Le verità sui politicanti e la democrazia diretta
ENZO TRENTIN
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La Grecia antica ci ha lasciato una grandissima intuizione: la verità di ciascuno è là dove ciascuno arresta la propria indagine, là dove smette di approfondire. E naturalmente questo è totalmente legato alla capacità di analisi, di approfondimento, di ciascuno.
Così, le verità di chi approfondisce sono molto diverse da quelle di chi si ferma in superficie.
Il politicante è colui che svolge attività politica con scarsa competenza, per lo più con mire ambiziose e per trarne vantaggi personali; ha sempre in bocca le grandi e nobili parole e la solenne indignazione, diceva Benedetto Croce.
I brani che seguono sono tratti da un libro edito nel 1902: “La démocratie et les partis politiques” (“La democrazia ed i partiti politici”). L’autore è uno dei fondatori della sociologia politica: Moisei Ostrogorski (1854-1921). Egli studiò il periodo politico della seconda metà del 1800 in Inghilterra e negli USA. A leggere la sua opera, malgrado sia trascorso oltre un secolo, ne viene fuori una fotografia della situazione italiana di oggi:
“Si formò tutta una categoria di uomini di bassa levatura che cercavano nella politica, ed in particolare nelle sue acque sporche, i loro mezzi di sostentamento”[6.5].
“Si caratterizzavano ovunque come un elemento particolare nella società che degradava la politica al punto da rendere come dispregiativo il termine stesso di «politico»” [6.6].
“[…] restavano i predoni, […] che erano i politici. Esigevano il loro bottino. Come remunerazione per i loro servigi domandavano dei posti nell’amministrazione” [6.7].
“I nuovi impiegati spesso non avevano nessuna competenza per l’impiego che gli si conferiva, il loro solo merito era di «avere aiutato XY»”. Questa prassi, “[…] deteriorò il servizio pubblico […] stabilendovi al posto del merito, della competenza e dello zelo professionale l’intrigo ed il favoritismo, per spalancare le porte ad avventurieri e mercenari famelici. Non c’erano che i partiti organizzati che ci guadagnassero con questo sistema il quale procurava loro eserciti di militanti per le elezioni disseminati su tutta l’estensione del paese, disposti a tutto pur di fare trionfare il partito” [6.8].
“Il Governo è messo al servizio di interessi particolari […] contro l’interesse generale; legislazione e amministrazione si vendono e si comperano; anche le cariche politiche sono di fatto messe all’asta” [6.9].
Come contraltare oggi possiamo aggiungere ciò che si trova in “La democrazia diretta vista da vicino!” (Ed. Mimesis). Autore Leonello Zaquini, un ingegnere italiano emigrato in Svizzera, nei primi anni del 1990, al tempo dei “cervelli in fuga”, che è stato eletto nel Consiglio comunale della città degli orologiai, e che racconta la democrazia diretta, il suo uso, i suoi effetti sui cittadini e sui rappresentanti:
«Un esempio, di certo minimo per l’importanza e l’economia del paese, può chiarire la cosa. Pochi anni fa il Parlamento Svizzero ha risposto negativamente alla proposta di assegnare un telefono portatile ai parlamentari. “Soprattutto in caso di trasferte all’estero la spesa potrebbe essere importante” è stata la motivazione. La notizia ha generato in molti l’impressione positiva di uno scrupolo estremo e di grande correttezza. Probabilmente, più che una impressione, è un fatto reale: i politici svizzeri sono in maggioranza corretti. Ma da che sono io stesso Consigliere comunale, presumo che a generare questi scrupoli non ci siano solo la buona educazione e la correttezza individuale. Questa è probabilmente mantenuta viva dall’eterno quesito: “e se i cittadini prendono l’iniziativa?“, o anche: “Come reagiranno i cittadini quando sapranno che ci siamo attribuiti un telefono portatile?“».
Anche la questione dei salari dei parlamentari e del loro statuto torna periodicamente alla ribalta. Recentemente c’è chi ha chiesto, come il Consigliere agli Stati del Cantone Zugo Joachim Eder, di non concedere più indennità di pernottamento ai parlamentari se questo non avviene fuori casa. Qualche mese prima, il Consigliere nazionale Hans Grunder aveva dal canto suo depositato un’iniziativa parlamentare – non ancora trattata dal plenum – in cui chiedeva di limitare la durata del mandato per evitare che il legislativo si trasformi in «modo latente in un parlamento di professionisti». Pur rimanendo un parlamento di milizia – ossia strutturato in modo tale che i suoi membri possono continuare ad esercitare un altro lavoro oltre al loro mandato politico – il Parlamento svizzero si è viepiù professionalizzato negli ultimi decenni. In media un mandato nel Consiglio nazionale (camera bassa) implica un onere lavorativo minimo del 50% e nel Consiglio degli Stati del 70%. [ http://www.tvsvizzera.it/swissinfo/Quan ... 20107.html ]
Nel “Belpaese” lo Zio Tom Luca Zaia, e gli altri manovali, braccianti e peones dell’indipendentismo veneto suoi pari, vogliono spendere 14 milioni di Euro per un referendum consultivo che non avrà alcuna possibilità di deliberare niente, ma che nelle intenzioni dei proponenti servirà a rafforzare politicamente il Presidente della Regione Veneto, nelle sue velleitarie richieste al governo centrale.
E intanto un nuovo record del debito pubblico italiano è stato stabilito a marzo. Secondo i dati di Bankitalia, contenuti nel Supplemento “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 14 miliardi rispetto a febbraio, salendo a 2.228,7 miliardi. L’indebitamento dell’Amministrazione centrale è cresciuto di 13,9 miliardi, mentre quello degli Enti locali e di quelli di previdenza è rimasto complessivamente stabile. Quanto alle entrate tributarie registrate a marzo, esse sono state pari a 27,8 miliardi, stabili rispetto allo stesso mese del 2015, portando a 89,6 miliardi quelle del primo trimestre, in rialzo di 3,9 miliardi su base annua (+4,6%). “Al netto, però, della disomogeneità delle scadenze fiscali – rileva Bankitalia -, la crescita del gettito fiscale sarebbe più modesta”.