Veneti venezianisti idolatri, ademocratici e tanto ignoranti

Veneti venezianisti idolatri, ademocratici e tanto ignoranti

Messaggioda Berto » ven giu 15, 2018 10:58 am

Veneti venezianisti marciani idolatri e teocratici, che disprezzano la democrazia e che non conoscono la storia e che la reinterpretano a loro gradimento e la ricostruiscono con fantasia.
viewtopic.php?f=183&t=2786


I poveri veneti che disprezzano la democrazia, non conoscono la storia e sono vittime della mitomania idolatra venezianista marciana e del complottismo massonico o demo-pluto-ebraico-massonico che avrebbe inventato la demoniaca deriva ideologica illuminista da cui la peste democratica, la rivoluzione francese, il giacobinismo, Napoleone, la fine della Repubblica Veneta e originato lo stato partitocratico italiano.
La stessa logica e argomentazione demenziale viene adottata dai nostalgici dell'impero romano a cui sono attribuiti tutti i valori del bene, la cui fine sarebbe stata decretata dall'arrivo dei barbari a cui sono invece attribuiti tutti i disvalori del male.
Non riescono a vedere il male che c'era nel mondo precedente che ha consentito al mondo nuovo di prendere piede e di insediarsi con il portato di bene e di male che c'è sempre in ogni tempo e in ogni realtà che generalmente dura finché la quota di bene supera quella del male.


La democrazia non è una invenzione disumana e anti valori umani sociali e politici cristiani, anzi, non è nemmeno monopolio dei giacobini francesi.

Gli elementi politici della democrazia, quella vera e diretta come in Svizzera, valorizzano al massimo l'umanità di tutte le persone, di tutti i cittadini, elevandoli tutti e ognuno al rango di sovrani, come dignità, responsabilità e sovranità e ciò mi pare sia pienamente in linea con i valori umani, sociali e politici del cristianismo e ciò che più conta, per me che non sono cristiano, con i valori, i doveri e i diritti umani naturali, universali, civili e ideali.

L'aristocrazia veneziana avversava le idee democratiche che stavano diffondendosi e imponendosi, non perché fosse più cristiana e migliore degli altri, dei democratici, di chi aveva fatto propri i valori umani, sociali e politici democratici;
nulla di tutto ciò, l'aristocrazia o patriziato veneziano semplicemente avversava i valori democratici perché temeva di perdere potere e privilegi e perciò non voleva che questi valori prendessero piede e si sviluppassero in terra veneta, tra i sudditi di Venezia nei suoi di domini di terra.
E così fu travolta dalla storia e con l'aristocrazia veneziana e Venezia furono travolti tutti i veneti e non veneti dei domini veneziani.

Se Venezia si fosse aperta ai valori democratici, nei suoi domini di terra, la Repubblica Veneta Veneziana avrebbe potuto trasformarsi in una vera nazione, in un vero stato repubblicano democratico e federale e ci sarebbe stata la forza materiale, sociale e morale per resistere a chiunque e Napoleone stesso non avrebbe mai nemmeno pensato lontanamente di invadere le terre venete.

Non è certo molto cristiano credere di essere più cristiani degli altri, credere di essere umanamente migliori, di essere casta illuminata, di essere più spirituali e vicini a Dio per il culto religioso idolatra e feticistico di in un evangelista e delle sue spoglie mortali o reliquie; si tratta solo di ignoranza, idolatria, presunzione e di arroganza.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » ven giu 15, 2018 11:13 am

La maggior parte dei venezianisti sono per una teocrazia aristocratica cristiana incentrata sul mito di San Marco e sono antidemocratici che loro definiscono spregiativamente come massoni, giacobini e illuminati atei;
molti di loro sono anche antisemiti, antisionisti, e antisraeliani (taluni sono anche simpatizzanti del nazismo maomettano e filopalestinesi).
Sono tutti dogmatici e idolatri.
Non sanno nemmeno cos'è il federalismo e scambiano l'autonomia amministrativa dei domini veneziani senza sovranità, per federalismo politico.
Credono che il periodo della Repubblica Serenissima sia stata un'epoca d'oro, un paradiso in terra e che la Repubblica veneto veneziana sia stata uno stato perfetto per tutti, da riproporre pari pari anche oggi come modello ideale non solo per i veneti del Veneto ma anche per tutte le popolazioni degli antichi domini di terra e di mare di Venezia.
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Messaggioda Berto » ven giu 15, 2018 11:53 am

Ecco un primo esempio:

Andrea Gualtiero

Alberto Pento, questo è un discorso complicato e difficile. Il discorso di Giuseppe Viskovitch lascia intendere che vi furono tradimenti oppure improvvidenze. Occorre realizzare quei tempi lontani ed anche l’entusiasmo che suscitava, per molto tempo, la presunta “esportazione” degli ideali rivoluzionari francesi. Si trattava della prima realizzazione dei progetti massonici, ma, al contempo, vi era un fascino oggettivo nelle idee illuministiche: un fascino che pervase moltissimi giovani e che le generazioni più attempate di fine settecento non ebbero gli strumenti intellettuali per smascherare. È complicato, e sarebbe un discorso molto lungo...

https://www.facebook.com/andrea.gualtie ... nt_mention


Alberto Pento
La democrazia, la repubblica e la repubblica democratica o la democrazia repubblicana non sono progetti massonici.
L'illuminismo non è un male ma un bene e non deriva dal demonio ma dall'uomo di buona volontà con la sua luce naturale che illumina il mondo fatta da curiosità, da ragionevolezza, da intelligenza e da amore per la vita e il creato e nasce con l'uomo e lo accompagna da sempre.
È un granello di luce divina che Dio o spirito universale naturale ha sparso con la creazione in tutte le sue creature e in tutte le cose.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » ven giu 15, 2018 11:57 am

Ecco un'altro e secondo esempio:

La storia, registrarla come cronaca e interpretarla come racconto, gli storici di professione e per passione.
viewtopic.php?f=181&t=2776
https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 5071023239



REPUBBLICA VENETA: IL CROCIFISSO È LA GUIDA DEI VENETI!
https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 0887495324

Ancora oggi sarei tendenzialmente contrario all'esposizione del Crocifisso negli edifici pubblici italiani, perché non riconosco all'Italia una vocazione cristiana.
Sono invece decisamente favorevole all'esposizione del simbolo della cristianità negli uffici pubblici della Repubblica Veneta, o Repubblica di San Marco, per la scelta radicale che lo Stato veneto ha compiuto da sempre a considerare i suoi principi e i sui valori ispirati al Vangelo di Cristo!
infatti, con la ricomposizione del Maggior Consiglio abbiamo anche approvato, a Costituzione veneta, il "Pater Noster", atto di fede dei credenti in Cristo, ma anche dichiarazione di amore e di rispetto per l'umanità, di fratellanza e solidarietà tra gli uomini: principi che la Serenissima ha sempre affermato internamente ed internazionalmente.
La Repubblica Veneta non rinasce per nostalgia della sua gloria passata, ma perché siamo consci del suo ruolo umanistico insostituibile.
Le politiche degli Stati che ci circondano mirano alla dominazione selvaggia, alla guerra di rapina, allo sfruttamento dei Popoli.
La nostra cultura ci dirige invece verso altro, come nella storia della Serenissima!
La Repubblica Veneta ritorna dunque per difendere la libertà dell'uomo, per affermare la giustizia contro le prevaricazioni, la solidarietà con il prossimo e il rispetto dell'uomo.
La Repubblica Veneta contrasta le politiche imperialistiche, il fanatismo religioso, i patti internazionali diretti allo sfruttamento dei Popoli.
Sconfitti ma non rassegnati dai tradimenti "alleati" europei e ridotti a servi di poteri dittatoriali, oggi ci stiamo liberando per riprendere la nostra strada contro le politiche miopi, mafiose e catastrofiche.
Non inventeremo niente di nuovo, ci basterà riaprire le pagine del Vangelo che Marco è venuto a portarci in terra veneta!
Viva la Repubblica di San Marco!
Viva la Repubblica Veneta

Venezia 2.6.2018

Albert Gardin – CXXI Doge

^^^ ^^^ ^^^ Ufficio Dogale – San Polo 2398 – 30125 Venezia
governoveneto@gmail.com – info 338 8167955
Albert Gardin – CXXI Doge
Giancarlo Orini – Presidente del Maggior Consiglio
^^^ ^^^ ^^^


Sfida della Baviera: crocifisso obbligatorio
Daniel Mosseri - Ven, 01/06/2018
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 35188.html

Söder: "È la nostra identità cristiana". La chiesa: no all'uso politico dei simboli

Berlino - Nelle scuole della capitale è vietato portarne anche uno piccolo appeso al collo in ossequio alla legge sulla neutralità dello stato; negli uffici pubblici di Monaco, invece, da oggi è obbligatoria la sua affissione al muro.

La Germania è una Repubblica federale e in materia di crocifisso ogni Stato-regione fa testo a sé. «Un chiaro impegno per la nostra identità bavarese e per i valori cristiani: oggi la riunione di gabinetto ha deciso che una croce verrà appesa in ogni ufficio statale a partire dal 1 giugno».

Lo scorso 24 aprile il governatore del Libero Stato di Baviera Markus Söder aveva annunciato su Twitter la svolta in senso religioso e identitario degli altrimenti silenziosi e asettici uffici pubblici bavaresi. Un annuncio condito dalla diffusione di una foto in cui Söder appende un'antica croce di legno su una parete della cancelleria statale. Benché annunciata da un esponente di punta della Csu, il partito cristiano-sociale presente solo in Baviera, la novità ha sorpreso i tedeschi. Per molti di quelli che vivono più a nord, anche fra gli elettori del partito cristiano democratico (Cdu) di Angela Merkel, la Csu è semplicemente un covo di reazionari. La Csu è però lo stesso partito che da decenni amministra da sola e con cura una terra già contadina, diventata in pochi decenni il primo motore della locomotiva d'Europa. Fra il 1962 e il 2008, la Csu ha governato in monocolore e l'identificazione fra il partito e la Baviera è tale che in quel Land la Cdu non si presenta neppure alle elezioni, lasciando ai cristiano sociali l'incarico di mietere le messi elettorali.

Recuperata la fiducia dei bavaresi nel 2013 con oltre il 49% dei consensi, il partito cristiano sociale ha però trovato pane per i suoi denti in Angela Merkel. La sua politica d'accoglienza ai profughi, molti dei quali entrati in Germania proprio dalla Baviera, ha fatto vacillare la fiducia dei bavaresi in un partito rivelatosi incapace di fermare l'arrivo dei rifugiati: alle elezioni dello scorso settembre la Csu è «precipitata» al 38,8%. Quelle però erano elezioni federali: a metà ottobre si vota per il rinnovo del parlamento statale e la Csu è corsa ai ripari: cacciato l'ex governatore Horst Seehofer a Berlino, Söder è stato chiamato a imprimere quella svolta conservatrice che permetta di recuperare i voti intercettati dagli xenofobi di AfD.

Il crocifisso negli uffici statali (ma non quelli comunali o dello stato federale) serve proprio a questo. Nella cattolicissima Baviera la croce negli uffici piace a molti ma non a tutti. Il protestante Söder non ha messo in conto la reazione della Chiesa romana: il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente della conferenza episcopale tedesca, ha detto no all'uso politico del crocifisso. Dalla parte del presule si sono schierati i giovani cattolici (Bdjk) e i giovani protestanti (Ebj) bavaresi, che al governatore hanno ricordato che per loro la croce è simbolo di tolleranza e non di identità.



Gino Quarelo
La Repubblica Veneta Serenissima non ha saputo e voluto adeguarsi ai tempi nuovi con i loro valori democratici, e perciò è venuta gravemente meno ai valori cristiani, rifiutandosi di estendere la sovranità politica a tutti i veneti. Ed è stata punita per questo. La democrazia, specialmente quella diretta è un alto valore civile "universale" (anche se non universalmente riconosciuto e apprezzato), precristiano e altamente cristiano. Il Padre nostro è una preghiera ebraica prima che cristiana ed esprime dei valori universali che si trovano in molte altre tradizioni religiose. Si può essere buoni uomini e buoni veneti senza essere cristiani. Molti sono i cristiani cattivi uomini e cattivi veneti, ieri e oggi.

Albert Gardin
1) La RV si è retta perché aveva nel suo patriziato (i legati ai padri) una buona classe dirigente! Ai Veneti – cittadini della RV – non è precluso di ricomporre la RV, come stiamo faccendo!
2) non ha importanzala genesi dell'organizzzione democratica, ma è importante praticarla!
3) Il Pater Noster esprime appieno lo spirito veneto!

Gino Quarelo
Anche Venezia Serenissima come Roma, ha fatto le sue guerre predatorie ed esercitato la prepotenza. Si pensi solo ai primi dogi lagunari a cui si cavavano gli occhi e che si ammazzavano; tutto già in epoca cristiana.

L'impero romano d'occidente era cristiano e la storia lo ha cancellato;
l'impero romano bizzantino d'oriente era cristiano e la storia l'ha cancellato;
l'impero di Carlo Magno era cristiano e la storia lo ha cancellato;
l'impero spagnolo era cristiano e la storia lo ha cancellato;
l'impero portoghese era cristiano e la storia lo ha cancellato;
l'impero inglese era cristiano e la storia lo ha cancellato;
l'impero veneziano era cristiano e la storia lo ha cancellato;
l'impero russo era cristiano e la storia lo ha cancellato;
l'impero italiano era cristiano e la storia lo ha cancellato;
...
cosa c'entrano questi imperi, questi domini politici con la fede cristiana?


Anche Napoleone era cristiano

http://www.tempi.it/ei-fu-papista-e-antigiacobino-il...


Albert Gardin
Quanto chiacchieramento!
Se vuoi ragionare, ci sto! Se devi solo polemizzare a vuoto o offendere, prendi in considerazione qualcun altro!

Gino Quarelo
Polemizzare a vuoto e offendere? Tu pretendi di parlare a nome dei veneti, di tutti i veneti e vorresti anche che gli altri veneti stessero zitti e non dicessero la loro? Ti sei fatto eleggere doge dalla tua cerchia e fai proclami a manetta a nome dei veneti, al mondo intero come se tu fossi Trump e vorresti anche il nostro reverente silenzio assenso!

Albert Gardin
Gino Quarelo non volevo fare il Doge, ma ho dovuto farlo. E siccome lo sono, lo faccio. I Veneti che mi hanno eletto e che rappresento sono Veneti e non "bastardi"! È un mondo che conosco in profondità e non in superfice!
E ragioniamo da Veneti e non da venetisti il Veneto è un patriota (legato ai padri) che difende la sua identità e storia; il venetista è un cittadini del Nord-Est!
I Veneti hanno delle responsabilità internazionali. I Venetisti hanno preoccupazioni elettorali, regionali e di liste!

Gino Quarelo
I tuoi e i vostri padri non sono i miei e i nostri padri e madri. Tu parla a nome tuo e non a nome mio, parla a nome dei veneti e non veneti del tuo circolo venezianista e non a nome di tutti i veneti del Veneto che non hai alcun diritto. I tuoi padri sono stati dei vigliacchi, arroganti e vigliacchi e tu non conosci affatto la storia di tutti i veneti ma solo quella dei tuoi veneziani che oltretutto falsifichi. Non sparlare a nome mio e dei veneti che non appartengono al tuo nostalgico e fuori tempo circolo venezianista, grazie.
Non esiste più la RV dei tuoi padri, da 220 anni per fortuna e noi figli di altri padri non siamo più vostri sudditi, parla per te e non per noi grazie.
Stai pure tranquillo e non ti agitare che ti assicuro non hai alcuna responsabilità su di me e per noi, per favore preoccupati di te stesso che ne hai tanto bisogno e se vuoi preoccuparti anche di me e di noi fallo come veneto (chiedendoci il nostro parere e consiglio) e non come venezianista idolatra invasato della RVS che per fortuna è terminata 220 anni fa. I tuoi padri si sono dimostrati nemici dei veneti.

Albert Gardin
Gino Quarelo caro codardo che ti nascondi dietro falso nome (il vero è Alberto Pento).
Non meriti considerazione perché nelle tue spasmodiche ricerche di dialogo sai solo vomitare e offendere
Sei come un cane rabbioso che non riesce ad attirare l'attenzione su di sé che aggredendo, mordendo. Un cane rabbioso lo si può solo commisera.
I tuoi argomenti non hanno nessuna logica.
Caro Pento, ti auguro di guarire e di uscirne da questo stato di asocialità!
Le tue non sono considerazioni "politiche" ma vomiti di bile!

Gino Quarelo
Le tue parole parlano per te e ti qualificano chiaramente che non serve io aggiunga altro.
Io sono Gino Quarelo, Pento Alberto è un altro ed è spesso censurato da facebook per le sue critiche ai nazimaomettani, ai comunisti e ai clandestini, se no sarebbe già intervenuto.
Io non vado in giro per i media (per le piazze, per le sale civiche) a cercare visibilità, non ho bisogno di farmi vedere per essere al centro dell'attenzione come fati tu che ti sei fatto doge e che parli al mondo intero come Trump. Io esprimo le mie critiche, i miei pensieri e la mia visone qua e là sul web come fanno in tanti (quasi tutti) e senza offendere e ingiuriare.
Dico per esempio che Maometto era una assassino e che il suo culto è un culto idolatra di orrore e terrore portatore di morte, non lo santifico né dico come fa Bergoglio che la sua "fede" eleva l'uomo a Dio e migliora l'umanità rendendola più fraterna e pacifica; nazi maomettani per i quali mi pare che tu abbia manifestato una certa simpatia parteggiando spesso per loro e manifestando invece odio per gli ebrei ed il loro paese Israele.

Censura e libertà su facebook
https://www.facebook.com/groups/836504866474520
viewtopic.php?f=141&t=2710

Gino Quarelo
È stata la storia a decretare la fine della Repubblica Veneta e del dominio veneziano e non Alberto Pento o Gino Quarelo. E le ragioni di questa fine sono conosciute ed evidenti; ne parlano ampiamente ed approfonditamente i libri di storia e gli storici. Io non faccio che ricordarle ed approfondirle.
Non si tratta di assurdità e invenzioni o interpretazioni illogiche e motivate da demenza o da malanimo, sono semplicemente i fatti.
La tua pretesa di dare padri e madri veneziani a tutti i veneti che hanno altri padri e altre madri diverse dai veneziani, è questa sì demenziale e assurda e fa il paio con la pretesa degli italiani di negare le diverse, complesse e articolate storie dei veneti per imporre la storia di Roma facendo anche dei veneti come di tutti gli italiani dei figli di romani.


Albert Gardin ha scritto:
Gino Quarelo non volevo fare il Doge, ma ho dovuto farlo. E siccome lo sono, lo faccio. I Veneti che mi hanno eletto e che rappresento sono Veneti e non "bastardi"! È un mondo che conosco in profondità e non in superfice!

Caro Gardin
se conosci così bene il mondo dei veneti e la sua storia, spiegaci tu

1) perché Venezia non ha trasformato la sua Repubblica Veneta Aristocratica in una Repubblica Veneta Democratica di tutti i veneti ?
2) perché non ha difeso la terra e lo stato veneti dall'invasione, dalla depredazione e dalla conquista, abdicando poi in favore della Municipalità Democratica ?



Albert Gardin
Gino Quarelo Caro Pento, rispondo alle tue due domnde:

1) Venezia ha curato magistralmente l'organizzazione e l'estensione della sua Repubblica, liberando anche i Veneti dalla sudditanza agli Imperi foresti. La tenuta della Repubblica non poteva che reggere sulla compatezza e autorevolezza del suo patriziato (i legati ai padri). Venezia non era "democratica" ma "aristocrtica", potere basato sulla responsabilità. Venezia ha dato un modello di pensiero e di sviluppo alle terre che dirigeva. Inoltre, non vi è mai stato nessun tentativo di cambiare la realtà delle cose. Noi invece lo stiamo facendo! Il Presidente dl maggior Consiglio, ad esempio,è bresciano! E non potrebbe essere diversamente perché Venezia è stata dai suoi abitanti, è stata violentata nella sua cultura e nella sua storia. Qui a venezia, di Veneziani ne sono rimasti pochi, pochissimi!
Una lezione di venezianità è venuta dalla formazione della Liga Veneta delle origini, quella nata dall'esperienza del corso di lingua veneta del Centro Bertrand Russell.Altra importntissima testimonianza di venezianità è venuta dai Serenissimi, resistenti e combattenti venuti dai territori della Serenissima! Oggi la Repubblica Veneta rinasce con l'apporto di tutti i Veneti (quelli rimasti tali!) e non tanto – purtroppo – dai Veneziani.
Non bisogna contestare il "veneianocentrismo" ma operare per una nuova Repubblica Veneta basata sulla volontà di tutti i Veneti! E mi sembra che siamo finalmente nella direzione giusta!

2) Se leggi bene la storia veneta e anche la famosa delibera di "abdicazione" del 12 maggio 1797, imparerai, senza ombra di dubbio, che il Maggior Consiglio e il Doge non hanno passato il loro potere alla Municpalità ma a un Governo Provvisorio Rappresentativo. La Municipalità è stata imposta dopo dai Francesi e giacobini! Leggi la delibera, anche se scritta sotto "minaccia armata".

Gino Quarelo
Credo che Pento non possa risponderti perché è sotto censura mensile, capita: una settimana di libertà di espressione e un mese di censura.
Da quello che leggo come Gino Quarelo posso commentarlo sottolineando che non hai minimamente risposto alle mie domande, nemmeno indirettamente.

Albert Gardin
Caro Pento, rispondo alle tue due domnde:

1) Venezia ha curato magistralmente l'organizzazione e l'estensione della sua Repubblica, liberando anche i Veneti dalla sudditanza agli Imperi foresti. La tenuta della Repubblica non poteva che reggere sulla compatezza e autorevolezza del suo patriziato (i legati ai padri). Venezia non era "democratica" ma "aristocrtica", potere basato sulla responsabilità. Venezia ha dato un modello di pensiero e di sviluppo alle terre che dirigeva. Inoltre, non vi è mai stato nessun tentativo di cambiare la realtà delle cose. Noi invece lo stiamo facendo! Il Presidente dl maggior Consiglio, ad esempio,è bresciano! E non potrebbe essere diversamente perché Venezia è stata dai suoi abitanti, è stata violentata nella sua cultura e nella sua storia. Qui a venezia, di Veneziani ne sono rimasti pochi, pochissimi!
Una lezione di venezianità è venuta dalla formazione della Liga Veneta delle origini, quella nata dall'esperienza del corso di lingua veneta del Centro Bertrand Russell.Altra importntissima testimonianza di venezianità è venuta dai Serenissimi, resistenti e combattenti venuti dai territori della Serenissima! Oggi la Repubblica Veneta rinasce con l'apporto di tutti i Veneti (quelli rimasti tali!) e non tanto – purtroppo – dai Veneziani.
Non bisogna contestare il "venezianocentrismo" ma operare per una nuova Repubblica Veneta basata sulla volontà di tutti i Veneti! E mi sembra che siamo finalmente nella direzione giusta!

2) Se leggi bene la storia veneta e anche la famosa delibera di "abdicazione" del 12 maggio 1797, imparerai, senza ombra di dubbio, che il Maggior Consiglio e il Doge non hanno passato il loro potere alla Municpalità ma a un Governo Provvisorio Rappresentativo. La Municipalità è stata imposta dopo dai Francesi e giacobini! Leggi la delibera, anche se scritta sotto "minaccia armata".

Gino Quarelo
Caro Gardin
ti rispondo come Gino Quarelo con alcune osservazioni e considerazioni:

1) Che l'aristocrazia veneziana fosse la migliore classe dirigente è solo un'idea presuntuosa e ignorante, un'arroganza veneziana, dimostrata dai fatti storici. Venezia non ha recepito le idee nuove che già l'Inghilterra aveva recepito un secolo prima istituendo la camera dei comuni o camera bassa o camera dei deputati eletti nei comuni (come evoluzione e completamento di precedenti istituti).
Io in ciò ci vedo solo ignoranza, presunzione e arroganza, che sono state fatali a Venezia, alla sua aristocrazia e ai veneti tutti, difetti che si continuano nel mito venezianista.

2) I Serenissimi come anch'io siamo stati vittime del mito di Venezia, con la differenza che io ho abbandonato criticamente questa posizione mentre loro vi si sono fissati a causa dell'aggiungersi/sovrapporsi del mito dei Serenissimi che li ha pietrificati impedendo loro di evolversi.

3) Il 12 maggio del 1797 si conclude vilmente e vergognosamente la Repubblica Veneta a dominio veneziano, come atto finale di una serie iniziata decenni prima con la mancata democratizzazione della repubblica, continuatasi con l'aver consentito impunemente a Napoleone di invadere, depredare e conquistare le terre venete.
Il 12 maggio 1797 l'aristocrazia veneziana avrebbe potuto non presentarsi come solo alcuni hanno fatto e avrebbe potuto votare no. Ma non poteva non tanto per la minaccia di Napoleone ma perché molti veneti desideravano e volevano il cambiamento politico che stupidamente ed egoisticamente l'artistocrazia veneziana aveva disprezzato, combattuto e rifiutato.

4) Per me il venezianismo con la sua idea assurda di ripristinare la Repubblica Serenissima, sia pur aggiornata alla democrazia magari diretta, ma conservando tutti i suoi antichi domini è un impedimento radicale alla indipendenza dei veneti e del Veneto. È come voler resuscitare un morto.


Albert Gardin
Gino Quarelo Purtroppo travisi i fatti! Ma se ti piace pensarla così, nessuno ti impedirà di farlo!

Gino Quarelo
Può darsi che io travisi i fatti.
Però la storia è la storia e i fatti della storia restano fatti e non cambiano ed è un fatto certo, che non può essere nascosto o alterato e sotto gli occhi di tutti, che la Repubblica Veneta a dominio veneziano non c'è più da oramai 221 anni e nessuna magia, nessun santo, nessun miracolo, nessuna preghiera, nessun sacrifico umano potrà mai più farla risorgere.
Nemmeno il suo mito riesce a raccogliere intorno a sé una consistente maggioranza dei veneti, tale da trasformarsi in azione politica e condurre il Veneto e i veneti tutti all'indipendenza.
I veneti però ci sono e sono vivi e a me interessa di più che i vivi stiano meglio e possano prosperare che far resuscitare i morti con qualche alchimia storiografica, ideologica e politica.


Albert Gardin
Gino Quarelo Giudizi italiani!

Gino Quarelo
Fatti storici certi, che io veneto vicentino non veneziano e indipendentista non marciano e non serenissimo, riconosco come tali; le responsabilità e le colpe, gli egoismi e le meschinità, le presunzioni e le arrogoanze dei veneziani, della loro aristocrazia sono evidenti e certificate. Le falsità venezianiste non cambiano la storia e nemmeno la corretta interpretazione dei fatti.

Mi dispiace deluderti ma Venezia e i veneziani hanno negato ai veneti non veneziani la sovranità veneta e quando è arrivato il momento della verifica storica non hanno rischiato né i beni né la vita per i veneti tutti. La Repubblica Serenissima non era di tutti i veneti ma solo dei veneziani, io non posso assolutamente sentirmi veneziano, marciano e serenissimo. Quando Venezia e i veneziani riconosceranno le loro responsabilità e le loro colpe e impareranno ad avere rispetto e amore per gli altri veneti ne potremo riparlare.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Veneti venezianisti idolatri, ademocratici e tanto ignoranti

Messaggioda Berto » ven giu 15, 2018 11:59 am

Ecco un terzo esempio

SO PAR SAN MARCO MA… la rinuncia all’eredità marciana.
3 ottobre 2015 di Millo Bozzolan

http://venetostoria.com/2015/10/03/so-p ... a-marciana

So par San Marco, ma…
Molti, anzi, moltissimi sono i “distinguo” oggi, nel proclamarsi “patrioti” marciani (e già l’uso del termine patriota è spia di poca conoscenza della storia, dato che in quel modo si autodefinivano i giacobini filo francesi, in contrapposizione ai “marcolini” o “marcheschi”che difendevano il gonfalone), poiché si è veneti ma si teme come la peste di passare per retrogradi che vogliono la carrozza al posto dell’auto.

Degli “hamisch” fuori della realtà, insomma, tanto in due secoli han ben lavorato i nostri occupanti, da distruggere ogni residuo spirito veneto. Eppure il Veneto della Serenissima lo abbiamo lasciato da poco, è lo stesso Veneto che ha costruito con tanta fatica ed impegno il miracolo del Nord est, studiato, fin che ha retto, in tutto il mondo. Anche se 40 anni orsono si parlava poco o niente di indipendenza, l’identità era forte e condivisa nei valori.

Oggi si parla tanto di indipendenza, ma i valori un tempo comuni, sembrano sbriciolati, confusi in mille sfumature. La società di un tempo si reggeva su basi cristiane condivise, anche magari da chi votava a sinistra, perché il Veneto era quello delle parrocchie e della solidarietà tra poveri. Ancora ci si radunava a maggio, davanti ai capitelli a recitar rosari.
Un Veneto dell’epoca, se vedeva il gonfalone, sapeva che l’immagine si rifaceva a San Marco, uno degli Evangelisti, con tutto quel che segue: non era un logo simile a quello di una squadra di calcio, da stampare su bicchieri ed asciugamani e basta.

Ma con l’arrivo della modernità, si è come infranta una diga, e eccoci qui a distinguerci in “libertarian”, o in progressisti difensori dei “diritti” di chiunque, purché siano minoranza. Va bene tutto, dall’immigrato, al gay alla lesbica, ché sennò sei un “osurantista” e per favore, piantiamola con ‘sta storia della repubblica cattolica e cristiana…infatti trovi subito il venetista che ti spiega come tu non abbia capito nulla della vera natura della Serenissima, in guerra coi papi e col clero, laica e progressista, aperta a tutto il mondo in maniera paritaria, specie nal campo delle religioni…

In realtà, basterebbe leggere un po’ di storia e si scoprirebbe tutto il contrario. Repubblica cristianissima in cui Paolo Sarpi stesso, difendendo l’autonomia dello stato da ingerenze romane, precisa che compito del Principe è di curare anche l’educazione religiosa dei sudditi, non solo il benessere e la giustizia. I rapporti con le altre religioni erano ben definiti, tanto che si vietava il matrimonio tra due persone di confessione diversa.

Rispetto ed ospitalità, ma ognuno nel suo orticello, e daltronde anche chi era ortodosso o protestante, la pensava alla stessa maniera, per non parlare dell’islamico. Il Vangelo era il cemento dell’identità forte dei Veneti, il gonfalone ne era il simbolo, come a Lepanto e in tante altre battaglie. Se si rinucia a questo, si rinuncia alla propria identità, non ci si collega più ai nostri Padri; piazza San Marco, il Rialto, Palazzo ducale, le ville venete, non sarebbero più le nostre, o meglio lo sarebbero come possono appartenere al turista giapponese o americano che paga il biglietto per visitare i tanti capolavori frutto di una civiltà che ha fatto la storia dell’Europa e dell’Occidente.

Dichiararsi per la restaurazione di una Repubblica veneta e cristiana, può essere la cosa più innovativa e travolgente che sia oggi concepibile: anche se non sei credente, tu come Veneto contemporaneo, discendente da quella grande civiltà, puoi condividerne e apprezzarne i valori, basati sulla pietà, la carità e la giustizia evangelica.

A questo sogno dobbiamo credere, se vogliamo ripartire riprendendo a crescere su antiche robuste radici, altrimenti siamo immersi nel nulla totale, nel bric a brac delle ideologie moderne, che cambiano di aspetto come il mutare delle stagioni. Una società, per resistere ai secoli, deve basarsi su valori eterni.




Alberto Pento
Non è la fede cristiano cattolico romana che ti da la coscienza, la forza e il diritto di essere uomo, comunità, popolo, stato libero e indipendente.
Venezia non è caduta perché ai veneziani è venuta meno la fede cristiana o cattolica, avendo molti veneziani abbracciato le idee democratiche (illuministiche), Venezia è caduta per la sua arroganza aristocratica e il suo disprezzo verso la democrazia.
La vera fraternità cristiana si realizza nella ugualianza dei diritti e dei doveri della democrazia (quella vera, comunitaria, clanico-preistorica e diretta) e non nella disugualianza della castualità aristocratica.
La democrazia è più cristiana dell'aristocrazia; checché ne dicano i teocratici cattolici veneti con il loro insulso mito aristocratico antidemocratico e antilluminista.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Veneti venezianisti idolatri, ademocratici e tanto ignoranti

Messaggioda Berto » ven giu 15, 2018 12:01 pm

Un quarto caso, quello del cristiano laico che sogna comunque una repubblica cristiana anche se laica

Il Veneto che vorrei
Davide Lovat
09/06/2018

https://www.facebook.com/davide.lovat/p ... 5294257101

1) L'Italia è uno Stato centralista.... Io, veneto, voglio vivere in una Repubblica federale sul modello svizzero
2) L'Italia è uno Stato laicista.... Io, veneto, voglio vivere in una Repubblica cristiana laica come fu la Serenissima, tollerante e accogliente verso tutti coloro che ne accettano le leggi e i principi
3) L'Italia è asservita all'Occidente.... Io, veneto, voglio essere aperto anche all'Oriente - Russia e Cina - come la tradizione storica del mio popolo necessita
4) L'Italia è imperniata sul welfare di Stato.... Io, veneto, voglio vivere in un posto dove l'assistenza e la solidarietà siano private, per la natura straordinariamente comunitaria del mio popolo
5) L'Italia ha aderito all'antropologia mondialista.... Io, veneto, voglio vivere in una Repubblica dove l'umanità si conformi al Diritto Naturale

POTREI ANDARE AVANTI A LUNGO.... Provate a farlo voi, veneti, se avete davvero la capacità di pensare a una Repubblica Veneta nuova e diversa dall'Italia. Dimostratemi che non siete solo dei leghisti preoccupati per le tasse e per l'immigrazione....



Alberto Pento

1) Anch'io vorrei vivere in uno stato federale come la Svizzera, e a democrazia diretta su base comunale sempre come la Svizzera;
in più vorrei che vi fosse una costituzione come quella svizzera e per alcune questioni sulle libertà individuali come quella americana.

2) Vorrei uno stato aconfessionale, laico, che riconosca la libertà di pensiero, di parola, spirituale e religiosa;
conformato ai valori umani, spirituali e civili universali con i loro doveri e diritti;
che riconosca sì la tradizione religiosa cristiana come uno dei tratti caratteristici della cultura veneta ma al contempo anche la spiritualità naturale senza religione e anche tutte le altre religioni che rispettano i valori, i doveri, i diritti umani spirituali e civili universali portatrici di libertà, responsabilità, pace e fraternità, bandendo i culti teocratici dell'orrore e del terrore portatrici di guerra e di morte.

3) Non concordo per nulla che l'Italia e il Veneto siano asserviti all'Occidente, ritengo invece che il Veneto da sempre faccia parte integrante dell'Occidente democratico e liberale/liberista/libertario;
non concordo affatto con l'apertura indiscriminata e in funzione antiamericana e antioccidentale alla Russia e alla Cina che sono due grandi stati-potenze imperiali e poco o nulla democratiche.
Preferisco di gran lunga gli USA di Trump e l'Europa federale di Kalergi su modello della Svizzera.
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Messaggioda Berto » ven giu 15, 2018 12:19 pm

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Messaggioda Berto » ven giu 15, 2018 1:13 pm

La democrazia non è un disvalore della modernità illuminista atea e anticristiana ma il più grande dei valori umani e civili con i suoi doveri e suoi diritti, e in essa si realizza al meglio anche l'umanità cristiana, quella dell'uomo di buona volontà e del cristiano che non sia un esaltato del martirio e un fanatico della povertà e del disprezzo per la vita terrena a cui preferire quella dell'altro mondo.
Nella democrazia, quella vera come per in esempio in Svizzera, si realizza l'autodeterminazione responsabile e partecipativa dell'individuo, della persona, della famiglia, della comunità ed è la condizione reale ed ideale migliore per realizzare appieno l'umanità anche cristiana.


Democrazia, cittadinanza, diritti e doveri umani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 183&t=2683
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9367460016


Filone dedicato ai venetisti venezianisti che credono che la democrazia e l'illuminismo siano un male a cui preferire l'idealizzata aritocrazia veneziana e quello che la loro frangia cattolico romana considera come un regime perfetto di teocrazia cristiana.


Coel parlamento veneto de tuti i veneti, mai nato e ke i venesiani ke łi gheva el poder no łi ga mai promòso
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 183&t=2597

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... i-nato.jpg


Venesia e ła rivołusion fransoxa - Ippolito Nievo
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 148&t=1847
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Veneti venezianisti idolatri, ademocratici e tanto ignoranti

Messaggioda Berto » ven giu 15, 2018 2:18 pm

Il mito europeo e occidentale della civiltà greco-romana e giudaico-cristiana
viewtopic.php?f=93&t=2720



Illuminismo e chiesa cattolica
di Giannino Piana
dicembre 2012

http://www.nicodemo.net/pdf/Piana-illuminismo.pdf

Il rapporto della Chiesa cattolica con la tradizione illuminista è stato a lungo conflittuale. Le libertà moderne, che la dottrina dei lumi poneva al centro delle proprie rivendicazioni, venivano percepite dall'autorità ecclesiastica come contrastanti con l'assolutezza (e l'unicità) della verità e soprattutto come una diretta minaccia alla possibilità stessa della propria legittimazione, in quanto attentavano al principio di autorità che sta a fondamento della struttura gerarchica della Chiesa.
Di qui l'aperta (e ripetuta) condanna delle tesi illuministe e, più in generale, il rifiuto della ragione a esse soggiacente — la ragione della modernità — che è la base su cui si regge l'intero impianto del pensiero illuminista.
Non mancavano certo anche motivi plausibili di tale condanna e di tale rifiuto. La tendenza talora presente nella
dottrina illuminista ad assolutizzare la ragione finiva, infatti, per sottrarre alla fede qualsiasi possibilità di espres
sione, relegandola nell'ambito delle forme mitiche o superstiziose; mentre, a sua volta, la tentazione della totalizzazione ideologica - nasce in questo contesto la concezione dell'ideologia come weltanschauung —
dava origine a una concezione chiusa della realtà, destinata a fare da supporto al sistema politico ed economico esistente - quello liberalcapitalista - consolidandolo e tendendo a perpetuarlo nel tempo.
A ben vedere, la distanza tra cristianesimo e illuminismo è tuttavia meno rilevante di quanto si pensava
in origine. La ragione illuminista, pur essendo attraversata dai rischi segnalati - rischi denunciati peraltro
con rigore dalla Scuola di Francoforte - è di fatto molto piú complessa e articolata. Pur tendendo ad astrarre
dal particolare per cogliere gli aspetti universali (e dunque formali) della realtà, essa non prescinde (e non può del resto prescindere) dal confronto con la storia; non è, in altre parole, una ragione de-situata o allo stato puro, ma si presenta piuttosto come una ragione che nasce e si sviluppa in un preciso contesto socioculturale, e che è per questo costretta a fare i conti (in parte assorbendole) con una serie di esperienze che hanno segnato profondamente di sé il cammino dell'uomo occidentale, non esclusa ovviamente l'esperienza cristiana.
La stessa difesa della libertà (o delle libertà), osteggiata -come si è detto - dalla chiesa cattolica, non ha origine dal nulla; ha radici culturali che risalgono a conquiste del passato, dovute allo stretto connubio tra la civiltà greco-romana e la tradizione ebraico-cristiana. Si pensi - per fermare l'attenzione soltanto su un aspetto, quello della libertà di coscienza o dell'obiezione alle posizioni ufficiali dell'autorità - da un lato, alla coraggiosa testimonianza di Socrate o a quella di Antigone, che fa appello a un'istanza superiore alla legge scritta; e, dall'altro, al rifiuto opposto da molti cristiani all'obbligo di rendere il culto all'imperatore, andando conseguentemente incontro al martirio.

L'illuminismo è dunque anche il frutto della assimilazione di valori che sono appartenuti in passato a
tradizioni particolari e che si sono gradualmente sedimentati nelle coscienze, divenendo con il trascorrere del tempo patrimonio della cultura occidentale tout court.
Tra questi valori un importante significato riveste il riconoscimento dell'uguaglianza e della pari dignità di ogni persona umana. È merito indubbio dell'illuminismo aver fondato uguaglianza e dignità sulla universalità della ragione, dalla quale Kant fa derivare, come conseguenza, un'etica universale valida per tutti perché da tutti conoscibile, ma da cui vengono soprattutto desunti i diritti umani, che segneranno in modo determinante lo sviluppo successivo della civiltà occidentale (e non solo). Anche in questo caso non può essere tuttavia sottaciuto l'apporto della tradizione cristiana, che non si è limitata a introdurre nella cultura il concetto di
persona, ma ha dato soprattutto fondamento alla sua dignità mediante lo sviluppo di importanti categorie antropologiche, in primo luogo quella di imago Dei. Sussiste dunque un intreccio profondo tra illuminismo e cri
stianesimo, per il quale, se è vero, da una parte, che l'illuminismo ha assorbito e fatte proprie istanze cristiane, divenute, grazie al processo di secolarizzazione, elemento integrante della coscienza laica piú matura e piú sensibile; non è meno vero, dall'altra, che esso ha, a sua volta, contribuito a dare a tale istanze codificazione storica, anticipando in questo, con le sue prese di posizione, la stessa chiesa cattolica, dimostratasi spesso
renitente e persino ostile (per paura di incorrere in situazioni destabilizzanti e incontrollabili) al riconoscimento di alcuni fondamentali diritti umani. È sufficiente ricordare qui - per rimanere nell'ambito dell'illuminismo
italiano - l'abolizione della pena di morte a opera di Cesare Beccaria e (fatto meno noto) l'interessante contributo della scuola napoletana, e in particolare di Antonio Genovesi, all'elaborazione di una dottrina della
economia civile, che costituisce un fattore innovativo di grande interesse, capace di suggerire anche oggi, di fronte alla grave crisi economico-finanziaria che attraversiamo, indicazioni preziose per una sua positiva soluzione.
Ma forse il momento piú significativo di convergenza tra illuminismo e cristianesimo è rappresentato - non sembri un paradosso - dalla rivoluzione francese. Nonostante aspetti decisamente negativi - si pensi al regime del terrore - e l'aperto conflitto nei confronti dell'apparato ecclesiastico che, insieme alla nobiltà, rappresentava il potere reazionario da ribaltare, la rivoluzione francese ha nelle sue opzioni valoriali punti evidenti di contatto con il cristianesimo. Il superamento di una struttura sociale feudale, che fondava la possibilità di esercizio della cittadinanza sulla appartenenza a una casta o sul censo ereditato - struttura che ingenerava una situazione di staticità e di profonda ingiustizia - per fare spazio a una struttura alternativa, al cui centro vi è la borghesia produttiva e dove pertanto a contare sono il lavoro e l'attività professionale, ha segnato un indubbio progresso nella valorizzazione della persona, riconosciuta e rispettata nella sua dignità originaria, e sollecitataa dare il proprio responsabile contributo allo sviluppo di una società a misura dell'uomo e dei suoi veribisogni.
I valori della libertà, dell'uguaglianza e della fraternità, ai quali la rivoluzione francese ha ispirato la propria azione, riflettono senza dubbio istanze chiaramente presenti nella tradizione cristiana. La stretta coniugazione della libertà, che coincide con il riconoscimento dell'autonomia della persona, perciò con la tutela della sua dignità e dei suoi diritti inalienabili, con l'uguaglianza, che pone l'accento sulla necessità che tale autonomia venga riconosciuta a tutti (e non solo a coloro che hanno il poteredi farla valere), oltre che grande atto di civiltà, è in piena sintonia con l'attuazione del disegno redentivo che cancella ogni differenza tra persona e persona. L'universalismo, che è - come già siè ricordato - uno dei tratti qualificanti della proposta illuminista e che trova qui la sua traduzione sulterreno sociopolitico, ha nel cristianesimo una decisiva conferma nell'opera di riconciliazione dell'umanità con Dio e degli uomini tra loro, con la quale è inaugurata la venuta del regno.
Ma il valore nel quale si rende soprattutto trasparente la convergenza tra illuminismo e cristianesimo è quello della fraternità. Pur essendo rimasto di fatto un valore in ombra, forse piú espressione di un pio desiderio che di una pratica reale, esso sollecita tuttavia l'attenzione su un'istanza -quella della gratuità - la quale va oltre la stretta giustizia in quanto perequazione dei diritti e rende trasparente come la ragione illuminista, lungi dal configurarsi quale ragione radicalmente chiusa e totalizzante, èin grado di aprirsi al nuovo e al diverso; di fare spazio a una interpretazione delle relazioni umane nel segno del riconoscimento del mistero dell'altro (di ogni altro) e del superamento della stessa logica (pur importante) della reciprocità. La consonanza con la tradizione cristiana è qui evidente:l'economia del dono, che ha per il credente la propria sorgente nell'essere stati gratuitamente salvati («gratuitamente avere ricevuto») e innestati grazie a Cristo nel vivo di una fraternità
universale, comporta come risposta un serio impegno a sviluppare tale fraternità nella vita quotidiana («gratuita
mente date»).
Nonostante la riconciliazione con la modernità, che ha caratterizzato la chiesa del Vaticano II - riconciliazione che ha ristabilito i rapporti con le correnti di pensiero in essa presenti (senza rinunciare per questo a segnalarne i limiti) - fanno ancor oggi capolino nell'ambito di consistenti settori del mondo cattolico (e della stessa gerarchia) posizioni integraliste, che considerano l'illuminismo la causa principale della deriva religiosa dell'età moderna, attribuendogli la colpa di avere precluso all'uomo ogni apertura nei confronti della trascendenza e di avere reso, di conseguenza, impossibile il dialogo costruttivo della ragione con la fede.
Questa situazione di conflitto, che ha - come si è visto - radici profonde nel tempo e che, lungi dall'essere risolta, sembra riproporsi oggi con inusitata durezza, è all'origine dell'assenza nel nostro Paese di una solida e diffusa etica civile; assenza che è (forse) il motivo piú rilevante dei gravi fenomeni di corruzione, che non riguardano soltanto la politica, ma coinvolgono piú radicalmente l'intera società italiana. L'attuale vuoto di valori è, infatti, in primo luogo l'effetto del crollo di due grandi etiche eteronome, quella cattolica e quella marxista - l'una fondata sulla religione, l'altra finalizzata all'ideologia che hanno avuto a lungo il sopravvento in Italia. La crisi della religione a causa del processo di secolarizzazione da un lato, e la caduta dei regimi collettivisti dell'Est europeo dopo 1'89 del secolo scorso dall'altro, hanno provocato la flessione di sistemi etici che non avevano in se stessi la propria ragione, ma la mutuavano altrove; nel primo caso dalla fede, di cui l'etica non risultava che un corollario; nel secondo, dall'ideologia al cui servizio l'etica era totalmente votata.Il superamento di questo vuoto può avvenire soltanto mediante il ricupero di una morale autonoma fondata sul confronto delle ragioni (il ricorso a un'unica ragione è oggi impossibile) e sulla convergenza attorno a un denominatore comune largamente condiviso. Il fatto che, in altri Paesi - pecialmente in quelli del Nord Europa - esista una situazione diversa dipende, infatti, sia dall'emancipazione dell'etica dalla religione - la tradizione protestante, per la quale la salvezza viene soltanto dalla fede, riconosce l'importanza di un'etica autonoma e la valorizza come precondizione per l'annuncio - sia dalla maggiore influenza esercitata da correnti di pensiero laiche sulla costruzione di un'etica civile, che è ancor oggi profondamente radicata nelle coscienze. La riattivazione di un dialogo positivo con la tradizione illuminista può dunque oggi rappresentare una delle vie attraverso le quali giungere, anche nel nostro Paese, alla produzione di un'etica pubblica condivisa, che è la base necessaria per la produzione di assetti normativi, che garantiscano lo sviluppo di una convivenza civile ordinata e solidale.



Libertà, indipendenza, federalismo e democrazia
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Libertà, spiritualità e religione, scienza, caso e fede
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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli delle religioni e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa e dall'uomo e dai suoi idoli.
Sono solo le libertà del pensiero, dell'esperienza, della parola, civile e politica e spirituale che favoriscono naturalmente lo sviluppo della conoscenza e dell'esperienza utile, positiva e benefica.
I dogmatismi e i totalitarismi religiosi, ideologici e politici, per loro natura invece impediscono, ostacolano, contrastano e negano la conoscenza e la scienza e l'esperienza utile.
Non sono mai state le religioni a favorire il progresso scientifico ma lo è stato invece la libertà dalla religione, dalle restrizioni, dai dogmi, dalle false credenze, dalle costrizioni, dai pregiudizi religiosi.
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Veneti venezianisti idolatri, ademocratici e tanto ignoranti

Messaggioda Berto » ven giu 15, 2018 2:36 pm

È stato l'illuminismo a innescare in Europa e nell'Occidente cristiano il processo culturale e politico, non ancora compiuto, di liberare l'umanità dall'antisemitismo cristiano e che si dovrà estendere alla liberazione dell'intera umanità dal nazismo maomettano anticristiano, antisemita e antilibertà di pensiero, di spirito e di religione.

La haskalah è una corrente, detta anche illuminismo ebraico, che nasce e si sviluppa nel XVIII secolo, nel momento storico che precede l'emancipazione ed il riconoscimento dell'eguaglianza agli ebrei.
https://it.wikipedia.org/wiki/Haskalah

La haskalah (la cui radice in ebraico è la stessa di sekel, che significa 'mente', 'intelletto', 'cervello') è un movimento culturale aperto a contaminazioni ma capace di conservare sempre una propria identità.

Anche il più moderno sionismo, movimento di risorgimento nazionale d'impronta romantica, vanta necessariamente una discendenza legittima dalla haskalah.

Il chassidismo si oppose già alle prime forme di illuminismo ebraico per la perdita della pratica e per la forma troppo liberale dello studio della Torah.


Amare e rispettare gli ebrei e Israele è una gioia, una necessità, un dovere, fondamento di libertà.
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