Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

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Messaggioda Berto » dom ott 18, 2015 6:18 pm

Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 153&t=1921


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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » dom ott 18, 2015 6:19 pm

INDIPENDENTISTI INDAGATI. CHE PROCESSO SIA, ALMENO VEDREMO SE L’INDIPENDENTISMO PADANO ANCORA ESISTE
di GIANLUCA MARCHI

http://www.miglioverde.eu/indipendentis ... ora-esiste

Dunque, a poco più di un anno e mezzo da quel 2 aprile 2014 quando, alle cinque del mattino, suonarono ed entrarono in casa mia otto carabinieri, guidati da un maresciallo dei Ros, per perquisirmi (alla ricerca di armi, munizioni, disegni per la trasformazione di veicoli in strumenti di guerra) e notificarmi di essere indagato per “associazione con finalità di terrorismo” (art. 270 bis del codice penale), in questi giorni, dicevo, ho avuto conferma di essere ancora indagato per aver tentato di sovvertire l’ordine democratico per consentire l’indipendenza del Veneto e di altre regioni del Nord Italia, così determinando lo scioglimento dell’unità dello Stato, in violazione dell’art. 5 della Costituzione.

Da allora l’unico atto ufficiale compiuto nei miei confronti – che per altro ero stato ripetutamente pedinato, persino in alta montagna una domenica per compiere essenzialmente una mangiata di polenta – è stato il sequestro del mio pc portatile, che mi venne restituito circa un mese più tardi, quindi nel maggio del 2014. Dopo di che più nulla.

Ora apprendo che le indagini preliminari del pubblico ministero di Brescia Leonardo Lesti si sono concluse, che la documentazione è depositata a disposizione degli avvocati difensori e che avrò modo di presentare una dichiarazione o di richiedere un interrogatorio. Bene, vedremo il da farsi…

La notizia non è nuova per i lettori del MiglioVerde, che qualche giorno fa sono stati resi edotti di come analoga comunicazione sia stata fatta teoricamente a tutti i 50 indagati (di cui 24 furono arrestati) dell’inchiesta sugli “indipendentisti”. Dico teoricamente perché io e i miei legali sino a qualche ora fa non avevamo ancora ricevuto alcuna notifica, ma abbiamo avuto modo di visionare il provvedimento formalizzato ad altri degli indagati.
Abbiamo inoltre appreso, con un certa sorpresa, che l’inchiesta è portata avanti di nuovo dalla procura di Brescia, quando invece le ultime notizie certe, dopo che il Tribunale del Riesame aveva modificato il reato e rimesso in libertà di arrestati, era che fosse stata trasferita, per competenza territoriale, prima alla procura di Padova e poi a quella di Rovigo.
Ora invece rispunta Brescia e anche qui si cercherà nei prossimi giorni di capire cosa sia successo nel frattempo.

A me, come a tutti gli altri coinvolti, si contesta si aver fatto parte dell’associazione detta L’Alleanza, costituita appunto allo scopo di sovvertire l’ordine democratico, a tal fine procurando anche armi quali un “carro armato ed esplosivi”.
A parte che quel fatidico carro armato altro non era che una ruspa modificata nemmeno in grado di uscire dal capannone dove era stata ricoverata, personalmente non sono mai venuto a conoscenza di tale Alleanza e men che meno alcuno degli altri indagati mi ha mai proposto di farne parte.
La mia vera responsabilità è stata quella di rimettere in contatto attraverso una cena, qualche telefonata e una manciata di sms, alcune delle persone che poi sono state arrestate e che si erano perse di vista da alcuni anni. Dopo di allora – siamo nell’autunno del 2013 – non ho più preso parte ai successivi incontri fra dette persone e nemmeno ho avuto più contatti con esse, anche perché sono entrato in un tunnel sanitario durato parecchi mesi e dal quale sono riemerso piuttosto malconcio giusto nelle settimane precedenti la perquisizione.

Con questo non voglio affatto separare la mia responsabilità da quella degli altri, ritenendola magari più lieve. Niente affatto. Se processo deve essere, perché in questo modo lo stato italico intende lanciare un monito verso chiunque aspiri all’indipendenza della propria comunità territoriale per fargli intendere che “sarà inflessibile e spietato”, allora processo sia e in fretta.
Non mancherò a una udienza.
Ma soprattutto, memore di quel che è successo in Catalogna di recente dopo che il presidente della Generalitat Artur Mas, indagato per attentato alla costituzione a seguito dell’organizzazione del referendum autogestito del 9 novembre 2014 sull’indipendenza si è presentato alla prima udienza accompagnato da ben 400 sindaci catalani a lui solidali, soprattutto, dicevo, sarò curioso di verificare se gli indipendentisti padani saranno almeno moralmente solidali con i 50 “imputati”, o se dovremo decretare la morte di quel poco che ancora resta dell’indipendentismo padano.

Mi, anca se no me piaxe ła gnoransa, ła rogansa, l'ensemensa, ła mancansa de creansa, ła dopiesa, ła fanfaroneria, ł'anbision caregara de tanti venetisti, endependentisti e/o pareoti venesiani e veneto-venesiani e veneti a ghe sarò.
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » dom ott 18, 2015 6:25 pm

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Grabriełe Perruca el parla de "Tratai enternasionali" ma lè masa ciapà da łe so "travegołe" par rendarse conto ke manca i veneti e ke se manca el Popoło Veneto, no ghè tratai enternasionali ke tegna e ke łi gapie senso.

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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » dom ott 18, 2015 6:52 pm

Mi no so cosa ke łi endendese far sti toxati, però me par ke no łi gapie fato gnente de gnente e ke soratuto no łi xipia stà boni de far purpio gnente, łi ga tanto ciacołà ke mexo mondo el saveva ke łi jera drio "xugar col trator".
On sciapo de sto xenere nol fa paura a nesuni e tanto manco el pol sovertir l'ordene tałian e manco ke manco portar i veneti a l'endependensa: màsa ciacołe, màsa miti e edeołoja e poki boni fati!

No ghè tanta difarensa da coełi ke li ga parteçepà a łe ełesion tałiane ke tra boni e manco boni, fanfaroni, buxiari e caregari, łi ga rancurà poco pì de 100miła voti so i 4 miłioni de veneti ke łi gheva dirito de votar e so i 2,3 miłioni de veneti ke łi ga votà.

Altri partidi "veneti" e i fanfaroni
viewtopic.php?f=126&t=602

Referendo par l'endependensa e i fanfaroni
viewtopic.php?f=126&t=420

Xaia el leghista (ke par mi lè on fanfaron e casta)
viewtopic.php?f=126&t=1647

Votar o no votar
viewtopic.php?f=129&t=441

Par poder far łe robe a ghe vol el popoło cofà en Catałogna ma ente ła tera veneta endoe xeło el Popoło Veneto, xeło forse coeło fantaxma del falbo referendo de kel fanfaron patacaro de Buxato?

Catalani
viewtopic.php?f=117&t=390
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » mar feb 02, 2016 4:10 pm

La Procura di Brescia chiede il rinvio a giudizio di 48 delle 50 persone che finirono sotto inchiesta nel 2014. Tra loro, i tre che furono arrestati della provincia di Rovigo - Volevano il Veneto Libero, ma per la giustizia sono come i terroristi
1 febbraio 2016

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... a-2016.jpg

http://www.rovigooggi.it/articolo/2016- ... q_no7LhDIU

Erano i primi giorni di aprile 2014 quando le cronache furono sconvolte da una maxi operazione della Procura di Brescia e dei carabinieri del Ros che arrestarono 24 persone, mentre un’altra trentina finì sotto indagine. Tra loro, anche una famiglia polesana: la madre Maria Luisa Violati, la figlia Erika Pizzo e Marco Ferro, compagno della madre. Finirono tutti arrestati
http://www.rovigooggi.it/articolo/2014- ... q_gu7LhDIV

Rovigo – La Procura di Brescia aveva comunicato la chiusura delle indagini preliminari lo scorso ottobre http://www.rovigooggi.it/articolo/2015- ... q_g5bLhDIV

Ben 50 le persone raggiunte dalla notifica, accusate di essere a vario titolo o organizzatori o sostenitori della associazione, ritenuta addirittura eversiva, falcidiata da una raffica di arresti nell’aprile del 2014. Secondo gli investigatori, il gruppo era intenzionato a perseguire l’indipendenza del Veneto e della Lombardia Orientale, anche con mezzi violenti, per esempio cercando armi.

Ma anche fabbricando, in un capannone di Casale Di Scodosia, una specie di blindato realizzato partendo da una vecchia ruspa e sul quale venne – sempre secondo le indagini – montato un cannoncino di fabbricazione artigianale, in grado anche di sparare palline di ferro. Venne chiamato “Tanko”. Attualmente, è in corso una perizia, disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rovigo, per capire se davvero l’arma potesse sparare
http://www.rovigooggi.it/articolo/2015- ... q_htrLhDIU

Ben presto l’indagine si divise in due tronconi: quello relativo alla presunta associazione eversiva, rimasto a Brescia, e quello relativo alla fabbricazione della presunta arma da guerra, spostato invece a Rovigo su decisione del Tribunale del riesame lombardo, che aveva comunque posto pesanti pregiudiziali anche sulla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per l’indagine nel suo complesso.

Nella giornata di lunedì 1° febbraio i magistrati lombardi hanno comunicato la richiesta di rinvio a giudizio di 48 delle 50 persone alle quali era stata notificata la chiusura delle indagini preliminari. Nel corso della prima tornata di arresti in Polesine erano stati tre gli arresti, che avevano colpito una famiglia: la madre Maria Luisa Violati, la figlia Erika Pizzo e Marco Ferro, compagno della prima. Nessuno di loro ha mai nascosto la loro adesione a determinati ideali e il fatto di essere patrioti veneti, ma hanno sempre negato di avere intenzioni violente. Le prime due sarebbero secondo i magistrati sostenitrici (ma non organizzatrici) dell’associazione eversiva, mentre l’uomo avrebbe concorso alla fabbricazione del tanko.

“Processi, processi e ancora processi a danno dei Veneti – è il commento di Luca Azzano Cantarutti, avvocato di Adria ed esponente di Indipendenza Noi Veneto - che questo Stato troppe volte trasforma da vittime (vere) a (presunti) delinquenti. Questa è l’accusa mossa a persone tanto miti quanto determinate come Maria Marini o Giancarlo Orini, che hanno a cuore la libertà dei Veneti e si sono permessi di urlarlo ad alta voce”.

“Dunque l’attività di intelligence dello Stato italiano è rivolta a questi pericolosi ‘terroristi’, non a contrastare quei gentili signori che penetrano da ogni dove le frontiere dell’Italia al grido di ‘Allah Akhbar’.Siamo a fianco dei patrioti veneti e proseguiremo la nostra opera in favore della libertà del Veneto e dei Veneti, nella convinzione che non sia ragionevolmente credibile che i nostri patrioti siano equiparati ai terroristi”.
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » mer feb 03, 2016 5:51 am

Un pensiero ai patrioti che lottano per l’indipendenza del Veneto.
Pubblicato 2 febbraio 2016 | Da daniele

http://www.life.it/1/un-pensiero-ai-pat ... del-veneto


1997 Serenissimi: 42 indipendentisti Veneti indagati, 11 condanne alla detenzione per la liberazione di Piazza San Marco;

2014 Połisia Veneta: 6 indipendentisti Veneti dell’ Autogoverno del Popolo Veneto, sotto processo per costituzione di banda paramilitare;

2016 Tanko 2: chiesto il rinvio a giudizio dei 48 indipendentisti Veneti coinvolti nell’inchiesta.

So cosa si prova quando il potere criminale autocostituitosi imbocca la strada della repressione; gli stati d’animo, le paure, le preoccupazioni, i sensi di colpa che vanno ad annebbiare lo spirito pacifico ed il sentimento di amore per questa nostra terra che ci hanno spinto a voler fare qualcosa, a non restare con le mani in mano ad assistere al saccheggio quotidiano della nostra storia, delle nostre tradizioni, della nostra cultura, del nostro territorio, della nostra lingua attraverso la rapina fiscale che ci rende schiavi.

Purtroppo, o per fortuna, siamo sempre stati spinti da uno spirito pacifico da farci sembrare una piccola armata brancaleone nemmeno lontanamente apparentata con quei Veneti che solo 150 anni fa, militando nell’esercito e nella marina AustroVeneti, impartirono due umilianti sconfitte all’esercito italiano dei Savoia che intendevano accorparsi le terre Venete con la forza della guerra. Custoza e Lissa, due sconfitte brucianti e senza appello per gli italiani che, per via dell’alleanza con i Prussiani, vincitori sull’Austria, si videro la possibilità di annettersi le Venezie “previa consultazione del Popolo Veneto”.

Tutti sappiamo come questi imbelli condottieri, specialisti in truffe e saccheggi, abbiano gestito il Plebiscito del 1866 di cui ebbero notizia certa il 19 ottobre 1866 e lo svolsero il 21-22 ottobre, vale a dire due giorni dopo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Nella peggiore delle tradizioni truffaldine!!!!!!!!!!!!

Ora, i nipotini di questi ingloriosi guerrieri, occupano tutti i gangli del potere centrale e permettono solo a compiacenti collaborazionisti, la gestione del potere locale; noi eredi della più longeva e democratica repubblica del mondo dovremmo continuare, come schiavi, a garantire i loro privilegi con la nostra silenziosa sottomissione?

Mai e poi mai!!!!!!!

Pacificamente e democraticamente dobbiamo ribellarci ……. è scritto nel nostro DNA di Popolo fiero e libero!!!!!

Loro useranno le armi dei processi e dell’imbroglio: diranno che il tubo di una stufa poteva diventare un bazooka, che la Połisia Veneta voleva attentare a ZAIA e che faceva esercitazioni a fuoco … senza armi, diranno che un tubo in acciaio poteva essere trasformato in una letale arma laser ………. !

Si inventeranno qualsiasi cosa pur di non accettare una battaglia a viso aperto sulla questione del diritto di Autodeterminazione del Popolo Veneto perché su questo territorio non hanno argomenti per costruire una linea di difesa.

Ci hanno ignorati per anni ed anni favorendo la diaspora veneta, poi hanno iniziato a denigrarci creando macchiette televisive al solo intento di farci apparire come sottosviluppati, da almeno 20 anni ci stanno combattendo …. da 20 anni stanno praticando la penultima delle quattro fasi previste da Gandhi, quella che precede l’ INDIPENDENZA, la LIBERTA.

Solo allora capiremo il valore di quello che abbiamo fatto e solo allora potremo assaporare la gioia della LIBERTA; ma fino ad allora dobbiamo essere consapevoli delle meschinità italiane registrate dalla Storia e pronti ad accettare qualsiasi ingiustizia.

Un domani potremmo essere noi a chieder loro di rendere conto di quanto perpetrato ai danni del Popolo Veneto e potremmo essere noi ad invocare Giustizia, quella inflessibile ed esemplare come in uso nella nostra Repubblica Serenissima di San Marco! (???)

Siate fiduciosi, Israele insegna!

Daniele Quaglia, uno di loro

Me despiaxe ma łi ebrei ixraełiani no łi xe come i veneti catołego romani. Li ebrei de Ixraełe łi se rifà a ła tradision ebrea e no a coeła de altri come fa i veneti ke łi ga enamente i romani e i cristian-romani. Par far come łi ebrei cogna ke i veneti łi descoverxa ben łe so raixe culturałi e rełijoxe pristoreghe e ogniversałi a cu łi pol xontarghe pur anca coalke elemento roman e cristian ma sensa dexmentegarse de esar veneti e de ła so tradision pristorega e ogniversal, xontandoghe anca l'aporto de ła tradision xermana (900 ani de mexoevo) e na scianta de sana raxonevołesa spiritual e no idołatra e fideista ebraega.
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » ven feb 05, 2016 8:22 am

TANKO, CHIESTO PROCESSO PER IL NOSTRO DIRETTORE E ALTRI 50 SECESSIONISTI
di REDAZIONE

http://www.miglioverde.eu/tanko-chiesto ... essionisti

Si va verso il processo, dato che la Procura di Brescia ha chiesto il rinvio a giudizio per 48 secessionisti lombardo veneti (tra i quali il direttore del MiglioVerde, Gianluca Marchi), accusati di terrorismo nell’inchiesta che nell’aprile 2014 portò all’arresto di 24 persone, in Veneto e in Lombardia.
Secondo la Procura lombarda i “Serenissimi” avrebbero dato vita all’associazione “Alleanza” con il proposito di compimento di atti di violenza quali l’occupazione militare di piazza San Marco a Venezia. Per l’assalto gli indagati avrebbero avuto l’intenzione di servirsi del tanko, rudimentale carro armato costruito su un trattore in un capannone di Casale di Scodosia (Padova).
Delle 50 persone inizialmente indagate il pm di Brescia Leonardo Lesti ha chiesto l’archiviazione per A. C. e P. M. Tra i destinatari di richiesta di rinvio a giudizio c’è anche Franco Rocchetta, sottosegretario agli Esteri nel primo Governo Berlusconi tra il 1994 e il 1995 e Lucio Chiavegato, leader veneto dei “Forconi”. Tutti gli arrestati vennero scarcerati dopo almeno un paio di settimane passate in cella.
Dichiara Gianluca Marchi: “Da un certo punto di vista mi auguro che ci sia il rinvio a giudizio per andare a processo e divertirci davanti a questa farsa-tragica dove si processano le idee più che fatti veri. Se non fosse che siamo in uno stato falsamente democratico capace delle peggiori nefandezze pur di punire esemplarmente coloro che non piegano la testa al sistema. Da oggi non riconosco più lo stato italico e metterò in atto le mie personali contromisure”.
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » dom mar 20, 2016 1:25 pm

Fissata per il 30 settembre l'udienza preliminare a Brescia, mentre a Rovigo prosegue la maxi perizia sul Tanko: simbolo innocuo o minaccioso blindato?
Sognavano il Veneto libero, finiscono tutti davanti al giudice
18 marzo 2016

http://www.rovigooggi.it/articolo/2016- ... al-giudice

LA MAXI INCHIESTA
Ben 48 persone di fronte al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Brescia, in una inchiesta sulla cui fondatezza già il Tribunale del Riesame lombardo aveva avanzato pesantissimi dubbi. Nonostante questo, l'accusa ha tirato dritto.

Rovigo – Quella associazione per la Procura di Brescia aveva "il proposito del compimento di atti di violenza quali l'occupazione militare di Piazza San Marco in Venezia, diretti a costringere i legittimi poteri pubblici ad acconsentire alla indipendenza del Veneto e di altre regioni del Nord Italia, così determinando uno scioglimento dell'unità dello Stato in violazione dell'articolo 5 della Costituzione e quindi per finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico, procurandosi a tal fine la disponibilità di armi quali un carro armato ed esplosivi, da impiegare insieme ad altri strumenti di offesa in azioni illecite".

E' un colpo di Stato, quello descritto nel capo di imputazione a carico dei cosiddetti "venetisti". L'udienza preliminare è stata messa in calendario per il prossimo 30 settembre. L'associazione oggetto delle indagini della Procura e dei Ros di Brescia era la cosiddetta "Alleanza". Secondo le contestazioni voleva perseguire l'indipendenza del Veneto e della Lombardia Orientale. Ad aprile 2014 arrivano anche 24 arresti.

Dei 48 indagati, 17 sarebbero stati organizzatori dell'associazione ritenuta eversiva, 31 invece semplici partecipanti. Nel primo novero due polesane: Maria Luisa Violati ed Erika Pizzo, madre e figlia; nel secondo, Marco Ferro, marito di Violati.

La Procura di Brescia aveva comunicato la chiusura delle indagini preliminari lo scorso ottobre (LEGGI ARTICOLO). Ben 50 le persone raggiunte dalla notifica, accusate di essere a vario titolo o organizzatori o sostenitori della associazione, ritenuta addirittura eversiva, falcidiata da una raffica di arresti nell’aprile del 2014.

Sempre secondo questa tesi, in un capannone di Casale Di Scodosia, era stato fabbricato il "Tanjo", una specie di blindato costruito partendo da una vecchia ruspa e sul quale venne – sempre secondo le indagini – montato un cannoncino di fabbricazione artigianale, in grado anche di sparare palline di ferro. Venne appunto chiamato “Tanko”. Attualmente, è in corso una perizia, disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rovigo, per capire se davvero l’arma potesse sparare (LEGGI ARTICOLO).

Ben presto l’indagine si divise in due tronconi: quello relativo alla presunta associazione eversiva, rimasto a Brescia, e quello relativo alla fabbricazione della presunta arma da guerra, spostato invece a Rovigo su decisione del Tribunale del riesame lombardo, che aveva comunque posto pesanti pregiudiziali anche sulla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per l’indagine nel suo complesso.

Nella giornata di lunedì 1° febbraio i magistrati lombardi avevano comunicato la richiesta di rinvio a giudizio di 48 delle 50 persone alle quali era stata notificata la chiusura delle indagini preliminari. Nel corso della prima tornata di arresti in Polesine erano stati tre gli arresti, che avevano colpito una famiglia: la madre Maria Luisa Violati, la figlia Erika Pizzo e Marco Ferro, compagno della prima. Nessuno di loro ha mai nascosto la loro adesione a determinati ideali e il fatto di essere patrioti veneti, ma hanno sempre negato di avere intenzioni violente. Le prime due sarebbero secondo i magistrati sostenitrici (ma non organizzatrici) dell’associazione eversiva, mentre l’uomo avrebbe concorso alla fabbricazione del tanko.

"L'accusa è pazzesca e spropositata - dice Luca Azzano Cantarutti, avvocato di Adria e difensore di vari dei 'venetisti' - Spropositata anche alla luce del semplice buonsenso: questi non sono terroristi". Del resto, Violati, Ferro e Pizzo lo hanno sempre ribadito: credono in un Veneto libero che dia maggiori opportunità ai suoi figli, ma mai ricorrerebbero alla violenza.
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » mer apr 06, 2016 5:57 pm

Clamoroso: il Tanko non è un'arma da guerra - MAXI INCHIESTA ROVIGO I consulenti hanno terminato il lavoro sul "blindato" dei presunti separatisti allestito in un capannone di Casale Di Scodosia. L'avvocato Luca Azzano Cantarutti: "Cade l'impianto accusatorio"
6/4/2016

http://www.rovigooggi.it/articolo/2016- ... wTfahOLQUE


"Sono soddisfatto, questo fa cadere l'ipotesi anche per il terrorismo". Sono le parole con le quali l'avvocato Luca Azzano Cantarutti, di Adria, commenta le conclusioni rassegnate dal gruppo di esperti che ha lavorato al presunto "blindato con cannoncino" - in realtà una vecchia ruspa con delle piastre saldate - per l'accusa allestito in un capannone di Casale Di Scodosia. La complessa perizia avrebbe infatti consentito di chiarire che non si tratta di arma da guerra

Rovigo - Per l'accusa era una vera e propria arma da guerra, con la quale i separatisti del gruppo denominato "Alleanza" avrebbero voluto perseguire l'indipendenza del Veneto e della Lombardia Orientale. Una vecchia ruspa con delle piastre blindate saldate sopra e un rudimentale cannoncino piazzato alla sommità, che avrebbe dovuto sparare palle di acciaio.

Quella associazione per la Procura di Brescia aveva "il proposito del compimento di atti di violenza quali l'occupazione militare di Piazza San Marco in Venezia, diretti a costringere i legittimi poteri pubblici ad acconsentire alla indipendenza del Veneto e di altre regioni del Nord Italia, così determinando uno scioglimento dell'unità dello Stato in violazione dell'articolo 5 della Costituzione e quindi per finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico, procurandosi a tal fine la disponibilità di armi quali un carro armato ed esplosivi, da impiegare insieme ad altri strumenti di offesa in azioni illecite".

È un colpo di Stato, quello descritto nel capo di imputazione a carico dei cosiddetti "venetisti". L'udienza preliminare è stata messa in calendario per il prossimo 30 settembre. L'associazione oggetto delle indagini della Procura e dei Ros di Brescia era la cosiddetta "Alleanza". Secondo le contestazioni voleva perseguire l'indipendenza del Veneto e della Lombardia Orientale. Ad aprile 2014 arrivano anche 24 arresti.

Dei 48 indagati, 17 sarebbero stati organizzatori dell'associazione ritenuta eversiva, 31 invece semplici partecipanti. Nel primo novero due polesane: Maria Luisa Violati ed Erika Pizzo, madre e figlia; nel secondo, Marco Ferro, marito di Violati.

La Procura di Brescia aveva comunicato la chiusura delle indagini preliminari lo scorso ottobre (LEGGI ARTICOLO). Ben 50 le persone raggiunte dalla notifica, accusate di essere a vario titolo o organizzatori o sostenitori della associazione, ritenuta addirittura eversiva, falcidiata da una raffica di arresti nell’aprile del 2014.

Sempre secondo questa tesi, in un capannone di Casale Di Scodosia, era stato fabbricato il "Tanjo", una specie di blindato costruito partendo da una vecchia ruspa e sul quale venne – sempre secondo le indagini – montato un cannoncino di fabbricazione artigianale, in grado anche di sparare palline di ferro. Venne appunto chiamato “Tanko”. Attualmente, è in corso una perizia, disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rovigo, per capire se davvero l’arma potesse sparare (LEGGI ARTICOLO).

Ben presto l’indagine si divise in due tronconi: quello relativo alla presunta associazione eversiva, rimasto a Brescia, e quello relativo alla fabbricazione della presunta arma da guerra, spostato invece a Rovigo su decisione del Tribunale del riesame lombardo, che aveva comunque posto pesanti pregiudiziali anche sulla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per l’indagine nel suo complesso.

Nella giornata di lunedì 1° febbraio i magistrati lombardi avevano comunicato la richiesta di rinvio a giudizio di 48 delle 50 persone alle quali era stata notificata la chiusura delle indagini preliminari. Nel corso della prima tornata di arresti in Polesine erano stati tre gli arresti, che avevano colpito una famiglia: la madre Maria Luisa Violati, la figlia Erika Pizzo e Marco Ferro, compagno della prima. Nessuno di loro ha mai nascosto la loro adesione a determinati ideali e il fatto di essere patrioti veneti, ma hanno sempre negato di avere intenzioni violente. Le prime due sarebbero secondo i magistrati sostenitrici (ma non organizzatrici) dell’associazione eversiva, mentre l’uomo avrebbe concorso alla fabbricazione del tanko.

"L'accusa è pazzesca e spropositata - dice Luca Azzano Cantarutti, avvocato di Adria e difensore di vari dei 'venetisti' - Spropositata anche alla luce del semplice buonsenso: questi non sono terroristi". Del resto, Violati, Ferro e Pizzo lo hanno sempre ribadito: credono in un Veneto libero che dia maggiori opportunità ai suoi figli, ma mai ricorrerebbero alla violenza.

Il capo relativo alla fabbricazione dell'arma da guerra era approdato a Rovigo, dove il giudice per le indagini preliminari Pietro Mondaini aveva disposto un incidente probatorio. Gli esperti hanno concluso il lavoro: quel blindato non sarebbe un'arma da guerra. "Accogliamo con soddisfazione queste conclusioni - dice l'avvocato Luca Azzano Cantarutti, difensore di alcuni degli indagati - Ora ovviamente cadrà anche l'accusa di terrorismo ed eversione, non essendoci nessuna arma da guerra, come abbiamo sempre sostenuto".

Non è detto comunque che la vicenda si chiuda qui, dal momento che la consulenza originariamente richiesta dalla Procura avrebbe dovuto essere più complessa: in particolare, il sostituto procuratore Sabrina Duò avrebbe voluto che l'esame sul cannoncino venisse condotto impiegando le munizioni - ossia biglie di ferro - che vennero sequestrate all'epoca, nel pieno della grossa indagine. Non solo: avrebbe anche preferito che si valutasse la capacità del semovente di resistere a colpi di arma da fuoco. Ora le risultanze dell'incidente probatorio saranno discusse nel corso di un accertamento davanti al giudice per le indagini preliminari.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » gio apr 14, 2016 9:51 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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