Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » dom giu 17, 2018 9:32 am

Avrei potuto esserci anch'io tra questi venetisti indagati e processati.


21 anni fa, nel 1997, da veneto/leghista (poco padanista) istintivamente diedi tutta la mia solidarietà ai Serenissimi e fui anche indagato per apologia di reato assieme ad altri del Comitato di Sostegno agli 8 del Campanile per averli definiti "eroi" (il processo si risolse con l'assoluzione perché il fatto non costituisce reato).

Da allora sono passati 21 anni e in questo periodo ho avuto modo di studiare e approfondire la realtà storica delle cose che mi ha portato ad avere una diversa coscienza, visione sulle cose a prendere una posizione altra da quella dei Serenissimi.

I Serenissimi erano e sono ancora presi/invasati dal mito di Venezia Serenissima e della sua Repubblica Veneta, io invece no e per questo sono diventato critico e ho manifestato questa mia diversità ai Serenissimi stessi che per tale ragione non mi hanno ritenuto più adatto ad essere coinvolto nelle loro iniziative e nel progetto della ruspa cingolata blindata che non è altro che una versione più evoluta del mitico Tanko su ruote piene.

Non vi è stato alcun confronto, alcuna discussione di approfondimento e chiarimento.
Se me l'avessero chiesto mi sarei rifiutato, non avrei dato il mio appoggio, non avrei collaborato.


El sogno mito dei Serenisimi - Venesia e i so limiti
viewtopic.php?f=134&t=1571
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » dom giu 17, 2018 8:46 pm

Questa è la fotografia delle volontà del "popolo veneto alle ultime elezioni amministrative regionali del 2015"

https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_ ... o_del_2015

Votanti circa il 57% degli aventi diritto:

veneti italiani autonomisti: 50% circa
veneti italiani italianisti: 45% circa
veneti veneti indipendentisti: 5% circa

e sono tutti prevalentemente etnicamente veneti.

Nessun movimento, partito, associazione, gruppo di veneti indipendentisti può affermare davanti a tutti i veneti del Veneto, all'Italia e al mondo intero, di rappresentare la volontà della maggioranza dei veneti; nemmeno la loro somma decuplicata per magia (che arriverebbe a malapena al 50%).
Quindi nessuno di costoro può invocare il diritto internazionale a tutela dei veneti come minoranza negata, maltrattata e impedita nel suo diritto all'utodeterminazione.



Confronto di numeri in altre aree conflittuali, a sostegno dell'autodeterminazione indipendentista secessionista:

Catalogna:
gli indipendentisti secessionisti arrivano quasi al 50%

Kosovo
dove vi era una secolare contrapposizione etnico-religiosa tra serbi cristianio e kosovari maomettani, a suo tempo le percentuali erano queste:
https://it.wikipedia.org/wiki/Kosovo
Agli inizi del XX secolo, quando il Kosovo era ancora parte dell'Impero ottomano, gli albanesi costituivano ormai i due terzi della popolazione. Alla fine della prima guerra mondiale, con la nascita del Regno di Jugoslavia, la popolazione albanese calò al 65,8%, mentre quella serba raggiunse il 26%. Agli albori della seconda guerra mondiale la politica serba di ripopolazione della provincia fece alzare la percentuale della popolazione serba al 34,4% a fronte di una popolazione albanese pari al 62,2%. Durante la repubblica federale socialista jugoslava la popolazione albanese ha sempre continuato ad aumentare con una media di + 0,34% all'anno, sulla popolazione kossovara totale, sino a raggiungere agli inizi degli anni novanta l'81,6% della popolazione. Di contro la popolazione serba è diminuita sempre più, con un tasso annuo del -0,42%, raggiungendo, al momento della disgregazione dell'ex Jugoslavia, succedutasi all'epoca titina, una percentuale dell'11,1%. Secondo i dati del censimento 2011 la popolazione è per il 92,9% albanese[61], il 1,6 bosgnacca, il 1,5% serba e per il 4% di altre etnie (gorani, rom, turca ecc).
I kosovari-albanesi hanno il più alto tasso di crescita della popolazione d'Europa, tanto che in 82 anni, dal 1921 al 2003, la popolazione è cresciuta di 4,3 volte e, considerando costante questo tasso di crescita, si può prevedere che crescerà ancora sino a raggiungere i 4 milioni e mezzo di persone nel 2050.

Tirolo del sud:
https://it.wikipedia.org/wiki/Provincia ... di_Bolzano
La provincia autonoma di Bolzano è un'area trilingue. Il tedesco e l'italiano sono lingue ufficiali della provincia, a cui si aggiunge il ladino in due valli orientali.
Circa due terzi degli abitanti sono di madrelingua tedesca. Nella vita privata e pubblica all'interno della componente germanofona predomina un dialetto austrobavarese alpino (il dialetto sudtirolese), caratterizzato da una certa presenza di vocaboli di origine romanza. Il tedesco standard nella sua variante austriaca rimane l'idioma insegnato a scuola, usato nella comunicazione scritta e nelle occasioni ufficiali. Il gruppo tedescofono è maggioritario in 102 comuni su 116 (con una punta del 100% a Martello), di questi in ben 77 comuni il gruppo linguistico tedesco costituisce più del 90% dei residenti. Gli italofoni, circa un quarto della popolazione provinciale, sono maggioritari in cinque comuni: Bolzano (73,80%), Laives (71,50%), Bronzolo (62,01%), Salorno (61,85%) e Vadena (61,50%).

In Veneto e tra i veneti non si trova un sentimento diffuso e a percentuali elevatissime, di diversità e di coscienza della diversità, di antipatia e di rifiuto, di avversione, di odio e di contrapposizione che invece si riscontra nelle aree sopra menzionate: Catalogna, Kosovo, Tirolo del sud.


Anche la questione del rifacimento del plebiscito del 1866 che taluni venetisti pongono come necessità per verificare la volontà dei veneti di essere o non essere ancora italiani e parte dello stato italiano non può trovare alcuna soluzione primo perché la situazione geopolitica è completamente diversa e non esistono piuù i termini di allora, poi perché non è contemplata dall'ordinamento dello stato italiano e infine perché la stragrande maggioranza dei veneti fondamentalmente si sente italiana.
Se la maggioranza dei veneti lo volesse si farebbe vedere e sentire nelle elezioni e poi nelle piazze di tutto il Veneto.
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » sab lug 14, 2018 7:18 pm

Rovigo: tutti assolti i secessionisti veneti, erano accusati d’associazione sovversiva
Il tribunale dichiara infondata l'azione dell'accusa
di Paolo Padoin - sabato, 14 luglio 2018

https://www.firenzepost.it/2018/07/14/r ... sovversiva

ROVIGO – Il tribunale di Rovigo ha assolto tutti i secessionisti lombarde e veneti che erano accusati di associazione sovversiva per aver programmato l’occupazione di piazza San Marco a Venezia a bordo di un Tanko. Erano 46 complessivamente gli imputati, e per 15 era già stata pronunciata una sentenza di non luogo a procedere in udienza preliminare. Per i restanti 31 coinvolti è arrivata oggi l’assoluzione.


https://www.miglioverde.eu/147625-2


Processo Tanko, Bernardelli: tutti prosciolti!

http://www.lindipendenzanuova.com/proce ... prosciolti

Il tribunale di Rovigo ha assolto tutti i secessionisti lombardi e veneti che erano accusati di associazione sovversiva per aver programmato l’occupazione di piazza San Marco a Venezia a bordo di un Tanko. Erano 46 complessivamente gli imputati, e per 15 era già stata pronunciata una sentenza di non luogo a procedere in udienza preliminare. Per i restanti 31 coinvolti è arrivata oggi l’assoluzione.

Roberto Bernardelli, che aveva pagato uno dei prezzi più alti con la reclusione in isolamento, commenta così a lindipendenzanuova la fine dell’iter giudiziario: “Finalmente si chiude una pagina da dimenticare, quanto accaduto insegna il valore assoluto della libertà e i principi del diritto. Una vicenda durata quattro lunghi anni processuali, ma dalla quale usciamo rafforzati nella volontà di costruire per la nostra terra condizioni di giustizia sociale, di autonomia e riscatto economico per il nostro popolo. Siamo più liberi di prima!”.

La vicenda – Nell’aprile del 2014 furono 24 i “serenissimi”, tra bresciani e veneti, che vennero arrestati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Brescia: dopo aver realizzato il carrarmato artigianale il gruppo avrebbe voluto occupare la piazza in nome della secessione. In sede processuale è stato modificato il capo d’accusa, diventato associazione sovversiva, e trasferito il processo a Rovigo per competenza territoriale perché il Tanko era stato realizzato in un capannone di Scodosia, nel Padovano.

Il quadro giudiziario – Per la sola costruzione del tanko i rinvii a giudizio sono invece 15, con processo che inizia il 19 gennaio. Mentre sono tutti assolti, perché il fatto non sussiste, per l’associazione «L’alleanza» che avrebbe avuti fini sovversivi, cioè per terrorismo. Accusa che è caduta. Si è chiusa così a Rovigo, l’udienza preliminare a 45 imputati cosiddetti «venetisti». Questi i rinviati a giudizio, 10 dei quali veneti (fonte Il Corriere, ndr). Per il Polesine Marco Ferro di Arquà . Per la provincia di Verona Luca Vangelista, Antonio e Monica Emanuela Zago, Tiziano Lanza ed Andrea Meneghelli di Bovolone; Corrado Turco di Bovolenta. Per la provincia di Padova Flavio Contin di Casale di Scodosia, Severino Contin di Urbana, Massimo Luigi Faccia di Agna. Per la provincia di Treviso Sergio Bortotto di Villorba. Gli altri sono Pierluigi Bocconello di Chivasso, il moldavo Alexandru Budu di Cremona, Michele Cattaneo di Castelli Calepio (Bergamo), Stefano Ferrari di Sulzano (Bergamo) e Paolo Montanari di Brescia. I fatti risalgono all’aprile di quattro anni fa quando il «tanko» che doveva servire ad un’azione eclatante a Venezia, in piazza San Marco, venne trovato in un capannone a Casale di Scodosia. Non si sono costituite le parti offese indicate dalla Procura rodigina ovvero presidenza del Consiglio dei ministri e ministero dell’Interno guidato dal leghista Matteo Salvini.

La decisione del gup Alessandra Martinelli è arrivata nel tardo pomeriggio, fuori dal Tribunale di Rovigo numerose le bandiere di San Marco portate da manifestanti che volevano mostrare solidarietà agli imputati.

La zona intorno alle aule di giustizia, come per l’udienza del giugno scorso, era rimasta interdetta al traffico per motivi di ordine pubblico.

Nel corso della precedente udienza era stata disposta la riunione dei due tronconi nei quali si era divisa l’inchiesta: uno per la creazione della presunta associazione eversiva e l’altro per la realizzazione del “tanko”. Udienza nella quale era stata avanzata la richiesta di 31 rinvii a giudizio e 15 proscioglimenti.


Alberto Pento
Una gogliardata, una pagliacciata, ... . Nemmeno l'onore di un processo e di una condanna
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » sab mar 16, 2019 10:33 pm

Tanko e indipendenza veneta, è iniziato il processo a Rovigo
TOMMASO MORETTO
Rovigo, 19 gennaio 2019

https://www.ilrestodelcarlino.it/rovigo ... -1.4398024

Prima udienza ieri, al tribunale di Rovigo, del processo ai cosiddetti ‘venetisti’ che stavano costruendo un carro armato (ribattezzato poi ‘tanko’) modificando una banale e vecchia ruspa agricola. Sono in 15 a dover rispondere di fabbricazione e detenzione di arma da guerra per aver cercato di trasformare il macchinario in una sorta di carro armato artigianale.

Sempre al tribunale di Rovigo lo scorso luglio si è concluso il processo, ben più pesante, per associazione sovversiva senza alcuna condanna. Molti ‘venetisti’ un po’ da tutta la regione avevano seguito il processo da via Mazzini obbligando le forze dell’ordine a fare gli straordinari per garantire la sicurezza. Alla fine erano stati assolti tutti i secessionisti lombardo veneti accusati di aver programmato l’occupazione di piazza San Marco a Venezia a bordo del tanko che nel 2014 stavano costruendo nelle campagne di Casale di Scodosia, nella Bassa Padovana.

Il processo, inizialmente a Brescia, è stato trasferito a Rovigo per competenza territoriale. Erano 46 complessivamente gli imputati. Per 15 era già stata pronunciata una sentenza di non luogo a procedere in udienza preliminare.
I restanti 31 coinvolti sono stati poi assolti.
Quello iniziato ieri è il processo frutto dell’unico frammento dell’inchiesta che è rimasto in piedi e che ora passerà al vaglio del dibattimento. L’unico polesano imputato è Marco Ferro, 52 anni, di Lendinara ma residente ad Arquà. Gli altri sono: Flavio Contin, di Casale di Scodosia, 76 anni, (che aveva partecipato anche al famoso blitz sul campanile del ’97), imputato anche il gemello Severino, residente a Urbana; Luigi Massimo Faccia, 64enne di Conselve; Sergio Bortotto, 57 anni, nato a Vicenza ma residente a Villorba, nel Trevigiano; Luca Vangelista, fabbro, nato a Rivoli ma residente a Verona, 55 anni; Tiziano Lanza 57 anni di Bovolone; Corrado Turco, 51enne veronese di Isola Rizza; Stefano Ferrari, 49 anni, nato a Bergamo ma residente a Sulzano, in provincia di Brescia; Andrea Meneghelli, 52 anni, nato a Isola della Scala ma residente a Bovolone; il 37enne moldavo Alexandru Budu, residente a Cremona; Pierluigi Bocconello, 70 anni, di Chivasso; Antonio Zago, 46 anni di Bovolone; Monica Emanuela Zago, 52 anni, di Isola della Scala, residente a di Bovolone; Michele Cattaneo, 39enne bresciano. Stralciata invece per motivi di salute la posizione di Paolo Montanari, 80enne nato a Faenza e residente a Brescia. La prossima udienza è il 15 marzo.
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » sab mar 16, 2019 10:38 pm

???

Il perito: «Il Tanko era un'arma da guerra difficile da fermare»
Venerdì 15 Marzo 2019
Francesco Campi

https://www.ilgazzettino.it/nordest/rov ... 64146.html

ROVIGO - «Era lento, ma non fermabile, una “casamatta mobile”, particolarmente indicato per un combattimento urbano, in grado di resistere alle munizioni in dotazione alle forze dell’ordine, trattato con vernice ignifuga e con una protezione balistica 3 secondo i livelli stabiliti dalla Nato: per metterlo fuori uso si va in uno scenario di guerra».


Queste, secondo l’ingegner Giampiero Costanzo, uno dei massimi esperti di mezzi militari, sentito come consulente del pm Sabrina Duò, erano le caratteristiche del Tanko, la ruspa blindata sequestrata dai Ros di Brescia nell’aprile del 2014 in un capannone a Casale di Scodosia, dove era in costruzione come riedizione del primo Tanko con cui i Serenissimi nel maggio del 1997 avevano occupato piazza San Marco. Su questo secondo Tanko è in corso il processo che vede 15 “indipendentisti” chiamati a rispondere davanti al Collegio del tribunale di Rovigo dell’accusa di fabbricazione e detenzione di arma da guerra.


Alberto Pento
Anche se fosse, non era ancora completato e funzionante.




Il Tanko? Sparava eccome. "Almeno come un'arma da caccia grossa"
2019/03/15

http://www.polesine24.it/home/2019/03/1 ... ossa-37770

Non è un'arma da guerra. Almeno, non adottando le modalità di test con le quali gli esperti che hanno gestito l'incidente probatorio hanno dovuto operare. Ossia, utilizzando un munizionamento che non era quello, a loro avviso, sequestrato in fase di indagine e per il quale era stato pensato il "cannoncino" del tanko, ossia la ruspa blindata e attrezzata, appunto, con una bocca da fuoco, di fattura artigianale, che sarebbe stato realizzato da alcuni cosiddetti "venetisti" in un capannone di Casale Di Scodosia. Provincia di Padova, ma sotto la competenza del tribunale di Rovigo. Nella mattinata di venerdì 15 marzo, di fronte ai giudici del Collegio di Rovigo, hanno deposto gli esperti di armi che hanno valutato, appunto, il cannoncino.

Una vicenda che si inserisce nell'ambito della maxi inchiesta, coordinata dalla Procura di Brescia e gestita dai Ros lombardi, che riteneva di avere gettato luce sulla esistenza di una associazione, denominata "Alleanza", che avrebbe perseguito l'indipendenza del Veneto e della Lombardia orientale, da ottenersi anche con metodi violenti. A luglio del 2018, l'udienza preliminare, di fronte al giudice di Rovigo, sono cadute le contestazioni di attività eversiva a carico di una trentina di indagati, prosciolti dalle accuse. In 15, invece, sono andati a processo, per la contestazione relativa alla fabbricazione del "tanko", ritenuto dall'accusa un'arma da guerra, quanto a cannoncino.

Il motivo del contendere sta proprio qui: quel cannoncino, sulla cui capacità di sparare non paiono esserci dubbi, poteva o meno essere considerato arma da guerra? Gli esperti non hanno potuto arrivare a una risposta conclusiva. Il motivo è semplice: non è stato consentito loro, al momento dei test, svolti in forma garantita, di impiegare il munizionamento sotto sequestro, che, hanno detto "si adattava perfettamente alla canna". Hanno dovuto quindi ripiegare sul munizionamento più compatibile trovato in commercio, ossia cartucce esplosive che vengono impiegate nella pulizia degli altoforni. Ovviamente un dispositivo molto differente, a loro avviso, rispetto a quello in sequestro.

Non che, a loro avviso, pure in questa maniera decisamente abborracciata, la bocca da fuoco si sia rivelata durante i test uno sparacoriandoli: ha incrinato, a una distanza di alcuni metri, hanno detto i periti, vetro blindato garantito antisfondamento a fronte di calibri come il 7,62 millimetri. "Possiamo dire - hanno spiegato ai giudici del Collegio - che con questo munizionamento la potenza del cannoncino fosse paragonabile a quella sprigionata da un fucile da caccia grossa, ad anima rigata. Per intenderci, un fucile impiegato per animali dal rinoceronte in su". Non comunque una arma da guerra.

Rimane un dubbio: se si fossero potute impiegare le cartucce e i proiettili adatti, i periti sono certi che il risultato sarebbe stato differente. Ma di quanto? Si sarebbe raggiunta la soglia oltre la quale si può parlare di arma da guerra e, quindi, di un reato come quello contestato? Si può ragionare, a questo punto, dopo che la richiesta di rifare i test, sempre in forma di perizia, è stata rigettata, solo in termini di possibilità. L'impressione che è emersa dall'audizione degli esperti è stata, quindi, che il tanko non fosse certo inoffensivo come è stato descritto in alcune circostanze.

Il che non significa, ovviamente, che, Codice penale alla mano, si possa sostenere che quel cannoncino fosse un'arma da guerra. Una differenza cruciale, in termini processuali. Il che non toglie che, al di fuori dei rigidi meccanismi del diritto e del processo, la deposizione dei periti abbia lasciato l'impressione, piuttosto vivida, che il tanko fosse attrezzato con un'arma di fare male. E molto. Al di là delle classificazioni giuridiche.
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » sab ago 24, 2019 4:19 am

Serenissimi a processo: teste rifiuta di parlare in italiano davanti al giudice
21 luglio 2019

https://www.ilgazzettino.it/nordest/rov ... 28975.html

«Non parlo italiano». Questa la secca frase pronunciata da un testimone all’invito del presidente del Collegio Angelo Risi. Ma non c’è stato certo bisogno di richiedere un interprete: «Mi parlo solo la lengua veneta», ha ribadito il teste, sentito, non a caso, nel corso dell’udienza di ieri del processo sul “tanko”, la ruspa blindata sequestrata a in un capannone a Casale di Scodosia nell’aprile del 2014, che vede 15 indipendentisti veneti e lombardi accusati dell’ipotesi di reato di fabbricazione e detenzione di arma da guerra. La storia sfociata in questo processo è proprio quella che si snoda nel sottobosco del secessionismo veneto.
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » mar lug 21, 2020 7:57 pm

Secessionisti:costruzione 'Tanko',7 condanne e 8 assoluzioni
Per i fatti del 2014 in provincia di Padova
Agenzia ANSA
21 luglio 2020

https://www.ansa.it/veneto/notizie/2020 ... fb3ea.html

(ANSA) - VENEZIA, 21 LUG - Si è chiuso con sette condanne e otto assoluzioni il processo di primo grado a 15 "venetisti" per la vecchia ruspa agricola sequestrata a Casale di Scodosia (Padova) nel 2014, ribattezzata "Tanko", riprendendo il termine coniato per il veicolo usato nell'"invasione" di piazza San Marco nel maggio 1997. Era allestita come un'arma da guerra, secondo il pubblico ministero, Sabrina Duò; si trattava invece di una semplice arma, non da guerra, per il collegio del tribunale di Rovigo composto da Nicoletta Stefanutti, Raffaele Belvederi e Angelo Risi (presidente). La ruspa in sé, solamente blindata, non è stata giudicata un'arma. Sono invece tali i due piccoli cannoni artigianali, sequestrati assieme al Tanko. Dei condannati, quattro sono stati ritenuti responsabili sia della fabbricazione sia della detenzione dell'allestimento artigianale: lo 'storico' componente dei 'Serenissimi' Flavio Contin, Tiziano Lanza e Luigi Massimo Faccia, che sono stati condannati a 4 anni e 6 mesi più 20.000 euro di multa ciascuno; (ANSA).


Oltre 26 anni di carcere e 102mila euro di multa per la fabbricazione e detenzione del cannoncino del "tanko"
21 luglio 2020

https://www.polesine24.it/home/2020/07/ ... ati-94299/

Condanne per 26 anni e 10 mesi, e 102mila euro di multa, a parte del gruppo di secessionisti veneti e lombardi accusati di aver costruito il famigerato “tanko”. Il presidente del collegio dei giudici, Angelo Risi, ha letto ieri pomeriggio la sentenza davanti ai 15 imputati, sette dei quali condannati e otto assolti.

Flavio Conti, Tiziano Lanza e Luigi Massimo Faccia (4 anni e 6 mesi e 20mila euro di multa ciascuno), Marco Ferro, unico Polesano (3 anni e 6 mesi e 12mila euro di multa) sono stati condannati per la fabbricazione e detenzione dell’allestimento artigianale del “tanko”, ovvero il cannoncino. Alexandru Budu (3 anni e 8mila euro di multa), Stefano Ferrari (2 anni e 8 mesi e 7mila euro di multa) e Michele Cattaneo (4 anni e 15mila euro di multa) per la sola fabbricazione e riqualificazione del cannoncino.

Assolti gli altri otto da tutti i reati per i quali erano imputati per non aver commesso il fatto. Inoltre assolti Cattaneo, Ferrari e Budu dal reato di detenzione dei cannoni, giudicati armi comuni e non da guerra per non aver commesso il fatto. E tutti per la costruzione e detenzione del “tanko” perché il fatto non sussiste. Inoltre Contin, Lanza, Faccia, Ferro, Cattaneo e Budu sono stati interdetti dai pubblici uffici per 5 anni.

Era l’unico filone superstite di una maxi inchiesta che, in origine, riteneva di avere gettato luce su un gruppo di secessionisti veneti, con alcuni lombardi, disposti addirittura all’eversione e alla lotta armata, per vedere raggiunta l’indipendenza del Veneto e della Lombardia Orientale. Rimaneva solo il caso del “tanko”, ossia la ruspa blindata e dotata, secondo l’accusa, di un cannoncino artigianale, sequestrata dalla polizia giudiziaria in un capannone di Casale Di Scodosia, nell’aprile del 2014. In provincia di Padova, ma sotto la competenza del Tribunale di Rovigo. Da qui il radicamento del processo nel tribunale cittadino.

Il pubblico ministero, Sabrina Duò, aveva domandato la condanna di 13 dei 15 imputati, accusati a vario titolo di avere preso parte alla blindatura della ruspa e della sua dotazione con un cannoncino di fattura artigianale. Due, invece, le richieste di assoluzione. Tre richieste di condanna sono stata formulate a 5 anni, le restanti a 3 anni e 6 mesi. Tra gli imputati di questa seconda fascia, anche Marco Ferro, polesano di Arquà, che avrebbe eseguito alcune saldature sul blindato.


Alberto Pento
Certo, aspettiamo l'appello e poi la Cassazione, ma con queste iniziative i veneti indipendentisti non vanno da nessuna parte.
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Re: Proçeso a coełi de ła ruspa renforsà co łe bande saldà

Messaggioda Berto » dom apr 03, 2022 3:21 am

Rovigo, sette condanne e otto assoluzioni per la costruzione del «tanko» venetista
Antonio Andreotti
21 luglio 2020

https://corrieredelveneto.corriere.it/v ... 10da.shtml

ROVIGO Sette condanne e otto assoluzioni per la costruzione del tanko, la ruspa blindata e sormontata da un cannoncino dei venetisti che fu sequestrata in un capannone a Casale di Scodosia il 2 aprile del 2014. Questa la sentenza di oggi pomeriggio dal collegio presieduto da Angelo Risi. I giudici hanno articolato la loro decisione partendo dal presupposto che il tanko, inteso come ruspa blindata, non è un’arma da guerra. Per il collegio giudicante non lo sono nemmeno i due cannoncini, riqualificati come armi comuni da sparo. Questi due manufatti vennero ritrovati nel corso delle indagini e avrebbero dovuto sormontare la ruspa costruita, secondo i venetisti, per abbattere la statua di re Vittorio Emanuele II in riva degli Schiavoni a Venezia. I giudici hanno poi distinto le posizioni degli imputati tra chi ha fabbricato e detenuto i cannoncini, ritenute le posizioni più gravi, e tra chi li ha solo costruiti.

Le pene più pesanti

Le pene più pesanti, quattro anni e mezzo di reclusione, sono arrivate quindi per chi aveva – secondo i giudici – costruito e detenuto i due cannoncini: il 77enne di Casal di Scodosia (Pd) Flavio Contin, per il 65enne Massimo Luigi Faccia di Agna (Pd), entrambi ex Serenissimo, e per il 58enne di Bovolone (Verona) Tiziano Lanza. Tre anni e mezzo per Marco Ferro, 52enne di Arquà Polesine (Rovigo). Condannati per la sola fabbricazione dei cannoncini il 39enne Michele Cattaneo di Castelli Calepio (Bergamo), 4 anni di reclusione; il moldavo 38enne di Cremona Alexandru Budu a tre anni; il 50enne Stefano Ferrari di Sulzano (Brescia) a due anni e 8 mesi. Assolti per non aver commesso il fatto il 56enne Luca Vangelista (Verona); Antonio e Monica Emanuela Zago (rispettivamente 47enne di Bovolone e 53enne di Isola della Scala), il 53enne Andrea Meneghelli di Bovolone; il 52enne Corrado Turco di Bovolenta (Verona); il 77enne Severino Contin di Urbana (Padova); il 71enne Pierluigi Bocconello di Chivasso (Torino); il 58enne Sergio Bortotto di Villorba (Treviso).

L’inchiesta sull’indipendentismo veneto

Il processo sul tanko, conclusosi con la sentenza di primo grado, nasce come filone autonomo da un’inchiesta della Procura di Brescia sull’indipendentismo veneto e lombardo che nell’aprile 2014 portò a 24 arresti di numerosi militanti del movimento indipendentista.




Tutti assolti i "Serenissimi" accusati di associazione sovversiva
08 gennaio 2021

https://www.veneziatoday.it/cronaca/ser ... nnaio.html

Sono stati tutti assolti i 48 secessionisti lombardo veneti accusati di associazione sovversiva, nell'inchiesta che nell'aprile 2014 portò all'arresto di 24 persone. Per la procura agirono con l'intenzione di compiere atti di violenza, quali l'occupazione militare di piazza San Marco a Venezia, servendosi del tanko, un manufatto simile a un carro armato costruito partendo da un trattore, in un capannone di Casale di Scodosia (Padova). È stata respinta l'impugnazione del procuratore Carmelo Ruberto contro il provvedimento del gip Alessandra Martinelli di Rovigo, del 14 luglio del 2018, che aveva ritenuto di non rinviare a giudizio gli imputati per associazione sovversiva (articolo 270 del codice penale). La Corte di appello di Venezia oggi, 8 gennaio, ha deciso di aderire alla tesi difensiva e di confermare la sentenza di archiviazione per tutti gli imputati. Di «accanimento giudiziario e processo politico» ha parlato l'avvocato Alessio Morosin, difensore tra gli altri di Flavio e Severino Contin.

Questo filone del processo si è concluso mentre l'altro che riguardava la contestazione di fabbricazione di armi, relativamente al tanko (che non è stato considerato un'arma) e a un altro manufatto sui cui secondo l'accusa gli imputati stavano lavorando per ottenere un' arma da fuoco, il processo si era concluso con la condanna di un parte degli imputati. Nel secondo processo si è ridimensionata la tesi dell'accusa, però il tribunale di Rovigo ha condannato 10 persone ad ottobre 2020. «Non c'erano atti diretti e idonei a sovvertire violentemente l'ordine costituito», ha commentato Morosin.




Secessionisti, la sentenza: "Il Tanko non basta per sovvertire lo Stato"
ANDREA GIANNI
15 mag 2021

https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/tanko-1.6367647

Milano - Gli indipendentisti più coinvolti hanno accettato "la violenza come mezzo di azione ed attuazione del programma". Ma questo è avvenuto "in termini del tutto astratti, velleitari e con risorse inefficaci e inidonee a tale scopo". Mezzi come il famoso Tanko, la vecchia ruspa agricola blindata e dotata di un cannoncino, "erano certamente idonei a creare danneggiamenti a cose e lesioni a persone, ma senza che il loro utilizzo potesse seriamente creare problemi non solo a una forza militare ma anche a una qualsiasi forza di polizia".

Concetti messi nero su bianco dai giudici della Corte d’Appello di Venezia, nelle motivazioni della sentenza depositate ora con cui lo scorso 8 gennaio hanno confermato il non luogo a procedere stabilito in primo grado per 45 persone (il bresciano Giancarlo Orini, leghista della prima ora, nel frattempo è deceduto) accusate di associazione sovversiva per aver fatto parte del gruppo indipendentista lombardo veneto L’Alleanza.

L’ultimo capitolo di un procedimento infinito, rimbalzato fra Brescia, Rovigo, Roma e Venezia, che ha il suo prologo nel sequestro nell’aprile 2014 a Casale di Scodosia, nel Padovano, della ruspa ribattezzata Tanko, riprendendo il termine coniato per il veicolo usato nell’”invasione” di piazza San Marco nel maggio 1997. Un mezzo che il gruppo avrebbe dovuto utilizzare per un analogo atto dimostrativo, come è emerso dalle conversazioni intercettate prima del blitz. Per la costruzione e la detenzione del Tanko sono arrivate sette condanne e otto assoluzioni. Il procedimento parallelo con al centro l’accusa di associazione sovversiva - fra gli imputati anche l’imprenditore 72enne Roberto Bernardelli, proprietario dell’Hotel dei Cavalieri di Milano ed ex assessore ai Servizi sociali di Milano con il sindaco Pillitteri, e il giornalista Gianluca Marchi, ex direttore della “Padania“ - si è chiuso invece con un non luogo a procedere.

I promotori del movimento, scrivono i giudici nelle motivazioni, "nonostante tutte le loro iniziative, le riunioni, i proclami e le discussioni non avevano nessuna possibilità concreta di perseguire il seppur forte ideale indipendentista". I giudici evidenziano la "sproporzione" fra "l’entità dei mezzi rudimentali in dotazione e il dir poco ambizioso obiettivo da conseguire", cioè "la disgregazione dell’Unità d’Italia" ottenendo l’indipendenza della regioni del Nord. "Non si può certo presumere che quell’occupazione simbolica di piazza San Marco a Venezia, evocata come il gesto eclatante, sarebbe stata in grado di far sollevare la popolazione".
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