Indipendentismo veneto

Re: Indipendentismo veneto

Messaggioda Berto » sab mar 21, 2020 2:35 pm

Il Partito dei Veneti tra indipendenza e autonomia, ambiguità e careghe
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In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà veramente ai veneti?
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Un collasso può cambiare l'Italia
25 novembre 2019
Enzo Trentin

https://www.vicenzareport.it/2019/11/co ... ApteHgVVfM


Vicenza – Nel mondo ci sono decine di manifestazioni popolari contro i rispettivi governi:

Non ci sono solo le odierne prolungate e violente proteste a Hong Kong.
A marzo 2019 ampie proteste di piazza hanno scosso l’Algeria ottenendo una prima ed importante concessione da parte del regime: il presidente Abdelaziz Bouteflika, ha deciso di fare un passo indietro e ritirare la propria candidatura in vista delle elezioni presidenziali che sono state rimandate alla fine del 2019.
Il 23 giugno 2019 c’è stata un’imponente manifestazione di 250mila giovani a Praga per chiedere le dimissioni del premier ceco, il miliardario Andrej Babiš, accusato di frode e sotto inchiesta anche in Europa per conflitto di interesse.
A inizio ottobre 2019 in Iraq ci sono manifestazioni contro il governo a Baghdad: tre morti, oltre 200 feriti, più di 3.000 le persone scese in piazza per protestare contro la corruzione della classe politica irachena e la disoccupazione
metà ottobre 2019, i cittadini libanesi di ogni estrazione sociale sono scesi in piazza con proteste senza precedenti che superano le barriere confessionali, di classe e regionali.
Nell’ultima decade di ottobre 2019 in Cile si sviluppa la rivolta popolare contro il governo di Piñera. Le proteste uniscono studenti e lavoratori in un paese con diseguaglianze sociali tra le più alte al mondo. Il presidente dichiara: «Siamo in guerra»
Il 10 novembre il boliviano Evo Morales alla fine ha ceduto annunciando nuove elezioni in seguito alle manifestazioni popolari al grido di «Togliete di mezzo il presidente indio.»
In Venezuela, le proteste contro Maduro durano da tempo. Nel corso di quella che è stata definita “Operazione Libertà”, Caracas è stata teatro di rilevanti scontri che hanno opposto le forze armate e i fedelissimi di Maduro da un lato ai partigiani di Guaidó e ad elementi della Guardia Nazionale in rivolta.
In queste ore la Colombia è nel caos. Almeno 3 morti e 273 feriti negli scontri con la polizia durante lo sciopero nazionale. In piazza contro le politiche economiche del presidente Ivan Duque e per difendere gli accordi di pace siglati dal suo predecessore con le Farc
In Francia vanno avanti da un anno le proteste dei gilet gialli.

Tutte queste manifestazioni sono il segno che i popoli ne hanno le scatole piene. A queste turbative si deve aggiungere la presa d’atto che sono molti i popoli senza Stato (come i curdi), che rivendicano l’autodeterminazione e l’indipendenza. il Corriere della Sera, del 17 settembre 2014, pubblica una mappa delle sole rivendicazioni in Europa.

Il Global Peace Index c’informa addirittura su quali sono i paesi più pacifici. Quanto è violenta l’Italia? Dove si è verificato il più alto incremento di violenza nell’ultimo anno? Questo e altro sulla mappa della pace del Global Peace Index, che ci racconta, purtroppo, che il mondo è sempre meno pacifico. Altro elemento di possibile instabilità lo si ricava dalle statistiche mondiali, aggiornate in tempo reale, su popolazione, governo, e altre interessanti rilevazioni come popolazione mondiale, emissioni di CO2, fame nel mondo etc.

«In tutte le tue battaglie combattere e conquistare non è la suprema eccellenza; l’eccellenza suprema consiste nello spezzare la resistenza del nemico senza combattere.» L’idea che il collasso possa essere uno strumento utilizzabile in guerra potrebbe risalire allo storico e teorico militare cinese Sun Tzu, che nel suo scritto “L’arte della guerra” (5° secolo a.C.), enfatizza il concetto di vincere le battaglie sfruttando la debolezza del nemico piuttosto che la forza bruta.

È normale che in guerra il conflitto si concluda con il crollo di una delle due parti ma, in alcuni casi, il collasso avviene senza grossi combattimenti o addirittura nessuno. Un esempio particolarmente rappresentativo è quello del crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, arrivato dopo diversi decenni di “Guerra Fredda” che non era mai sfociata in un conflitto aperto. Come aveva già notato Sun Tzu, la capacità di innescare il collasso della struttura militare o socio-economica del nemico è probabilmente la strategia di risoluzione dei conflitti più efficace. Ma come raggiungere questo risultato? La moderna scienza dei sistemi complessi può dirci molte cose sui fattori coinvolti nel collasso di tali sistemi, sebbene non possa fornire ricette valide per tutte le situazioni.

Studiando le mobilitazioni che sono riuscite bene, come la Marcia dei bambini a Birmingham, in Alabama nel 1963 (che ebbe un ruolo fondamentale nel porre fine alla segregazione razziale negli Stati Uniti), come i Lunedì di Lipsia del 1989 (dove tirarono palle di neve fin quando non riuscirono a far cadere il regime della Germania orientale) e il movimento di Jana Andolan in Nepal nel 2006 (che abbatté il potere assoluto della monarchia e contribuì a mettere fine all’insurrezione armata), Roger Hallam ha sviluppato una formula per efficaci “dilemma actions”. Un’azione di dilemma è quella che mette le autorità in una posizione scomoda: o la polizia permette la disobbedienza civile, incoraggiando così a far dimostrare altra gente, oppure deve caricare i manifestanti, creando un potente “simbolismo nel sacrificio senza paura”, incoraggiando, anche così, altra gente ad unirsi alla causa.

Tra i fattori essenziali che ha scoperto, ci sono le manifestazioni di migliaia di persone nel centro della capitale, che devono mantenere una disciplina rigorosamente non violenta, dimostrando contro il governo per giorni o per settimane. Il cambiamento radicale – si legge – “è per lo più un gioco di numeri. Diecimila persone che infrangono la legge hanno sempre avuto un impatto maggiore di un attivismo su piccola scala e ad alto rischio”. La vera sfida è organizzare azioni che incoraggino il maggior numero possibile di persone a unirsi e questo significa che dovrebbero essere programmate alla luce del sole, in modo inclusivo, divertente, pacifico e rispettoso. Una azione del genere è stata convocata da Extinction Rebellion nel centro di Londra, il 31 ottobre 2018. E le folle pacifiche degli indipendentisti catalani ne sono una conferma; anche se ad oggi hanno ottenuto poco.

Lo studio di Hallam fa intendere che questo approccio offre almeno la possibilità di infrangere l’infrastruttura di bugie che, per esempio, hanno materializzato le aziende produttrici di combustibili fossili. È difficile e il successo non è sicuro, ma – si legge – la possibilità che la politica faccia qualcosa di efficace in questa drammatica situazione è pari a zero. Le azioni di dilemma di massa potrebbero essere l’ultima, se non la migliore, possibilità di evitare il grande sterminio.

Facendo le cose per bene, anche in Italia le autorità non possono vincere. È per questo che sorprende e allibisce un certo pseudo indipendentismo veneto che non trova di meglio che coalizzarsi nel Partito dei Veneti, il quale ha per dichiarato scopo la promozione dei referendum consultivi (un vero furto di democrazia) e arrivano a pronosticare, tramite tale insulso strumento di arrivare alla dichiarazione dell’indipendenza della regione.

Alcuni considerano il Partito dei Veneti alla stregua della LN di Bossi, che sproloquiando di federalismo ha depotenziato lo stesso. Infatti, chi propone più il federalismo se non sparute élite? Oppure, altro esempio, il M5S che proponendo la democrazia diretta, ha disamorato l’elettorato al richiederla con decisione. Ed in fondo è la stessa operazione che Luca Zaia, per mezzo di alcuni elementi che oggi siedono in Consiglio regionale, nel corso della campagna elettorale del 2015 girovagano per i gruppi indipendentisti promettendo (se votati, e lo furono) l’autodeterminazione del Veneto; peraltro mai nemmeno tentata da costoro una volta installatisi in Consiglio regionale.

È necessario prendere atto che Il popolo e i suoi rappresentanti non coincidono affatto. Nelle assemblee e nei Parlamenti c’è una sovra-rappresentazione delle professioni liberali, come avvocati, insegnanti, etc. e ci sono pochi artigiani o commercianti, pochi operai o contadini, pochi tassisti o autisti di autobus, pochi studenti o casalinghe. Questo significa che esiste una parte della società che semplicemente non è rappresentata. E poi per sperare di essere eletti, bisogna avere denaro, essere disinvolti e disinibiti, bisogna entrare in un apparato, prendere la forma di un partito (il PdV appunto). Questa democrazia rappresentativa ha fatto il suo tempo. Il referendum sul Trattato di Maastricht del 20 settembre 1992, in Francia, e il successivo Trattato di Lisbona sono la perfetta incarnazione dei suoi limiti: gli eletti dal popolo che operano e votano contro il popolo. Insomma, un collasso dello Stato italiano è un’eventualità che anche l’uomo qualunque percepisce come possibile e imminente.

A questo punto, secondo fonti riservate, sembra (il condizionale qui è d’obbligo) che ci sia un “altro” indipendentismo veneto che lavora sotto traccia per elaborare una bozza di progetto politico-istituzionale innovativo, dove al federalismo sono affiancati gli strumenti di democrazia diretta tra i quali l’iniziativa di delibere e leggi, il recall, il sorteggio degli incarichi istituzionali e giudiziali. Ma si tratta di persone che di necessità stanno facendo virtù, poiché appare evidente che prima qualsiasi attività pubblica bisognerà superare la primavera elettorale del 2020.

Questi indipendentisti “ad oltranza” sembra siano persone che non riescono a rallegrarsi nel vedere eventualmente vincente l’ennesima riproposizione della strategia del «Facciamo-fronte-contro-il-nemico-nel-nome-dell’indipendenza-poi-si-vedrà», considerando che il programma politico-elettorale del Partito dei Veneti è tanto pretenzioso quanto inconsistente. E sapere che qualche innocente credulone contribuirà per l’ennesima volta a incoraggiare e far proseguire sulla strada della coltivazione pluridecennale del nulla, non li consola. Insomma, se i cittadini vogliono imporre le loro regole, le devono creare essi stessi e non demandarle alla partitocrazia, dimostrando così che il vecchio modello non funziona più.




???

Successo del Partito dei Veneti: lo “Tsunami Veneto” riunisce oltre 2000 partecipanti
01 dicembre 2019

http://www.trevisotoday.it/politica/tsu ... cGc1ZG9rys

Sale stracolme per il lancio del Partito dei Veneti avvenuto simultaneamente sabato nelle 7 Province venete. Centinaia di persone tra cui Amministratori, imprenditori ma anche tanta gente comune curiosa di capire il senso della nascita del Partito dei Veneti si sono ritrovate nelle varie location sparse per il Veneto. Oltre 50 relatori hanno denunciato il fallimento dei partiti nazionali in tema di autonomia e decentramento e lanciata l’unica loro alternativa credibile: un Partito unicamente veneto che difenda solo gli interessi dei veneti.

Il Coordinatore Regionale Giacomo Mirto commenta entusiasta: «Abbiamo centrato l’obiettivo. Grazie al lavoro straordinario dei nostri coordinamenti provinciali siamo riusciti a riempire gli auditorium in nemmeno tre settimane, muovendo centinaia di persone in ogni Provincia. La strada è segnata, ed è quella di successo portata avanti dall’SVP in Sud-Tirol o dall’SNP in Scozia ovvero quella di Partiti regionalisti che sono riusciti concretamente a trattenere le loro risorse economiche nei loro territori. Il PdV sarà quindi il partito di riferimento per tutti quei veneti che vogliono l’Autogoverno e che nel 2017 votarono in massa un’autonomia fiscale, mai arrivata a causa dei fallimentari partiti nazionali. Da oggi non si potrà più fingere che non esista un’alternativa veneta, l’unica alternativa: il Partito dei Veneti».

Flavio Corazza, Coord. Prov. Di Treviso: «Un sabato pomeriggio frizzante all’hotel Crystal di Preganziol. Dopo l’unione delle principali sigle autonomiste e indipendentiste, il PdV si propone e si lancia alle prossime regionali del 2020 come unico partito territoriale». Fra i relatori Riccardo Szumsky, ex leghista e sindaco di Santa Lucia di Piave che ha parole dure e ferme: «Basta autocelebrarsi in Regione, da Roma non si cambiano le cose». E ancora, Simonetta Rubinato senatrice ex PD: «La Costituzione italiana sarà la nostra arma. L’uniformità italiana uccide le singolarità territoriali». Parola utilizzata da tutti i relatori è “responsabilità”, spesso utilizzata ma tradita dai partiti nazionali. «Se queste sono le premesse, lo tsunami annunciato dagli esponenti del PdV si protrarrà fino alle prossime regionali, e allora si, ne vedremo delle belle» concludono gli organizzatori.



"Houston, abbiamo avuto un problema"
2 dicembre 2019
Enzo Trentin

https://www.vicenzareport.it/2019/12/ho ... cQQtGO03Iw


Vicenza – “Houston, abbiamo avuto un problema”. La frase è diventata celebre. Fu pronunciata da Jim Lovell, uno dei tre astronauti della navicella Apollo 13, decollata l’11 aprile 1970, per annunciare il guasto che impedì l’allunaggio e rese difficoltoso il rientro sulla Terra. Furono dei perdenti di successo. Una cosa che non si può dire per i protagonisti dell’intera scena politica italiana.

Per comprendere quanto le odierne vicende parlamentari siano fuori luogo è sufficiente prendere atto di quanto il politico inglese Edmund Burke (1709-1797) a suo tempo disse: «Il Parlamento non è un congresso di ambasciatori di opposti e ostili interessi, interessi che ciascuno deve tutelare come agente o avvocato; il Parlamento è l’assemblea deliberante di una Nazione, con un solo interesse, quello dell’intero, dove non dovrebbero essere di guida interessi e pregiudizi locali, ma il bene generale.»

Sotto il profilo della politica interna, dal 1861 in poi vi sono stati 131 governi in 158 anni di storia dell’Italia, invece dei prevedibili 31. Questo dato è indicativo dell’alto fermento interno della politica partitica italiana che porta a due risultati: incapacità di dare senso compiuto alle riforme per adeguare il Paese alle nuove esigenze e ininfluenza in politica estera. Comprensibile, dunque, che da tempo siano nati soggetti politici che puntano all’indipendenza e all’autodeterminazione di alcune aree dello stivale, e almeno dell’unico popolo storicamente riconoscibile – quello veneto – ivi residente.

Max Weber dal canto suo ebbe a scrivere: «la politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. È perfettamente esatto, e confermato da tutta l’esperienza storica, che il possibile non verrebbe mai raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile…». Purtroppo, però, si deve prendere atto che la cultura politica di coloro che oggi si dichiarano indipendentisti, e che temporaneamente si camuffano da autonomisti, non è diversa da coloro che appartengono alla partitocrazia dominante.

Fare politica è un servizio alla collettività, non una professione: «I 246 membri del Consiglio nazionale e del consiglio degli Stati della CH dedicano al mandato parlamentare una parte del proprio tempo di lavoro. Generalmente oltre al ruolo di parlamentare, svolgono anche una attività professionale. Il fatto di assumere compiti e mandati pubblici in quanto attività accessoria viene definito in Svizzera sistema di milizia». Lo si può leggere a pagina 30 dell’opuscolo “La Confederazione in breve. 2014”.

Anni di sacrifici e di lotte non hanno ancora lasciato spazio all’autonomia dei veneti, né è servito un referendum (nel 2017, e per giunta “consultivo”) ad affrancare gli “schiavi fiscali” italiani, e nemmeno alla sostituzione di una classe politica corrotta e inetta con una diversa rappresentanza politica che invece appartiene alla stessa educazione politica. Si confronti, per esempio, il neonato Partito dei Veneti, che nel proprio programma politico-elettorale, a pagina 11, si ripropone d’introdurre i referendum consultivi negli Statuti degli Enti locali (che peraltro ci sono già) come accentuazione della democrazia partecipativa.

Qui è necessario constatare che una nuova classe dirigente, e non dominante, nasce quando si affermano nuove idee, o quando la storia imbocca nuove vie. Ai giorni nostri quelli che attendono di sostituire i predecessori, prendendone il posto, non sono una nuova classe dirigente anche quando parlano e straparlano di democrazia diretta o addirittura d’indipendenza. Sono semplicemente la continuazione della precedente. Il senso di vuoto che si vive in molte parti d’Italia lo si deve al non identificare nulla di nuovo, di efficiente ed efficace per l’esercizio facile e tempestivo della democrazia diretta come deterrente alla democrazia rappresentativa.

Tutto questo con il risultato che una credibile proposta per l’indipendenza priva di un progetto istituzionale innovativo, e soprattutto concertato a priori, non esiste. Rimandano ad un imprecisato futuro la sostanza che dovrebbe consentire all’uomo qualunque, alla casalinga, al pensionato, all’imprenditore di conoscere i vantaggi che darebbe l’indipendenza. A queste condizioni l’Abracadabra “indipendenza” servirà solo ai disinvolti perdenti di successo per vestire, ancora una volta, i panni di Quisling. E con questo stendiamo un velo pietoso sull’autonomia che è ancora da venire nonostante un referendum (consultivo) dall’esito plebiscitario.

Diventa allora un apprezzabile ma vuoto esercizio intellettuale il punto di vista giuridico di un indipendentista veneto quale è l’avvocato veronese Vittorio Selmo: «Sul decr. leg.vo 212/2010 di abrogazione del r.d.l. 3300/1866 conv. In legge 3841/1867 di annessione dei Territori Veneti allo Stato Italiano:

a) L’art. 5 Cost. Ital. dispone solo un decentramento amministrativo per gli enti regionali che fanno parte del territorio italiano, senza nominare le regioni, con la conseguenza per cui alle regioni, o meglio ai territori sui quali insistono amministrativamente, ma non più facenti parte del territorio politico italiano, non può applicarsi lo stesso art. 5 Cost. sul decentramento amministrativo.

b) Non è dimostrato in alcun modo che il decr. leg.vo 212/2010 abbia ecceduto, ovvero abbia disposto in senso incompatibile con i limiti della legge delega.

c) Il decr. leg.vo 212/2010 è stato applicato con effetto utile per l’abrogazione di tutte le altre normative con esso elencate. Perciò non vi è una ragione giuridica per cui solamente l’abrogazione del r.d.l. 3300/1866 e la legge di conversione 3841/1867 dovrebbe fare eccezione.
d) Non esiste nell’Ordinamento italiano la previsione legale di resurrezione di una legge abrogata, tanto meno mediante “emendamento” di un preteso errore nel disporla. Mentre potrebbe essere riproposta la legge abrogata, tuttavia con ciò riconoscendone la sua precedente avvenuta abrogazione.

e) Le leggi successive al decr. leg.vo 212/2010, dispositive di norme concernenti comunque i Territori dichiarati non facenti parte dello Stato Italiano, sono da considerarsi inefficaci, tanto come quelle che disponessero norme su altri territori esteri e, in ogni caso, non hanno alcun effetto sanante del presupposto abrogativo del decr. leg.vo 212/2010.

f) L’elenco delle regioni di cui all’art. 131 Cost. It. ha scopo e contenuto esclusivamente amministrativo, non già ricognitivo di una loro sottostante territorialità politica?»

Insomma per alcuni le terre venete sarebbero già indipendenti dallo Stato italiano. Ma come si governerebbero? Chi amministrerebbe la giustizia e secondo quali Codici? Chi provvederebbe all’ordine pubblico e alla difesa? Come sarebbe tutelata la proprietà privata e la libera impresa? Quale sarebbero il Welfare? La pubblica istruzione? Il sistema fiscale colpirà la proprietà privata o come in certi paesi (pochi in verità) sarà ridotta al minimo o assente? Come verrebbero orientati i rapporti internazionali? Come e chi provvederebbe alla vitale questione energetica? I governanti pro tempore (vedi qui) sarebbero scelti mediante elezioni o sorteggio? Tutto questo solo per evidenziare alcune delle questioni totalmente sottaciute da coloro che si propongono come autonomisti sulla via dell’indipendenza.

Si consideri che la giustizia in Italia (ma anche in UE, come dimostra il caso della Catalogna) è alquanto singolare, specie se si tiene presente la recente crisi del Consiglio superiore della magistratura oramai [volutamente?] scomparsa dalle cronache dei principali mezzi d’informazione. Nondimeno anche se non esistesse questa congiuntura, non ci sarebbe comunque da star allegri: il “Potere” ha sempre potuto contare sulla magistratura nei momenti decisivi della storia.

Né i sedicenti indipendentisti, sinora, hanno elaborato delle linee giuda di un innovativo patto sociale che comprendesse le tre indicazioni fondamentali:

la spontaneità delle leggi [dal basso, dalle reali esigenze delle persone];
lo spirito di cooperazione [ricostituendolo in alternativa alla demenziale, imperante, competitività];
il rispetto della reciprocità degli interessi, e soprattutto rispondendo efficacemente all’antico quesito: Quis custodiet ipsos custodes? [«Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?»].

Il referendum di iniziativa dei cittadini è una soluzione molto interessante. Ma chi lo propone? Eppure l’idea che i parlamentari eletti possano essere revocabili prima della scadenza del mandato (recall election) è una buona cosa. Il grande vantaggio di Internet è che le persone possono cercare informazioni alternative. È fantastico quel popolo che decide di assumersi le proprie responsabilità. Che un testo di legge possa essere pensato e criticato dal popolo è un’ottima ipotesi.

Al giorno d’oggi non è più possibile mandare i militari per strada, perché grazie, ancora una volta, al flusso delle informazioni, se ne accorgono subito tutti. Un partito che se ne va e un altro che lo sostituisce non rappresentano – nel panorama odierno – una innovazione. Cos’è cambiato sinora? Quale grande rivoluzione democratica c’è in tutto questo? Eppure tutti questi movimenti sono il segno che i popoli ne hanno le scatole piene.

Oggi abbiamo l’impressione che la nostra civiltà stia avanzando alla cieca. Ci s’impegna sempre meno ad acculturare il cittadino a pensare, e sempre più di creare un consumatore che paga. Impariamo sempre meno cose. Qualcuno dice che non dovremmo fare i dettati, studiare la grammatica, etc., ma se non lo manteniamo in attività il cervello comincia a rattrappirsi.



Il Partito dei Veneti candida Guadagnini, Popolo di S.Marco esce
Sabato 22 Febbraio 2020

IL RITIRO

https://www.ilgazzettino.it/pay/nordest ... 67939.html

VENEZIA Con un post pubblicato su Facebook da Davide Lovat, il Popolo di San Marco ha annunciato di ritirare «la sua adesione dal comitato elettorale denominato Partito dei Veneti, costituito in vista delle elezioni regionali. La decisione è maturata in seguito ai recenti sviluppi che hanno portato alla designazione del candidato presidente di Regione». E cioè Antonio Guadagnini: l'attuale consigliere regionale di Siamo Veneto, che nel 2015 era stato eletto con la lista Indipendenza Noi Veneto con Zaia, è stato scelto come candidato governatore del Partito dei Veneti dopo che si sono ritirati prima l'imprenditore vicentino Roberto Brazzale e poi il sindaco di Chiampo Matteo Macilotti. La candidatura di Guadagnini sarà presentata martedì a Vicenza. Con l'uscita del Popolo di San Marco, il fronte venetista autonomista e indipendentista torna a sgretolarsi.
Nel post Lovat spiega che nel processo decisionale che ha portato alla scelta di Guadagnini «sono emerse incompatibilità» sia nel «metodo usato per la designazione» che nel merito, «cioè i contenuti ideologici e filosofico-politici che saranno proposti all'elettorato in conseguenza di questa scelta». «Tale evoluzione ha fatto venir meno i presupposti per la partecipazione della nostra associazione culturale-politica che è la sola tra quelle che avevano aderito al comitato elettorale a promuovere nei territori che furono della Repubblica Veneta la battaglia per l'autodeterminazione dei Veneti secondo valori cristiano-popolari marciani, valori per noi irrinunciabili». (al.va.)



Alberto Pento
A cosa si sono ridotti questi del PdV a candidare Guadagnin uno dei peggiori politicanti del Veneto, i valenti uomini della società civile come Brazzale e Macilotti si sono defilati.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Indipendentismo veneto

Messaggioda Berto » sab mar 21, 2020 2:44 pm

Ecco un esempio delle falsità e delle demenzialità venetiste-venezianiste di uno dei membri intellettuali del PdV; un partito che racconta menzogne non merita alcun voto, non ci può fidare in alcun modo.


UN VENETO CHE SOSTIENE IL PARTITO UNIONISTA ITALIANO DI DESTRA "LEGA PER SALVINI PREMIER" E' UN "QUISLING"
Davide Lovat
3 dicembre 2019

https://www.facebook.com/andrea.maroso. ... 6979946328

Vidkun Quisling fu un norvegese collaborazionista del nazismo. Il suo cognome è diventato in politica quello che il nome di Giuda Iscariota è diventato in religione: "traditore". Chi è consapevolmente parte del popolo della Repubblica di San Marco, attualmente occupata dall'Italia, non può in alcun modo sostenere il partito che serve proprio al potere romano per annientare la spinta dei Veneti verso la libertà e l'indipendenza dall'Italia.


Gino quarelo

Ecco un esempio delle falsità e delle demenzialità venetiste-venezianiste di uno dei membri intellettuali del PdV; un partito che racconta menzogne non merita alcun voto, non ci può fidare in alcun modo.
Non esiste alcun popolo della Repubblica di San Marco che a sua volta non esiste da nessuna parte;
repubblica che è sì esistita nel passato ma che poi è terminata 222 anni fa, riformata momentaneamente nel 1848 a Venezia da Daniele Manin ma senza l'adesione dei veneti non veneziani e completamente all'insegna del tricolore italiano.
Poi il territorio della ex Repubblica di San Marco o Serenissima (che non era una repubblica democratica e federale e dove la maggioranza dei veneti erano sudditi e non sovrani) non è mai stato occupato dall'Italia ma i suoi abitanti nel 1866 vi hanno aderito spontaneamente sperando di poter avere un futuro migliore che con l'Austria o la Francia.
Poi la maggioranza dei veneti non è contro l'Italia e non vuole l'indipendenza ma caso mai l'autonomia.
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Re: Indipendentismo veneto

Messaggioda Berto » sab mar 21, 2020 2:48 pm

Chissà se il Partito del Veneti è antisemita e antisraeliano?
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674


L'orgoglio italiano della Lega contrasta con la richiesta di autogoverno del Veneto
Alessio Morosin
30 gennaio 2020
Il Mattino di PD, La Nuova Venezia, la Tribuna di Treviso e il Corriere delle Alpi

https://alessiomorosin.eu/blog/lorgogli ... DzJsVBjQvo

Gentile direttore,

è tempo di dire con nettezza che la svolta nazionalista e sovranista della Lega è antitetica a qualsiasi percorso verso il federalismo e, a fortiori, di autogoverno o vera autonomia del Veneto.

La Lega salviniana che celebra il successo in Calabria è infatti un corpo politico che ha cambiato forma e sostanza.
Da partito dell’autonomia (a parole) si è trasformata in protagonista del nazionalismo sovranista, neo statalista e centralista.
Dall’indipendenza della Padania all’orgoglio italiano il salto è di quelli doppi e persino tripli in una successione di acrobazie da far venire il capogiro, che ha sradicato la comunità di persone e di valori sul territorio per instaurare il partito alla nordcoreana in cui trionfa il leaderismo dell’uomo solo al comando, radendo al suolo il modello federale delle “lighe” regionali per plasmare un nuovo centralismo organizzativo.

Con la sua evoluzione in “partito dello stivale” la Lega ha lasciato sguarnita la trincea da cui si riuscì a portare all’attenzione generale la “questione Settentrionale” – e Veneta in particolare- facendola diventare argomento tanto da forte da indurre persino uno dei passati governi di centrosinistra a varare, nel 2001, la sia pur incerta riforma della seconda parte della Costituzione in senso vagamente federalista.

Io credo nella buona fede di Luca Zaia e nel fatto che lui vorrebbe essere un autonomista ma non può… a causa del suo partito.
Pare che del 33% di cui la Lega è accreditata un buon 8% le venga dal voto del meridione.
Siccome l’autonomia del Veneto per essere vera non può prescindere dalla gestione delle risorse necessarie per realizzarla e dato che l’autonomia fiscale, se mai arrivasse, imporrebbe di ridisegnare l’architettura della spesa pubblica italiana, voglio vedere quando Luca Zaia andrà dal “suo” futuro governo romano di centrodestra a trazione leghista a battere cassa contando di avere un interlocutore amico.

Voglio vedere Salvini presentarsi al suo elettorato meridionale a spiegare che la “secessione dei ricchi”, come ironizza la classe politica del Sud, si fa.
E che alla stagione dei diritti (abusati) adesso succede quella dei doveri e della responsabilità, parafrasando Aldo Moro.

Nella dialettica degli interessi dei territori, l’autonomia infatti può solo acuire la frattura fra Nord e Sud amplificando la resistenza del secondo e nel gioco degli equilibrismi e dei compromessi del “partito nazionale” a pagare il prezzo saranno gli oltre due milioni di veneti che plebiscitariamente – ma beffati-hanno votato per l’autonomia.

Perché all’elettore leghista che abita fuori dai confini storici della Lega (il Nord) non gliene frega nulla del federalismo e dell’autonomia. Vota Lega prostrato dalle scellerate politiche economiche di austerity europee a cui si oppone a parole il sovranismo, spera in più sicurezza illudendosi che basti chiudere i porti.

La questione settentrionale? Roba da polentoni.
L’autonomia del Veneto?
Una carnevalata.
E noi possiamo credere che una volta arrivata a palazzo Chigi la “nuova” Lega dell’orgoglio nazionale volti le spalle al suo elettorato del Sud?

Ecco perché chi ama il Veneto sta valutando con grande interesse al Partito dei Veneti, un partito del territorio (guidato da un imprenditore) svincolato dai condizionamenti dei partiti italiani.

Alberto Pento
Intanto Alessio Morosin ci dovrebbe dire che cosa mai sarebbe questo fantomatico autogoverno proposto e perseguito dal suo partito, il Partito dei Veneti perché ancora non è chiaro: autonomia ordinaria, autonomia speciale, indipendenza;
poi ci dovrebbe spiegare come farebbe mai il Partito dei Veneti, se ottenesse la maggioranza alle regionali, a conseguire questo fantomatico autogoverno (autonomia ordinaria, autonomia speciale, indipendenza) a Roma, con quale maggioranza politico parlamentare romana lo potrebbe ottenere: con la Lega di Salvini e il centro destra o contro la Lega di Salvini e con il centro sinistra di Zingaretti e Grillo?
Se con la Lega anche l'autonomia ordinaria secondo il Morosin sarebbe un'illusione, come potrebbe non esserlo anche con il centro sinistra pentastellato e piddino pro spesa statale, pro sud, pro invasione dei clandestini e pro islam e che è contro la proprietà privata e per l'esproprio, contro la legittima difesa, contro la libertà economica e d'impresa, contro la responsabilità e il merito, contro gli USA e Israele e a sostegno di tutte le dittature della terra e del nazismo maomettano?

Se il Partito dei Veneti a Roma si alleasse con la Lega e il centro destra che senso avrebbe votare il Partito dei Veneti anziché la Lega?
E in Veneto con chi si potrebbe alleare il Partito dei Veneti?
Se con la Lega e il centro destra, che senso avrebbe allora il Partito dei Veneti,
se invece si alleasse con il centro sinistra e i grillini sarebbe ancora peggio perché indebolirebbe la Lega e il centro destra e si inimicherebbe tutto il nord il Friuli, la Lombardia, il Piemonte e la Liguria a guida Lega e centro destra e finirebbe nel tritacarne demosinistro e grillino centralista e sudista romano dominato dai sudisti consumatori di tasse e assolutamente contrari a ogni forma di autonomia ordinaria dei veneti, figurarsi poi per un'autonomia speciale o l'indipendenza.



Sul fantomatico Partito del Veneti
Conoscere per deliberare o meglio per votare
Enzo Trentin
7 febbraio 2020

https://www.vicenzareport.it/2020/02/co ... dAAMMufbLs

Vicenza – Premettiamo che l’analisi o speculazione politica che segue prende le mosse dall’immagine a lato (cliccare su di essa per ingrandirla), rintracciabile sui social media. Il nostro scrivere, dunque, è come quello di uno che sta fuori e guarda dentro; le nostre parole possono – ed è giusto così – avere solo un’influenza limitata. Del resto la “scienza sociale” che pervade la politica, non è una conoscenza esatta. Siamo però certi che i conti si possono fare. Naturalmente devono essere più indipendenti e trasparenti possibile, e diventare linguaggio corrente, anche per informare il dibattito pubblico, e quindi la dialettica democratica. L’alternativa sono le scelte arbitrarie del Principe eletto, e quanto questo sia onnisciente e benevolo lo lasciamo giudicare all’esperienza passata dei lettori.

Cominciamo col dire che il Partito dei Veneti è composto anche da formazioni lombarde, o quanto meno nordiste. Quindi, in sostanza, sarebbe più appropriato definirlo il Partito dei Lombardo-Veneti. Ed ecco le principali componenti:

1 -Il “Comitato Rete 22 Ottobre per l’Autonomia” nasce lo scorso 22 Febbraio 2019 ed è costituito con atto pubblico; è civico e apartitico, operante, al momento, in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, strutturato a livello regionale e provinciale. Obiettivo primario è dare voce ai milioni di cittadini lombardi e veneti che si sono espressi nel Referendum del 22 ottobre 2017 ed a tutti i cittadini, le cui Regioni stanno intraprendendo il percorso autonomistico, perché il processo di autonomia differenziata porti a risultati concreti, rappresentati, non solo dal pieno trasferimento delle competenze e relative risorse. “Autonomia si può, Autonomia si deve, L’Autonomia della Gente”, questa è la richiesta formulata e richiesta a gran voce attraverso uno slogan. Emanuela Munerato, ex parlamentare e tra i referenti veneti di “Rete22Ottobre”. Eletta nelle fila della Lega Nord nella XVI e XVII legislazione, è passata poi in «fare», per approdare al Partito dei Veneti nel 2019. In precedenza aveva dichiarato di ispirarsi alle politiche dei sindaci leghisti del Veneto: Gentilini, Tosi, Bitonci.

2 -La “Confederazione Grande Nord” è un movimento politico tramite il quale tutti possono concorrere con metodo democratico e nel rispetto della Costituzione, per raggiungere l’indipendenza e l’autonomia delle Regioni del Nord. Anche in questa formazione si trovano alcuni ex parlamentari della LN capitanati da un imprenditore alberghiero milanese: Roberto Bernardelli. Il 24 marzo 2019, Grande Nord (Roberto Bernardelli) e Scottish National Party (Tommy Sheridan), firmano in Scozia il patto d’acciaio per l’indipendenza e per i popoli europei. Al di là dei proclami però, alcuni osservatori notano ironicamente che tutte la scissioni o imitazioni della LN non hanno mai avuto alcuna influenza politica e men che meno elettorale. In Veneto poi, l’«ufficiale» (Grande Nord) ha ceduto il comando al «sottufficiale» (Partito dei Veneti); infatti una lista che si presentò alle elezioni al Comune di Vicenza nel 2018 risultò ultima con 292 voti = 0,65%. Quanto a “concorrere con metodo democratico e nel rispetto della Costituzione, per raggiungere l’indipendenza”, probabilmente non hanno letto l’Art. 5 della stessa: «La Repubblica, una e indivisibile… etc.»

3-Siamo Veneto è la creatura del Consigliere regionale Antonio Guadagnini, che ha dichiarato pubblicamente di non riconoscere la sua firma in calce a un impegno liberamente sottoscritto con i suoi ex colleghi di “Indipendenza Noi Veneto con Zaia”, e dichiarandosi svincolato da ogni mandato ha svilito in tal modo il principio della democrazia rappresentativa. Secondo alcuni osservatori dispone all’incirca di una manciata di seguaci, tutti “imbucati” in ossequio al famoso Manuale Cencelli. Uno addirittura aderendo poco significative formazioni indipendentiste catalane dove primeggia Anna Arqué; secondo alcuni l’omologa catalana di Alessandra Moretti del PD. Da notare infine che alle elezioni al Comune di Vicenza nel 2018 Siamo Veneto raccolse 424 = 0,95%.

4– Progetto veneto Autonomo, invece, pare sia lo “strumento” di Bortolino Sartore dal 27/06/2007 al 30/05/2012: Consigliere alla Provincia di Vicenza (Lista di elezione: Liga Fronte Veneto). Dal 13/06/2007 al 06/05/2012: Consigliere Comunale Marano Vicentino (VI) (Lista di elezione: Centro). Alle elezioni regionali venete del 2015 la lista e Bortolino Sartore sostennero (senza alcun risultato) la candidatura di Alessandra Moretti del PD.

5 -Indipendenza Veneta, per la cui formazione l’avvocato Alessio Morosin ha partecipato alla dissoluzione di Veneto Stato non ha mai dato soddisfazioni elettorali. Mentre nullo o scarso è stato il contributo creativo sul piano politico-istituzionale. Con un libro ha infatti cercato di spiegare le ragioni dell’indipendenza, ma non ha mai spiegato con dovizia di particolari come sarebbe l’autogoverno da lui vagheggiato.

6 -Il Gruppo Chiavegato altri non è che l’ultimo approdo del veronese Lucio Chiavegato (e la moglie Barbara Benini) dopo che costui è salito infruttuosamente su tutte le barricate che gli si sono presentate. Poco significativa la sua presidenza alla LIFE (Liberi Imprenditori Federalisti Europei), e come presidente di Veneto Stato (2012) ha contribuito alla sua dissoluzione. La formazione prende il nome di gruppo, perché i critici affermano che si tratta di “quattro amici al bar”. Gino Paoli docet.

7-«Prima il Veneto» (sempre secondo alcuni osservatori) si propone oggi come associazione culturale, dopo che numerosi ex leghisti hanno partecipato infruttuosamente a qualche elezione amministrativa, ed alcuni suoi componenti sono oggi nelle fila di Grande Nord. Vedasi la padovana Goisis, l’ex consigliere regionale Furlanetto e l’ex deputato Callegari. Insomma parrebbe essere un simbolo paravento dietro il quale sembra esserci poco o nulla.

8 -Di Veneto Stato non troviamo di meglio che rimandare all’intervista del suo ultimo presidente, Eraldo Barcaro che descrive come e perché egli si sia dimesso, e come il segretario del partito Antonio Guadagnini non abbia rendicontato elenchi di soci e introiti da tesseramenti. Insomma, oggi sarebbe un guscio vuoto.

9-Belluno Autonoma Regione Dolomiti (BARD) a suo tempo propose il referendum per il trasferimento della Provincia di Belluno alla Regione Trentino Alto Adige. Questo si svolse nell’Ottobre 2017 senza un risultato positivo. Recentemente infatti è stato rinviato “a data da destinarsi” l’incontro fissato per mercoledì 13 novembre 2019, a Roma tra il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, e una delegazione del BARD a causa dei maggiori impegni del Ministro.

Lo psichiatra anglo-veneto Giovanni Dalla Valle, che grosso modo dal 2010 al 2015 molto s’è speso per i movimenti e partiti indipendentisti veneti, quando ha visto che questo coacervo di liste e personaggi disinvolti stanno cercando di coinvolgere il noto, preparato e qualificato imprenditore: Roberto Brazzale, è sbottato con queste affermazioni: «È probabile che la Lega prenderà almeno il 70% di voti. Non ci sarà posto per quattro scombinati che ti parlano di miti e leggende di trecento anni fa, e non sono mai stati capaci di scrivere un progetto chiaro e dettagliato su come strutturare un possibile nuovo Stato indipendente. Brazzale se lo metta bene in testa. Nella coscienza collettiva il venetismo ha fallito ed è ormai associato a stupidità mista al tipico rancore dello sfigato. […] Ci vuole gente con l’animo del pioniere psicopatico per quelle cose. […] Non sono capaci di gestire più nulla da soli. […] Brazzale fa lo sbaglio che fanno tutti i terroni. Proietta su tutti gli altri vicini la sua personalità e i suoi sogni. Si faccia una bella doccia scozzese e li guardi bene in faccia i cadaveri politici da cui è insidiato. È gente già politicamente morta da anni. Roberto lo conosco da una vita. È un ragazzo intelligente ma come tutti i terroni non ha le capacità di empatia e introspezione che abbiamo noi nordici. Se davvero avesse la capacità di capire cosa c’è dentro la mente spenta di chi lo insidia si guarderebbe bene dallo sprecare tempo e soldi, e li terrebbe per migliori investimenti in gente più sveglia e lungimirante. Se anche mi sbagliassi e davvero Roberto avesse sufficientemente successo per conquistare un seggio in Regione, questo gli verrebbe subito soffiato da quel disinibito di Antonio Guadagnini e/o del suo sodale Alessio Morosin, la cui storia di tradimenti e mistificazioni è stranota a tutti gli autentici indipendentisti. Buona fortuna!»

In chiusura ci sarebbe da considerare anche Assemblea Veneta, un’associazione culturale che si ripromette di adattare alla realtà veneta l’esperienza dell’omonima associazione catalana. Non a caso uno dei suoi soci più autorevoli fa un endorsement, ovvero un sostegno esplicito al Partito dei Veneti. Il Prof. Carlo Lottieri infatti scrive: «Qualche leghista scontento lo si trova in tutto il Nord, ma il cuore del malessere è in Veneto. La Liga è più antica della stessa creatura di Umberto Bossi e nelle province venete il sentimento indipendentista non è mai stato completamente egemonizzato dal leghismo. Ora che con Salvini la questione dell’autogoverno è stata abbandonata, quanti vogliono costruire pure in Veneto una “prospettiva catalana” ritengono di avere buone possibilità di successo. […] I rapporti tra Salvini e gli indipendentisti veneti, dunque, saranno sempre più tesi. E in effetti già nei giorni scorsi le condanne inflitte ai “presos politics” catalani hanno suscitato varie polemiche in Veneto, dato che in Consiglio regionale i rappresentanti leghisti si sono schierati con l’opposizione catalana in galera, ma sono stati subito accusati di ipocrisia: questo perché la Lega è alleata dell’estrema destra nazionalista, la «Vox» di Santiago Abascal, che avversa ogni ipotesi scozzese di consultazione sull’autogoverno e al processo sedeva sul banco dell’accusa.»

Scrive ancora Lottieri: «…NON è assurdo ritenere che la sinistra possa essere perfino superata da un’aggregazione di forze indipendentiste e autonomiste che si è costituita nei mesi scorsi e che punta a raccogliere la frustrazione di moltissimi veneti: delusi dal fatto che, a due anni di distanza dal referendum del 2017, il Veneto non è riuscito a ottenere alcuna autonomia. Per questo motivo Zaia sarà certo ricollocato alla testa della Regione, ma sembra chiaro che la sua poltrona sia ormai scomoda, dato che aveva promesso un federalismo differenziato che neppure un esecutivo egemonizzato dalla Lega è riuscito a realizzare; e che a questo punto appare davvero lontano, dato che non è al centro degli interessi di Salvini.»

Tuttavia anche il Prof. Lottieri, come Assemblea Veneta sembrano ignorare un’altra realtà. Infatti, all’interno della consistente comunità veneta residente a Barcellona c’è chi osserva come Carles Puigdemont, con la sua pseudo dichiarazione d’indipendenza della Catalogna (e il suo tempestivo rifugiarsi all’estero) ha permesso l’incarcerazione degli altri leader politici catalani. Una cosa che dimostra come la Spagna – ma anche l’UE che ha sostenuto il paese iberico -sia antidemocratica. Ma soprattutto si ricorda che questi leader indipendentisti sono detenuti in strutture che sono gestite dalla Generalitat de Catalunya. Ovvero il loro trattamento non corrisponde a quello riservato ai detenuti della prigione di Alcatraz (spesso indicata come The Rock). Insomma, sono sì detenuti ma godono di una “libertà politica” ad altri sconosciuta. E oramai all’interno delle famiglie catalane ci si astiene dal parlare di politica, perché inevitabilmente il nucleo si divide a metà acerrimamente ostile l’una all’altra, una a favore dell’indipendenza, l’altra per il mantenimento dello status quo.

Dunque, se l’autonomia – quando verrà – sarà al cloroformio, nel Partito dei Veneti (tutto teso a farsi eleggere nelle istituzioni di quello Stato che vorrebbe abbandonare e travisando quella che sostanzialmente è l’esperienza catalana) non viene preso nella dovuta considerazione il fatto che esistono più vie per l’indipendenza, ma tutte prive di speranza laddove manca l’appoggio internazionale che nel predetto partito oggi è assente. Infatti, fintantoché la Spagna riuscirà a gestire le rivendicazioni catalane come fatti meramente interni e non cadrà nella tentazione di usare la forza, la Catalogna (come il Veneto) molto difficilmente potrà guadagnare la tanto agognata indipendenza.



Gino Quarelo

Giovanni Dalla Valle ne ha per tutti e giustamente, però dovrebbe fare un po' di autocritica visto che per anni si è speso con plebiscito.eu e il suo leader fanfarone Busato che ha ingannato i veneti con il plebiscito web truffaldino altro che quello del 1866.
Non credo che il buon Giovanni possa vantare una coscienza storico-politica e una condotta politica migliore di tanti di quelli che ha criticato
.


L'imprenditore Brazzale rinuncia

Partito dei veneti Brazzale rinuncia
https://www.ilgazzettino.it/pay/nordest ... 52941.html
VENEZIA Continuano i movimenti della campagna elettorale in vista delle Regionali. Secondo indiscrezioni, il Partito dei Veneti starebbe cercando un altro aspirante governatore, dal momento che il presunto candidato in pectore avrebbe rinunciato all'offerta. Si trattava del vicentino Roberto Brazzale, 57 anni, conosciuto per essere il signore del Gran Moravia, re del burro e dei formaggi con l'azienda casearia di famiglia a Zanè. Proprio i suoi familiari non sarebbero stati entusiasti della possibile svolta politica dell'imprenditore, il quale avrebbe così rifiutato la proposta del Partito, il quale punta ad arrivare secondo alle elezioni di primavera. Il fronte indipendentista potrebbe puntare in alternativa su un altro vicentino: Matteo Macilotti, sindaco di Chiampo. Per ora l'unica certezza riguarda la candidatura di Stefano Zecchi a sindaco di Venezia. Ieri il filosofo, intervenendo a Stasera Italia, ha parlato così della situazione nazionale: «Mi sembra una fase più da psicanalisi che non da analisi politica. Il padre di questo Governo è Renzi e si arroga il diritto di fare del figlio ciò che meglio crede».



SERVI E LECCACULO, IL MASSIMO DEL PEGGIO.
Michele Favero

https://www.facebook.com/michele.favero ... 7672278604
Ho notato qualche post di "grandi Strateghi", pieni di soddisfazione e sarcasmo dopo la notizia che a causa di notevoli impegni di lavoro, Roberto Brazzale non potrà candidarsi con una lista civica, come Presidente alla Regione Veneto. ( non ha mai rinunciato poiché non si era mai candidato)
La cosa bizzarra è che questi poveretti poi sostengono pure il libero mercato ( ammesso che sappiano cos'è...) o la concorrenza come competizione sana...però non tollerano la competizione politica se tocca il loro Doge inconcludente.

https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 383738436/

Gino Quarelo
Brazzale da uomo veneto intelligente ha capito che il progetto politico del Partito dei Veneti non ha consistenza di alcun tipo (storica, sociale, ideale, politica) e che sarebbe stato tempo e fatica sprecata, buttata via, che proprio non ne vale la pena nemmeno tentare poiché esiste già un progetto più sensato e realistico che è quello della Lega che oltretutto incontra l'adesione della maggioranza dei veneti.

La proposta de PdV è ingannevole, ambigua, illusiva e non ...

Poi avrebbe dovuto sborsare un mucchio di denari per la campagna elettorale del PdV che al massimo potrà eleggere 3 consiglieri, campagna di cui avrebebro beneficiato anche gli altri. Certamente Brazzale non sarebbe mai eletto come Presidente del Veneto ma forse come consigliere e probabilmente avrebbe dovuto rinunciare a fare il consigliere per continuare l'attività imprenditoriale.
Se ci fosse stata una probabilità di essere eletto come Presidente del Veneto allora forse poteva anche delegare parte dell'attività imprenditoriale ad altri famigliari o a qualche maneger



Conoscere per deliberare o meglio per votare
Redazione 7 Febbraio 2020
Enzo Trentin

https://www.vicenzareport.it/2020/02/co ... oswwFbOBMQ
...
Lo psichiatra anglo-veneto Giovanni Dalla Valle, che grosso modo dal 2010 al 2015 molto s’è speso per i movimenti e partiti indipendentisti veneti, quando ha visto che questo coacervo di liste e personaggi disinvolti stanno cercando di coinvolgere il noto, preparato e qualificato imprenditore: Roberto Brazzale, è sbottato con queste affermazioni: «È probabile che la Lega prenderà almeno il 70% di voti. Non ci sarà posto per quattro scombinati che ti parlano di miti e leggende di trecento anni fa, e non sono mai stati capaci di scrivere un progetto chiaro e dettagliato su come strutturare un possibile nuovo Stato indipendente. Brazzale se lo metta bene in testa. Nella coscienza collettiva il venetismo ha fallito ed è ormai associato a stupidità mista al tipico rancore dello sfigato. […] Ci vuole gente con l’animo del pioniere psicopatico per quelle cose. […] Non sono capaci di gestire più nulla da soli. […] Brazzale fa lo sbaglio che fanno tutti i terroni. Proietta su tutti gli altri vicini la sua personalità e i suoi sogni. Si faccia una bella doccia scozzese e li guardi bene in faccia i cadaveri politici da cui è insidiato. È gente già politicamente morta da anni. Roberto lo conosco da una vita. È un ragazzo intelligente ma come tutti i terroni non ha le capacità di empatia e introspezione che abbiamo noi nordici. Se davvero avesse la capacità di capire cosa c’è dentro la mente spenta di chi lo insidia si guarderebbe bene dallo sprecare tempo e soldi, e li terrebbe per migliori investimenti in gente più sveglia e lungimirante. Se anche mi sbagliassi e davvero Roberto avesse sufficientemente successo per conquistare un seggio in Regione, questo gli verrebbe subito soffiato da quel disinibito di Antonio Guadagnini e/o del suo sodale Alessio Morosin, la cui storia di tradimenti e mistificazioni è stranota a tutti gli autentici indipendentisti. Buona fortuna!»



Gino Quarelo
Dalla Valle però ha fatto l'errore di scambiare il veneto vicentino Brazzale per un terrone.
L'analisi critica di Dalla Valle è in parte corretta e condivisibile, però dovrebbe anche lui fare amara autocritica per quando si è speso con quel fanfarone di Busato del plebiscito web questo sì che fu una vera truffa illusionistica a danno dei veneti (e non quello del 1866 come demenzialmente raccontano i poveri venetisti con le loro storie di vittimismo), per fortuna Busato non è poi stato eletto in consiglio regionale.



Ricordo che in politica le cose si fanno solo se si ha la forza dei voti e della maggioranza: e la Lega non ha mai avuto la maggioranza dei voti e ha dovuto sempre fare i conti con la volontà degli alleati di coalizione e con le maggioranze parlamentari necessarie a fare le leggi e a modificare la Costituzione italiana.
L'unica cosa che si può imputare alla Lega di Salvini e Zaia è di non essere stata più cauta e modesta nelle previsioni sull'ottenimento dell'autonomia, ma si sa che in un paese come l'Italia nessun politico politicante riesce ad essere esente almeno da un po' di fanfaronaggine demagogica.
Però la Lega qualcosa ha fatto, poco ma ha dimostrato di fare e di essere coerente quando ne ha avuto la possibilità.
La Lega padana e secessionista di Bossi che è stato il più grande dei fanfaroni, non ha prodotto alcunché, la Lega di Salvini anche se tricolorata forse riuscirà a portare a casa una certa autonomia (non proprio come quella della Sicilia e di Bolzano) però meglio che niente; anche nel 1848 a Venezia, durante la ribellione all'Austria, sventolavano il tricolore italiano con su il Leone di San Marco.
I veneti sono molto frazionati e senza massicce unità e maggioranze elevatissime non si può fare nulla, tanto meno ancora se si hanno demenziali progetti politici come il ritorno della Serenissima con i suoi domini.

Anch'io mi sono illuso, anch'io mi sono fatto abbindolare e ho perso tempo qua e là, ma a forza di sbagliare qualcosa ho imparato, poco ma meglio di niente.
Una cosa che ho imparato è che ci vuole tempo e pasienza, specialmente per formarsi una coscienza e per conoscere le cose e le persone.




Michele Favero
Gino Quarelo si in effetti dall'indipendenza della Padania è passata al sovranismo italiano e a candidarsi in Calabria e Sicilia, fino a ieri parlavano di uscire dall'euro e oggi dicono mai fuori dall'euro. Prima appoggiavano i Catalani e oggi gli Spagnoli dell'ultradestra di Vox.Un chiaro esempio di coerenza. Parla d'altro non di politica povero Gino Quarelo


Gino Quarelo
In Catalogna i catalani indipendentisti sono in minoranza. E poi la politica investe ambiti e situazioni da cui non si può prescindere. Le alleanze si fanno con chi ci è più vicini e i Catalani indipendentisti e sinistri, antisemiti e filo nazi maomettani e pro invasione dei clandestini sono un problema. Fa bene Salvini a preferire VOX, non può fare diversamente.
L'indipendenza della Padania era una fanfaronata bossiana e ci siamo cascati in tanti, il sovranismo italiano in un'Europa sovietizzante è per certi versi necessario.
Tutti facciamo degli errori, degli aggiustamenti di tiro, usiamo tattiche e strategie a seconda delle contingenze storiche, le scelte politiche sono condizionate da molti fattori che non sempre sono a nostro vantaggio, spesso si deve accettare il compromesso in attesa e nella speranza di tempi migliori o più favorevoli. e poi bisogna imparare, facendo esperienza e sbagliando anche.

Io ho votato la Lega federalista e secessionista negli anni novanta poi le sono andato contro e sono stato 20 anni senza votare e adesso da due anni voto ancora Lega anche se tricolorata, la voto per scelta realista come il male minore necessario, cosciente che altro non mi è dato di poter fare.
Con i problemi che ci sono a livello globale, i condizionamenti dall'Europa, le problematiche italiane, l'invasione dei clandestini, il nazismo maomettano, il PdV per me è una iniziativa inutile (incapace di essere incisiva per sua natura e per inconsistenza numerica) per la vita dei veneti in generale, può darsi che mi sbagli ma al momento la penso così.

Michele Favero
Gino Quarelo hai parlato di COERENZA...per piacere.


Gino Quarelo
Michele Favero Coerenza realista. In Veneto la politica oltre che dall'Italia e dall'Europa è determinata dalla volontà della maggioranza dei veneti e non tanto dalla mia o dalla tua o da quella di qualche minoranza minimale e in qualche caso anche demenziale.
Tu non sei i veneti, io non sono il Veneto, noi siamo parte dei veneti e del Veneto, solo una parte, mai dimenticarlo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Indipendentismo veneto

Messaggioda Berto » sab mar 21, 2020 2:48 pm

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Re: Indipendentismo veneto

Messaggioda Berto » sab mar 21, 2020 2:49 pm

Perché Venezia non ha mai promosso uno stato nazionale veneto
https://www.facebook.com/groups/5568991 ... 857887385/

Perché Venezia o meglio la sua aristocrazia non ha mai promosso uno stato nazionale veneto a sovranità democratica di tutti i veneti dei suoi domini di terra, quando come città dominante aveva il potere politico di farlo?
https://www.facebook.com/groups/5568991 ... 857887385/

Probabilmente perché non si identificava con loro, non li riconosceva come veneti al pari loro e poi perché era arrogantemente aristocratica e antidemocratica e non voleva spartire il potere con i sudditi che presuntuosamente riteneva indegni.

Se il popolo dei contadini delle province venete era con Venezia, con il dominio della sua aristocrazia, invece non le erano certo favorevoli le aristocrazie e la borghezia che avevano fatto proprie le istanze democratiche e aspiravano al potere politico che Venezia però negava loro e per questo era divenuta un nemico da abbattere e per questo è stata travolta dal fiume impetuoso della storia e ha perso tutto:
ha perso i domini di mare e i domini di terra, ha perso l'impero, ha perso lo status di dominante, ha perso la sovranità e l'indipendenza politica, ha perso la dignità e la gloria, e ha perso l'occasione di promuovere uno stato nazionale a sovranità di tutti i veneti che le avrebbe portato l'amore assoluto e la riconoscenza eterna di tutti veneti.

Se fossi nato a Vicenza nel settecento (anziché nel novecento) sarei stato anch'io democratico, avrei promosso la democrazia e sarei stato avverso all'aristocrazia antidemocratica veneziana.



Democrazia, cittadinanza, valori doveri e diritti umani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 183&t=2683
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9367460016

Filone dedicato ai venetisti venezianisti che credono che la democrazia e l'illuminismo siano un male a cui preferire l'idealizzata aristocrazia veneziana presuntuosa, arrogante e antidemocratica e quello che la loro frangia cattolico romana considera come un regime perfetto di teocrazia cristiana; tutto un mondo demenziale caratterizzato da un forte antisemitismo.


A Venezia interessava solo se stessa, il suo potere, il suo benessere e null'altro.

Cambrai Agnadello di Alvise Zorzi

https://photos.app.goo.gl/jtHtabW14muhVGUz6
https://picasaweb.google.com/1001409263 ... lvixeXorxi


https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... di-kw6.jpg
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La Repubblica Serenissima di Ivonne Cacciavillani
https://photos.app.goo.gl/vYLTypsLyw9scdux6


https://picasaweb.google.com/1001409263 ... deaDItalia

https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... 0/kw18.jpg
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La Repubblica Serenissima e l'idea di Italia
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =138&t=525
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Re: Indipendentismo veneto

Messaggioda Berto » sab mar 21, 2020 2:51 pm

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Re: Indipendentismo veneto

Messaggioda Berto » sab mar 21, 2020 2:52 pm

Io non saro mai con questi indipendentismi antisemiti e filo nazimaomettani

Io non saro mai con questi indipendentismi che se la fanno con i nazi comunisti, con i nazi maomettani e che sono antisemiti
https://www.facebook.com/groups/5568991 ... 987590172/


SCOZIA, LO SNP PRONTO AD ALLEARSI CON L’ESTREMA SINISTRA DI CORBYN
di MARIETTO CERNEAZ
Teste dure gli scozzesi e sono pronti ad allearsi con l’estrema sinistra pur di riuscire nei loro obbiettivi. Quali sono?

https://www.miglioverde.eu/scozia-lo-sn ... ELhw4I-ZUA

“Proteggere la Scozia dai Tory”, insistere con la secessione scozzese, evitare un nuovo governo Johnson e favorire un referendum bis sulla Brexit (per la prima ministra scozzese la visione sull’Europa mostra una frattura insanabile con gli inglesi. Parla come se Edimburgo fosse sovrana. “Noi partner affidabile. Vogliamo la libertà di circolazione, pronti a contribuire per le sfide comuni”, ha detto tempo fa a Juncker e Barnier). Sono gli obiettivi indicati da Nicola Sturgeon, first minister di Edimburgo, nella presentazione del manifesto elettorale degli indipendentisti dell’Snp per il voto britannico del 12 dicembre.

Sturgeon ha ribadito l’apertura di uno spiraglio al Labour di Jeremy Corbyn, evocando “un’alleanza progressista” dopo le urne, anche se ha criticato la neutralità promessa dal capo laburista in caso d’un secondo referendum sull’uscita dall’Ue. Premessa dell’intesa resta peraltro un ok di Corbyn a una rivincita referendaria pure sull’indipendenza, che l’Snp chiede nel 2020.

Porte sbarrate invece ai conservatori: con Boris Johnson liquidato da Sturgeon come leader “pericoloso e non idoneo all’ufficio” di premier.



La Catalogna non merita il mio sostegno alla causa della sua indipendenza.


Gino Quarelo
Abbandono la solidariètà alla Catalogna per la sua indipendenza dalla Spagna; poiché la maggioranza catalana si è manifestata ferocemente e demenzialmente antisemita e antisraeliana e questo per me rende la Catalogna indegna di essere sostenuta.
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674




Jeremy Corbyn non è stato eletto e il suo partito ha subito una profonda sconfitta

Londra, Blair attacca Corbyn: "Risultato vergognoso"
di ENRICO FRANCESCHINI
18 dicembre 2019

https://www.repubblica.it/esteri/2019/1 ... 243769066/


LONDRA - Tony Blair attacca Jeremy Corbyn e la linea politica che ha portato il Labour alla peggiore sconfitta elettorale dal 1935. Il leader di più successo nella storia del partito laburista, eletto tre volte consecutivamente a Downing Street, aveva trattenuto le critiche durante la campagna elettorale. Ma oggi, in un discorso pronunciato a Londra che traccia un bilancio del "risultato vergognoso" del voto, non risparmia le accuse a Corbyn, ammonendo che il partito "rischia di scomparire" se non cambia. Un processo al corbynismo che coinvolge gran parte del Labour: martedì sera, alla prima riunione del leader dimissionario ma ancora al comando con i deputati superstiti, il 70enne capo laburista è stato fatto a pezzi.

La prima responsabilità della sconfitta, afferma Blair, è da imputare alla "quasi comica indecisione sulla Brexit" da parte di Corbyn, che ha finito per "inimicarci entrambe le parti", ossia coloro che volevano fermare la brexit e coloro che volevano realizzarla. Come è noto, Corbyn si era impegnato a rimanere "neutrale" sulla questione, promettendo di seguire la decisione presa dal popolo in un secondo referendum, qualunque essa fosse. "Non avremmo dovuto cadere nella trappola di accettare un'elezione sulla Brexit senza avere noi stessi una chiara posizione sulla Brexit", osserva l'ex-premier laburista. Allusione alla proposta di indire prima un secondo referendum sulla Brexit e fare poi le elezioni, che sarebbe stata possibile votando la sfiducia al governo di Boris Johnson e formando un governo di coalizione con un premier a interim per sei mesi o un anno: ma la condizione posta dagli altri partiti era che il premier non fosse Corbyn e Corbyn rifiutò.
"Sono convinto che con un leader diverso avremmo potuto mantenere il voto laburista nelle aree che sono passate ai Tories", continua Blair. Le sue critiche a Corbyn, spiega, "non sono un attacco alla persona". Ma aggiunge: "La gente lo ha visto come un leader che sostanzialmente si oppone ai valori di un paese come la Gran Bretagna e dell'Occidente. Corbyn ha simboleggiato un genere di socialismo quasi rivoluzionario, mescolando una politica economica di estrema sinistra con una profonda ostilità alla politica estera occidentale. E questo cocktail non attirerà mai il tradizionale voto laburista".

Blair prosegue notando che "il movimento di estrema sinistra sbocciato dalla leadership di Corbyn", riferimento all'organizzazione giovanile Momentum che lo ha sostenuto aiutandolo a essere eletto leader del Labour, è diventato una specie di "setta" all'interno del partito, "del tutto incapace di rappresentare un governo credibile in grado di essere eletto". Alle polemiche sull'antisemitismo che Corbyn avrebbe tollerato o non represso a sufficienza nel partito, Blair riserva le sue accuse più gravi: "L'incapacità di risolvere questo problema ha provocato un disgusto in alcuni di noi che votano Labour, mettendoci per la prima volta nella nostra vita in conflitto con il continuare a votarlo". E l'ex-premier critica anche la tesi ripetuta da Corbyn dopo la sconfitta secondo cui il suo programma elettorale era comunque popolare: "Alcune singole proposte possono esserlo, come rinazionalizzare le ferrovie, ma il programma nel suo insieme era una lista di 100 pagine di desideri irrealizzabili. Qualsiasi scemo può promettere un mondo in cui tutto è gratis, ma gli elettori non sono scemi".

Blair ha citato un sondaggio condotto dalla sua fondazione di studi politici nelle regioni del nord-est che erano una roccaforte del Labour, la cosiddetta "Muraglia Rossa", ma che stavolta hanno votato per i conservatori, da cui risulta che non solo e non tanto la Brexit ha avuto un peso decisivo, ma soprattutto l'immagine di un leader visto come non abbastanza patriottico, non abbasta pro-Occidente e pronto a fare eccessive promesse di spesa pubblica che rischiano di indebitare lo stato o fare aumentare radicalmente le tasse. "La sfida per il Labour", conclude Blair, "è incarnare una moderna coalizione progressista con la capacità di vincere elezioni e mantenere il potere, o ammettere di avere esaurito la sua missione originale".

Intanto due esponenti dell'ala centrista e pro-Ue del partito annunciano che potrebbero candidarsi alla leadership: Keir Starmer, ministro per il negoziato sulla Brexit nel governo ombra dell'opposizione, secondo cui il Labour deve tornare a essere "una grande chiesa in cui c'è posto per tutti, corbyniani e blairiani", e la deputata Yvette Cooper, secondo cui il partito deve essere "più inclusivo". Dovranno vedersela nelle primarie, la primavera prossima, contro la candidata appoggiata da Corbyn, Rebecca Long-Bailey, per sostenere la quale Corbyn è probabilmente rimasto alla guida del Labour anziché dimettersi subito come gli chiedono in tanti.

Un'analisi del Guardian indica che, anche se il Labour riconquistasse la "Muraglia Rossa" del nord-est, non gli basterebbe per tornare al potere: per vincere le elezioni dovrebbe fare breccia anche nel sud-ovest dell'Inghilterra, in quel territorio moderato e conservatore che Blair riuscì a portare dalla sua parte. La strada dai 203 deputati vinti la settimana scorsa da Jeremy Corbyn ai 418 deputati vinti nel 1997 da Tony Blair sarà lunga. E intanto la deputata anti-Brexit Emily Thornberry si candida alla successione, dichiarando: "Abbiamo regalato la vittoria a Boris Johnson".
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Re: Indipendentismo veneto

Messaggioda Berto » sab mar 21, 2020 2:56 pm

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Re: Indipendentismo veneto

Messaggioda Berto » sab mar 21, 2020 2:58 pm

Ecco un esempio delle falsità e delle demenzialità venetiste-venezianiste di uno dei membri intellettuali del PdV; un partito che racconta menzogne non merita alcun voto, non ci può fidare in alcun modo.


UN VENETO CHE SOSTIENE IL PARTITO UNIONISTA ITALIANO DI DESTRA "LEGA PER SALVINI PREMIER" È UN "QUISLING"
Davide Lovat
3 dicembre 2019

https://www.facebook.com/andrea.maroso. ... 6979946328

Vidkun Quisling fu un norvegese collaborazionista del nazismo. Il suo cognome è diventato in politica quello che il nome di Giuda Iscariota è diventato in religione: "traditore". Chi è consapevolmente parte del popolo della Repubblica di San Marco, attualmente occupata dall'Italia, non può in alcun modo sostenere il partito che serve proprio al potere romano per annientare la spinta dei Veneti verso la libertà e l'indipendenza dall'Italia.


Gino quarelo

Ecco un esempio delle falsità e delle demenzialità venetiste-venezianiste di uno dei membri intellettuali del PdV; un partito che racconta menzogne non merita alcun voto, non ci può fidare in alcun modo.
Non esiste alcun popolo della Repubblica di San Marco che a sua volta non esiste da nessuna parte;
repubblica che è sì esistita nel passato ma che poi è terminata 222 anni fa, riformata momentaneamente nel 1848 a Venezia da Daniele Manin ma senza l'adesione dei veneti non veneziani e completamente all'insegna del tricolore italiano.
Poi il territorio della ex Repubblica di San Marco o Serenissima (che non era una repubblica democratica e federale e dove la maggioranza dei veneti erano sudditi e non sovrani) non è mai stato occupato dall'Italia ma i suoi abitanti nel 1866 vi hanno aderito spontaneamente sperando di poter avere un futuro migliore che con l'Austria o la Francia.
Poi la maggioranza dei veneti non è contro l'Italia e non vuole l'indipendenza ma caso mai l'autonomia.
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Re: Indipendentismo veneto

Messaggioda Berto » sab mar 21, 2020 3:01 pm

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