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Legittima difesa da questi predatori umani criminali, disumani e incivili.
Vieta l'ingresso agli zingari, "ma non è per razzismo"
21 febbraio 2012
https://www.vicenzatoday.it/cronaca/zin ... cenza.html
Cartello shock su un negozio di contrà XX Settembre, la commessa di origini marocchine si difende: "Entrano in gruppo e rubano tutto - dice - Gli altri negozianti non lo scrivono ma non li fanno entrare"
È destinato sicuramente a far discutere il cartello esposto da una giovane commessa di origine marocchina sulla vetrina del piccolo bazar in contrà XX Settembre, in città. "Vietato l'ingresso agli zingari" ha scritto Fatima, aggiungendo in piccolo "ma non è per razzismo".
Sul Giornale di Vicenza, la ragazza si lamenta che spesso gruppi di zingari entrano nel suo negozio, riuscendo così a sottrarre diversa merce. Lei, da sola nel punto vendita, non può far altro che constatare i furti, quando si sono allontanati. "Anche gli altri negozianti la pensano come me ma non lo scrivono sulla vetrina - si lamenta - Semplicemente non li fanno entrare".
Da Roma per rubare in tutto il Centro Italia: la strategia dei rom
I carabinieri di Orte (Viterbo) hanno denunciato per tentato furto e ricettazione quattro rom, ma le indagini condotte in un secondo tempo avrebbero appurato il loro coinvolgimento in furti denunciati in negozi di tutto il Centro Italia
Giovanni Fiorentino
12 Ottobre 2022
https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 74993.html
Avrebbero messo in piedi una vera e propria banda, che da Roma si spostava in tutto il Centro-Italia (soprattutto fra l'Umbria e il Lazio) per compiere furti negli esercizi commerciali. E, a dispetto della serie di denunce per furto e ricettazione rimediate negli ultimi mesi, le manette non sono mai scattate. Protagonisti dei fatti, quattro persone di etnia rom di età compresa fra i 21 e i 28 anni (due uomini ed altrettante donne) che vivono in un campo nomadi della capitale ed avrebbero alle spalle numerose precedenti. I carabinieri di Orte (in provincia di Viterbo) li avrebbero infatti fermati nelle scorse ore mentre tentavano di nascondere alcuni prodotti con il chiaro intento di rubarli in un supermercato del paese.
Il ricco bottino
Una volta scoperti dai militari dell'Arma, i quattro avrebbero tentato di sbarazzarsi di parte della refurtiva per darsi alla fuga. Il tentativo si sarebbe però rivelato vano e nel corso della successiva perquisizione del loro veicolo sono stati rinvenuti e sequestrati numerosi prodotti, a quanto pare frutto di precedenti attività illecite, tra cui cinque confezioni di champagne e numerosi cosmetici (profumi, creme viso, trucchi, spazzolini elettrici, lamette da barba, olio per i capelli nonché crema per dentiere). Un bottino dal valore complessivo superiore ai 7mila euro, considerando anche quanto arraffato nelle precedenti azioni. Già, perché in base a quanto riportato poi dai media locali, ulteriori accertamenti condotti in un secondo tempo dalle forze dell'ordine avrebbero consentito di far emergere il coinvolgimento del gruppo in altri atti analoghi portati a termine nelle province di Terni e Perugia, oltre che nel viterbese e sul territorio romano.
Con un "modus operandi" ormai consolidato: secondo gli inquirenti, i rom partivano dal campo situato nella periferia romana alla ricerca di negozi da colpire e non esitavano a percorrere centinaia di chilometri per arrivare agli obiettivi, in diversi casi. Dopo aver scelto l'obiettivo, due di loro provvedevano ad occultare la merce negli zaini o nelle tasche degli indumenti, mentre gli altri osservavano la situazione ed avvertivano tempestivamente i complici in caso di pericolo. Già in passato erano stati scoperti, ma il "passo falso" compiuto ad Orte ha perso consentito a chi indaga di assimilare quel tentativo di furto (sventato) ad altri atti predatori avvenuti in tre punti vendita della catena "Acqua & Sapone" situati fra Roma e Perugia. Le denunce presentate dai responsabili dei suddetti negozi combaciavano oltretutto con gli oggetti trovati nel mezzo con cui i sospettati si spostavano. Dopo esser stati denunciati a piede libero però, questi ultimi hanno avuto modo di fare ritorno al campo.
Casal Bruciato, nuova protesta contro i rom. L’assenza dello Stato è un pugno nello stomaco
Carlo Stasolla
7 maggio 2019
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/0 ... o/5159084/
Era l’estate del 1935 quando la propaganda nazista anti-ebraica assestava un altro colpo e nei negozi e nei ristoranti tedeschi apparvero i famigerati cartelli “vietato l’ingresso agli ebrei”. Nell’Italia del pre-fascismo si sta preparando qualcosa del genere, basta sostituire parole e contesti. A Roma è ormai il terzo caso, negli ultimi due mesi, in cui è possibile affermare che per quanto riguarda le case popolari “è vietato l’ingresso ai rom”.
Non è stato neanche sufficiente ricorrere a quell’esercizio mentale proposto dieci anni fa da Lorenzo Guadagnucci che, davanti all’imminente emergenza nomadi proclamata da Silvio Berlusconi, invitò a sostituire nella narrazione mediatica – ma anche nei documenti ufficiali – la parola “ebreo” con la parola “rom” per vedere il tipo di effetto che l’esperimento avrebbe procurato. Ora siamo oltre e dall’immaginazione siamo precipitati alla tragica realtà.
Il trampolino della caduta libera è stato costruito con gli eventi di Torre Maura che, non a caso, non avevo esitato a definire uno spartiacque fondamentale per la città di Roma. In via Codirossoni il Comune aveva deciso di trasferire 77 rom da un centro di accoglienza a un altro. Frange xenofobe e razziste hanno dettato legge e il Comune ha dovuto fare un passo indietro. Ai manifestanti è stato concesso per tre giorni di inveire contro gli ospiti della struttura e tutte le famiglie rom sono state trasferite altrove. Due di esse sono addirittura state costrette, dietro indicazione della stessa amministrazione comunale, a spostarsi in “campi nomadi” nei quali non erano mai state.
Poi, l’8 aprile, mentre in giro per il mondo si celebrava la Giornata internazionale per i diritti dei rom, una famiglia bosniaca, inserita nel progetto gestito dalla Croce rossa italiana per la fuoriuscita dall’insediamento La Barbuta, ha visto il suo ingresso nella nuova abitazione assegnata dal Comune di Roma, accompagnato dalle grida e dalle minacce provenienti dal presidio degli attivisti di Casapound e Forza Nuova. Altra marcia indietro del Comune di Roma: il presidio non autorizzato dei militanti non si tocca, mentre i rom tornano nel “campo” al confine con il Comune di Ciampino. Quella famiglia non ha visto riconosciuto il suo sacrosanto diritto di avere un’abitazione e dopo un mese è ancora nel container del “campo”, condannata dall’arrendevolezza di una giunta piegata alle minacce dei manifestanti.
Ieri, altro episodio. Una famiglia, anch’essa bosniaca e sempre proveniente da La Barbuta, regolare assegnataria di un alloggio dell’edilizia residenziale pubblica, si è ritrovata il giorno dell’ingresso in casa il solito presidio, che al grido di “prima gli italiani” l’ha costretta a barricarsi in casa. Non conosciamo l’epilogo della vicenda.
La sera stessa mi sono recato presso quell’abitazione. Sotto il cortile il presidio permanente e sopra la famiglia terrorizzata. Non era questo che colpiva. Il pugno allo stomaco l’ho ricevuto dall’assenza totale dello Stato: né assistenti comunali, né Polizia Municipale. La resa dell’amministrazione comunale è evidente: incapacità nel gestire la “questione rom” e nel dare attuazione alle sue azioni, mancanza di coraggio di fronte alle pulsioni fasciste che si moltiplicano nella città, cedimento totale sul fronte dei diritti.
La china è presa e sarà da vedere, dopo le case popolari vietate ai rom, quale sarà il passo che ci attende. Sapendo che la responsabilità non è solo di chi avvelena di razzismo la città di Roma, ma anche e soprattutto di chi consente ai suoi cittadini di continuare a respirare quest’aria tossica senza assumere posizione. Del resto è proprio l’indifferenza, come scrisse Alberto Moravia, a generare il fascismo.
Sputi, minacce e insulti: zingari seminano panico tra i commercianti di Ceriale. Petizione pro-sicurezza
Federica Pelosi
20 luglio 2012
https://www.ivg.it/2012/07/sputi-minacc ... sicurezza/
Ceriale. Una signora che si è rifiutata di fare l’elemosina s’è vista sputare in faccia. Una commerciante, invece, è stata spintonata con tanto di minacce solo per aver offerto loro una brioche invece dei soldi richiesti, peraltro con una certa prepotenza.
Sono una trentina i negozianti del “budellino” di Ceriale che, da tempo, non vivono sonni – né veglie – tanquilli. Visite sgradite costellano le loro giornate, con stranieri che entrano nei loro esercizi commerciali, pretendendo denaro senza tanti complimenti e reagendo nei modi più imprevedibili davanti ai rifiuti ricevuti. Insulti, minacce (“se non mi dai i soldi torno a rubare”) e piccole violenze che impediscono ai negozianti di vivere e lavorare con tranquillità.
In particolare sarebbe un gruppo di zingari a preoccupare: qui raccontano che ci sono settimane in cui i “bulletti” stranieri entrano nei bar e nei negozi anche quattro o cinque volte al giorno, e altri periodi, come in queste ultime 48 ore, in cui non si vedono affatto. Quando ci sono, però, sono guai.
“L’altra mattina ho offerto loro una brioche e, per tutta risposta, mi hanno rivolto parole sgradevoli per poi gettare il dolce nel bidone della spazzatura – dice Luca, del bar latteria di piazza della Vittoria – Vogliono i soldi e basta. E, se non li accontenti, ti minacciano esplicitamente. Molti di noi hanno subito piccoli furti: approfittano dei momenti in cui vi sono altri clienti per rubare”.
“Io sono stata anche spintonata solo per aver chiesto di non disturbare gli altri avventori del locale – dice la compagna del titolare del bar – ‘Ma chi ti credi di essere? Mica è casa tua questa!’ mi hanno perfino detto. Si tratta di una famiglia di zingari e di qualche altro soggetto di colore. Ci sono settimane in cui non passa un solo giorno senza vederli”.
E’ per questo che i commercianti del centro storico di Ceriale hanno sottoscritto una petizione per chiedere maggiori controlli. “I vigili passano, ma spesso non a piedi, e non si accorgono di ciò che accade. Bisognerebbe avere un vigile di quartiere” è il pensiero comune.
“Pensi che proprio loro ci accusano di essere razzisti! – aggiunge il signor Vito, titolare del negozio di abbigliamento “Ciao Ciao” nel “budellino” – Cioè: vengono nei nostri negozi, infastidiscono i clienti, rubano e poi, se reagiamo, ci accusano di razzismo? Assurdo. Ad una signora hanno perfino sputato in faccia. Noi siamo per l’accoglienza, sì, ma pretendiamo rispetto e di lavorare tranquilli”.
“Ormai dobbiamo organizzarci tra noi commercianti e guardarci le spalle a vicenda – continua il signor Vito – Eppure basterebbe che chi di dovere vigilasse. Non ce l’abbiamo con nessuno, ma vogliamo essere tutelati. Se così non sarà, dovremo prendere provvedimenti da soli”.
Rom sorprese a rubare nel negozio: «Torneremo, siete razzisti»
Stefano Cortelletti
3 dicembre 20222
https://ilcaffe.tv/articolo/186062/rom- ... e-razzisti
“Torneremo”. Una frase che ha lasciato l’amaro in bocca ai titolari del negozio “Emporio Abate” di Ardea che hanno sorpreso due donne rom mentre rubavano dei vestiti.
Dopo aver intimato loro di restituire la merce sottratta, le donne, di origine rom, si sono rivolte alla proprietaria dicendole: «Torneremo, non puoi non farci entrare», ripetendo una serie di insulti e accuse di razzismo. Il danno e la beffa. Il tutto sotto l’occhio attento delle telecamere di videosorveglianza del negozio che hanno ripreso ogni attimo della incredibile scena.
«Dietro la scusa del razzismo questi delinquenti ogni giorno fanno piangere qualcuno», si sfoga sui social Salvatore Abate, titolare. La donna insultata e minacciata era sua madre.
«In un anno mi hanno completamente devastato, a volte evito di raccontare la quotidianità ma qui queste cose in ogni attività sono all’ordine del giorno. Questo territorio è diventato ormai terra di nessuno – racconta – I controlli sono quasi inesistenti, siamo colmi di persone Rom che entrano nelle case , nelle attività commerciali e si sentono libere di rubare».
Abate si è anche detto sfiduciato rispetto alle forze dell’ordine. Quando sale la sfiducia, è come se lo Stato avesse perso.
Pompei, famiglia rom deruba 3 negozi in centro: bloccati dai vigili urbani
Susy Malafronte
Domenica 22 Maggio 2022,
https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca ... 06196.html
Hanno utilizzato i 3 figli minori per rubare nei negozi del centro cittadino, a pochi passi dal santuario di Pompei. Hanno portato a segno 3 colpi in 15 minuti. La polizia locale ha arrestato 2 rom e fermato i 3 bambini. La refurtiva - bigiotteria preziosa e capi griffati - è stata recuperata e consegnata ai legittimi proprietari. Plauso del sindaco Carmine Lo Sapio agli uomini e alle donne del comandante Gaetano Petrocelli. Chiamati da uno dei negozianti che ha subito il furto, gli agenti municipali intervenuti hanno estrapolato, in pochi minuti, le immagini dal video di sorveglianza. I caschi bianchi si sono messi subito alla ricerca dei volti della famiglia di ladri, trasmettendo, nell'immediatezza dei fatti, le foto dei ricercati ai carabinieri impegnati nei controlli in piazza Bartolo Longo. I militari avevano visto i soggetti dirigersi verso la stazione della Circumvesuviana di Pompei-Santuario. I caschi bianchi si sono diretti alla stazione bloccando i rom e consegnandoli ai carabinieri.
???
Per la Cassazione tutti i nomadi sono ladri
FULVIO VASSALLO 2 07 2008
http://www.terrelibere.org/3615-per-la- ... sono-ladri
La clamorosa assoluzione del sindaco leghista di Verona Fabio Tosi ha dato occasione alla Corte di Cassazione di ridurre ulteriormente l’ambito di applicabilità della legge Mancino contro la discriminazione razziale, ed ha sostanzialmente strappato importanti principi costituzionali che non possono essere trascurati neppure dalla Cassazione.
Nel 2001 Fabio Tosi era capogruppo della Lega Nord nel consiglio regionale veneto e durante una riunione aveva detto tra l`altro che “gli zingari dovevano essere mandati via perché dove arrivavano c`erano furti”. Dopo una condanna in corte di Appello, il verdetto della Corte definisce come lecito il comportamento di Tosi, annullando la precedente sentenza e rinviando ad altro giudice per la decisione definitiva.
Nella nostra legge fondamentale esistono principi immediatamente precettivi che non possono essere violati neppure quando le persone che commettono reati o sono denunciati per avere commesso reati sono appartenenti ad una categoria o ad un gruppo etnico particolare . La presunzione di innocenza, affermata dall’art.27 per tutti, cittadini e non cittadini, stabilisce che “ l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. Non si può quindi definire come ladro una persona che non sia stata condannata con sentenza passata in giudicato. Sembra ovvio, ma per il sindaco leghista di Verona ed adesso per la Corte di Cassazione, tutti i nomadi, anche sinti, quindi cittadini italiani, sono ladri, anche prima di una condanna definitiva, addirittura anche prima di una denuncia, o di un qualsiasi accertamento dei fatti.
E ancora l’art. 27 della Costituzione afferma che “la responsabilità penale è personale”, ribadendo poi la funzione rieducativa della pena. Anche questa norma vale per tutti, quale che siano lo stato di soggiorno ed i precedenti penali. Anche i ladri, dopo avere scontato una pena possono inserirsi nella società ed hanno diritto a non essere discriminati, ed anzi a livello locale, gli ex detenuti (italiani) godono di particolari aiuti per il loro reinserimento sociale. Ma sono numerosi anche i casi di reinserimento sociale di rom e migranti che ahnno commesso un reato e poi, dopo avere scontato la pena, sono riusciti a trovare una loro strada nella legalità. Ma questa possibilità di reinserimento, evidentemente, per la Corte di Cassazione vale per gli italiani, ma non per i sinti, che sono pure cittadini italiani, ed è del tutto da escludere per tutti coloro che vengono definiti zingari senza avere neppure la cittadinanza italiana, come appunto i rom.
In pratica la Corte di Cassazione ritiene, come il sindaco leghista Tosi, che gli zingari, tutti gli zingari, in quanto tali sono ladri, affermando una sorta di responsabilità collettiva, ed è quindi legittima la discriminazione ai loro danni. Poco importa che, dopo avere scontato una pena, chiunque, soprattutto se cittadino italiano come i sinti, ha diritto alla tutela del suo onore, della sua privacy ed agli altri diritti fondamentali, comunque affermati dall’art. 2 del Testo Unico sull’immigrazione anche per gli stranieri privi di permesso di soggiorno, sulla base del principio di parità con i cittadini italiani.
Secondo la Cassazione “la discriminazione per l`altrui diversità è cosa diversa dalla discriminazione per l`altrui criminosità. In definitiva un soggetto può anche essere legittimamente discriminato per il suo comportamento ma non per la sua qualità di essere diverso”. La corte suggerisce quindi ai giudici di merito della corte d`Appello di Verona che esaminerà di nuovo il caso, in sede di rinvio, di non considerare reato le iniziative politiche che hanno come obiettivo i comportamenti illegali di appartenenti alle minoranze etniche e non le etnie in sé. Non sembra più rilevare per i giudici della Cassazione che queste “iniziative politiche” hanno attribuito a tutti i rom la definizione di ladro, una colpa collettiva che ripugna alla tradizione democratica del nostro paese e ci riporta indietro nel tempo allo sterminio delle minoranze (ebrei, rom, oppositori politici) praticato dal nazismo e dal fascismo.
La Suprema Corte aggiunge che “la frase pronunciata da Tosi non esprimeva alcuna idea di superiorità o almeno non superiorità fondata sulla semplice diversità etnica, ma manifestava solo un`idea di avversione non determinata dalla qualità di zingari delle persone discriminate ma dal fatto che tutti gli zingari erano ladri”. E questo, per i supremi giudici, “non è un concetto di superiorità o odio razziale, ma un pregiudizio razziale”. Punibile se “contiene affermazioni categoriche non corrispondenti al vero”.
E dunque per la suprema Corte, che afferma la non punibilità di Tosi, è “corrispondente al vero” che “tutti gli zingari sono ladri”.
I giudici della Cassazione sono particolarmente “premurosi” nei confronti dei politici leghisti che, dopo avere incassato il successo elettorale conquistato alimentando per anni la paura e la xenofobia, stanno attuando una vera e propria pulizia etnica ai danni dei rom e dei sinti con ordinanze contingenti da stato di emergenza, di dubbia legittimità costituzionale.
Per la Corte di Cassazione, “la discriminazione si deve fondare sulla qualità del soggetto (nero, zingaro, ebreo ecc) e non sui comportamenti. La discriminazione per l`altrui diversità è cosa diversa dalla discriminazione per l`altrui criminosità”. “In definitiva – conclude la Corte, condividendo la linea difensiva del sindaco leghista – un soggetto può anche essere legittimamente discriminato per il suo comportamento ma non per la sua qualità di essere diverso”. “Tuttavia su un tema acceso come quello della sicurezza che crea forti tensioni emotive – argomenta la Cassazione – non si può estrapolare una frase poco opportuna per attribuire all`autore idee razziste senza esaminare il contesto e valutare gli elementi a discolpa”.
Tra questi elementi “a discolpa” evidentemente, il giudizio sommario condiviso dalla stessa Corte che tutti gli zingari sono ladri.
Ma noi vogliamo proprio richiamare il “contesto” che i giudici della corte sembrano ignorare.
La Corte dimentica che i leghisti, proprio a partire da questa “legittima discriminazione”,perpetrata nel 2001, con centinaia di successive iniziative, che sono giunte fino ad appiccare il fuoco a campi abitati da donne e bambini indifesi, come nel caso del rogo di Opera vicino Milano, hanno sempre confuso i comportamenti devianti di una parte dei rom con la qualità di diversi che si riassume nel linguaggio corrente con l’attribuzione dei termini “nomadi” o “zingari”. Anche quando si tratta di colpire persone incensurate, nate e cresciute in Italia, addirittura cittadini italiani, come nel caso dei Sinti, o che in condizioni di irregolarità lottano giorno per giorno per garantire ai loro figli un futuro diverso da quello che tocca a loro.
A fronte della espansione delle sanzioni penali verso tutti quei comportamenti che esprimono opposizione sociale, fulcro del pacchetto sicurezza e dei provvedimenti emergenziali che il governo sta frettolosamente facendo approvare dalle Camere, contro rom e migranti, ma anche contro quei cittadini italiani che praticheranno forme di protesta e di resistenza civile non violente come occupazioni e blocchi stradali, quali saranno le conseguenze del ragionamento della Corte di Cassazione?
Quali altre categorie di imputati per diversi reati, italiani o stranieri, magari per resistenza a pubblico ufficiale o per una occupazione, oppure per violazioni delle norme contenute nel nuovo pacchetto sicurezza, potranno essere oggetto di “legittime discriminazioni” in nome della sicurezza?
Ringraziamo la Corte di Cassazione per avere precisato “quando la discriminazione è lecita”. Purtroppo la sentenza della Corte si potrebbe definire una decisione di regime, anche se è stata adottata alla fine dello scorso anno ed oggi se ne conoscono le motivazioni. Ma le prove tecniche di discriminazione erano in corso da tempo, con i patti per la sicurezza concordati da Amato con i sindaci. Una sentenza, questa della Corte, che rischia oggi di sprofondare ulteriormente il nostro paese in una situazione di discriminazione generalizzata ai danni delle minoranze. Tra breve sarà attaccato il diritto di difesa con patrocinio gratuito, e poi il diritto alla salute, e poi si profila già la messa in discussione del diritto alla famiglia. Anche per i sinti cittadini italiani viene negato il diritto all’abitazione e vengono tagliati tutti i finanziamenti a favore delle comunità rom ed immigrate, come il fondo di solidarietà nazionale.
Il diritto alla libertà personale, già affermato dall’art. 13 della Costituzione italiana è tradito ogni giorno, in ogni occasione in cui un agente di polizia arresta e trattiene una persona priva di un permesso di soggiorno, e se comunitaria, priva di residenza e di mezzi di sostentamento, in base ai cd. “motivi imperativi di pubblica sicurezza”. Ma se si possono discriminare gli zingari perché sono ladri, perché non si potrebbero discriminare i migranti irregolari perché sono pericolosi delinquenti? Ed infatti, ecco pronto il reato di immigrazione clandestina e la detenzione amministrativa persino per i minori, lo vuole l’Europa, fino a diciotto mesi..
La decisione della Corte, anche per il clamore mediatico con il quale è stata resa pubblica, produrrà effetti devastanti, e contribuirà ad accrescere il dilagare di atti discriminatori posti in essere da privati e da rappresentanti istituzionali ai danni delle popolazioni rom e sinte, se non ci sarà un tempestivo intervento sulle nuove norme da stato di emergenza da parte della Corte costituzionale o delle autorità internazionali, a partire dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo e dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. Le associazioni dovranno moltiplicare le loro denunce per atti di discriminazione, diretta ed indiretta, anche se posta in essere da agenti istituzionali, agendo in sede civile e penale, se necessario al posto delle vittime che sono spesso minacciate da vere e proprie ritorsioni, anche da parte di agenti di polizia, come si è verificato ancora di recente a Milano.
La posizione assunta dalla Corte darà copertura ad i peggiori interventi discriminatori che i sindaci “sceriffi”, che si potranno avvalere anche della polizia municipale in armi. I commissari straordinari nominati da Maroni con le ordinanze sull’emergenza “nomadi “potranno perpetrare andando all’assalto dei campi rom con i blindati dell’esercito e le ruspe scortate dalla polizia. Magari con la copertura “caritatevole” della Croce Rossa militare. E con la benedizione della Corte di Cassazione. Tanto, si tratta soltanto di ladri da allontanare dalle nostre “tranquille” città. I cittadini italiani scopriranno presto, sulla loro pelle, quanto questa deriva securitaria riprodurrà insicurezza e devianza, alimentando la clandestinità che a parole tutti proclamano di volere combattere.