dialetto el resta fòra da le aule scolastike - parcarità, ke i lo desfa cusì come ke i ga fato co l insegnamento de l italiàn, de l inglexe e tute kele altre lengoe, e tute kele altre materie cofà la Storia, la Geografia, l Arte ke le dovea ndare insième co na vixion de l to Ambiente indoe ke te vivi ti e la to fameja...
ah ke bèlo ca sarìa de insegnarghe el dialetto ( e tute kele altre materie) partendo da na riflesion lengoistega so na parola, na parola sola... cofà ramengo par exenpio. :D

A se capìse, nò? el parké i vèneti i dixe de identificarse col posto indoe ke i è nati o i vive e dòpo i salta el Vèneto e Italia - op-là - e i se dixe Europei o de tuto el mondo... còsa t in fèto de la Rejon Vèneto e de kele cuàtro skrecolete de pensiero ke i rièse a ... :lol:
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Messaggioda Berto » ven dic 02, 2016 9:29 pm

Sixara ha scritto:Il dialetto non s'insegna, meglio l 'inglese?
Nò : Insegnate il dialetto ai bambini: impareranno meglio l'inglese :D
parké i lo dovarìa savere bèn n Rejon ( e se no i lo sà mejo ke i s informa) ke

Diversi studi hanno dimostrato che chi fin da piccolo è abituato a parlare due lingue, ha una maggiore velocità nel 'cambiare registro', a giocare creativamente con le parole e ad aprire delle nuove 'caselle' in cui inserire insieme a parole diverse, nuovi concetti. Questi bambini avrebbero quindi una maggior facilità nell'apprendere altre lingue, per esempio l'inglese, la lingua maggiormente utilizzata nella comunicazione commerciale e scientifica, e se necessario, anche più di una.

Dògnimodo, sì, l è mejo ke l dialetto el resta fòra da le aule scolastike - parcarità, ke i lo desfa cusì come ke i ga fato co l insegnamento de l italiàn, de l inglexe e tute kele altre lengoe, e tute kele altre materie cofà la Storia, la Geografia, l Arte ke le dovea ndare insième co na vixion de l to Ambiente indoe ke te vivi ti e la to fameja...
ah ke bèlo ca sarìa de insegnarghe el dialetto ( e tute kele altre materie) partendo da na riflesion lengoistega so na parola, na parola sola... cofà ramengo par exenpio. :D

A se capìse, nò? el parké i vèneti i dixe de identificarse col posto indoe ke i è nati o i vive e dòpo i salta el Vèneto e Italia - op-là - e i se dixe Europei o de tuto el mondo... còsa t in fèto de la Rejon Vèneto e de kele cuàtro skrecolete de pensiero ke i rièse a ... :lol:


A te daria on strucon!
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Messaggioda Sixara » sab dic 03, 2016 7:19 pm

Berto ha scritto:A te daria on strucon!

Gònti da preocuparme? :D
A ne sò mìa mi, còsa ke s intenda pa strukàre su par-là... darghe on strucon a ono/ona... e ghè difaren'za col strucòto?
E da indove viènlo sto verbo cuà? stringere de italiàn - nàa, màsa sènplice; sì, a la ghemo anca la variante stricàre, ma el stricàre nol xe el strucàre e gnanca el drücken... thruchen-drucchen--truchen- s-truchen-... strukàre :D

ke vie ca ciàpa le parole, eh? inve'ze i veri 'todeski' i dixe snappan:
abbracciare qlc.no, v. tr., (con riferimento generico) snappan umme eppadòome (mètten érmen), con riferimento masch. snappan umme eppadoàn; con riferim. femm. snappan umme eppadòona
U. Martello Martalar: Dizionario della lingua Cimbra dei Sette Comuni vicentini
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I veneti del Veneto xełi on popoło e na megnoransa nasional?

Messaggioda Berto » lun dic 05, 2016 8:55 am

???

Veneto come il SudTirolo! In Consiglio regionale la legge per riconoscere i veneti minoranza nazionale e avere il bilinguismo negli uffici pubblici!
4 Dec 2016

http://www.lindipendenzanuova.com/venet ... i-pubblici

A cura di BENEDETTA BAIOCCHI – La proposta di legge regionale è rivoluzionaria e prepara le condizioni per arrivare al riconoscimento ufficiale della lingua veneta nelle scuole, negli uffici pubblici… passando per il riconoscimento dei diritti di minoranza nazionale. In calendario in Consiglio regionale da martedì 28 novembre, il testo apre le danze in attesa del referendum consultivo del 2017 sull’autonomia spinta.

Ma vediamo il testo che argomenta il progetto.

Il Progetto di legge n. 116 nasce dalla Proposta di legge di iniziativa dei Comuni di Resana, Grantorto, Santa Lucia di Piave e Segusino relativa a: “APPLICAZIONE DELLA “CONVENZIONE QUADRO PER LA PROTEZIONE DELLE MINORANZE NAZIONALI”, RATIFICATA CON LEGGE N. 302/1997, AL POPOLO VENETO”.

Si legge innanzitutto che “il popolo veneto è una comunità umana storica ed etnica insistente nel territorio dell’alto Adriatico fin dal 1200 a.C., anche se sono numerosissimi i reperti venetici tanto da poter concludere che i veneti erano una delle componenti principali e maggioritarie degli indoeuropei, ed essi portarono con sé la loro civiltà, i propri costumi anche sacrali, la lingua e varie tecniche di allevamento e coltivazione come le tecnologie dei metalli e della ceramica…. È un popolo il veneto che precocemente aveva una propria scrittura con proprio alfabetico, attestata esistente coeva a quella etrusca ma con proprie specificità, una scrittura insomma similare a quella diffusasi nello stesso periodo in altri territori come l’Umbria (Etruschi) e nel Lazio (Latim) ecc.,”. Fondamenta storiche profonde.

Tanto che la moderna lingua veneta conta documenti intellegibili fin dal 1200 dC., è riconosciuta esistente anche dalla tabella ISO 639-3 con il codice “VEC”. “La lingua veneta è parlata ancora oggi dalla maggioranza della popolazione residente nel regione Veneto, ma pure dalla maggioranza dei cittadini dei territori della Venezia nel regione Friuli-Venezia-Giulia (Pordenone, Trieste e Costa adriatica), ma pure nelle provincie di Trento come in ampia parte delle provincie di Mantova e Brescia già appartenenti alla Repubblica Veneta, mentre sono varianti ben distinte ma sempre della lingua veneta anche il Cadorino, Bresciano e il Bergamasco che sono di frontiera con altre lingue minoritarie. A questo ceppo linguistico veneto se ne aggiunge un altro molto numeroso che si trova in Rio Grande do Sul, in Brasile, e altri sparsi per l’Europa, come in Istria, Tulcea, Albania Veneta. I parlanti veneto nel mondo sono diversi milioni , ma non bisogna però confondere il fatto linguistico con il fatto “nazionale” (…). Erroneamente si crede comunemente che la differente lingua sia la dimostrazione dell’appartenenza ad una diversa etnia, e allo stesso tempo si crede erroneamente che parlare la stessa lingua significhi avere la stessa nazionalità”.

“Il riconoscimento delle minoranze linguistiche in Italia è avvenuto del 1999 dopo anni di elaborazione, in ottemperanza della “Carta Europea sulle lingue regionali e minoritarie” di fonte Consiglio d’Europa la cui ratifica legale in realtà non è mai avvenuta (l’Italia viene biasimata per questo e sarà presto condannata). All’epoca della preparazione della legge sulle lingue minoritarie la lingua veneta era stata giustamente e ovviamente censita fra quelle per le quali era dovuto il riconoscimento, ma nel 1997 le spinte secessioniste crearono nel parlamento italiano la paura che il riconoscimento della lingua avrebbe rinfocolato la spinta secessionista, per cui essa venne stralciata dalla lista. Purtroppo quella grave lesione dei diritti linguistici non è più stata sanata poiché la materia delle minoranze linguistiche è riservata allo Stato dalla Costituzione (art.6). A nulla è valsa nemmeno il riconoscimento regionale del Veneto della lingua veneta nel 2007, e il riconoscimento regionale della Regione FriuliVenezia-Giulia del 2011 per la sua parte di popolo, in quanto tali enti non hanno competenza in materia, almeno fino a quando non sarà ratificata la suddetta Carta sulle Lingue regionali e minoritarie”.

“Tornano alla questione delle minoranze nazionali, il fatto che un parlante una lingua minoritaria, o anche la maggioranza regionale dove essa esiste, si senta comunque parte di una nazione di lingua diversa, non significa che tutti coloro che fanno parte di una certa minoranza linguistica si sentano della nazionalità dominante. Esiste insomma il fenomeno delle “minoranze nazionali”, emerso nel diritto internazionale quando diversi indicatori già annunciavano la caduta del muro di Berlino ed il ritorno all’autogoverno di diverse minoranze. Il Consiglio d’Europa, preoccupato dei conflitti etnici che sarebbero emersi nel seguito della caduta dell’Unione Sovietica, e della rivendicazioni che sarebbero sorte dalle minoranze non più eterodirette, cercò di creare un quadro legislativo per questi fenomeni in realtà ben diffusi anche nell’Europa occidentale, e il tutto nel dichiarato tentativo di prevenire i conflitti e i tentativi di oppressione da parte degli stati tornati alla sovranità. Venne quindi creata la “Convenzione Quadro sulle minoranze nazionali”, di fonte Consiglio d’Europa appunto, emanata nel 1986 e ratificata dall’Italia con legge n. 302/1997, riguardante quindi coloro che si sentono appartenenti ad una comunità differente dalla comunità nazionale maggioritaria nello stato, e lo sono per alcuni aspetti come per esempio il fatto che parlano una lingua diversa, sono insomma delle “minoranze nazionali” che in quanto tali possono o meno parlare una propria lingua, ma non necessariamente”.

E, ancora, “Quando una comunità, per la propria storia, per i propri modelli sociali, anche economici, per la propria lingua o altro, si percepisce come differente dal resto della comunità nazionale, siamo di fronte ad una “minoranza nazionale” la quale ha il diritto non solo di vedere avere particolari tutele previste dalla suddetta Convenzione, come posti riservati nell’amministrazione statale e locale, mezzi di comunicazione riservati come giornali e TV , ma pure il pieno bilinguismo negli uffici, scuole bilingue, cartellonistica stradale ecc. ecc., in lingua minoritaria, anche quando questa non sia stata riconosciuta dallo Stato”.

“Le “minoranze nazionali” sono quindi una materia di diritto differente dalle “minoranze linguistiche”, anche perché se fossero la stessa questione allora la convenzione sulle minoranze si applicherebbe a tutte le minoranze linguistiche d’Italia, quindi si dovrebbero avere tanti sud Tirolo quante sono le minoranze nazionali. Invece le minoranze nazionali sono un fenomeno sociologicamente diverso, emerso nel diritto e riconosciuto dal diritto internazionale solo da pochi decenni, e per questo la materia non è nominata in Costituzione né assegnata. A chi spetta quindi, nel riparto delle competenze costituzionali, riconoscimento delle minoranze nazionali ? Essendo competenza non elencata, essa spetta alle regioni in virtù della art. 117 c.4 della Costituzione, almeno fin tanto che non verrà modificato il Titolo V della stessa come il parlamento dei nominati sta facendo. Un parlamento, giova ricordarlo, che secondo la sentenza n. i del 2014 della Corte Costituzionale è stato eletto incostituzionalmente (…) Esiste un diritto speciale che il popolo veneto ha di essere riconosciuto da parte delle diverse regioni poiché esso è già stato riconosciuto “popolo” dall’art. 2 della legge costituzionale n. 340 del 1971 che istituiva la regione veneto, e seppure tale riconoscimento c’è anche nel nuovo statuto della regione veneto del 2012, emanato dalla regione stessa, questo non ha lo stesso valore costituzionale del riconoscimento del 1971 che venne invece emanato dal parlamento e in doppia lettura come per le riforme costituzionali”.

Dunque, “popolo veneto è dunque già riconosciuto come soggetto di diritto esistente, per cui ad esso semmai si devono pure il diritto all’autodeterminazione (L. n. 881/1977), fatto riconosciuto anche con le risoluzioni 42/1998 e ancora nel 2012 ma senza alcuna utilità effettiva. Riconoscere il popolo veneto come “minoranza nazionale” non è impegnativo sul piano della indipendenza, anzi, la stessa legge n. 302/1997 afferma che i diritti lì sanciti non debbono poi essere usati per raggiungere l’indipendenza, ed allo stesso tempo è proprio la negazione dei diritti di minoranza nazionale a legittimare invece eventuali azioni di indipendenza a causa del fatto che costituiscono violazione dei diritti umani fondamentali sul piano internazionale e sono causa giustificativa di secessione legittimata nel diritto dei popoli. La Regione Veneto ha già riconosciuto il popolo veneto come soggetto di diritto internazionale, chiedendo pure un referendum regionale per l’autonomia o l’indipendenza, e dunque può tranquillamente riconoscere la minoranza nazionale del popolo veneto, e le due cose non sono in conflitto fin tanto che il popolo veneto non decida di esercitare la propria sovranità internazionale notoriamente scippata nel 1866 con plebiscito invalidato e poi annullato nel 2010 dallo stesso governo italiano. Il riconoscere l’identità e l’autonomia specifica del popolo veneto quale minoranza nazionale significa riconoscere allo stesso tempo il suo appartenere alla Repubblica Italiana, ed è certamente competenza delle regioni (art. 117 c. 4 Cost.) il farlo, anche se questo porterà ai veneti uno status del tutto speciale sottoponendoli ad una amministrazione speciale similare a quella del Sud Tirolo ma pur sempre unitaria. Il riconoscere ai veneti i diritti di minoranza nazionale non trasformerebbe la regione in una autonomia speciale, ma obbligherebbe invece l’amministrazione dello stato a rispettare la sfera dell’autonomia del popolo veneto, a trattarlo come tale, per di più dovendo lo stato assumersi i costi della salvaguardia e della realizzazione della minoranza nazionale, in realtà semplicemente dovendo provvedere ad una decurtazione della tassazione oggi avente un residuo di decine di miliardi a sfavore dei veneti. Insomma lo stato dovrebbe ridurre gli introiti regionali ad un ragionevole 10-20 per cento in linea con quanto avviene nei territori europei contermini”.

“Occorre inoltre ricordare che il popolo veneto essendo diffuso su più regioni, ai sensi della Convenzione succitata, ha pure diritto di essere amministrato da una stessa regione, come per altro tenderebbe a fare la riforma delle regioni con l’istituzione di una unica regione triveneta, e per gli stessi giuridici non ha senso parlare di una rappresentanza internazionale del popolo veneto da parte di una singola regione, che è un ente amministrativo dello stato sottoposto alle regole costituzionali, fatto per altro già statuito e riconosciuto dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 365/2007. Insomma il popolo veneto può raggiungere il proprio autogoverno interno nella Repubblica Italiana similarmente a quello del sud Tirolo, tutto questo tramite una semplice delibera del Consiglio regionale. Basta una delibera regionale che riconosca l’esistenza dei seguenti fatti – la “Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali” del Consiglio d’Europa (STE n. 1571 ratificata con legge n. 302/1997 2) impone ad ogni amministrazione dello stato Italiano di rispettare alcuni diritti fondamentali delle minoranze “nazionali” che la stessa convenzione defìnisce “parte integrante della protezione internazionale dei diritti dell ‘uomo”.

Per approfondimenti e il testo integrale: http://www.consiglioveneto.it/crvportal ... &anno=2016
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I veneti del Veneto xełi on popoło e na megnoransa nasional?

Messaggioda Berto » mar dic 06, 2016 10:55 pm

Il popolo veneto è una minoranza nazionale, per legge - Il consiglio regionale approva la contestata normativa che "copia" le autonomie speciali: così si insegnerà il dialetto a scuola
2016/12/06
http://mattinopadova.gelocal.it/regione ... 1.14525329

VENEZIA. Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato la legge che definisce il popolo veneto una "minoranza nazionale" e che, rifacendosi al modello sudtirolese, consentirebbe di poter richiedere il rilascio di un patentino di bilinguismo, aprendo la strada all'insegnamento dell'attuale dialetto anche a scuola anche se questa materia non viene definita dalla norma.

LEGGE LEGHISTA. Il Pdl 116, che applica ai veneti la Convenzione Quadro Europea ratificata dall'Italia nel 1997, è stata approvata con 27 voti favorevoli (Lega, Lista Zaia, e tre consiglieri della lista di Flavio Tosi), mentre sono stati 16 i contrari (Pd, Cinque Stelle, Lista Moretti, e un 'tosianò) e 5 gli astenuti (Fi e Fratelli d'Italia). Il capogruppo dei cosiddetti 'tosiani, Stefano Casali, ha votato contro perché - ha spiegato - «i veneti non sono una minoranza nazionale».

LIBERTA' DI VOTO. Sul provvedimento sia la Lega Nord che il governatore Zaia aveva lasciato libertà di voto ai rispettivi rappresentanti. La legge era stata proposta all'assemblea veneta dai consigli comunali di quattro municipalità, Resana, Grantorto, Segusino e Santa Lucia di Piave. Le norme di tutela della Convenzione quadro europea saranno applicate a chi vorrà liberamente dichiararsi parte della 'minoranza venetà.

VIVA L'AUTONOMIA. «Si tratta di un passo importante nella strada per dare maggior forza e pregnanza alla richiesta di autonomia del Veneto» ha detto il relatore di maggioranza del pdl, il leghista Riccardo Barbisan. «Noi miriamo a veder riconosciuti ai veneti - ha spiegato - gli stessi diritti assicurati agli altoatesini o ai trentini, ai quali sono garantiti dallo Stato italiano risorse e mezzi per tutelare le minoranze di cultura tedesca, ladina, cimbra o dei Mòcheni».

GRAZIE AI COMUNI. «La cultura è uno degli elementi che caratterizzano un popolo - ha aggiunto Barbisan - è una ricchezza che non deve essere dispersa e mi sorprende l'ostilità manifesta da alcune forze politiche a questo progetto promosso, per altro, da una serie di amministrazioni comunali: magari si tratta delle stesse persone che si disperano se muore l'ultimo indiano parlante una antica lingua pre-colombiana e non ci interessano di difendere la cultura e la lingua veneta come testimonianza viva dell'identità del nostro popolo. Libertà di scelta e voto tra i consiglieri regionali tosiani nei confronti del progetto di legge 116.

Leggi: il dizionario italiano-veneto da scarséa

DIALETTO QUALE? "Ho votato contro la Legge - ha detto il capogruppo, Casali - perché i veneti sono una maggioranza operosa di questo paese e trovo che la norma vada a sminuire il loro ruolo nell'Italia. Un popolo che ha sempre lavorato molto e non si considera affatto una "minoranza". Inoltre i vari dialetti nel territorio regionale regione sono diversissimi«. Favorevoli invece i voti arrivati al provvedimento dai 'tosianì Giovanna Negro, Maurizio Conte e Andrea Bassi »Riconoscere al popolo veneto la propria identità e la propria lingua - hanno detto - è una risorsa, perché si continua a parlare della fuga dei cervelli all'estero, mentre noi vogliamo che i nostri studenti e talenti rimangano in Italia e nel Veneto, per ricoprire i ruoli che meritano".

E' sparito dalla legge l'impegno all'insegnamento del dialetto a scuola.

IL REFERENDUM. Sullo sfondo resta la volontà leghista di indire un referendum che dia maggiori poteri al Veneto, sul modello delle autonomie del Trentino e dell'Alto Adige. Così il governatore Luca Zaia: «Si chiama democrazia: il referendum per l’autonomia del Veneto si farà, lo ha autorizzato la Corte costituzionale mentre il governo era contrario. Dopo il plebiscito di sì, nulla sarà più come prima".

ENTRO SEI MESI. Poco prima dell'approvazione della legge in consiglio regionale, lo stesso Zaia aveva twittato questo messaggio, rilanciando il "suo" referendum subito dopo la disfatta renziana su quello costituzionale.

INCOSTITUZIONALE. La legge, dal punto di vista giuridico, è considerata dai più palesemente incostituzionale. Il governo la impugnerà quasi sicuramente davanti alla Corte costituzionale (non ci si può autoproclamare minoranza nazionale), ma è evidente che lo scopo è politico


Venexit, il Veneto vuole il bilinguismo e lo status di minoranza etnica
Il consiglio regionale, a maggioranza Lega e centrodestra, ha approvato il contestato ddl 116. I funzionari pubblici per ottenere il posto dovranno ottenere una "patente di veneticità" e dimostrare di conoscere la "lingua veneta", definizione sulla quale nemmeno linguisti e storici concordano
di GIAMPAOLO VISETTI
http://www.repubblica.it/cronaca/2016/1 ... -153596879

VENEZIA - "Venexit": anche i veneti, come i sudtirolesi, pretendono di essere una minoranza nazionale dello Stato italiano e annunciano l'addio al Paese. Dopo aver dato una spallata decisiva al referendum costituzionale e al governo Renzi, aver affossato la riforma Madia sulla pubblica amministrazione e aver confermato che la prossima primavera si terrà un altro referendum per ottenere l'autonomia speciale regionale, Venezia si dimostra sempre più lontana da Roma.

Il consiglio regionale, a maggioranza Lega e centrodestra, ha approvato oggi il contestato disegno di legge 116 che ridefinisce il "popolo veneto" come "minoranza nazionale", aprendo la strada alla dichiarazione di appartenenza etnica, al patentino di bilinguismo, all'insegnamento del veneto nelle scuole e all'uso del dialetto negli uffici pubblici e nella toponomastica, cartelli stradali compresi. Il Veneto vuole così che lo Stato applichi in regione la Convenzione quadro europea varata dal Consiglio d'Europa per tutelare le minoranze storiche, come quella dei rom, ratificata anche dall'Italia nel 1997.

La legge, dopo l'ennesimo rinvio tra le polemiche una settimana fa, è infine passata con 27 voti a favore, 16 contrari e 5 astenuti. A schierarsi dalla parte dei veneti minoranza e del bilinguismo i consiglieri di Lega, Lista Zaia e gruppo Tosi: contro Pd, 5 Stelle, Lista Moretti e un tosiano, astenuti Forza Italia e Fratelli d'Italia. Il disegno di legge era stato proposto da quattro Comuni, Grantorto, Segusino, Santa Lucia di Piave e Resana e ha trovato il sostegno dell'Istituto della lingua veneta, che vede tra i responsabili uno degli "eroi" storici del venetismo, Franco Rocchetta.

In base alla legge, i Comuni veneti potranno ora imporre l'uso della "lingua veneta" nel proprio territorio, mentre le scuole dell'obbligo dovranno offrire lezioni di "dialetto". I funzionari pubblici, a partire da quelli non nati in Veneto, per ottenere il posto dovranno superare un esame, ottenere una "patente di veneticità" e dimostrare di conoscere la "lingua veneta", definizione ancora vaga su cui nemmeno linguisti e storici concordano.

"Si tratta di un passo importante per dare maggior forza alla richiesta di autonomia speciale del Veneto - ha detto il relatore Riccardo Barbisan, capogruppo della Lega - e ora vogliamo gli stessi diritti e le stesse risorse finanziarie che lo Stato riconosce a Sudtirolo e Trentino". Scosso il Pd, che fino all'ultimo ha tentato di evitare quella che considera "un'umiliazione per tutti i veneti, che non sono affatto una minoranza, ma un'operosa maggioranza italiana che ha dato il sangue per la patria". Secondo l'opposizione, ma pure secondo illustri giuristi, la legge approvata è "chiaramente incostituzionale e verrà bocciata dalla Consulta", ottenendo il solo risultato di "coprire di ridicolo tutti i veneti". Contestato, in particolare, il fatto di trasformare i veneti in una minoranza etnico-linguistica e di "inventare una lingua veneta" che in realtà nessuno conosce e nessuno parla, essendoci in regione decine di dialetti che segnano province e comuni.

Altro motivo di scontro, la data di applicazione della legge. Secondo la maggioranza, compreso il presidente della Regione Luca Zaia, il bilinguismo e la dichiarazione di appartenenza etnica devono partire subito ed essere applicati fino ad un eventuale pronunciamento contrario della Corte costituzionale. Pd e opposizione chiedono invece che prima di "sostenere oneri pubblici assurdi" e promuovere "discriminazioni" si attenda l'eventuale via libera della Consulta. Ciò che è certo è che da oggi il Veneto è un altro passo più lontano da Roma e che le spinte separatiste, che non riconoscono l'annessione al regno d'Italia del 1866, hanno ottenuto un riconoscimento senza precedenti. La "Venexit", fissata con il referendum regionale sull'autonomia, tra pochi mesi può diventare una realtà.
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Messaggioda Berto » mer dic 07, 2016 10:00 pm

Legge regionale. E ora i veneti sono una «minoranza nazionale»
Antonella Mariani mercoledì 7 dicembre 2016
https://www.avvenire.it/attualita/pagin ... -consiglio


Potrebbe servire un «patentino di bilinguismo» per i funzionari pubblici e nelle scuole potrebbe arrivare il dialetto. Ma le opposizioni: legge incostituzionale

Veneti «minoranza nazionale»? Sì, secondo il Consiglio regionale che ieri sera ha approvato - non proprio pacificamente per la verità - una legge che si rifa al modello sudtirolese per dichiarare il popolo veneto una «minoranza nazionale» e si appella alla Convenzione quadro europea ratificata dall'Italia nel 1997. Una legge palesemente incostituzionale (eventuali aggiunte alla ratifica del Convenzione possono essere attuate soltanto dallo Stato, come hanno notato subito esponenti regionali del Pd), ma che ne frattempo potrebbe avere qualche effetto. Per esempio ai neoassunti in ruoli pubblici potrebbe essere richiesto un fantomatico «patentino di bilinguismo» oppure qualche scuola intraprendente potrebbe introdurre il dialetto come materia di insegnamento.

La proposta di legge 116 era stata avanzata da quattro Consigli comunali, tre in provincia di Treviso (Resana, Segusino e Santa Lucia di Piave) e uno in provincia di Padova (Grantorto) ed è stata approvata con 27 voti favorevoli (Lega, Lista Zaia e tre consiglieri della lista di Flavio Tosi) e con 16 voti contrari. Tra questi ultimi anche quello del capogruppo dei "tosiani", Stefano Casali: "I veneti non sono una minoranza nazionale", ha ammesso.

La legge nasce già morta per evidenti ragioni di incostituzionalità ("La maggioranza prende in giro i veneti", ha commentato il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Jacopo Berti), ma ai leghisti sembra non interessare perché la leggono più in chiave politica-autonomistica che culturale. "È un passo importante nella strada per dare maggior forza alla richiesta di autonomia del Veneto», scrive il leghista Riccardo Barbisan, relatore di maggioranza del Pdl. Ma che i veneti siano «minoranza nazionale» non convince tutti e per di più non sembra avere alcun riscontro storico.

E se per promuovere la cultura veneta ci si limitasse a proporre alle scuole una bella ripassata di Goldoni e della storia della Repubblica marinara di Venezia?



I veneti diventano "minoranza" nazionale: a scuola si studierà il dialetto?
È stata approvata con 27 voti favorevoli, 16 contrari e 5 astenuti la legge 116. "Un passo avanti nella nostra richiesta di diventare Regione autonoma - spiega il vicentino Marino Finozzi, presidente della I^ Commissione consiliare - Non si tratta di una discriminazione ma un riconoscimento"
http://www.vicenzatoday.it/politica/i-v ... letto.html

Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato la legge che definisce il popolo veneto una "minoranza nazionale" e che potrebbe la strada all'insegnamento del dialetto anche a scuola. Il Pdl 116 passa con 27 voti favorevoli (Lega, Lista Zaia, e tre consiglieri della lista di Flavio Tosi), 16 contrari (Pd, Cinque Stelle, Lista Moretti, e un tosiano) e 5 astenuti (Fi e Fratelli d'Italia).

Il testo di legge non prevede il "patentino di bilinguismo" che avrebbe dovuto rilasciare l’Istituto Lingua Veneta ma impone che sia la Giunta ad individuare con un bando le associazioni "maggiormente rappresentative". A loro spetterà il compito di raccogliere e valutare le richieste di quanti vorranno liberamente iscriversi all’albo della minoranza, per poi rivendicare i diritti previsti dalla Convenzione quadro approvata dal Consiglio d’Europa.

Su questo passaggio si è espresso negativamente il Pd come spiega il consigliere Claudio Sinigaglia: "Non c'è nessun bilinguismo, nè alcun patentino. Il Consiglio regionale ha inoltrato richiesta in base alla convenzione quadro europea di riconoscimento delle minoranza veneta incostituzionale perchè la convenzione è stata ratificata dallo stato italiano ed eventualmente la richiesta doveva essere inoltrata al ministero dell'interno, ma prevedeva identità linguistica, religiosa, culturale ed etnica. Una grande recita delle parti nella consapevolezza di tutti che non ci sarà nessun esito!"

"Un passo avanti nella nostra richiesta di diventare Regione autonoma - spiega il vicentino Marino Finozzi, presidente della I^ Commissione consiliare - Non si tratta di una discriminazione ma un riconoscimento".

“La questione linguistica – commenta l’assessore alla cultura e identità veneta Cristiano Corazzari - costituisce uno dei aspetti più importanti e di più largo impatto all’interno del concetto di “Identità veneta”, al quale questa amministrazione regionale riserva una particolare attenzione. Quello dell’identità veneta è un patrimonio culturale che non ha uguali, ricchissimo e animato da elementi differenti. Rappresenta un variegato e affascinante mosaico in cui un tassello assolutamente speciale e rilevante è costituito dalla lingua veneta”.

“Come è stato più volte rilevato da studi e ricerche dedicati a questo argomento – aggiunge Corazzari - il Veneto rimane tuttora una delle regioni in cui maggiormente si usano, in modo complementare, il veneto e l’italiano e inoltre, la lingua veneta è una continua produzione letteraria di alto livello, che da Goldoni e Ruzzante ci ha portati ad Andrea Zanzotto, per citare solo alcuni dei nomi più conosciuti del panorama”.

“Più in generale – conclude l’assessore - riconoscere ai veneti i diritti di minoranza nazionale è un passo significativo che obbliga lo Stato a rispettare la sfera dell’autonomia del popolo veneto e a trattarla come tale, assumendosi anche i costi della salvaguardia. Si tratta di diritti che sono previsti dalla Convenzione Quadro e tra questi va messa nel giusto risalto anche la libertà di scegliere lezioni in italiano, veneto o bilingue a scuola".


https://www.regione.veneto.it/web/guest ... Id=3076048

Alberto Pento
L'efeto de sto provedimento rexonal łè come coeło dei comouni ke łi ga decretà de metar on carteło co su scrito: Comoun denuclearixà. No ghè purpio altri efeti; pura propaganda par i partidi ke łi ghe marça de sora ma gnaon vantajo par naltri veneti. Oltretuto da sta leje rexonal a xe stà scançełà ogni promosion de ła łengoa veneta.
Lè o provedemento sanbeło.
A go sentesto Palmerini so Radio 24 entervestà da Oscar Giannino, ke pena: el ga scanvià el Consejo d'Ouropa par na istitusion de ła UE ke ła pol lejiferar e ła convension so łe megnoranse nasionałi par na łeje ouropea.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I veneti del Veneto xełi on popoło e na megnoransa nasional?

Messaggioda Berto » sab dic 10, 2016 9:09 pm

???
Un’associazione per il Veneto - Nasce a Marcon l'aggregazione di associazioni ed enti rappresentative dei diritti della minoranza nazionale Veneta.
9 dicembre, 2016

http://www.ilsestantenews.it/rubriche/a ... -il-veneto

Sono passate poche ore dall’approvazione in Consiglio Regionale del PDL 116, ovvero: “APPLICAZIONE DELLA CONVENZIONE QUADRO PER LA PROTEZIONE DELLE MINORANZE NAZIONALI”.

Finalmente i media, stanno iniziando a capire che non si tratta di una legge sul “bilinguismo” ma gli aspetti intrinseci della legge avranno una portata decisamente più complessa, ampia e di radicale interesse non solo per il “Veneto” ma per l’Italia tutta!

Diamo per assodato che, considerando la portata dell’importanza che copriranno gli argomenti in legge, lo stato, farà di tutto per mettere i bastoni tra le ruote di questo ingranaggio che appena potrà essere messo in opera in modo assolutamente legale e legittimo, creerà più di qualche “domanda” agli “organismi” statali sino ad oggi arroccati nella loro staticità conservativa.

Ciò che chiede la legge per essere applicata è che venga costituita un “Aggregazione di associazioni ed enti rappresentative dei diritti della minoranza nazionale Veneta” ed è ciò che le associazioni maggiormente rappresentative del Veneto sotto l’aspetto sociale, culturale, storico ed identitaria sono già in essere a costituire.

Il 07 dicembre in Marcon VE, si sono riunite attorno ad un tavolo 11 sigle associative tra le più importanti e riconosciute in Veneto, altre sono in procinto d’accedere all’assemblea, mai come ora l’unità d’intenti, la coesione collaborativa, la ferma determinazione e la convinta percezione d’essere di fronte ad un fatto importantissimo per le genti Venete, stanno dando lo stimolo a tutte le sigle di creare un fronte comune privo di personalismi ed anzi con uno spirito di rinascita, per completare il percorso indicato nel PDL 116.

Numeri alla mano, nella riunione di Martedì 7 dicembre erano rappresentati al tavolo circa 20.000 Veneti iscritti, e le associazioni hanno già predisposto una carta costituente che entro fine dicembre verrà presentata agli organi competenti, in attesa della pubblicazione in BUR.

L’aggregazione è assolutamente aperta a tutte le associazioni ed invita le stesse a contattare il comitato attraverso il sito: http://www.veneta.link
Roberto Agirmo, membro dell’aggregazione di associazioni ed enti rappresentative dei diritti della minoranza nazionale Veneta.


Palmerini el fa referemento a sta Leje:

Legge 28 agosto 1997, n. 302
" Ratifica ed esecuzione della Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali, fatta a Strasburgo il 1º febbraio 1995"
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 215 del 15 settembre 1997 - Supplemento Ordinario n. 184
Art. 1.
1. Il Presidente della Repubblica é autorizzato a ratificare la Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali, fatta a Strasburgo il 1º febbraio 1995.
Art. 2.
1. Piena ed intera esecuzione é data alla Convenzione di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 28 della Convenzione stessa.
Art. 3.
1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, valutato in 11 milioni di lire a decorrere dal 1997, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 1997-1999, al capitolo 6856 dello stato di previsione del Ministero del tesoro per l'anno 1997, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
2. Il Ministro del tesoro é autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
Art. 4.
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella
Gazzetta Ufficiale.

http://www.parlamento.it/parlam/leggi/97302l.htm
http://www.minoranzelinguistiche.provin ... ina25.html

Eco cosa ke ła prevede sta convension devegnesta łeje: ente ogni momento łi stati ke łi ła ga sotoscrita łi pol dixdirla art.31 e 32 de ła convension; ła łej tałian no ła ga tlto sù na łej ourope UE ma na convension del Consejo d'Ouropa ke el stado tałian el pol disxdir coando kel vol :

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -31-32.jpg



Comento mio:

Le minoranze nazionali (etnico-linguistico-culturali), a cui si riferisce questa convenzione del Consiglio d'Europa, sono quelle minoranze di altri stati nazionali che per motivi militar-politici si trovano incluse in altri stati confinanti di diversa nazionalità etnico-culturale-linguistica.
Prasiò par far dei somexi: i tirolexi del Sudtirol o Altoadexe, łi xe na megnoransa nasional xerman-aostriaga ma no łi xe na megnoransa nasional tałiana łi çinbri de l'Altipian dei 7 Comouni e de ła Lesinia; anca i veneti par sta convension non łi xe na megnoransa nasional tałiana. Se l'Istria de ancò ła fese parte del stado tałian 'łora łi croati łi saria na megnoransa nasional.

Ke pol darghe ai veneti l'aotonomia come el Trentin o ła Siçilia o l'endependensa a xe lomè ke ła so vołontà; no ghè łej o convension ouropee e enternasionałi ke tegna.
I veneti łi xe a stràmajoransa cristian catołeghi cofà tute staltre popołasion de ła penixla tałega, no łi xe ortodosi, no łi xe protestanti, no łi xe musulmani;
i veneti łi parla na łengoa ke ła fa parte de l'ara tałega par somejanse pì ke de coeła çelta o xermana o xlava;
i veneti vanti de esar englobà entel stado tałian no łi fea parte de stati nasionałi confinanti co coeło tałian par omexeneità łengoestega, etnega, coultural, no łi xera de nasionałetà aostriaga, xlava o xermana e no se pol dir ke łi fese parte del stado veneto e de ła nasion veneta parké coando ke łi xe stà pasà al stado talian el stado veneto nol ghe jera pì da 70 ani e no ghe xe comounità nasionałi fora da el stado tałian ke pol revendegar i veneti e el Veneto come parte de ła so etnia, teritoro e nasion.

Ranpegarse come k'a fa Palmerini so ste łej e convension e ente coalke so scanso, lè cofà ranpegarse a man nue so na cascada de jàso, sensa ranpini e sensa picosa.
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I veneti del Veneto xełi on popoło e na megnoransa nasional?

Messaggioda Berto » gio dic 15, 2016 2:25 pm

???

APPLICAZIONE DELLA CONVENZIONE QUADRO PER LA PROTEZIONE DELLE MINORANZE NAZIONALI

http://veneta.link
http://veneta.link/la-legge-per-i-dirit ... -approvata

La presente diventerà legge quando pubblicata nel BUR veneto

Art. 1 – Minoranza Nazionale.
1. Al popolo veneto, di cui agli articoli 1 e 2 dello Statuto regionale, legge regionale statutaria 17 aprile 2012, n. 1 (già articolo 2 della legge statale 22 maggio 1971, n. 340), spettano i diritti di cui alla “Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali” del Consiglio d’Europa ratificata con legge 28 agosto 1997, n. 302 “Ratifica ed esecuzione della convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali, fatta a Strasburgo il 1° febbraio 1995.”.
2. Nel rispetto delle competenze di ciascuna regione e degli obblighi internazionali, fanno parte della minoranza nazionale veneta anche quelle comunità legate storicamente e culturalmente o linguisticamente al popolo veneto anche al di fuori del territorio regionale.
3. Il popolo veneto comprende altresì le comunità etnico-linguistiche cimbre e ladine, riconosciute ai sensi della legge regionale 23 dicembre 1994, n. 73 “Promozione delle minoranze etniche e linguistiche del Veneto”.

Art. 2 – Ambito di applicazione.
1. La presente legge si attua a tutti gli ambiti previsti dalla “Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali”.
2. La Giunta regionale, sentita la competente Commissione consiliare, stabilisce i criteri e le modalità di applicazione della Convenzione di cui al comma 1 senza oneri a carico della Regione.

Art. 3 – Esercizio dei diritti di minoranza nazionale.
1. Al fine di garantire il diritto di dichiararsi appartenente alla minoranza nazionale veneta, viene incaricata della raccolta e valutazione delle dichiarazioni spontanee l’Aggregazione delle associazioni maggiormente rappresentative degli enti ed associazioni di tutela della identità, cultura e lingua venete, da costituirsi presso la Giunta regionale.
2. La Giunta regionale provvede al monitoraggio delle attività svolte dal soggetto di cui al comma 1.

Art. 4 – Finanziamento.
1. Le spese relative all’attuazione della presente legge nel territorio regionale sono a carico e deliberate da ciascuna amministrazione centrale o periferica chiamata ad attuarla anche in conformità a quanto stabilito dall’articolo 9 dalla “Convenzione Europea relativa alla Carta europea dell’autonomia locale” ratificata dalla legge 30 dicembre 1989, n. 439 “Ratifica ed esecuzione della convenzione europea relativa alla Carta europea dell’autonomia locale, firmata a Strasburgo il 15 ottobre 1985.” eventualmente con perequazione dell’amministrazione centrale.

Art. 5 – Entrata in vigore.
1. La presente legge regionale entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione del Veneto



???

Art. 3 – Esercizio dei diritti di minoranza nazionale.
1. Al fine di garantire il diritto di dichiararsi appartenente alla minoranza nazionale veneta, viene incaricata della raccolta e valutazione delle dichiarazioni spontanee l’Aggregazione delle associazioni maggiormente rappresentative degli enti ed associazioni di tutela della identità, cultura e lingua venete, da costituirsi presso la Giunta regionale.
2. La Giunta regionale provvede al monitoraggio delle attività svolte dal soggetto di cui al comma 1.


Alberto Pento
Me despiaxe ma sta roba ła xe orenda e no ła va ben: caxo mai ghe voria ente ogni comun, na speçe de albo endoe k'a ogni çitadin veneto ke vol el posa dirse e escrivarse come de nasionałetà veneta; sta agregasion de asoçasion ła deventa na speçe de mafia-kapò fiło łeghista, asoludamente no. Mi parsonalmente no aderiso pì a gnaona asoçasion e no ghe dago ła dełega pì a nesun ke sipia asoçasion o partidi.
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Messaggioda Berto » gio dic 15, 2016 9:34 pm

Indipendentismo. È possibile allargare la cerchia?
di Michele Fiorini

8 dicembre 2016, festa dell’Immacolata Concezione della B.V.M.


http://www.lintraprendente.it/2016/12/i ... la-cerchia

Quanta voglia hanno, gli indipendentisti veneti di lungo e medio corso, di ascoltare i “novizi” e quanto credito sono disponibili ad attribuire loro? Quanto sono interessati, i nuovi, a conoscere e comprendere le storie dei più o meno storici combattenti e leader? E quanto ritengono utile o dannoso, per il futuro del movimento indipendentista (l’aggettivo “veneto” da qui in avanti è sottinteso), che ci sia un determinato passato? Infine: il dialogo, se non l’intesa, tra “vecchi leoni” e nuove milizie, è un obiettivo essenziale? Eventuale? È forse uno spreco di energie? Queste sono alcune delle domande preliminari, di metodo e di merito, che pongo a me stesso, da novizio dell’indipendentismo: preliminari rispetto a una valutazione (almeno un poco) strutturata sulle prospettive dell’indipendentismo stesso.

La sensazione che ho, infatti, è di affrontare uno scrigno antico, che mi attendo sia ricolmo di tesori, ma che potrebbe rivelarsi pieno di vecchi arnesi privi di valore, per la cui apertura appare comunque necessario uno sforzo enorme, che non sono certo di voler fare o di saper sopportare. Intorno ci sono alcuni che, pieni di fede nell’esistenza del tesoro, si affannano ad aprire lo scrigno da più o meno lungo tempo, ma senza successo, anzi forse danneggiandolo un po’. Ecco che arrivano altri, vogliosi di dare il loro contributo: cosa faranno, i cercatori d’oro già all’opera, con questi nuovi venuti?

Fuor di metafora, credo sia interesse di tutti dire come si vedono le cose e ascoltare, con molta franchezza e con altrettanto rispetto, nella convinzione che l’obiettivo sia talmente impegnativo da rendere autolesionista l’esclusione non strettamente necessaria di energie, di esperienze e di contributi. La soglia minima di accoglienza di nuovi indipendentisti non è nemmeno la convinzione che il Veneto indipendente dovrà essere molto diverso dalla Repubblica italiana: pure chi pensa che debba essere una realtà statale invasiva e burocratizzata come l’Italia, solo più efficiente, dovrebbe trovare spazio nel movimento indipendentista. C’è bisogno di tutti, ripeto, e la dialettica tra liberali e statalisti non potrà purtroppo mancare nemmeno nel Veneto indipendente.

-Precisando ciò, ho già in sostanza dichiarato qual è l’obiettivo prioritario che il movimento, a mio avviso, dovrebbe porsi: la diffusione di un messaggio credibile e spendibile, al fine di guadagnare l’attenzione (e, poi, l’adesione) di una quantità importante di popolo veneto. Personalmente, non ritengo che siano strumenti idonei il richiamo nostalgico alla Repubblica Veneta e al “W San Marco” declinato in tonalità nazionalista. Così come sono convinto della dannosità strategica, per la causa indipendentista, del “passaggio” autonomista e di vicende come quella della legge regionale appena approvata sullo status di minoranza.

La via maestra per inviare oggi ai veneti un messaggio credibile si sorregge, a mio avviso, sui quattro pilastri della (1) intollerabilità e (2) irreversibilità della situazione attuale della Repubblica Italiana, da un lato, e della (3) realizzabilità e (4) sostenibilità del Veneto indipendente. Non c’è teorizzazione filosofico-politica che possa persuadere un cittadino veneto medio ad aderire al movimento, se non lo si convince di quei pilastri. Non c’è richiamo alla storia di Venezia, non c’è appello alla lingua e alla cultura comuni che possa funzionare.

D’altro canto, non c’è altra risposta che l’indipendentismo, una volta dimostrata la consistenza di quelle quattro realtà: non ha senso l’autonomismo, e men che meno il regionalismo, quando ci si convince della malattia grave, infettiva e incurabile che ha colpito la Repubblica Italiana. Ma, dimostrato ciò, i timori di molti definitivamente cadranno solo dimostrando pure che c’è il modo non cruento di arrivare all’indipendenza, e a un’indipendenza sostenibile e benefica.

Ad alcuni, questi ragionamenti appariranno banali o modesti, magari perché hanno già una visione del processo indipendentista come evento “in positivo” e non come reazione a una situazione critica che, se migliorasse un poco, diverrebbe dopotutto tollerabile. Ma la realtà del popolo veneto non può essere negata e, oggi, l’indipendentismo è inesistente nella mente della stragrande maggioranza, anche solo come ipotesi pensabile.
I Veneti, oltre che pacifici e tolleranti, sono concreti e prudenti. Ma sono capaci di progettare le imprese più ardite e di sostenerle con energie illimitate, che comprendono creatività e coraggio. Non troveremo mai, però, un popolo veneto disposto a sostenere progetti che considera utopistici o elaborati da idealisti scollegati dalla realtà, se non addirittura da gente spiantata che non ha nulla da perdere.

Troviamo i sistemi, le parole e le persone per parlare ai Veneti dei “quattro pilastri”, e avremo un popolo disponibile a fare tutto quanto serve per ottenere la libertà.
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I veneti del Veneto xełi on popoło e na megnoransa nasional?

Messaggioda Berto » mer dic 28, 2016 9:05 pm

???

SABINO ACQUAVIVA E LE RAGIONI DELL’UNITÀ LINGUISTICA VENETA

Il 29 dicembre 2015 veniva a mancare a Padova il prestigioso sociologo Sabino Acquaviva. Docente universitario a Trento e a Padova, preside di Scienze politiche sempre nell’ateneo patavino; ho come l’impressione che sia la città che l’università siano restie a tributargli quei riconoscimenti che meriterebbe, probabilmente è ancora penalizzato da quel modo di fare schivo e mite che ne caratterizzava il tratto. Di certo, in quest’epoca dove apparenza e arroganza sembrano avere il primato, non si trovava a suo agio.
E mi fermo qui, proprio per non cadere nella retorica e per riproporre, invece, un Suo prezioso contributo pubblicato come lettera nel Gazzettino del 16 maggio 2009, con la quale rispondeva a un precedente intervento di Ugo Suman, scrittore e giornalista veneto , su un tema a Lui particolarmente caro e che è ritornato all’attenzione dell’opinione pubblica veneta anche recentemente: la lingua veneta.

LE RAGIONI DELL’UNITÀ LINGUISTICA DEI VENETI DI SABINO ACQUAVIVA
“Ho letto con ritardo l’intervento del 6 maggio di Ugo Suman, il quale sostiene che la lingua veneta non esiste perché vi sono delle differenze fra una città e l’altra, e alla fine sembra pensare che non possiamo parlare neppure di una cultura e di un’identità del popolo veneto. È come affermare che non esisteva un’identità greca perché i dialetti della Grecia antica erano simili ma non identici. Per fortuna quella che viene ricordata come la coinè, cioè l’unificazione dei vari dialetti, ha dato vita al greco antico e a una civiltà millenaria. I vocabolari di greco antico che si usano a scuola sono la fotografia di questa convergenza di più dialetti in una lingua unitaria, e confesso che questa situazione era la mia disperazione quando studiavo e traducevo dal greco, perché molto spesso le parole avevano due o tre significati (e viceversa), diversi appunto perché provenienti, all’origine, da dialetti differenti. Per questa ragione uno stesso testo finiva per essere tradotto in maniera completamente diversa da studenti differenti. Con il dominio romano l’identità culturale e linguistica si trasformò in un’unificazione politica che permise ad uno stato greco unitario di essere capace di durare altri mille anni, cioè fino alla conquista di Costantinopoli da parte dei turchi.
Ma per sostenere la tesi che non esiste un popolo veneto, Suman porta degli argomenti che se fossero validi condurrebbero alla conclusione che non esistono popoli con una loro identità. Ma per fortuna lui stesso osserva che “la storia può essere raccontata in tante maniere, ognuno ne coglie la parte che ritiene più adeguata alla sua verità o alla sua ‘supposta’ verità”. Ho sempre apprezzato e spesso ammirato la difesa di Suman del dialetto padovano, ma anche per questo non capisco il suo desiderio di rifiutare al popolo del Triveneto un’identità culturale, una parziale identità linguistica, una forte presenza nella società europea e mediterranea. Non so se i veneti si sono mai sentiti un popolo, ma credo che comunque lo fossero. Mi ricordano un po’ la vicenda dei rumeni che, quando nacque la Romania, dovettero scoprire la propria identità latina dopo aver trascorso secoli interi senza rendersi conto della propria origine e del significato dei secoli più lontani della loro storia. Inoltre, non so se gli abitanti delle campagne del Veneto erano più in miseria, come sembra ritenere Suman, di quelli della Catalogna, della Provenza, della Baviera, ecc., non so se avevano più o meno coscienza di essere un popolo, ma penso che oggi questa coscienza si faccia strada da molti punti dei vista. La costruzione dell’Europa unita, come tutti sanno, passa attraverso la riscoperta dell’identità delle culture regionali preesistenti all’emergere devastante dei nazionalismi dell’800 e del ‘900. In quei due secoli le culture di singole regioni divennero culture nazionali, e quindi andarono parzialmente distrutte o soffocate molte culture e lingue regionali come quelle basca, catalana, provenzale, veneta e via dicendo. Ha ragione Suman, il popolo spesso viveva nella miseria, molte volte sfruttato, dimenticato, ma mi auguro che parli del popolo europeo, anzi dei popoli d’Europa, non soltanto di quello veneto.
Oggi il popolo veneto, che prende coscienza della sua identità, come altri popoli europei lavora per costruire al proprio interno una coinè linguistica, e così partecipare alla costruzione dell’Europa dei popoli contro ogni nazionalismo, e ha diritto anche ad una sua lingua unitaria. Ricordo quel che mi diceva mio padre a proposito dei soldati italiani che occuparono la Dalmazia nel 1941: un suo amico veneto andò al ristorante chiedendo una forchetta, nessuno capiva l’italiano, nè sapeva cosa portare, ma quando chiese un piron il cameriere, che era un veneto-dalmata, comprese immediatamente. Tutti i presenti percepirono l’esistenza dell’unità linguistica dei veneti con i dalmati di allora. Certamente, il vicentino è diverso dal triestino, il veronese dallo zaratino che (con la guerra ridotto a poca cosa) ancora sopravvive, ma nell’essenziale sono eguali e sono espressione di una cultura e di un’identità che li unisce, e per questa ragione torno a chiedere che la lingua veneta venga insegnata a scuola. Non so se i vocabolari potranno tener conto delle differenze locali, se una coinè potrà riferirsi soprattutto al veneziano, sono però certo che anche questo lavoro di unificazione linguistica servirà a rafforzare l’identità di un popolo, di chi fece parte di una repubblica che è stata per secoli una grande potenza, di una letteratura che ha avuto in Ruzante e Goldoni due figure particolarmente significative, di una società che possiede caratteri che sono espressione della sua capacità industriale e commerciale, di un livello tecnologico ed economico che ha antiche radici nella storia ed è, anch’esso, parte dell’identità di quel popolo. Adoperiamoci per la nascita degli Stati Uniti d’Europa, ma ricordando che l’unificazione dei popoli del continente richiede anche l’indebolirsi delle identità nazionali e dei nazionalismi, che tanto sangue ci hanno obbligato a versare, e sono ancora un pesante ostacolo alla realizzazione del sogno di un’Europa unita nel nome dei popoli che la compongono.”
Un intervento, una riflessione di grande spessore che rende ancora maggiore il rimpianto e il dolore per la Sua scomparsa.
Ettore Beggiato
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