Xumeła/Zumella (casteło-tore-taun-zun-zaun de Mel/Mella)https://picasaweb.google.com/1001409263 ... llaCastelo http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... 07/1-3.jpg Etimoloja de Mel e de Xumele/Zumelle (castrum zumellarum) de li “doti”(da la voxe latina de
jemeli/gemelli, robe de naltro mondo!)
E sti “doti” (anca dotori co la laurea) li ciapa anca skei e onori, da no credare.
Etimoloja de Mel e de Xumele/Zumelle (castrum zumellarum) tamixà, ponderà o pexàZum-da vecia voxe jermanega corispondente a la todesca
Zaun, aat
Zun = fortesa, castro, forte, tore, ...
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... emeran.jpgDa: Le origini delle lingue europee, del glottologo Mario Alinei Volume I 3.4.
Il passaggio semantico da «recinto di un campo coltivato» a «luogo abitato» in area celto-germanicaIn uno dei capitoli precedenti ho toccato il legame fra tedesco
Zaun «siepe», nederlandese
tuin «orto, giardino», e inglese
town «città» da un lato, e gallico
dunum «forte» dall'altro [sulla distribuzione di dunum v. Renfrew 1987, 237].
Secondo Pokorny (263), il termine gallico
dunum è apparentato con inglese
down («duna»), con un rapporto semantico «fortezza»/«duna» che desta, qualche perplessità, mentre
town, Zaun ecc., sarebbero prestiti dal Celtico, con una bizzarra sequenza semantica.
Non solo. Pokorny, di solito molto cauto, e tendenzialmente «splitter» piuttosto che «lumper», in questo caso non si è accontentato di separare quello che è vicino e avvicinare quello che è lontano, ma ha accomunato la nostra serie a un'enorme famiglia lessicale, che farebbe capo a un PIE
*dheu- ecc., in cui colloca fra l'altro greco
thȳmós «coraggio», latino
fūmus «fumo»,
fimus «letame», greco
th(y)ō «offrire», assieme ad alcune centinaia di altri, non meno diversi in significato.
Come «fumo» e «letame» da un lato, «coraggio» e «offrire» dall'altro, possano essere culturalmente colleati con inglese
down «duna», e infine con
town «città», non è molto chiaro.
Molto più saggio sarebbe stato di separare i nostri quattro termini dagli altri, e lasciare il resto ad ulteriori ricerche, come del resto Pokorny ha fatto innumerevoli volte.
Vediamo ora come alcuni specialisti hanno analizzato la sequenza.
Bertoldi [1947, 88 ss., 96 ss.], che si è sempre distinto per il suo interesse verso gli aspetti semantici e culturali delle etimologie, arrivando spesso a risultati importanti, aveva ricostruito la sequenza semantica correttamente, a partire da «recinto» attraverso «orto» e «città» fino a «fortezza», ma senza andare più in là per quanto riguarda il quadro cronologico.
Buck [1949, § 19.15] considera apparentate le parole germaniche e quella celtica, e mette anche lui, correttamente, la nozione di «spazio recintato» al primo posto della sequenza.
Kluge, la maggiore autorità in etimologia tedesca e germanica continentale, considera il gallico
dunum come probabile affine della famiglia di
Zaun. Tuttavia, il loro rapporto cronologico non viene discusso.
Devoto, pur elencando *duno- nelle sue Tabelle, non considera il termine IE, ma un resto di quella che lui chiama la penetrazione dei «campaniformi» nel mondo indoeuropeo, e quindi appartenente a «correnti antiindoeuropee». Per quanto riguarda la sequenza semantica, tuttavia, anche Devoto pone «recinto» alla base [Devoto 1962, 165, 395].
Esaminiamo ora la sequenza semantica «recinto» «orto» «villaggio» «fortezza» dal punto di vista dell’autodatazione. Essa corrisponde, esattamente, alla sequenza di sviluppo reale, ricostruita dagli archeologi europei per una vasta area nordeuropea, sulla base di una ricchissima documentazione: in quest’area i primi insediamenti neolitici avvengono con la recinzione di un orto famigliare, seguita dal raggruppamento di diverse famiglie in un villaggio.
In seguito, gli archeologi osservano in tutta Europa l’inizio di fortificazioni di difesa dei villaggi neolitici, probabilmente causate dal sovrappopolamento delle prime aree di insediamento e dalle conseguenti tensioni intertribali.
Molto spesso, i nuovi villaggi vengono ora edificati sulla cima di alture, attorno a cui vengono poi aggiunte anche fortificazioni. Si tratta quindi di un processo tipico del Neolitico, e la sequenza semantica è perfettamente corrispondente, come del resto dovremmo aspettarci, alla sequenza reale. Ma se aspettiamo che gli IE si separino nell’età del Rame, dopo il Neolitico, come possiamo spiegare la sequenza?
Per eliminare la contraddizione, occorre liberarci dall’orizzonte cronologico catastrofista e accettare l’ottica della Teoria della Continuità: se la sequenza è neolitica, e nel Neolitico le lingue IE sono già separate, lo sviluppo da
Zaun a
tuin, da
tuin a
town, e da
town a
dunum, avviene localmente, e in tempo reale.
La fase «fortezza», inoltre, raggiunta solo dal Celtico, si lascia più facilmente interpretare come prestito, anche se la questione meriterà uno studio più approfondito.
Questa analisi viene rafforzata dall'esistenza di sviluppi simili in altre aree, con materiali lessicali diversi.
Ne vedremo ora altri esempi.
3.5.
Il passaggio da «recinto» a «luogo portuale» in area celto-germanicaIn parte simile a quella precedente è la famiglia lessicale celto-italo-germanica, che Pokorny (518) raggruppa sotto la radice *kagh- *kogh-, il cui significato primordiale non è stato ben studiato, e comprende latino caulae «recinto, ovile, cancellata», cōlum «colatoio, staccio, filtro», cohum «cavità del gioco dell’aratro», incohó «cominciare, dar mano», tedesco Hag, Hecke «siepe», antico danese hoge «pascolo recintato», danese have «giardino», inglese haw «bacca, recinto, siepe, giardinetto», inglese hedge «siepe», antico islandese hagi «terreno da pascolo», antico alto tedesco hag «centro abitato» e i suoi affini germanici (fra cui toponimi del tipo Den Haag «L’Aia» in Olanda, e moltissimi altri del tipo Hagen in Germania, e del tipo Haie in Francia del Nord); antico bretone caiou «siepe», gallese cae «siepe», cornico kē «siepe», medio bretone kae «siepe», gallese caü «recintare», bretone kea «recintare» ecc., gallico (glosse) caii «recinti, cancelli».
Il tipo celtico, penetrato nell’area nord-germanica, dà adito al termine portuale (in origine fluviale) che appare in nederlandese kaai, tedesco Kai, danese kai, svedese kaj, inglese quay, francese quai «banchina, molo, lungofiume».
Bertoldi [1947, 96 ss.] sottolineava giustamente le «origini rurali» di questa famiglia lessicale, senza rendersi conto, per il solito problema cronologico, che «origini rurali» per una famiglia ricostruita di fatto non può significare che Neolitico. Nell’età dei Metalli, infatti, si muovono ormai solo potenti superstrati, e si introducono importanti mutamenti strutturali in sistemi linguistici oramai stabili da due decine di millenni. Ora, la presenza di questa famiglia lessicale nel mondo celto-germanico, proprio dove esiste anche la famiglia di
Zaun/dunum, conferma che Germanico e Celtico erano già separati dal resto dell’IE, e uniti da stretti rapporti in questo periodo. Non mi soffermo sul problema degli ulteriori collegamenti di questa famiglia occidentale col lessico PIE (protoindeuropeo).
Val Zumella (Parco de l’Adamelo)
http://www.parcoadamello.it/public/Conc ... umella.pdf http://www.mtbvalcamonica.it/itinerari/colomb%C3%A9.pdfCaxa, house, home, domus, baita, capana, tenda, yurta, ixba, caverna, verna, tucul, tugurio, stanberga, tanaviewtopic.php?f=44&t=2270