Singani (storia e etimołoja)

Re: Singani (storia e etimołoja)

Messaggioda Sixara » dom mar 16, 2014 3:23 pm

Berto ha scritto:Wara ke facia, dime ti se ła te ispira!


Diria de si: a me lo so' maridà uno cusì :D
Skerzo.

Ma te faxevea i rìsi da magnare la siora sìngana? Pare ke i sia na delikatesse pa lori. Rìçi - s 'emo capìi? le bestioline ca vien su da l orto..
va bè ke anca tel delta nostro i li magnava na olta.
Sa te magnavi le stese robe soe a vòe dire ke i te gheva açetà: ke no te jèri pì on gaje ma uno de lori. :D
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Re: Singani (storia e etimołoja)

Messaggioda Berto » dom mar 16, 2014 5:48 pm

Sixara, mejo singano ke talian o padan.

Anno Zero - Paola, sposata con un rom
http://www.youtube.com/watch?v=DwbuPShueN8

Visita al campo Rom
http://www.youtube.com/watch?v=g7SpTF3Mkcg

Speciale campo rom
http://www.youtube.com/watch?v=AQ_9ohhXHq8

Napoli - Degrado al campo rom: ratti, uomini e monnezza
http://www.youtube.com/watch?v=aONuTrJ5m3c

Campo rom abusivo napoli a via marina vespucci ospedale loreto ...
http://www.youtube.com/watch?v=oZD7bjGGbhU

???
Presa Diretta - Caccia agli Zingari

Parte 1
http://www.youtube.com/watch?v=BtDgye5otw4
Parte 2
http://www.youtube.com/watch?v=pcQT-R8gwww
Parte 3
http://www.youtube.com/watch?v=cLb073DXbiY
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Re: Singani (storia e etimołoja)

Messaggioda Berto » dom mar 16, 2014 8:08 pm

Elena e gli zingari: quando l' Europa amava i gitani

http://archiviostorico.corriere.it/2007 ... 8022.shtml

Immagine

http://it.wikipedia.org/wiki/Elena_del_Montenegro

Anche a me risulta che la principessa Elena, futura regina d' Italia, appartenesse a una dinastia montenegrina e non rom.

Devo però dire di avere ascoltato da persone anziane, quando ero bambino, racconti di come la regina Elena, provenendo da un Paese in cui la presenza rom era importante, si sia comportata con simpatia verso di loro, favorendone l' ingresso in Italia. Ritengo che il racconto sia credibile, benché mi risulti che non esistano statistiche precise in merito al flusso migratorio dei rom, tanto meno estese al periodo storico della regina Elena. salcompi@iol.it Caro Comenale Pinto, i racconti che lei ascoltò quando era bambino non mi sorprendono.

Non è difficile immaginare le chiacchiere, le supposizioni, le illazioni e i pregiudizi con cui la società italiana accolse allora una principessa che giungeva da un piccolo regno «barbaro» di pastori e guerrieri. Se anche oggi, come abbiamo constatato negli scorsi giorni, è difficile convincere gli italiani che romeni e rom non sono la stessa cosa, si figuri che cosa dovette accadere in un Paese assai più rurale e provinciale di quanto non sia ora l' Italia. La storia del matrimonio di Elena con Vittorio Emanuele, del resto, è piuttosto curiosa. Quando fu deciso che era giunto il momento di dare una moglie al principe ereditario, Francesco Crispi compose un album con i ritratti delle maggiori principesse europee e lo mandò al giovane Vittorio Emanuele, già noto allora per il suo carattere schivo, aggiungendo che Elena del Montenegro gli sembrava, fra tutte, la più adatta.
E quando un amico gli chiese ragione di quella preferenza, Crispi rispose: «Ci vuole una bella donna, bruna, forte, per rinvigorire la razza, e la montenegrina lo è».

Elena si dimostrò all' altezza del compito che le era stato assegnato. Divenne cattolica a Bari, tradizionale tappa dei pellegrini ortodossi verso la Terra Santa. Amò Vittorio Emanuele e ne fu teneramente riamata.
Rinvigorì la «razza» mettendo al mondo cinque figli - Jolanda, Mafalda, Umberto, Giovanna, Maria Francesca - tutti più alti e robusti del padre. Si dedicò con grande impegno alle attività caritatevoli e fu per dieci anni ispettrice delle infermiere volontarie della Croce Rossa.

Fu anche amica e protettrice dei rom?
Non ho trovato notizie o documenti che mi consentano di rispondere alla sua domanda.


Ma ne approfitto per ricordarle che vi fu un periodo, tra la fine dell' Ottocento, e i primi del Novecento, quando zingari e gitani, come erano noti nella maggior parte d' Europa, suscitavano interesse, curiosità e una certa simpatia. Gli intellettuali scapigliati di Montparnasse si chiamavano «bohémiens» (correva voce che gli zingari fossero originari della Boemia). Le sigarette preferite dai francesi si chiamavano Gitanes. Due generi musicali europei (il flamenco in Spagna e la czarda in Ungheria) avevano una matrice zingara. Gli zingari erano spesso protagonisti delle più famose operette del tempo (Lo zingaro barone, La principessa della czarda, La contessa Maritza). Il violinista zingaro era un personaggio abituale di molti ristoranti. Gli zingari rubavano, mendicavano, dicevano la buona fortuna e importunavano la gente. Ma erano noti e amati come artisti del circo, ballerini e cantanti. Il caso della Russia è particolarmente interessante. L' orchestrina zingara è sempre stata, anche in epoca sovietica, l' abituale ingrediente di feste, banchetti, matrimoni. Un noto regista cinematografico, Nikita Michalkov, si è sempre servito degli zingari per aggiungere un pizzico di follia e di spensieratezza alle trame dei suoi film. Stalin volle farne una popolazione stabile e sedentaria, ma il regime incoraggiò gli zingari a coltivare il proprio talento e li autorizzò ad aprire un teatro, nel centro di Mosca, in cui ho visto, parecchi anni fa, un paio di spettacoli. Uno di questi era «Il cadavere vivente» di Lev Tolstoj, la storia di un uomo, Fedja Protasov, che simula il suicidio per favorire l' unione della moglie con il suo amante. Il Teatro dei Rom (è questo il suo nome) lo considerava un pezzo forte del suo repertorio e lo rappresentava orgogliosamente perché Protasov, nel secondo atto del dramma, cerca di confortare le sue pene trascorrendo la notte in un cabaret zingaro, fra musiche e canti melanconici. Può darsi che Elena, educata nello Smolnyj di Pietroburgo (un aristocratico «collegio delle fanciulle») e accolta con simpatia nei salotti della città, abbia portato con sé in Italia il ricordo degli zingari russi e della loro presenza nelle feste della capitale imperiale.

Romano Sergio

Pagina 51
(8 novembre 2007) - Corriere della Sera
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Re: Singani (storia e etimołoja)

Messaggioda Berto » dom mar 16, 2014 8:28 pm

Miti, Ipotesi ed Evidenze - Riguardanti l'Origine dei Popoli
L'origine dei Rom e Sinti
http://www.imninalu.net/Romsinti.htm

Di Sándor Avraham, studioso gitano delle origini dei popoli...
http://shardanapopolidelmare.forumcommu ... 7732&st=15
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Re: Singani (storia e etimołoja)

Messaggioda Berto » dom mar 16, 2014 8:50 pm

Ki łi conta on fià de bàłe:
http://federazioneromani.wordpress.com/cultura

Nella storia del cinema non si dovranno dimenticare della popolazione romanì che, girando prima con la “laterna magica” e poi con i proiettori per le piazze di paesi e città, hanno contribuito alla diffusione dell’arte cinematografica che, del resto, ha conosciuto e conosce famosi attori di origine rom, come Yul Brinner, Charlie Chaplin, Rita Hayworth, Michael Caine e Bob Hopkins. Fino a poco tempo fa era raro incontrare rom autori di lavori letterari.

Michael Caine e Yul Brunner no łi jera singani e Bob Hoskins e Rita Hayworth lomè forse par 1/4 (par na bixnona).

http://it.wikipedia.org/wiki/Michael_Caine
Michael Caine nasce a Rotherhithe, un quartiere residenziale di Southwark (Londra), il 14 marzo del 1933, figlio di Maurice Joseph Micklewhite Sr., uno scaricatore portuale inglese di religione cattolica e di origini irlandesi e pavee, e di Ellen Frances Marie Micklewhite (nata Burchell), una cuoca e domestica inglese di religione protestante. Dopo un'infanzia difficile, a diciotto anni lascia la scuola e per qualche tempo intraprende la carriera militare come fuciliere nei Royal Fusiliers durante la Guerra di Corea dal 1952 al 1954. Deciso a divenire un attore, frequenta una scuola di recitazione, e fa una breve gavetta in teatro.

http://it.wikipedia.org/wiki/Yul_Brynner
Figlio di genitori russi, Boris Brynner e Marusja Blagovidova, Brynner sostenne con la stampa statunitense di essere nato nel 1915 sull'isola russa di Sakhalin col nome di Tadje Khan, da un padre con origini in parte mongole e in parte svizzere. Ma esistono versioni differenti sia sulla data sia sul luogo di nascita.
In una sua biografia pubblicata nel 2006, Empire and Odyssey: The Brynners in Far East Russia and Beyond, il figlio Yul Brynner II ("Rock" Brynner) smentisce questi dati, ma alcuni ritengono che la versione di Yul Brynner non sia da scartare.
Il dato più generalmente accettato è comunque che il padre fosse un russo di famiglia ebraica e la madre figlia di un padre russo-ebraico e di una madre russo-rom.

http://it.wikipedia.org/wiki/Bob_Hoskins
Hoskins nasce a Bury St. Edmunds, nel Suffolk, il 26 ottobre del 1942, figlio di Robert William Hoskins Sr., un contabile ed ex-camionista, e di Elsie Lillian Hoskins (nata Hopkins), una cuoca ed insegnante d'asilo. Una delle nonne di Hoskins era di etnia romanichals.

http://it.wikipedia.org/wiki/Rita_Hayworth
Nacque a Brooklyn, borough di New York, il 17 ottobre del 1918, figlia di Eduardo Cansino, un ballerino spagnolo originario di Castilleja de la Cuesta (in Andalusia), e di Volga Hayworth, una ballerina ed attrice statunitense di origini irlandesi ed inglesi. La Hayworth trascorse un'infanzia tutt'altro che felice, infatti il padre la sottrasse ben presto ai giochi per insegnarle il flamenco e, non appena sua figlia compì dodici anni, la portò con sé in tournée.

http://www.funweek.it/home/charlie-chap ... ingari.php
Charles Chaplin nacque il 16 aprile 1889 a East Street, nel sobborgo londinese di Walworth (come riporta la sua biografia ufficiale. Nei registri del Comune di Londra non c'è traccia della sua nascita, ma solo la notifica della sua presenza nel 1891, due anni dopo la nascita. Nel 2011 venne ritrovata una lettera a lui indirizzata, datata 1970, che ipotizza la sua venuta al mondo in un carro di zingari accampato nei pressi di Birmingham). I suoi genitori erano Charles Chaplin senior, un attore di varietà con il vizio dell'alcol e Hannah Harriette Hill, un'attrice conosciuta come Lily Harley. Hannah aveva già un figlio, Sydney, nato quattro anni prima. Quando Charles era ancora in fasce, Hannah fu scoperta commettere adulterio con un cantante, Leo Dryden (dalla relazione nascerà un figlio, Wheeler Dryden, il fratellastro del quale Chaplin verrà a conoscenza solo molto più tardi). Il tradimento causò la fine del matrimonio.
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Re: Singani (storia e etimołoja)

Messaggioda Sixara » dom mar 16, 2014 9:21 pm

Berto ha scritto:Sixara, mejo singano ke talian o padan.

Eeh .. còsa ca te toca dire :D
Comuncue so i rìsi no skersavo mìa, eh? L è vero ke i se li magna i singani par via de tute le so teorie so la 'purezza' i lo preferise parké lè na bestiolina néta oltre ke verghe la carne bòna, tènara..
Ma dìme : comè ca te sì finio co i sìngani n França a catare sarèxe.. sìto scapà de caxa? E Amsterdam dopo.. ghe son mai stà gnàn par là.
E te gài insegnà a lexare la màn o le carte? Na bela sìngana.. drento la tenda rosa co la sfera de cristalo.. e te te sì insinganà:D
Scuxame.
Memarì l à ciapà da i pascoalini, ramo materno, ke i li ciamava mòri-tàki. A ghe jèra na Mòra capostipite ke la jèra propio montenegrina cuela e on Mòro sofiolo .. bèh, cueo el jèra on spetacolo de òmo.. el parea Clark Gable co kei bafeti.. on dandy, senpre elegante, galante.. na olta l à cargà tute le dòne de la fameja e l le ga portà al pedrocchi a pàdoa. Tuta sta fameja de sìngani mòri.. na bèla ràsa.

La Madona de Lendenara sicome ke lè nera i dixe ke la sia venerà da i tsìgagni e difati la pàre on fià tsìgagnina co tute kele colane de oro intornovia del còlo..
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Re: Singani (storia e etimołoja)

Messaggioda Berto » lun mar 17, 2014 10:08 am

Łi singani no łi se łava (e altre ensemense o casade) -- di Saverio Tommasi

http://www.youtube.com/watch?v=HI8mYp1otic
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Re: Singani (storia e etimołoja)

Messaggioda Berto » mer mar 19, 2014 10:27 pm

Sixara ła ga postà da n’altra parte ste robe: http://evenesie.prophpbb.com/topic59.html

Còsa magneli i tsigagni?

Mary Beth Brookby in Cibo gitano : unità nella purezza. Tradizioni gastronomiche di un popolo nomade la se domanda :
Cosa accade quando una particolare popolazione non ha confini nazionali, come nel caso dei gitani?
Esistono strutture unificanti per le sue pratiche culinarie nonostante l'ampia diaspora in luoghi diversi?

Ma ndemo co ordine : ki xeli i tsigagni e da indoe viènli?

I linguisti i à senpre dito ke i vièn da l India vardando a come ca se someja la lengoa rom e l sanscrito, podopo a partir da la grande migrasion verso el NordEst de l Europa a la fine del XIII secolo i se ga xmisià co altre lengoe, persiano, greco-bizantino.. ma la grande domanda la jèra : se gài xmisià anca etnicamente oltre ke linguisticamente co altri popoli?

Pararìa de nò : tel 2001 " il Centro per la Genetica Umana della E.Cowan University a Perth, concluse che l'analisi del lento polimorfismo evolutivo ha identificato una singola linea paterna e una singola linea materna di origine indiana, condivisa da tutti i gruppi di rom testati. Così i rom discendono da una piccola minoranza ancestrale che si è in seguito frazionata in diverse popolazioni in Europa."
Elora xe sicuro ke i vièn da l India.


E come se ciameli i tsigagni?

Rom cofà la lengoa rom, ma nò tuti i grupi rom i se auto-definise rom : a gh è i tsigani de la Romania, i gitani de la Spagna, i tattare de la Svezia, i manush francexi, i romanichals inglexi.. i sìngani vèneti..
de na roba i è sicuri cusì framentà e despersi come ke i è : de la difarenza fra l èsare rom ( cofà ajetivo) e gaje o nò-ròm.
" Il fattore comune è la coscienza non tanto di ciò che sono, quanto di ciò che non sono: i rom non sono gaje."

Ma ndemo vanti co i sìngani : elora ghe xela na 'cuxina rom'?

Anca màsa sa se va vardare i elementi unificanti de na cultura cusì despersa ke i xe senpre n riferimento a on codice de purezza e al so contrario de impurità de i alimenti ( ma anca dei conportamenti).
La Brookby la dixe ke " due fattori risultano essenzialmente rom, risalendo forse a prima del loro arrivo in Europa. Uno è il profondo timore per lo spirito dei defunti, che sottende ai riti funerari. L'altro, ancora più diffuso, è il terrore della contaminazione e il rispetto della purezza rituale, con tutte le proibizioni che ne derivano. Questi tabù fanno riferimento a persone, oggetti, parti del corpo, argomenti di conversazione e cibi."

El codice de purezza, cusì come pa i indiani, el ghe serve da 'confine etnico', par ixolarse dal resto de la soçetà ke la vien considerà impura.
(Ki a ghè o prinçipio de etnorasixmo)
Ma come? naltri a ghemo senpre pensà ke lori i jèra cuei onti, nò naltri ca semo tanto civilizà, tuti bèi néti e parfumà..

Ma, secondo cueo ca dixe la studioxa, no xe on cibo n particolare ke lori ghe fa skio ( la carne de maiale par ex. pa i ebrei-musulmani) ma el tratamento del cibo o da indoe e da ki ke l vièn. Elora i fa cusì : el magnare i lo aceta da nantri, da le nostre màn dixen , solo ke n aparenza po' na olta ke i è 'caxasoa', drento tel so anbiente 'puro' i ghe fa el tratamento de 'purificazione'.. i ghe tira via lavandolo no so cuante olte la contaminazion dà anca solo dal contato co l gaje ca lo ga tocà.

Nantri pa lori a semo 'sporki' senpre. Anca solo a parlarne asieme.
(Li singani li xe purpio etno-rasisti)

Ma dìme : ghe xe ncora dei sìngani da le to parti ke i vièn fare la 'cuesta' e voialtri a ghe dè dea roba? Da naltri nò, non più.. da àni ormai. I se la tòe diretamente dal frigo.

La soçetà rom la se fonda so la distinzion fra conportamenti vujo ( puri) e marime ( impuri):

" I rom sono stati pesantemente discriminati e perseguitati per secoli. (??? Li se ga fati malvoler altro ke descremenà).
La loro tattica di sopravvivenza è spesso stata, a livello storico, l'invisibilità che li ha tenuti separati dalle culture dominanti. I rom sono stati capaci di mantenere un notevole grado di integrità culturale non solo escludendo i gaje dalle loro vite private, le leggi, le pratiche e i valori, ma tenendoli all'oscuro riguardo le loro lingue e istituzioni sociali."
Elora el confìn el pàsa par el codice de pureza, ke solo lori i sa e ke naltri nò e gnanca i ne lo dixe, podemo solo ke confrontarlo, par ex. ( visto ke i vièn da là) co cueo indiano.
Però, anca par lì noè ke ghe ne capìmo tanto, naltri ocidentali parké - el dixe l antropologo Arjun Appadurai- " ... mentre moltissimo è stato scritto riguardo al mangiare e il nutrirsi nei testi induisti di tipo legale, medico o filosofico, pochissimo è detto sul cucinare. (...) Il vasto corpo di regole, massime, prescrizioni, divieti e ingiunzioni riguardanti il cibo in pratica non contiene ricette (...) Il cibo rimane compreso all'interno degli aspetti medici o morali del pensiero induista, e non diviene mai la base di una logica gustativa autonoma."

Elora gnente riçete scrite te la cuxina indiana cusì come te cuea gitana cuei ca scrive ricetari i è tuti dei gaje.

I consuma tanta roba conjelà propio pal motivo ca dixevimo desora ( ke cusì co na bela brinà se ghe tira via tuta la marime de i gaje..).

Ah i sa dove ndare.. fameja mia co jèro picola a ghevimo dei tsìgagni ca pasava regolari lùri, ogni àno.. senpre cuei, me ricordo dee putìne bionde co la pèle scura, le parea propio dee indianine.. memàma la ghe dava parecia roba, mésa via propio par lori. No' jèra fare la carità, no' sò .. jèra naltra roba. Anca co i altri ca vegnea : zente de ogni tipo e no' te mandavia via nisùn man scorlando.
Anca mi so contraria a darghe skei : mi no' ghe dào skei a nisùn ( però a gò on debole pa' cuei ca sona la fixarmonica.. cuei sì ma cuei i sona.. calcosa i lo fa..).

Dixevimo ke i rom i ga senpre praticà la separazion da la soçetà gaje pa mantegnere la so forza culturale e sociale. Sicome ke i gaje i xe onti senpre, parké i xe ignoranti de le regole so la purezza i rom i se tien a la larga da i nò-rom.
Però bixogna intendarse so còsa ke xe la 'sporcizia' pa i rom : "i codici di purezza incentrati sul cibo spiegano gli atteggiamenti igienici dei rom riguardo al mondo, se stessi e gli altri. La sporcizia è spesso descritta come materia fuori posto ... e in genere, i concetti di materia e fuori posto determinano la percezione dello sporco e del pulito e di conseguenza i comportamenti connessi."
I ga de le regole ke naltri no capìmo : par ex. i rom vlax de l Ongaria i fa na distinsion fra le robe ke le xe melyade ( visibilmente sporche) e le robemarime ( ritualmente impure).
L è on modo difarente de intendare l onto : " Mentre i gaje sono concentrati sulla sporcizia visibile, i rom sono preoccupati della pulizia interna. E le due culture si percepiscono reciprocamente come sporche e impure."
E cusì na caxa dixordinà e poco curà no la xe 'marime' sa se rispeta le regole sol lavare e preparare el magnare: la xe solo ke 'melyade'.
E na caxa indoe ca ghe xe stà solo ke i rom, anca se la xe melyade, l è senpre pì 'pulita' de una indoe ca xe pasà i gaje.

El codice marime el se aplica soradetuto al magnare: " precauzioni e divieti funzionano come ricordo continuo delle regole di separazione". L è come se - faxendo da magnare - i mantegnese viva la memoria de le regole ke le vale anca pal resto de le so atività.
Elora " qualsiasi animale, vegetale o minerale che supera la soglia dell'abitazione è esaminato accuratamente ed è considerato del tutto sicuro solo quando è prodotto e mantenuto nelle confezioni, oppure appena colto." Anca on onbra la podaria contaminare el cibo.
I rom i la ga sta abitudine de magnare n conpagnia: oltre ke ai pasti jornalieri i se riunise anca pa le so cerimonie e ocaxion sociali ke le prevede de i piàti speciali senpre abondanti e speziati.
Come i so (ipotetici) avi indiani i rom i fa diferanza fra cibo 'ordinario' e cibo 'fortunato' (baxtalo), na distinzion ke la mete n relazion el magnare co la salute: "ogni ingrediente non è rilevante solo per il corpo ma anche per lo spirito".

On piàto ligà a la cultura rom el jèra el riccio arrosto e, sibèn ke al dì de oncuò l è deventà senpre manco popolare, " alcuni anziani ne sono ancora ghiotti".
I lo ciama hotchi-witchi " curiosamente la stessa parola usata in sanscrito per il riccio e il porcospino. I rom consideravano i ricci come animali puliti, in quanto si nutrono di cibi puri e nutrienti, ed hanno abitudini pulite. ... Il riccio arrosto è considerato ricco e succulento, con un sapore simile al maiale. Un riccio grasso poteva essere cucinato in vari modi, ad esempio avvolto in argilla per essere cotto sulle braci di un fuoco d'accampamento. Quando era pronto, l'argilla veniva rotta, e questa portava con sé le spine e la pelle. L'animale poteva essere insaporito con aglio e messo ad arrostire intero sulla brace; quando era pronto, lo si scuoiava e la carne veniva servita da sola o avvolta in erbe aromatiche."

Po' i dixe ke i sìngani i è onti: ma se no' i fa altro ke lavarla la roba...

" Molti dei codici tradizionali di purezza hanno a che fare con l'acqua. Ad esempio i rom si devono lavare solo in acqua corrente. I piatti non possono essere lavati nello stesso lavandino o bacinella usati per i panni. Il lavandino di cucina è usato solo per i piatti e non può essere usato per lavarsi le mani. Regole rigide spesso governano il prendere l'acqua da un fiume ; ( na testimoniansa de la studioxa Jan Yoors ke la ga vivesto co i rom del Beljo pa on longo periodo, a la fine de i àni '60 la dixe): ... lungo la riva vengono indicati cinque punti per prendere l'acqua. L'acqua per bere e cucinare doveva essere presa dal punto più a monte; poi veniva l'acqua per lavare i piatti e farsi il bagno. Più a valle, in ordine, l'acqua per i cavalli, per lavare i piatti, e infine per i panni delle donne incinte o in fase mestruale. ... Si dovevano usare secchi diversi per portare l'acqua destinata ai diversi usi. ... Una donna era considerata marime dalla vita in giù e doveva evitare che l'orlo della gonna toccasse un uomo che non fosse il proprio, o oggetti da questo usati. Se la gonna sfiorava tazze, piatti o bicchieri, venivano immediatamente distrutti così da non 'sporcare' i maschi che li usavano. Per questo motivo era considerato un atto di buona educazione il condividere lo stesso piatto con un ospite di riguardo, per mostrare che i piatti erano 'intonsi'. per me era difficile comprendere questo concetto di 'impurità' delle donne, ma dopo aver vissuto con i rom per lungo tempo ho imparato non solo ad accettare, ma anche ad apprezzare gli effetti benefici esercitati da queste ingiunzioni in una società chiusa, che viveva in ogni altro senso in condizioni di promiscuità."

Beh mi nò ca no le capìso ste robe so l impurità de le dòne.
Ke i le metese - n çerte culture - parfìn desora de l àlbore ste femene mestruate e i le tirava zò solo co le gheva finio... ki xe ca ghe faxea da magnare ? I dijunava forse te ke la stimana lì.

Ma no credo: i se RANJAVA mi penso co tute le so cantarine ke i gà so ki ca prepara el magnare se l è puro o impuro...
Gnàn i gaje i pòe prepararghe el magnare, naturalmente ( se l è na dòna-gaje po'..) : " ... il cibo nei ristoranti gaje non viene toccato, o viene addirittura gettato, se l'atmosfera è strana, la sala affollata, o i piatti sono sospetti", tantè ke i preferìse magnare so i piati de plastica o co le màn pitosto de doparare piati e bikieri ke i ga el sospeto ke no' i sia stà lavà ben.

El cafè po', la dixe naltra studioxa C.Miller, " è quasi un feticcio: se la tazza, o il piattino, il gusto, la panna e così via sono sospetti in qualche modo, la gente rifiuta di berlo."

Se on rom l è sospetà de ver magnà o comuncue entrà n contato co n gaje " lo status di marime verrà esteso a tutta la famiglia" e finke l ofexa a la comunità no la va n dexmentega, la fameja la vien emarjnà da la vita publica. Anca el rituale de "accoglimento e perdono" el pàsa pal rito del cafè : " Anche la decisione del tribunale (kris) viene espresso in modo simile : quelli che votano per l'accusato bevono il caffè con lui, quelli che votano contro, no."
Elora : l'isolamento sociale è espresso in larga parte dall'isolamento a tavola cusì come el senso de aparteneza a la so cultura el pàsa pa la tòla : " ... con la classificazione del cibo dei gaje come inferiore per quanto riguarda la purezza, la comunità rom aumenta il proprio orgoglio e il proprio senso di valore.
Tutto ciò tende a dimostrare come per questo gruppo etnico i confini del marime, creino, anche nell'esperienza culinaria, una cultura unificata al di là della diaspora."

M.B. Brookby,Cibo gitano : unità nella purezza in Questione di gusti, ( a cura di) J.Berg-F.Parasecoli, Gambero Rosso, 2006, pp.13-23


Xeła aplicabiłe a l’etnorasixmo dei singani ła łeje Mancino?

http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Mancino
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Re: Singani (storia e etimołoja)

Messaggioda Berto » gio mar 20, 2014 7:23 am

Sinti-rom: il loro esodo dall'India risale a 1.500 anni fa
Retrodatato di circa cinque secoli. La più estesa minoranza europea: 11 milioni di persone

http://www.corriere.it/scienze/12_dicem ... e938.shtml


Uno studio pubblicato su Current Biology offre per la prima volta una prospettiva genetica sull’origine e la storia demografica delle popolazioni di lingua romanes/romani, chiamati spesso zingari o gitani. La ricerca, coordinata da David Comas dell’Università Pompeu Fabra di Barcellona e da Manfred Kayser della Erasmus University di Rotterdam, identifica le tappe percorse da un gruppo etnico che costituisce oggi la più estesa minoranza europea: 11 milioni di individui, sparsi sull’intero continente.

DAL GENOMA - I popoli romanes/romani, a cui appartengono rom e sinti, non dispongono di testimonianze storiche scritte che ne raccontino le origini e la dispersione. Gli scienziati hanno quindi analizzato i dati relativi al genoma di tredici gruppi distinti di romanes/romani, raccolti in diverse regioni d’Europa. L’origine geografica del cosiddetto «gruppo fondatore» è stata confermata nel subocontinente indiano, nelle regioni nord e nord-ovest (che cadono in gran parte nell'odierno Pakistan); in più, è stato possibile datare la sua probabile formazione, risalente a 1.500 anni fa. Da allora in poi, la storia dei gitani è stata tutta un lungo viaggio verso occidente.

MIGRAZIONE - Secondo Manfred Kayser, «da un punto di vista genetico, i romanes/romani condividono una storia unica, caratterizzata da due elementi: le radici geografiche e la mescolanza con europei accumulata nel corso della loro migrazione». Se le indagini genetiche hanno fornito informazioni storiche e geografiche, è opportuno ricordare che questo non comporta affatto l’individuazione di un «gene zingaro»: geneticamente, qualsiasi pretesa razziale è priva di senso.

EUROPEI - Lo studio racconta piuttosto di un lungo percorso, scandito da ibridazioni genetiche con le popolazioni mediorientali, poi con quelle anatoliche, poi con le balcaniche – fino a quando, circa 900 anni or sono, i romanes/romani giunsero in Europa: quasi un millennio di permanenza, ormai, che permette senza dubbio di definirli una popolazione del continente europeo. Strumentalizzare le analisi genetiche come prova della propria origine è un trucco ormai ritrito (recente è l’episodio di un politico ungherese di estrema destra che, prove alla mano, si è fatto dichiarare privo di ascendenze ebraiche e gitane).

DNA - «Ma gli scienziati sanno bene», afferma l’epistemologo Telmo Pievani, «che cercare la purezza genetica in una popolazione - pensare cioè di essere puri ungheresi, puri tedeschi o puri italiani non ha alcun fondamento. Ciò che i genetisti trovano attraverso queste indagini sono in realtà pochissimi marcatori, immersi in 3,5 miliardi di basi nucleotidiche che compongono il nostro Dna. Se sono fortunati, e se il gruppo esaminato non si è troppo meticciato, questi elementi danno qualche indicazione sull’origine geografica di una popolazione. La tecnica utilizzata per questo studio è la stessa che ha permesso di capire come l’Homo sapiens è uscito dall’Africa, come si è diffuso in tutto il mondo, e come si è formata la diversità umana».

MAPPATURA - Mappature di questo tipo, spiega Pievani, «sono possibili solo con popolazioni molto piccole, che hanno vissuto in un certo isolamento. Non è possibile trovare mutazioni genetiche tipiche degli italiani o degli svedesi; lo possiamo fare invece con gli askenaziti e i sefarditi, che sono stati in passato popolazioni molto ridotte». Lavorando su contesti più ampi – considerando per esempio l’intera popolazione italiana - è possibile ricavare mappe che individuano in zone specifiche caratteristiche genetiche particolari. Isole genetiche sono state identificate nella provincia dell’Ogliastra, in Sardegna; in alcune vallate tra Liguria e Toscana (dove esistono tracce di popolazioni proto o pre-indoeuropee ???) e nella Toscana nord-orientale, dove alcuni marcatori sono stati fatti risalire agli etruschi. «In alcune zone», conclude Pievani, «ci potrebbero essere rimasugli genetici di vecchie storie. Oltre a questo però non si può dire».

Elisabetta Curzel
12 dicembre 2012 (modifica il 21 dicembre 2012)


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Zingari-Studio genetico conferma: non sono Europei, vengono dall’India

http://xn--identit-fwa.com/blog/2012/12 ... dall'india



La posizione delle popolazioni zingare in relazione alle altre popolazioni del globlo e rispetto agli Europei.
Come evidenziato dallo studio ed espresso nelle due mappe, gli Zingari sono geneticamente a se stanti rispetto alle popolazioni europee.
C’è però una stranezza che merita un’analisi approfondita: come noterete alcuni “pallini rossi” – che rappresentano individui zingari analizzati geneticamente – si posizionano dentro l’alveo genetico europeo, a differenza della massa degli Zingari presi in esame.
Ora, questo potrebbe dipendere da un’assimilazione avvenuta in alcuni paesi durante il percorso di invasione, ma la relativa segregazione di queste popolazioni rispetto agli Europei, rende questa spiegazione al minimo “incerta”. Allora, come spiegare quei “pallini rossi”? Tutto troverebbe una logica se prendessimo in esame l’abitudine degli Zingari di rapire i bambini delle popolazioni autoctone. La genetica ha risolto un’altra diatriba tra xenofili e realisti.

Il lungo cammino delle comunità Rom sparse per l’Europa è cominciato ben 1.500 anni fa, con l’esodo dalla regione nord-occidentale dell’India, la loro terra d’origine. A svelare le radici della minoranza etnica piu’ parrassitica e numerosa d’Europa è uno studio genetico pubblicato su Current Biology e coordinato dai ricercatori spagnoli dell’università Pompeu Fabra a Barcellona, insieme ai colleghi olandesi dell’universita’ Erasmus di Rotterdam.

Nonostante la loro attuale differenza di lingue, usi e costumi, le comunità zingare che vivono in Europa condividono un’unica radice comune. Quello che nessun documento storico scritto aveva potuto registrare, vista l’incapacità di questa popolazione di lasciare testimonianze scritte, e’ stato ricostruito analizzando i campioni di Dna prelevati da 13 comunita’ presenti in diversi paesi europei.

Le analisi genetiche hanno confermato quello che i linguisti hanno sempre supposto, ovvero che l’India è il luogo da cui hanno mosso i loro passi i Rom-Zingari residenti in Europa.

Le popolazioni di Zingari prese in esame

Lo studio ha preso in esame 800.000 marcatori genetici di un gruppo di 150 individui provenienti da 13 paesi differenti -tra i quali non l’Italia dove il loro arrivo è relativamente recente o molto recente.Dalle regioni settentrionali e nord-occidentali dell’India avrebbero mosso i primi passi verso occidente 1.500 anni fa. Sebbene le loro lingue risentano fortemente degli influssi provenienti dal Medio Oriente e dal Caucaso, dal punto di vista genetico i Rom hanno poco da spartire con le popolazioni di queste regioni. Una volta giunti in Europa, avrebbero raggiunto l’area balcanica, e da qui, circa 900 anni fa, si sarebbero purtroppo diffusi in tutto il continente.



”Dal punto di vista genetico, i Rom condividono una storia comune fatta da due elementi: le radici nel Nord-Ovest dell’India e in minima parte contributi derivanti con dai luoghi “visitati” durante la migrazione verso l’Europa”, spiega uno dei coordinatori dello studio, Manfred Kayser dell’università Erasmus di Rotterdam.
E’ la conferma, gli Zingari non sono popolazioni autoctone dell’Europa. La loro terra d’origine è in India, ... .
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Re: Singani (storia e etimołoja)

Messaggioda Berto » gio mar 20, 2014 7:33 am

I Rom e le origini, storia genetica di un popolo antichissimo
Lasciarono l'India 1500 anni fa e giunsero nei Balcani sei secoli dopo: ma nel corso della loro storia hanno interagito pochissimo con le altre popolazioni europee. Un nuovo studio sul patrimonio genetico della più grande minoranza del Vecchio Continente.
http://scienze.fanpage.it
http://scienze.fanpage.it/i-rom-e-le-or ... tichissimo

Immagine


In alcuni luoghi d’Europa sono viste come elementi di estraneità potenzialmente pericolose per le società con le quali condividono i territori, in altri vengono reputate da tutelare perché indicate come depositarie di una cultura antichissima che ha raggiunto la sua massima manifestazione nella musica: le popolazioni di lingua romaní (i cui più grandi gruppi sono quelli dei Rom e dei Sinti) costituiscono, ad ogni modo, la più consistente minoranza etnica del Vecchio Continente. Circa undici milioni di individui distribuiti in diverse nazioni a formare un mosaico di linguaggi, tradizioni e strutture sociali riconducibili, tuttavia, ad una evidente matrice comune.

Isolamento sociale, isolamento genetico

Benché precedenti studi linguistici ed indagini genetiche avessero già individuato le origini delle popolazioni di lingua romaní nel subcontinente indiano, mancava una prospettiva scientifica delle modalità in cui si articolarono queste ondate migratorie, oltre ad una cronologia dettagliata degli eventi: quasi come se l’emarginazione sociale dei Rom si sia riflessa, negli anni, anche sugli stessi studi relativi a questo popolo, lacunosi ed imprecisi, oltretutto fortemente limitati dalla diaspora che ha portato queste genti ormai anche oltreoceano. Del resto, gli stessi Rom non posseggono fonti e documenti scritti che attestino la loro storia più antica, contribuendo così essi stessi ad alimentare un mistero che avvolge la nascita di questo straordinaria etnia le cui vicissitudini sono state spessissimo indissociabili da persecuzioni, stermini, deportazioni e riduzione in schiavitù.

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1935, Cowbridge, Galles: carovana Rom

Un gruppo internazionale di ricercatori ha deciso però di riprendere in mano il filo annodato della storia di questo popolo “muto” e di seguirlo fino alla sua genesi, attraverso l’analisi del patrimonio genetico di 152 persone appartenenti a 13 distinti gruppi Rom di diverse nazionalità, esaminando i polimorfismi a singolo nucleotide, ovvero quelle variazioni nel materiale genico che, trasmettendosi di generazione in generazione, vengono utilizzate nell’ambito di indagini di questo tipo. Guidati da David Comas, dell’Istituto di Biologia Evolutiva dell’Universitat Pompeu Fabra di Barcellona, e da Manfred Kayser dell’Erasmus MC University Medical Center Rotterdam, gli studiosi hanno poi confrontato i risultati ottenuti con i dati relativi ad altre etnie europee e non europee verificando, innanzitutto, come le popolazioni di lingua romaní siano molto omogenee a livello genetico: gruppi di Rom molto distanti geograficamente gli uni dagli altri dimostrano di avere una parentela assai più stretta che con gli altri europei dei Paesi in cui vivono. La pronunciata endogamia all’interno della loro cultura ha evitato la dispersione del patrimonio che sarebbe stata conseguenza naturale della diaspora dei Rom: unica parziale eccezione a questo evidente isolamento rispetto al contesto di appartenenza, sembra essere costituita dai Rom del Galles.

Il lungo viaggio dall’India

Comprensibilmente, tali circostanze hanno ulteriormente favorito i ricercatori nel tracciare le tappe ed individuare i momenti cruciali di quella migrazione che portò le popolazioni di lingua romaní fino in Europa: ne è così emerso che, in un’unica massiccia ondata, esse mossero dalle regioni dell’India nord-occidentale circa 1500 anni fa. Giunti prima in Medio Oriente e successivamente nel vicino Oriente, ebbero scambi genetici limitatissimi con gli autoctoni. Questa prima fase non fu priva di elementi drammatici, con una involuzione demografica che dimezzò quasi la popolazione, portandola a diminuire del 47%, come rivelerebbero i dati genetici.

Sei secoli dopo, le medesime popolazioni si spostavano compattamente verso i Balcani, laddove avrebbe avuto origine la loro diaspora. Anche in questa seconda tappa, collocabile all’incirca nove secoli fa, un impressionante crollo demografico travolse i Rom che assistettero ad una contrazione del 70% della propria popolazione nella fase successiva alla loro stabilizzazione in Europa: questo avvenimento è certamente all’origine di quei limitati apporti genetici provenienti dalle altre popolazioni europee e riscontrati nel patrimonio degli individui presi in esame. Tale mescolanza fu alla base della differenza, ancora riscontrabile, tra i Rom europei e quelli che vivono nelle regioni dell’Asia.

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Le vie "percorse" dall'aplogruppo del cromosoma Y preso in esame nel corso di un'indagine sulle origine dei Rom: nell'India nord occidentale la traccia dell'ondata migratoria avvenuta tra 1600 e 1400 anni fa che portò le popolazioni di lingua Romanì gradualmente verso l'Europa. (foto PLOS ONE)

I risultati di questa interessante indagine nel passato sono stati pubblicati dalla rivista Current Biology a pochi giorni da un altro studio curato dai ricercatori del Centre for Cellular and Molecular Biology di Hyderabad, in India, presentato da PLOS ONE. Seguendo le vie tracciate da uno specifico aplogruppo del cromosoma Y (marcatori utilizzati per esplorare l’ascendenza ancestrale paterna) in un campione di oltre 10 000 individui, gli autori del lavoro sono arrivati alle medesime conclusioni, identificando l’origine di queste “genti misteriose” proprio nell’India occidentale dalla quale andarono via oltre 1500 anni fa: forse per contingenze politiche o sociali o, magari, assecondando un “istinto nomade” che albergava nella loro anima e nel loro patrimonio genetico.
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