In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » ven nov 01, 2019 3:59 pm

In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà veramente ai veneti?

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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » ven nov 01, 2019 4:02 pm

Il Partito dei Veneti è partito ma non basta
Franco Falezza

Come avete ben capito sto parlando del neonato Partito dei Veneti, finalmente dopo tanta attesa è arrivato, o meglio, è partito, dove arriverà lo vedremo in futuro. Alla fine le varie anime dell’indipendentismo veneto hanno trovato un accordo per mettersi insieme.

Abbiamo sempre fatto fatica a capire i contrasti che di volta in volta creavano divisioni, abbiamo sopportato gli errori che poi portavano a spaccature e incomprensioni, ci siamo dati da fare per evitare che accadessero, ma alla fine non ci siamo mai riusciti, ogni volta è sempre capitato che qualcuno o qualcosa rovinasse tutto.

Speriamo che questa sia la volta buona e i presupposti perché lo sia ci sono tutti, ma… e c’è un ma, non bisogna ripetere gli errori del passato, perché, e questo è Einstein che lo dice, è assurdo pensare di fare sempre le stesse cose e aspettarsi risultati diversi.

Allora come prima cosa questo Partito dei Veneti deve essere inclusivo, cioè nessuno di quelli che la pensano allo stesso modo deve rimanerne fuori. Sembra ovvio, se la pensiamo allo stesso modo perché stare divisi? Ci sono vecchie ruggini e torti subiti da una parte o dall’altra da superare, sono d’accordo non è facile, ma ci dobbiamo riuscire.

Ci dobbiamo riuscire perché questa unità politica avrà quella credibilità che permetterà di raggiungere a breve e a medio termine traguardi e obiettivi adesso impensabili.

Ci restituirà quella voglia di fare e di impegnarci adesso latente in molti di noi, ci consentirà di tornare a sperare di avere la possibilità di realizzare concretamente e in tempi brevi i nostri obiettivi.

Quali sono quelle cose che permettono di stare insieme senza litigare? Le regole! È ovvio, è la scoperta dell’acqua calda e lo sanno tutti in una società, in una coppia o in un gruppo se non si vuole litigare ci voglio le regole, regole chiare condivise, rispettate e fatte rispettare a tutti.

Ecco questo nuovo partito se vuole essere inclusivo e non disfarsi alla prima difficoltà o il giorno dopo le elezioni deve avere delle regole, delle regole di ferro per permettere la serena collaborazione di tutti e, soprattutto, a garanzia di tutti.

Le regole, se sono fatte bene, danno le giuste garanzie a tutti e così possono permettere anche il superamento di diffidenze e dubbi che adesso sembrano insormontabili, sono quella cosa indispensabile per completare l’unità politica dei veneti.

Per questo serve una fase costituente subito, non è una perdita di tempo, ma un’azione indispensabile in cui si stabiliscono le regole comuni, i termini e gli obiettivi del progetto politico e il percorso per raggiungerli. Non occorre discutere per mesi come si è fatto in passato, questa fase, se logo-PartitoDVenetisi vuole, può essere anche molto breve, è un percorso tecnico che permette il raggiungimento di importati traguardi politici, ma non è ne eludibile ne rimandabile.

Rimandare questa fase comporta dei rischi che possono portare al fallimento di questa iniziativa. Se ci sono dei problemi è meglio affrontarli e risolverli subito, più si aspetta, peggio sarà.

Capisco che questo possa preoccupare gli attuali dirigenti, perché chi è capo adesso non è detto che lo sarà anche dopo, chi ha il posto in lista assicurato ora potrebbe non averlo assicurato dopo, penso che il principale ostacolo alla fase costituente sia proprio questo, paura di perdere qualcosa.

La realtà è che se non si darà seguito alla costituente le cose che si perderanno saranno molte di più e avere un posto in lista se non ci saranno eletti a cosa serve? Solo a spendere soldi!

Per risolvere questo problema posso suggerire di prevedere lo svolgimento di elezioni primarie per stabilire i candidati delle liste, questo comporterebbe che tutti avrebbero le stesse possibilità di concorrere senza timori di esclusioni, ma non solo, si avrebbe anche la garanzia di mettere in lista i candidati più forti e con più consenso. Nessuno avrebbe il timore di essere escluso a priori.

Come si può vedere, se si vuole, le regole a garanzia di tutti si trovano e l’unità è possibile. L’unità è necessaria per essere più forti, per essere più credibili e per raggiungere i nostri obiettivi! Coraggio ce la possiamo fare. Avanti così.

Francesco Falezza

francesco.falezz@gmail.com

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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » ven nov 01, 2019 4:03 pm

Antonio Guadagnini
31 agosto 2019

Il Partito dei Veneti (PDV) è un partito territoriale che intende rappresentare e difendere le istanze dei Veneti.
Il PDV crede nel valore dell’autogoverno e nel principio di sussidiarietà
Il PDV crede che ogni territorio abbia il diritto e il dovere di governarsi rispettando e assecondando la propria identità, il proprio modo di essere, i propri valori, le proprie tradizioni.
Il PDV Crede nel valore della libertà coniugato a quello della responsabilità
Il PDV crede nel valore dell’impresa, del libero mercato e dell’iniziativa privata.
Il PDV crede nel valore del lavoro come strumento indispensabile per garantire la dignità della persona
Il PDV crede nel valori della persona e della comunità. Valori che stanno a fondamento della comune casa europea.
Il PDV crede nel valore della solidarietà, dell’altruismo e del volontariato. Una comunità cresce forte ed equilibrata se i suoi componenti si preoccupano uno dell’altro, al fine di consentire a tutti una vita dignitosa e il più possibile serena.
Il PDV crede nel valore dell’interazione e della collaborazione tra le diverse comunità in Europa e fuori dall’Europa.
Il PDV crede in una nuova Europa dei Popoli che superi le contraddizioni dell’attuale Europa degli Stati nazionali.
Il PDV concepisce il mondo come una comunità globale; una rete di nodi che traggono reciproco vantaggio dalla loro interazione e collaborazione.
Il PDV concepisce il Veneto come nodo di una rete globale integrata e interconnessa.


Manifesto politico del Partito dei Veneti
Pubblicato il Ottobre 28, 2019

https://partitodeiveneti.com/manifesto- ... -73Ihbcm9c

Noi del Partito dei Veneti,
Crediamo nel valore dell’autogoverno e nel diritto di ogni popolo ad autodeterminarsi liberamente e pacificamente.
Crediamo nel valore supremo della libertà coniugato al valore della responsabilità.
Crediamo nel principio universale di sussidiarietà, secondo cui ogni territorio ha il diritto di governarsi rispettando e assecondando la propria identità, il proprio modo di essere e i propri valori.
Crediamo nel valore dell’impresa e del lavoro, come strumento indispensabile per garantire la dignità alla persona.
Crediamo nel valore dell’ambiente, della sua salvaguardia in quanto elemento fondante del territorio in cui viviamo.
Crediamo nel valore della famiglia come base della nostra società.
Crediamo nel valore della solidarietà, del volontariato e dell’aiutare liberamente il prossimo.
Crediamo in una nuova Europa, quella dei Popoli, che superi le contraddizioni dell’attuale Europa, quella degli Stati nazionali.
Crediamo nel valore dell’interazione e della collaborazione tra le diverse comunità nel mondo e crediamo altresì che il Veneto debba esserne protagonista, parte integrante della grande rete globale senza mai rinunciare alla propria libertà e identità.
Siamo il partito che intende rappresentare e difendere veramente e concretamente le istanze e gli interessi dei Veneti.
In questo noi crediamo e per questo difronte a tutti voi ci impegnamo.
Veneti, il momento è ora! No se pol far de manco!
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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » ven nov 01, 2019 4:03 pm

Il 19 ottobre i veneti saranno a Padova per dar vita al Partito del territorio
30 settembre 2019
Giacomo Mirto Coord. Partito dei Veneti

https://partitodeiveneti.com/19-ottobre ... G7XSkNzlow

Sabato 19 ottobre dalle ore 15 al Palageox di Padova, si terrà la grande convention che segnerà la nascita del “Partito dei Veneti”. All’evento hanno già aderito la maggior parte delle sigle autonomiste e indipendentiste oltre a personalità della società civile, dal mondo imprenditoriale ed accademico.

Giacomo Mirto, coordinatore Regionale del Partito dei Veneti, spiega come “a quasi due anni dal referendum autonomista dopo le promesse dei vari Governi che si sono susseguiti e che non hanno portato nessun risultato se non a continui rinvii, è giunto il momento che i veneti si dotino di un proprio Partito in grado di difendere realmente e concretamente i propri interessi. Ad oggi infatti, tutti i Partiti rispondono a segreterie ed elettori che vivono fuori dal Veneto e questa è la prima causa del fallimento di ogni trattativa con Roma per adempiere al mandato popolare referendario. Daremo per questo vita ad un Partito che dovrà rispondere ai soli veneti, difendendo i loro esclusivi interessi”.

Giacomo Mirto prosegue dicendo che “si preannuncia una giornata storica. Abbiamo già ricevuto centinaia di adesioni e diversi pullman arriveranno da tutto il Veneto. Finalmente i veneti si uniscono attorno all’unico vero progetto di Autogoverno in grado di dare risposte concrete al territorio. Invito quindi tutti i veneti a partecipare alla convention e assistere così ad una giornata che rimarrà nel libri di storia. Il momento è ora, #NoSePolFarDeManco!”.
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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » ven nov 01, 2019 4:09 pm

Inadeguatezza di certi indipendentisti veneti
7 ottobre 2019
Enzo Trentin

https://www.vicenzareport.it/2019/10/in ... QJSKMlGh08

Vicenza – Sabato 19 ottobre, al Gran Teatro Geox di Padova, si terrà la convention del Partito dei Veneti, che avrà per titolo “No se pol far de manco!”. È la logica conseguenza del fatto che ad aprile 2019 i movimenti Siamo Veneto, Indipendenza Veneta, Gruppo Chiavegato, Progetto Veneto Autonomo, Veneto Stato d’Europa, oltre ad una serie di reti civiche locali, si sono riuniti nel Partito dei Veneti che, come spiega Antonio Guadagnini, Consigliere regionale di Siamo Veneto, «ha l’ambizione di essere il partito territoriale, sul modello dei partiti territoriali di Trento e Bolzano; con i quali, non a caso, abbiamo firmato un patto di collaborazione».

L’episodio padovano è chiaramente il lancio della campagna elettorale per le regionali del 2020; ma sull’evento sembra stendersi ‘un tappeto di nuvole gravide di pioggia’. Infatti, Roberto Agirmo scrive che stante la legge elettorale, il diritto di presentare la lista nel 2020 con l’esenzione alla raccolta delle firme spetta ad ‘Indipendenza Noi Veneto con Zaia’, e non al movimento ‘Siamo Veneto’, creato dopo l’abbandono della lista che ha eletto Antonio Guadagnini. Questo almeno secondo degli autorevoli pareri di Legali e costituzionalisti.

E pur ammettendo che vi possono essere delle interpretazioni, sostiene Roberto Agirmo: “È ‘Indipendenza Noi Veneto’ il soggetto che ha consentito l’elezione di Guadagnini. Dunque è quest’ultima formazione che presenterà le sue liste per proseguire il percorso intrapreso a suo tempo”. Sembra dunque che spetterà ai giudici sentenziare sul fatto che Antonio Guadagnini, eletto in quota ‘Indipendenza Noi Veneto’, possa o meno rivendicare a suo favore il fatto che un Consigliere regionale non ha vincolo di mandato (Art. 1, Comma 3, Legge Regionale n. 5 del 16 gennaio 2012).

Insomma, par di capire: i giudici delibereranno il fatto che un eletto può non rappresentare i cittadini che l’hanno votato? Naturalmente ad Alessio Morosin (leader di ‘Indipendenza Veneta’), e ad altre persone fa comodo la presenza del discusso Antonio Guadagnini, perché dalla sua carica istituzionale solleva il ‘Partito dei Veneti’ dall’onerosa raccolta di circa 2000 firme per ogni provincia, a supporto delle liste elettorali. Fonti riservate sostengono che Morosin si rende conto della situazione imbarazzante, ma preferisce nicchiare sostenendo che lo fa per il bene della causa indipendentista.

Tuttavia ai nobili ideali di Morosin si contrappongono le argomentazioni del Comitato di Liberazione Nazionale Veneto che, in una nota del 7 gennaio 2018, argomenta: «L’obiettivo, nel caso di IV, come ben esposto nel proprio programma, è quello primario di portare la Regione Veneto, in qualità di ente amministrativo sub-statale italiano ad applicare l’autodeterminazione del popolo veneto; fino alla dichiarazione di indipendenza. «Quindi (e il discorso è valido per il Partito dei Veneti. Ndr), IV è configurabile come una associazione partitica che risponde in tutto e per tutto ai dettami della Costituzione italiana, e può operare esclusivamente in ambito italiano; presentandosi a regolari votazioni per la raccolta del consenso su un definito programma elettorale.

«Com’è possibile – si chiede il Cnlv – che un partito italiano consapevole di dipendere dalla Costituzione italiana, la quale dispone con l’articolo n. 5 che la Repubblica italiana è una e indivisibile, si autodefinisca ‘Indipendenza Veneta’ richiamando ingannevolmente la possibilità di tramutare la Regione Veneto in uno Stato sovrano? Se realmente l’obiettivo fosse quello di dichiarare l’indipendenza della Regione Veneto tentando la secessione (e non la decolonizzazione), come si pensa di contrastare il commissariamento che ne deriverebbe dall’applicazione dell’articolo n. 120 della Costituzione italiana?

Il Cnlv proseguire con ulteriori domande. “Porterebbe a un inutile spreco di energie e sempre comunque ad una conclusione: si sta assistendo ad un fenomeno pressoché identico a quello che da almeno quarant’anni si va manifestando nel panorama della caotica politica italiana generato da un noto partito nordista, che a suon di inconsistenti slogan autonomisti, indipendentisti, maxiregionalisti e chi più ne ha più ne metta, ha abbindolato milioni di persone che sprovvedutamente, causa la scarsa consapevolezza identitaria, ne hanno sostenuto le inverosimili istanze; con il risultato di essere rimasti con un palmo di naso e con la situazione peggiorata”.

“Lo stesso fenomeno si sta ora riproponendo con l’obiettivo di portare, in apparenza, la Regione Veneto all’indipendenza sapendo di mentire sulla fattibilità della cosa. Tutto ciò è chiaramente una montatura propagandistica finalizzata alla raccolta del voto tra gli sprovveduti e i creduloni; infatti la Regione Veneto non potrà mai diventare uno Stato sovrano, al massimo, e con molte difficoltà, potrà tentare la secessione sull’esempio del popolo catalano”.

Fu nell’ottobre 2017 che i partiti politici indipendentisti (quelli rientranti nel Parlamento catalano organo amministrativo sub-statale spagnolo, sostanzialmente il pari del Consiglio Regionale del Veneto nei confronti dello Stato italiano) hanno tentato di portare al voto il popolo in violazione dell’articolo n. 2 della Costituzione spagnola, legittimando il governo centrale ad intervenire militarmente (con l’aiuto dell’EuroGenFor – Forza di Gendarmeria Europea la cui sede è presso la Caserma “Chinotto” di Vicenza) applicando l’articolo di salvaguardia n. 155 della stessa Carta Costituzionale, togliendo anche quell’autonomia che gli era già stata concessa.

«Gli stessi partiti indipendentisti catalani hanno giurato fedeltà sulla costituzione spagnola, pertanto optare per la secessione dallo Stato spagnolo è stata una vera contraddizione: o sei spagnolo e stai alle regole del gioco o sei catalano e ti fai le tue istituzioni partendo da zero in base alla tua identità storica, e la stessa cosa varrebbe anche per i veneti residenti nella regione del Veneto, a tutti gli effetti cittadini italiani (i noti “venetisti”). «Dunque, il fine è esclusivamente quello di ottenere un posto in Consiglio regionale sfruttando l’ampia disinformazione popolare, e la scarsa consapevolezza identitaria, le quali permettono ancora il sistema dei partiti basato sull’ideologia destrutturante della moda del momento (il venetismo in questo caso) e sull’illusione di vane promesse che portano esclusivamente al tornaconto personale di qualcuno.»

Alle sostanziali argomentazioni del Comitato di Liberazione Nazionale Veneto, Giovanni Dalla Valle (responsabile di Venetian Ambassadors, organizzazione internazionale non-profit che promuove l’immagine, il lavoro e gli interessi dei Cittadini Veneti nel Mondo) aggiunge: «Gli attuali pseudo indipendentisti veneti non hanno mai risposto a come sarebbe un futuro Veneto indipendente, e cosa farebbero se per ipotesi domani stesso il Veneto fosse in regime di autodeterminazione. «Per esempio: Il Veneto sarebbe fuori dall’UE. lo ha dichiarato esplicitamente l’UE in occasione dei referendum per l’indipendenza della Catalogna. Tuttavia (ed è una domanda per i lettori) che svantaggi ci sarebbero considerando che l’attuale posto occupato dall’Italia in sede di Commissione europea, che è l’organismo non eletto che esercita potere legislativo ed esecutivo sugli Stati membri dell’UE, attualmente è poco incisivo?

Parimenti un Veneto indipendente sarebbe fuori dal Parlamento europeo con i suoi 751 membri eletti pubblicamente, che è in grado di approvare, respingere o suggerire modifiche alla legislazione emanata dalla Commissione, ma non è in grado di avviare il processo legislativo in sé. . Ciò nonostante un Veneto indipendente rimarrebbe, o no, soggetto alla giurisdizione della controversa Corte europea dei diritti dell’uomo, che è un’organizzazione non UE? . Perché, eventualmente, non si potrebbero contrattare con l’UE degli accordi; quali per ipotesi quelli in essere con la manciata di paesi extra UE nel mercato unico: Norvegia, Islanda, Lichtenstein?

Quali vantaggi avrebbe un Veneto indipendente che non aderisce all’UE che impone per garantire una “parità di condizioni” all’interno del mercato unico? Queste normative si applicano a tutti i livelli nei Paesi in cui sono imposte, non solo per le merci che sono effettivamente scambiate tra gli Stati membri e prescrivono di tutto, dagli standard alimentari, all’uso di prodotti chimici, all’orario di lavoro, alle procedure per la salute e la sicurezza sul lavoro, e altro ancora. Dove sarebbe l’autogoverno del popolo veneto, e come verrebbe esercitato? . Oltre a lasciare il mercato unico, per un Veneto indipendente comporterebbe anche l’uscita immediata dall’Unione doganale dell’UE.

Ciò significherebbe che un Veneto indipendente non dovrebbe più applicare le stesse tariffe e quote degli altri paesi UE quando negozia con paesi terzi. In altre parole, un Veneto indipendente riacquisterebbe la capacità di stabilire autonomamente le proprie tariffe e di negoziare accordi commerciali suoi propri con gli altri paesi, anziché essere coperto dagli accordi commerciali dell’UE. Nel ‘Partito dei Veneti’, chi e come affronta queste problematiche? «Chi ha mai sentito parlare di questi problemi uno – dicasi uno – dei soggetti pseudo indipendentisti (rimpannucciati, secondo le convenienze, da autonomisti dell’undicesima ora) aderenti al ‘Partito dei Veneti’?» si chiede infine Giovanni Dalla Valle.

Insomma, secondo coloro che sono maggiormente impegnati sul fronte della autodeterminazione, ci sono alcuni sedicenti indipendentisti veneti che si mostrano in guerra contro la realtà, e lungi dal vedere il presente della Scozia e della Catalogna come una potenziale fonte di saggezza e intuizione, questi politicanti privi di progetto continuano ad impiegare la storia del Veneto come un’arma ideologica, strumentalizzandola, distorcendola e manipolandola al servizio delle loro ambizioni. Eppure, la fase di studio di un progetto politico- istituzionale procura una crescita politico-sociale autentica; mentre l’espansione della competizione elettorale con la sua demagogia elude la necessaria conquista dei cuori e delle menti dei veneti.
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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » ven nov 01, 2019 4:10 pm

Presentato a Padova il Partito dei Veneti
Una nuova formazione politica territoriale formata da diversi partiti della galassia indipendentista. Obiettivo l’autonomia della Regione
di Arianna Garavaglia
https://www.rainews.it/tgr/veneto/video ... 0fbd1.html
Abbiamo intervistato Antonio Guadagnini, Partito dei Veneti e consigliere regionale; Alessio Morosin, Partito dei Veneti


"Partito dei veneti", che partenza: lanciata la sfida a Zaia e alla Lega
19 ottobre 2019

http://www.padovaoggi.it/politica/parti ... WrWOliW_ag

Che folla al Palageox di Padova per il lancio del Partito dei Veneti. Organizzatori assolutamente entusiasti annunciano essere stata superata ogni più rosea aspettativa circa l’affluenza. Dieci i movimenti e partiti veneti aderenti oltre a personalità del mondo imprenditoriale e accademico. Giacomo Mirto il Coordinatore Regionale del Partito dei Veneti commenta così: «1500 delegati hanno sancito la nascita del Partito dei Veneti. È stata la più grande convention pro-autogoverno della storia moderna del Veneto. Siamo assolutamente soddisfatti e da oggi i partiti nazionali non potranno più ignorarci e Roma non potrà fare a meno di confrontarsi con noi».Al grido “Autogoverno!” i partecipanti hanno poi sottoscritto il manifesto politico.

Sul palco si sono susseguiti volti giovani e storici dell’indipendentismo veneto, amministratori locali e regionali, imprenditori e rappresentanti di categoria. «Abbiamo finalmente unito i veneti e dato vita all’unico partito in grado di difendere gli interessi di tutti noi», dichiarano dal palco durante i saluti finali in cui viene letto il manifesto politico. Tra questi anche l'assessora allo sport di Treviso, Silvia Nizzetto, il consigliere regionale Antonio Guadagnini, l'ex parlamentare Paola Goisis per citare quelli che hanno ricoperto o ricoprono ruoli istituzionali.

Annunciati i prossimi passi, spiegati dal portavoce, Giacomo Mirto: «Ora comincia il lavoro capillare sul territorio. Andremo in tutti i Comuni del Veneto a far capire come la partitocrazia italiana abbia fallito e come nel 2020 i veneti hanno la possibilità di voltare finalmente pagina. Siamo infatti già al lavoro per le liste che correranno in tutte le provincie alle elezioni Regionali del prossimo anno. Liste di peso, con persone conosciute, preparate e pronte a prendere in mano il Governo regionale. Nelle prossime settimane inizieremo a presentare le candidature e mettere in campo iniziative anche non convenzionali per farci conoscere».

Non è mancato un omaggio agli indipendentisti catalani che in questi giorni vivono una repressione indegna da parte di uno Stato che si definisce democratico. «L’autodeterminazione dei popoli non si arresta e dal Veneto presto un segnale forte e chiaro all’Europa intera», ha ripetuto Mirto insieme ai tanti che sono intervenuti sul palco. Tante le critiche alla Lega, sia sulla mancata autonomia che sulla scelta di aprirsi a posizioni che, a parere di tanti, sono lontane dal sentire comune. «A Roma con la Meloni e con gente che con noi non c'entra nulla. La Lega è un partito nazionale, di quel tipo che abbiamo sempre contestato».
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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » ven nov 01, 2019 4:11 pm

Padova oppure Roma? Salvini dinanzi al Veneto e all’Italia
Da Il Foglio, 18 ottobre 2019

http://www.brunoleoni.it/padova-oppure- ... 5g0rde3lH0

Da giorni sui social circola un poster con Morpheus, il personaggio di “Matrix”, che porge due pillole: una indicante Padova e l’altra, invece, che fa riferimento a Roma. È una trovata del neonato “Partito dei veneti” per sottolineare come sabato alle ore 15 si potrà andare alla loro prima convention, al Palageox di Padova, oppure confluire nella Capitale, dove Matteo Salvini ha convocato i leghisti in nome di quello che ha chiamato “l’orgoglio italiano”.

I veneti che scenderanno a Roma saranno molti di più di quelli, pur numerosi, che si ritroveranno per capire cosa sta succedendo nella galassia indipendentista, ora riunita da questa aggregazione che è già in campagna elettorale in vista delle elezioni regionali. Certo la contemporaneità dei due incontri esalta numerose contraddizioni, dato che non tutti i leghisti hanno digerito l’abbandono dei loro temi tradizionali e la costruzione di un nuovo partito sovranista.

Qualche leghista scontento lo si trova in tutto il Nord, ma il cuore del malessere è in Veneto. La Liga è più antica della stessa creatura di Umberto Bossi e nelle province venete il sentimento indipendentista non è mai stato completamente egemonizzato dal leghismo. Ora che con Salvini la questione dell’autogoverno è stata abbandonata, quanti vogliono costruire pure in Veneto una “prospettiva catalana” ritengono di avere buone possibilità di successo.

Grazie alla “mediazione” di Luca Zaia, finora Salvini è riuscito a far giocare alla Lega due ruoli in commedia: localista a Venezia e nazionalista a Roma e nel Mezzogiorno. La contemporaneità degli appuntamenti e, più in generale, il venire alla luce di questioni cruciali (a partire dal tiepido sostegno che Salvini ha dato alle richieste autonomiste) stanno costringendo anche in Veneto a prendere atto che la Lega sarà sempre più quella del tricolore sventolato a Roma e sempre meno quella del leone di San Marco. Per giunta, gli indipendentisti hanno scelto una strategia moderata: parlando più di autogoverno che d’indipendenza, con la volontà di pescare in quella maggioranza degli aventi diritto al voto che due anni fa si recò ai seggi per chiedere l’autonomia differenziata.

I rapporti tra Salvini e gli indipendentisti veneti, dunque, saranno sempre più tesi. E in effetti già nei giorni scorsi le condanne inflitte ai “presos politics” catalani hanno suscitato varie polemiche in Veneto, dato che in Consiglio regionale i rappresentanti leghisti si sono schierati con l’opposizione catalana in galera, ma sono stati subito accusati di ipocrisia: questo perché la Lega è alleata dell’estrema destra nazionalista, la “Vox” di Santiago Abascal, che avversa ogni ipotesi scozzese di consultazione sull’autogoverno e al processo sedeva sul banco dell’accusa. Salvini è consapevole di queste difficoltà, ma tira dritto. Secondo un politologo, Paolo Feltrin, esisterebbe addirittura uno studio riservato secondo cui l’autonomia in Veneto avrebbe comportato, al Sud, una perdita di voti per la Lega tra i 4 e i 5 milioni. Anche se la stima pare eccessiva, la sostanza rimane: per Salvini è ragionevole mettere a rischio una limitata quota dei suffragi veneti se ciò gli permette di continuare a crescere nel Meridione. Specie ora che la Lega sta reiventando identità e principi di fondo. Come “il Foglio” ha mostrato, Salvini ha buttato a mare la retorica antieuro, consapevole che una parte rilevante dell’elettorato teme l’Italexit e che i partner europei non vogliono una Lega “no euro”. Meglio concentrarsi, quindi, sull’immigrazione e limitarsi a parlare, quando si è a Bruxelles, della necessità di riformare le istituzioni: come, in sostanza, dicono un po’ tutti.

Lo spazio liberato dalla balena bianca post-democristiana, Forza Italia, è troppo grande perché Salvini resti fedele alle radici autonomiste o alle fantasie di Bagnai. Sono i calcoli di opportunità dettati dalla Realpolitik a delineare la nuova strategia. I leghisti di un tempo che sabato andranno a Padova hanno evidentemente già compreso il messaggio.
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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » ven nov 01, 2019 4:12 pm

???

Cari Veneti, a proposito del Palageox de jeri, in che man ve sio mesi??? I xe uno pexo de chelatro. Un pochi li go conosudi anca mi e me so fato na idea. Ma par la credibilità, bisognaria rivedere on poco le leadership. Invese, VANTI COL CRISTO, e la procesion se ingruma, ovviamente. VENETO LIBERO. WSM.



LETTERA AGLI INDIPENDENTISTI VENETI: CRONISTORIA DEL CAPO DEL PARTITO DEI VENETI CHE STASERA SI RIUNISCE A PADOVA PER LANCIARE LA CAMPAGNA ELETTORALE PER LE REGIONALI DEL 2020. PREGASI CIRCOLARE.
Giovanni Dalla Valle
19 ottobre 2019

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Il Partito dei Veneti che sta sera si riunisce al Palageox di Padova per lanciare la campagna elettorale delle regionali NON è il partito di Veneti ma semplicemente quello di Antonio Guadagnini (foto sotto), che cerca legittimazione per estendere il suo salario pubblico per altri cinque anni come consigliere in Regione, dopo averne combinate di tutti i colori, spesso e volentieri a danno degli indipendentisti veneti.

Conosco questo personaggio dal 1 marzo del 2012, quando era ancora segretario di Veneto Stato. 53 anni, ex-insegnante di scuole superiori cattoliche a Crespano del Grappa (TV), è democristiano fin da giovane età (corrente Antonio Bisaglia, il famoso democristiano rodigino poi scomparso nel 1984 per una misteriosa caduta in mare dal suo yacht ancorato a Margherita Ligure). Negli anni ’90, dopo la dissoluzione della famosa Balena Bianca, ha militato in vari gruppi post-democristiani , poi in Alleanza Nazionale e infine, negli anni zero, con l’UDC (Unione Cristiani Democratici di Centro) negli anni zero, con la quale si è fatto eleggere vice-sindaco a Crespano del Grappa. Finito il mandato, nel 2011 è entrato in Veneto Stato, allora formazione indy nata da poco (settembre 2010) per unione di due movimenti venetisti: Veneti e Partito Nazionale Veneto.

In pochi mesi scalza i suoi fondatori (Alessio Morosin, Ludovico Pizzati e Gianluca Busato) a botte di complotti (molti ricorderanno le feroci risse al Viest in ottobre e e dicembre del 2011) per poi prenderne le redini e distruggerlo in pochi mesi, prima delle nazionali italiane del febbraio 2013 (fragorosamente fallite con risultati da prefisso telefonico). Sotto la sua direzione, Veneto Stato è passato da quasi 2.000 tessere all’inizio del 2012 a circa una sessantina nel 2013 per poi dissolversi durante l’ultimo Maggior Consiglio del 15 ottobre 2013.

Su di lui pesa il sospetto di essersi intascato le tessere dei soci del 2012, circa 1500 (a 20 euro l’una, circa 30,000 euro) su cui non ha mai rendicontato, nonostante le mie ripetute richieste quando ero anch’io socio di quel partito. Un giorno al telefono mi ha detto che il tesoriere era scappato con i soldi. Stessa domanda per le donazioni arrivate con i finti bond veneti presentati alla conferenza di Vicenza il 15 dicembre 2012. Quelle le ho testimoniate io in prima persona. Sparite nelle sue tasche.

Verso la fine del 2012, dopo essersi spaventato per la mia crescente popolarità come portavoce estero di Veneto Stato e il successo della conferenza Veneti-Catalani di Treviso del 14 novembre (quasi 600 partecipanti, record assoluto per l’indipendentismo veneto) organizzata da me, pensò bene di pugnalarmi alle spalle, facendo girare la voce che ero una spia della Lega (allora vista come fumo negli occhi da parte di molti indipendentisti). Organizzai anche la successiva conferenza di Vicenza del 15 dicembre con gli Scozzesi e pagai spese di viaggio per molti partecipanti. Guadagnini non tirò mai fuori un euro. Io lasciai il suo “giocattolo” il 22 dicembre dello stesso anno. Avevo capito che non si trattava di una cosa seria e Guadagnini cercava solo di sfruttare i miei contatti internazionali per farsi propaganda in vista delle elezioni nazionali di febbraio 2013. Fui diffamato per mesi dalla banda di Zigliotto (in foto sotto) , spesso di nascosto come negli scritti di Luca Polo (in foto sotto) che si firmava Gatto Mannaro sul sito Basta Italia (un sito anonimo a scopo palesemente diffamatorio imbastito nel 2012 da Gianluca Busato per vendicarsi di alcuni esponenti di Veneto Stato e altri indipendentisti in buona fede).

Nell’estate del 2013 ha tentato di sabotare l’adesione dei Veneti al Rally di Edimburgo del 21 settembre. Sempre Luca Polo, oggi personaggio in vista del Partito dei Veneti, istigò Shona Mc Alpine, una poveretta che aveva militato nello Scottish National Party per qualche anno dopo esserne stata allontanata per aver diffamato Alex Salmond, ma ancora influente per essere la segretaria di un deputato arabo-scozzese che rappresentava lo SNP a Glasgow (e di un avvocato, anch’esso arabo poi coinvolto in connivenze con il terrorismo islamico radicale) a mandare un messaggio a tutti i deputati scozzesi, dicendo che io ero un uomo orribile che prendeva a calci le donne incinta. Dovetti far intervenire i miei avvocati e la disgraziata fu costretta a fare marcia indietro e ritrattare tutto. L’adesione dei Veneti a quel Rally fu salva e fu un successo anche a livello mediatico per noi. L’organizzazione di quell’evento (dove organizzai anche una presentazione pubblica del libro Autodeterminazione di Alessio Morosin, guida storica dell’indipendentismo veneto e da me invitato al Rally) mi costò circa 7.000 euro, più circa 5.000 per impedire alla banda di Zigliotto di rovinare tutto tramite le loro diffamazioni nascoste (Luca Polo e Shona Mc Alpine). Ho ancora il testo della ritrattazione di Shona Mc Alpine (vedi sotto).

Nel 2013 Guadagnini ha letteralmente fatto carta straccia dello statuto del partito (VS) e con l’aiuto (e le intimidazioni) della famigerata banda di Ruggero Zigliotto (Luca Polo, Gianluca Valente, Giacomo Mirto, Gian Barco e pochi altri) ha impedito ogni indagine e presa di posizione contro di lui. Eraldo Barcaro, allora presidente ad interim ha già spesso testimoniato queste cose (anche in pubblico, vedi intervista a Enzo Trentin, pubblicata da Vicenza Report agli inizi di quest’anno). Il 15 ottobre del 2013, il Consiglio Maggiore fallì la sua rielezione per mancato raggiungimento del quorum e il partito fu sciolto. Guadagnini allora decretò (in pubblico e ci sono anche i filmati di Luigi Pozza) che sarebbe confluito nel gruppo di Fabrizio Comencini, ex-MSI e altro noto caregaro del venetismo.

Poi, molto furbescamente, non disse a nessuno che VS si era sciolto il 15 ottobre del 2013 e riuscì ad entrare come suo rappresentante nella coalizione Indipendenza Noi Veneto che si presentò alle Regionali del 2015 dopo che Roberto Agirmo era riuscito a mettere assieme sei movimenti indipendentisti. Già allora misi in guardia Roberto da Guadagnini e la banda di Zigliotto. Ma sulle prime non mi credette. Avrebbe poi amaramente constatato che stavo solo tentando di evitare ad un amico che cadesse anche lui vittima di quel truffatore. INV si presentò in competizione con Indipendenza Veneta e il gruppo di Lucio Chiavegato e Barbara Benini (sua moglie). Curiosamente, Guadagnini all’epoca era sulla sponda opposta di Morosin e Chiavegato.

Il 31 maggio 2015, INV prende circa 52.000 alle Regionali, la colazione IV-coniugi Chiavegato circa 50.000. INV guadagna un seggio ma sulla conta dei voti ai singoli esponenti di INV nascono subito polemiche. Alla fine la spunta Guadagnini con un appello al TAR. Riesce cos' ad arraffare l’agognato seggio.

Pochi mesi prima, Guadagnini aveva firmato un patto con i suoi alleati (Cantarutti, Agirmo, Comencini, Foggiato e quelli di progetto Nord-Est) dove dichiarava che in caso di elezione avrebbe ceduto parte del suo stipendio alla coalizione e condiviso l’operato politico con i partner.

Pochi mesi dopo le elezioni, Guadagnini stracciò il patto, si tenne tutti i soldi e fondò un nuovo micropartito di venetisti: Siamo Veneto (foto sotto). Lo fece con Ettore Beggiato. Si venne poi a sapere (testimone lo stesso Mariangelo Foggiato) che Beggiato aveva scambiato i voti della sua zona vicentina (dov’èè molto popolare, essendo stato nella Lega per molti anni prima di esserne vergognosamente cacciato per tradimento negli anni ’90 e poi come esponente di altri partitini venetisti in Regione) con Guadagnini in cambio della poltrona di suo segretario personale.
Cosa che poi ottenne all’elezione di Guadagnini. Beggiato concluse cosìla sua carriera di venetista, ironicamente stipendiato per decenni da mamma Roma (ladrona?) nel 2017, con pensione e vitalizio. Un piano perfetto.

Quando gli ex-partner di INV tentarono di far valere il patto che Guadagnini aveva firmato con loro, lui scrollò le spalle, fece un bel marameo e fece rispondere tramite avvocati che per la costituzione italiana non c’era vincolo di mandato. Così fregò i suoi partner e tradì il mandato di ben 52.000 elettori.
La porta si era aperta su cinque anni di stipendio mensile di 8.500 euro. Un vero e propio bacio della Fortuna per uno che al massimo nella vita era riuscito a lavorare come insegnante di matematica in una scuola cattolica privata. Un bel salto di qualità, da circa 1000-1500 euro al mese (non credo un insegnante prenda molto di più ) a 8.500. E senza fare un cazzo.

Presa la carega in Regione, Guadagnini divenne anche terzo segretario di Zaia, una circostanza mai sufficientemente messa in risalto dai “bauchi” che oggi sperano di vederlo ancora alla guida dell’indipendentismo veneto, come antagonista della Lega (come lui stesso propaganda, tramite il fido portavoce Giacomo Mirto e altri, sconfessando de facto se stesso).

Durante il periodo della sua carica in Regione, Guadagnini non ha mai fatto praticamente nulla per l’indipendentismo. L’uomo, già notoriamente incapace sul piano politico e comunicativo, si è limitato a occasionali scimmiottamenti di iniziative della Lega. Se la Lega parlava di referendum per l’indipendenza, lui faceva pubblicare che stava organizzando un referendum per l’indipendenza, se la Lega parlava di referendum sull’autonomia, lui parlava in pubblico di diritto all’autonomia, se la Lega e altri (come accadde in Regione a fine 2016) cercavano di fare leggi per il riconoscimento della lingua veneta in Veneto (e il suo insegnamento nelle scuole) lui si accodava (cercando sempre di metterci il cappello sopra quando poteva a discapito dei veri autori delle leggi, come Loris Palmerini a fine 2016). A parte queste sporadiche uscite, silenzio cosmico per il resto. Solo 8.500 al mese per non fare un cazzo (o magari per seguire le indicazioni del suo datore di lavoro, lo stesso governatore della Lega che ha l’ufficio accanto).

Dunque questo è l’uomo.

In primavera del 2016, io aiutai un certo Cristiano Dal Toso, convinto indipendentista, a unire ben 30 movimenti indipendentisti con l’operazione INTERGRUPPI da lui stesso ideata dopo il disastro delle regionali 2015 e il tradimento di Guadagnini. Proprio per evitare che l’indipendentismo veneto fosse nuovamente rovinato da elementi come l’avido democristiano di Crespano e la banda di Ruggero Zigliotto (ma anche hacker come Gianluca Busato) scrissi un codice etico: SCEGLI (Standard Condotta Etica Generale e Lealtà tra Indipendentisti).

Lo firmarono praticamente tutti. I primi a violarlo furono proprio Lucio Chiavegato e Barbara Benini che aggredirono Roberto Agirmo sui social con un articolo senza alcun senso e gratuitamente aggressivo contro di lui in aprile 2016 (Agirmo non aveva mai attaccato nessuno in pubblico fino ad allora). Poi la Benini fece di tutto per tirare dentro Guadagnini, via Luca Polo, nella nuova coalizione. Chiavegato, che agli inizi era riluttante (era stato trombato anche lui da Guadagnini in passato), alla fine cedette all’insistenza della moglie. Il 15 luglio del 2016, in un memorabile discorso alla riunione INTERGRUPPI di Conegliano Veneto, smascherai il complotto. Il progetto INTEGRUPPI si sfasciò e io stesso ritirai la delegazione della Venetian Ambassadors, di cui sono direttore (fondazione umanitaria senza alcun aggancio politico in Italia), qualche mese dopo.

Guadagnini e la banda di Zigliotto (i cui componenti erano intanto stati lautamente compensati con incarichi pubblici senza alcun merito, tipo la presidenza del comitato per le Ville Venete assegnata allo stesso Zigliotto che non ha nessuna laurea e nessuna competenza in storia dell’arte ma è solo un artigiano) tennero basso profilo durante tutto il 2016 e 2017, mentre Luca Polo e la Benini tessevano le tarme per una nuova coalizione in vista delle Regionali 2020.

Erano troppi gli indy che conoscevano bene le malefatte di Guadagnini e della sua banda per rischiare ulteriori laceranti divisioni.

Solo in primavera del 2017, dopo aver ingannato per l’ennesima volta i bauchi di IV (specialmente Michele Favero, Massimo Vidor e Cesare Busetto), Chiavegato annuncia la nuova fusione con il gruppo Siamo Veneto (forse una dozzina di persone) di Guadagnini. Di lì a poco il giovane Juri De Luca (nuovo segretario di IV) ci casca come una pera cotta e comincia a unirsi a loro.

A fine 2018, su iniziativa del professor Carlo Lottieri, editorialista de Il Giornale, e noto indipendentista veneto (e amico fraterno di Guadagnini da molti anni), lancia Assemblea Veneta dove si scomodano alcuni nomi noti dell’indipendentismo veneto (l’avvocato Renzo Fogliata, l’insegnante e scrittore Davide Lovat e l’imprenditore Roberto Brazzale) per organizzare (quasi sicuramente a insaputa dei primi) una piattaforma di lancio per il nuovo partito di Antonio Guadagnini.
Escono con due o tre iniziative pubbliche e la cosa si ferma lì per insufficiente capacità di comunicazione di Giacomo Mirto, noto braccio destro di Guadagnini.

In febbraio viene così finalmente lanciato il già mezzo-smascherato Partito dei Veneti. Come sempre quando le cose sono lasciate in mano agli sgherri di Guadagnini (Giacomo Mirto in questo caso) la comunicazione èè miserrima. Dopo alcune comparsate su giornali locali non se ne sente più parlare per mesi.

L’8 agosto 2019, Salvini fa harákiri e lascia il governo italiano in mano alla più feroce coalizione di comunisti mai vista dal 1945 ad oggi. Dopo anni di totale egemonia della Lega in Veneto, Guadagnini coglie l’occasione per riottenere uno spazio politico e riunisce il giàmezzo-abortito Partito dei Veneti per lanciare l’iniziativa di questa sera al Palageox di Padova.

Il terzo segretario di Luca Zaia si presenta adesso nuovamente in funzione anti-Lega, sperando di racimolare voti sufficienti da parte dei bauchi venetisti (specie di quelli che ancora credono in Morosin e Chiavegato) con la favoletta dell’indipendentismo istituzionale (come se la lezione catalana non fosse bastata).

Le elezioni regionali si avvicinano (maggio 2020) e il lupo non ha perso il vizio. Più precisamente non vuole perdere 8.500 euro pubblici (vostri) al mese per altri cinque anni. Tiene famiglia il ragazzo e non ha nessuna voglia di tornare a fare l’insegnante di matematica, cioè di lavorare sul serio per guadagnarsi il pane quotidiano.

Ecco, questa è la verità sul famoso Partito dei Veneti. Buona fortuna.

Giovanni Dalla-Valle, ex-socio e portavoce estero Veneto Stato nel 2012
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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » ven nov 01, 2019 4:13 pm

A cosa potrebbe servire questo nuovo partito ai veneti?

È sicuramente un'illusione credere che questo partito possa portare i veneti all'autogoverno parziale dell'autonomia o completo dell'indipendenza. Non vi è riuscita la Lega/Liga in tanti anni che è sciocco supporre che questa recente formazione/iniziativa politica locale possa dare risultati migliori di quelli ottenuti dalla Liga/Lega anche se scarsi o che la Lega di Salvini potrebbe ottenere anche se italiana e non più padana.

Per intanto servirà a garantire, probabilmente da una a forse tre careghe in Consiglio Regionale Veneto, ai boss/big del partito (sulla base dei precedenti e nella migliore delle ipotesi per il valore aggiunto della maggiore unità raggiunta dalla variegata galassia indipendentista).

Poi potrà togliere qualche voto alla Lega e a soffiargli sul collo, sempre che non vi siano già altri accordi con Zaia a noi sconosciuti; in genere un po' di concorrenza fa bene se però è vera e buona concorrenza.

Certamente nel Parlamento di Roma il PdV non conterà quasi nulla se non di riflesso al suo peso negli equilibri politici in Veneto a sostegno degli uni e contro gli altri.

In Consiglio Regionale la Lega con il Centro destra continuerebbe ad avere sempre la maggioranza e i seggi consigliari che il PdV potrebbe ottenere (da 1 a 3) non avrebbero un peso determinante né pro né contro.

Il PdV alle prossime politiche potrebbe decidere di appoggiare i demosinistri o i 5stelle (come ha fatto G. Busato alle ultime regionali https://blog.plebiscito.eu/news/indipen ... lica-vene/ e lo stesso PdV alle europee dando indicazione di voto per il partito sudtirolese SVP http://bellunoautonoma.regionedolomiti. ... ropee.html ), in questo caso ponendosi però contro la maggioranza dei veneti e contro l'autonomismo che gli unitaristi sinistri e pentastellati aborriscono.



Già a Treviso incominciano a dare contro la Lega e Zaia
La Nizzetto accusa Zaia di tradimento; se fosse vero e il sindaco leghista la licenziasse farebbe benissimo.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... =3&theater


Alberto Pento
Se non sapranno fare altro che dare contro alla Lega e a Zaia, questi del Partito dei Veneti potranno fare solo che del male ai veneti e al Veneto.


GLI ERRORI DEI VENETISTI
Piero Favero

https://www.facebook.com/pierangelo.fav ... cation=ufi

Il grave errore della maggioranza di coloro che hanno a cuore i destini del Veneto è credere che la Lega concederà l’autonomia. La Lega non la concederà mai e non perché gli altri non la vogliano ma perché la Lega stessa non lo vuole. Una generazione di creduloni è stata bruciata in questa attesa, da 25 anni la Lega e i suoi noti rappresentanti in Veneto stanno approfittando delle legittime aspirazioni dei veneti solo per tornaconto elettorale.
Nel piccolo gruppo degli indipendentisti ci solo poi coloro che per timore d’essere presi per razzisti vogliono sostituire l’identità etnica con quella “culturale”, come se un popolo si potesse scindere dalla propria cultura. Si può scindere il cervello dalla mente? No. Ugualmente un popolo e la sua tradizione culturale sono un’unità inscindibile. Ricercare queste sottigliezze da “politically correct” è tanto più fuori luogo dal momento che, al capolinea di 3200 anni di storia, il problema principale del popolo veneto è in prospettiva l’estinzione dal pianeta. Dall’inizio dello sviluppo industriale molti si sono trasferiti in Veneto dal Sud Italia e ora, con l’arrivo di immigrati da ogni dove, si prospetta il completamento di una sostituzione etnica indolore. In proporzione all’invecchiamento della popolazione locale i giovani veneti sono pochi e quei pochi stanno emigrando in massa. Le mamme venete fanno un numero insufficiente di figli per assicurare la continuità del proprio gruppo e negli ultimi decenni la curva di crescita della popolazione locale è già in discesa se riferita ai soli veneti.
Lascio a voi immaginare lo scenario del futuro.
I venetisti e i vari gruppi indipendentisti del continente ripongono le loro speranze nell’aiuto dell’Unione Europea, ma le sue lobby di banche speculative hanno per obiettivo proprio la cancellazione dei popoli nativi europei - e l’eliminazione della famiglia - perché vogliono togliere di mezzo gli ostacoli che si frappongono all’esercizio di un potere assoluto sul singolo individuo, isolato e impotente di fronte allo smisurato potere che viene dalla ricchezza di pochi. Il tempo stringe cari venetisti, non fate altri errori o voi e i veneti tutti finirete per esistere solo nei libri di storia.






Alberto Pento
Impostazione critica del tutto errata poiché la Lega non può concedere nulla, caso mai è lo Stato italiano che consente o non consente, con le sue maggioranze parlamentari e costituzionali che possono essere a favore o contro l'autonomia dei veneti o di altri.
Inoltre l'identità etno-culturale dell'ipotetico "Popolo veneto" è ancora tutta da definire e si presta a numerose speculazioni ideologiche tra loro contrastanti, in conflitto e contradittorie
.






Non ho fatto in tempo a ipotizzare un possibile futuro legame tra il PdV e i pentastellati che ecco i grillini veneti già sono diventati per incanto autonomisti e danno addosso alla Lega e a Zaia, incredibile:


I 5 Stelle veneti strizzano l’occhio agli indipendentisti: “Autonomia e poi autodeterminazione”
20/10/2019

https://www.altovicentinonline.it/attua ... UQhGByBi1k

Nei giorni del secondo anniversario del referendum per l’autonomia del Veneto, la Regione di Luca Zaia si trova a fare i conti con una delle dichiarazioni più destabilizzanti che i leghisti fiduciosi si sarebbero potuti aspettare: il tanto odiato Movimento 5 Stelle strizza l’occhio agli indipendentisti e si avvia alle vicinissime Regionali pronto a ‘spaccare’ in 2 definitivamente la Lega Nord, costringendo probabilmente il governatore Zaia ad una decisione drastica: la Lega di Salvini che per l’autonomia non ha fatto nulla, o una linea nuova di zecca che si faccia carico delle istanze dei veneti senza dover rispondere ad un leader che ha italianizzato l’unico partito originariamente territoriale?
A lasciare di stucco è stato Jacopo berti, che dal palco di Padova dove si erano riuniti gli autonomisti, nel giorno del trionfo del ‘Partito dei Veneti’, ha dichiarato: “La Lega ha preso in giro i veneti per quasi 10 anni di governo. L’ultima volta in 14 mesi da vice premier, Salvini ha pensato solo a prendere consensi in meridione, fregandosene del Veneto. Gli autonomisti finalmente se ne sono accorti: la nostra regione ha diritto all’autodeterminazione, a non pagare le tasse per coprire i buchi creati da regioni meno laboriose e virtuose, ma non è la Lega di Salvini e di Zaia la soluzione. La richiesta dei movimenti autonomisti è quella che da sempre anche noi consiglieri regionali M5S sosteniamo: autonomia subito su tutte le materie che lo consentono, poi un processo serio di confronto per avere ancora di più. Perfino le regioni a statuto speciale hanno ottenuto la loro completa autonomia trattando con lo Stato centrale nel corso degli anni. Molto si può avere adesso, come si poteva avere già da tempo se qualcuno non avesse giocato ad alzare continuamente la posta solo per poter dire che altri si mettevano di traverso. Noi, come abbiamo dimostrato a Padova, ci mettiamo la faccia. Diciamo ‘no’ a derive estremistiche ormai superate, ‘sì’ a un’autonomia che riconosca i meriti e le virtù della nostra regione. Portiamo a casa nel più breve tempo possibile, in primo luogo in materia fiscale.
 Si poteva prima, a maggior ragione si può adesso.
Nei prossimi mesi continueremo ad accogliere le istanze dei movimenti autonomisti che abbiamo incontrato a Padova, gli altri pensino pure ai giochini di potere e alla propaganda”.



Ecco un esempio dell'inziativa di Guadagnin che ha creato problemi alla Lega e alla coalizione di centrodestra.

Si spacca la maggioranza, il Veneto rinuncia all’inno
27giugno del 2018

https://corrieredelveneto.corriere.it/v ... fa12.shtml

VENEZIA Peccato, perché c’erano già delle idee: «La Juditha Triumphas di Vivaldi», «No il Va Pensiero di Verdi», «E perché non la Canzone del Piave?», «Allora il Signore delle cime», «Bepi De Marzi ci scomunica tutti!», «Vabbè , che sia Marieta, monta in gondoa e non se ne parli più». E invece niente, per un voto soltanto (di un leghista!), il Veneto non avrà il suo inno. La proposta di Antonio Guadagnini, alfiere degli indipendentisti in consiglio regionale, ha spaccato la maggioranza ed è finita bocciata. Prendendo esempio da altre Regioni dal forte sentimento autonomista, come la Sardegna col suo «Procurade ‘e moderare» e la Sicilia con «Matriterra», e inseguendo quella che pare essere diventata una moda un po’ in tutta Italia (le Marche si sono rivolte a Giovanni Allevi, la Lombardia a Mogol), Guadagnini aveva proposto a fine maggio di affiancare a bandiera, gonfalone, stemma e sigillo della Regione, pure un inno, da suonare durante eventi e commemorazioni ufficiali. La mossa era stata fatta in commissione Affari istituzionali, approfittando di un ritocco allo Statuto legato alla nuova legge elettorale, e aveva avuto successo grazie all’appoggio dalla Lega. Ma quando il testo è arrivato in aula, ieri, l’esito è stato assai diverso.

La proposta di Guadagnini

Guadagnini, prudentemente, non aveva indicato testo e musiche, rimandando ad una legge successiva, ma un’idea ce l’aveva ed il brano era «Na bandiera, na lengoa, na storia», scritto dal compositore bassanese Luciano Brunelli, su arrangiamento della «Juditha Triumphas» di Vivaldi. Un’opera scelta non a caso: fu infatti scritta per celebrare la vittoria della Repubblica veneta a Corfù assediata dagli ottomani nel 1716. «Una proposta inaccettabile - ha tuonato Piero Ruzzante di Leu, preparando 37 emendamenti e l’elmetto per l’ostruzionismo - chiunque lo ascolti capisce subito che si tratta di un inno di partito, l’inno degli indipendentisti». Il pentastellato Simone Scarabel ha denunciato «l’arroganza di chi pretende di stabilire cosa piaccia ai veneti senza neppure passare per un referendum» mentre il dem Graziano Azzalin ha stilettato i leghisti: «Non durerà a lungo questo giochetto che vi vede indipendentisti qui e nazionalisti a Roma, chiedere i voti dell’imprenditore veneto e e strizzare l’occhio al mafiosetto (sic) di Catania». Ma se gli strali della minoranza erano stati messi in conto, quel che ha sorpreso sono state le barricate alzate dalle altre componenti della maggioranza e cioè da Forza Italia e da Fratelli d’Italia. L’azzurro Massimo Giorgetti, dopo aver esordito con un sorriso («Potrei dire “Prima gli italiani”, rallegrandomi di vedere lo slogan della mia vita politica diventare patrimonio di molti, anche insospettabili»), ha criticato il metodo: «Nel 2006 l’assessore De Bona propose di introdurre l’inno del migrante veneto. Fu approvato con legge ordinaria. Perché qui si vuole intervenire sullo statuto, mettendo a rischio l’accordo politico chiuso con la legge elettorale? Lo strumento è sbagliato». Ne ha fatto invece una questione di merito Sergio Berlato di Fratelli d’Italia: «Evitiamo di dare sponde a quanti sospettano che dietro l’autonomia ci siano separatismi ed indipendentismi, non prestiamo il fianco con simili iniziative che generano ambiguità e rischiano di danneggiare la trattativa aperta con lo Stato».

L’astensione di Barbisan

Capita l’antifona, il capogruppo della Lega Nicola Finco, particolarmente conciliante durante tutta la seduta, ha spiegato: «Nel testo iniziale l’inno non c’era, è vero, ma per quella che è la nostra storia, noi appoggiamo comunque la proposta di Guadagnini. Non la riteniamo in contrasto con l’inno di Mameli, a cui semmai si aggiunge, e non vuol creare alcuna contrapposizione tra il Veneto e l’Italia». «Come sono cambiati i tempi!» sottolineavano ironici i dem, mentre Ruzzante evidenziava l’assenza politicamente rilevante del governatore Luca Zaia. Intanto Finco proseguiva: «Da parte nostra nessun passo indietro ma non cerchiamo lo scontro e non vogliamo forzature, deciderà l’aula». E l’aula ha deciso che il Veneto può serenamente continuare a cantare Fratelli d’Italia. A Guadagnini servivano 26 voti e ne ha avuti 25: hanno detto no Berlato e Barison, si è astenuto Giorgetti ma soprattutto si è astenuto, risultando decisivo, Fabiano Barbisan, strategicamente piazzato da Zaia a presidiare il gruppo di opposizione-ma-non-troppo di Centro Destra Veneto ma in realtà saldamente leghista nel cuore e in aula. Perché si è astenuto? Sarà mica arrivata una furbesca indicazione in tal senso dalla Lega, per sminare il campo? «No assolutamente, è stata una scelta dettata da ragioni personali, pensavo che Guadagnini avesse comunque i numeri». Sarà. Quest’ultimo certo mastica amaro: «Andrà meglio quando in aula ci saranno più indipendentisti, mi spiace che qualcuno che pensavo stesse dalla nostra parte si sia ritirato all’ultimo». Ma non demorde: «Riproporrò subito l’inno con legge ordinaria e vedremo allora cosa succederà».


Alberto Pento
Io non amo questo inno tutto costruito su Venezia e sulla Serenissima e non su tutti i veneti e su tutto il Veneto.




Sarà ancora Herbert Dorfmann il candidato di riferimento del movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti alle prossime elezioni europee del 26 maggio.

http://bellunoautonoma.regionedolomiti. ... ropee.html

L’annuncio questa mattina a Venezia, dove Dorfmann ha incassato anche l’appoggio a livello veneto del Partito dei Veneti, per il tramite del consigliere regionale Antonio Guadagnini.
«La partita dell’autonomia regionale e bellunese è scappata di mano ai partiti nazionali, ma nessuno vuole prendersi la responsabilità di dichiararne il fallimento o di forzare la mano. – ha spiegato Andrea Bona, vicepresidente del movimento, presente a Venezia con Marinella Piazza, referente del movimento per il Cadore – A Belluno serve un rappresentante forte, su cui fare affidamento, per il quale la parola “autonomia” non sia solo un vuoto slogan elettorale buono per tutte le stagioni: il Bard crede che questa persona possa essere solamente Herbert Dorfmann».
Prosegue quindi la collaborazione tra il movimento autonomista bellunese e l’esponente SVP, una collaborazione iniziata cinque anni fa e che ha portato Dorfmann ad essere il candidato più votato nel Bellunese nella tornata elettorale 2014, con oltre 6mila preferenze e 10mila voti di lista al SVP.
«In questi anni, – ha sottolineato ancora Bona – con Dorfmann abbiamo lavorato su molteplici fronti, dai Fondi dei Comuni di Confine alla questione mobilità e, su tutto, il sostegno all’agricoltura di montagna, con importanti interventi sulla Politica Agricola Comune».
«Dorfmann – ha concluso Bona – è l’unica voce che realmente può parlare di autonomia in Europa: il continuo scontro al governo tra Lega e Movimento 5 Stelle ha fatto incagliare il percorso autonomistico regionale e, di conseguenza, quello bellunese. Se, come pare, già dal prossimo anno le province torneranno all’elettività, serve un uomo rappresentativo in Europa che possa far dialogare la Provincia di Belluno con le realtà dell’arco alpino, il vero habitat del Bellunese, per programmi di collaborazione e sviluppo reali».
«Sono felice della riconferma della fiducia da parte del movimento Bard: – ha commentato Dorfmann – in questi anni a Bruxelles, mi sono speso per il territorio bellunese dolomitico in ogni aspetto. Sono per l’Europa delle regioni e dei popoli, per lo sviluppo della macroregione alpina, per il riconoscimento dell’autogoverno dei popoli: in questi cinque anni ho lavorato anche per il Bellunese e spero di poter continuare a farlo anche nella prossima legislatura».
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » ven nov 01, 2019 4:14 pm

Autonomisti di tutto il Veneto unitevi (contro Zaiashenko)
A due anni dal referendum nulla si muove. Il presidente del Veneto va verso un terzo mandato. Ancora nel segno dell’immobilismo
Corrado Poli
22 Ottobre 2019

https://www.vvox.it/2019/10/22/autonomi ... H49APVs6l4


Due anni esatti sono passati dal referendum sull’autonomia senza che si siano visti progressi. Vari gruppi autonomisti trasversali stanno cercando di organizzarsi. Sono gli unici in grado di esprimere un presidente alternativo a Zaia se si coordinano davvero al di là delle diverse posizioni e ambizioni personali. Se non ci riusciranno, ma otterranno un buon risultato, per lo meno costringeranno uno stanco presidente al terzo mandato a fare i conti con una vera opposizione e trascinarlo suo malgrado verso l’autonomia che sarebbe un buon punto di partenza per la necessaria modernizzazione dell’invecchiato Veneto.

La preparazione alla campagna elettorale per le regionali venete del 2020 procede ancor più stanca e distratta del solito. Tutti si aspettano la vittoria senza ostacoli del presidente in carica che ormai somiglia sempre più all’immarcescibile Lukashenko, il leader bielorusso ininterrottamente al governo dal 1994. In effetti, Zaia non ha fatto nulla di male in questi anni, ma nemmeno nulla di bene. E poiché il meglio – dicono i conservatori pessimisti veneti – è il peggior nemico del bene, tutti si accontentano di una normale amministrazione e sono felici così. Compresa l’opposizione-amica del Pd.

Nei primi due mandati – preceduti da altri due come assessore e ministro, e prima ancora da presidente della Provincia di Treviso, cioè da un quarto di secolo – Zaia ha fatto l’amministratore passivo. Questa sua tipologia caratteriale e politica, storicamente radicata nell’anima veneta e per qualche verso ammirevole, è emersa ancora più evidente in questi anni in cui si parla, senza ottenerla, di autonomia. Per ottenerla sarebbe servito un vero amministratore che fosse al contempo un politico. Qualcuno che creasse sinergie, ampie alleanze, capace di imporsi dentro e fuori dal suo partito. Invece niente.

Nel prossimo mandato ci si aspetta che faccia ancora meno, come un impiegato logorato dalla routine, ma gratificato dagli scatti automatici di anzianità. Luka(shenko) Zaia, facendo il meno possibile, non dà nemmeno fastidio e per questo è amato da molti veneti che non si accorgono di invecchiare e regredire ormai da molto tempo. Quegli stessi veneti inventori del modello di sviluppo post-fordista studiato (un tempo ormai lontano) in tutto il mondo, oggi nell’insieme formano una società dimentica del passato e incapace di riconoscere il presente. Figurarsi se si peritano di pensare al futuro! La filosofia del governo regionale si riassume nel motto latino: mota quietare, quieta non movere.

Tra chi si accontenta e non osa nemmeno immaginare un’alternativa a Zaia, il Pd si distingue per un’entusiasta passione per l’indolenza: Oblomov sarebbe il leader più adeguato. D’altra parte, cosa potrebbe proporre di diverso un partito che rappresenta lo stesso identico immobilismo di Zaia? Anche sforzandosi – ma si guardano bene dal farlo – non riesce a immaginare qualche idea diversa. E se non la sa immaginare come potrebbe mai proporla? Quando la Regione indisse il referendum per l’autonomia, tutto quello che il Pd seppe fare, fu di contrastarlo. Naturalmente, facendo mille distinguo e senza elaborare una posizione univoca. Non si oppose all’autonomia per valori ideali per esempio sostenendo che lo Stato centralista era una benedizione divina. Per carità! Si limitò a dileggiare la consultazione popolare, invitando in qualche caso all’astensione, dicendo che era inutile e che l’autonomia sarebbe arrivata lo stesso.

E, come gli stolti furbastri di paese, si smarcò dalla consultazione solo “per non fare un favore a Zaia”. Così che questi si prese quasi tutti i meriti di un successo politico servitogli in un piatto d’argento. Quanto poi interessi a Zaia l’autonomia, lo dimostrano i fatti: nessun reale progresso è stato compiuto poiché la Lega s’è trasformata in un partito nazional-sovranista e Zaia non ha mai preso una posizione decisa in contrasto con il suo partito che è tutto fuorché veneto. D’altra parte, il coraggio uno non se lo può dare e se non l’ha avuto finora, nel futuro, invecchiando, ne avrà ancor meno.



Luca Polo è con Antonio Marcel.

L'arroganza del potere...
Arroccati nei loro castelli di carta già minacciano ritorsioni politiche verso amministratori che aderiscono al Partito dei Veneti.
Invece di chiedersi "dove e quando ci siamo persì?"
Invece di chiedersi "come e quando abbiamo tradito la nostra anima territoriale ed identitaria per svenderci al nazionalismo unionista dei Salvini e di Casa Pound?"
Invece di chiedersi "perchè i Veneti si uniscono per abbattere i nostri castelli di carta? Quand'è che abbiamo smesso di servire il popolo per servire padroni estranei, nemici di questa terra e di questa cultura?"
Invece di chiedersi perchè i loro compagni di partito, dirigenti di partito, alleati, la loro stessa piazza, li fischino quando parlano di autonomia... della loro madre delle battaglie?
No, loro minacciano ritorsioni verso i giusti e gli onesti, verso quelli che hanno deciso di servire la propria gente e non un bullo milanese o una coatta borgatara romana.
No, loro non si fanno mai domande.
Loro fanno i bulli.
Occhio, che l'onda sta montando di ora in ora.


Da Thiene il libro per l’indipendenza del Veneto
Giornalisti 22/10/2019

https://www.altovicentinonline.it/arte- ... rPn1iktfm0

Con Barcellona in subbuglio per i suoi indipendentisti e i veneti pronti ad andare in piazza per autonomia e indipendenza, da Thiene arriva un libro che, già dal titolo, non lascia dubbi: ‘Independentista’, scritto da Luca Polo.

“Un Veneto migliore per un’Europa ed un mondo migliore”.

In poche parole la sintesi del libro di Luca Polo, indipendentista veneto, che ha scritto e pubblicato la prima parte di una trilogia intitolata ‘Independentista’, scritto volutamente con la ‘e’ che indica la lingua veneta.

“Questo non è il mio libro. Questo è il nostro libro – ha spiegato – E’ il libro di una comunità di persone eccezionali che in Veneto, in Catalogna, in Scozia, nei Paesi Baschi, nelle Fiandre, in Sud Tirolo, in Corsica, in Sardegna, nel Galles, in Irlanda, in Baviera, in Galizia e in ogni remoto angolo del vecchio continente stanno lottando per costruire un’Europa migliore, e con essa un mondo migliore”.

E proprio in quella ‘e’ che caratterizza il vocabolo, Luca Polo ha sintetizzato la sua idea di indipendentismo: “Ho voluto chiamare questo libro ‘Independentista’, con quella ‘e’ al posto della ‘i’ che sembra una piccola differenza e che invece cambia tutto; perché così si dice e si scrive indipendentista in lingua veneta e catalana. Ma anche in inglese, francese, spagnolo, portoghese, rumeno. E non serve certo essere veneti, catalani, baschi, sardi, scozzesi, irlandesi, corsi, sud tirolesi, gallesi, fiamminghi o bretoni per capire che la volontà di autogoverno di queste comunità è soprattutto una questione di giustizia, di concreto esercizio dei diritti umani e di democrazia. E’ una questione che dovrebbe toccare tutte le persone coerentemente e sinceramente democratiche”.

Il libro

“L’opera racconta storie di donne e uomini sui sentieri della libertà”. Un viaggio nelle menti e nei cuori, in Veneto ed in Europa, dentro il fenomeno politico e sociale continentale dell’indipendentismo moderno europeo. Un sentimento, prima che una ideologia, che attraversa ed abbraccia l’Europa da Venezia a Barcellona, da Bilbao ad Edimburgo, passando per Bolzano e Bruxelles. Il racconto di una trasformazione intima, individuale, di una conquistata consapevolezza, di un cambiamento irreversibile personale da cui scaturisce una visione della società e della nuova Europa dei popoli che vogliono costruire. “Questo libro racconta l’indipendentismo moderno europeo e soprattutto, dentro di esso, le persone, gli indipendentisti. Ventuno persone ci raccontano la loro personale intima maturazione indipendentista. Perché gli indipendentisti, in modo pacifico e democratico, stanno combattendo una guerra in tutta Europa. Ed è una guerra che hanno tutta l’intenzione di vincere”.

Luca Polo non è stato solo a scrivere questo libro ma si è avvalso del contributo di collaboratori di primo piano sul tema: Aamer Anwar (rettore della Università di Glasgow), Ettore Beggiato (saggista, ex assessore regionale), Antonio Guadagnini (consigliere regionale del Veneto e Segretario del C.R.Veneto), Andrea Favaro (professore Filosofia del Diritto e Antropologia Giuridica alla Facoltà di Diritto Canonico “San Pio X” di Venezia), Renzo Fogliata (professore di Procedura Penale alla Scuola di specializzazione di Medicina Legale Università di Padova, avvocato del Foro di Venezia, difensore dei Serenissimi, Presidente Asenblea Veneta), Davide Lovat (saggista, attivista politico), Alessio Morosin (avvocato, candidato Presidente elezioni regionali 2015 con Indipendenza Veneta), Lucio Chiavegato (imprenditore, attivista, ex presidente LIFE, leader Gruppo Chiavegato, indagato TANKO2), Iñigo Jago Arrizabalaga (ex esule politico basco), Lodovico Pizzati (professore di economia alla South California University, attivista politico, già Presidente Veneto Stato e Indipendenza Veneta), Silvia Lidia Fancello (commissaria Pari Opportunità Regione Sardegna), Patrik Riondato (imprenditore, attivista politico e sociale), Gabriele Perucca (attivista indipendentista, Comitato di Liberazione Nazionale Veneto, indagato TANKO2), Alberto Montagner (attivista promozione storia e cultura veneta, Presidente associazione Raixe Venete – Veneto Nostro), Anna Arquè (portavoce ICEC Paesi Catalani, responsabile internazionale della Universidad Catalana d’Estiu), Steven Vergawuen (storico attivista fiammingo, Segretatio ICEC Ngo), Andrea Maroso (candidato Sindaco a Vicenza scorse elezioni per l’area indipendentista), Ruggero Zigliotto (attivista indipendentista, candidato Sindaco area indipendentista scorse amministrative Montecchio Maggiore, Presidente associazione Yes Podemo), Ilaria Brunelli (attivista indipendentista, Consigliere comunale Bassano), Andrea Mion (segretario partito Sanca Veneta) e Giacomo Mirto (attivista indipendentista, portavoce Partito dei Veneti, autore del libro “Il Veneto che vorrei”).

Luca Polo è vicentino. Per oltre vent’anni si è occupato di creazione, sviluppo e gestione di reti distributive internazionali in oltre quaranta paesi in tutto il mondo. Sposato, due figli, oggi gestisce un ristorante a Thiene. Per alcuni anni ha collaborato con diverse entità pro-autodeterminazione in Veneto e in tutta Europa. È co-fondatore della organizzazione non governativa internazionale I.C.E.C. Ngo (International Commission of European Citizens) di Brussels, organizzazione che si occupa dell’esercizio dei diritti umani nella UE, di cui è stato per cinque anni membro del consiglio direttivo e portavoce per il Veneto. Con ICEC ha collaborato all’ideazione e organizzazione dei primi tre simposi internazionali al Parlamento Europeo per l’esercizio del diritto di autodeterminazione in Europa. È stato responsabile degli osservatori internazionali della delegazione veneta per il referendum per l’indipendenza della Catalogna del 1 ottobre 2017. Editorialista di giornali online per alcuni anni, nel 2016 collabora alla realizzazione della sezione internazionale del libro “Il Rischio della Libertà” (D. Lovat – R. Ciambetti). Ritirato dal 2018 dall’attivismo politico si dedica al volontariato e fonda l’associazione Leone Blu per dare supporto alle famiglie con bambini affetti da disturbo dello spettro autistico. ‘I sentieri della libertà’ è il primo volume della trilogia ‘Independentista’.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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