Altra discussione
Alessandro Mocellin
Che si dovette ricorrere a mezzi impropri lo confessa (termine giuridico) il commissario italiano.
A ricostituire la Repubblica Veneta ci pensarono pure i Francesi.
A pretendere il plebiscito furono i Francesi con accordo degli Austriaci. Gli Italiani si sono battuti per non farlo.
Viste le modalità irrispettose adottate dagli Italiani, il plenipotenziario francese arrivò a minacciare di non cedere la Venetia.
La Venetia fu ceduta a sé stessa: formalmente il 19 ottobre divenne indipendente. Dunque il no per l'annessione significava ipso jure indipendenza.
Alberto Pento
Nel 1866, durante le fasi del passaggio di appartenenza delle terre e dei sudditi veneti dall'Impero austro-ungarico al Regno d'Italia non ci fu nessuna ricostituzione della Serenissima o della Repubblica veneta a dominio veneziano, non ci fu alcuna cessione a se stessa della "Venetia" poiché la "Venetia" non è mai esistita come Stato e quello della Serenissima era morto da 69 anni e nessuno poteva più rescuscitarlo.
In nessun documento riguardante queste vicende è adoperato il termine "Venetia".
Nella fase finale della cessione la sovranità non è passata ai veneti come sudditi della Serenissima (prima della sua caduta ad opera di Napoleone) ma come popolazione, come persone, come individui e comunità di persone o individui, la Serenissima non esisteva proprio più.
Il Veneto o i territori veneti e non (lombardi, veneti e friulani, ex domini veneziani e quelli mantovani) con i loro abitanti come sudditi, furono ceduti dall'Austria alla Francia (come dagli accordi di Praga del 3 agosto) la quale poi li cedette all'Italia il 19 ottobre (Il generale francese Leboeuf consegnò gli ex domini austriaci passati ai francesi, a una delegazione rappresentante le popolazioni di questi domini composta da tre notabili: il conte Luigi Michiel, veneziano, Edoardo De Betta, veronese, Achille Emi-Kelder, mantovano, questi, a loro volta, lo "deposero" nelle mani del commissario del Re conte Genova Thaon di Revel e il giorno dopo sulla "Gazzetta di Venezia" apparve un anonimo trafiletto: "Questa mattina in una camera dell'albergo d'Europa si è fatta la cessione del Veneto").
I veneti non avevano alcun motivo per non gradire il cambio di appartenenza dall'Austria all'Italia e mai negli anni precedenti vi erano stati moti di rivolta per ricostituire la Serenissima, infatti nel 1848 durante la rivolta contro il dominio austriaco i veneti auspicavano l'annessione all'allora Regno di Sardegna e a Venezia sventolava il tricolore italiano con dentro il Leone marciano.
Sicuramente nessuno fuori della città di Venezia sognava il ritorno della Serenissima, a Venezia forse qualche nostalgico che aveva coltivato il mito della Venezia Serenissima, coloro che avevano vissuto o erano vissuti al tempo della Serenissima prima della sua fine nel 1797, nel 1866 erano quasi tutti morti.
Che poi il passaggio dei veneti all'Italia non sia stato un grande affare per la maggioranza dei veneti è un'altra storia.
Alessandro Mocellin
Alberto Pento non mi interessano i tuoi giudizi e non ho messo i miei perché riporto dati oggettivi.
La Venezia, la Vénétie, the Venetia, die Venezien, è il nome usato nei documenti e nei dispacci.
La Serenissima non c'entra nulla.
Il 19 ottobre la Venetia non fu ceduta all'Italia: non c'è nessun atto firmato dall'Italia quel giorno e Revel era commissario ma non plenipotenziario.
Alberto Pento
Alessandro Mocellin oltre alle chiacchere posta qualche documento, qualche immagine di documenti, qualche link a documenti che tutti possano verificare, le chiacchere non servono a nulla.
Cessione del Veneto
Genova Giovanni Thaon di Revel
https://it.wikisource.org/wiki/Cessione_del_Veneto
Il 16 settembre, chiamato a Strà dal comandante supremo dell’esercito, generale Cialdini, udii con molta sorpresa che ero destinato quale Commissario regio militare a ricevere la consegna del Veneto. Cialdini mi disse di rimettere il comando della divisione al generale Escoffier e di recarmi a Venezia, avendone già prevenuto il generale Alemann comandante quella fortezza, ed i generali Mœring e Lebœuf commissari austriaco e francese.
La credenziale al conte Thaon di Revel, luogotenente generale, e firmata Visconti-Venosta, mi dava l’incarico di concertare coi commissari austriaco e francese l’acquisto del materiale e l’occupazione delle fortezze, uscendone gli Austriaci.
Nelle istruzioni annesse — nessun compenso pelle costruzioni militari — acquisto obbligatorio del materiale non trasportabile — facoltativo del trasportabile — nominare commissioni in tutte le fortezze per determinare la qualità, e la valutazione del materiale, operazioni da compiersi prima della pace — se non possibile ciò, provvedesse il [p. 24 modifica]commissario regio, avvertendo che, conchiusa la pace, le nostre truppe devono senza ritardo occupare le fortezze. — Non poter dar luogo a difficoltà, la circostanza che il Commissario francese riceve la consegna dell’austriaco, dovendo rimetterlo al Commissario italiano. — Mi dovevo valere dell’intervento del Commissario francese, del quale mi si diceva:
“Il generale Lebœuf essendo personalmente disposto in modo non sfavorevole, e non ignorando egli essere fermo intendimento dell’Imperatore dei francesi, che sia usato ogni maggior riguardo alla dignità sovrana di S. M. il Re, il sottoscritto non dubita che ogni inconveniente potrà essere con comune soddisfazione evitato.”
Mi si raccomandava di evitare ogni solennità nella chiamata delle RR. Truppe per parte del municipio di Venezia, e di sollecitare la riconsegna del Veneto al Regio Commissario Civile, che sarà designato, da parte dei tre notabili riceventi il Veneto dalla Francia.
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/ ... 9.djvu.jpg
La cessione del 19 ottobre
https://it.wikipedia.org/wiki/Plebiscit ... o_del_1866
Le formalità di consegna dell'ex Regno Lombardo-Veneto si svolsero a Ca' Giustinian, che all'epoca ospitava l'albergo Europa
La guarnigione austriaca aveva iniziato l'abbandono della città di Venezia già dalla notte del 18 ottobre, con i primi reparti imbarcatisi sui bastimenti del Lloyd triestino di navigazione e il resto della truppa raccolta, in attesa dell'imbarco, sul Lido.
Nella mattina del 19 ottobre il generale Le Bœuf, che alloggiava nell'albergo Europa, riunì il commissario militare austriaco generale Karl Möring, il generale italiano Thaon di Revel, la municipalità di Venezia, la commissione incaricata di ricevere il Veneto, il console generale di Francia M. de Surville e M. Vicary per espletare le procedure del passaggio del potere.
Le formalità si svolsero in quattro fasi:
alle ore 7:00 Möring consegnò la fortezza di Venezia al rappresentante francese Le Bœuf;
alle ore 7:30 il generale Le Bœuf rimise la piazzaforte di Venezia nelle mani della municipalità cittadina e degli assessori Marcantonio Gaspari, Giovanni Pietro Grimani e Antonio Giustiniani Recanati;
Quindi Möring consegnò il regno Lombardo-Veneto al rappresentante francese Le Bœuf;
alle ore 8:00 il generale Le Bœuf "riconsegnò" infine il Veneto a Luigi Michiel e Edoardo De Betta, rappresentanti rispettivamente di Venezia e Verona, scelti su suggerimento di Thaon di Revel, che firmarono il verbale di riconsegna; Achille Emi-Kelder, rappresentante di Mantova, era invece momentaneamente assente per un'improvvisa indisposizione e firmò più tardi l'atto di cessione.
La riconsegna del Veneto venne presentata da Le Bœuf con la seguente dichiarazione:
«In nome di S. M. l'Imperatore dei Francesi, ... : Noi Generale Le Boeuf visto il trattato firmato a Vienna il 24 Agosto 1866 tra l'Imperatore dei Francesi e l'Imperatore d'Austria circa il Veneto: Vista la consegna a Noi fatta del Veneto il 19 Ottobre 1866 dal Generale Móhring Commissario di S.M. l'Imperatore d'Austria nel Veneto dichiariamo di restituire il Veneto a se stesso a ciò le popolazioni dispongano del loro destino e possano esperire liberamente col suffragio Universale i loro voti per l'annessione del Veneto al Regno d'Italia.»
Quest'ultima cerimonia era originariamente prevista nella sala del Maggior Consiglio del palazzo ducale, ma - secondo Dubarry - Le Bœuf ritenne più opportuno concentrare tutte le varie consegne in un unico evento e luogo, al fine di non lasciare lunghi intervalli di tempo tra un passaggio di potere e un altro.
Subito dopo la firma, Michiel fece innalzare il tricolore sui pennoni di piazza San Marco, mentre suonavano e rimbombavano salve di artiglieria; in seguito, in base agli accordi presi, chiese a Thaon di Revel di far entrare le truppe italiane nella città. Il generale italiano, recatosi alla stazione ferroviaria assieme agli assessori, accolse così i propri militari, che sfilarono per la città suddivisi in tre colonne, ciascuna preceduta da una banda civica: la prima percorse la strada di Cannaregio, la seconda la strada dei Tolentini e la terza navigò sul Canal Grande con barconi. Dopo aver attraversato la città tutta in festa e pavesata di tricolori, alle 15.00 i tre cortei confluirono in piazza San Marco con una sfilata che si prolungò per altre due ore.
Alberto Pento
In questo documento (telegramma) per esempio si parla della Venezia
Il nostro Veneto in realtà era già stato "passato" dalla Francia all'Italia in una stanza dell'Hotel Europa lungo il Canal Grande, il 19 ottobre. (2)
Questi, a loro volta, lo "deposero" nelle mani del commissario del Re conte Genova Thaon di Revel e il giorno dopo sulla "Gazzetta di Venezia" apparve un anonimo trafiletto:
"Questa mattina in una camera dell'albergo d'Europa si è fatta la cessione del Veneto" (3)
Riepilogando: un trattato internazionale (fra Austria e Prussia, 23 agosto a Praga) prevede il passaggio del Veneto alla Francia che poi lo consegnerà ai Savoja; nel trattato di pace di Vienna fra l'Italia e l'Austria del 3 ottobre si parla testualmente di "sotto riserva del consenso delle popolazioni debitamente consultate":un riconoscimento internazionale al diritto all'autodeterminazione del popolo veneto che in quel momento ha la sovranità sul suo territorio.
http://www.archivi.beniculturali.it/dga ... LXII_I.pdf