Istria, Istro, Dniester, Nistro

Istria, Istro, Dniester, Nistro

Messaggioda Berto » ven mar 28, 2014 8:09 am

Istria, Istro, Dniester, Nistro
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Istro, Istria
http://it.wikipedia.org/wiki/Istria
L'Istria (in croato ed in sloveno Istra; in istrioto Eîstria; in tedesco Istrien; in greco Ἰστρία) è la più grande penisola del mare Adriatico (superficie: circa 3.600 km²).
Il nome derivebbe dall'antico popolo degli Istri o dal latino Hister, cioè Danubio, a indicarla come regione del confine danubiano (??? la solita menata della derivazione dal latino).
La maggior parte dell'Istria appartiene alla Croazia. Una piccola parte, che comprende le città costiere di Isola d'Istria (Izola), Portorose (Portorož), Pirano (Piran) e Capodistria (Koper), rientra invece nel territorio della Slovenia. Una parte minima della penisola (limitata all'incirca ai territori del comune di Muggia e di San Dorligo della Valle/Dolina) si trova in territorio italiano.

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... steria.jpg

Istro, Istria, Dniester, Irtys, ...

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /istro.jpg

Serio, Serioła/Sariol, Sercio/Auser, Aiser, Sarno, Saar, Sars, ... Sernja/Sernaglia, Cernaia, Cernusco, ... Ixarco, Ixer/Isara, ... Ozzeri, Ozieri, ... Ozero, Jozero, Jezioro, Jezero, Jazero, (Jexolo ?), ... Zero, Zeriolo e Zerra (Xeriol e Xera), Cervio, Cervo, Cervia, Cervignano, Cervarexe, ...
viewtopic.php?f=45&t=474
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... twMmc/edit

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Dniestr, Nistro
http://it.wikipedia.org/wiki/Nistro

Il fiume Nistro (Dniestr in polacco, Дністер, in ucraino, Nistru in rumeno, Днестр (Dnestr) in russo e Tyras in latino) è un fiume dell'Europa orientale lungo 1.370 km con una portata di 380 m³/s e con un bacino idrografico di 80.000 km². Nasce in Ucraina, dai monti Carpazi, vicino al confine con la Polonia e scorre verso il Mar Nero. Mentre per un breve tratto funge da confine tra l'Ucraina e la Moldavia, prosegue all'interno di quest'ultima facendo da confine interno tra la Moldavia sulla riva occidentale e la regione secessionista della Transnistria sulla riva orientale. In seguito lascia la Moldavia e ridiventa nuovamente confine internazionale con l'Ucraina quindi da qui sfocia ad estuario nel Mar Nero a sud-ovest di Odessa.
Il fiume è navigable da Halych; i suoi tributari includono il Seret e lo Stryy. Il Nistro tra il 1918 al 1940 fungeva da confine tra l'Unione Sovietica e la regione della Bessarabia sotto il regno di Romania.
Nell'antichità il Nistro era conosciuto anche come fiume Tyras.


Donau, Danubio, Ἴστρος, Istros:
http://it.wikipedia.org/wiki/Istro
Il Danubio (in tedesco Donau, ungherese Duna, slovacco e polacco Dunaj, serbo-croato, ucraino e bulgaro Dunav o Дунав, rumeno e moldavo Dunarea) è un fiume dell'Europa centro-orientale.
Gli altri nomi in latino sono Danuvius e greco antico Ἴστρος Istros.

Istro, Istria
http://it.wikipedia.org/wiki/Istria
L'Istria (in croato ed in sloveno Istra; in istrioto Eîstria; in tedesco Istrien; in greco Ἰστρία) è la più grande penisola del mare Adriatico (superficie: circa 3.600 km²).
Il nome derivebbe dall'antico popolo degli Istri o dal latino Hister, cioè Danubio, a indicarla come regione del confine danubiano (??? la solita menata della derivazione dal latino).
La maggior parte dell'Istria appartiene alla Croazia. Una piccola parte, che comprende le città costiere di Isola d'Istria (Izola), Portorose (Portorož), Pirano (Piran) e Capodistria (Koper), rientra invece nel territorio della Slovenia. Una parte minima della penisola (limitata all'incirca ai territori del comune di Muggia e di San Dorligo della Valle/Dolina) si trova in territorio italiano.

Istres
http://it.wikipedia.org/wiki/Istres
Istres conserva tracce di insediamenti risalenti all’età della pietra (quartiere di Sulauzes, a nord della città). Fino in epoca gallo-ligure era invece attivo l’oppidum du Castellan, insediamento fondato sulla cima dell’omonima collina che si protende sull’étang de l’Olivier.
In epoca medioevale avvenne infine l’urbanizzazione intorno al castello (castrum de Istrio, nominato per la prima volta nel X secolo) in cima alla collina che costituisce il centro storico della città attuale.
http://fr.wikipedia.org/wiki/Istres

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Istria

Messaggioda Berto » ven mar 28, 2014 8:11 am

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Arsa, Arsia, Arsiè, Arsiero, Vallarsa, ... (etimołoja)
http://www.centrostudilaruna.it/forum/v ... ?f=8&t=782

Arsa (Fiume Croazia)

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ALJEV1.jpg

http://www.wikiwak.com/wak/Ra%C5%A1a_%28river%29
The river Raša, (Latin: Arsa, Latin/Italian: Arsia) in Croatian Istria is a major river of Croatia's Istria County. Its mouth is in the long Ria of Raški zaljev/Porto d'Arsia, which is a drowned river valley scoured out when world sea levels were lowered, then drowned by the rising waters of the post glacial era. The Raša rises in springs near Pićan and flows south through a steep-sided valley before opening into the head of the Adriatic Sea. The river, although less than 30 kilometres in length, has an ancient history as a border.

http://www.istra-istria.hr/index.php?id=496
Il fiume Arsia (Raša) è lungo 23 km, nasce a Čepićko polje e sfocia nel Canale d'Arsia (Raški zaljev). La foce del fiume Arsia (Raša) è molto varia – la parte superiore, chiamata Boljunščica, si sposta bruscamente da Čepić verso ovest per finire nell'Arsia (Raša), continuando attraverso una pianura stretta il proprio flusso verso il mare. In continuazione del fiume Boljunščica vi è il lungo Canale di Fianona (Plominski zaljev), che ricorda le altre foci dei fiumi istriani.


Arsia (comune Croato)
http://it.wikipedia.org/wiki/Arsia
Arsia (in croato Raša) è un comune croato dell'Istria sud-orientale a 4,5 chilometri da Albona. All'ultimo censimento nel 2001, contava 3.535 abitanti. Arsia con Albona è gemellata, ufficialmente dal 2 marzo 2010, con il comune sardo, già carbonifero del bacino minerario del Sulcis: Carbonia.

Valdarsa (in istrorumeno: Şuşnieviţa; in croato: Šušnjevica ) è una città dell'Istria
http://it.wikipedia.org/wiki/Valdarsa
Valdarsa (in istrorumeno: Şuşnieviţa; in croato: Šušnjevica ) è una città dell'Istria, attualmente parte del comune croato di Chersano, creata nel 1922 per assegnare all'etnia istrorumena un proprio comune nel Regno d'Italia.
L'attuale Valdarsa, Şuşnieviţa in istrorumeno, si trova nella valle del fiume Arsa, nell'Istria orientale. Viene bagnata dal torrente Bogliuno che scende dalle vicine pendici del Monte Maggiore e successivamente fluisce nel bonificato lago D'Arsa per poi continuare verso il golfo del Quarnaro col nome di fiume Arsa. Si trova a circa 110 metri d'altezza ed è a meno di sette km dalla cima del Monte Maggiore che è alto 1394 metri.

http://www.arcipelagoadriatico.it/storia/fiume/7a.html
http://www.istrianet.org/istria/towns/k ... rpano1.htm

Vallarsa (TN)
http://it.wikipedia.org/wiki/Vallarsa
Vallarsa (in lingua cimbra e tedesca Brandtal) è un comune di 1.370 abitanti della provincia di Trento.
La Vallarsa è una valle selvaggia scavata dal torrente Leno, che si insinua con un profondo solco fra il Gruppo della Carega e quello del Pasubio (sul cui Corno Battisti, durante la prima guerra mondiale fu catturato Cesare Battisti). Il toponimo sembra derivare da "Valle" e "arsa", nel senso di "arida" o "bruciata", per via che molti campi erano tenuti per "fare il fieno" quindi d'estate prendevano un colore giallo sabbia.
Vi sorgono diversi piccoli centri, anche piuttosto distanti tra loro. Il capoluogo amministrativo comunale è il paese di Raossi, dove trovano sede il municipio, la biblioteca e la scuola elementare. Gli altri centri abitati si trovano a varie altitudini, tra i 334 m e i quasi 1000 metri di Piano presso il Pian delle Fugazze, lungo due impervie rive della valle stessa.
http://tev.fbk.eu/marmota/blog/2008/07/ ... e-ex-forte
http://digilander.libero.it/vallarsa/fo ... foto29.htm

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... larsa0.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... llarsa.jpg


Rio Vallarsa (ted.: Brantenbach)- BZ
http://it.wikipedia.org/wiki/Rio_Vallarsa
Il Rio Vallarsa (ted.: Brantenbach) è un corso d'acqua che scorre in provincia di Bolzano.
Sorge sul monte Corno Bianco
Il Vallarsa attraversa poi l'omonima valle a partire da Nova Ponente, costeggiando la strada che collega quel paese a Laives.
Attraversa quindi la città di Laives, dove il corso è circondato su entrambe le sponde da un parco, e sfocia quindi nella Fossa di Bronzolo, un canale artificiale che scorre da Bolzano ad Ora, dove si getta nell'Adige.
La conoide su cui sorge l'abitato di Laives è opera del rio.


È possibile (da verefegar) anche una connessione con:

Torrente Assa (Valdassa, Altipin de li 7 comun)

http://www.comune.roana.vi.it/rete_civi ... index.html
http://www.faav.it/gruppi-archeologici- ... dassa.html

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... e-Assa.jpg

Arsia, Arsa, Vallarsa, Valdarsa, Arsiè, Arsiero
http://picasaweb.google.it/pilpotis/Ars ... sieArsiero

Xgràfi val d’Asa (Assa/Arsa)
http://picasaweb.google.it/pilpotis/XgrafiValDAsa


Torrente Assa (Brosso, canavese)
http://www.comune.brosso.to.it/ApriCat. ... stIDC=9,18
http://www.valchiusella.org/?page_id=899


Arasse (fiume Armeno), oggi Aras

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Arasse.jpg

http://it.wikipedia.org/wiki/Fiume_Aras
Il fiume Aras (turco: Aras, armeno: Արաքս, persiano: ارس, azero: Araz, curdo: Aras o Araz; russo: Аракс) scorre alle pendici del monte Ararat, segnando il confine tra Turchia, Armenia, Iran e Azerbaijan). Ha una lunghezza di 1.072 km.
L'origine del nome Aras risale alla antica Armenia e, stando alla Storia della Grande Armenia di Mosè di Corene, deriva dal nome di Erast, discendente del leggendario patriarca Haik. Più tardi è stato ellenizzato come Araxes. Molte volte è il fiume Volga che viene indicato con tale nome, specialmente in Erodoto, nel primo libro delle Storie.

http://en.wikipedia.org/wiki/Aras_River
The Aras (also known as Araks, Arax, Araxi, Araxes, Araz, or Yeraskh;Azerbaijani: Aras or Araz, ارس or آراز, Armenian: Արաքս or Երասխ, Persian: ارس (Aras), Turkish: Aras, Kurdish: Aras or Araz; Russian: Аракс); Latin: Aboras, is a river located in and along the countries of Turkey, Armenia, Iran, and Azerbaijan. Its total length is 1,072 kilometers (665 miles). Given its length and a basin that covers an area of 102,000 km², it is one of the largest rivers of the Caucasus.

http://www.naturatour.it/Trekking_Info_Armenia.htm
http://www.naturatour.it/DSCN5351.JPG
L’Armenia, terra di cultura e storia delimitata dai fiumi Arasse ed Eufrate e nelle vicinanze della valle del Tigri, è parte di un mondo che è stato la culla della civiltà, che ha ospitato insieme alle più note popolazioni babilonese, assira ed urartea, l’ancora sconosciuta ed affascinante civiltà armena. Con questo viaggio ai confini della nostra realtà occidentale, ci immergeremo in un mondo in cui ancora il tempo è scandito dai ritmi di una civiltà contadina, un paese ricchissimo di bellezze naturali, paesaggi incantati e antiche chiese sotto lo sguardo del mitico Monte Ararat, il guardiano innevato che con i suoi 5.137 metri sembra abbia offerto approdo all'Arca di Noè dopo il Diluvio Universale.

Arasse (fiume d’Elide del Peloponneso)
(v. Pausania e Strabone, Virgilio, ... )


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Ghevo purpio rajon: ente l’ano 1204 la Val D’Assa jera nomà Val d’Arsia:

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http://img442.imageshack.us/img442/4730 ... alarsa.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... alarsa.jpg

(so l’etimologia de Arsiam da voxi latine, no perdo gnanca tenpo a dirghe su, la xe pura paretimoloja edeolojega)


LA CAMPAGNA ISTRIANANEL MEDIOEVO
http://www.circoloistria.it/public/La%2 ... dioevo.pdf

...
paj 71

Come detto, le numerosissime “villenove” e “villefranche” ed i loro sinonimi in volgare sono dal punto di vista toponomastico il fenomeno piu evidente dei nuovi insediamenti “programmati” dalle signorie laiche ed ecclesiastiche.
Qualche volta c’e il trasferimento di interi centri abitati con la loro popolazione per finalita economiche, annonarie o di maggior sicurezza.
Questo e il caso, ad esempio, della concessione fatta nel 1165 dalla badessa Viliperta del monastero di S. Maria fuori le mura di Aquileia ai “vicini” di Isola di trasferirsi, per meglio difendersi dai nemici, sul vicino Monte
Albuciano. Esistono altri casi di travestimenti toponomici di centri gia esistenti che hanno cambiato nome e di spostamento di villaggi in altra sede mantenendo o cambiando il nome precedente in questo passaggio dalla collina alla pianura o viceversa. Dobbiamo tenere presente il trilinguismo se non il quadrilinguismo allora presente in Istria: latino volgare che si differenzia nei vari dialetti istriani (ma che resta latino notarile nei documenti) [??? saria mejo dir lenga locale o del posto o de le jenti de kela tera, lenga paralalela al latin], slavo e tedesco. Questa terminologia plurilingue interessa tutti i documenti dal X all’inizio del XIII secolo (e poi oltre) che contengono riferimenti alla campagna: concessioni di benefici feudali, contratti di locazione (soprattutto di livello e di enfiteusi), atti di confinazione tra possessi feudali prima e tra territori
dei comuni poi. E’ naturalmente impossibile commentare i numerosissimi documenti pubblicati nelle raccolte del Kandler, dello Joppi e del Minotto in quanto bisognerebbe inserirli nella storia delle varie localita, dei castelli e dei monasteri, cosa per cui non abbiamo qui lo spazio.

Ad uso dei lettori diamo solo alcune succinte indicazioni sulla terminologia cola usata per indicare cose attinenti alla campagna. L’appezzamento di terra viene indicato con i termini sorcio (per sors, sorte) nel 990 e 1005 e quindi il corretto sors;
fundus (fondo) nel 1035 e 1040, 1054 ecc...; predium nel 1040, 1060 ecc.; mansio (per mansus) nel 1017 ma anche “mansi piscatorii” (terreni per peschiere) nel 1089; secondo il Kandler un fundus corrispondeva a 4 masi ed 1 maso a 4 giornate di aratura.

Nelle confinazioni nomi particolari di terreni sono la finita, terreno compreso tra limiti certi, confinato, misurato ed assegnato in locazione, ma talvolta anche terreno con boschi e pascoli d’uso comune (1158: et firmat ibi tremonum finite domini Amici, ecc.);
il divisum, il terreno in un distretto comunale che e diviso tra privati contrapposto a commune, il terreno pubblico;
la mata, terreno rustico comprendente bosco, pascolo e campo (1293: Mata Cervariae, nemus, herbaticum et terra culta, una parte del distretto di Cervera nel Parentino), poi anche una misura di quantita ed un toponimo, S. Pietro della Mata, della Matta e dell’Amata nel Piranese;
la lama (che nel mare indica basso fondale paludoso da cui poi mugla, muglia, muggia) per canale depresso o depressione del terreno (1040: usque ad Lamam spinosam, desuper lama Canopuli, ecc.): e poi anche canale, da fiordo marino ad interramento di una valle marina da cui il nome Layme e in Laymis per il Quieto, Canal di Leme, ecc.(???);
frata, terreno alberato (1186: fratta);
meta, per maso o confine (1395: campum ad metas agrorum Maini dicti Cunder, ecc.);
tenuta, possesso rurale (1186: tenuta et possessio S. Michaelis, ecc.);
clea, clivo (1186: per cleam Lemi);
valixa, vallicella (1186);
curia, corte, azienda agricola (Diritti del Patriarca, XIII sec.: Item iuxta Flanonam habet curiam unam cum molendino, pratis et aliis possessionibus adiacentibus, ecc.); pustota, terra in postota, terreno incolto o baretum (1292).
Sono poi molto interessanti le confinazioni o le ricognizioni di confini tra comuni per i segni di riconoscimento che venivano usati nel Medioevo. Sono particolarmente interessanti quelli del 1275 con una reambulazione dei confini di citta e paesi istriani della zona interna, del 1304 tra Montona e Pinguente e 1321 tra Montona e Piemonte, del 1340 tra S. Lorenzo ed Orsera che rievocano documenti del 1040, 1176, 1203, 1292 e 1305; del 1420 tra Rozzo, Semich e Mervels, del 1435 tra Albona e Fianona, del 1461 sempre tra Rozzo e Mervels
(Lupogliano) che si ripete nel 1493. Il segno di confine tra due comuni piu frequente era la costruzione di una chiesetta o di una cappella officiata da entrambi sui cui muri venivano poste delle croci di cera o di legno per indicare l’inizio del confine, altre croci venivano poste ad intervalli su capitelli ed altri segni venivano addirittura sepolti (par scondarki a ke no li vegnese fati sparir o spostà).

Si faceva poi grande uso di qualunque cosa sul terreno risultasse particolarmente visibile come antiche arche di pietra (arcae finales e arcellae, da cui nomi di confinazione come Rachel e Darsella, in comune di Muggia, oppure Arche, Arqua-Arquate), cappelle, gromazzi (grumatia, monticelli di pietre), corone, (macerie artificiali di pietre, 1005: in corona et terra; 1040: usque ad coronam terre sancti Mauri, 1069: in corona antiqua, 1186: magna corona lapidum ad semitarias Lachisgloni ad unam aliam coronam lapidum, ecc.), gomilize, antiche abitazioni o castelli diruti, strade, dalle vie maggiori dette carrarie a calli (da N a S) e limiti (da W ad E) come gli antichi cardini e decumani, alle semite che erano semplici sentieri (preferiti in particolare i trivi ed i quadrivi), lapides (pietre con croci scolpite), alberi dominanti (di cui ci viene detto il nome), boschi, fonti, fiumi e torrenti (aguàri), ponti, lachi (vasche di acqua piovane, le buse in campagna), le stalle per le pecore (casaria pecudum), le columnae, le colonne di confinazione.

I segni di confine vengono chiamati tremoni (tremo e termonum, dal latino termo , termonis (Ennio) [sto ki lè on moto vocabolo vecio asè e atestà en te tute le lenghe taleghe prilatine e ke no xe mai spareste], termine, confine, 1158: Confines dicti territorii hi sunt: ab oriente tremone illustrissime D. Elicae (Elisa), et firmat ibi tremonum finite domini Amici), corruzione di termini (terminus, confine, 1225: usque ad terminum D. Elichae... usque ad terminum libertatis, cioe la “terra libera differenziata dalla terra censuaria di S. Mauro di Parenzo, si veda 1258) [ma ke corusion: cfr. venetego termonos e termonios].

Come pochi esempi di questi documenti citiamo la permuta di terreni nel 1005 tra il monastero di S. Michele in Monte di Pola, rappresentato dall’abate Andrea e dall’avvocato Adam, ed Urso figlio di Maria (non era raro allora il matrionimico) per un terreno del monastero in localita Santa Afra i cui confini sono la via pubblica, la terra di S. Tommaso, un campo in ortalibus di Basilio del fu Costantino, un altro campo in corona et terra di S. Tommaso, in cambio di un terzo di un fondo in Mariano, ricevuto in testamento dalla madre e prima di proprieta della nonna materna Maciperga.
...
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Re: Istria

Messaggioda Berto » ven mar 28, 2014 8:12 am

L’Istria xeła veneta?

No, ma na so parte ła ga trati anca veneti parké ła ga fato parte par pì de 500 ani de ła Repiovega Veneta.
Ma se pol xontar ke łongo ła costa ente ła parte ke ła xe sta de ła Repiovega Veneta ghe vive "tanta xente" ke ła xe de orexeni, łengoa, tradision, storia veneta.
De seguro no ła xe mai stà tałiana a parte co ła xe stà ocoupà co ła viołensa da łi tałiani!

Istria entel tenpo (li trata de li taliani anvense ke dei veneti, basta canbiarghe el nome e le robe le se mete on fià a posto)
https://www.youtube.com/watch?v=SJyH4cTBjPE

http://www.crsrv.org/it/istria_tempo/homepage.html
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Re: Istria

Messaggioda Berto » ven mar 28, 2014 1:25 pm

Concorso sull’identità veneta, lo vince una scuola di Buje (Istria)


http://www.lindipendenza.com/concorso-s ... uje-istria

di LUIGI POSSENTI

Mille e cento anni di storia non rappresentano una parentesi della storia, ma la storia stessa. L’Italia, semmai, ha l’aspetto della parentesi nella gloriosa storia della Repubblica Serenissima, finita fra le grinfie del Regno italiano solo grazie ad un plebiscito truffa (ormai ampiamente dimostratosi tale) svoltosi nel 1866.

Ma Venezia, il venetismo hanno radici profonde. Non solo su quel suolo che oggi è imprigionato nei confini italiani, ma anche in quelle terre che sono state parte della Repubblica di San Marco.

Ecco allora – come riporta il Gazzettino – che La scuola media superiore di Buje (Istria, Croazia) nel settore teatro con lo spettacolo “Una confusion de comedia” ha vinto il concorso fra i ben 150 progetti presentati da 126 istituti scolastici di ogni ordine e grado da tutto il Veneto e dalla Slovenia e Croazia durante la Festa del popolo veneto celebrata nella Scuola grande di San Giovanni Evangelista.

In Istria e non in Veneto i vincitori? Capito quanti danni ha fatto la scuola italiana? Par tera, par Mar… evviva San Marco.

Comenti================================================================================================================================

Alberto Pento
27 Marzo 2014 at 9:18 pm #

-La tera veneta la ga pì de 1100 de storia.
-La storia de Venesia la xe na parte de la storia del Veneto e dei veneti.
-La Repiovega Venesiana la xe durà 650 ani so “1100″ e la Repiovega Veneta de Venesia e de le altre çità venete la xe durà 400 ani, el periodo venesian de l’Istria el xe stà de 500 e pì ani.
-Storia e pristoria – raixe de łe xenti de ła tera veneta
viewforum.php?f=48
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Re: Istria

Messaggioda Berto » ven mar 28, 2014 1:39 pm

http://www.lindipendenza.com/tra-il-dia ... -il-veneto

TRA IL DIALETTO E L’ITALIANO LA SPUNTA CERNOGORAZ. E IL VENETO
di CARLO MELINA

Chissà che lingua parla Giovanni Cernogoraz, medaglia d’oro nel tiro a volo? Nato a Capodistria trent’anni fa, vive a Cittanova d’Istria (Novigrad), ha la doppia cittadinanza (croata e italiana), è campione europeo di tiro a volo e oggi, a Londra, ha vinto l’oro. Secondo il Corriere della Sera, puntualissimo nel rivendicare l’italianità del medagliato, complice un articolo di Alberto Magnani, Cernogoraz parlerebbe, a casa dei genitori, la lingua di Dante.

Magnani, veronese, quindi veneto anche lui, benché forse dimentico di esserlo, poche righe più in basso si chiede quanti italiani ci siano sul podio, dato il secondo posto di Massimo Fabbrizi, che, cito “nella finale di Fossa olimpica ha ceduto il passo a Giovanni Cernogoraz”. Cernogoraz che, in virtù della sua doppia cittadinanza, per Magnani sarebbe, sotto sotto, italiano.

Considerazione non confermata che ha permesso all’articolista - a cui devo la santa colleganza imposta dall’ordine italiano dei giornalisti - di scrivere che l’istriano parla veneto, nel testo del suo articolo, ma anche italiano, nel sottotitolo. Che poi è quello che leggono tutti.

Nonostante a casa parli istroveneto e non italiano (come afferma il Piccolo). Nonostante l’Istria non sia mai stata italiana, ma solo veneta, per più di 500 anni, fatta salva la parentesi fascista fra la prima e la seconda guerra mondiale.

Già, perché Cittanova d’Istria, 4.300 abitanti, il 15 % dei quali parla, come Cernogoraz, l’istroveneto, fece parte della Serenissima Repubblica Veneta dal 1270 fino al 1797. Più di 500 anni, appunto. Un’era geologica rispetto ai 146 anni di un’unità, quella italiana, costruita a colpi di schioppo e di propaganda che non teme smentite.

Ecco perché, fuor di polemica, concedo al collega Magnani il benificio del dubbio, mi fido di lui e me frego di che lingua parli Cernogoraz. In fondo, la cosa che mi interessa, è che nel tiro a volo, specialità fossa olimpica, abbia perso l’Italia. Perché ogni volta che l’Italia perde, vince il Veneto. Quello vero.

Comenti================================================================================================================================

Sandi Stark
10 Agosto 2012 at 2:39 am #
Noto che l’autore si diverte a pubblicare falsi storici come al 4° capoverso (… l’Istria è stata solo Veneta…)

1) bisogna dimostrare l’eredità del Veneto attuale con la Serenissima, esattamente come gli italiani devono ancora dimostare di essere gli eredi dell’Impero Romano.

2) l’Istria del nord e l’Istria sud orientale non sono MAI appartenute alla Serenissima. Il granducato di Carniola scendeva dalla parte Nord Occidentale ed inglobava la principale sua città, Pisino, che fu occupata dalla Serenissima per nemmeno 150 anni.

Rifiuto il nazionalismo revanscista veneto esattamente come quello italiano.

L’istro veneto nasce dall’imposizione del veneziano sopra lo strato linguistico pre esistente, che nelle zone neo romanze dell’Istria, corrisponde all’istrioto, lingua ancora viva e di ceppo ladino, tanto che fino al 1800 veniva confusa come una variante Ladina da eminenti glottologi.

L’istrioto è sopravvissuto alla colonizzazione veneziana, non si è mai smesso di parlarlo in tutta l’area che inizia a nord di Rovigno e termina verso Pola, con notevole esensione all’interno. Ora l’istrioto è in forte ripresa perchè gli istriani, come tutti i popoli, sono interessati alle loro vere radici.

L’istrioto come tutte le koinè linguistiche usava già da tempo antichissimo, parole di altre lingue, come ad esempio vocabli di etimo slavo. Questi vocaboli sono sopavissuti anche nell’istro veneto, e tempo fa erano molto numerosi.

La colonizzazione veneziana fu eseguita integralmente sulla costa occidentale fino a nord di Pola, verso l’interno risaliva solamente le principali valli e vie di comunicazione.

Nella valle del Quieto ad esempio, la città di Montona è fortezza e tutte le città dell’interno sono fortificate, con i leoni marciani con il libro chiuso. Gli abitanti dell’Istria sono sempre stati servi dei veneziani. Loro abitavano nei loro palazzi nelle cittadine fortificate, i contadini sfruttati erano loro servi oppure dovevano dissodare i sassi in are più impervie che non interessavano allo sfruttamento coloniale.

I massimi confini della Serenissima terminavano a Barbana, tra Pola e il Canale d’Arsa. Da lì in poi e cioè su tutto il resto della costa nord orientale verso il Monte Maggiore, e proseguendo per Fiume fino quasi a Zara e su molte isole anche grandi come Lagosta e Pago, la Serenissima non ha mai messo piede.

In Istria ci sono 8-9 gruppi linguistici, tre di ceppo croato, due di ceppo sloveno, due di ceppo rumeno, l’Istrioto, l’Istro veneto e l’italiano. Sono ora estinti altri gruppi linguistici, come l’antico morlacco, l’ungherese che si parlava da Abbazia fino a Fiume ed altri.

A proposito di Giovanni Cernogoraz, suo padre è nativo di Budua, ora in Serbia. Nacque a Koper ed ora vive a Novigrad, tutte città che facevano parte della Yugoslavia, vero Stato multietnico perchè tutelava le lingue.

I suoi figli si chiamano Lenorad ed Eva, ma il piccolo è già stato nazionalizzato in “Leonardo”.

Cernogoraz afferma di parlare istro veneto in casa.

Ha la cittadinanza italiana grazie ad una legge berlusconiana che aveva l’intento si sobillare il revanscismo in Istria. E’ la stessa iniziativa che ha fatto indignare il mondo, riguardo all’Ungheria attuale, che si dice voglia alimentare l’irredentismo ungherese presso le sue minoranze all’estero.

In Croazia è viva la polemica verso i croati che scelgono le scuole italiane; sembra infatti che l’Italia tagli la sua Pubblica Istruzione solo dentro i confini ma non all’estero, ne consegue che le scuole italiane sono più ricche e danarose, e che diversi croati le scelgono, non ultimo motivo, per iscriversi alla minoranza italiana ed avere la doppia cittadinanza. Sono ancora vivi, diversi istriani che percepiscono la pensione sociale italiana, devolta a tutti gli istriani indistintamente, con probabili scopi di propaganda irredentista.

Altra notevole imprecisione è l’affermazione che l’Istria sarebbe stata italiana solo sotto il fascismo. Dal 1918 al 1922, il fascismo non c’era.

In Istria non è mai esistita una maggioranza, ne italofona nè venetofona. Ne sono testimoni i censimenti, compreso quello fascista taroccato dalla pulizie etniche del 1919 ed anni successivi.

Per concludere affermo invocando che cessi l’insopportabile nazionalismo revanscista che viene dalla vicina Repubblica italiana, sia esso di matrice neo fascista (Istria Italiana boja chi molla) sia della novella matrice veneta.

Lasciate in pace i territori multietnici.

Cernogoraz ha dedicato la sua medaglia d’oro all’altro illustre predecessore istriano, Mate Parlov. E quello non era di lingua madre italiana o istro veneta.

Lasciateli in pace, lasciate in pace tutti con il vostro insopporatabile nazionalismo. Che sia itailano, padano o veneto, per chi lo deve subire non cambia niente.
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Re: Istria

Messaggioda Berto » ven mag 09, 2014 4:43 pm

Steła de pria veneto istriana

Sta kì ła dovaria esar na steła, co na iscrision en latin, del IV secolo d.C. co na dedega de łi Veneti e de łi Istri a on veneto veronexe enportante kel jera senadore roman.
Sta iscrision ła mostra de lanpro cofà łe jenti venete e istriane de ke łi ani veneto-romani łe fuse cosienti de ła so etneçetà o etnegansa e de łi so nomi e de come ke łi savese ben la difarensa col nome de romani referio a la condision połedega de ła çitadenansa e de l’apartenensa al stado roman.
Xa lora no łi fea xmisioti tra łi so nomi etneghi e ła çitadenansa romana.
Anca ła coltura ła xe xmisià col so fondo etnego logal de baxe e co ła so xonta ke riva da ła partenensa a on stado ke lora el jera coeło roman.

La “romanixasion” no lła gheva scançelà łe jenti de ła tera veneta!

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... histri.jpg

http://it.wikipedia.org/wiki/Sesto_Clau ... onio_Probo
Sesto Claudio Petronio Probo (latino: Sextus Claudius Petronius Probus; Verona, 328 – Tessalonica, 388) fu un politico dell'Impero romano, uomo tra i più ricchi e influenti della sua epoca.
...
Personaggio di rilievo dell'aristocrazia romana del IV secolo, Probo era noto per le sue ricchezze, per il suo potere e per le sue connessioni sociali. Nato attorno al 328 circa, era cristiano e appartenente alla potente gens Petronia di Verona; si imparentò con la gens Anicia sposando Anicia Faltonia Proba, figlia di suo cugino Quinto Clodio Ermogeniano Olibrio, da cui ebbe due figli, Anicio Probino e Anicio Ermogeniano Olibrio. Fu il nonno paterno dell'imperatore Petronio Massimo. La sua data di morte non è nota, ma era ancora vivo nel 390, quando, secondo la Vita Ambrosii di Paolino di Nola, due nobili sasanidi si presentarono al cospetto di Teodosio I a Mediolanum ma partirono il giorno dopo per Roma per vedere dal vivo Petronio Probo, orgoglio dell'aristocrazia romana, leggenda già in vita.
...
Lo storico Ammiano Marcellino, suo contemporaneo, lo descrive come un uomo vano e rapace che «possedeva proprietà in tutte le parti dell'impero, ma se fossero state ottenute onestamente o meno non è cosa da dirsi per un uomo come me». Sempre Ammiano afferma che era benevolente con i propri amici e che tramava perniciosamente contro i suoi nemici, servile con coloro che erano più potenti e senza pietà con i più deboli, che ambiva ad ottenere gli incarichi ufficiali e che esercitava l'influenza che gli derivava dalla propria ricchezza, sempre insicuro anche all'apice del suo potere.
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Re: Istria

Messaggioda Berto » sab mag 10, 2014 11:08 am

L’Istria entra nell’Euregio Senza Confini, un sogno che si avvera

http://www.lindipendenza.com/listria-en ... -si-avvera


di GIORGIO CALABRESI

«L’ingresso dell’Istria rappresenta la realizzazione di un sogno». Con queste parole il Governatore del Veneto e presidente del Gruppo Europeo di Cooperazione territoriale (Gect) Luca Zaia ha dato l’assenso all’ingresso della Regione croata nell’ «Euregio Senza Confini». Nell’assemblea tenutasi stamane a Parenzo (Croazia), i presidenti delle Regioni delVeneto, del Friuli Venezia Giulia e del Land della Carinzia, hanno dato l’assenso unanime all’ingresso della Regione Istriana nel Gruppo, avviando così la procedura per l’adesione formale del nuovo componente. «Ma non aspetteremo – ha proposto il presidente Veneto, ottenendo il consenso dei colleghi – le ineludibili formalità per far partecipare l’Istria ai lavori dell’Euregio che comunque d’ora in avanti sarà presente alle nostre assemblee».

Il Governatore veneto, dopo aver dato un caloroso benvenuto nel Gect al presidente istriano Valter Flego, ha tributato un doveroso ringraziamento a Ivan Jakovcic, predecessore di Flego, a cui si deve l’avvio di questo percorso di adesione. «Stesso mare, stessa storia – ha sottolineato il presidente veneto - Basta girare le città istriane per scoprire i tanti leoni di San Marco che testimoniano il grandioso lascito della Serenissima in queste terre. Ma anche quanto sia più facile comprendersi parlando il veneto piuttosto che l’italiano. Insomma, quella con l’Istria è una frontiera che non abbiamo mai vissuto come tale». «La Croazia, appena entrata nell’Unione europea – ha concluso il Governatore – ha sicuramente nell’Istria la sua regione più europeista».
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Re: Istria

Messaggioda Berto » dom lug 06, 2014 1:50 pm

Donau, Danubio (etimołoja)

viewtopic.php?f=45&t=967

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... /istro.jpg


Coultura de Cucuteni-Trypillian
http://it.wikipedia.org/wiki/Cultura_di ... Trypillian
La cultura di Cucuteni-Trypillian, nota anche come cultura di Cucuteni (rumena), cultura di Trypillian (dall'ucraino) o cultura di Tripol'e (dal russo), è una cultura archeologica del tardo neolitico che fiorì fra il 5500 a.C. e 2750 a.C. ca. nella regione del Dnestr-Dnepr dell'attuale Romania, Moldavia e Ucraina. I Trypiliani costruirono le più grandi città in Europa, ognuna di esse con 10.000 o 15.000 persone. Gli insediamenti sarebbero stati bruciati ogni 60-80 anni quando la cultura veniva a spostarsi altrove.


Dnester, Dnister, Nistru, Nistro
http://it.wikipedia.org/wiki/Dnestr
Il Dnestr (in russo Днестр, Dnestr; in bielorusso Днестр; in ucraino Дністер, Dnister; in polacco Dniestr; in rumeno Nistru; in latino Tyras, in italiano, desueto, Nistro), è un fiume che scorre nei territori di Ucraina e Moldavia; è lungo 1.370 km e ha un bacino idrografico di 80.000 km².


Este veneta
http://it.wikipedia.org/wiki/Este_%28Italia%29
Este
viewtopic.php?f=151&t=706

Este fiume (Xermagna)
http://it.wikipedia.org/wiki/Landa_di_Luneburgo
http://de.wikipedia.org/wiki/L%C3%BCneburger_Heide

http://de.wikipedia.org/wiki/Este_(Fluss)

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... rmagna.jpg
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Re: Istria, Istro, Dniester, Nistro

Messaggioda Berto » dom apr 26, 2015 7:07 pm

Coante falbarie ke łi conta sti tałiani!


http://www.lorenzopeli.it/istria

L'Istria è un'incantevole penisola lambita dalle acque dell' Adriatico settentrionale, situata all'estremità orientale del Golfo di Venezia.
Una costa frastagliata dove si infrangono le onde di un mare cristallino e ricchissimo di fauna ittica d'ogni tipo. Numerose isolette e scogli emergenti che continuano, a breve distanza dalla riva, fino a creare lo straordinario arcipelago della costa Dalmata, autentica meraviglia della natura.

Un entroterra caratterizzato da forti contrasti; il verde intenso degli sterminati uliveti e delle vigne, la macchia mediterranea alternata alla terra rossa ed alle rocce carsiche sferzate dai venti di settentrione.
Lunghi secoli di armoniosa convivenza dell'uomo con la forte e selvaggia natura del luogo, hanno consentito lo sviluppo di numerosi insediamenti caratterizzati da mirabili opere d'arte e d'ingegno che hanno arricchito, anzichè deturpato, un territorio già di per sè meraviglioso.

??? Ke ensemenii???
La prima grande evoluzione culturale e artistica dell'Istria è attribuibile ai Romani, che attorno all'anno 178 a.C. si insediarono in Istria, e successivamente in Dalmazia ed Illiria (l'attuale Albania -anno 229 a.C.-), lasciando un'impronta indelebile di civiltà latina su tutta la costa orientale dell'Adriatico. Ancor'oggi sono visibili numerossimi reperti Romani, tra cui spicca la magnifica arena di Pola.

Con alterne vicende (periodi di invasione e dominazione barbarica -Ostrogoti, Longobardi-) l'influsso Romano su queste terre si è protratto per oltre mille anni; attorno all'anno 1000 infatti, per il progressivo disgregarsi dell'impero Romano d'Oriente, Venezia allargò i suoi domini alle coste dell'Istria e della Dalmazia. Il Doge Veneziano assunse anche il titolo di Doge di Dalmazia e Croazia. La Serenissima governò sulle sponde dell'Adriatico per quasi 600 anni durante i quali si assistette al fiorire di arti e commerci, all'espansione urbana degli insediamenti costieri ed alla fondazione di nuovi paesi nell'entroterra con l'edificazione di quegli splendidi palazzi in stile Veneto che ancor'oggi possiamo ammirare.

Nell'arco di oltre 16 secoli si è compiuto quel processo di evoluzione che ha portato l'Istria ed alcuni centri della Dalmazia (come Ragusa, Zara, Traù e Spalato) a divenire parte integrante, non solo geograficamente, ma anche culturalmente, dell'Italia moderna.

Nel 1700, per la progressiva decadenza della Repubblica di Venezia, il controllo di queste terre passò all'Austria e all'Ungheria, senza peraltro che si verificassero grossi cambiamenti culturali o etnici delle popolazioni locali.

La storia recente:
Dal 1815 fino alla prima guerra mondiale l'Istria rimase sotto il controllo Austriaco, ma in quegli anni si svilupparono grandi moti irredentisti grazie anche all'attività di eroici istriani come Fabio Filzi (di Pisino), Nazario Sauro (di Capodistria), Paolo De Peris (di Rovigno). il 26 aprile 1915 (patto di Londra) vennero assegnati all'Italia l'Alto Adige fino al crinale alpino, e la Dalmazia settentrionale con le sue isole e Valona. Il Consiglio Nazionale di Fiume aveva proclamato l'unione all'Italia già il 30 ottobre 1918, ma la città era contesa dalla Jugoslavia. Il 12 settembre 1919 Fiume venne simbolicamente occupata da Gabriele D'annunzio. Il trattato di Rapallo del 12 novembre 1920 tra Italia e Jugoslavia riconobbe all'Italia il confine delle Alpi Giulie, le isole di Cherso, Lussino, Lagosta e l' arcipelago di Pelagosa, oltre alla città di Zara. Infine con il patto di Roma del 27 gennaio 1924, la Jugoslavia riconobbe la piena sovranità di Fiume all'Italia ed ebbe in cambio il possesso del porto di Baross (Susak).

Il dramma dei profughi:
alla fine della seconda guerra mondiale l'Istria e la Dalmazia settentrionale sono state strappate alla madre Patria e annesse alla Jugoslavia di Tito. In un clima di terrore si è consumata una vera e propria pulizia etnica; gli istriani di stirpe italica sono stati costretti ad abbandonare le loro case e i loro beni (almeno 350.000 profughi) molti sono stati uccisi, qualcuno ha avuto la forza di restare nella propria terra divenuta improvvisamente ostile, accettando le angherie di un regime dittatoriale comunista.
Il governo Jugoslavo ha perseguito per anni il suo progetto di cancellazione di ogni traccia di Italianità, cambiando i nomi dei paesi e di tutta la toponomastica, distruggendo insegne e monumenti.
Questo insano progetto non è peraltro mai stato completato, anche per una evidente irrealizzabilità: non è possibile cancellare in pochi lustri ciò che l'uomo ha creato in 20 secoli; per fare questo sarebbe necessario radere al suolo ogni città, ogni edificio, e anche in questo caso riemergerebbero da sotto le macerie le tetragone fondamenta Romane.

Le prospettive per il futuro:

Fortunatamente in tempi recenti le cose hanno iniziato a cambiare. La secessione della Slovenia e poi della Croazia dalla Jugoslavia (1991) ha portato all'insediamento di governi democratici, che paiono un po' più attenti all'importanza delle radici storiche e culturali di queste regioni.
La Slovenia è già entrata nell'Unione Europea e prossimamente (speriamo presto) anche la Croazia. In questo nuovo clima di amicizia e di collaborazione Europea speriamo che possa realizzarsi anche in Istria e sulla costa Dalmata il modello già positivamente sperimentato in Alto Adige - Sudtirol, dove la tradizione e la cultura di lingua tedesca (storicamente prevalenti e radicate nel territorio) sono rispettate e protette anche se il territorio è collocato nei confini italiani per i noti motivi geopolitici. Così anche le zone dell'Istria e della Dalmazia di tradizione e cultura italiana potrebbero vedere valorizzate le loro radici storiche italiane anche se amministrate dalla Croazia o dalla Slovenia, senza inutili ed anacronistiche rivendicazioni territoriali, che non hanno più senso nell'Europa Unita.
Quello che speriamo è che le autorità Croate e Slovene riescano finalmente a capire che il patrimonio culturale Italiano in codeste terre non è una minaccia ma al contrario è una grande ricchezza che deve essere valorizzata, in uno spirito d'amicizia e di collaborazione.
E speriamo che questo si possa tradurre in un bilinguismo completo in Istria e nelle aree Dalmate di tradizione italiana, nel sostegno alle scuole italiane, alla stampa ed alle organizzazioni culturali e nell'agevolazione ai profughi ed ai loro discendenti, anche di natura fiscale, perchè possano tornare ad insediarsi nella loro terra in piena armonia con l'attuale popolazione.


In conclusione un invito: visitate l'Istria e la Dalmazia non come sprovveduti turisti in cerca di mare a basso prezzo, ma con la mente aperta e gli occhi di chi vuole capire.
Troppo spesso sento dire da nostri connazionali frasi come "vado in vacanza a Porec, in Croazia" oppure "andiamo all'isola di Losinj" dimostrando una superficialità, un'ignoranza storica ed un'esterofilia inaccettabili e fuori luogo.
Questo atteggiamento è offensivo prima di tutto nei confronti dei nostri connazionali che da decenni lottano per mantenere viva la tradizione italiana; è poi irriverente nei confronti degli italiani che nel corso dei secoli hanno realizzato le meraviglie artistiche, architettoniche e culturali di queste terre e soprattutto nei confronti delle migliaia di istriani e dalmati che sono morti per difendere la loro terra e la loro identità.

Grazie per l'attenzione e per l'interesse che avete dimostrando leggendo queste note.

Lorenzo Peli.
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Re: Istria, Istro, Dniester, Nistro

Messaggioda Berto » dom apr 26, 2015 7:52 pm

Dalmasia e Dalmati

http://it.wikipedia.org/wiki/Dalmazia
Il suo nome deriva dall'antico popolo dei Dalmati (in latino Dalmatae o Delmatae: a sua volta questo nome deriva dalla parola illirica delmë, che significa pecora) e venne utilizzato ufficialmente per denominare la regione quando la Dalmazia fu staccata dall'Illirico e costituita come provincia romana (10 d.C.).

http://it.wikipedia.org/wiki/Dalmazia_% ... _romana%29
La Dalmazia (in latino: Dalmatia) era un'antica provincia dell'impero romano che comprendeva i territori dell'attuale Croazia, Bosnia, Serbia occidentale, Slovenia meridionale e Albania settentrionale. Essa faceva inizialmente parte della provincia romana dell'Illyricum (o Illyricum Superior), diviso in seguito alla rivolta dalmato-pannonica o più probabilmente agli inizi del principato di Tiberio in Dalmazia e Pannonia (tra il 14 ed il 20).

http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_Dalmazia
La storia della Dalmazia iniziò quando le tribù, dalle quali la regione prende il nome, si dichiararono indipendenti da Genzio, il re dell'antica Illiria, per fondare una repubblica. La sua capitale era Delminium, la collocazione della quale è sconosciuta (probabilmente nel territorio meridionale dell'attuale Bosnia ed Erzegovina); il suo territorio si estendeva verso nord dal fiume Narenta al fiume Cetina e in seguito sino il Cherca, dove raggiungeva i confini della Liburnia.
L'Impero romano iniziò l'occupazione dell'Illiria nell'anno 168 a.C. formando la provincia dell'Illiricum. Nel 156 a.C. i Dalmati vennero attaccati per la prima volta da un esercito romano e costretti a pagare tributo. Nel 10, durante il regno di Augusto, l'Illiricum venne diviso in Pannonia a nord e Dalmazia a sud, dopo che l'ultima di molte furiose rivolte era stata schiacciata da Tiberio nel 9. Questo evento fu seguito dalla totale sottomissione e dalla pronta accettazione della civiltà latina che si diffuse in tutta l'Illiria.


Ke buxiari!
http://it.wikipedia.org/wiki/Dalmati_italiani
...
Nell'odierna Dalmazia sopravvivono comunità italiane di modesta entità numerica, divise tra gli Stati di Croazia e Montenegro, ultima testimonianza di una presenza bimillenaria di genti prima latine e poi neoromanze, che ha enormemente influenzato la regione e che ha le sue radici nelle popolazioni sopravvissute alle invasioni slave.
Gli attuali Dalmati italiani sono, infatti, gli ultimi epigoni dei latini e delle popolazioni che parlavano lingue neoromanze nella regione, oltre che dei Veneti e, in misura minore, dei Pugliesi, Marchigiani, Romagnoli, Friulani trapiantati nei territori adriatici d'oltremare della Repubblica di Venezia e della Repubblica di Ragusa.
Secondo il linguista Matteo Bartoli l'italiano (talian o łengoa veneta?) era l'idioma parlato come prima lingua da circa il 33% della popolazione dalmata all'inizio delle guerre napoleoniche.


Liburnia
http://it.wikipedia.org/wiki/Liburnia
La Liburnia era un'antica regione della costa nord-orientale dell'Adriatico, nell'odierna Croazia ed era abitata dal popolo illirico dei Liburni. In età ellenistica e romana i limiti della Liburnia si estendevano dal fiume Arsa in Istria, inglobando quindi la riviera orientale istriana, fino all'odierno fiume Cherca (l'antico Tizio) a sud di Zara, che fungeva da confine tra la Liburnia e la Dalmazia. Ad est, verso l'interno, la Liburnia era delimitata dalle Alpi Bebie (Velebit). Nella Liburnia classica erano comprese le vicine isole dell'Adriatico settentrionale come Veglia, Arbe, Cherso, Lussino, Pago, l'Isola Lunga, Sestrugno, Scarda e molte altre.
Quando i Romani conquistarono la regione, questa fu inglobata nella provincia della Dalmazia.
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