Endependensa veneta, parké? e Carta Costitusional

Endependensa veneta, parké? e Carta Costitusional

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2016 8:34 pm

Endependensa veneta, parké? e Carta Costitusional
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Primo parké semo veneti e no tałiani,
dapò parké endependenza vol dir lebartà, responsabełetà e degnetà,
parké l'omo lebaro e endependente el reałixa mejo ła so omanedà;
e da oltemo parké no saresemo pì maltratà, sfrutà, derobà e spresà da łi onti tałiani e garisimo pì resorse par naltri memi, par ła cura de ła nostra xente, de i nostri fiołi, dei nostri małà, dei nostri veci, dei nostri dexgrasià o dexabiłi, par tegner da conto de ła nostra tera, par on diman pì mejo de ancó.

Podarisimo esar come ła Xvisara e come Ixrael.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Endependensa veneta, parké?

Messaggioda Berto » dom apr 17, 2016 8:36 pm

Francesco Falezza
www.falezza.com
http://falezza.blogspot.com
https://www.facebook.com/notes/francesc ... 2680692729

Abbiamo capito che un progetto politico è indispensabile a raggiungere l’obiettivo, ma qual è il nostro obiettivo? Tutti penseranno: l’indipendenza ovviamente… ma io chiedo perché indipendenza?

Tanti mi hanno detto che visto che lo stato italiano è palesemente irriformabile non rimane altra soluzione che l’indipendenza, infatti tutti quelli che hanno provato a cambiare qualcosa non ci sono mai riusciti. Ma come? Non ci sono un sacco di riforme in atto? Giustamente mi hanno risposto che i cambiamenti in atto non si possono chiamare riforme, ma piuttosto delle regressioni che ci portano indietro di quasi un secolo, esattamente al 1922, con una legge elettorale che sembra la fotocopia della “Acerbo” che aiutò il socialista Mussolini ad andare al potere, a questo aggiungiamo l’abolizione del senato, una centralizzazione dei poteri con un pericoloso autoritarismo e abbiamo capito che non si sta andando avanti, ma indietro, che non sono riforme, ma peggioramenti.

Ma qualcosa di buono non è stato fatto? Certo, ricordo la legge sul fumo che decretò la fine politica del ministro (Sirchia) che la propose e poi la riforma costituzionale del 2001 che trasformò l’Italia in uno stato federale…. Ma come mai non se ne è accorto nessuno? E io rispondo: “Come facciamo ad accorgercene se la costituzione italiana non la rispetta nessuno?” Evidentemente non parlo dei cittadini, ma degli organi della repubblica italiana!! La Corte Costituzionale non ha mai permesso che le competenze previste fossero trasferite alle regioni, ma con sentenze “creative” ha sempre impedito la corretta applicazione della Costituzione Italiana. Vi domanderete come faccio ad affermarlo visto che questa corte è suprema e inappellabile? Non ci vuole molto, ma se sulla Carta Costituzionale c’è scritta una cosa e la Corte dice il contrario, non ci vuole un genio per capire cosa sta succedendo. Ma allora se questo stato è così marcio che non rispetta nemmeno la propria costituzione e le proprie leggi e sta facendo riforme che ci portano indietro invece che avanti, allora significa che l’indipendenza è l’unica soluzione! Difficile da contestare questo… ma mi chiedo, non c’è dell’altro, qualche motivazione più nobile?

Alcuni invece mi hanno portato motivazioni storiche basate sul fatto che questo stato ha provocato crisi economiche una dietro l’altra, ha portato miseria e disperazione che hanno portato ad emigrazioni di massa, ha scatenato guerre in Africa, è stato l’artefice della prima e della seconda guerra mondiale, è stato responsabile di persecuzioni e leggi razziali… c’è bisogno di altro ancora per volere l’indipendenza?

Altri mi hanno detto invece che lo stato italiano è tecnicamente fallito, che è nelle mani di lobbies che fanno solo i loro interessi… mafioso, ladro e corrotto con niente che funziona a partire dalla giustizia, con un fisco ingiusto ed elevatissimo, con servizi da terzo mondo pagati caramente dai cittadini, con leggi che non riflettono la nostra mentalità e cultura, che pratica il clientelismo, la raccomandazione e l’ingiustizia sociale come sistema… Probabilmente o forse sicuramente tutto vero… ma non c’è motivazione in più?

Allora altri hanno affermato che questo stato ci porta via 21 miliardi di euro di residuo fiscale, cioè ne paghiamo più di 70 di tasse e ce ne tornano investiti meno di 50… questa repubblica ci tratta come una colonia da sfruttare e non tutela la nostra cultura, usi costumi e tradizioni… anche questo è vero… ma non c’è qualche motivo in più?

A dir la verità tutte queste ragioni sono più che sufficienti per volersi affrancare da un simile stato e ci vuole anche un gran coraggio a definire “egoista” o peggio “razzista” chi si vuole liberare da tutto questo marciume, ma la mia domanda rimane: non c’è qualcosa di nobile, un ideale, un grande scopo che ci spinge a volere l’indipendenza ?

Certo che c’è! Noi vogliamo la SALVEZZA e la libertà di un popolo, il nostro popolo, il popolo Veneto!!! Ecco in due parole quello che vogliamo e l’unico modo per realizzare questo ideale è raggiungere l’obiettivo della piena indipendenza e sovranità del nostro popolo. L’autonomia non servirebbe a gran ché, anche perché così come te la danno te la possono anche togliere. L’unica garanzia di salvezza e libertà per un popolo è tornare sovrano nella propria nazione, non esistono altre scorciatoie o alternative.

Lo stato italiano si è sempre prodigato per cancellare la nostra storia, lingua, cultura, usi costumi e tradizioni… dobbiamo fermare tutto questo, non c’è alternativa al nostro obiettivo che è la piena indipendenza e sovranità! Così come il popolo Ebraico e tanti altri ancora non si sono sentiti sicuri finché non hanno ritrovato il proprio stato, allo stesso modo noi Veneti, popolo e nazione senza stato, dobbiamo riappropriarci del nostro territorio, ritrovare la nostra autonomia e indipendenza, liberarci dalla dominazione italiana, questo il nostro unico obiettivo , unica via di salvezza!

Uno potrebbe obiettare se ha senso salvare un popolo nel terzo millennio? Noi possiamo rispondere: ma quando mai potrebbe esserci una ragione valida per cancellare un popolo dalla faccia della terra? Ci disperiamo per il pericolo di estinzione della foca monaca o delle balene e permettiamo che un popolo venga cancellato senza nemmeno protestare? Cancellare la cultura e l’identità di un popolo significa andare contro la carta dei diritti dell’uomo…appunto per questo è un crimine contro l’umanità! Pertanto diamoci da fare per liberarci presto.

Altri mi chiedono se l’indipendenza sarebbe economicamente vantaggiosa. Certo che dall’indipendenza ci sarebbe un grande convenienza economica, senza avere da mantenere l’Italia saremmo più ricchi di Austria e Svizzera, ma questo non è così importante, la salvezza di un popolo va perseguita anche a costo di sacrifici economici, la salvezza e la libertà di un popolo è più importante della ricchezza, ma noi non abbiamo questo dilemma, perché la schiavitù ci costa molto di più della libertà!
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Re: Endependensa veneta, parké?

Messaggioda Berto » lun apr 18, 2016 9:56 am

Il corpo e l’anima dell’indipendentismo veneto
ENZO TRENTIN
18/04/2016

http://www.lindipendenzanuova.com/il-co ... nei-comuni

Oramai sono decenni che osserviamo prima l’autonomismo e il federalismo, ora l’indipendentismo veneto. Questo è sempre stato un ambito ricco di personaggi della più varia natura ed estrazione, dove allo spiritualismo dell’ideale marciano ha troppo spesso prevalso il materialismo personale di alcuni leader o presunti tali.

Nell’imminenza delle elezioni amministrative, e delle pubbliche dichiarazioni da parte di alcuni partiti sedicenti indipendentisti abbiamo scritto qui: [http://www.miglioverde.eu/veneto-partiti-problema-non-la-soluzione/ ], ed oggi riteniamo utile raccogliere la testimonianza di chi, pur militando nell’indipendentismo veneto, ha ritenuto di portare avanti la sua battaglia politica con altri strumenti e modalità. Per questo abbiamo scelto di fare alcune domande a Gedeone Nenzi, uno dei due “Procuradori” con compiti di coordinamento e rappresentanza dell’Arengo Veneto.

Domanda: Cos’è esattamente l’Arengo veneto?“Intanto non è un partito politico, né un organismo strutturato come tale anche se trattiamo temi politici. Chi partecipa lo fa per “affezione” unito da un’ideale “spirito marciano”. Non siamo nemmeno un’associazione culturale, anche se la nostra attività spesso è tale. L’Arengo Veneto non ha tesseramenti né schedature di sorta, semplicemente chi partecipa si presenta agli altri, una sorta di auto accreditamento. Da circa un anno e mezzo l’Arengo organizza, con cadenza mensile, delle assemblee itineranti sul territorio nel corso delle quali, di volta in volta, affronta argomenti di pubblico interesse, siano essi programmatici che suggeriti dai partecipanti. L’Arengo è un luogo di riunione e conversazione, ove proporre ed esprimere soluzioni condivise. A volte si procede a delle votazioni, e si convengono dei comportamenti politici. Ma lo si fa da liberi individui e cittadini, nello spirito delle origini della Repubblica di San Marco, quando le varie genti della laguna si riunivano a Rivo Alto (oggi Rialto). Nella Serenissima la Concio (corruzione del latino contio, “assemblea” o “adunanza”), altrimenti detta Arengo in analogia con simili istituzioni medievali italiane, espletò l’onere tra il 742 e il 1423 di assemblea generale degli uomini liberi (cittadini e patrizi) per eleggere il Doge. Una elettività “democratica” perché i dogi si presentano come sovrani eletti appunto dall’assemblea popolare; quindi ben prima delll’Althing (il Parlamento nazionale islandese, che passa per essere il primo Parlamento della storia) che è stato fondato nel 930 a Þingvellir (il “luogo dell’assemblea”)”.

Se siete “allergici” ai partiti, lo sarete anche alle elezioni?

“Sì e no. Mi spiego, siamo assolutamente allergici ai partiti, per me l’equivalente del peccato originale della repubblica italiana, nata il 2 giugno del 1946 alle ceneri dell’Italia Monarchico-Fascista. Proprio dall’articolo su indicato con il link si ricava che essendo lo Stato italiano “strutturato” in forma consociativa, vi viene descritto come i partiti non siano la soluzione, bensì il problema. No, dunque alle elezioni negli organi legislativi: Parlamento e Regioni, perché è dimostrato che i vari partiti, anche quelli sedicenti indipendentisti, non hanno mai realizzato autentiche riforme, né in senso autonomista, né il senso federalista. Cosa ci fa credere ora che sarebbero più efficaci, solo perché si autodefiniscono indipendentisti?”.

Un Sì condizionato, invece, per i Comuni.

Non starà per caso rifilandoci la favola di Esopo “La volpe e l’uva”? Ovvero, essendo difficile eleggere un parlamentare o un Consigliere regionale, meglio ripiegare sull’elezione di qualche Consigliere comunale qua e la’?

“Affatto! Anche perché eleggere un Consigliere comunale in un capoluogo di provincia è altrettanto impegnativo. Semmai è la qualità degli argomenti trattati a livello locale che permette di rimanere più a contatto con i cittadini e lavorare con gli individui alla base della comunità. Tuttavia, anche qui ci sono dei distinguo da fare. Se il numero degli eletti è insufficiente a governare, tanto vale occupare lo scranno perché altri non vi si seggano, ma poi disertare i lavori nei quali gli indipendentisti risultassero ininfluenti. In altre parole: se gli eletti in un Comune sono pochi, costoro potrebbero depositare all’atto del loro insediamento delle proposte di delibera atte a modificare lo Statuto comunale (ovvero le regole comportamentali della comunità), e presentarsi ai lavori solo quando la maggioranza è disposta a discuterle prima, ed approvarle dopo. Per un indipendentista autentico, sedere in Consiglio comunale per approvare o anche votare contro il lavoro degli altri non ha alcun senso, significherebbe solo avvallare il sistema”.

Quali sarebbero, ad esempio, alcune riforme da fare in ambito comunale?

“Bisogna capire che c’è un grande cambiamento possibile. Su questo avevo improntato, già nel 2012, la campagna elettorale per le elezioni del Comune di Conegliano. In base al Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267 denominato «Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali», si potrebbero introdurre nello Statuto comunale l’indizione e l’attuazione di referendum sia «d’iniziativa» sia «di revisione» tra la popolazione comunale in materia di esclusiva competenza locale. È una legge che ci permette di introdurre lo strumento principe della democrazia a livello comunale! Significherebbe abituare i cittadini alla partecipazione politica democratica, quello che cerchiamo di fare anche in Arengo, con qualche successo direi.

Per referendum d’«iniziativa», s’intendono azioni tese ad imporre a Sindaco, Giunta e Consiglio comunale, deliberazioni su argomenti che interessano l’intera comunità. Per «revisione», s’intendono quelle deliberazioni che, già assunte dalla Amministrazione comunale, si vuole che siano prese con differenti norme. In ambedue i casi: «d’iniziativa» e «di revisione» i referendum sono validi con qualsiasi numero di partecipanti al voto.

Sono escluse dal referendum le materie concernenti le norme statali o regionali contenenti disposizioni obbligatorie per l’Ente e, per cinque anni, le materie già oggetto di precedenti referendum con esito negativo, ma rimangono molti altri argomenti di amministrazione locale.

L’iniziativa dei referendum viene presa su proposta di limitato numero elettori del Comune. Per esempio quanti ne bastano per presentare una Lista alle elezioni di quell’Ente. Le sottoscrizioni di tale proposta dovranno essere autenticate nelle forme di legge.

Il referendum poi è valido con qualsiasi partecipazione degli aventi diritto. Infatti non si capisce perché coloro che non desiderino esercitare tale diritto debbano necessariamente essere computati. Un concetto, del resto, ribadito nella modifica all’Art. 123 della Costituzione: “Lo statuto [regionale] sottoposto a referendum non è promulgato se non è approvato dalla maggioranza dei voti validi”. Voti validi, dunque, non del 50%+1 degli aventi diritto! Altrimenti è una palese limitazione del libero esercizio di un diritto democratico costituzionalmente sancito anche dallo stato italiano.

I referendum non hanno luogo in coincidenza con altre operazioni di voto.

Circa la definizione dei due referendum: «di iniziativa» e «di revisione», va costatato ed evidenziato, per esempio, che essi sono stati introdotti nella Costituzione della Confederazione Elvetica sin dal 1848 (milleottocentoquarantotto), fornendo prova di indiscussa partecipazione popolare e stabilità politica. Anche sul numero dei votanti è importante fare qualche osservazione. Se, infatti, il voto è la libera manifestazione di un diritto democratico costituzionalmente sancito, non si capisce perché coloro che non desiderino esercitare tale diritto debbano necessariamente essere computati nel novero delle espressioni negative, anziché positive o astensioniste”.

Ma così non si rischia il blocco dei lavori del Consiglio comunale e l’aumento dei costi per la “gestione” della democrazia?

“Affatto! In primo luogo, l’effetto della presenza di strumenti per l’esercizio, facile e tempestivo, della democrazia diretta è l’efficacia deterrente di tali strumenti. Infatti, quale Sindaco si avventurerebbe a far deliberare una questione che facilmente potrebbe essere cassata dall’esercizio della sovranità popolare?

Quanto ai costi è un problema che non esiste. Non c’è nessuna legge che impedisce, per esempio, ad un Comune d’indire un referendum le cui votazioni sono possibili nell’arco di un mese. Che invece di utilizzare i seggi così come siamo abituati a frequentare, si stabilisca invece che le votazioni avvengono presso le sedi comunali, negli orari di lavoro. Che presso le sedi comunali vengano predisposti uno o più computer dove l’elettore può schiacciare due semplici tasti: Sì o No. Che l’elettore sia dotato di una password anche per il voto attraverso il cellulare. L’ONU nel 2007 ha premiato questo sistema di voto via SMS introdotto in Svizzera, si veda qui: [http://www.swissinfo.org/ita/swissinfo.html?siteSect=881&sid=7962590]

Oramai neanche i politicanti di mestiere dei partiti, i detestati caregari, possono più negare che con Internet compriamo, vendiamo, paghiamo, spostiamo soldi e votiamo per molte cavolate di programmi televisivi. Quindi, questo una volta iniziato, non solo non costa niente, ma favorisce un’ampia partecipazione popolare, perché il cittadino sarà in grado di scegliere, a suo comodo, l’esercizio fondamentale per la democrazia: il voto”.

Quali altre riforme statutarie potrebbero essere introdotte?

“Ce ne sono molte altre, tra le quali spiccano:

– cambiare il sistema di nomina del Difensore Civico, in modo che il controllore che deve garantire i cittadini, non sia nominato dal “controllato” che è l’amministrazione stessa.

– Istituire il “recall”, cioè la revoca degli amministratori e dei funzionari che si sono comportati in forma contraria ai propri doveri d’ufficio. Il sistema è in vigore in vari paesi del mondo: USA, Venezuela, Bolivia, Canada, Germania, Polonia, Svizzera.

Potrei continuare, ma se i lettori rifletteranno sull’efficacia di queste semplici norme, che la partitocrazia non ha interesse a concretizzare, si schiuderà dinnanzi ad essi non solo la possibilità dell’indipendenza del Veneto, ma anche perché sia desiderabile e virtuosa l’autodeterminazione.

In sostanza, la missione di un indipendentista cosciente e sincero, che crede nella libertà dell’individuo, come elemento primo, cellula della società, dovrebbe conquistare il potere politico per restituirlo ai concittadini attraverso lo strumento dei referendum deliberativi (non certo consultivi) per le decisioni di “straordinaria amministrazione”, mentre gli amministratori e i dipendenti, controllati e indirizzati dagli eletti dai cittadini si occupano della “normale amministrazione”.


Alberto Pento

Me despiaxe ma l'arengo veneto el ghe jera ente tuti i comouni veneti e no lomè ente la lagouna. El spirito marcian lè on spirto fetiçista, eidolatra e arestogratego kel contrasta co la democrasia direta e comounal. El spirto marcian el ga portà a la fin de la Repiovega Veneta Serenisima a domegnansa venesiana. A mi me sta ben el "spirto veneto" endoe ca drento a ghe pol star anca coelo marcian. El spirto veneto lè pì vecio e ogniversal de coelo marcian. Se ga da far referemento a łe adunanse comounałi de tute łe xenti venete e no lomè de coełe lagounari. Cogna sovegnerse de tuti i veneti e mołargheła de ver come referensa lomè ke Rivoalto e Venesia. Arengo lè voxe de epoca xermana. Concio lè voxe de epoca romana.


Rengo, arengo
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Re: Endependensa veneta, parké?

Messaggioda Berto » lun apr 18, 2016 10:33 am

El mito de Venesia el ga xa fato morir ła Repiovega 220 ani endrio, parké el jera on mito kel ga enpedesto el regnovarse de ła Repiovega Veneto venesiana a Repiovega Veneta de tuti i veneti, co sto mito no a garemo mai l'endependensa anca parké ła pì parte dei veneti, co Venesia no łi jera endependenti ma sotani.

La vecia Repiovega Veneta a domegnansa venesiana, arestogratega e no demogratega, na segnoria venesiana e no federal, endoe ke i veneti de tera łi jera suditi, no ła pol esar el modeło par ła Nova Repiovega Veneta Federal e a Demograsia Direta.
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Re: Endependensa veneta, parké?

Messaggioda Berto » mar apr 19, 2016 2:08 pm

PER L’INDIPENDENTISMO VENETO C’È CHI SOGNA UNA COSTITUENTE
di ENZO TRENTIN
19/04/2016

Ci sono degli indipendentisti veneti che manifestano entusiasmo e ripongono grandi aspettative sul fatto che alcuni Sindaci del territorio esprimono – più o meno esplicitamente – simpatia per l’autodeterminazione del popolo veneto. Questi indipendentisti sperano che ciò possa portare ad una qualche imitazione di quanto avviene attualmente in Catalogna, asserendo che un futuro ci sarà solo se qualcuno avrà il coraggio di tracciarlo; altrimenti non rimarrà che andar al traino e seguir la massa. In realtà, non può essere un sindaco o due, ma nemmeno tutti i sindaci veneti, a risolvere la faccenda. Nessuno di questi, per quanto “eroe”, può toglierci dalle peste, perché manca il progetto istituzionale condiviso dalla maggioranza dei cittadini veneti. Questo farebbe la differenza.

Di gruppi prima autonomisti e federalisti, oggi indipendentisti se ne sono formati molti. Troppo spesso quasi tutti in contrasto l’uno con l’altro, e quasi tutti sempre senza un preciso progetto istituzionale. Insomma, brava gente, bravi veneti volonterosi, ma inclini più al sogno che alla dura realtà, e soprattutto con una cultura politica obsoleta e, ahimè, a volte pure partitocratica. Tuttavia i sunnominati Sindaci, seguendo un progetto istituzionale innovativo e condiviso dalla maggioranza dei cittadini, potrebbero realmente spostare l’ago della bilancia.

Nell’imminenza delle elezioni amministrative, ci sono delle pubbliche dichiarazioni da parte di alcuni partiti sedicenti indipendentisti di cui abbiamo scritto qui, ed oggi riteniamo utile raccogliere la testimonianza di chi, pur militando nell’indipendentismo veneto, ha ritenuto di portare avanti la sua battaglia politica con altri strumenti e modalità. Per questo abbiamo scelto di fare alcune domande a Gedeone Nenzi, uno dei due “Procuradori” con compiti di coordinamento e rappresentanza dell’Arengo Veneto.

Domanda: Cos’è esattamente l’Arengo veneto?

Risposta: Quando tutto si presenta complicato, difficile, incomprensibile, quando non si vede la via d’uscita, c’è un solo metodo applicabile: il ritorno alla semplicità, all’essenziale.

Dobbiamo liberarci dalle strutture mentali che ci fanno ripetere le stesse cose in modo sempre uguale. Serve un ritorno all’origine, ci siamo chiesti: come facevano i nostri avi, come si governò la prima comunità di Venezia? Ecco quindi nascere l’Arengo Veneto, un luogo di riunione e di conversazione, dove veneti di buona volontà condividono proposte e idee innovative atte a definire il sentire comune. Specifichiamo poi che l’Arengo non è un partito politico, né un organismo strutturato in modo piramidale anche se trattiamo temi politici.

D. – Se l’Arengo non è strutturato come un partito, come funziona?

R. – Semplicissimo, chi partecipa lo fa liberamente e per “affezione”, unito da un’ideale “spirito marciano”. Non siamo nemmeno un’associazione culturale, anche se la nostra attività spesso è tale. L’Arengo Veneto non ha tesseramenti né schedature di sorta, semplicemente chi partecipa si venetoleonepresenta agli altri in una sorta di auto accreditamento. Da circa un anno e mezzo l’Arengo organizza, con cadenza mensile, delle assemblee itineranti sul territorio, nel corso delle quali, di volta in volta, affronta argomenti di pubblico interesse, siano essi programmatici che

suggeriti dai partecipanti. L’Arengo è un luogo di riunione e conversazione, ove proporre ed esprimere soluzioni condivise. A volte si procede a delle votazioni e si convengono dei comportamenti politici. Ma lo si fa da liberi cittadini, nello spirito delle origini della Repubblica di San Marco, quando le varie genti della laguna si riunivano a Rivo Alto (oggi Rialto). Nella Serenissima la Concio (corruzione del latino contio, “assemblea” o “adunanza”), altrimenti detta Arengo in analogia con simili istituzioni medievali italiane, espletò l’onere tra il 742 e il 1423 di assemblea generale degli uomini liberi (cittadini e patrizi) per eleggere il Doge. Una elettività “democratica” perché i dogi si presentano come sovrani eletti appunto dall’assemblea popolare; quindi ben prima dell’l’Althing (il Parlamento nazionale islandese, che passa per essere il primo Parlamento della storia) che è stato fondato nel 930 a Þingvellir (il “luogo dell’assemblea”).

D- D’accordo, non tutti i veneti hanno percezione della loro vera storia. Tuttavia “allargare” l’Arengo ad una Costituente non sembra né facile, né praticabile. Del resto anche altri hanno argomentato sulla necessità di dotare l’indipendentismo di un progetto politico per i Veneti. E i risultati?

R – Ovviamente io non ho titolo per parlare per gli altri, ed anzi, in quest’occasione svilupperò solamente quelli che sono dei miei personali convincimenti. Dopo anni di frequentazioni, mi sono convinto che alcuni veneti dicono le stesse cose, ma usano parole diverse e quindi non si comprendono. Per esempio: se mi si prospetta un progetto politico per i Veneti, io intendo qualche cosa di diverso da una bozza di nuovo assetto istituzionale. Ovviamente ognuno è libero di perseguire le proprie strategie politiche, un suo progetto politico; ma è altresì necessario stabilire a priori, quali sono le regole condivise del vivere civile e dell’organizzazione per mezzo delle quali si esplica un’azione organizzativa e politico-democratica della società.

Per convincersene si consideri che nel corso dei dibattiti che quotidianamente opprimono le orecchie dei poveri italiani, è spuntato fuori un nuovo dato: il costo della corruzione in Italia equivarrebbe a 6 miliardi di euro, che, aggiunti ai costi dell’inefficienza, porterebbe il danno per lo Stato a 23 miliardi di euro. Capite che cosa ci stanno dicendo? che l’inefficienza costa 17 miliardi di euro, circa il triplo della corruzione! Tutti si sono preoccupati della corruzione, giustamente è ovvio, ma nessuno sembra essersi accorto del costo immane dell’inefficienza. En passant mi chiedo: a qualcuno risulta un solo caso in cui gli onnipresenti e tuttologici rappresentanti dei sindacati abbiano sollevato questioni di inefficienza? No! Preferiscono occuparsi di animalismo, di aborto, di gender e gay scuole cadenti, di evasione fiscale, di quote rosa, di tutto fuorché delle disastranti inefficienze del sistema.

D – Intende qualcosa di simile a quanto dice Valeriu Butulescu (un poeta rumeno vivente), «il cambiamento politico. Altri pastori, altri cani, le stesse pecore.»?

R – Non conosco il poeta citato. Personalmente sto cullando l’idea di un’assemblea costituente, proprio perché i veneti non possano più essere trattati alla stregua di un gregge di pecore. Un’iniziativa, a mio modo di vedere, che sarebbe rivolta a tutti gli abitanti (dai 18 anni in su) dei territori dell’ex Serenissima, esclusi – ma non necessariamente – quei territori soggetti ad altri Stati. A grandi linee si potrebbe iniziare così:

Chi aspira a diventare Costituente invia una e-mail, con la propria disponibilità, e la copia di un documento d’identità.
Tra le disponibilità espresse entro un determinato lasso di tempo, si estraggono a sorte con il ballottaggio 80/100 nominativi, tenendo presente la proporzionalità della rappresentanza tra le varie aree geografiche.
Selezionati gli 80/100 costituenti, li si riunisce in una prima assemblea (a tutti è richiesta una piccola quota di partecipazione per coprire le spese) che delibera sul modus operandi, il tipo di ordinamento che preferiscono, e s’invita l’assemblea ad eleggere il presidente della Costituente, tra coloro che avranno precedentemente dichiarato la disponibilità ed inviato un curriculum.

in una seconda fase:

I lavori possono iniziare con la scelta del tipo di ordinamento (costituzionale o consuetudinario?) per poi procedere con l’analisi di due o tre articoli per volta, esaminando e commentando testi tratti da alcune Costituzioni o testi di Diritto consuetudinario esistenti, per apportarne i necessari aggiustamenti. Secondo me, il lavoro dovrebbe procedere in modo aperto, usando internet per raccogliere i suggerimenti e le proposte dai veneti accreditati, in modo da garantire la partecipazione più ampia.
Una volta licenziato un testo lo si passa ad una Commissione di cattedratici, vicini all’indipendentismo, che hanno già dato la loro disponibilità. Spetterà a loro “armonizzare” e rendere coerente il testo licenziato dai Costituenti.
L’ultima fase consisterà nel presentare pubblicamente il testo definitivo in tutte le occasioni che i movimenti, partiti ed associazioni indipendentiste vorranno creare al fine di ottenere l’indispensabile consenso popolare.

Ritengo che chi si renderà disponibile al ruolo di Costituente, con tutta probabilità non sarà colui che si sente inadeguato, e nemmeno i professionisti (di fede indipendentista), poiché inizialmente è prevedibile questi ultimi non ritengano di doversi… “esporre”. I Costituenti, con tutta probabilità, quindi, saranno i cosiddetti “uomini qualunque”, ma veneti di buona volontà disponibili a questa operazione di democrazia diretta, che via via dovrà essere allargata attraverso l’informazione, la raccolta di suggerimenti, il coinvolgimento più vasto della cosiddetta “opinione pubblica”. Penso potremmo prendere spunto anche dalla recente esperienza finlandese.

Per questo mi sono reso disponibile a questa intervista. Il mio vuole essere qualcosa di simile ad un ballon d’essai («pallone di prova»). Il palloncino che si lanciava in aria, prima dell’ascensione d’un pallone aerostatico, per saggiare la direzione del vento. Nel linguaggio politico e giornalistico, si tratta della notizia di un fatto ancora in discussione, comunicata per saggiare le reazioni dell’opinione pubblica. A Bolzano, ad esempio, per iniziativa di numerose associazioni che lavorano per l’introduzione corretta degli strumenti di democrazia diretta, dei semplici cittadini stanno operando proprio come una Costituente per un nuovo Statuto provinciale. [Si veda qui]

Dopo aver raccolto le opinioni di Gedeone Nenzi, noi concludiamo ricordando che Italo Calvino disse: «scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto.» Qui, al contrario, si tratterebbe di prefigurare le regole del vivere civile di un Veneto indipendente e autodeterminato; quindi, dovremmo essere grati a tutti coloro che vorranno manifestare solidarietà e/o disponibilità a quest’idea.


Alberto Pento

Varda ke l'arengo el ghe jera ente tute łe çità venete e no lomè ke a Venesia e lè na voxe e on portà xerman. Cogna pensar a tuto el Veneto e a tuta ła storia dei veneti e no lomè a Venesia e a ła storia dei venesiani. A xe ora ke maurè tuti e anca ti Enso, mołeghela col mito de Venesia e de ła so vecia Repiovega ke lè fenesta o termenà par colpa pì dei venesiani e de ła so rogansa ke de Napołeon.

Na roba enportante a saria ke sta bosa de costitusion ła vegnese pensà e scrita en łengoa veneta e par xonta en tałian e angrexe. Cusì a se evitaria leseghi speçalisti e teniçixmi castouałi. E se garia on testo a ła portà de łe recie e de ła boca de tuti. I "profasori" łi dovaria propor coresion par far na roba coerente ma l'oltema parola ła ga da esar de i çitadini sorani veneti e no de łe caste de esperti o speçałisti. Na costitusion demogratega ła ga da vegner fora dal cor, da ła mente, da ła boca del popoło e no da arestograsie.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Endependensa veneta, parké?

Messaggioda Berto » mar apr 19, 2016 4:41 pm

Lebartà spiritual, rełijoxa e de pensiero

Per una carta universale dei diritti religiosi e spirituali
Carta ogneversal dei diriti rełijoxi e spirituałi
viewtopic.php?f=24&t=1788

L'Ixlam lè na dotrina e pratega połego rełijoxa da bandir ente ła Costitusion Veneta


Niente stretta di mano? Niente passaporto svizzero
Tvsvizzera.it
martedì 19 aprile 2016

http://www.tvsvizzera.it/qui-svizzera/N ... 19343.html

Sospesa la procedura di naturalizzazione alla famiglia dei due giovani musulmani che si erano rifiutati di salutare un'insegnante
Rifiutarsi di stringere la mano alla docente potrebbe costar caro (©Ti-Press)

Le autorità di Basilea Campagna hanno sospeso la domanda di naturalizzazione della famiglia dei due fratelli di 14 e 16 anni che si erano rifiutati, per motivi religiosi, di stringere la mano a una loro maestra. I membri del nucleo, che risiede a Ettingen, verranno ora convocati dall'Ufficio della migrazione e verranno interrogati singolarmente.

La vicenda era emersa a inizio aprile dopo che la direzione della scuola secondaria di Therwil aveva raggiunto un accordo con tutti gli allievi di credo islamico. Visto che, secondo un'interpretazione degli insegnamenti coranici, un uomo può toccare soltanto la moglie, non sarebbero più stati tenuti a stringere la mano alle docenti nelle occasioni - frequenti in questa scuola - in cui si usa farlo.

Una settimana più tardi i due adolescenti, siriani ma cresciuti in Svizzera, avevano affermato d'essere stati condizionati da un video di proselitismo. Il padre, da anni imam in una moschea di Basilea che, secondo quanto riportato dalla stampa, è nota per le sue posizioni radicali, avrebbe poi confermato l'esistenza del precetto.
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Re: Endependensa veneta, parké?

Messaggioda Berto » mar apr 19, 2016 4:42 pm

Conpatebełetà e no tra pì çitadense, sernendo endoe votar, ki ke vota ente ła Tałia o en Braxil o en Xermagna no ga dirito de votar anca en Veneto.
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Re: Endependensa veneta, parké?

Messaggioda Berto » mar apr 19, 2016 4:54 pm

Modełi de costitusion da considerar: Xvisara, Ixrael, USA


Costituzione federale della Confederazione Svizzera
https://www.admin.ch/opc/it/classified- ... index.html

del 18 aprile 1999 (Stato 1° gennaio 2016)
Preambolo

In nome di Dio Onnipotente,
Il Popolo svizzero e i Cantoni,
Consci della loro responsabilità di fronte al creato,

Risoluti a rinnovare l'alleanza confederale e a consolidarne la coesione interna, al fine di rafforzare la libertà e la democrazia, l'indipendenza e la pace, in uno spirito di solidarietà e di apertura al mondo,
Determinati a vivere la loro molteplicità nell'unità, nella considerazione e nel rispetto reciproci,
Coscienti delle acquisizioni comuni nonché delle loro responsabilità verso le generazioni future,
Consci che libero è soltanto chi usa della sua libertà e che la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri,

si sono dati la presente Costituzione1:

1 Accettata nella votazione popolare del 18 apr. 1999 (DF del 18 dic. 1998, DCF dell'11 ago. 1999 - RU 1999 2556; FF 1997 I 1, 1999 151 4968).
Titolo primo: Disposizioni generali
Art. 1 Confederazione Svizzera

Il Popolo svizzero e i Cantoni di Zurigo, Berna, Lucerna, Uri, Svitto, Obvaldo e Nidvaldo, Glarona, Zugo, Friburgo, Soletta, Basilea Città e Basilea Campagna, Sciaffusa, Appenzello Esterno e Appenzello Interno, San Gallo, Grigioni, Argovia, Turgovia, Ticino, Vaud, Vallese, Neuchâtel, Ginevra e Giura costituiscono la Confederazione Svizzera.
Art. 2 Scopo

1 La Confederazione Svizzera tutela la libertà e i diritti del Popolo e salvaguarda l'indipendenza e la sicurezza del Paese.
2 Promuove in modo sostenibile la comune prosperità, la coesione interna e la pluralità culturale del Paese.
3 Provvede ad assicurare quanto possibile pari opportunità ai cittadini.
4 Si impegna per la conservazione duratura delle basi naturali della vita e per un ordine internazionale giusto e pacifico.
Art. 3 Federalismo
I Cantoni sono sovrani per quanto la loro sovranità non sia limitata dalla Costituzione federale ed esercitano tutti i diritti non delegati alla Confederazione.
Art. 4 Lingue nazionali

Le lingue nazionali sono il tedesco, il francese, l'italiano e il romancio.
Art. 5 Stato di diritto
1 Il diritto è fondamento e limite dell'attività dello Stato.
2 L'attività dello Stato deve rispondere al pubblico interesse ed essere proporzionata allo scopo.
3 Organi dello Stato, autorità e privati agiscono secondo il principio della buona fede.
4 La Confederazione e i Cantoni rispettano il diritto internazionale.
Art. 5a1Sussidiarietà

Nell'assegnazione e nell'adempimento dei compiti statali va osservato il principio della sussidiarietà.

1 Accettato nella votazione popolare del 28 nov. 2004, in vigore dal 1° gen. 2008 (DF del 3 ott. 2003, DCF del 26 gen. 2005, DCF del 7 nov. 2007 - RU 2007 5765; FF 2002 2065, 2003 5745, 2005 849).
Art. 6 Responsabilità individuale e sociale
Ognuno assume le proprie responsabilità e contribuisce secondo le proprie forze alla realizzazione dei compiti dello Stato e della Società.
...

Democrasia xvisara (on bon somexo)
viewtopic.php?f=118&t=405

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... _1900.jpeg




http://www.shalom.it/J/index.php?option ... 9&Itemid=1
Israele, una democrazia senza Costituzione
JONATAN DELLA ROCCA
Friday, 13 March 2015
Alla base del sistema giuridico-normativo vi sono le Leggi fondamentali.
di JONATAN DELLA ROCCA

Lo Stato di Israele non ha una costituzione canonica come è vigente nell'Occidente (eccetto Gran Bretagna e Nuova Zelanda) ma presenta una serie di Leggi Fondamentali (Chucchè Hayesod) che sono state legiferate in questi decenni dalla Knesset e che regolano il sistema politico israeliano, il potere giudiziario, l'attività dell'esercito, l'attività di controllo dell'organo supremo della Corte e le tutele delle libertà del cittadino. L'assenza di una Carta costituzionale è dovuta a molteplici motivi storici risalenti alla nascita del Paese. Fino all'epoca della fondazione, nel 1948, erano state in vigore le normative dei passati governi, ottomano prima e britannico poi, che ne regolavano la vita sociale e che lasciarono una scia significativa sul nascituro ordinamento israeliano. L'eterogeneità sociale della popolazione sin dalla nascita che era portatrice di realtà normative differenti tra loro e, cosa non di poco conto, la significativa influenza politica del mondo religioso che osteggiava un corpo giuridico discostante e non conforme alla tradizione rabbinica, ha fatto si che sebbene fosse stata messa in calendario un'Assemblea Costituente, non sia mai andata in porto. Così nel corso degli anni si è andati avanti con le Leggi Fondamentali che con il passare del tempo ne hanno delineato l'apparato giuridico. Tali disposizioni avendo una forza legislativa superiore alla legge ordinaria, ne rispondono di controversie interpretative solamente davanti alla Corte Suprema.

Cosi la Knesset, sin dal 1949, ha sommato il suo ruolo di assemblea con potere legislativo alla funzione anche di quella costituente. Israele è una Repubblica monocamerale composta da un parlamento che annovera centoventi deputati eletti a suffragio universale ogni quattro anni. Non è previsto il voto dei cittadini all'estero, ad eccezione dei diplomatici e di coloro che sono in servizio. Vige un sistema di rappresentanza elettivo proporzionale a liste bloccate, ed i parlamentari sono eletti quando fanno parte di un partito che supera lo sbarramento del 3,25 per cento. Ciò determina una frammentazione del voto in più partiti e ne consegue che mai nessuna formazione politica abbia ottenuto una maggioranza sufficiente per governare; così si è sempre assistito a governi di coalizione. Dopo l'esito delle elezioni il Presidente della Repubblica incarica un membro parlamentare, solitamente il leader del partito vincente alle urne, per formare una coalizione che riesca a raccogliere la fiducia della maggioranza parlamentare. Il Primo Ministro incaricato ha fino ad un massimo di sei settimane per riuscire a tale proposito. E' nei poteri del Primo Ministro sciogliere il Parlamento con l'assenso del Presidente, come è avvenuto due mesi fa con la decisione del premier Netanyahu di andare ad elezioni anticipate. Altra soluzione che possa far tornare alle urne, prima della scadenza naturale della legislatura, è la sfiducia parlamentare del Governo.

http://www.israele.net/israele-ha-gi-un ... ne-scritta


Israele ha già una costituzione scritta
La Leggi Fondamentali sono una vera e propria costituzione in via di completamento e miglioramento
Da un articolo di Uriel Lynn
http://www.israele.net/israele-ha-gi-un ... ne-scritta

Quando si smetterà di ripetere che Israele non ha una costituzione? Se qualcuno vuole realmente migliorare il diritto costituzionale israeliano, che sostenga le sue tesi. Ma bisogna smetterla di denigrare Israele sostenendo che non ha nessuna costituzione. In realtà Israele ha una costituzione, ed è una costituzione scritta.
Avere una costituzione non significa avere un unico documento, stampato e infiocchettato, composto come un unico testo e approvato in un certo preciso momento di entusiasmo spirituale della nazione.
Avere una costituzione significa avere strumenti che di una costituzione abbiano il contenuto e il rango nel quadro del sistema legale. Secondo questo criterio sostanziale, è chiaro che Israele ha una costituzione scritta, sebbene non sia ancora completa né del tutto coerente: ma è pur sempre una costituzione in tutti i sensi della parola.
Da tempo Israele ha deciso che la sua costituzione si sarebbe formata, passo dopo passo, attraverso una serie di leggi fondamentali di valore costituzionale. Nell’arco di quarant’anni vennero promulgate nove Leggi Fondamentali. Sono leggi che si occupano del Governo, del Parlamento (Knesset), del Controllore di stato, del sistema giudiziario, delineando i rapporti di questi poteri fra loro. Vi sono poi Leggi Fondamentali che riguardano il ruolo del Presidente e delle Forze di Difesa. Leggi Fondamentali stabiliscono anche il sistema elettorale, delineando il sistema di governo democratico israeliano.
Quella che per molti anni è mancata era la parte sui diritti umani, quel Bill of Rights che è parte integrante e significativa di ogni testo costituzionale. Nel 1992, quando ero presidente della Commissione parlamentare per la costituzione, la legge e la giustizia, approvammo due Leggi Fondamentali concernenti le libertà dell’individuo: la Legge Fondamentale “Libertà e dignità umana” e la Legge Fondamentale “Libertà di occupazione lavorativa”. Due sono le persone che contribuirono in modo particolare all’approvazione di queste due leggi: il prof. Amnon Rubinstein e il parlamentare Yitzhak Halevi. Si tratta di due leggi concise, ma di vaste implicazioni. Sono essenzialmente il Bill of Rights israeliano.
Poco prima che venissero approvate queste due leggi, il prof. Albert Blaustein della Rutgers University, un rinomato esperto in diritto costituzionale, pubblicò un libro sulle costituzioni nel mondo nel quale citava il fatto che, su 170 paesi, solo sei non hanno una costituzione scritta. Di questi, tre sono paesi arabi (Oman, Libia e Arabia Saudita) che sostengono d’avere il Corano come costituzione. Gli altri tre sono paesi democratici che aderiscono al principio secondo cui il parlamento è la massima autorità del sistema legale: Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Israele.
Dopo aver letto il libro, mandai al prof. Blaustein una traduzione delle due Leggi Fondamentali approvate nel 1992 riguardanti i diritti umani. La sua risposta fu: “Non posso essere più d’accordo con lei. È evidente che Israele ha una costituzione”.
Il diritto di “revisione giudiziaria” da parte della magistratura, vale a dire il potere di revocare leggi che contrastino con i diritti e le libertà fondamentali stabiliti nelle Leggi Fondamentali, è esplicitamente attribuito da queste due Leggi Fondamentali alla Corte Suprema, in modo analogo a quello attribuito alla Corte Suprema degli Stati Uniti, e con risultati soddisfacenti.
Alla costituzione israeliana mancano ancora alcune parti essenziali: mancano strumenti costituzionali relativi al diritto all’eguaglianza e alla libertà di pratica religiosa. Inoltre, i principi fondamentali inscritti nelle undici Leggi Fondamentali finora approvate non sono del tutto coerenti fra loro. Alcune Leggi Fondamentali possono essere modificate con un voto a maggioranza semplice della Knesset, altre necessitano di maggioranze qualificate di 61 o 70 voti (su 120). Ma questo non significa che Israele non abbia una costituzione scritta: la verità è che ha una costituzione che deve essere completata. Chiunque voglia farlo deve lasciar perdere la pretesa di dotare lo stato di Israele di una costituzione nuova di zecca.
Dunque, cerchiamo di non fare affermazioni superficiali sulla presunta mancanza di una costituzione israeliana. L’unica cosa che occorre fare è completare e migliorare la costituzione già esistente.

(Da: Jerusalem Post, 23.10.07)

http://embassies.gov.il/holysee/Sull'Is ... 9Uomo.aspx



Ixrael na bona democrasia e na granda çeveltà
viewtopic.php?f=197&t=2157

Lo Stato d’Israele è l’espressione democratica dell’autodeterminazione del popolo ebraico
Fronteggiando vivaci contestazioni, Netanyahu ha difeso in parlamento il disegno di legge su "Israele, stato ebraico"
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu mercoledì alla Knesset
(Da: Times of Israel, 26.11.14)


http://www.israele.net/lo-stato-disrael ... lo-ebraico

Con un discorso più volte interrotto da vivaci contestazioni, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha difeso mercoledì alla Knesset il controverso disegno di legge su Israele come stato nazione del popolo ebraico, accusando i suoi avversari di volere uno stato d’Israele bi-nazionale (senza più nulla di ebraico e sionista) accanto a uno stato palestinese ripulito da ogni presenza ebraica.

Netanyahu ha detto che il disegno di legge è necessario per correggere uno squilibrio storico che ha visto i diritti civili acquisire supremazia sui diritti del popolo ebraico ad avere il proprio stato nazionale. Brào!

“Il disegno di legge che sottoporrò alla Knesset – ha detto – si fonda sul fatto che lo stato di Israele è uno stato ebraico e democratico. Questi principi sono intrecciati fra loro e l’uno non sostituisce l’altro. Israele garantisce uguali diritti a tutti i suoi cittadini, senza discriminazioni di religione, sesso o etnia”.
Il disegno di legge dovrebbe andare al voto della Knesset in prima lettura mercoledì prossimo e la sua sorte potrebbe influenzare il futuro della coalizione di governo dal momento che i ministri Yair Lapid (Yesh Atid) e Tzipi Livni (Hatnua) si sono schierati in vario grado contro di esso.

“Israele – ha detto Netanyahu – è lo stato nazionale del popolo ebraico e soltanto del popolo ebraico, pur nel rispetto di tutti i diritti per le minoranze non ebraiche”.

Delineando i principi generali del suo progetto di legge sullo “stato ebraico”, il primo ministro ha riecheggiato le parole della Dichiarazione d’Indipendenza d’Israele e delle sue Leggi Fondamentali:
La Terra d’Israele è la patria storica del popolo ebraico – ha ricordato – ed è il luogo dove esso ha stabilito lo stato di Israele. Lo stato d’Israele è la patria nazionale del popolo ebraico e in esso il popolo ebraico esercita il proprio diritto all’autodeterminazione. Il diritto di esercitare l’autodeterminazione dentro lo stato di Israele spetta al popolo ebraico. Lo stato d’Israele è uno stato democratico e garantisce i diritti a tutti i cittadini secondo la legge”.

Netanyahu ha ribadito d’essere determinato a portare avanti la proposta di legge per garantire la presenza e l’autodeterminazione del popolo ebraico in Terra di Israele. Quindi, rivolgendosi direttamente ai parlamentari dell’opposizione che lo contestavano rumorosamente, ha detto: “Spiegatemi cosa non condividete di questi principi. Vorrei capire”.

Netanyahu ha poi puntato il dito contro coloro, “dentro e fuori il paese, governi e organismi non governativi, che mirano a sabotare i diritti del popolo ebraico nello stato d’Israele, e che rifiutano di riconoscere il diritto del popolo ebraico ad un proprio stato. A tutto questo dobbiamo fare fronte”.

“Capisco bene come mai Hamas non vuole accettare Israele come stato nazionale del popolo ebraico – ha aggiunto – ma non capisco perché non lo vogliano anche alcuni dei miei migliori amici nella Knesset”.
Netanyahu ha anche criticato quegli oppositori che di tutta l’attività del governo vedono soltanto, ha detto, il rifiuto di ritirarsi unilateralmente dalla Cisgiordania: “Non importano le riforme economiche, i progetti di infrastrutture in Galilea e nel Negev, lo sviluppo del sistema difensivo Cupola di ferro, la ferma posizione contro il nucleare iraniano, i successi nella lotta contro il terrorismo: se non sgomberi gli insediamenti in Cisgiordania non hai fatto niente”.
Gli oppositori, ha detto Netanyahu, vorrebbero un irresponsabile ritiro territoriale nell’illusione di placare i palestinesi. “Ma sarebbe un salto nel buio, in fondo al quale ciò che aspetta Israele non è un atterraggio morbido, ma ISIS e Hamas”.
Netanyahu ha concluso ribadendo che il testo che sottoporrà alla Knesset metterà sullo stesso piano il carattere ebraico e il carattere democratico di Israele.
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Re: Endependensa veneta, parké? e Carta Costitusional

Messaggioda Berto » mer apr 20, 2016 3:02 am

Carta Veneta e Diriti Omàni Ogniversałi

La Carta Veneta ła ga da ver come baxe coeła dei Diriti Omani Ogniversałi a scominsiar da coełi de łi endixeni o nativi veneti ke ente ła tera veneta łi vien prima de tuti łi altri, diriti de çitadenansa so baxe etnega come coełi de Ixrael.

I tratadi enternasionałi e ła Carta Ouropea łi ga da ognoformarse a ła Carta Veneta e no łi pol viołar i diriti dei çitadeni veneti ke en Veneto łi xe ła baxe de tuto.

Diriti Omàni dei Nativi e de łi Endexeni ouropei
viewtopic.php?f=25&t=2186
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Re: Endependensa veneta, parké? e Carta Costitusional

Messaggioda Berto » mer apr 20, 2016 3:02 am

Lengoe

La łengoa veneta ente łe so varianse łè ła łengoa ofiçał de ła Repiovega, dapò se salvagoarda łe altre megnoranse łengoesteghe: çinbre, dołometeghe e furlane, ... altre łengoe: tałian, angrexe, todesco, xlavo.
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