La truffa venetista: "Il Plebiscito del 1866 fu una truffa"

La truffa venetista: "Il Plebiscito del 1866 fu una truffa"

Messaggioda Berto » dom nov 17, 2019 10:44 am

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Alessandro Mocellin
Che si dovette ricorrere a mezzi impropri lo confessa (termine giuridico) il commissario italiano.
A ricostituire la Repubblica Veneta ci pensarono pure i Francesi.
A pretendere il plebiscito furono i Francesi con accordo degli Austriaci. Gli Italiani si sono battuti per non farlo.
Viste le modalità irrispettose adottate dagli Italiani, il plenipotenziario francese arrivò a minacciare di non cedere la Venetia.
La Venetia fu ceduta a sé stessa: formalmente il 19 ottobre divenne indipendente. Dunque il no per l'annessione significava ipso jure indipendenza.

Alberto Pento
Nel 1866, durante le fasi del passaggio di appartenenza delle terre e dei sudditi veneti dall'Impero austro-ungarico al Regno d'Italia non ci fu nessuna ricostituzione della Serenissima o della Repubblica veneta a dominio veneziano, non ci fu alcuna cessione a se stessa della "Venetia" poiché la "Venetia" non è mai esistita come Stato e quello della Serenissima era morto da 69 anni e nessuno poteva più rescuscitarlo.
In nessun documento riguardante queste vicende è adoperato il termine "Venetia".
Nella fase finale della cessione la sovranità non è passata ai veneti come sudditi della Serenissima (prima della sua caduta ad opera di Napoleone) ma come popolazione, come persone, come individui e comunità di persone o individui, la Serenissima non esisteva proprio più.
Il Veneto o i territori veneti e non (lombardi, veneti e friulani, ex domini veneziani e quelli mantovani) con i loro abitanti come sudditi, furono ceduti dall'Austria alla Francia (come dagli accordi di Praga del 3 agosto) la quale poi li cedette all'Italia il 19 ottobre (Il generale francese Leboeuf consegnò gli ex domini austriaci passati ai francesi, a una delegazione rappresentante le popolazioni di questi domini composta da tre notabili: il conte Luigi Michiel, veneziano, Edoardo De Betta, veronese, Achille Emi-Kelder, mantovano, questi, a loro volta, lo "deposero" nelle mani del commissario del Re conte Genova Thaon di Revel e il giorno dopo sulla "Gazzetta di Venezia" apparve un anonimo trafiletto: "Questa mattina in una camera dell'albergo d'Europa si è fatta la cessione del Veneto").
I veneti non avevano alcun motivo per non gradire il cambio di appartenenza dall'Austria all'Italia e mai negli anni precedenti vi erano stati moti di rivolta per ricostituire la Serenissima, infatti nel 1848 durante la rivolta contro il dominio austriaco i veneti auspicavano l'annessione all'allora Regno di Sardegna e a Venezia sventolava il tricolore italiano con dentro il Leone marciano.
Sicuramente nessuno fuori della città di Venezia sognava il ritorno della Serenissima, a Venezia forse qualche nostalgico che aveva coltivato il mito della Venezia Serenissima, coloro che avevano vissuto o erano vissuti al tempo della Serenissima prima della sua fine nel 1797, nel 1866 erano quasi tutti morti.
Che poi il passaggio dei veneti all'Italia non sia stato un grande affare per la maggioranza dei veneti è un'altra storia.

Alessandro Mocellin
Alberto Pento non mi interessano i tuoi giudizi e non ho messo i miei perché riporto dati oggettivi.
La Venezia, la Vénétie, the Venetia, die Venezien, è il nome usato nei documenti e nei dispacci.
La Serenissima non c'entra nulla.
Il 19 ottobre la Venetia non fu ceduta all'Italia: non c'è nessun atto firmato dall'Italia quel giorno e Revel era commissario ma non plenipotenziario.


Alberto Pento

Alessandro Mocellin oltre alle chiacchere posta qualche documento, qualche immagine di documenti, qualche link a documenti che tutti possano verificare, le chiacchere non servono a nulla.

Cessione del Veneto
Genova Giovanni Thaon di Revel
https://it.wikisource.org/wiki/Cessione_del_Veneto
Il 16 settembre, chiamato a Strà dal comandante supremo dell’esercito, generale Cialdini, udii con molta sorpresa che ero destinato quale Commissario regio militare a ricevere la consegna del Veneto. Cialdini mi disse di rimettere il comando della divisione al generale Escoffier e di recarmi a Venezia, avendone già prevenuto il generale Alemann comandante quella fortezza, ed i generali Mœring e Lebœuf commissari austriaco e francese.
La credenziale al conte Thaon di Revel, luogotenente generale, e firmata Visconti-Venosta, mi dava l’incarico di concertare coi commissari austriaco e francese l’acquisto del materiale e l’occupazione delle fortezze, uscendone gli Austriaci.

Nelle istruzioni annesse — nessun compenso pelle costruzioni militari — acquisto obbligatorio del materiale non trasportabile — facoltativo del trasportabile — nominare commissioni in tutte le fortezze per determinare la qualità, e la valutazione del materiale, operazioni da compiersi prima della pace — se non possibile ciò, provvedesse il [p. 24 modifica]commissario regio, avvertendo che, conchiusa la pace, le nostre truppe devono senza ritardo occupare le fortezze. — Non poter dar luogo a difficoltà, la circostanza che il Commissario francese riceve la consegna dell’austriaco, dovendo rimetterlo al Commissario italiano. — Mi dovevo valere dell’intervento del Commissario francese, del quale mi si diceva:

“Il generale Lebœuf essendo personalmente disposto in modo non sfavorevole, e non ignorando egli essere fermo intendimento dell’Imperatore dei francesi, che sia usato ogni maggior riguardo alla dignità sovrana di S. M. il Re, il sottoscritto non dubita che ogni inconveniente potrà essere con comune soddisfazione evitato.”

Mi si raccomandava di evitare ogni solennità nella chiamata delle RR. Truppe per parte del municipio di Venezia, e di sollecitare la riconsegna del Veneto al Regio Commissario Civile, che sarà designato, da parte dei tre notabili riceventi il Veneto dalla Francia.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/ ... 9.djvu.jpg


La cessione del 19 ottobre
https://it.wikipedia.org/wiki/Plebiscit ... o_del_1866

Le formalità di consegna dell'ex Regno Lombardo-Veneto si svolsero a Ca' Giustinian, che all'epoca ospitava l'albergo Europa

La guarnigione austriaca aveva iniziato l'abbandono della città di Venezia già dalla notte del 18 ottobre, con i primi reparti imbarcatisi sui bastimenti del Lloyd triestino di navigazione e il resto della truppa raccolta, in attesa dell'imbarco, sul Lido.

Nella mattina del 19 ottobre il generale Le Bœuf, che alloggiava nell'albergo Europa, riunì il commissario militare austriaco generale Karl Möring, il generale italiano Thaon di Revel, la municipalità di Venezia, la commissione incaricata di ricevere il Veneto, il console generale di Francia M. de Surville e M. Vicary per espletare le procedure del passaggio del potere.

Le formalità si svolsero in quattro fasi:

alle ore 7:00 Möring consegnò la fortezza di Venezia al rappresentante francese Le Bœuf;
alle ore 7:30 il generale Le Bœuf rimise la piazzaforte di Venezia nelle mani della municipalità cittadina e degli assessori Marcantonio Gaspari, Giovanni Pietro Grimani e Antonio Giustiniani Recanati;
Quindi Möring consegnò il regno Lombardo-Veneto al rappresentante francese Le Bœuf;
alle ore 8:00 il generale Le Bœuf "riconsegnò" infine il Veneto a Luigi Michiel e Edoardo De Betta, rappresentanti rispettivamente di Venezia e Verona, scelti su suggerimento di Thaon di Revel, che firmarono il verbale di riconsegna; Achille Emi-Kelder, rappresentante di Mantova, era invece momentaneamente assente per un'improvvisa indisposizione e firmò più tardi l'atto di cessione.

La riconsegna del Veneto venne presentata da Le Bœuf con la seguente dichiarazione:

«In nome di S. M. l'Imperatore dei Francesi, ... : Noi Generale Le Boeuf visto il trattato firmato a Vienna il 24 Agosto 1866 tra l'Imperatore dei Francesi e l'Imperatore d'Austria circa il Veneto: Vista la consegna a Noi fatta del Veneto il 19 Ottobre 1866 dal Generale Móhring Commissario di S.M. l'Imperatore d'Austria nel Veneto dichiariamo di restituire il Veneto a se stesso a ciò le popolazioni dispongano del loro destino e possano esperire liberamente col suffragio Universale i loro voti per l'annessione del Veneto al Regno d'Italia.»

Quest'ultima cerimonia era originariamente prevista nella sala del Maggior Consiglio del palazzo ducale, ma - secondo Dubarry - Le Bœuf ritenne più opportuno concentrare tutte le varie consegne in un unico evento e luogo, al fine di non lasciare lunghi intervalli di tempo tra un passaggio di potere e un altro.

Subito dopo la firma, Michiel fece innalzare il tricolore sui pennoni di piazza San Marco, mentre suonavano e rimbombavano salve di artiglieria; in seguito, in base agli accordi presi, chiese a Thaon di Revel di far entrare le truppe italiane nella città. Il generale italiano, recatosi alla stazione ferroviaria assieme agli assessori, accolse così i propri militari, che sfilarono per la città suddivisi in tre colonne, ciascuna preceduta da una banda civica: la prima percorse la strada di Cannaregio, la seconda la strada dei Tolentini e la terza navigò sul Canal Grande con barconi. Dopo aver attraversato la città tutta in festa e pavesata di tricolori, alle 15.00 i tre cortei confluirono in piazza San Marco con una sfilata che si prolungò per altre due ore.



Alberto Pento
In questo documento (telegramma) per esempio si parla della Venezia




Il nostro Veneto in realtà era già stato "passato" dalla Francia all'Italia in una stanza dell'Hotel Europa lungo il Canal Grande, il 19 ottobre. (2)
Questi, a loro volta, lo "deposero" nelle mani del commissario del Re conte Genova Thaon di Revel e il giorno dopo sulla "Gazzetta di Venezia" apparve un anonimo trafiletto:
"Questa mattina in una camera dell'albergo d'Europa si è fatta la cessione del Veneto" (3)
Riepilogando: un trattato internazionale (fra Austria e Prussia, 23 agosto a Praga) prevede il passaggio del Veneto alla Francia che poi lo consegnerà ai Savoja; nel trattato di pace di Vienna fra l'Italia e l'Austria del 3 ottobre si parla testualmente di "sotto riserva del consenso delle popolazioni debitamente consultate":un riconoscimento internazionale al diritto all'autodeterminazione del popolo veneto che in quel momento ha la sovranità sul suo territorio.




http://www.archivi.beniculturali.it/dga ... LXII_I.pdf
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La truffa venetista: "Il Pebiscito del 1866 fu una truffa"

Messaggioda Berto » dom nov 17, 2019 10:45 am

Sulla questione delle due urne (una per il Sì e una per il No) vi sono due autori moderni che ne parlano, citati da Beggiato (che però si è dimenticato di citare anche le loro fonti storiche ben più importanti, sempre che esistano).

Da verificarne le fonti.
Andrò a documentarmi nelle biblioteche e negli archivi di Malo e di Cerea.


"Malo 1866" di Silvio Eupani
Silvio Eupani

Sulla libertà del voto e sulla segretezza dello stesso ci illumina la lettura di "Malo 1866" di Silvio Eupani:
"Le autorità comunali avevano preparato e distribuito dei viglietti col SI e col NO di colore diverso; inoltre, ogni elettore, presentandosi ai componenti del seggio, pronunciava il proprio nome e consegnava il viglietto al presidente che lo depositava nell'urna".

"il viglietto del SI"

L'urna del SI era a destra, quella del NO a sinistra.




L'arciprete e il cavaliere
di Federico Bozzini

L'urna del SI era a destra, quella del NO a sinistra.

Federico Bozzini così descrive in L'arciprete e il cavaliere quanto avvenne a Cerea:
"Come già si disse, vi dovevano essere due urne separate, una sopra un tavolo, l'altra sopra l'altro. Se per caso non avesse urne apposite, potrà adoperare un quartarolo del grano (una specie di secchio per la misura del grano. Ndr.) Sopra una sarà scritto ben chiaro il SI e sopra l'altra il NO".

E PER LO SPOGLIO?
"I protocolli (registri dove si scrivono i nomi dei votanti) sono due, uno per i votanti che presentano il viglietto del SI , l'altro per il viglietto del NO, in modo che il numero complessivo dei viglietti, finita l'operazione del voto, rende inutile lo spoglio di ciascheduna urna. Nel protocollo dei viglietti del NO si dirà: votarono negativamente i seguenti cittadini. Alla fine la Commissione concluderà gridando "Viva l'Italia unita sotto lo scettro della Casa di Savoia".

Alberto Pento
Verificherò le fonti dei due autori, non dovrebbe essere difficile, se non si tratta di invenzioni.
Avrebbe dovuto farlo anche Beggiato citando tutte le fonti, che nel suo libro "1866: la grande truffa" a pagina 19 laddove tratta del libro di Federico Bozzini di Cerea cita soltanto una fonte primaria usata da Bozzini ossia la Gazzetta di Verona del 17 ottobre del 1866 limitatamente però a queste frasi: "Sì vuol dire essere italiano ed adempiere al voto dell'Italia. No vuol dire restare veneto e contraddire al voto dell'Italia".
Perché non ha citato anche le altre fonti sulle due urne, forse perché non ci sono?



Alberto Pento
Oggi sono stato a Malo, la biblioteca è chiusa e riaprirà tra una settimana; il dr. Silvio Eupani che è stato anche sindaco di Malo è vivo e molto anziano con difficoltà di rapportarsi ad estranei e il suo libro sul Plebiscito 1866 a Malo non si trova più nelle librerie da anni.
Però ho trovato una sua opera sintetica nell'ufficio culturale del comune (ed. anno 2000), che mi è stata regalata dalla responsabile signora Laura Lunardon, con alcune pagine dedicate al mese di ottobre del 1866 che posto affinché anche voi possiate valutare, dove si esprimono solo alcune perplessità sulla segretezza del voto (mi riservo di ritornarvi tra una settimana per consultare l'opera specifica) :



L'arciprete e il cavaliere di Federico Bozzini
è un libro scritto nel 2010 e ripete quanto ipotizzato in precedenza da Silvio Eupani e poi sostenuto da Beggiato.
Non ha nememno senso verificarlo poiché è la riproposizione senza verifica delle fonti della tesi di Eupani e di Beggiato.
https://www.libreriauniversitaria.it/ar ... 8886496971



http://edizioni.cierrenet.it/html/uploa ... bognin.pdf


https://books.google.it/books?id=p7Y3Dw ... ni&f=false
Lorenzo del Bocca


Quali prove Beggiato, quelle dell'ex sindaco di Malo? Ma le hai verificate le fonti del dr. Silvio Eubani ex sindaco di Malo

Beggiato: «Minacce e schede nominali, ci sono le prove: fu una vera truffa»
A 150 anni dal Plebiscito, parla l’autore del libro sul 1866. «Nella mia ricerca ho trovato testimonianze inattaccabili, mi auguro che si arrivi a un referendum sull’indipendenza»


A 150 anni dal Plebiscito, parla l’autore del libro sul 1866. «Nella mia ricerca ho trovato testimonianze inattaccabili, mi auguro che si arrivi a un referendum sull’indipendenza»
22 ottobre 2016

https://corrieredelveneto.corriere.it/r ... 5335.shtml

Ettore Beggiato, il centocinquantesimo del plebiscito lo ha voluto celebrare in un libro il cui titolo non lascia spazio a grandi dilemmi: «1866. La grande truffa» (Editrice Veneta).

Lei tiene a sottolineare di essere uno studioso di storia veneta, e non uno storico professionista. In cosa consiste, secondo lei, la grande truffa? «Il plebiscito era stato convocato per il 21 e 22 ottobre 1866. Ma due giorni prima, in una oscura camera dell’Hotel d’Europa di Venezia, lungo il Canal Grande, il Veneto veniva passato ufficialmente al Regno d’Italia. La notizia viene riportata sulla gazzetta ufficiale del Regno, stampata a Firenze il 19 ottobre del 1866. Si trova su internet, è facilmente scaricabile. Quindi: i veneti vanno a votare quando tutto è stato già deciso. Il Veneto è già passato all’Italia. Ecco l’inganno».

Lei contesta anche la forma del plebiscito, ritenuto poco democratico. Ma l’Europa del 1866 non era quella del 2016, e un voto plebiscitario è comunque meglio di nessun voto. «Il suo è un ragionamento che ha un senso. Ma il problema è che quel plebiscito Casa Savoia non lo aveva scelto. Alla fine della Terza guerra d’indipendenza, nel trattato di pace tra Italia e Austria, rifiutandosi di passare direttamente il Veneto al Regno d’Italia, l’Austria lo trasmise alla Francia, affinché potesse eventualmente, “sotto riserva del consenso delle popolazioni debitamente consultate”, cederlo a Casa Savoia. In quel momento si riconosceva quello che adesso si chiamerebbe diritto all’autodeterminazione: i Savoia dovevano rispondere di quel documento. E lo fece con la consueta logica espansionista dei plebisciti truffaldini. Molti autori di oggi e di ieri riconoscono i brogli del plebiscito. Basta leggere Tomasi di Lampedusa, il Gattopardo ».

In cosa consistettero i brogli? «Nella mia ricerca ho trovato testimonianze inattaccabili. Come quella del sindaco di Malo, che scrisse che chi andava a votare aveva schede di colore diverso, e doveva dichiarare le proprie generalità. Con tanti saluti alla segretezza del voto. Non parliamo poi delle minacce, soprattutto quelle rivolte ai preti, perché c’era il timore che soprattutto il basso clero, nella campagne, che era risaputamente antisabaudo, potesse esprimersi contro l’annessione. Solo nella mia provincia, Vicenza, in pochi mesi vengono rimossi sette preti perché sospettati di simpatie verso l’Austria».

C’è chi dice che l’Austria non chiese il parere di nessuno quando annetté il Lombardo- Veneto nel 1815. «E’ vero. E allora? Per quello che mi riguarda non sono un filo- austriaco. Anzi considero uno dei più punti alti della nostra storia veneta la rivoluzione del 1848, i moti che erano appunto contro il dominio di casa Asburgo».

La sua ricerca è fatta solo per chiarire delle verità o ha un fine politico? «Il Veneto è entrato a far parte centocinquant’anni fa del Regno d’Italia attraverso un voto truffaldino. Io credo che i tempi siano maturi per riconsiderare l’appartenenza di questa regione all’Italia. Mi auguro che si arrivi a un referendum almeno consultivo sull’indipendenza del Veneto».
Beggiato: «Minacce e schede nominali,ci sono le prove: fu una vera truffa»
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La truffa venetista: "Il Pebiscito del 1866 fu una truffa"

Messaggioda Berto » dom nov 17, 2019 10:46 am

Un film truffa, propaganda revisionista truffaldina
https://www.facebook.com/lucioantonio.f ... 8658221663
Quante falsità indimostrate e indimostrabili che contrastano con la generale volonta di far parte dello Stato italiano, già espressa nel 1848, nella speranza di stare meglio che con l'Austria!

Il Leone di vetro
https://www.youtube.com/watch?v=mMl04hQ8iZU
Le due urne non sono dimostrate in alcun modo. Poi i veneti che non volevano l'annessione oltre a votare No potevano anche starsene a casa o se veramente erano la maggioranza potevano benissimo organizzarsi prima contro l'annessione, e poi boicottare il voto in massa con manifestazioni pubbliche, come hanno fatto nel 1848 contro l'Austria, invece non è accaduto nulla di tutto ciò e anche dopo 1866 non vi è mai stata alcuna rivolta contro lo stato italiano, nonostante tutto.

Oltre ad essere una truffa ideologica è anche un insulto ai veneti.
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Messaggioda Berto » dom nov 17, 2019 10:46 am

???
Altra discussione

Pietro Alvise Gaggio
Sono ancora in attesa di una risposta intelligente (cosa abbastanza improbabile) sulla impossibile percentuale dei «NO» (0,01%) mai verificatasi in una qualsiasi votazione in tutto il mondo e nemmeno considerata come ipotesi nel mondo statistico di chi si occupa di sondaggi politici.



Alberto Pento
Pietro Alvise Gaggio ha scritto
Sono ancora in attesa di una risposta intelligente (cosa abbastanza improbabile) sulla impossibile percentuale dei «NO» (0,01%) mai verificatasi in una qualsiasi votazione in tutto il mondo e nemmeno considerata come ipotesi nel mondo statistico di chi si occupa di sondaggi politici.

Alberto Pento scrive:
Cosa mai dovrei dire a riguardo?
Questi sono i dati disponbili e più che plausibili per due ordini di ragioni:
1) i veneti del 1866 non avevano alcun motivo per non voler essere annessi allo Stato italiano che ancora non avevano sperimentato e che si presentava loro come una speranza di un futuro migliore:
2) in tutte le situazioni storico-politiche vi è sempre un certo conformismo, ieri come oggi, per adesione ideologica o ideale, per interesse, per speranza, per timore di dissentire e di trovarsi in minoranza e in contrasto con gli altri che potrebbero penalizzarti, per ignoranza, per mancanza di alternative;
e questi filoni di discussione ne sono un chiaro esempio di conformismo alla maggioranza dove l'anticonformista è in forte minoranza ma che non manca di argomenti, di coraggio e di sensatezza.


Prima del 1866 i veneti non avversavano lo stato italiano
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 153&t=2874

Che motivi avevano i veneti per avversare e odiare il Regno d'Italia prima del 1866?
https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 1553982588
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Messaggioda Berto » dom nov 17, 2019 10:48 am

??? Altra discussione

Renato Moro
E allora non ze vero che i ga fatto votar i soldati italiani al posto dei veneti

Alberto Pento
Renato Moro ha scritto:
E allora non ze vero che i ga fatto votar i soldati italiani al posto dei veneti

Alberto Pento scrive:
no non è vero, hanno votato i veneti, alcuni non veneti ma residenti da mesi e forse qualche soldato italiano non veneto (da verificare e da dimostrare).

Nel comune di Venezia gli aventi diritto erano 30.601, ma votarono 4.000 persone in più (34.004 sì, 7 no e 115 nulli), poiché furono ammessi al voto anche i militari e gli esiliati che erano rientrati.
https://it.wikipedia.org/wiki/Plebiscit ... o_del_1866
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Messaggioda Berto » dom nov 17, 2019 10:49 am

Altra discussione

Maurizio Bedin
Alberto Pento troll bugiardo ..
Decreto n°3252 del 09 ottobre 1866 del principe Eugenio di Savoia.
Alberto Pento e moleghea de ripetete wueo ke uno te ga scritto... Lo sa cossa el te ga scritto. No le mia cofà ti...


Alberto Pento
Maurizio Bedin ha scritto
Alberto Pento troll bugiardo ..
Decreto n°3252 del 09 ottobre 1866 del principe Eugenio di Savoia.
Alberto Pento e moleghea de ripetete wueo ke uno te ga scritto... Lo sa cossa el te ga scritto. No le mia cofà ti...

Alberto Pento scrive:
per me è doveroso riportare il testo dei post ai quali si risponde o che si criticano, perché questi potrebbero essere successivamente sempre modificati o cancellati dal loro autore e quindi richiamarli integralmente serve a garantire la chiarezza della discussione.

Un interlocutore di storia serio e professionale, non fanfarone, non fa mai citazioni generiche ma sempre particolareggiate con i testi precisi o i link ai documenti e ai testi, dimodoché chiunque segue la discussione possa verificare.
Mi pare che invece tu faccia citazioni a vanvera, da fanfarone.

Alberto Pento
Ecco cosa ha scritto Eugenio di Savoia nel suo Decreto n°3252 del 09 ottobre 1866:

Maurizio Bedin
Alberto Pento???? Eugenio di Savoia?
È il decreto che riporta il nome del propositore e viene/veniva approvato dal parlamento.


Alberto Pento
Maurizio Bedin Il nome dell'autore dice poco se manca il testo del decreto che dice tutto.

Maurizio Bedin
Alberto Pento negazionista! Oppure analfabeta funzionale.


Alberto Pento

Maurizio Bedin ha scritto:
Alberto Pento negazionista! Oppure analfabeta funzionale.



Alberto Pento scrive:
Maurizo Bedin, non solo sei ignorante, ma anche bugiardo e ladro di verità e lo dico forte e chiaro davanti a tutti:


Maurizio Bedin
Alberto Pento intanto offendi i tuoi parenti e guardati allo specchio. È una vita che vuoi portarmi al tuo livello... Ma c'è posto solo per te. E non mi piace l'olezzo.
Poi, quello postato da te, non è fonte attendibile.
Io ti ho dato gli elementi per la fonte certa: quella del TUO Stato. Raccolta delle leggi celerifere... Le tue cagate e relativo olezzo... Tienle per te.
E tira l'acqua.



La truffa ideologica venetista della falsa tesi secondo cui il Pebiscito del 1866 fu una truffa
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 176&t=2859


Chi fu chiamato al voto del Plebiscito del 1866?

Tutte le fonti visionate (Ettore Beggiato nel suo testo sul Plebiscito, Wikipedia e la Treccani) ci dicono che fu un suffragio universale limitato ai soli sudditi/cittadini veneti maschi che non avevano precedenti penali per crimini vari, anche se non sapevano leggere e scrivere e che avevano minimo anni 21 e anche coloro che se pur non veneti erano residenti/domiciliati e iscritti da almeno 6 mesi all'anagrafe dei comuni veneti e anche i soldati che avevano partecipato alle guerra d'indipendenza con meno di 21 anni.
Poterono votare anche i veneti che si trovavano fuori dal Veneto e la minoranza slovena.
(Io nel passato per ignoranza, per non aver letto bene le fonti, avevo creduto che avessero votato solo quelli che sapevano leggere e scivere, che avevano un censo, dei beni e che esercitavono una professione o un mestiere autonomo in verità fu un suffragio universale per i soli maschi).
La votazione per il plebiscito ebbe luogo nei giorni 21 e 22 ottobre 1866; a Venezia gli uffici elettorali rimasero aperti dalle 10:00 alle 17:00 in entrambi i giorni.

https://it.wikipedia.org/wiki/Plebiscit ... o_del_1866

Il plebiscito fu a suffragio universale maschile. Le istruzioni di voto, stabilite dal decreto del 7 gennaio,vennero diffuse alla popolazione tramite manifesti, come nel caso della città di Mantova:

«La popolazione di questa Città come delle altre del Veneto, viene invitata ad esprimere la sua volontà di riunirsi al REGNO D'ITALIA mediante PLEBISCITO, e perché ciò possa compiersi senza indugi, è intenzione del Governo del RE che si ponga mano subito alle relative disposizioni.

La votazione seguirà nei giorni 21 e 22 corrente in ore da destinarsi. La Città di Mantova sarà divisa in sei Sezioni in ciascuna delle quali funzioneranno cinque Probi Viri per la legalità dell'atto.

Saranno ammessi a dare il loro voto tutti i Cittadini che hanno compiuti gli anni 21, che sono domiciliati da sei mesi nel Comune e, meno le donne, non è escluso che chi subì condanna per crimine, furto o truffa. I Cittadini che hanno fatto parte dell'Esercito Nazionale o dei Volontarii durante la campagna per l’indipendenza Nazionale saranno ammessi al voto anche se non abbiano compiuti gli anni 21.

La votazione seguirà secondo la formola qui sotto esposta. I bollettini stampati in questo senso si distribuiranno in località che saranno indicate con altro avviso. I Cittadini esprimeranno la loro volontà di aggregarsi al Regno d'Italia portando all'urna che si troverà nella località pure da destinarsi o il bollettino stampato od altro anche manoscritto che valga alla manifestazione della volontà.

CITTADINI

Accorrete festosi al compimento di un atto che nel mentre assicura un èra da tanto sospirata addimostrerà anche novellamente che fra noi non esiste che un unico voto una sola aspirazione, l'unione nostra alla grande famiglia Italiana sotto l'egida del Magnanimo Re VITTORIO EMANUELE.

FORMULA

«Dichiariamo la nostra unione al Regno d'Italia sotto il Governo Monarchico costituzionale del Re Vittorio Emanuele II e de' suoi successori»»
(Manifesto del Municipio di Mantova, 18 ottobre 1866)

Era pertanto possibile votare consegnando un qualsiasi foglio contenente il testo del quesito, aggiungendo Sì oppure No.

Coloro che avevano diritto al voto in quanto maschi di età maggiore di 21 anni costituivano circa il 28% della popolazione residente; tale dato approssimativo è ottenuto considerando i maggiori di 21 anni come pari al 55% degli abitanti ed escludendo la popolazione femminile (50%), secondo i dati rilevati dal censimento del 1871. Secondo il censimento austriaco del 1857, rispetto alla popolazione totale, gli uomini con età maggiore di 21 anni erano il 27% nelle province venete (624.728 su 2.306.875) e il 28% nei cinque distretti mantovani rimasti all'impero dopo il 1859 (40.461 su 146.867).

Il quesito riguardava l'adesione delle province del Veneto (che all'epoca includeva anche le province dell'odierno Friuli centro-occidentale) e quella di Mantova al Regno d'Italia.
Testo del quesito
Dichiariamo la nostra unione al Regno d'Italia sotto il Governo monarchico-costituzionale del re Vittorio Emanuele II e de' suoi successori.
Affluenza alle urne
Raffaele Pontremoli, Gli abitanti del quartiere San Marco si recano all'Ateneo per votare il plebiscito

L'affluenza al voto fu molto alta, oltre l'85% degli aventi diritto al voto. Nel solo distretto di Padova votarono 29.894 elettori, pari a circa il 98% degli aventi diritto.

Nel comune di Venezia gli aventi diritto erano 30.601, ma votarono 4.000 persone in più (34.004 sì, 7 no e 115 nulli), poiché furono ammessi al voto anche i militari e gli esiliati che erano rientrati.

I plebisciti e le elezioni
di Gian Luca Fruci - L'Unificazione (2011)
http://www.treccani.it/enciclopedia/i-p ... cazione%29

Convegno su plebiscito 1866 'Il Veneto nell'Italia unita'
https://www.youtube.com/watch?v=my7gWCX_CYo


http://augusto.agid.gov.it


Ecco il testo integrale del Regio Decreto sul Plebiscito pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14 ottobre 1866;
si può leggere direttamente o scaricarselo in pdf e studiarselo
(il testo corrisponde a quanto pubblicato da Ettore Beggiato a parte la dimenticanza di Beggiato nel riportare che nel Decreto Regio lo scrutinio era segreto e non palese come viene falsamente propagandato).
http://augusto.agid.gov.it/#giorno=14&mese=10&anno=1866

Alberto Pento
Secondo le disposizione del Re il Plebiscito del 1866 doveva svolgersi con scrutinio segreto e non palese come viene falsamente propagandato generalmente dal venetismo
Ecco il testo integrale del Regio Decreto sul Plebiscito pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14 ottobre 1866;
si può leggere direttamente o scaricarselo in pdf e studiarselo
Prima pagina, parte non ufficiale - interno
http://augusto.agid.gov.it/#giorno=14&mese=10&anno=1866


Renato Moro
Ma allora non ze vero che il 19 ottobre 1866 i ga proclama do giorni prima l'unificazione del Veneto al Italia

Alberto Pento
Due eventi diversi; il plebiscito non era vincolante ma solo consultivo che dimostra come l'annessione di fatto non dipendesse per nulla dall'esito del plebiscito che comunque era dato per scontato in quanto già nel 1848 i veneti avevano manifestato la volontà di far parte dello Stato italiano e i ceti sociali economici e culturali dominanti erano comunemente favorevoli all'annessione.


Maurizio Bedin
Alberto Pento e allora perché difendi tale burletta?
Ed ancora, se non era vincolante è ancora peggio. Quindi, conferma che fu solo una parvenza di legalità. Come diciamo da anni.
Caro, per modo de dire, eh, Alberto Pento, Gino Quarelo e compagnia cantando, on fià de coerensa, no?


Renato Moro
Alberto Pento Pento ancora adesso QUANDO ande'a vota ghe ze i soldai


Alberto Pento
Quando c'era la Serenissima i veneti non votavano perché l'aristocrazia veneziana non ha mai voluto farli votare, con o senza soldati.

Renato Moro
Alberto Pento Venesia in 1100 anni a ga fatto un sbaglio solo MA GRANDO SE I PORTAVA EL STITICO DE BONAPARTE IN MAR E PRECISAMENTE A PERASTO NON E TORNAVA CASA VIVO


Renato Moro
Alberto Pento quando c'era la Serenissima El Doge mandava so in piazza do carabinieri a scigliere tre persone a caso par saver Cossa che i pensava de certe decision prese dal magg


Renato Moro
Maggior consiglio


Alberto Pento
Queste sono costumanze aristocratiche di un altro mondo, sorpassato che non ha saputo rinnovarsi in senso democratico e che ha perso il treno della storia ed è scomparso. Nesuna nostalgia, nessuna mitizzazione, nessuna idealizzazione, io preferisco mille volte la Svizzera.


Renato Moro
E siccome i stava per riconoscere i primi 13 stati Americani non i ga vosuo allearse con i inglesi


Renato Moro
E ancora noaltri Veneti quando demo a paroea a rispettemo El nauseabondo de Bonaparte ga attaca' uno Stato che da 100 anni iera NEUTRALE


Renato Moro
Alberto Pento informati bene chi sono i Svizzeri o meglio i cugini d'oltralpe

Alberto Pento
Uno stato imperiale come la Serenissima che lascia entrare nei suoi territori e domini degli eserciti stranieri perché si facciano la guerra e che possono danneggiare le popolazioni e i territori anche conquistandoli, non è neutrale ma demenziale, meschino e vile.
La Svizzera tra i paesi più felici del Mondo e ha dato lavoro e ospitalità a molti migranti veneti che poi si sono naturalizzati svizzeri. Ed è il paese più federale e democratico dell'Europa e del Mondo.
https://www.ticinonews.ch/svizzera/4804 ... e-al-mondo

La Svizzera ha dimostrato nei secoli di essere un vero popolo esemplare, diversificato, democratico e federale, una nazione e uno stato unitari a partire dal 1291 con il Patto Eterno confederale detto Patto del Grütli. https://it.wikipedia.org/wiki/Patto_eterno_confederale
Mai accaduto niente di simile nelle terre venete, Venezia e la sua Serenissima hanno voluto e mantenuto sempre i veneti solo come sudditi e non come fratelli e sovrani della repubblica.


Renato Moro
Alberto Pento vedo che non perdi occasione per disprezzare la Serenissima vorrei ricordarti alcuni detti veneti chi disprezza ama e per la strada che non si vuole andare si corre te saudo parchè devo andar a guadagnare El PAN


Alberto Pento
Nessun disprezzo pregiudiziale ma solo fatti.
L'esaltazione acritica della Serenissima non porta alcun bene ai veneti ma li inganna e illude ulteriormente.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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La truffa venetista: "Il Pebiscito del 1866 fu una truffa"

Messaggioda Berto » dom nov 17, 2019 10:49 am

Altra discussione

Renato Moro
Alberto Pento e allora non ze vere che i gaveva già i decreti legge già pronti e scritti in giugno

Alberto Pento
Renato Moro ha scritto:
Alberto Pento e allora non ze vere che i gaveva già i decreti legge già pronti e scritti in giugno

Alberto Pento scrive:
scusa ma non si capisce cosa mai possano essere questi fantomatici decreti legge scritti nel giugno del 1866,
prima delle battaglie di Costozza e di Lissa (luglio 1866), prima dell'armistizio di Cormons (agosto 1866),
prima della sconfitta dell'Austria e del trattato di Praga (agosto 1866), prima del trattato di Vienna dell'ottobre del 1866.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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La truffa venetista: "Il Pebiscito del 1866 fu una truffa"

Messaggioda Berto » dom nov 17, 2019 10:50 am

Beggiato nel passato si è lamentato perché le università venete di storia non hanno acquisito la sua opera sul Plebiscito del 1866 e non lo usano nei corsi di storia;
adesso mi rendo conto, hanno fatto più che bene perché l'opera di Beggiato non è un vero libro di storia, ben documentato e verificato puntualmente nelle fonti.
Bene hanno fatto le università venete a rifiutare sdegnosamente questo libro il cui revisionismo storico mal documentato è palesemente truffaldino, ingannevole.



Beggiato venetista e la “truffa”del 1866
06.06.2016

https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q ... NCjjyj5RWq

Si potrebbe chiamarlo “l'altro 150°”. Cinque anni fa l'Italia ha festeggiato i 150 anni dalla proclamazione del regno unitario. Quest'anno i venetisti nostalgici dell'imperatore Cecco Beppe piangono gli effetti del plebiscito di annessione che nel 1866 estese sul Nordest l'autorità di Casa Savoia. Finì 641.758 a 69, quella votazione convocata nelle province da Mantova a Udine. Come in ogni plebiscito che si rispetti, la maggioranza vincente fu valanga. Prima del 1861 e del Regno d'Italia proclamato a Torino, era già successa la stessa cosa negli altri stati, staterelli e regioni della Penisola dai quali erano stati cacciati i sovrani di obbedienza filo-austriaca o il governo papalino. Diventati italiani dopo la poco esaltante Terza guerra d'indipendenza contro l'Austria, i veneti e i friulani scelsero com'era scontato, cioè ritirando e deponendo ben in vista la scheda del Sì.

Ma il plebiscito portò con sé forzature che - una trentina di anni fa, aprendosi la stagione del regionalismo politico spinto - erano destinate a rinfocolare gli astii: pesante fu l'azione pro-Sì dei commissari regi; tutt'altro che segreto il voto; solo una piccola parte di popolazione si mobilitò, in linea con il carattere elitario dell'intero Risorgimento. “1866: la grande truffa”: la chiama così, Ettore Beggiato, quella vicenda del passaggio del Veneto all'Italia. Lo fa da un quarto di secolo – da politico lighista a scavalco tra Prima e Seconda Repubblica, e da ricercatore e polemista oggi - e per la terza volta mette questa definizione come titolo di un suo libro. A stampargli l'opera, riveduta e corretta (150 pagine), è l'Editrice Veneta. Beggiato torna a percorrere le date e il clima dei plebisciti del 1859-1860 e le cronache di quello veneto del 1866. Si dedica ad annotare le cose del dopo-annessione, ritrovando i dati e gli umori di un Veneto rurale impoverito, costretto alle emigrazioni oppure rassegnato al non-cambiamento sociale nonostante la sostituzione delle bandiere.

Beggiato non si nasconde dietro pretese di obiettività storica. Ma chi non ne gradisse l'impostazione deve riconoscere un pregio al libro: per metà è fatto di documenti e testi che ben illustrano il loro tempo e i modi del voto che unificò Veneto e Regno



Il libro sul plebiscito-truffa fa insorgere gli storici
31.08.2016

https://www.larena.it/home/cultura/il-l ... -1.5099358

Un libro sulla «truffa» dell’annessione del Veneto all’Italia. Lo regala la Regione alle biblioteche nell’anno del 150esimo del Veneto italiano e gli storici a Verona insorgono. «È un atto grave per le modalità e la tempistica compiuto dalla massima istituzione regionale», attacca Carlo Saletti, esperto dell’Ottocento risorgimentale. «È un uso politico della storia che fa danno quando tange la traiettoria della didattica, visto che è diffuso nelle biblioteche. Questa è la maniera di ricordare un importante anniversario?».

Per Federico Melotto, direttore dell’istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, «si vuole dare un messaggio politico partendo dal plebiscito per lanciare una critica all’Italia di oggi. E la diffusione del testo in questo modo dà carattere ufficiale a una interpretazione dei fatti opinabile».

Il pomo della discordia è il libro “1866: la grande truffa. Il plebiscito di annessione del Veneto all’Italia“ (Editrice veneta, 2016) di Ettore Beggiato, già assessore regionale e attivo per la difesa dell’identità veneta. Il volume è dedicato al popolo che lotta per San Marco e ha la prefazione di Alberto Montagner di Veneto Nostro – Raixe venete.

Il volume descrive i passaggi che al termine della Terza guerra d’indipendenza del 1866, dopo le due sconfitte italiane di Custoza e Lissa, portarono all’annessione del Veneto all’Italia. Beggiato si sofferma sui plebisciti del 21 e 22 ottobre 1866 che definisce una «clamorosa truffa» («la prima di una serie perpetrata dall’Italia ai danni dei veneti», scrive nel suo blog). Perché furono fatti a decisione già presa e in un clima di intimidazione, mantenendo nell’ignoranza i votanti. Beggiato guarda i numeri: circa il 99,99 per cento di sì, «neanche nei peggiori regimi».

A Verona, per esempio, degli 85.589 voti, due soli furono i no e sei le schede nulle. Mentre per Beggiato «le potenze europee intendevano riconoscere, attraverso il plebiscito, al popolo veneto il diritto di scegliere il proprio futuro e l’autodeterminazione».

L’autore sostiene che i veneti sono oggi tenuti all’oscuro di questa storia e auspica che si tenti un recupero della memoria «prima che il regime nazional tricolore cancelli tutto e ci facciano diventare tutti italiani», ipotesi definita nell’introduzione al libro «un’aberrante soluzione finale».

Accompagna il volume una lettera del presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti. Quest’ultimo plaude all’opera di Beggiato che affronta vicende «descritte dagli storici prezzolati dai Savoia come un evento addirittura voluto dalla Provvidenza». Accusa anche la scuola pubblica del Regno d’Italia il cui «principale compito fu cancellare anche il ricordo degli antichi Stati italiani» attraverso l’insegnamento. «Il libro», conclude, «è un contributo per stimolare una ricerca storica seria e onesta, che vede nelle regioni di tutti i paesi d’Europa una ricchezza e non una minaccia a uno sterile centralismo».

Per Saletti è inaccettabile: «La terza guerra d’indipendenza fu la prima grande azione del neonato Regno d’Italia e portò a un ingrandimento del Paese. E nel 150esimo anniversario del Veneto italiano si diffonde un libro, a spese pubbliche, che rivela un uso ideologico della storia. Il grave è che tocca la sfera delle biblioteche: fa un danno elevato al cubo perché c’è un’ampia diffusione. Non è un semplice intervento di una persona a una conferenza. Mi auguro che la politica reagisca».

Secondo Melotto, il volume fa un’analisi del plebiscito anacronistica trasferendolo sul piano di principi democratici e di autodeterminazione che nel 1866 non c’erano. «Si parte dal presupposto che valessero valori democratici che oggi sono imprescindibili ma che allora non lo erano: nessuno si sognava di far votare i contadini. Eppure per la prima volta nel 1866 tutti i cittadini dai 21 anni in su votarono. Non è poco».

Quanto al fatto che l’annessione al Veneto fosse già decisa prima dei plebisciti è cosa nota, anche ai libri scolastici. Ne scrisse anche L’Arena nel suo primo numero il 12 ottobre 1866 salutando «l’Italia redenta» e il Veneto «libero e unito». E ancora il 16 mentre i bersaglieri entravano a «Verona italiana».

Il passaggio del Veneto avvenne dall’Austria alla Francia come ricompensa per la mediazione diplomatica di Napoleone III durante la guerra austro-prussiana. Quest’ultimo lo consegnò all’Italia. Certo il modo in cui fu conseguito il traguardo lasciò profonda amarezza nel Paese.

«L’annessione», conclude Melotto, «fu già decisa dal punto di vista diplomatico, certo: il plebiscito serviva a sancire una situazione di fatto. Ma non può essere definito scandaloso questo modo di procedere perché nell’800 era la diplomazia a prendere le decisioni, non il popolo».



Libro sul Plebiscito nelle biblioteche,
Beggiato: «Non c’è nessuno scandalo»
Polemica sui soldi spesi dalla Regione. L’ex consigliere regionale di Lega e poi Liga: «Non sono nostalgico, cerco solo di capire la storia»
06 settembre 2016

https://corrieredelveneto.corriere.it/r ... 0553.shtml

Polemica sui soldi spesi dalla Regione. L’ex consigliere regionale di Lega e poi Liga: «Non sono nostalgico, cerco solo di capire la storia»

Fondi pubblici per la promozione del libro anti Italia? «Non è certo uno scandalo, quel plebiscito fu davvero un imbroglio»: parla Ettore Beggiato, ex consigliere regionale della Lega Nord e della Liga Fronte Veneto, ma soprattutto autore di 1866, La Grande Truffa, dedicato alla consultazione popolare che 150 anni fa sancì l’annessione del Veneto al Regno d’Italia e distribuito nelle biblioteche a spese della Regione guidata dal leghista Luca Zaia.

Perché ritiene giusto questo esborso? «In occasione dei 150 anni della cosiddetta Unità d’Italia, il consiglio regionale ha acquistato un sacco di opere di stampo nazional-tricolore. Non trovo assolutamente scandaloso che ci sia anche un piccolissimo investimento per il mio testo, perché parliamo dell’acquisto di 100 libri che costano 10 euro all’uno, quindi di mille euro in tutto, a fronte di milioni di euro che sono stati spesi per le “puttanate” dell’Unità d’Italia… Mi scusi il termine: per “iniziative discutibili”, ecco».

La sua tesi però è oggetto di discussione da parte degli storici. «Il mio libro porta un sacco di documenti che io ritengo inattaccabili. La terza guerra di indipendenza finisce con un trattato di pace del 3 ottobre 1866, il quale stabilisce che il Veneto sarebbe passato ai Savoia solo “sotto il consenso delle popolazioni debitamente consultate”. Il plebiscito viene fissato per il 21 e 22 ottobre. Ma due giorni prima, il 19 ottobre, sulla Gazzetta Ufficiale del Regno viene pubblicato l’annuncio che il Veneto è già passato ai Savoia. Quando i veneti vanno a votare tutto è già stato deciso. Ecco perché definisco questa una truffa».

Non è ora di guardare avanti? «Qui non si tratta di essere dei nostalgici, ma di capire la storia e di riallacciarsi alla storia. Qui c’è un trattato internazionale di pace che riconosce ai veneti il diritto di autodeterminazione: è quello che rivendichiamo».



Alberto Pento
Caro Beggiato
il fatto che l'annessione formale avvenisse due giorni prima del Plebiscito non significa affatto che il Plebiscito fu una truffa, primo perché l'annessione era voluta dalla maggior parte dei veneti (in linea con quanto già espresso nel 1848) e secondo perché l'esito del Plebiscito confermava alla grande la volontà dei veneti per l'annessione al Regno d'Italia.

Poi non è vero che le votazioni del Plebiscito furono condizionate dal fatto che lo scrutinio fosse palese, perché nel decreto regio si dà chiaramente disposizione per uno scrutinio segreto e non palese.
Decreto che hai riportato nel tuo libro ove sta scritto proprio che lo scrutinio doveva essere segreto.
Il tuo è stato un libro truffa e la Regione non doveva e non deve spendere risorse pubbliche per diffonderlo nelle biblioteche od ovunque, l'assessore regionale leghista dovrebbe scusarsi pubblicamente e dovrebbe dare disposizione al Comitato per il Plebiscito del 1866 di fare i dovuti accertamenti in merito, con le successive correzioni pubbliche a ripristino delle correttezza dell'informazione.


Ecco il testo integrale del Regio Decreto sul Plebiscito pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14 ottobre 1866;
si può leggere direttamente o scaricarselo in pdf e studiarselo
Prima pagina, parte non ufficiale - interno
http://augusto.agid.gov.it/#giorno=14&mese=10&anno=1866


Alberto Pento

Il Comitato per il Plebiscito del 1866 dovrebbe fare ammenda pubblica per le informazioni false diffuse ingannando i veneti, facendo debitamente le opportune verifiche sulla veridicità di certe supposizioni mai indagate a fondo, scusandosi con i veneti tutti e in particolare con i veneti indipendentisti che in buona fede hanno creduto in queste falsità ideologiche.
http://cdn1.regione.veneto.it/alfstream ... azioni.pdf

Questo comitato poi dovrebbe farsi volontariamente carico a parziale compenso dei danni fatti sostenendo la falsa tesi del Plebiscito Truffa, di trovare delle sensate ragioni per cui i veneti del 1866 non avrebbero dovuto volere l'annessione al Regno d'Italia e non trovandole dovrebbero pubblicamente riscusarsi e ammettere che a quel tempo i Veneti non avevano motivo alcuno per non volere e per temere l'annessione allo Stato italiano.


Le motivazioni per volere e giustificare l'indipendenza da parte dei veneti, debbono essere vere e non false e sono tutte da ricercarsi nell'illusione e nelle falsità del Mito Risorgimentale e poi nella mala formazione e nella mala gestione dello Stato italiano, con responsabilità anche da parte dei veneti.
A cominciare da quelle dell'aristocrazia veneziana antidemocratica che non ha mai promosso un popolo, una nazione e uno stato unitario a sovranità di tutti i veneti e che vigliaccamente non ha difeso i suoi domini e i suoi sudditi veneti dall'invasione napoleonica.



Vanni Bonzi
Alberto Pento continui a fare il nome di Beggiato senza mai menzionarlo, sarebbe interessante una sua risposta.


Alberto Pento
Ettore Beggiato è uno dei maggiori responsabili di questo dogma venezianista, se non il maggiore.
Sicuramente gli sarà giunta almeno l'eco di questa discussione e nessuno gli impedisce di intervenire, ma credo che non lo farà, ha già un sacco di difensori e per il momento un solo accusatore che si limita a discutere sui social invitando i veneti venetisti a verificare per bene le cose prima di assumerle come dogma e fondare su di esso rivendicazioni politiche nazionali e internazionali con raccolta fondi per pagare avvocati o fantomatici progetti politici come il Ritorno della Serenissima.



https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q ... mZGZdtkfO6
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La truffa venetista: "Il Pebiscito del 1866 fu una truffa"

Messaggioda Berto » dom nov 17, 2019 10:51 am

L'accusa di truffa dei venetisti venezianisti al Regno d'Italia perché avrebbe proceduto ad annettersi le terre venete, facendosele cedere formalmente dalla Francia il 19 ottobre del 1866 senza aspettare l'esito del del Plebiscito del 21-22 ottobre è semplicemente demenziale, un non senso visto l'esito del plebiscito al 99% favorevole all'annessione e considerato che i veneti da decenni erano favorevoli allo Stato Italiano che si andava formando per iniziativa del Piemonte savoiardo, del Regno di Sardegna e poi Regno d'Italia.
Ai veneti non veniva chiesto se volevano essere annessi o meno avendo come alternativa la loro indipendenza come nuovo Stato veneto e democratico o il ritorno della Serenissima; ai veneti si chiedeva solo se erano d'accordo con l'essere annessi al Regno d'Italia come da accordi internazionali e loro non hanno manifestato pubblicamente alcuna volontà contraria, non hanno fatto manifestazioni di piazza, non hanno fatto rivolte, non hanno boicottato il voto plebiscitario e non hanno votato in massa No.

Come insensata è l'accusa di scarsa democraticità rivolta a questo stato ottocentesco che si stava gradualmente inoltrando nella modernità democratica sia pure a fatica;
considerando che la Serenissima era antidemocratica per natura e che aveva represso le istanze democratiche dei veneti impedendo il formarsi di un solido e forte Stato veneto a sovranità di tutti i veneti e che principalmente per questo unitamente alla vuiltà dell'aristocrazia veneziana non ha potuto opporsi e resistere all'avanzata di Napoleone.
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La truffa venetista: "Il Pebiscito del 1866 fu una truffa"

Messaggioda Berto » dom nov 17, 2019 10:58 am

???
Qualcuno chiede notizie delle schede

Roberto Poli
solo tre domande (senza polemica privata)
1 - la verifica delle schede quando fu fatta?
2 - alla presenza di chi?
2 - le urne del 1866 sono ancora sigillate a Venezia. Perchè?
rispondi a queste tre domande, PROVE ALLA MANO, se conosci la risposta. Se no fammi ridere ancora..
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