Clamoroso: il Tanko non è un'arma da guerra - MAXI INCHIESTA ROVIGO I consulenti hanno terminato il lavoro sul "blindato" dei presunti separatisti allestito in un capannone di Casale Di Scodosia. L'avvocato Luca Azzano Cantarutti: "Cade l'impianto accusatorio"6/4/2016
http://www.rovigooggi.it/articolo/2016- ... wTfahOLQUE"Sono soddisfatto, questo fa cadere l'ipotesi anche per il terrorismo". Sono le parole con le quali l'avvocato Luca Azzano Cantarutti, di Adria, commenta le conclusioni rassegnate dal gruppo di esperti che ha lavorato al presunto "blindato con cannoncino" - in realtà una vecchia ruspa con delle piastre saldate - per l'accusa allestito in un capannone di Casale Di Scodosia. La complessa perizia avrebbe infatti consentito di chiarire che non si tratta di arma da guerra
Rovigo - Per l'accusa era una vera e propria arma da guerra, con la quale i separatisti del gruppo denominato "Alleanza" avrebbero voluto perseguire l'indipendenza del Veneto e della Lombardia Orientale. Una vecchia ruspa con delle piastre blindate saldate sopra e un rudimentale cannoncino piazzato alla sommità, che avrebbe dovuto sparare palle di acciaio.
Quella associazione per la Procura di Brescia aveva "il proposito del compimento di atti di violenza quali l'occupazione militare di Piazza San Marco in Venezia, diretti a costringere i legittimi poteri pubblici ad acconsentire alla indipendenza del Veneto e di altre regioni del Nord Italia, così determinando uno scioglimento dell'unità dello Stato in violazione dell'articolo 5 della Costituzione e quindi per finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico, procurandosi a tal fine la disponibilità di armi quali un carro armato ed esplosivi, da impiegare insieme ad altri strumenti di offesa in azioni illecite".
È un colpo di Stato, quello descritto nel capo di imputazione a carico dei cosiddetti "venetisti". L'udienza preliminare è stata messa in calendario per il prossimo 30 settembre. L'associazione oggetto delle indagini della Procura e dei Ros di Brescia era la cosiddetta "Alleanza". Secondo le contestazioni voleva perseguire l'indipendenza del Veneto e della Lombardia Orientale. Ad aprile 2014 arrivano anche 24 arresti.
Dei 48 indagati, 17 sarebbero stati organizzatori dell'associazione ritenuta eversiva, 31 invece semplici partecipanti. Nel primo novero due polesane: Maria Luisa Violati ed Erika Pizzo, madre e figlia; nel secondo, Marco Ferro, marito di Violati.
La Procura di Brescia aveva comunicato la chiusura delle indagini preliminari lo scorso ottobre (LEGGI ARTICOLO). Ben 50 le persone raggiunte dalla notifica, accusate di essere a vario titolo o organizzatori o sostenitori della associazione, ritenuta addirittura eversiva, falcidiata da una raffica di arresti nell’aprile del 2014.
Sempre secondo questa tesi, in un capannone di Casale Di Scodosia, era stato fabbricato il "Tanjo", una specie di blindato costruito partendo da una vecchia ruspa e sul quale venne – sempre secondo le indagini – montato un cannoncino di fabbricazione artigianale, in grado anche di sparare palline di ferro. Venne appunto chiamato “Tanko”. Attualmente, è in corso una perizia, disposta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rovigo, per capire se davvero l’arma potesse sparare (LEGGI ARTICOLO).
Ben presto l’indagine si divise in due tronconi: quello relativo alla presunta associazione eversiva, rimasto a Brescia, e quello relativo alla fabbricazione della presunta arma da guerra, spostato invece a Rovigo su decisione del Tribunale del riesame lombardo, che aveva comunque posto pesanti pregiudiziali anche sulla sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per l’indagine nel suo complesso.
Nella giornata di lunedì 1° febbraio i magistrati lombardi avevano comunicato la richiesta di rinvio a giudizio di 48 delle 50 persone alle quali era stata notificata la chiusura delle indagini preliminari. Nel corso della prima tornata di arresti in Polesine erano stati tre gli arresti, che avevano colpito una famiglia: la madre Maria Luisa Violati, la figlia Erika Pizzo e Marco Ferro, compagno della prima. Nessuno di loro ha mai nascosto la loro adesione a determinati ideali e il fatto di essere patrioti veneti, ma hanno sempre negato di avere intenzioni violente. Le prime due sarebbero secondo i magistrati sostenitrici (ma non organizzatrici) dell’associazione eversiva, mentre l’uomo avrebbe concorso alla fabbricazione del tanko.
"L'accusa è pazzesca e spropositata - dice Luca Azzano Cantarutti, avvocato di Adria e difensore di vari dei 'venetisti' - Spropositata anche alla luce del semplice buonsenso: questi non sono terroristi". Del resto, Violati, Ferro e Pizzo lo hanno sempre ribadito: credono in un Veneto libero che dia maggiori opportunità ai suoi figli, ma mai ricorrerebbero alla violenza.
Il capo relativo alla fabbricazione dell'arma da guerra era approdato a Rovigo, dove il giudice per le indagini preliminari Pietro Mondaini aveva disposto un incidente probatorio. Gli esperti hanno concluso il lavoro: quel blindato non sarebbe un'arma da guerra. "Accogliamo con soddisfazione queste conclusioni - dice l'avvocato Luca Azzano Cantarutti, difensore di alcuni degli indagati - Ora ovviamente cadrà anche l'accusa di terrorismo ed eversione, non essendoci nessuna arma da guerra, come abbiamo sempre sostenuto".
Non è detto comunque che la vicenda si chiuda qui, dal momento che la consulenza originariamente richiesta dalla Procura avrebbe dovuto essere più complessa: in particolare, il sostituto procuratore Sabrina Duò avrebbe voluto che l'esame sul cannoncino venisse condotto impiegando le munizioni - ossia biglie di ferro - che vennero sequestrate all'epoca, nel pieno della grossa indagine. Non solo: avrebbe anche preferito che si valutasse la capacità del semovente di resistere a colpi di arma da fuoco. Ora le risultanze dell'incidente probatorio saranno discusse nel corso di un accertamento davanti al giudice per le indagini preliminari.