Re: Bełun
Inviato: mar mar 18, 2014 5:35 pm
Cavarzano
Cusì la la conta li osesi e envaxa de li romani e del mito de la romanixasion:
va' al sito: http://www.webdolomiti.net/storia/stori ... romani.htm
...
I primi contatti furono prettamente commerciali: i Romani avevano bisogno del ferro e del rame bellunese. Al tempo di Augusto, Belluno divenne "municipium", dopo Feltre e forse anche dopo il Cadore, e fece parte della 'X Regio Venetia et Histria'. Al decadere del municipio, venne assoggettata alla centralizzata autorità imperiale.
Disponiamo oggi di abbondanti resti romani (de epoca romana e no romani): cippi funerari (il più famoso è quello di Flavio Ostilio, ora conservato in Crepadona); gli acquedotti (si veda quello di Fisterre); le monete e le iscrizioni monumentali (documentazione epigrafica ascrivibile per lo più ai secoli II e III d.C.).
Come sembrano testimoniare le iscrizioni che ci rimangono, Belluno deve aver goduto di una certa autonomia durante il periodo della sudditanza a Roma.
La città era retta dai "quattuorviri jure dicendo" (supremi magistrati), dai "quattuorviri aedilicia potestate" e dal Consiglio degli anziani; era anche presente un "sindacato" dei dendrofori (dal greco "trasportatori di alberi"), sopravvissuto fino ad oggi come associazione degli zattieri.
In età romana, le zattere di abete, caricate con il prezioso larice e con minerali e pietre da costruzione, dai fiumi alpini scendevano fino al Po e al porto di Ravenna. Questa attività legata al legno nelle nostre zone dovette svilupparsi fino dalla prima età imperiale, come testimoniano le iscrizioni rinvenute a Feltre e a Belluno.
Con la romanizzazione il paesaggio si trasformò radicalmente ???.
Attraverso la centuriazione (suddivisione agraria del territorio in varie parcelle quadrangolari), vennero messe a cultura nuove terre, vengono realizzati bonifiche, canalizzazioni, disboscamenti e create strade di accesso ai fondi.
Ogni centuria veniva data ai Romani o agli indigeni, che ne diventavano i proprietari.
I primi assegnatari spesso legarono il proprio nome al fondo: ad esempio, il nome Cavarzano deriva da Capertianum (fondo della famiglia Capertia) ???,ed il nome Vezzano deriva da Vettianum (???).
Me despiaxe asè Cavarzano nol riva çerto da Capertianum fondo della famiglia Capertia; no ghè gnaon decomento (la xe sol ke na ensemensa de li osesi de le raixe romane), pitosto Cavarzano lè da ligar a voxi de sta fameja toponomastega kive:
Cavarzano
http://it.wikipedia.org/wiki/Cavarzano
CAVERZANO
http://www.archeoagordo.it/09/veneti.htm
Caverzano è attualmente una zona poco nota per la sua storia archeologica, il che contrasta con il ruolo importante che rivestì nella seconda metà del secolo scorso, quando, in un fervore di indagini sul terreno e di studi, la civiltà dei Veneti antichi, da mito e leggenda, divenne una realtà archeologicamente tangibile e definita.
Cusì la la conta li osesi e envaxà de li romani e del mito de la romanixasion:
http://www.webdolomiti.net/storia/stori ... romani.htm
...
La centuriazione in provincia di Belluno ???
http://carioca40.altervista.org/concors ... lluno.html
Non tutto il territorio veniva centuriato: le zone montuose o boschive erano lasciate ad uso comunitario. In Val Belluna due località conservano nel loro nome il ricordo delle antiche centurie:
Centore di Limana e Centore di Lentiai ???.
I primi assegnatari hanno spesso lasciato il loro nome al podere (praediunì): Cavarzano deriva da Capertianum (fondo della famiglia Caper tia), Vezzano da Vettianum (fondo della famiglia Vettia): vengono perciò detti toponimi prediali. ???
Altri paesi (come Carmegn e Samprogn) conservano il nome del proprietario (Carminius, Sem-pronius] senza l’aggiunta del suffisso -anum indicativo di appartenenza.’area bellunese sono presenti anche prediali con suffisso -acum di tipo gallico (Cugnàch, Fumàch), nel Feltrino con terminazione -enum di tipo retico-etruscoi-de (Artén, Lamén): indizio della presenza di indigeni romanizzati.prediali sono stati individuati anche nel bassoAgordino, nell’Alpago e nella parte centrale del Cadere: testimoniano la presenza di insediamenti stabili in età romana.numero rilevante dei toponimi prediali fa pensare alla presenza di tante piccole aziende agricole, basate sulla coltivazione diretta e sull’allevamento per il consumo locale.
Nelle iscrizioni romane qui non sono nominati né schiavi né liberti (schiavi liberati): si potrebbe dedurre che i lavori agricoli fossero eseguiti in gran parte con l’opera di braccianti liberi. La centuriazione del territorio bellunese e quella del territorio feltrino hanno orientamenti differenti, stabiliti in relazione con la pendenza del terreno, in modo da facilitare il deflusso delle acque. I torrenti Vesès e Terche segnavano probabilmente il confine tra i due Municipi.
LA QUESTIONE DELL’ASSETTO AGRARIO E DELLO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE
NELLA VAL BELLUNA ROMANA
http://www.univr.it/documenti/Documento ... 411789.pdf
Cippi gromatici ???
...
Circa vent’anni or sono, però, com’è noto, tutte queste certezze vennero messe in serio dubbio da due contributi di Paolo Liverani, che si interessò della questione dei cippi gromatici esaminando, in particolare, alcuni blocchi, in tutto simili a quelli della Val Belluna, rinvenuti in Valpolicella.
Le ipotesi dello studioso recuperarono da un lato una lunga tradizione che potremmo definire popolare e dall’altro studi scientifici condotti, qualche anno prima, da alcuni ricercatori francesi. Le indagini dello studioso furono rivolte verso gli aspetti che, a suo dire, non avevano trovato né una chiara definizione néuna certa soluzione nelle ricostruzioni prospettate in precedenza: vale a dire la funzione dei vari incassi, superiori e laterali, e dell’incavo centrale. Le conclusioni cui giunse Liverani portarono a considerare i cippi non più come termini muti di centuriazione, ma come contrappesi di torchi di tradizione romana. Lo studioso, infatti, affermò che tutti gli elementi distintivi dei blocchi “… si spiegano perfettamente con gli attacchi che assicuravano le viti senza fine al loro contrappeso”. Si tratterebbe, in definitiva, di una serie di pietre, opportunamente lavorate e adattate in modo tale da potervi alloggiare l’estremità inferiore di una vite senza fine (cochlea), che avrebbe permesso di abbassare e di alzare un grosso palo orizzontale (il prelum nella terminologia tecnica latina) ancorato, ad un’estremità, al muro o trattenuto da due pali verticali (arbores), grazie al quale sarebbe stato possibile spremere le vinacce o la pasta di olive, collocate molto probabilmente all’interno di cistae di vimini. Nel dettaglio, l’incavo centrale sarebbe stato in relazione con la vite senza fine, gli incassi laterali a coda di rondine, invece, avrebbero dovuto ospitare le ammorsature idonee a collegare il blocco alla vite e, infine, gli incassi quadrangolari superiori avrebbero ugualmente dovuto ancorare la vite al contrappeso.
...
Innanzitutto, va detto che i cippi della Val Belluna non sembrerebberoessere in alcun modo paragonabili ai termini di cui abbiamo notizia dai Gromatici, sia per la loro forma, che è tronco-conica e non cilindrica, sia per le loro misure, che per nulla si adattano alle precise prescrizioni che, in questo ambito, vengono fornite dagli autori latini. Tuttavia, si deve dire che variazioni, anche consistenti, nelle dimensioni standard dei cippi sono state documentate in vari casi, per esempio nel blocco rinvenuto esattamente all’incrocio tra un kardo e un decumanus, presso Trentola, nell’ager Campanus. Pagano per giustificare questa particolarità, citò un passo dei Gromatici, secondo il quale termini sunt maiores qui iuxta flumina positi sunt.
...
Łe falbe çenturiasion
viewtopic.php?f=176&t=931
Łe falbe çenturiasion romane ente ła tera veneta
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... BxY3M/edit
Çenturasion de Adria-Viładoxe
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 9TNDA/edit
Çenturiasion de Bełun
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... U2Vnc/edit
Cusì la la conta li osesi e envaxa de li romani e del mito de la romanixasion:
va' al sito: http://www.webdolomiti.net/storia/stori ... romani.htm
...
I primi contatti furono prettamente commerciali: i Romani avevano bisogno del ferro e del rame bellunese. Al tempo di Augusto, Belluno divenne "municipium", dopo Feltre e forse anche dopo il Cadore, e fece parte della 'X Regio Venetia et Histria'. Al decadere del municipio, venne assoggettata alla centralizzata autorità imperiale.
Disponiamo oggi di abbondanti resti romani (de epoca romana e no romani): cippi funerari (il più famoso è quello di Flavio Ostilio, ora conservato in Crepadona); gli acquedotti (si veda quello di Fisterre); le monete e le iscrizioni monumentali (documentazione epigrafica ascrivibile per lo più ai secoli II e III d.C.).
Come sembrano testimoniare le iscrizioni che ci rimangono, Belluno deve aver goduto di una certa autonomia durante il periodo della sudditanza a Roma.
La città era retta dai "quattuorviri jure dicendo" (supremi magistrati), dai "quattuorviri aedilicia potestate" e dal Consiglio degli anziani; era anche presente un "sindacato" dei dendrofori (dal greco "trasportatori di alberi"), sopravvissuto fino ad oggi come associazione degli zattieri.
In età romana, le zattere di abete, caricate con il prezioso larice e con minerali e pietre da costruzione, dai fiumi alpini scendevano fino al Po e al porto di Ravenna. Questa attività legata al legno nelle nostre zone dovette svilupparsi fino dalla prima età imperiale, come testimoniano le iscrizioni rinvenute a Feltre e a Belluno.
Con la romanizzazione il paesaggio si trasformò radicalmente ???.
Attraverso la centuriazione (suddivisione agraria del territorio in varie parcelle quadrangolari), vennero messe a cultura nuove terre, vengono realizzati bonifiche, canalizzazioni, disboscamenti e create strade di accesso ai fondi.
Ogni centuria veniva data ai Romani o agli indigeni, che ne diventavano i proprietari.
I primi assegnatari spesso legarono il proprio nome al fondo: ad esempio, il nome Cavarzano deriva da Capertianum (fondo della famiglia Capertia) ???,ed il nome Vezzano deriva da Vettianum (???).
Me despiaxe asè Cavarzano nol riva çerto da Capertianum fondo della famiglia Capertia; no ghè gnaon decomento (la xe sol ke na ensemensa de li osesi de le raixe romane), pitosto Cavarzano lè da ligar a voxi de sta fameja toponomastega kive:
Cavarzano
http://it.wikipedia.org/wiki/Cavarzano
CAVERZANO
http://www.archeoagordo.it/09/veneti.htm
Caverzano è attualmente una zona poco nota per la sua storia archeologica, il che contrasta con il ruolo importante che rivestì nella seconda metà del secolo scorso, quando, in un fervore di indagini sul terreno e di studi, la civiltà dei Veneti antichi, da mito e leggenda, divenne una realtà archeologicamente tangibile e definita.
Cusì la la conta li osesi e envaxà de li romani e del mito de la romanixasion:
http://www.webdolomiti.net/storia/stori ... romani.htm
...
La centuriazione in provincia di Belluno ???
http://carioca40.altervista.org/concors ... lluno.html
Non tutto il territorio veniva centuriato: le zone montuose o boschive erano lasciate ad uso comunitario. In Val Belluna due località conservano nel loro nome il ricordo delle antiche centurie:
Centore di Limana e Centore di Lentiai ???.
I primi assegnatari hanno spesso lasciato il loro nome al podere (praediunì): Cavarzano deriva da Capertianum (fondo della famiglia Caper tia), Vezzano da Vettianum (fondo della famiglia Vettia): vengono perciò detti toponimi prediali. ???
Altri paesi (come Carmegn e Samprogn) conservano il nome del proprietario (Carminius, Sem-pronius] senza l’aggiunta del suffisso -anum indicativo di appartenenza.’area bellunese sono presenti anche prediali con suffisso -acum di tipo gallico (Cugnàch, Fumàch), nel Feltrino con terminazione -enum di tipo retico-etruscoi-de (Artén, Lamén): indizio della presenza di indigeni romanizzati.prediali sono stati individuati anche nel bassoAgordino, nell’Alpago e nella parte centrale del Cadere: testimoniano la presenza di insediamenti stabili in età romana.numero rilevante dei toponimi prediali fa pensare alla presenza di tante piccole aziende agricole, basate sulla coltivazione diretta e sull’allevamento per il consumo locale.
Nelle iscrizioni romane qui non sono nominati né schiavi né liberti (schiavi liberati): si potrebbe dedurre che i lavori agricoli fossero eseguiti in gran parte con l’opera di braccianti liberi. La centuriazione del territorio bellunese e quella del territorio feltrino hanno orientamenti differenti, stabiliti in relazione con la pendenza del terreno, in modo da facilitare il deflusso delle acque. I torrenti Vesès e Terche segnavano probabilmente il confine tra i due Municipi.
LA QUESTIONE DELL’ASSETTO AGRARIO E DELLO SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE
NELLA VAL BELLUNA ROMANA
http://www.univr.it/documenti/Documento ... 411789.pdf
Cippi gromatici ???
...
Circa vent’anni or sono, però, com’è noto, tutte queste certezze vennero messe in serio dubbio da due contributi di Paolo Liverani, che si interessò della questione dei cippi gromatici esaminando, in particolare, alcuni blocchi, in tutto simili a quelli della Val Belluna, rinvenuti in Valpolicella.
Le ipotesi dello studioso recuperarono da un lato una lunga tradizione che potremmo definire popolare e dall’altro studi scientifici condotti, qualche anno prima, da alcuni ricercatori francesi. Le indagini dello studioso furono rivolte verso gli aspetti che, a suo dire, non avevano trovato né una chiara definizione néuna certa soluzione nelle ricostruzioni prospettate in precedenza: vale a dire la funzione dei vari incassi, superiori e laterali, e dell’incavo centrale. Le conclusioni cui giunse Liverani portarono a considerare i cippi non più come termini muti di centuriazione, ma come contrappesi di torchi di tradizione romana. Lo studioso, infatti, affermò che tutti gli elementi distintivi dei blocchi “… si spiegano perfettamente con gli attacchi che assicuravano le viti senza fine al loro contrappeso”. Si tratterebbe, in definitiva, di una serie di pietre, opportunamente lavorate e adattate in modo tale da potervi alloggiare l’estremità inferiore di una vite senza fine (cochlea), che avrebbe permesso di abbassare e di alzare un grosso palo orizzontale (il prelum nella terminologia tecnica latina) ancorato, ad un’estremità, al muro o trattenuto da due pali verticali (arbores), grazie al quale sarebbe stato possibile spremere le vinacce o la pasta di olive, collocate molto probabilmente all’interno di cistae di vimini. Nel dettaglio, l’incavo centrale sarebbe stato in relazione con la vite senza fine, gli incassi laterali a coda di rondine, invece, avrebbero dovuto ospitare le ammorsature idonee a collegare il blocco alla vite e, infine, gli incassi quadrangolari superiori avrebbero ugualmente dovuto ancorare la vite al contrappeso.
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Innanzitutto, va detto che i cippi della Val Belluna non sembrerebberoessere in alcun modo paragonabili ai termini di cui abbiamo notizia dai Gromatici, sia per la loro forma, che è tronco-conica e non cilindrica, sia per le loro misure, che per nulla si adattano alle precise prescrizioni che, in questo ambito, vengono fornite dagli autori latini. Tuttavia, si deve dire che variazioni, anche consistenti, nelle dimensioni standard dei cippi sono state documentate in vari casi, per esempio nel blocco rinvenuto esattamente all’incrocio tra un kardo e un decumanus, presso Trentola, nell’ager Campanus. Pagano per giustificare questa particolarità, citò un passo dei Gromatici, secondo il quale termini sunt maiores qui iuxta flumina positi sunt.
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Łe falbe çenturiasion
viewtopic.php?f=176&t=931
Łe falbe çenturiasion romane ente ła tera veneta
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... BxY3M/edit
Çenturasion de Adria-Viładoxe
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... 9TNDA/edit
Çenturiasion de Bełun
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... U2Vnc/edit