Venetismo, referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » lun mag 05, 2014 9:47 pm

???

Plebiscito.eu, presto i primi risultati della protesta fiscale
http://www.lindipendenza.com/plebiscito ... ta-fiscale

Il prossimo 16 maggio a Zero Branco (TV) daremo i risultati della prima fase di esenzione fiscale, annunciando quanti cittadini e imprese hanno aderito alla campagna di obiezione fiscale in corso. Proprio nel giorno della scadenza fiscale costituita dal versamento dell’iva, annunceremo al mondo l’entità del minor gettito fiscale per il regno del male. La partecipazione massiva di tutti i volontari e i simpatizzanti di Plebiscito.eu confermerà ancora una volta che siamo l’unica organizzazione in grado di riempire le piazze venete.

Invitiamo pertanto quanti più cittadini ed aziende ad aderire ulteriormente in questi giorni per dare ancora più forza alla nostra azione. Nei prossimi giorni inoltre prenderà forma anche la possibilità di acquistare i Bond Veneti, i Titoli di Stato della Repubblica Veneta, che ci permetteranno di dare ancora maggiore concretezza alle azioni in corso.

Nel momento in cui i partiti si avvitano in una inconcludente e sterile campagna elettorale, la Repubblica Veneta sta preparando quindi le basi per l’accelerazione del proprio percorso per il completo e pieno esercizio della propria sovranità e indipendenza. Le nostre parole d’ordine in questi giorni e settimane devono essere organizzazione e copertura totale del territorio, con l’apertura di Uffici Pubblici delle Comunità della Repubblica Veneta, il loro potenziamento e la formazione del personale e con l’adesione alle attività di volontariato delle aree territoriali di Plebiscito.eu che ogni giorno di più si stanno radicando in tutti i comuni veneti.

Ufficio Stampa – Plebiscito.eu

???
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » sab mag 10, 2014 6:22 am

Veneto Indipendente, a Giugno il pdl 342 sarà discusso in Regione

http://www.lindipendenza.com/veneto-ind ... in-regione

Il Consiglio Regionale Veneto si riunirà il 10 -11 – 12 giugno a Palazzo Ferro Fini per discutere anche il progetto di legge 342, esteso dal nostro Presidente Avv. Luca Azzano Cantarutti.

Il progetto di legge, che indice il referendum per l’indipendenza del Veneto, sulla carta vede la maggioranza dei Consiglieri favorevoli.Auspichiamo che non vi sia commistione con concetti incompatibili con l’indipendenza: autonomia no, INDIPENDENZA SI.
I Movimenti indipendentisti veneti, che da tempo collaborano insieme (da ultimo nella grande convention di Montecchio Maggiore, dove i leaders si sono ritrovati insieme sul palco per affrontare il dramma fiscale italiano) sostengono il percorso pacifico legale e democratico della 342.

SOSTENIAMO IL PROGETTO DI LEGGE 342 PER INDIRE IL REFERENDUM PER L’INDIPENDENZA DEL VENETO.

Organizziamo tutti insieme una manifestazione per il giorno della votazione in consiglio regionale.
Abbiamo TUTTI a cuore la stessa cosa.

W San Marco.
Veneti Indipendenti


Si si, ma dopo le elesion ouropee e 'ministradive.
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » lun mag 12, 2014 8:53 pm

Plebiscito.eu, a Zero Branco (Tv) i dati dell’obiezione fiscale

http://www.lindipendenza.com/plebiscito ... ne-fiscale

Venerdì prossimo 16 maggio a Zero Branco (Treviso) alle ore 21, nella piazza del municipio, si terrà un appuntamento straordinario ed imperdibile per la libertà della Repubblica Veneta.

Il primo fattore del nostro successo è la consapevolezza degli straordinari risultati fin qui raggiunti, che hanno portato la questione veneta ad essere la questione più importante sul tavolo di discussione, grazie al massiccio voto referendario di marzo che ha messo al tappeto la partitocrazia. Se siamo consapevoli dello straordinario risultato mai raggiunto prima d’ora, allora possiamo capire quanto poco ci manca per concretizzare tutti assieme la vittoria finale.

Sono passati meno di due mesi dalla proclamazione di indipendenza della Repubblica Veneta del 21 marzo scorso a Treviso e dal referendum per l’indipendenza che ci ha portati all’attenzione del mondo intero. Ora siamo entrati nel vivo del periodo di transizione che ci accompagnerà verso il pieno esercizio della nostra sovranità. Il primo passo compiuto dalla Delegazione dei Dieci candidati all’indipendenza più votati nel corso del referendum è stata l’applicazione dell’esenzione fiscale totale.

Tra pochi giorni avremo pertanto la prima scadenza fiscale e quindi potremo dare i primi risultati dell’adesione fin qui maturata alla campagna di obiezione fiscale: possiamo anticiparvi che i risultati si preannunciano STRAORDINARI. Venerdì prossimo 16 maggio alle ore 21 a Zero Branco in piazza Umberto I ne daremo l’annuncio in anteprima mondiale, notificando quindi i dati al Fondo Monetario Internazionale, per inchiodare lo stato italiano di fronte alle bugie che costituiscono l’ultima foglia di fico della sua reputazione finanziaria ormai distrutta.

Abbiamo scelto Zero Branco, in quanto è proprio in questo comune che il candidato sindaco Giannarciso Durigon ha riconosciuto ufficialmente i risultati del referendum per l’indipendenza di marzo e la Delegazione dei Dieci, impegnandosi anche per il percorso costituente verso la piena sovranità della Repubblica Veneta. Migliaia di bandiere venete venerdì prossimo dimostreranno al mondo la nostra forza, nel quarto evento di massa in soli due mesi nella nostra Terra Veneta, dopo Treviso 21 marzo, Vicenza 11 aprile e Venezia 25 aprile.

Ufficio Stampa – Plebiscito.eu
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » gio mag 22, 2014 9:03 am

La trasversalità di Indipendenza Veneta e i candidati che firmano la pergamena (???)

http://www.lindipendenza.com/la-trasver ... -pergamena

A Vedelago (provincia di Treviso), presso l’albergo ristorante «Antica Postumia», le oltre 250 persone presenti hanno potuto assistere ad una delle più importanti serate di Indipendenza Veneta. Il nostro movimento è di fatto assoluto protagonista della campagna politica del Veneto, pur non partecipando a nessuna competizione elettorale. Da qui si capisce bene quanto sia stata una scelta saggia quella fatta il 26 gennaio scorso dall’assemblea dei soci. In quell’occasione si decise di non partecipare né alle elezioni Europee né alle amministrative con il simbolo del movimento, per concentrare tutte le nostre forze in unico obiettivo, l’Indipendenza. La coerenza, la chiarezza e la credibilità del nostro movimento restano le nostre armi vincenti, e non poteva che essere un successo annunciato anche l’ultima iniziativa di Indipendenza Veneta.

Ieri sera erano presenti ben tre candidati alle Europee di tre distinte forze politiche, e avrebbero potuto essere almeno otto i candidati presenti, se non fosse stato incompatibile con altri impegni inderogabili per la campagna politica in atto in questi giorni. Questo significa che la trasversalità di Indipendenza Veneta ha fatto breccia su tutta la politica Veneta. Le persone che credono nella parola democrazia non possono che approvare il nostro percorso, poiché chiediamo di esercitare un diritto e di dare la possibilità ad un popolo di decidere in modo democratico, pacifico e legale per il suo futuro.

Erano presenti come candidati l’onorevole Mara Bizzotto della Lega Nord, l’ing. Lorenzo Benetton di Fare per fermare il declino, l’avv. Maria Cristina Sandrin di Io cambio Maie, assente ma giustificato (lo aveva comunicato ben due settimane fa) l’assessore regionale Remo Sernagiotto di Forza Italia. Tutti i presenti non solo hanno firmato la pergamena di Indipendenza Veneta, ma hanno avvalorato la nostra tesi, sostenendo che non vi sono soluzioni alternative all’Indipendenza del Veneto per salvare il nostro Popolo da uno stato irriformabile e fallito, che non solo non ha progetti politici lungimiranti ma continua a fare pasticci anche con le leggi appena varate (vedi Tasi). La chiusura applauditissima del nostro leader Alessio Morosin ha evidenziato ancora una volta come il percorso istituzionale intrapreso da Indipendenza Veneta sia l’unico percorribile e il solo che merita di avere il consenso del Popolo Veneto. Le scorciatoie e le campagne già in atto oggi per le regionali del 2015 dimostrano invece la pochezza dei contenuti politici che ancora vi sono nello svariato mondo indipendentista e le notevoli contraddizioni interne. Indipendenza Veneta non vuole pensare a careghe o altro. Il nostro obiettivo è e resterà uno solo: un percorso pacifico, democratico e legale per l’indipendenza. Sostegno massimo alla 342 con la votazione entro i primi giorni di giugno e referendum il 9 di novembre: questa è la nostra agenda. Al presidente Zaia consigliamo di prendere appunti, il tempo sta per scadere.

Di seguito la lista dei candidati che hanno firmato la nostra pergamena:

* Mara Bizzotto – Lega Nord

* Remo Sernagiotto – Forza Italia

* Elisa Vigolo – Fare per fermare il declino, all. Scelta Europea con Guy Vernhofstadt

* Ilaria Paparella – Forza Italia

* Lorenzo Fontana – Lega Nord

* Maria Cristina Sandrin – Io cambio Maie

* Massimiliano Barison – Forza Italia

Si attendevano come da proclami anche le firme di:

* Sergio Antonio Berlato – Fratelli d’Italia / Alleanza Nazionale (aveva dichiarato in TV di essere d’accordo con l’autodeterminazione e il referendum, ma evidentemente ordini superiori hanno dato parere contrario e l’Onorevole Berlato ha cambiato idea.

* On. Elisabetta Gardini – Forza Italia (non ha trovato 5 minuti, anzi 5 secondi, per firmare la nostra dichiarazione, quindi credo che non troverà mai tempo per il popolo veneto, se non riesce a trovare 5 minuti per un documento così importante.

Michele Favero

Primo Consigliere di Indipendenza Veneta



Tengo ad aggiungere che alla nostra originale iniziativa della pergamena ha deciso di aderire anche Michele Boldrin di Scelta Europea. Questo dimostra ancora di più che il successo dell’iniziativa lanciata da Indipendenza Veneta ha toccato la trasversalità dei candidati spiega Alessio Morosin, leader e fondatore del Movimento – Infatti diversi candidati di ben 4 gruppi diversi hanno sostento l’iniziativa sottoscrivendo la nostra Dichiarazione, come si può leggere nella lista che alleghiamo. Questo è molto importante, perché il nostro intento mirava a coinvolgere trasversalmente tutti i candidati, affinché nel loro ruolo istituzionale possano sostenere l’indizione del referendum anche qualora le autorità italiane dovessero avversare la celebrazione di questo atto di democrazia e libertà. L’iniziativa ha avuto successo, siamo soddisfatti della risposta, anche se ci aspettavamo maggiori adesioni, visto che si tratta di una scelta per l’esercizio del diritto. Noi non chiediamo infatti una dichiarazione in favore dell’indipendenza, ma in favore dell’esercizio del diritto di voto, affinché siano i veneti a poter decidere sulla scelta dell’indipendenza. Qualcuno ha fatto marcia indietro, e di questo terremo memoria… .

Alessio Morosin

Fondatore di Indipendenza Veneta
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » gio mag 22, 2014 9:06 am

Salvini: il Veneto avrà il suo referendum. Bene, che non sia promessa da marinaio!

http://www.lindipendenza.com/salvini-il ... a-marinaio

Ammetto che Matteo Salvini mi sta simpatico. Non condivido la sua eccessiva “disinvoltura politica”, che mi sembra tanto un modo per raccattare tutto quanto è possibile intorno alla sua Lega, ma posso anche capire questa sua strategia: gli hanno passato il cerino ormai quasi spento del movimento, pronti a crocifiggerlo come il liquidatore del Carroccio se alle Europee non fosse stato valicato lo sbarramento del 4%. Lui s’è dato da fare, magari un po’ disordinatamente, ammettiamolo, sapendo di giocarsi il tutto per tutto. E adesso che, stando a tutti i sondaggi, la Lega sembra collocarsi in territorio di sicurezza, quelli che dall’interno avevano scommesso sulla fine del movimento, probabilmente per garantirsi uno spazio di manovra alla corte del Cavaliere, ora digrignano i denti, anche perché dopo le elezioni potrebbe cominciare la resa dei conti interna, che in realtà finora si è limitata a poca cosa, cioè la presa in giro della serata delle scope a Bergamo di maroniana memoria.

Ma se dopo le Europee Salvini avrà superato di slancio il 4%, per lui comincerà la fase più complicata e impegnativa se vuol tentare di dare una prospettiva politica al movimento, che non sia l’aver accomodato un po’ di chiappe su qualche poltrona ben retribuita. E le cose che ora sta promettendo, dovrà mantenerle, pena il rischio di fare una fine assai peggiore dei suoi predecessori. Per esempio ieri a Porta a Porta ha detto: «Il Veneto il referendum lo avrà perchè è giusto e perchè avrà l’appoggio della Lega». Bene, questa è la cosa che a noi interessa di più.

Ricordati, caro Matteo, che noi ti staremo appresso per ricordarti l’impegno che hai preso. E lo faremo fin da subito! Vogliamo credere che la tua non è una promessa da marinaio come le troppe collezionate dai tuoi predecessori…
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » dom mag 25, 2014 7:22 pm

Zaia: la democrazia digitale è un’illusione, perché esclude una fetta di cittadini

http://www.lindipendenza.com/zaia-la-de ... -cittadini

di G.L.M.

«La democrazia digitale è un’illusione, spesso diventa una scusa o un grande alibi, ma non esiste la democrazia digitale perchè la democrazia è partecipazione. Se vogliamo ridurre tutto alla rete come partecipazione, penso che questo sia quanto meno esclusivo di una grande fetta di popolazione. Se è democrazia, deve essere per tutti». Lo ha dichiarato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, oggi a Vittorio Veneto. «Il voto europeo deve essere un voto molto più sano, di sentimento. Io penso che il sentimento europeista ci sia nei cittadini ed è questo modello di Europa che non ci va bene, che noi dobbiamo assolutamente bocciare con questo voto», ha concluso il governatore del Veneto.

Questo discorso di Zaia dovrebbe far suonare alle orecchie a tutti coloro che, fuori dal discorso delle Europee, ritengono che il plebiscito digitale svoltosi in Veneto rappresenti in tutto e per tutto il pronunciamento effettivo dei cittadini a favore dell’indipendenza. Quella è stata una straordinaria operazione politica, che ha riportato in primo piano la volontà di indipendenza di una fetta importante del popolo veneto. Ma per procedere nel difficile cammino verso l’autodeterminazione necessitano consultazioni vere, controllabili e controllate, così come quelle che si accingono a fare in Scozia e in Catalogna. Procedendo in coerenza, ora il governatore Zaia dovrebbe dare una spinta decisiva alla celebrazione del referendum nella sua Regione.
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » lun giu 02, 2014 1:24 pm

Gli indipendentisti ci dicano in che Stato vogliono portarci

http://www.lindipendenza.com/gli-indipe ... o-portarci

di ENZO TRENTIN

Negli anni ’40 dello scorso secolo tre visionari: Ernesto Rossi, Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni, durante la loro permanenza forzata sull’isola di Ventotene, affermarono che una nuova linea di demarcazione tra liberali e conservatori si sarebbe formata tra «coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta… la conquista e le forme del potere politico nazionale» e «quelli che vedranno come compito la creazione di un solido Stato internazionale.» Con linguaggio moderno i conservatori riterranno centrale il loro impegno per il governo nazionale mentre i liberali si batteranno per gli Stati Uniti d’Europa. Lo scrittore francese Albert Camus, collaboratore di Altiero Spinelli, nel 1946 scrisse «Oggi sappiamo che non esistono più isole e che le frontiere sono inutili. Sappiamo che in un mondo in continua accelerazione …noi siamo costretti, a seconda dei casi, alla solidarietà o alla complicità.» Ecco, i liberali sarebbero per gli Stati Uniti d’Europa in modo che i cittadini siano, a seconda dei casi, solidali o complici.

Il 24 dicembre 2009, all’età di ottantuno anni, morì a Boston il politologo americano Samuel P. Huntington. Egli avvertì che l’America, di fatto multirazziale e multietnica, può sopravvivere solo se non cade nella trappola del multiculturalismo e se conserva la propria radice anglo-protestante. Più che da “immigrati” infatti, osservò molto acutamente, l’America fu fondata da “coloni”, che avevano un obiettivo assai più alto di quello di semplici migranti: essi volevano fondare una nuova comunità, una città ideale, qualcosa che richiamasse da vicino, ma in modo più concreto, la grande Utopia espressa da un altro grande pensatore inglese come Thomas More. La loro cultura era quindi costituita essenzialmente dalla religione cristiana, dal moralismo protestante, dall’etica del lavoro, dalla lingua inglese e dalla tradizione britannica del “rule of law”. Difficile riscontrare queste caratteristiche o un progetto analogo all’interno della forte e confusa pressione migratoria in corso, mentre una trasformazione dell’attuale identità sembra invece certa.

Veneti e lombardi, tra i primi, vogliono affrancarsi dall’Italia anche per regolare il disordinato flusso migratorio, e soprattutto per ritornare all’identità originaria, che nel caso Veneto ebbe la sua massima espressione nella civilissima e millenaria Repubblica di Venezia. Anche in altre nazioni si vivono fasi di sparatorie retoriche tra le diverse parti, ma di là di quello la politica si ritaglia una parte importante, che da noi è più invisibile della faccia nascosta della luna. L’altra parte della politica si chiama “policy”. Una policy è l’analisi pragmatica di un problema e la ricerca di una soluzione. Nei paesi di cultura anglosassone la politica oltre che “politics” è formata da questa parte sommersa, silenziosa, ma viva e salutare per la società. I policy maker lavorano in base a capacità e merito. Ma, come si dice, più che la parola vale l’esempio.

Lo stato che hanno in mente molti dei sedicenti indipendentisti, è ancora un oggetto misterioso. Alcuni affermano vagamente di volerlo ad imitazione dell’ordinamento svizzero. Altri dichiarano di privilegiare la democrazia liberale; ma di progetti concreti – al momento in cui scriviamo – non se ne vedono. Naturalmente ci sono anche i liberali classici, e diciamo “classici” perché oggi sono tutti diventati liberali anche un ex iscritto ai GUF (Gruppi Universitari Fascisti), poi dirigente del PCI, come Giorgio Napolitano. Eppure lo Stato liberale è uno Stato magro e ossuto, limitato, nelle sue competenze, dalle costituzioni formali e “materiali”, dalle tradizioni, dai costumi. Giorgio Napolitano, invece, è il capo di Stato che costa di più al mondo. [LEGGI QUI]

Giuseppe Mazzini – che al di là dell’«agitatore» e dell’«apostolo», è stato uno dei grandi protagonisti del pensiero democratico europeo, accanto a Jules Michelet – sognava una repubblica unitaria ma che concedesse amplissime autonomie ai Comuni, che giustamente riteneva, con maggior realismo di Cattaneo, unità più vitali e più sentite dai cittadini che non le regioni dei cosiddetti “Stati Uniti d’Italia”. Un liberale non potrebbe non concordare a condizione che, al di sopra dei Comuni, vegli sempre un’autorità pronta a intervenire ogni volta che si violano i “diritti individuali”. E sopra ogni autorità esista la possibilità per l’insieme dei cittadini di esercitare la cosiddetta sovranità popolare.

Se fossimo rispettosi e memori della nostra storia dovremmo prendere atto che già nel XIII secolo, dall’Umanesimo nato nelle università dei liberi Comuni dell’Italia del centro-nord (si confrontino in merito Marsilio da Padova e successivamente Bartolo da Sassoferrato), fu enunciato il principio fondante di quell’Occidente che oggi conosciamo: il potere non appartiene per diritto divino all’imperatore o ai principi, ma al popolo (allora furono coniati i termini “populus sibi princeps”, il popolo principe di se stesso, e “sovranità popolare”, un provocatorio ossimoro: la sovranità attiene infatti al sovrano). Per cui fu addirittura teorizzata anche l’elezione popolare del Papa (con conseguenti persecuzioni a quegli incauti teorici). Da allora la politica e le sue istituzioni non furono più libere ma dipesero, almeno sul piano dottrinario, dal popolo.

Se ci fosse questa presa di coscienza, la più vasta platea degli indipendentisti risulterebbe indifferente alle “forme di governo”, così come il liberalismo è indifferente alle “forme di Stato” (monarchia, repubblica, federazione, accentramento etc.): l’essenziale è il quantum di diritti e di libertà di cui possono disporre i cittadini uti singuli, indipendentemente dal fatto che siano nati a Venezia o a Cuggiono. I federalisti americani, in primis l’immortale Thomas Jefferson, ritenevano che solo un assetto federale potesse garantire i diritti e le libertà di John Smith; i federalisti europei – da non confondere coi militanti del MFE (Movimento Federalista Europeo) – non sembrano preoccupati degli individui ma delle “culture” che i piemontesi hanno soffocato unendo le membra della penisola in uno Stato moderno, ancorché sin dalle origini corrotto e inefficiente.

In ogni caso, una cosa che tutti i politicanti si sono ben guardati dallo spiegare, è che il federalismo di basa due principi fondamentali:

1 - la sovranità che tramite il voto i cittadini conferiscono ai rappresentanti, è inferiore alla sovranità che riservano per se stessi sui fatti.

2 – Gli oneri che il “foedus” implica devono essere inferiori (o quanto meno uguali) ai benefici che se ne ricavano.

Se ci si pensa un po’, il primo è il principio cardine della democrazia, il secondo della “assicurazione” civica.

Terminiamo con una citazione dell’evergreen Alexis de Tocqueville, tratta da la “Democrazia in America” del 1835: «Accentramento è una parola che oggi tutti ripetono continuamente e di cui nessuno, per lo più, cerca di precisare il significato. Vi sono, tuttavia, due specie di centralizzazione, assai diverse tra loro, che bisogna ben distinguere. Alcuni interessi sono comuni a tutte le parti della nazione, come, per esempio, la formazione di leggi generali e i rapporti del popolo con gli stranieri. Altri interessi sono particolari ad alcune parti della nazione, come, per esempio, i problemi dei singoli Comuni. Concentrare in uno stesso luogo o in una stessa mano il potere di dirigere i primi, significa creare quello che chiameremo accentramento politico. Concentrare allo stesso modo il potere di dirigere i secondi, significa creare quello che chiameremo accentramento amministrativo.»

Tocqueville faceva rilevare che in Inghilterra – il paese, per antonomasia, delle autonomie – c’era più “accentramento politico” che in Francia – il paese, per antonomasia della “centralisation”. Il grande realista aveva colto, come spesso gli capitava, l’essenza della “questione liberale”: in questo caso, la necessità di un’istanza centrale che presieda alla «formazione delle leggi generali» ovvero alla codificazione di diritti di citizenship che nessuna considerazione di “interesse locale” può far sospendere o ignorare. Gli indipendentisti ci dimostrino, dunque e a priori, che nel nuovo Stato in cui vogliono portarci avremo più diritti (individuali) e più benessere. E quando parliamo di dimostrazione intendiamo fatti concreti, non retorica, numeri mirabolanti, aperture di credito prive di garanzie, e propaganda incessante nello stile del dottor Joseph Goebbels in cui alcuni eccellono.


Comenti===============================================================================================================================


Alberto Pento
2 Giugno 2014 at 1:22 pm #
Mi, cofà mì a vuria on sistema come coelo xvisaro: le vecie provinçe veneto-taliane = li novi cantoni veneti co li so comouni.
Mi a copiaria da la Xvisara e co poke variasion.

Gnente caste arestograteghe o oligarkie enxluxà: li çitadini li xe sorani en tuto e le robe enportanti li le deçide senpre e lomè lori col referendo;
ai partidi e a li eleti co le votasion ghe speta l’ordenarà aministrasion col vincolo de mandà: spasar e asfaltar le strade; se far na strada nova li lo deçide lomè li çitadini.

Gnente pì caste parasidare de poledeganti, gnente pì deleghe en bianco.
viewforum.php?f=118


roby
2 Giugno 2014 at 3:43 pm #
mi pare un controsenso avere paura di aristocratici o caste per poi “copiare” gli altri (che alla fine significa il solito delegare la propria inventiva alle iniziative di altre nazioni).
è necessario ridimensionare il mito della serenissima repubblica dipinta da napoleone come autoritaria.
il termine “oligarchia” è quello che più si adatta alla nostra repubblica, ma non è affatto appropriato.
sarebbe come se volessimo stabilire se la serenissima avesse un’impronta politica di sinistra, di destra o di centro.
impossibile perchè la libertà d’espressione dello stato veneziano consisteva proprio nel non creare ideologie.
tutto andava bene purchè fosse stato per il bene della repubblica e del suo popolo.
gli stessi nobili veneziani vivevano nella stessa calle dove viveva gente povera, senza per questo stigmatizzarla o deriderla.

invece è proprio oggi che ci troviamo difronte a vere e proprie caste chiamate ceto basso, medio, alto.
i ceti di oggi non differiscono molto da quelli medioevali europei, dai quali la serenissima si distingueva (temuta proprio per questo).

se vogliamo “copiare” le altre nazioni significa che dentro di noi siamo vuoti… privi di iniziative e genialità.
e… chiaramente dopo aver copiato, chi ci “muoverà” le gambe?
vogliamo “indossare” il sistema di una certa nazione come fosse un costume di carnevale, ma poi ci sapremo destreggiare per reggerne lo scopo, le finalità i principi…?
a forza di copiare gli altri, non si rischia di perdere la necessità e la dignità del proprio popolo? certo che si!!!
o sono i veneti che hanno in loro stessi la scintilla del “cambiamento”, oppure ci saranno sempre i soliti imperatori che sapranno farsi nominare.
la svizzera che se ne stia in svizzera, noi qui siamo la serenissima repubblica della venetia.


Alberto Pento
2 Giugno 2014 at 5:37 pm #
Ła Repiovega Veneto-Venesiana lè termenà ente 1797 el 12 de majo e no la tornarà pì:
viewforum.php?f=160

e mi gnanca la vuria pì come ke la jera na ‘olta:
Periodo o ani o secołi veneto-venesiani – 400 ani (Stato-Repiovega Veneta de Tera e de Mar):
viewforum.php?f=138

Mi no go cogno de caste arestograteghe e de oligarkie tanto manco venesiane:
L’arestocrasia venesiana jerela na casta veneta?
viewtopic.php?f=137&t=36

Naltri veneti a ghemo raixe ouropee e mi no go gnaona aversion contro la Xvisara ke amiro asè:
ente la tera veneta a ghè on mucio de xente co raixe aleman-xvisare e xermane:
Mexoevo – ani o secołi veneto-xermani (suxo 900 ani) e naseda o sorxensa dei comouni:
viewforum.php?f=136
Çinbri storia e łengoa:
viewforum.php?f=105

Mi no so envaxa e enfasà dai romani e dai venesianI, mi so veneto e togo coel ke ghè de bon ente ogni omo, e comounedà (nasion e stado).
Mi a on stado come la Repiovega Serenisima de na ‘olta a prefariso on stado cofà la Xvisara de ancò.
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » mar giu 03, 2014 8:31 pm

Il referendum come via alla secessione

http://www.lindipendenza.com/il-referen ... secessione

di ENZO TRENTIN

Il 30 maggio, presso l’università di Verona, s’è tenuto un interessante Convegno dal titolo: “Sovranità Popolare, Corti e Pluralismo Normativo: Il Referendum Come Via Alla Secessione”. Oltre a docenti italiani vi hanno partecipato due docenti scozzesi dell’Università di Edimburgo: Chris Himsworth e Elisenda Casanas Adam, e due docenti catalani dell’Università di Barcellona: Josep Maria Castellà Andreu, e Marc Carrillo dell’Università di Barcellona Pompeu Fabra.

In estrema sintesi i due docenti scozzesi hanno sostenuto che il referendum del 18 settembre, è il frutto di una concertazione con il governo del Regno Unito, e che con tutta probabilità non si tratterà – in caso di vittoria dei Sì – di una vera e propria indipendenza, tanto meno di una indipendenza immediata. Infatti, la Scozia intende mantenere il riconoscimento della regina, della Sterlina, dell’appartenenza alla UE ed alla NATO. Se vincesse il No, i partiti unionisti hanno già avanzato una serie di proposte di riforma che in ogni caso cambieranno l’attuale assetto giuridico.

A Giovanni Dalla Valle, un aglo-veneto che vive e lavora da vent’anni a Londra, che è un iscritto allo Scottish National Party, come pure è un attivista per l’indipendenza del Veneto e supervisore del progetto Libro Bianco dei Veneti, abbiamo rivolto alcuni quesiti.

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Domanda: visto che non si tratta di vera indipendenza, considerato che anche il caso di vittoria dei Sì il governo di Londra avvierà delle trattative che i cinici sospettano potrebbero risultare assai lunghe e complesse, come il caso scozzese può essere utile alla causa dell’indipendenza del Veneto?


Risposta: Una vittoria dei Sì al referendum scozzese del 18 settembre segnerebbe comunque l’inizio di uno stato d’indipendenza. Anche Stati come il Canada, l’Australia e molti altri del cosiddetto Commonwealth riconoscono la Regina come autorità suprema ma dubito che molti non li considerebbero indipendenti per questo. Continuare l’adozione della sterlina non significa allo stesso modo una lesione di sovranità. Belgio e Lussemburgo hanno avuto la stessa moneta per anni (dal 1935 fin praticamante all’introduzione dell’euro, il franco belga con il controllo della politica monetaria nelle mani di Bruxelles), così anche Svizzera e Lichtenstein (dal 1924, il franco svizzero) e che dire della famosa unione monetaria tra Danimarca, Svezia e Norvegia (Corona, 1875-1924) eppure nessuno ha mai dubitato della sovranità dei singoli Stati. Sono stato informato che ci sono almeno cinque piani alternativi in caso di rifiuto del governo di Londra, e immagino soprattutto della Bank of England, di consentire alla Scozia di mantenere la stessa divisa monetaria. Immagino li’ si stiano giocando partite molto sottili. L’Inghilterra soffrirebbe molto della perdita del petrolio del Mare del Nord (circa 24 miliardi di barili, si stima) ma la Scozia rischierebbe moltissimo dall’introduzione di una moneta completamente nuova sui mercati (l’aumento vertiginoso dei prezzi sarebbe la prima devastante conseguenza per la popolazione). Ergo la ovvia raccomandazione della commissione fiscale che ha lavorato per il governo scozzese nel 2013 (Beveridge, Hallett, Mirrlees, Ruane, Stiglitz) di mantenere la Sterlina e il controllo della Bank of England come prima scelta. È inevitabile che tenteranno di fare il tutto per tutto pur di raggiungere un negoziato accettabile per entrambe le parti.

E che Westminster e Holyrood stiano negoziando da anni non è una novità. Più precisamente hanno cominciato ancora alla fine degli anni ’90 (il referendum per la devolution fu vinto in settembre 1997). Per esempio, anche se lo Scotland Act del 1998 prevedeva devolution in sanità, istruzione, giustizia, amministrazione locale, agricoltura e pesca, in realtà Westminster aveva sempre la possibilità di proporre nuove leggi o modifiche anche in aree soggette a devolution. Con la Sewell convention allora si stabilì che il governo inglese non poteva prendere decisioni in aree soggette a devolution senza il permesso del governo scozzese e questo aiutò molto il processo di realizzazione di una reale autonomia.

Tuttavia commissioni di Londra, istituite ad hoc, continuarono per anni a negoziare ogni proposta di ulteriore devolution come è consentito dall’articolo 30(2) dello Scotland Act. L’ultima, credo in ordine di tempo, che cercò “disperatamente” di offrire a Holyrood enormi concessioni alla devolution purché la Scozia rimanesse in Gran Bretagna fu la commissione del 2008 presieduta da Ken Calman. Non so bene come sia nata la cosa, ma credo che a un certo punto l’esecutivo dello SNP abbia compreso che a forza di negoziati le cose sarebbero andate avanti per un tempo interminabile. Fu sicuramente un colpo di genio quello di far partire una larga consultazione popolare dove ai cittadini si chiedeva di discutere direttamente e proporre soluzioni in tutti i settori istituzionali per una Scozia migliore (economia, impresa, welfare, siurezza, pensioni ecc.). I cittadini cominciarono ben presto a capire che lo SNP era interessato ai loro problemi quotidiani prima ancora che all’indipendenza. Nel giro di 4 anni il consenso per lo SNP crebbe vertiginosamente portando alla famosa vittoria con maggioranza assoluta alle elezioni del 2011. Da allora le cose si rivelarono molto più facili per ottenere l’Indipendenza. Studi più recenti di politologia e marketing politico (The Politics of Direct Democracy: referendums in global perspective di Lawrence LeDuc e un ottimo studio del giornale Representation nel 2013) dimostrano che i cittadini dei Paesi più evoluti del mondo vogliono essere sempre più direttamente responsabili delle politiche che li riguardano e che la democrazia diretta aumenta di almeno il 20% la fiducia dei cittadini nei politici indipendentemente dalle culture e dai Paesi dove si applica. Questo è perfettamente in linea con i sondaggi scozzesi. Ecco perché l’esperimento della Conversazione Nazionale può rappesentare un passo decisivo anche per arrivare all’Indipendenza del Veneto. Il progetto Libro Bianco dei Veneti, con l’ ausilio della direzione scientifica dell’illustre prof Paolo Luca Bernardini e di esperti informatici del calibro di un Dritan Cami, entra nella sua fase di consultazione territoriale proprio il 5 di Giugno (20.30, Sala Congressi 0-Word, via 4 novembre, Zugliano, VI: dibattito sull’adesione alla UE quando il Veneto sarà indipendente) e vedrà una serie di almeno 30-40 dibattiti al mese in ogni settore istituzionale e in varie città del Veneto nei prossimi mesi. Così come è successo in Scozia, e come dimostrato da tanti studi sugli effetti di democrazia diretta indipendentemente dal Paese di applicazione, ciò avrà un enorme effetto di catalizzatore di coesione sociale e consenso per sentirsi parte della Repubblica Veneta, alla quale il progetto è esclusivamente dedicato (???). Se poi grazie alla piattaforma di plebiscito.eu, che ha promosso lo straordinario referendum di marzo e continua a promuovere progetti come questo e tanti altri, continuiamo a reclutare masse di migliaia di volontari (???) come stiamo facendo, credo il successo della ‘rivoluzione’ di Marzo si consoliderà per sempre e alla fine del lavoro di scrutinio e certificazione dei milioni di voti ottenuti per l’Indipendenza da parte degli osservatori internazionali, potremo approcciare governi stranieri per il riconoscimento formale del risultato (???). Una massa critica come quella registrata durante le votazioni online se la sarebbe sognata la Scozia nel 2007. Plebiscito.eu, guidato da Gianluca Busato, ha fatto un miracolo che nessuno di noi si sarebbe aspettato. Ora abbiamo la responsabilità di dare una voce ai milioni di Veneti che si sono ritrovati “Popolo”in marzo e il Libro Bianco è disegnato per essere esattamente il loro megafono.

D. – Par di capire che anche i Veneti hanno interesse a che i tempi per raggiungere l’indipendenza debbano essere calibrati sulla sensibilizzazione dell’opinione pubblica?

R. - Io credo che i cittadini veneti siano già sufficientemente sensibilizzati e l’hanno dimostrato in marzo. Non hanno bisogno di aspettare ancor per molto, e certamente non di aspettare l’esito delle tattiche dei partitini indipendentisti che tuttora penso non raccoglierebbero più dell’1 o 2%. Mi pare che tutti siano d’accordo che i cittadini veneti in marzo hanno votato per l’indipendenza del Veneto, non per i venetisti. Più spesso credo hanno votato contro l’Italia prima ancora che per l’indipendenza da essa. Qualsiasi ritorno ad una logica partitica italiana o elettorale regionale da venetismo classico sarebbe un suicidio. I cittadini veneti del 2014 a differenza di quelli scozzesi del 2007 vivono ormai in condizioni socio-economiche disperate. Vogliono staccarsi dall’Italia ADESSO, e non possono aspettare che si arrivi alle regionali del 2015 nella fantasia grandiosa che i pochi leader venetisti rimasti, uniti in un Partito Unico, ottengano la maggioranza dei seggi per poi sbattere la testa per decenni contro un governo romano che comunque non concederà MAI loro nessun referendum né tanto meno alcuna indipendenza o persino autonomia.??? Roma NON PUò, punto e basta. E non perché sia necessariamente ladrona o cattiva con i Veneti ma perché, causa debiti colossali e severi condizionamenti da parte della UE, non può buttar via 20 miliardi di euro all’anno che arrivano dal Veneto su un piatto d’argento. Anzi sarà costretta a torchiare i Veneti sempre di più. Piaccia o non piaccia, il treno dell’Indipendenza sta passando adesso. Ed è l’ultimo, io credo. (???) La Conversazione Nazionale per il Libro Bianco dei Veneti che iniziamo questa settimana non è altro che la continuazione della rivoluzione che abbiamo cominciato il 21 di Marzo grazie a plebiscito.eu. Una rivoluzione simpatica, pacifica, democratica, legale ma pur sempre una rivoluzione nel nome dei principi di auto-determinismo e identitarismo che sono stati confermati in gran parte d’Europa anche dalle ultime elezioni. E non sottovalutate il ruolo dei Veneti all’estero. L’eco del referendum di marzo è ancora forte nelle comunità venete di tutto il mondo. In meno di due mesi abbiamo raccolto più di cinquanta portavoce in quaranta nazioni del mondo e lo staff delle nostre “ambasciate” aumenta di giorno in giorno così come i Paesi di rappresentanza. Segno che l’amore per l’identità veneta è più vivo che mai nel Mondo. Piace a tutti la ribellione della piccola “Repubblica”, persino a chi non è Veneto. La vedono come una ribellione contro l’Impero del Nuovo Ordine Mondiale e delle sue banche e finanzieri corrotti, prima ancora che la restaurazione di una Nazione antichissima. Sarebbe sbagliatissimo associare questa immensa risonanza internazionale alle immagini patetiche di quattro venetisti da Bar Sport. E noi Veneti che viviamo all’estero (???) abbiamo precisamente il compito di evitare che succeda questo e di fare in modo che si continui a parlare solo ed esclusivamente di Repubblica Veneta. E qui possiamo dare un contributo determinante perché noi Veneti all’estero abbiamo il privilegio di una totale o quasi libertà d’azione per aiutarvi a diventare indipendenti. E soprattutto siamo difficilmente invischiabili o ricattabili dalle logiche politiche italiane. E preso atto delle attitudini di Roma verso le istanze indipendentiste venete, sono sempre più convinto che il primo riconoscimento formale dell’auto-determinazione della Repubblica Veneta (già dichiarata unilateralmente indipendente in marzo) verrà prima di tutto dall’estero. Ecco perché da adesso il nostro ruolo diplomatico di “ambasciatori” diventa fondamentale.

D. – Il caso catalano esposto dagli altri due docenti, tuttavia, ci dice come pur parlando di indipendenza ci troviamo di fronte ad uno scenario diverso. In primo luogo – per esempio – dall’omologa Regione Veneto non ha le attribuzioni catalane. Non ci sono università dipendenti dalla Regione, la polizia catalana e finanziata dalla Generalitat de Catalunya e non dallo Stato spagnolo, in Veneto non c’è l’insegnamento della lingua che i catalani, invece, hanno. Non ci sono giornali stampati in lingua veneta, ma ce ne sono stampati in catalano. Di simile c’è solo una Costituzione che non prevede l’indipendenza di una parte del territorio dallo Stato nazionale, e forse una Corte costituzionale che è più sensibile alle ragioni degli unitaristi che al diritto all’autodeterminazione. Eppure il sentimento indipendentista catalano e ben più forse e numericamente consistente di quello scozzese, e tanto più di quello veneto?

R. - Conosco la realtà catalana meno bene di quella scozzese ma credo anche la via catalana non sia paragonabile a quella Veneta. Loro, così come i Baschi, hanno sempre goduto di notevole autonomia socio-economica , hanno realizzato un’indipendenza culturale e linguistica nei fatti da anni, hanno una coscienza identitaria molto più consolidata della nostra, con anni di sanguinose lotte ai tempi di Franco e anche prima. Anche in Veneto abbiamo sempre avuto un certo senso d’identità e in fondo si parla Veneto tuttora nel 60-70% delle nostre famiglie, persino tra immigrati, caso unico in Italia, credo. Tuttavia i Veneti si stanno riscoprendo Popolo solo adesso dopo quasi centocinquant’anni di torpore o quasi. E questa coscienza si è risvegliata in seguito alla disperazione della crisi economica, non certo all’azione dei venetisti. Passi per l’acquisizione di maggiore autonomia anche a livello isitituzionale sono certamente stati fatti per anni dalla Regione Veneto. Lo statuto del 2012 che stabilisce una legacy storico-culturale veneta mi ricorda un po’ il Claim of Right degli Scozzesi del 1989. Credo a livello istituzionale siamo almeno 25 anni indietro rispetto alla Scozia, e forse quasi 40 rispetto alla Catalogna. Il problema principale però secondo me non è questo. Perché comunque sia, noi l’Indipendenza non l’avremo MAI per via istituzionale, nazionale o regionale che sia. Esattamente come sono sicuro non ce l’avrà mai la Catalogna. Roma e Madrid hanno molti punti in comune. Due costituzioni abbastanza centraliste ma soprattutto la spada di Damocle dell’euro e delle condizioni dettate dalla UE e dalla BCE, come ho già suggerito sopra. NON POSSONO fare alcuna concessione a NESSUNO in tema di indipendenza. Per la Scozia è una situazione anni luce distante. Loro sono stati uno Stato autonomo fin dal Treaty of Union del 1707 e sono parte di un Regno Unito, dove altre tre realtà statuali sono altrettanto autonome (Inghilterra, Galles, Irlanda del Nord). Si tratta nel loro caso solo di rescindere un trattato. Noi, così come i Catalani, saremo costretti a prendercela da soli l’Indipendenza.

D. - Insomma, non è con le vigenti Costituzioni che si potrà ottenere l’indipendenza. Di conseguenza quei partiti politici che si autodefiniscono indipendentisti e che chiederanno il voto, nel 2015, per entrare in Consiglio regionale veneto nulla potranno anche in caso della improbabile elezione di un numero sensibilmente altro di Consiglieri. Non resta dunque che la secessione; ma come ottenerla e con quali mezzi?

R. - Il bello del successo del referendum di Marzo è proprio che ha affossato il venetismo per sempre, a mio giudizio il vero e principale nemico dell’indipendenza dei Veneti. Politicanti incapaci, incompetenti, spesso e volentieri primedonne narcisiste in cerca di una carega (immeritata prima ancora che improbabile) non possono stare alla guida di una nazione di cinque milioni di persone. Pensano e agiscono come politici dell’Italia e non possono farne a meno perché, una volta eletti e in ricezione di un salario, quella diventa inevitabilmente una madre. E la stragrande maggioranza degli esseri umani non accoltellerebbe mai la propria madre, buon Dio! Quando tu ricevi uno stipendio da un’istituzione, sia essa Regione o Roma, è estremamente difficile attaccare sul serio chi ti nutre. Inoltre la logica stessa del partitismo è contro la natura dell’indipendentismo. Si è indipendentisti perché si mira al bene supremo, cioé la LIBERTà di un intero Popolo, non di una fazione, non di una sigla, non di uno scudetto da squadra di calcio. Si è indipendentisti perché si pensa da statisti, non da politici di apparato, perché si pensa all’interesse di una Nazione, non di un cortile. I Veneti meritano l’Indipendenza, non i venetisti.

Quindi l’unico modo è fare quello che abbiamo GIà fatto. Circa due anni fa, scrivevo proprio su questo giornale di quanto importante fosse avere un movimento che fosse capace di reclutare una massa critica per il balzo decisivo verso l’Indipendenza e che tutti lottassero uniti. Allora avevo il concetto di un partito politico in mente. Mi sbagliavo: la logica partitica italiana ha sempre fallito nell’indipendentismo ed è meglio rimanere divisi da certi incapaci piuttosto che lasciar loro la guida di una rivoluzione. Ma la massa critica si è poi verificata in marzo e credo che plebiscito.eu, proprio perché si è concentrato sul concetto d’Indipendenza e non si è costituito come partito, ha saputo fare quel miracolo. Ora dobbiamo semplicemente continuare a costruire uno Stato alternativo all’Italia. La gente deve capire che noi Veneti il 21 di marzo abbiamo iniziato una RIVOLUZIONE. Stiamo costruendo una Repubblica che è GIà stata proclamata indipendente, federale e sovrana da 2.102.969 cittadini veneti. Abbiamo GIà migliaia di volontari in territorio, abbiamo quantità di staff per progetti come il Libro Bianco che sono già più grandi del numero dei soci di una dozzina di partitini indipendentisti messi assieme! Quando saremo in grado di avere uffici pubblici che danno servizi che quelli italiani non sono più in grado di fornire, “consolati e ambasciate” straniere che forniscono indicazioni e informazioni che i consolati italiani sono incapaci di dare, uffici commerciali esteri che provvedono a fare lavoro di rete che carrozzoni come quelli della ICE non sono in grado di fare, ecco che saremo già visti dall’esterno come un Popolo, una Repubblica un po’ come l’Abkhazia, il Kossovo, l’Ossezia del Sud sono viste adesso anche se non ancora riconosciuti da tutti. Pian piano anche i governi esteri troveranno più utile rivolgersi ai nostri efficienti uffici che non a dei consolati inutili come quelli italiani. Gli imprenditori stranieri (che per definizione non sono interessati alla politica ma soprattutto a far affari!) ci troveranno utili prima degi altri e le rivoluzioni si fanno con i fondi e le risorse, non con gli slogans. Al tempo stesso io credo che l’azione di obiezione fiscale già messa in atto con successo da Plebiscito.eu metterà in ginocchio l’Italia e la costringerà a venire a patti. A quel punto, con un enorme lavoro diplomatico, noi dovremo far capire alla UE e al resto del Mondo che conviene di più avere un Veneto indipendente nel centro dell’Europa che produce un Pil di 140 miliardi di euro all’anno (più dei 136 della Romania da sola, dei 101 dell’Ungheria da sola, e dei 97 di Croazia, Slovenia e Estonia messe assieme!) che può aiutare un po’ tutti piuttosto che un’Italia in bancarotta che con un debito pari al 40% di quello dell’intera Europa trascinerebbe tutti giù per il buco del lavandino. Scommettiamo che anche gli altri governi diranno si’?
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » mar giu 03, 2014 9:41 pm

IV, il 14 giugno convegno sulla via istituzionale per l’indipendenza del Veneto

http://www.lindipendenza.com/iv-il-14-g ... del-veneto

Il 14 giugno prossimo a Castelbrando, Cison di Valmarino (provincia di Treviso), per l’organizzazione di Indipendenza Veneta, si terrà il Convegno Internazionale dl titolo “Autodeterminazione: la via istituzionale per l’indipendenza del Veneto”. Intento degli organizzatori è anche quello di lanciare una sorta di ultimatum a Zaia perché definisca la data del Referendum al 9 novembre 2014 come per la Catalunya.

Il convegno avrà luogo nel teatro Magno del castello. Gli interventi verranno contemporaneamente proiettati sui maxi schermi del teatro Tenda.
Il teatro Magno è situato al piano inferiore mentre il Teatro Tenda si trova al piano superiore, sulla terrazza del castello.
Tutti gli spostamenti da un tetro all’altro sono al coperto. L’accesso da un piano all’altro può avvenire con scala e/o con ascensore. Tutti e due i teatri sono forniti di servizi e di punti di ristoro.
Ai piedi del castello vi è il parcheggio. Al castello si accede: con bus navetta da 25 posti, al costo di € 1,00, o con funivia da 25 posti, al costo di € 1,00, o a piedi. Gli ospiti dell’hotel possono accedere con l’auto. L’accesso al convegno è possibile con l’acquisto del biglietto.
Il biglietto blu ( al costo di € 15,00 ) dà diritto all’accesso al convegno per tutta la giornata e al pranzo al buffet.
Il biglietto giallo ( al costo di € 5,00 ) dà diritto all’accesso al convegno dopo la pausa pranzo.

Programma Completo
09:30
SALUTO DI BENVENUTO DI MASSIMO COLOMBAN IMPRENDITORE
9:35
APERTURA
DI MICHELE FAVERO PRIMO CONSIGLIERE DI INDIPENDENZA VENETA
9:45
LE INDIPENDENZE DELLA VENETIA RELATORE PAOLO LUCA BERNARDINI ORDINARIO DI STORIA MODERNA UNIVERSITÀ DELL’INSUBRIA
10:15
LA VIA ISTITUZIONALE ALL’INDIPENDENZA: APPROVAZIONE DELLA LEGGE REGIONALE 342, REFERENDUM, DICHIARAZIONE UNILATERALE D’INDIPENDENZA
PRESIEDE LUIGI BACIALLI DIRETTORE – CONDUTTORE DI RETE VENETA
11:35
L’ EUROPA DEI POPOLI O DEGLI STATI? LE INDIPENDENZE E FEDERALISMO EUROPEO PRESIEDE LUIGI BACIALLI DIRETTORE – CONDUTTORE DI RETE VENETA
13:00
PAUSA PRANZO
14:40
CONCERTO DI GIOVANNI ZORDAN E RICCARDO FAVERO
15:00
ORDINAMENTO DEL NUOVO STATO VENETO: FASE TRANSITORIA, CARTA FONDAMENTALE, GIUSTIZIA CIVILE E PENALE, SICUREZZA
PRESIEDE ELENA COGNITO GIORNALISTA – CONDUTTRICE TV7 TRIVENETA
16:30
ECONOMIA E MONETA, RICONOSCIMENTI E RELAZIONI INTERNAZIONALI PRESIEDE ELENA COGNITO GIORNALISTA – CONDUTTRICE TV7 TRIVENETA
18:15
CONCLUSIONI E SALUTI DI ALESSIO MOROSIN
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Re: Referendo par l'endependensa e i fanfaroni

Messaggioda Berto » ven giu 13, 2014 7:37 am

12 giugno: approvato referendum per l’indipendenza del Veneto e primi passi del “MiglioVerde”

http://www.lindipendenza.com/12-giugno- ... iglioverde

di GIANLUCA MARCHI

Mi ero ripromesso, dopo l’articolo di ieri che annunciava l’avvenuta separazione fra le due anime che avevano dato vita a L’Indipendenza, di non scrivere altro su queste colonne in attesa del passaggio di consegne legato a motivi tecnici. Ma quella di oggi è stata una giornata importante per almeno due motivi e allora trasgredisco alla consegna che mi ero dato.

Innanzitutto il Consiglio regionale del Veneto – a maggioranza e con voto nominale – ha approvato la legge per l’indizione di un referendum sull’indipendenza della regione. La consultazione, proposta dall’ex Udc Stefano Valdegamberi (Futuro Popolare) e sostenuta dalla Lega, servirà per chiedere ai veneti se sono favorevoli a fare della regione una «repubblica indipendente e sovrana». Il progetto è passato con divisioni trasversali agli schieramenti e alla singole forze politiche. I voti favorevoli sono stati 30 su 45 consiglieri presenti. Dodici i contrari, fra cui Pd e Italia dei Valori, altri consiglieri non hanno partecipato al voto, di cui numerosi esponenti di Forza Italia. Tra i favorevoli anche il governatore Luca Zaia, presente nel gruppo della Lega, e il presidente dell’assemblea, Clodovaldo Ruffato, del Nuovo centrodestra.
Il giorno prima il Consiglio aveva votato un’altra legge, presentata da esponenti dell’Ncd, che dà mandato al presidente Luca Zaia di negoziare con il governo l’indizione di un referendum sull’autonomia differenziata del Veneto.
Soddisfazione dei gruppi venetisti.

Questa sovrapposizione ha creato un po’ di confusione, con il sospetto che il pdl sull’autonomia potesse affossare quello per l’indipendenza. Così non è avvenuto e il progetto di legge n. 342, figlio della famosa risoluzione 44 votata fin dall’autunno 2012, è stato approvato. Possiamo dire che oggi s’è coronata la prima parte del sogno che quasi due anni fa portò Indipendenza Veneta, movimento esterno al Consiglio regionale, a intraprendere questa strada elaborando la fatidica risoluzione di cui si è detto. E che il parlamento veneto sia arrivato all’approvazione dopo circa un anno di tentennamenti rappresenta anche il risultato della “pressione politica” esercitata attraverso il plebiscito digitale del marzo scorso.

Ora, bisogna esserne consapevoli, comincerà il difficile, con il governo italico che di certo presenterà ricorso alla Corte costituzionale e con Zaia, la sua Giunta e il Consiglio che saranno chiamati a resistere perché venga dato ai veneti il diritto di esprimersi sull’indipendenza. Sarà un bel braccio di ferro, magari per arrivare a celebrare il referendum in concomitanza con le elezioni regionali dell’anno prossimo.

Oggi, come dicevo, è avvenuta anche un’altra cosa, sicuramente meno importante di quella appena ricordata, ma ugualmente significativa per alcuni di noi. Il sottoscritto insieme a Leonardo Facco e Gilberto Oneto hanno compiuto i primi passi per far nascere quella che sarà la nostra nuova avventura editoriale, il nostro nuovo giornale/rivista online per dirla in parole povere. Abbiamo scelto un nome che spiazzerà o quantomeno sorprenderà la maggior parte dei lettori: volevamo qualcosa di originale, che si distinguesse subito, cosa ormai impossibile giocando con nomi quali indipendenza e libertà, di certo inflazionati. Così abbiamo optato per “MiglioVerde”, una testata se volete evocativa per varie ragioni. D’acchito in molti richiamerà il libro “Il miglio verde” di Stephen King, da cui fu ricavato l’omonimo film, ma preferiamo pensare che in noi indipendentisti e autonomisti rimandi a un personaggio che nessuno può scordare per strada come Gianfranco Miglio, in abbinamento a un colore “politicamente trasversale”, che fu un elemento identificativo della fase più eroica e indipendentista di un movimento politico che tutti conosciamo e che ha perso per strada quasi tutte quelle caratteristiche. Ma al di là del nome con cui è stato battezzato, MiglioVerde avrà la pretesa di essere la “rivista di tutti gli indipendentisti”. Questo almeno sarà il nostro impegno. L’indirizzo online di riferimento è www.miglioverde.eu che, per ora, vi comunicherà come il sito sia in fase di costruzione. L’appuntamento dovrebbe essere per la fine di giugno. A presto!
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