In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » mar nov 12, 2019 9:26 pm

Questi sono il manifesto del PdV e il loro programma politico

Manifesto politico del Partito dei Veneti
Pubblicato il Ottobre 28, 2019

https://partitodeiveneti.com/manifesto-politico/

Il Partito dei Veneti è un partito territoriale che intende rappresentare e difendere le istanze dei Veneti.
Noi del Partito dei Veneti, crediamo nel valore dell’autogoverno e nella facoltà di ogni popolo ad autodeterminarsi liberamente e pacificamente.
Crediamo che ogni territorio abbia il diritto e il dovere di governarsi rispettando e assecondando la propria identità, il proprio modo di essere, i propri valori e le proprie tradizioni.
Crediamo nel valore della sussidiarietà secondo il quale l’iniziativa privata ha la precedenza sull’azione pubblica e l’ente locale ha la precedenza rispetto a quello centrale.
Crediamo nel valore supremo della libertà coniugato al valore della responsabilità.
Crediamo nel valore dell’impresa e del lavoro, come strumento indispensabile per garantire la dignità alla persona.
Crediamo nel valore dell’ambiente, della sua salvaguardia in quanto elemento fondante del territorio in cui viviamo.
Crediamo nel valore della famiglia come base della nostra società.
Crediamo nel valore della solidarietà, del volontariato come impegno volto ad aiutare liberamente il prossimo.
Crediamo in una nuova Europa, quella dei Popoli, che superi le contraddizioni dell’attuale Europa, quella degli Stati nazionali.
Crediamo nel valore dell’interazione e della collaborazione tra le diverse comunità nel mondo e crediamo altresì che il Veneto debba esserne protagonista, parte integrante della grande rete globale senza mai rinunciare alla propria libertà e identità
In questo noi crediamo e per questo di fronte a tutti voi ci impegniamo.
Veneti, il momento è ora! No se pol far de manco!



Programma politico del PdV:
https://partitodeiveneti.com/wp-content ... Z0AhuVgv70


Osservazioni critiche:

La prima osservazione critica che mi viene spontanea è quella del partito messianico:

Il PdV (Partito dei Veneti) viene presentato dai suoi promotori e sostenitori
come se fosse un'arca celeste inviata finalmente da Dio, dopo tante sofferenze per salvare i veneti
e i suoi promotori-manovratori come se fossero dei veneti eletti, puri ed illuminati, investiti dal mandato divino per condurre i veneti in salvo con quest'arca celeste all'agognata terra dell'indipendenza e della libertà.

La verità è che non si tratta affatto di un'arca celeste nemmeno lontanamente e loro non sono proprio dei novelli messia, degli eletti da Dio ma solo dei presuntuosi spregiudicati che si propongono e si eleggono da loro stessi.

Il nucleo principale è costituito dai più vecchi che sono tutti ex leghisti (?) e che da 20 anni a oggi, ad ogni quinquennale scadenza elettorale regionale si propongono ai veneti riuscendo solo a eleggere un misero consigliere (non ho memoria che siano riusciti ad eleggerne due).
Certo esiste sempre l'incognita che non si sa mai, le cose possono cambiare e che i veneti stanchi e delusi della Lega possano dare il voto a loro.



Seconda osservazione:

Il manifesto politico pare fatto per andare bene a tutti, generico e asettico che pare concepito in un laboratorio anti infettivi di un ospedale. Un manifesto quindi che dice poco o nulla, pura facciata propagandistica, del tutto compatibile con le leggi italiane ed europee, privo di qualsiasi accenno all'indipendenza dei veneti se non come auspicio in un'Europa dei popoli e non più degli stati nazionali.

Mentre il programma politico riproduce quasi per intero lo Statuto regionale del Veneto promosso dalla Lega e del tutto compatibile con la Costituzione italiana, al punto che il PdV pare un doppione della Lega veneta;
diverge significativamente dal programma leghista solo per la sua ambiguità relativamente all'indipendenza laddove strizza l'occhio agli indipendentisti paventando la possibilità di fare un referendo per l'indipendenza qualora Roma non consentisse l'autonomia/autogoverno, referendo che la Costituzione italiana peraltro non prevede assolutamente e che giustamente la Lega rispettosa della Costituzione italiana non propone (unitamente al fatto di aver rinunciato all'indipendenza della Padania).
L'accenno al principio di autodeterminazione senza alcun riferimento alla volontà della maggioranza dei veneti che al momento è orientata a determinarsi come veneto-italiana e non come veneto indipendente, pare riprodurre la situazione Catalana dove i Catalani al governo della Catalogna hanno indetto il referendo per l'indipendenza in contrasto con la Costituzione spagnola con tutto quanto ne è conseguito. A tutt'oggi la Catalogna non è indipendente.

Trascuro per il momento gli altri contenuti, osservando come il PdV non proponga alcunché di nuovo e migliorativo per i veneti rispetto alla Lega veneta, ma introduca qualcosa di inattuabile per illudere e ingannare i veneti in modo da carpire il voto dei delusi della Lega/Liga e in tal senso si dimostra peggiorativo rispetto alla Lega veneta e irrispettoso dei veneti.


Veneto e Catalogna quali possibili analogie?
https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 496089526/
1) Certamente non quella dei numeri
2) Anche le ragioni del contendere tra la Catalogna e la Spagna e il Veneto e l'Italia non sono le stesse e divergono moltissimo.
3) Anche la storia del rapporto della Catalogna con la Spagna è molto diverso da quella del Veneto con l'Italia; il primo è stato contrastato e si è sviluppato nei secoli in modo piuttosto conflittuale e violento, il secondo invece si è sviluppato con stata sentita adesione e partecipazione volontaria.






Terza osservazione :
Il resto dei contenuti del programma pare un elenco di buoni propositi da realizzarsi qualora il Veneto diventasse autonomo amministrativamente ed economicamente.
Ma in attesa dell'autonomia cosa si fa?
E cosa si propone di fare il PdV per ottenere l'autonomia, promossa dalla Lega, a Roma?

Quarta osservazione:
Inoltre a differenza della Lega, il programma del PdV prevede di trattenere il 90% delle risorse fiscali pagate dai veneti, più o meno come la Provincia autonoma di Bolzano e molto di più di quanto richiede invece l'autonomia della Lega le cui risorse economiche necessarie sono limitate a quanto spende effettivamente lo stato per i servizi pubblici erogati al Veneto che dallo stato passerebbero in gestione alla regione (che potrebbe migliorare l'efficenza della spesa a vantaggio di minore tassazione e maggiori servizi), senza però intaccare il fondo perequativo interregionale che assorbe il residuo fiscale (la differenza tra quanto i veneti versano allo stato e quanto lo stato spende per loro).
Questo tipo di autonomia allo stato delle cose è legalmente e costituzionalmente impossibile e lo potrebbe essere, con esito incerto, solo se in Veneto vi fosse una maggioranza rilevantissima e compatta di veneti disposta a innescare rivendicazioni politiche e contenziosi rilevantissimi con lo stato italiano non solo giuridici da trattare in sede europea e internazionale e accompagnati da iniziative di disobbedienza civile e fiscale al limite della illegalità con possibili risvolti violenti.
Non credo che la maggioranza dei veneti sia disposta ad affrontare tali rischi, per questo il programma del PdV è utopico, irrealistico, irragionevole e predisposto per attrarre ingannando i veneti che hanno la debolezza di farsi illudere.
Il risultato che i veneti potrebbero ottenere votando il PdV sarebbe solo quello di garantire un posto ai signori del partito e forse una autonomia inferiore a quella realisticamente possibile ottenibile con la Lega a patto di indebolire e di rompere il fronte leghista e del centrodestra così da garantire la continuità dei governi demosinistri con la compartecipazione dei 5Stelle con tutto quello che ciò comporterebbe alla lunga come la diluizione etnico-culturale con gli africani, l'ulteriore impoverimento economico, la diffusione del nazismo maomettano e la fine di ogni speranza di autonomia spinta e sogni di indipendenza, con una drastica riduzione dei diritti umani, civili e politici dei veneti.


Quinta osservazione:

Ricordo che a decidere sull'autonomia o sulla indipendenza dei veneti, innanzi tutto sono i veneti stessi e sopratutto la loro maggioranza politica;
poi è il Parlamento italiano con le sue maggioranze in grado o meno di cambiare la Costituzione italiana che allo stato non consente ai veneti alcuna indipendenza; maggioranze che a tutt'oggi non permettono nemmeno l'autonomia come dimostratosi finora, figurarsi poi un'autonomia come quella della Provincia di Bolzano;
infine anche l'Europa e le sue maggioranze/alleanze politiche incidono sulla realtà dei veneti e del loro Veneto.

Per cambiare la Costituzione italiana in senso indipendentista (che consenta l'indipendenza dei veneti) ci vogliono e la stragrande maggioranza dei veneti e la maggioranza degli italiani e io non credo che in Veneto esista una tale maggioranza che se anche vi fosse poi dovrebbe fare i conti con la maggioranza italiana che è sicuramente contraria, a meno di non innescare contenziosi giuridico politici e conflitti civili e militari.

Quello che invece sarebbe oggettivamente possibile è l'autonomia contenuta (volontà a maggioranza già espressa dai veneti con il referendo del 2017) all'interno di una maggioranza in seno al Parlamento italiano che ad oggi si è in parte manifestata solo con la Lega e il centrodestra.

Se anche l'ambiguo Partito dei Veneti (il partito dell'autogoverno e dell'autonomia spinta?) per ipotesi assurda (e improbabile), ottenesse la maggioranza in Veneto quale maggioranza riuscirebbe ad aggregare nel Parlamento italiano? Credo proprio nessuna!
Con la Lega e il centrodestra i veneti possono avere una speranza di autonomia contenuta (non spinta come quella della Provincia autonoma di Bolzano), con il Partito dei Veneti credo che questa speranza si riduca al lumicino, specialmente in questo periodo storico incandescente per molteplici altri motivi sia in ambito italiano che europeo e mondiale.

La riduzione del residuo fiscale veneto a vantaggio di una minore tassazione e di maggiori servizi pubblici, attualmente assorbito dalle spese, dagli sprechi e dalla corruzione dell'amministrazione statale e dal fondo perequativo interregionale con i suoi odiosi parassitismi, potrebbe ottenersi solo modificando la gestione politico amministrativa statale italiana e quella delle regioni del sud attraverso un radicale cambiamento dello stato italiano o innescando dapprima lunghi ed incerti contenziosi giuridico politici nelle sedi internazionali e poi con conflitti economico-fiscali-civili al limite della disobbedienza e di insorgenze militari (dai costi altissimi e dagli esiti imprevedibili) che la maggioranza dei veneti difficilmente sarà disposta ad affrontare.


Sesta osservazione:

i signorotti dell'autonomismo spinto e dell'indipendentismo che negli ultimi 20anni hanno calcato le scene dei raduni nelle piazze, delle tribune politiche degli studi televisivi e delle pagine dei giornali, delle sale dei convegni e delle convenzioni dei movimentini e dei partitini e che hanno guidato i vari movimenti e gruppuscoli capeggiadoli per elezione spontanea, per forza di ricatto o con l'inganno, ...
sono tutti per lo più presuntuose prime e seconde donne, ambiziosi personaggi con altissima considerazione di se stessi da rasentare spesso il ridicolo, ma limitati come tutti anche se taluni hanno il titolo di dottore e qualche laurea.
Si sentono anche loro una specie di casta dei veneti
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » mar nov 12, 2019 9:26 pm

Considerazione finale sil PdV:

questo nuovo Partito dei Veneti che unisce quasi tutte le sigle del mondo venetista indipendentista, rappresenta una novità perché è la prima volta che i vari signorotti di questo mondo minoritario sono riusciti a costruire una unità che è senz'altro un valore aggiunto in una prospettiva elettorale.

Presentandosi alle elezioni regionali con un programma di autonomismo spinto tipo Bolzano con accenni minacciosi di indipendentismo darà modo di verificare quanto segue:

a) la consistenza numerica dell'idea indipendentista presso i veneti, le prossime elezioni regionali saranno una specie di referendo sull'indipendentismo anche se talune frange minimali, mitomaniacali e demenziali dell'indipendentismo serenissimo-marciano non parteciperanno al voto e se molti indipendentisti veneti voteranno per Zaia e la Lega ritenendola in ogni caso più affidabile ed efficacie o il male minore necessario
b) il grado di credibilità di questi signorotti dell'indipendentismo e dei loro gruppi
c) la compattezza e il radicamento della nuova Lega di Salvini presso i veneti
d) la credibilità del progetto autonomista portato avanti da Zaia e dalla Lega anche se non ha finora dato alcun risultato
e) ...

Io personalmente non li voterò primo perché non godono minimamente della mia stima e fiducia, in quanto sono principalmente presuntuosi, fanfaroni o bugiardi caregari e senza alcun rispetto per me e per i veneti;
poi perché sono ambigui a cavallo tra l'autonomismo e l'indipendentismo e non prospettano e perseguono l'indipendentismo che vorrei tipo quello svizzero ma sono piegati/impostati sul mito della Serenissima che non era affatto federale e che non era lo stato nazionale dei veneti a sovranità di tutti i veneti ed era antidemocratica.


Io sono più che convinto che questi del PdV che in buona parte conosco e che erano leghisti, non sono per niente più veneti, più patrioti, più sensati, migliori, più credibili e affidabili dei veneti leghisti.
Anzi per certi aspetti sono peggiori perché i veneti si aspetterebbero, spererebbero, vorrebbero che lo fossero mentre in realtà non lo sono affatto.
Non lo sono per una molteplicità di aspetti, di difetti, di considerazioni e di lacune, ...
tra cui quelle sulla mancanza di rispetto verso gli altri veneti, di chiarezza e di coscienza sulla storia e sulla realtà, di umiltà e di spirito di servizio, di sincerità, di lealtà e di fraternità, ... .

I veri e buoni uomini, veneti e non veneti, intelettuali e responsabili politici, non ingannano, non illudono, non raccontano falsità,
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » mar nov 12, 2019 9:27 pm

Che senso ha affermare quanto segue da parte del PdV ?:
L'autonomia è il traguardo, in caso contrario l'indipendenza resta l'unica via percorribile ...

Finalmente siamo rappresentati da giovani dinamici e determinati che sapranno comunicare a tutti i Veneti le potenzialità che questo partito potrà avere in ambito regionale prima di tutto ma anche a roma poter far valere i nostri interessi rispetto a quelli delle altre regioni. L'autonomia è il traguardo, in caso contrario l'indipendenza resta l'unica via percorribile a salvaguardia del nostro futuro e quello dei nostri figli e nipoti.
W SAN MARCO SEMPRE !!!!
https://partitodeiveneti.com/nasce-coor ... aMCr027YQs
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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » mar nov 12, 2019 9:27 pm

Propaganda di certi veneti cristiani indipendentisti per il PdV

COME VOTA UN CRISTIANO VENETO CONSAPEVOLE DEL SIGNIFICATO PROFONDO DEI TERMINI "CRISTIANO" E "VENETO"?
Davide Lovat
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 9010695713

Respondeo dicendum quod:

OGNI ESSERE UMANO E' UNA PERSONA
Il termine "Persona" indica che non si è semplici individui, né semplici membri della collettività, ma entrambe le cose assieme e in modo irriducibile.
Ogni persona ha perciò necessariamente una dimensione etica e una dimensione politica; la negazione di una delle due dimensioni è un artificio falso e ideologico.
La dimensione etica riguarda ciò che attiene alla giustizia per la vita privata, la dimensione politica riguarda ciò che attiene alla giustizia per la vita pubblica.
La giustizia si radica negli "assoluti indimostrabili" che sono i concetti - assoluti ergo non relativi - di BUONO, VERO E BELLO. Se così non fosse non ci sarebbe la giustizia, ma solo la volontà di chi comanda....

CIO' PREMESSO per tutti, io sono un "cristiano veneto indipendentista" e pertanto:

Nella qualità di cristiano il mio principale nemico è il relativismo progressista che nega la qualità assoluta della verità, della bontà e della bellezza, per ridurle a gusto soggettivo.
Nella qualità di veneto indipendentista il mio principale nemico è chi innalza a valore assoluto ciò che è meramente storico, come l'unità d'Italia e lo Stato italiano con i suoi simboli.

ERGO

I miei nemici sul piano etico, in quanto cristiano, sono coloro che traducono in politica le loro idee votando "Partito Democratico" o "Movimento 5 Stelle" e alleati minori.
I miei nemici in campo politico, in quanto indipendentista veneto, sono coloro che traducono in politica le loro idee votando "Fratelli d'Italia" o "Lega per Salvini" e alleati minori.

Alla domanda iniziale pertanto rispondo dicendo che un cristiano veneto consapevole del significato dei termini "cristiano" e "veneto" qualora decidesse di votare alle prossime elezioni regionali, voterà necessariamente per il PARTITO DEI VENETI

Alberto Pento
E i veneti indipendentisti atei, agnostici e aidoli cosa dovrebbero votare allora?
Poi Davide Lovat ti ricordo che i veneti indipendentisti sono solo una minoranza minimale e che la maggior parte dei veneti cristiani non è indipendentista ma autonomista e vota Lega.
Io probabilmente, da veneto indipendentista aidolo e non cristiano, alle regionali non voterò nessuno e alle prossime politiche italiane voterò Salvini, perché la realtà nella sua complessità ha delle problematiche tali che richiedono di essere risolte con una priorità molto più alta rispetto allaquella dell'indipendenza che la maggior parte dei veneti oltretutto non vuole. Problematiche che il PdV non potrà mai risolvere.
Poi ti ricordo che il PdV non è indipendentista ma dichiaratamente autonomista e che minaccia risibilmente di perseguire l'indipendenza solo nel caso in cui lo stato italiano non riconoscesse l'autonomia ai veneti;
ricordo anche che la Lega veneta è autonomista e che è suo il progetto di legge in discussione che con buone probabilità, se vincesse alla grande Salvini alle prossime politiche italiane, potrebbe trovare approvazione presso il nuovo Governo del centrodestra e nella sua maggioranza parlamentare.

Infine ti ricordo che per essere buoni veneti e uomini di buona volontà non è necessario essere cristiani (cattolici come sei tu), si può essere anche atei, agnostici, aidoli come me e perché no anche ebrei.
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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » mar nov 12, 2019 9:28 pm

Sarebbe interessante sentire come si pone il PdV rispetto all'invasione dei clandestini e alla diffusione del nazismo maomettano.
A me pare che sottovalutino sia l'invasione dei clandestini che la diffusione del nazismo maomettano.
Poi sull'immigrazione regolare utile ai veneti nelle case come le badanti e nelle fabbriche e nei campi in sostituzione dei veneti studiati che emigrano per necessità o che non vogliono fare lavori disagevoli e malpagati non mi pare che abbiano una visione civile e rispettosa dei veneti come questo Federico Contin proveniente dalla sinistra PD.



Federico Contin: «Io nel Partito dei Veneti? È l'unico che ha visione sui bisogni reali»
Ivan Grozny Compasso 06 novembre 2019

http://www.padovaoggi.it/politica/feder ... _RzTGfi3EE

Lo abbiamo notato eccome il 19 ottobre, il giorno della convention per il lancio de “Il Partito dei Veneti”. Così ci è rimasto il dubbio, su uno degli imprenditori tra i più istrionici che ci sono in città, Federico “Chicco” Contin: lì solo per dare un supporto tecnico e logistico o davvero sposa linea e programma politico di questa nuova compagine politica?

Lega

«Dobbiamo cominciare - risponde molto convinto - a pensare realmente al nostro territorio. La Lega si è appropriata della nostra storia, della narrazione del nostro lavoro. Parlo di sviluppo dell’artigianato, delle industrie, della ricerca, sembra sia tutto di sua appartenenza. Usa il Veneto come biglietto da visita per Roma, poi però quando è lì cosa fa davvero per il territorio? Questi si sono rubati anche la bandiera col Leone di San Marco. Si sono impossessati di una storia millenaria. E, a partire dalla bandiera, io me la voglio riprendere. Io come tantissima altra gente». Dice davvero, ci rivolgiamo a Contin un po’ increduli: `«Il Veneto, Venezia, ha costruito la sua grandezza sull’apertura ai popoli e alle culture. Marco Polo da dove è partito? La nostra storia è questa e oggi si vende invece una immagine dei veneti timorosi e chiusi, alimentando false paure. A me questa cosa non va più. La Lega tradisce il suo elettorato ogni volta che dice “prima gli italiani”. Non dovevano essere i veneti, i primi? O i lombardi? È solo propaganda la loro. Che si basa su paure insinuate nella gente che però comincia a non crederci più».

Veneto

I sondaggi dicono cose diverse. La Lega ha un consenso davvero ampio, mai avuto prima: «Certo, però in Veneto le cose sono diverse. E qui siamo stufi di sentirci dire che noi veneti siamo difesi quando invece ogni giorno siamo vessati da tasse e rotture di scatole ( non dice esattamente così, n.d.r.). Vuoi sapere quante volte mi chiama il mio commercialista? Ogni giorno. Poi pensa a quanti imprenditori, grandi, piccoli, medi ci sono in Veneto. E’ chiaro che questa situazione non può più andare avanti». Che le tasse rimangano in Veneto, quindi: «Ogni Regione dovrebbe prima di tutto pensare a se stessa. Il mutuo soccorso, l’aiuto a chi ha meno, certo. Ma non buttare o regalare soldi dove ci sono sprechi e sperperi. Questo è inaccettabile». Si infervora su questo punto, Contin: «Anche perché poi la gente paga le tasse ma se deve fare una visita medica a chi si deve rivolgere? Deve rivolgersi al privato. Ovvio poi che girano le scatole».

Ghetti

Tornando a quelle che Contin definisce paure innescate, chiediamo: non c’è un problema di sicurezza, legato all’immigrazione? «Non è che perché una minoranza di quelli che arrivano, delinque, allora sono tutti uguali, tutti da cacciare. Poi ghettizzare a cosa porta? Emarginare porta a facilitare situazioni di degrado e di delinquenza. Quindi basta con allarmismi insensati. Qui poi c’è bisogno di lavorare e di lavoratori. C’è bisogno di dipendenti, di manodopera. Se vai in una fabbrica vedrai che non ci sono italiani che ci lavorano, sono tutti stranieri. O comunque la maggior parte dei lavoratori. I nostri giovani studiano e poi scappano all’estero. Ci sono più veneti in giro per il mondo che qui. Quello è l’allarme che dobbiamo scongiurare, se parliamo di migrazioni di popoli».

Territorio

Inevitabilmente si torna a parlare anche di ambiente: «Sono nato in campagna e poi sono arrivato in città. Conosco bene la montagna, conoscono bene la mia terra, il Veneto. Quello che accaduto lo scorso anno, la tempesta Vaia che ha distrutto le nostre montagne, mi ha molto colpito. Sono zone che conosco bene, ci ho pure vissuto. Quello ci deve preoccupare, prima di tutto: mettere in sicurezza il nostro territorio. Pensare all’ambiente in maniera seria, questo mi aspetto dalla politica. Ma non lo fa. Dov’è l’ambientalismo nella politica italiana? Cosa c’è di più ambientalista che difendere il proprio territorio nel senso più stretto e più alto del termine». Quella dello scorso anno, l’iniziativa di rendere i Navigli, il festival di cui Contin è il patron, plastic free, non era solo una trovata sensazionalistica, quindi: «Assolutamente no, tanto è vero che tra poco proprio lì installiamo dei contenitori per raccogliere plastica offrendo premi per tutti coloro che sceglieranno di smaltirla in maniera etica».

Plastica

La plastica è una costante dei discorsi di Contin. «Almeno che si usino materiali come bicchieri o stoviglie in materiale biodegradabile, bisognerebbe imporlo a tutte le sagre e a tutte le manifestazioni pubbliche. Invece su questo si rallenta. Cosa impedisce ai comuni di fare delle ordinanze in questo senso?». Si potrebbe ironizzare che però, non tutte le iniziative che ha proposto sono sempre state vincenti. L’idea dei risciò non è stata un successo, al contrario dei Navigli, anche nella versione più green: «Quella dei risciò era eccome una intuizione giusta, ma non c’erano le condizioni proprio perché la politica, paradossalmente la parte che dovrebbe essere più sensibile ai temi ambientali si è messa di traverso. Non c’era la possibilità di avere una location dove parcheggiarli e renderli disponibili per la cittadinanza e per i turisti. Poi l’imprenditore fa due conti e lascia stare. Ma l’idea era giusta eccome. Quello della mobilità è un tema troppo importante e le soluzioni che possono sembrare naïf guarda caso vengono adottate da metropoli e capitali in tutto il mondo».

Zaia

Cosa contesti a Zaia? «La Lega non è più il partito in cui un veneto si può riconoscere davvero. Non è il partito che difende i suoi interessi. Non lo fa. L’autonomia, la potevano fare in quattro e quattr’otto e invece siamo ancora qui con le promesse, con i se e con i ma. Alla fine però non si è fatta. Quando è stata la prima volta che abbiamo davvero sentito parlare di autonomia del Veneto? Neppure il federalismo sono riusciti a fare dagli anni novanta ad oggi. E oggi vanno in giro gridando prima gli italiani e del Veneto si ricordano solo quando è il momento dei voti e delle poltrone. Le tanto vituperate poltrone, che però piacciono tanto mi sembra».

Regionali

Quindi dobbiamo pensare a un Federico Contin candidato alle Regionali? «Non ho detto questo, ho detto che mi ritrovo perfettamente nel percorso che vuole portare avanti il Partito dei Veneti e che io metto a disposizione tutto quello che posso a mettere a disposizione per far crescere questo movimento. Non c’è davvero più tempo da perdere, bisogna cambiare, dare un segno di discontinuità rispetto a un passato e a un presente che non rispondono ai bisogni e ai desideri di chi vive in Veneto».

Alberto Pento
Federico Contin in passato ha sostenuto Giordani attuale sindaco del Partito Democratico.
È senz'altro un segnale dell'area ideologico politica dove si può andare a collocare il PdV che ha strane assonanze con il PD.
Ci manca solo che al PdV aderiscano anche Casarini e Cacciari.
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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » mar nov 12, 2019 9:28 pm

Chissà se il Pdv, il Partito dei Veneti, condivide lo slogan leghista di Zaia "in Veneto prima i Veneti", nel senso che le politiche e le risorse economiche debbono essere orientate innanzi tutto e sopratutto ai bisogni e al bene dei cittadini del Veneto, prima di occuparsi dei cittadini di altri paesi.
Certamente il nome del partito lascerebbe intendere che sia proprio così, però a volte i nomi non sempre corrispondono, meglio verificare per bene.
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Re: In Veneto è nato il Partito dei Veneti, ma servirà?

Messaggioda Berto » mar nov 12, 2019 9:29 pm

W il partito dei veneti... ma anche no!
12 novembre 2019
Enzo Trentin

https://www.vicenzareport.it/2019/11/w- ... 134D6F6t_8

Vicenza – Sabato 19 ottobre, al Palageox di Padova, i partecipanti a dieci sigle di movimenti sovranisti, nazionalisti, autonomisti, indipendentisti, al grido di: “Autogoverno!” hanno sancito la nascita del Partito dei Veneti, e ne hanno sottoscritto il manifesto politico. I toni sono entusiastici e promettenti, tuttavia in altri ambienti indipendentisti veneti qualcuno ha obiettato, e Alessandro Morandini ha scritto dell’inutilità del PdV.

Prontamente un terzo: Eugenio Fracassetti è corso a sostenere: «Non mi piacciono le critiche al neonato Partito dei Veneti (…) Sarebbe invece necessario che tanti “leoni della tastiera” specie se anche loro veneti, capissero gli sforzi, forse ingenui ma pur sempre genuini e onesti, di tanti giovani che tentano – democraticamente – di tirarsi fuori, e tirare fuori il Veneto, da un kafkiano e ormai secolare vicolo cieco. Sarebbe quindi giusto non mettere sempre e solo in primo piano il pessimismo, spesso interessato, quando si parla delle speranze di un popolo frustrato dalla storia e della politica, e sarebbe invece opportuno appoggiare con una sana dose di ottimismo e di proposte gli sforzi di chi in questi giorni ha fondato il Partito Dei Veneti nella considerazione che… Non se pol far de manco!»

Sia Eugenio Fracassetti che gli aderenti al PdV in un ambiente di partitocrazia non tengono in alcun conto quanto scriveva Moisei Ostrogorski, (“La democrazia ed i partiti politici”, 1902) e fondano l’ennesimo partito per contrastare i partiti. Ostrogorski elabora la tesi che il moderno partito politico è come una macchina centralizzata al servizio del leader, e della quale il leader non avrebbe potuto fare a meno per raggiungere i suoi scopi. Le conferme si trovano in tanti personaggi contemporanei dal duo Marin-Rocchetta a Bossi a Di Pietro, da Renzi a Salvini solo per far qualche esempio e non allungare troppo la lista. Ed anche nel vissuto dei principali protagonisti del PdV si possono rilevare oggettive similitudini. In quest’ambito due sono le persone che attirano l’attenzione più di altre.

L’avvocato veneziano Alessio Morosin, persona molto nota per il suo compulsivo attivismo nell’entrare e uscire da movimenti e partiti come se si trovasse nella porta girevole in uso presso alcuni grandi alberghi, da ultimo è il fondatore del partito Indipendenza Veneta. Fonti riservate affermano che egli è conscio della disinvoltura dell’altro protagonista del PdV; ma pare che sia incline ad auto-illudersi che l’eventuale sua elezione in Consiglio regionale veneto potrà sopire le sue riserve etico-morali. Insomma, analogamente a Enrico IV di Borbone re di Francia: «Parigi [Venezia nel nostro caso] val bene una messa!»

Dell’altro protagonista: Antonio Guadagnini abbiamo già trattato ampiamente; ma è qui necessario rilevare che senza l’esenzione dalla raccolta firme che costui garantisce, probabilmente il PdV non si presenterebbe. Non ribadiremo mai abbastanza che Guadagnini non onorò la sua firma in calce ad un patto politico liberamente sottoscritto. Eppure la firma è una cosa talmente importante che persino in epoche di analfabetismo diffuso si pretendeva una croce a suggello degli impegni assunti. Questo Consigliere regionale si fece forza dell’Art. 1, Comma 3, Legge Regionale n. 5 del 16 gennaio 2012 che sancisce come i Consiglieri regionali rappresentano l’intera Regione senza vincolo di mandato.

E allora, stante questa Legge Regionale, perché l’elettore dovrebbe votare il proprio “rappresentante” per perorare le cause politiche che gli stanno a cuore, se colui che ha contribuito ad eleggere non si sente (per legge illegittima) vincolato ad alcun mandato? In tal forma non si eleggono “rappresentanti”, ma solo “padroni”! Degli altri esponenti non vale parlarne, poiché aderendo condividono gli stessi valori etico-morali dei predetti. Come ebbe a dire il vecchio socialista Rino Formica: «la politica e sangue e merda». E di queste cose ce n’è in abbondanza nel PdV, a dar retta a Giovanni Dalla Valle che ha pubblicato il 19 ottobre una lettera aperta dove ha ricevuto molte autorevoli conferme e nessuna smentita.

A parte ciò, il lettore più coscienzioso e attento potrà consultare il programma politico del PdV qui, nel quale a pagina 5 sono contenute due “chicche” che dovrebbero far riflettere:

a.1) si insiste sul residuo fiscale della Regione Veneto, che sino a ieri era stato esaltato in 22 miliardi “succhiati” da Roma, ma che ora sono ridimensionati a 16 miliardi l’anno, perché è evidente che la crisi ha morso anche a Nord-Est. Tuttavia si tace che per quel gettito, un Veneto autonomo (o anche indipendente) dovrebbe mantenere lo stesso gravame fiscale oramai diventato persecutorio, e non certo favorevole al rilancio della libera impresa. Quella che in fin dei conti paga le tasse.

a.2) si pretende la trattenuta del 90% delle imposte e tasse ben sapendo che la partitocrazia non lo concederà mai. Semplicemente non ha interesse a farlo.

b) a pagina 11 si parla testualmente di: «sviluppo della “democrazia partecipativa” anche attraverso la revisione degli Statuti comunali e degli enti locali per consentire la convocazione dei referendum consultivi sulle principali scelte amministrative.» e qui c’è da scompisciarsi dalle risa, perché non è necessaria alcuna revisione in tal senso: i referendum consultivi esistono già in detti Statuti. Sull’efficacia, poi, del referendum consultivo (un vero furto di democrazia) c’è da verificare com’è andato a finire quello per l’autonomia di Veneto e Lombardia del 2017: perso nel porto delle nebbie!

c) a pagina 14 si arriva anche ad affermare che la Regione Veneto può indire un referendum consultivo per l’indipendenza proprio in nome del princìpio internazionale di auto-determinazione. Referendum che diventa vincolante qualora la maggioranza si dovesse esprimere a favore dell’indipendenza. Orbene, questo tipo di referendum consultivo (peraltro) è stato bocciato dalla Corte costituzionale nel 2014. Cosa fa pensare al PdV che la Corte e la partitocrazia ritornerebbero sulle loro decisioni? Non è detto!

d) a pagina 16, titolano di voler essere “indipendentisti” e “autonomisti” e che tale volontà può essere manifestata con il voto politico… ma ignorano volutamente gli esiti della Catalogna, dove tale voto (malgrado l’ampia partecipazione popolare, sconosciuta in Veneto) non ha comunque raggiunto il 50%, e dove la grande autonomia di cui la regione godeva, è oggi commissariata.

Insomma, in questo programma politico non ci sono soluzioni credibili. Ci sono solo un’infinità di mirabolanti promesse elettorali che fa assomigliare il Partito dei Veneti ad un Prof. Dulcamara alla stregua di un qualsiasi altro partito italiano. E questa è partitocrazia di cui…”se pol far de manco!”.

Al contrario non si parla di come portare la democrazia ai cittadini, affinché possano avere voce in capitolo per risolvere i problemi che li riguardano direttamente nella vita di tutti i giorni: questo è l’obbiettivo della democrazia diretta, che non è in contrasto con la democrazia rappresentativa bensì un complemento, e una deterrenza alle possibili derive della partitocrazia.

Tanto per capirci, nella capitale di Taiwan, Taipei, dal 2 al 5 Ottobre 2019, un gruppo di attivisti, esperti e politici di diversi paesi hanno lanciato la Lega internazionale delle città democratiche. L’iniziativa è stata lanciata nel corso dell’ottavo Forum mondiale per la democrazia. Oltre a Berna, Taipei e Taichung, tra le città fondatrici figurano la capitale finlandese Helsinki, Brno (Cechia), Metz (Francia), Città del Messico, Tunisi, Anyang (Corea del Sud) e Kashiwa (Giappone).

La lega delle città si è dotata di una Magna Carta di 20 punti, che servono da base per orientare le città nei loro sforzi volti a dare più voce in capitolo ai loro abitanti. Ciò significa condividere il potere e le competenze decisionali con i cittadini. Le città si sono impegnate ad attuare tutti i 20 punti, che ha indicato a Taipei lo svizzero Bruno Kaufmann, tra i promotori di questa iniziativa con l’americano Joe Mathews. Durante i lavori di fondazione della lega, Sindaci, rappresentanti delle città e specialisti hanno dato una visione d’insieme dei diversi campi, strumenti e formati della democrazia urbana dei cittadini.

Probabilmente in Italia non avremmo necessità di tutti i 20 punti discussi in Oriente, considerato che in armonia con la Carta europea delle autonomie locali, la legge 8 giugno 1990, n. 142, denominata «Ordinamento delle autonomie locali», la Legge 3 agosto 1999, n. 265, e il “Testo Unico Delle Leggi Sull’ordinamento Degli Enti Locali” approvato con Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267, se non ci fosse stata la partitocrazia che ha edulcorato gli strumenti di democrazia diretta previsti introducendo il referendum consultivo, che peraltro nel suddetto Decreto Legislativo non è specificamente indicato.

Che il referendum consultivo sia un esercizio di democrazia fasullo lo si può constatare con gli effetti del referendum per l’autonomia del Veneto (22 ottobre 2017) dove il 98% dei votanti (oltre 2,1 milioni) ha votato Sì, e solo l’1,9% ha votato No. La prova documentale che quanto propagandato nel programma del PdV in proposito di ampia maggioranza è una pia illusione. Quale autonomia è stata in grado di erogare il governo a trazione Lega rappresentata da Luca Zaia lo abbiamo visto: zero! Né miglior fortuna ci sarà con il governo facente capo alla rappresentanza giallo-fucsia. Progressista si fa per dire, naturalmente. Si tenga anche presente che nel 1981 Costantino Mortati, uno dei padri dell’attuale Costituzione italiana, ebbe a scrivere: «La posizione di organo supremo rivestita dal popolo in regime democratico non può in nessun modo conciliarsi con l’esercizio di una funzione subordinata, come quella che si sostanzia nell’emissione di pareri.»

Se ci fosse stato un partito autenticamente federalista e autonomista, almeno da tre decenni si sarebbe potuta promuovere la modifica degli Statuti comunali, provinciali, e regionale per introdurre ciò che è cosa normale in California e generalmente negli USA, in Liechtenstein e altrove, per non parlare della confinante e – da questo punto di vista – insuperabile Svizzera.

Il sistema politico elvetico non è una democrazia diretta “pura”, in cui i diritti popolari – di referendum e di iniziativa – risalgono alla notte dei tempi. Nella Svizzera moderna, ossia nello Stato federale nato nel 1848, alla democrazia rappresentativa è stata affiancata quella diretta, che nel corso degli anni si è ancor più sviluppata.

La democrazia diretta e democrazia rappresentativa non sono antagoniste, bensì complementari. Pur essendo componenti capitali del sistema politico svizzero, i diritti popolari non sono mai stati concepiti come sostituti del processo parlamentare, bensì come strumenti del popolo per controllare costantemente l’operato dei propri rappresentanti ed eventualmente bloccarne le decisioni (referendum) o obbligarli a decidere (iniziativa).

Che il potere legislativo sia saldamente nelle mani del Parlamento svizzero è dimostrato dal fatto che la stragrande maggioranza delle leggi che emana non sono attaccate con un referendum. Inoltre, tra le leggi contro le quali è impugnato il referendum, rari sono i casi in cui il voto popolare sconfessa il Parlamento.

Da notare, comunque, che il referendum facoltativo ha un forte influsso sulle decisioni del Parlamento svizzero: quest’ultimo tende a trovare delle soluzioni di compromesso, suscettibili di raccogliere una maggioranza di consensi. Sostanzialmente i rappresentanti della CH prima di deliberare qualsiasi provvedimento si chiedono: «È giusto? È corretto? È in armonia con il “sentire” della maggioranza della cittadinanza? O rischiamo che la sovranità popolare ci smentisca e ci corregga?»

Un altro punto su cui il PdV è latitante: quando viene designato il Parlamento si pensa automaticamente al suffragio; ma quanto sono veramente democratiche le elezioni? Agli albori della democrazia, ad Atene, si eleggeva estraendo a sorte, e nella Repubblica di San Marco si andò avanti con la “Cabala del Doge” sino al 1797. Ai tempi nostri ci sono vari movimenti che vogliono ridar vita a questa vecchia prassi. Due giovani ricercatori di Losanna hanno ripercorso la storia delle elezioni mediante sorteggio in Svizzera. Si veda qui.

Sul fronte etico poi il bilancio è del tutto negativo. Nella lettera aperta di Giovanni Dalla Valle su indicata ci sono infiniti esempi e nessuna smentita. La posizione di ripulsa di questo psichiatra anglo-veneto è nei confronti di una sorta d’Armata Brancaleone attenta solo ai propri interessi personali. Una specie di congrega di psicopatici affetti da costipazione mentale; patologia per cui nessun Metamucil psichiatrico è ancora stato inventato.

Per curare il proprio cervello dalla costipazione mentale bisogna lavorare sodo, intellettualmente ma anche emotivamente, cercando di diventare non solo una persona istruita, di ampi orizzonti e dotata di pensiero critico, ma anche un essere umano integro, onesto e auto-consapevole. E questo è esattamente ciò che nel PdV molti veneti non ravvisano. Quanto a Giovanni Dalla Valle, si sa: è uno… psichiatra!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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