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Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

MessaggioInviato: mar mag 07, 2019 8:22 pm
da Berto
Casal Bruciato, il capofamiglia rom: "Torniamo, è casa nostra"
Alessandra Benignetti - Mar, 07/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/roma/casa ... 90611.html

La famiglia rom assegnataria dell'alloggio popolare nella palazzina di via Satta, a Casal Bruciato, è pronta a tornare nell'appartamento nonostante le proteste

“Andiamo a Casal Bruciato, è casa nostra”. Non si tira indietro davanti alle minacce e alle proteste degli inquilini della palazzina di via Satta, Imer Omerovic il capofamiglia rom al quale il Comune ha assegnato un alloggio popolare nello stesso quartiere alla periferia Est di Roma.

La decisione dopo l’incontro in Campidoglio con l'assessore alle Politiche abitative Rosalba Castiglione, mentre davanti al civico 20 un gruppo di residenti, sostenuti dagli attivisti di Casapound, avevano formato una barriera umana per impedire alla famiglia di riprendere possesso dell’appartamento. Ora ad attendere la famiglia Omerovic c'è un cordone di sicurezza formato da decine di poliziotti ed agenti della Polizia Locale.

“In base a quale criterio i rom hanno scavalcato famiglie in lista di attesa per un alloggio popolare da anni?”, si lamenta uno degli inquilini, intervistato dall’Adnkronos. Ma le istituzioni, replicano dal Campidoglio, “sono dalla parte di chi ha diritto”. “Come amministrazione non abbiamo intenzione di piegarci – ha detto l’assessore Castiglione alla stessa agenzia di stampa - ho sentito Raggi, la minisindaca del Municipio IV, Roberta Della Casa, siamo assolutamente compatti perché stiamo applicando la legge”. Poi, l’appello al “buonsenso dei cittadini per una accoglienza che sia tale”.

“La famiglia tornerà a casa, ha detto la Castiglione, che parla di strumentalizzazione del caso da parte di alcune forze politiche. Il riferimento è a Casapound, che per domani ha convocato una manifestazione per sostenere i cittadini che si oppongono all’assegnazione della casa popolare alla famiglia rom. “Casapound può fare le manifestazioni che vuole ma sta sbagliando – ha commentato l’assessore - stiamo parlando di manifestazioni contro una parte della cittadinanza, questi bambini sono nati a Roma, sono romani, hanno uno slang romano”.

“Voglio ricordare una cosa a chi strumentalizza, a chi dice che stiamo scavalcando gli italiani – ha concluso l’assessore, citata dall’Adnkronos - noi consegniamo le case popolari a chi ha diritto, le stiamo assegnando sulla base di un bando, sulla base della legge e dello scorrimento delle graduatorie”. “È un’assegnazione effettuata sulla base di un bando del 2012, emanato dalla giunta Alemanno, che prevede una serie di punteggi – continua - è evidente che chi sta in un campo e ha una famiglia numerosa ha un punteggio maggiore”. Una versione che però non convince gli inquilini del palazzo, determinati a portare avanti la protesta.




Casal Bruciato, la madre rom si affaccia e grida: «Vergogna, state violando la Costituzione»
7 maggio 2019

https://www.ilmessaggero.it/video/roma/ ... 76008.html

«Vergogna state violando la Costituzione italiana». Con queste parole la madre rom regolarmente assegnataria dell’alloggio popolare in via Sebastiano Satta ha risposto ai condomini riuniti nel cortile per protestare contro l’arrivo della famiglia. La donna si è affacciata dalla finestra al secondo piano e ha urlato: «Vi chiamate italiani state violando la Costituzione siete una vergogna»



I nomadi tornano a Casal Bruciato, tensione tra CasaPound e antifascisti
Elena Barlozzari Alessandra Benignetti - Mar, 07/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/roma/i-no ... 90655.html

La famiglia Omerovic è rientrata nell'alloggio popolare di Casal Bruciato scortata dalla polizia. Volano gli insulti tra Casapound e militanti antifascisti. Uno dei manifestanti alla donna rom: "Ti stupro"

Resta alta la tensione nella palazzina di via Sebastiano Satta a Casal Bruciato, periferia Est di Roma, dove da ieri i residenti protestano contro l’arrivo di una famiglia rom, assegnataria di un alloggio popolare nello stabile.

Nel pomeriggio sono volati gli stracci tra un gruppo di militanti antifascisti del sindacato Asia Usb, giunti davanti alla palazzina, e gli attivisti di Casapound, schierati con gli inquilini, mentre i nomadi hanno ripreso possesso, come avevano annunciato, dell’appartamento al secondo piano del condominio di via Satta. La famiglia bosniaca degli Omerovic è tornata nella casa popolare scortata dagli agenti di polizia, che hanno sigillato i due ingressi del comprensorio, quello su via Sebastiano Satta e quello che affaccia su piazza Balsamo Crivelli, e allontanato il gruppo di manifestanti che da stamane presidia il portone della scala B con il supporto dei militanti di estrema destra.

Con il papà Imer e la mamma, è rimasta Violetta, una bambina di due anni, e il figlio più grande della coppia, mentre gli altri bambini sono tornati nel campo de La Barbuta, per paura di essere aggrediti. E in effetti i quattro sono stati accolti da urla e insulti. “Ti stupro”, avrebbe addirittura urlato uno dei manifestanti rivolto alla moglie di Omerovic, mentre la famiglia stava varcando la soglia del portone. C’è chi intona l’inno d’Italia e chi canta “buffoni” al gruppo di manifestanti di sinistra, arrivati per dare sostegno ai rom. “Il quartiere non vi vuole”, gridano i militanti di Casapound, mentre dal presidio dell’Usb urlano contro quelli che definiscono “fascisti” e “stupratori di donne italiane”.

A dividere gli schieramenti ci sono i blindati della polizia e gli agenti in tenuta anti sommossa. “Dare la casa popolare ai nomadi e scavalcare gente che è in graduatoria da trent’anni è una mancanza di rispetto”, attacca uno dei residenti, sentito da ilGiornale.it. “Non li vogliamo, state costringendo le persone a convivere con persone sgradite”, hanno commentato gli inquilini del palazzo. E intanto sono scattati i primi fermi. Fabrizio Montanini, coordinatore dei comitati di quartiere del IV municipio, che finora aveva animato il presidio dei residenti, è stato portato via dagli agenti per aver tentato di impedire ai rom di entrare nel palazzo. Ora rischia di essere denunciato per resistenza passiva.



Casal Bruciato, Raggi insultata e assediata. «I rom hanno diritto a quella casa»
Mercoledì 8 Maggio 2019

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/c ... 7798.html#

Continuano le proteste a Casal Bruciato: la sindaca Virginia Raggi è stata assediata e pesantemente insultata durante la sua visita alla famiglia rom assegnataria di una casa in via Satta, nella periferia Est di Roma. La sindaca ha dovuto ricorrere alla protezione della scorta per riuscire a lasciare via Satta tra le contestazioni degli inquilini delle palazzine di Casal Bruciato. «Buffona, non sei la nostra sindaca. Se li porti a casa sua», le urla dei vicini di casa della famiglia rom. Contestata anche la presente del IV municipio: «Facciano le piazzole attrezzate come in Europa per i nomadi, quali case?» La sindaca è uscita scortata dalla abitazione della famiglia nomade di Casal Bruciato bersagliata dalle proteste dei manifestanti. «Vergogna», «lercia» e altri pesanti insulti sessisti sono stati rivolti alla prima cittadina che a fatica ha raggiunto l'auto per andare via protetta dalle forze dell'ordine.

Oggi presidio dei centri sociali sotto la casa assegnata ai rom. A pochi metri corteo di Casapound

Il prefetto Pantalone: «Rimpatri per chi è irregolare e integriamo gli altri»

«Siamo spaventati ma rimaniamo qui, è casa nostra». Lo ha detto Imcor, capofamiglia del nucleo di nomadi a cui è stata assegnata una casa popolare a Casal Bruciato scatenando la protesta di una parte dei residenti e militanti di Casapound. «Stiamo dentro casa con mia moglie e mia figlia, ora valutiamo cosa fare. Oggi i bimbi non sono andati a scuola perché hanno paura di uscire. Alcuni di loro li abbiamo portati da una mia cugina perché avevano paura», racconta. «Ci sentiamo malissimo - aggiunge -. Abbiamo moltissima paura. Come facciamo a scendere in mezzo alla strada? ora dobbiamo valutare. La sindaca ci ha detto 'questa è casa vostra, avete fatto domanda come gli italiani, come loro anche voi avete aspettato anni e anni'. Aspettiamo da circa 2 anni per questa casa».

«Domani il Papa incontrerà il mondo dei rom, noi abbiamo invitato la famiglia la sera, quando la chiesa di Roma ospiterà il Papa a San Giovanni. Non sappiamo se verranno, ma sono stati molto onorati dell'invito anche se ora sono molto spaventati». Lo ha detto il vescovo ausiliare di Roma don Gianpiero Palmieri uscendo dalla casa popolare della famiglia nomade, a Casal Bruciato.

Raggi: hanno diritto alla casa. «Questa famiglia risulta legittima assegnataria di un alloggio. Ha diritto di entrare e la legge si rispetta. Siamo andati a conoscerli e sono terrorizzati. Abbiamo avuto modo di far conoscere questa famiglia ad alcuni condomini. Chi insulta i bambini e minaccia di stuprare le donne forse dovrebbe farsi un esame di coscienza. Non è questa una società in cui si può continuare a vivere». Così la sindaca di Roma Virginia Raggi uscendo dalla casa popolare assegnata alla famiglia nomade a Casal Bruciato.

L'assessore. L'assessore al Patrimonio del Comune di Roma, Rosalba Castiglione, interviene sull'ultima protesta anti-nomadi a Casal Bruciato. «Le scene di ieri sono terribili: sentir gridare "i impicchiamo" e soprattutto "ti stupriamo" ad una mamma con la bimba in braccio sono di una gravità... incommentabili. Ho certezza che la Questura si muoverà. Oggi il presidio è stato allontanato dal cortile».


Le regole saranno cambiate spiega. «Noi le assegnazioni le abbiamo sempre fatte. Noi abbiamo inserito - e continuiamo a farlo - nuclei di vari colori e non abbiamo avuto problemi di intolleranza», ha detto l'assessore parlando a Radio InBlu. «Ma oggi il clima è bollente per le elezioni, sono episodi di strumentalizzazione». Il bando che regola le assegnazioni delle case popolari «non lo abbiamo creato noi, è del 2012, è stato redatto sotto l'amministrazione di Alemanno, non c'è nulla di nostro in questo bando», ha sottolineato Castiglione in risposta alle polemiche delle destre. Anzi, l'assessore ha sottolineato la necessità di intervenire con un nuovo bando: «Dobbiamo aumentare patrimonio edilizio» a disposizione dei «nuclei familiari più piccolini» che «sono più indietro nell'assegnazione delle case».

E c'è tensione oggi anche per la doppia protesta: alle 17 CasaPound manifesterà in piazza Balsamo Crivelli, un'ora prima si riuniranno nello stesso posto i movimenti per la casa e i centri sociali: c'è il pericolo di scontri.

Catena di solidarietà per la famiglia nomade assegnataria di una casa popolare in via Satta a Casalbruciato, alla periferia est di Roma. Dopo il sit-in di ieri da parte di movimenti e Asia Usb è stato lanciato un nuovo «presidio solidale» alle 16 nei pressi dello stabile. «A Casal Bruciato c'è una famiglia in trappola. E noi con lei. La nostra civiltà con loro» sottolineano gli organizzatori. «Doveva essere la loro nuova casa, si è trasformata in una gabbia - aggiungono - Una bambina ha avuto un attacco di panico, a due è venuta la febbre. Hanno paura, per ore non hanno chiuso occhio e neppure toccato cibo». E sempre oggi pomeriggio è in programma una manifestazione di Casapound a pochi metri di distanza.


Raggi buffona!
https://www.facebook.com/Messaggero.it/ ... 5044671221




L’auto della famiglia Rom di Casal Bruciato? Targa falsa e senza assicurazione
mercoledì, 8, maggio, 2019

http://www.imolaoggi.it/2019/05/08/laut ... icurazione

L’auto della famiglia rom era senza autorizzazione e con la targa dismessa dal 2004. Quella che vedete in queste foto è la Lancia Station wagon con cui ieri mattina l’ormai famosa famiglia assegnataria di una casa popolare a via Satta ieri mattina ha lasciato Casal Bruciato per poi ritornare nel pomeriggio e i residenti sono insorti.

“Ebbene, questa mattina – dice Fabrizio Montanini, portavoce del Coordinamento d’azione IV Municipio – abbiamo fatto un controllo tramite l’applicazione che indica se una macchina è assicurata o meno. Secondo voi quale è stato il responso? Informati i vigili, dopo un ulteriore controllo, hanno fatto caricare la macchina e portata urgentemente via. Perché tutta questa strana fretta per l’automobile della nuova famiglia assegnataria di Casal Bruciato? Perché si è poi scoperto che la targa risulta dismessa dal 2004! E, se non bastasse, fino al 2004 era immatricolata a una Mazda!“.

“Ecco a voi a chi regala le case il Comune di Roma – continua Montanini – Ecco chi portano nelle nostre già degradate e abbandonate periferie. Ecco a voi la legalità di cui tanto si riempiono la bocca!
Le case popolari assegnatele a chi è in lista d’attesa da 20 anni!!! P.S. Qualche buonista dirà perché abbiamo fatto il controllo alla targa. Perché è il modo con cui l’Estate scorsa siamo riusciti a liberare la zona del mercato qui a Casal Bruciato dalla presenza degradante di numerosi camper in cui alloggiavano sempre gli stessi individui”.



Il caso romano della casa data agli Omerovic zingari bosniaci e non cittadini italiani
viewtopic.php?f=150&t=2856

Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

MessaggioInviato: lun mag 13, 2019 2:04 pm
da Berto
Il clan Hudorovich


Gli Hudorovich e i Casamonica

Usura ed estorsione: 9 arresti per la banda legata ai Casamonica e alla Camorra
luisa mosello
3 luglio 2018

https://www.lastampa.it/2018/07/03/roma ... agina.html

A capo dell’associazione a delinquere dedita all’usura e alle estorsioni c’era Mario Licenziato, noto criminale, che non solo aveva rapporti con il clan dei Casamonica, ma anche con la Camorra e con il noto boss Michele Zaza, detto «ù pazzo».

Sono finite in manette 9 persone accusate di far parte di una banda di usurai che ha minacciato e picchiato imprenditori e commercianti ai quali applicavano tassi di interesse 570%. I finanzieri del Gico, coordinati dalla Dda della procura di Roma, hanno anche sequestrato beni e società per un valore di 11 milioni di euro. Le indagini della Finanza del colonnello Gerardo Mastrodomenico hanno rivelato come la famiglia Licenziato (Mario e i figli Mauro e Gianluca), grazie alla disponibilità di ingenti capitali, fosse dedita a sistematiche e abusive operazioni di finanziamento nei confronti di un’ampia platea di imprenditori in gravi difficoltà economiche.

Ad aggravare lo stato di sudditanza psicologica delle vittime contribuiva il profilo delinquenziale dei capi, Mario Licenziato ed il figlio Mauro: entrambi di origine campana, ma trapiantati nel comune di San Cesareo, periferia sud della Capitale, oltre ad avere collegamenti - per il tramite del sodale Elvis Hudorovich, detto Giovanni «lo Zingaro» - con esponenti del clan dei Casamonica, sono stati indicati da alcuni collaboratori di giustizia come appartenenti ovvero contigui ad ambienti della criminalità organizzata partenopea.

In particolare Mario Licenziato è stato citato quale soggetto organico alla «Nuova Famiglia», capeggiata dal noto Zaza, storico «cartello di famiglie della camorra» nato in contrapposizione alla «Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. In proposito, le indagini del Gico hanno confermato che Mario Licenziato era in contatto diretto con Pasquale Zaza, nipote di Michele «ù pazzo, con il quale ha condiviso importanti progettualità «imprenditoriali».

L’operazione - denominata «Terza età» in quanto uno dei settori di reinvestimento dei proventi illeciti dell’organizzazione criminale era rappresentato dalle «strutture protette per anziani» - trae origine da un’indagine del 2017 sempre coordinata dell’aggiunto alla Dda Michele Prestipino che portò alla cattura, tra gli altri, di Massimo Nicoletti, figlio del noto Enrico, storico cassiere della Banda della Magliana. Inoltre sono in corso 30 perquisizioni in provincia di Roma, Latina e Napoli, con l’impiego di oltre 150 uomini della Gdf.


«Operazione terza età»: sequestrati 17 milioni al duo Licenziato-Hudorovich
Tommaso Verga
15 novembre 2018
https://www.globalist.it/cronaca/2018/1 ... 33675.html

Si è conclusa con ulteriori provvedimenti di sequestro l'«operazione terza età», messa in atto dal Comando provinciale della guardia di Finanza di Roma. Come annunciato, a quelli di conque mesi fa si sono aggiunti gli odierni ordinati dal gip di piazzale Clodio su richiesta della Dda (Direzione distrettuale antimafia romana). La denominazione si deve al fatto che tra i sequestri di luglio anche due case di riposo per anziani a San Cesareo e a Palestrina, cittadine in provincia di Roma.
Requisiti beni per 17 milioni di euro intestati ad alcuni ignari «prestanome» ma risalenti effettivamente a Mauro Licenziato (37 anni) e ad Elvis Hudorovich meglio noto come «Giovanni lo zingaro» (41). Entrambi erano stati arrestati lo scorso 3 luglio dal Gico (il Gruppo investigazione criminalità organizzata) del Nucleo di polizia economico-finanziaria, unitamente ad altri indagati per i reati di associazione per delinquere, usura, estorsione, esercizio abusivo dell'attività finanziaria, truffa aggravata ai danni dello Stato e intestazione fittizia di beni. In manette anche Mario «Marittone» Licenziato (71 anni), padre di Mauro (tutta la famiglia residente a San Cesareo), descritto come figura di spessore delinquenziale, con relazioni di rilievo negli ambienti criminali.

Da alcuni collaboratori di giustizia Mauro Licenziato è stato citato come affiliato alla Nuova Famiglia, capeggiata di Michele Zaza u' pazz, mentre, assieme con il padre, tramite Hudorovich, si relazionava con esponenti dei Casamonica.
Cinque mesi fa erano stati sequestrati beni per oltre 15 milioni di euro (imprese, immobili, veicoli, un'imbarcazione, preziosi e denaro). A seguito dell'odierno provvedimento si aggiungono i «supermercati "Byl's srl", con sede in Roma, con punti vendita a Tivoli, in viale Tomei, e a Sermoneta. Società che insieme ad altre due sono state ritenute dai giudici «fortemente patrimonializzate, ricche di beni strumentali dall’elevato valore e di crediti verso terzi di rilevante importo».
Altre aziende risalenti al duo Licenziato-Hudorovich, la «Nuova alimenti e bevande srl», con sede a Rocca Priora, operante nel «commercio all'ingrosso di bevande non alcoliche». «Fruit srl», con sede a Roma, attiva nel settore dei «minimercati e altri esercizi non specializzati di alimentari», con negozi a Roma e in provincia di Latina. Società, inoltre, utilizzate per l'acquisto di numerose autovetture di lusso con evasione dell'Iva, rimaste nei patrimoni aziendali e utilizzate direttamente dai protagonisti della vicenda ovvero cedute a terzi.
L'intervento si colloca nel solco dell'azione della Dda e della guardia di Finanza finalizzata all'aggressione di patrimoni illecitamente accumulati dalla criminalità organizzata. Nel caso di specie i capitali di illecita provenienza sono stati impiegati per avviare e gestire attività economiche con cui gli indagati hanno posto in essere - come si legge nel decreto in esecuzione «un vero e proprio "inquinamento" dell'economia legale, collocandosi in una posizione di predominio rispetto ad altri imprenditori che operano nella legalità».



Prestavano soldi a strozzo e reinvestivano in case di riposo. Sette arresti a Roma
di Valeria Di Corrado
3 luglio 2019

https://www.iltempo.it/roma-capitale/20 ... ma-1075558

Prestavano soldi a strozzo per lo più a imprenditori in difficoltà, a tassi d'interesse che oscillavano tra il 90% ed il 180% annuo, con punte del 570%. Chi non restituiva in tempo il denaro, diventava oggetto di violenze e minacce, o gli venivano sottratti i beni di cui disponeva fino alla copertura del debito accumulato. Sono nove le misure cautelari (di cui sette arresti) emesse dal gip del Tribunale di Roma, su richiesta della Dda, nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, usura, estorsione, esercizio abusivo dell'attività finanziaria, truffa aggravata ai danni dello Stato, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di beni al fine di eludere la normativa antimafia in materia di prevenzione patrimoniale. Sequestrati beni immobili e società per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro. Trenta le perquisizioni in corso in provincia di Roma, Latina e Napoli con l'impiego di oltre 150 finanzieri del Comando Provinciale della Capitale. L'operazione "Terza età", così denominata in quanto uno dei settori di reinvestimento dei proventi dell'organizzazione era rappresentato dalle "strutture protette per anziani", parte da una precedente indagine che, nel settembre 2017, aveva portato alla cattura, tra gli altri, di Massimo Nicoletti, figlio di Enrico, storico cassiere della banda della Magliana.

Nel corso di quelle indagini era emerso che un faccendiere di Nicoletti, trovandosi in difficoltà economiche e dovendo restituire rilevanti somme di denaro, si era rivolto a Mauro Licenziato per ottenere un prestito. Gli approfondimenti su questo soggetto hanno evidenziato l’esistenza di un autonomo e strutturato sodalizio al vertice del quale vi era il padre, Mario Licenziato. Le attività investigative eseguite dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Capitale, attraverso intercettazioni, pedinamenti, appostamenti e meticolosi accertamenti patrimoniali, hanno rivelato come la famiglia Licenziato, coadiuvata da Domenico Mastrosanti, Anna Maria Liguori, Danilo Del Vecchio ed Elivs Hudorovich, detto "Giovanni lo zingaro" (tutti destinatari degli odierni provvedimenti di cattura), grazie alla disponibilità di ingentissimi capitali, fossero dediti a sistematiche e abusive operazioni di finanziamento nei confronti di un’ampia platea di soggetti, per lo più imprenditori in gravi difficoltà economiche.

Ad aggravare lo stato di sudditanza psicologica delle vittime contribuiva il profilo delinquenziale dei capi, Mario Licenziato e il figlio Mauro: entrambi di origine campana, ma trapiantati nel comune di San Cesareo (in provincia di Roma). Oltre ad avere collegamenti – per il tramite di "Giovanni lo zingaro" – con esponenti del clan dei Casamonica, sono stati indicati da alcuni collaboratori di giustizia come appartenenti ad ambienti della criminalità organizzata partenopea. In particolare, Mario Licenziato è stato definito come organico alla Nuova Famiglia, capeggiata da Michele Zaza, detto "u’ pazz", storico “cartello di famiglie della camorra” nato incontrapposizione alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo.

Inoltre, Mauro Licenziato e il fratello Gianluca (quest’ultimo destinatario della misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) sono stati indicati come soggetti dediti a strutturati traffici di droga sull’asse Napoli-Roma, sotto la direzione della zia, Carmela Licenziato, alias “Lady cocaina”, già detenuta in carcere per plurime condanne definitive per traffico di stupefacenti e porto e detenzione di armi. Le indagini hanno dimostrato la riconducibilità al sodalizio di una lussuosa struttura alberghiera ubicata nel centro di Praga, sottoposta a sequestro insieme a due “strutture protette” per anziani a San Cesareo, di cui una operativa e una destinata a essere inaugurata a breve.



RACKET DI AUTO DIETRO IL RAID DI BERGAMO

ROBERTO BIANCHIN
28 gennaio 1992

https://ricerca.repubblica.it/repubblic ... id-di.html

PADOVA - Si nascondono nel Veneto i banditi che sabato scorso hanno assalito, armi in pugno, l' accampamento dei nomadi di Stezzano, vicino a Bergamo. Dietro la spedizione punitiva ci sarebbe la mano della malavita veneta, infuriata e offesa per essere stata truffata dal ricco e potente capofamiglia zingaro Dindo Hudorovich, e decisa a vendicare lo "sgarro" con il sangue. Il raid sarebbe partito da Padova. E si potrebbe trattare della stessa organizzazione criminosa sulla quale stava indagando il brigadiere dei carabinieri Germano Craighero, ucciso il 21 dicembre scorso dalla polizia per un tragico errore, durante un conflitto a fuoco in un casolare di Piazzola sul Brenta, nel padovano. Ieri sera a Bergamo è stato portato un veneto per essere interrogato dagli inquirenti. Quel casolare era la base di un traffico di auto rubate. L' organizzazione se ne serviva per compiere truffe e rapine. Un "giro" molto redditizio, fatto anche di riciclaggio di denaro sporco, nel quale sarebbero stati complici la mala del Veneto e gli zingari del clan Hudorovich. Fino al momento in cui qualcosa non ha funzionato. Dindo, mago delle truffe e dei raggiri, esperto in traffici di ogni tipo, dalla droga alle auto alle armi, avrebbe beffato la mala. Una truffa da 800 milioni, secondo le voci che escono dagli ambienti della mala, da 120 secondo la stima più prudente di alcuni inquirenti. Un raggiro nascosto dietro un traffico di auto rubate e probabilmente un "passaggio" di soldi falsi. Il brigadiere Craighero, ucciso dalla polizia, era su questa pista. Giovedì scorso un altro Hudorovich, Davide, accusato di rapina (aveva sottratto 120 milioni ad un' oreficeria di S.Pietro in Gu) era stato arrestato a Grumolo delle Abbadesse, nel vicentino. Gli inquirenti sospettano che facesse parte della banda che usava come base il casolare di Piazzola, dove Craighero fu ucciso. Da sabato notte polizia e carabinieri stanno passando tutto il Veneto al setaccio. Cercano il covo dei sei banditi che hanno assaltato il campo nomadi. Sono convinti che il covo sia nel padovano. E in quel covo si sarebbe rifugiato anche uno dei due banditi feriti, quello che aveva sequestrato un carrozziere di Seriate, nel bergamasco, Ivan Lorenzi, e si era fatto accompagnare in auto, puntandogli contro una Smith & Wesson calibro 38, fino al casello di Limena, a Padova ovest. Il malvivente, circa trent' anni, robusto, jeans e giubbotto mimetico, una ferita all' orecchio sinistro, dal casello dell' autostrada aveva telefonato a dei complici che erano venuti a prenderlo poco dopo, e si era allontanato con alcuni di loro. Gli inquirenti hanno accertato che le due auto usate per il raid al campo nomadi, due Alfa 164 verdi, erano state rubate nel padovano -una a Legnaro, un paese della bassa- e successivamente "truccate" a Brescia. Gli inquirenti stanno controllando gli ospedali, perquisendo campi nomadi e accampamenti di giostrai, casolari abbandonati, abitazioni di pregiudicati. Battono soprattutto le zone dell' alto padovano, tra Campo S.Martino e Cittadella, e quelle della "mala del Piovese" e della "mala del Brenta", due delle organizzazioni criminose più forti. La prima gravita attorno al paese di Piove di Sacco, nel padovano, la seconda lungo la Riviera del Brenta, tra Padova e Venezia. Sono un mix di pregiudicati, malavitosi comuni, nomadi, giostrai, mafiosi e camorristi spediti in soggiorno obbligato. Un boss come Totuccio Contorno visse a lungo sulla Riviera del Brenta, dove la piovra aveva allungato i suoi tentacoli. La storia della mala del Brenta e del Piovese è una storia di traffici illeciti di varia natura, ma anche di spietati regolamenti di conti e di esecuzioni sommarie. Ben 13 omicidi sono rimasti insoluti. "C' è un legame molto stretto tra malavita organizzata e gruppetti di nomadi isolati, che vengono usati come manovalanza generica in determinate azioni criminose" denuncia l' Opera nomadi di Padova. Una delle attività più diffuse, nelle quali si sarebbero impegnati anche alcuni degli Hudorovich, che sono moltissimi nel piovese e nel veneziano, è quella del riciclaggio di denaro sporco proveniente da sequestri, furti e rapine. Un' attività che troverebbe i suoi canali di riciclaggio nel casinò di Portorose, poco oltre frontiera, e nel lavoro dei "cambisti" al casinò di Venezia, che prestano denaro contante ai giocatori in difficoltà. I malavitosi veneti, che sono adesso ricercati, avevano infatti messo in piedi, insieme agli zingari, anche un grande traffico di auto rubate. Le macchine, soprattutto Mercedes e Bmw, rubate nel nord Italia, e particolarmente in Lombardia e nel Veneto, venivano "riciclate" e munite di targhe false da alcuni complici che avevano un nascondiglio in provincia di Brescia. Di qui le auto ripartivano, "pulite", per essere destinate ai mercati del medio oriente.



"I rom sono pericolosi come la mafia": la svolta dei giudici di Treviso (video)
mercoledì 6 dicembre 2017
Davide Ventola

https://www.secoloditalia.it/2017/12/i- ... di-treviso


La magistratura inizia a usare il pugno duro nei confronti dei clan rom. La svolta arriva dai giudici di Treviso che hanno usato misure restrittive straordinarie nei confronti di Adriano Hudorovich (conosciuto nella zona come il re degli zingari) e per il suo clan. «Le ville, tra le quali quella di Paese, i terreni, sparsi in vari comuni, e i conti correnti postali di Adriano e di alcuni dei suoi familiari, tra cui il figlio Devid, devono essere confiscati». Con questa motivazione i giudici di Treviso hanno sposato le argomentazioni del pm Mara De Donà e della Gurardia di Finanza applicando così una legge riservata ai clan mafiosi, che dispone prima il sequestro cautelativo quindi la confisca di beni ritenuti provento di attività illecite come furti, rapine, truffe ed estorsioni.


IL VIDEO DELLE IENE CHE SMASCHERA LA BANDA
Rom nullatenenti, viaggiavano in Ferrari

Complessivamente i beni oggetto della confisca si aggirano attorno ai due milioni di euro. E, salvo diversi pronunciamenti in appello, andranno tutti all’asta. Adriano Hudorovich, conosciuto a Treviso come il re degli zingari. Adriano era già stato raggiunto da un analogo dispositivo nel 2011 e si era visto sequestrare una casa, otto fuoriserie (compresa una Ferrari) e conti bancari. Era ricorso in appello e quel patrimonio di un milione di euro gli era stato restituito. Ma è nel ramo truffe che i guai degli Hudorovich sono maggiori. Proprio per una serie di raggiri con la vendita di gioielli online, Stanko e la famiglia erano finiti in un servizio della trasmissione televisiva Le Iene che ne aveva smascherato il modus operandi. Attività che Stanko e i congiunti svolgerebbero da anni e con la quale finanzierebbero uno stile di vita elevato e non conforme a quanto dichiarato nelle dichiarazioni dei redditi. Risultano infatti tutti nullatenenti.



Il re degli zingari chiede di riavere auto, terreni e soldi sequestrati
Domenica 26 Giugno 2016,

https://www.ilgazzettino.it/nordest/tre ... 20439.html


PAESE - «Vita da nababbi con i soldi di furti, estorsioni e rapine», è questa il punto di partenza che, sulla base di minuziose indagini portate avanti dai militari delle Fiamme Gialle, hanno convinto il pm Mara De Donà a chiedere il sequestro dei beni di Adriano Hudorovich, meglio conosciuto come il re degli zingari, ma anche dei suoi familiari. Secondo quanto ricostruito dai militari del colonnello Alessandro Serena, spulciando atti di proprietà e conti correnti, il clan nomade degli Hudorovich, che ha base operativa tra Paese e Castelfranco, avrebbe tenuto un tenore di vita troppo elevato, viste le entrate dichiarate (e legali). A quel punto il pm Donà, esaminate le prove portate in Procura dal colonnello Massimo Dell’Anna, è passato all’azione. Ha chiesto e ottenuto il sequestro, per la confisca di auto e conti correnti del clan nomade per alcune centinaia di migliaia di euro, avvalendosi di una legge antimafia. Tra qualche giorno ci sarà il Riesame: Adriano, Francesco, Devid, Diana Barbara, Manolo, Marina e Mario Hudorovich, ma anche Piero Bogdan, assistiti dall’avvocato Andrea Zambon, saranno chiamati a dimostrare la provenienza lecita dei beni sequestrati. «Quel tesoro è nostro, da sempre», la tesi degli Hudorovich.



IL BENE CONFISCATO A GORLAGO
giugno 2018

http://www.liberabg.it/l/wp-content/upl ... orlago.pdf

La villetta in località Busneto a Gorlago, confiscata perché frutto di attività criminali, era di proprietà di tre persone (Mile Yokic, Snezana Radulovic e Luis Yokic), appartenenti al clan Hudorovich: il bene è arrivato a confisca definitiva con la conclusione del processo (30-4-2009) e assegnato al Comune di Gorlago con decreto del 17 novembre 2015.La famiglia degli Hudorovich è un gruppo di nomadi insediato in gran parte del Nord Italia, con una presenza forte anche in Bergamasca, dove sono ormai radicati da diversi decennie dediti in particolare alle truffee parecchio attivi nella compravendita di automobili1. La villa di Gorlago, in via don Rudelli nella contrada Busneto, è stata costruita all’inizio degli anni Novanta da una famiglia di nomadi e successivamente ceduta a un’altra famiglia nomade. Nel 2012, un’inchiesta porta alla luce i legami tra i proprietari dell’immobile e la criminalità organizzata, a cui segue la confisca2. Tra gli episodi a cui gli Hudorovich hanno legato il loro nome, il più eclatante è quello avvenuto il 25 gennaio 1992 in un campo nomadi di Stezzano, dove fa irruzione un commando armato: gli obiettivi del gruppo sono Dindo Hudorovich, capo del clan, e Antonio Braidic, suo sodale. Improvvisamente giungono anche i carabinieri, ne nasce uno spaventoso conflitto a fuoco che lascia a terra alcuni feriti. Il movente della notte di follia è inquietante: il commando armato è composto da emissari della mala del Brenta, la mafia veneta attiva a partire dagli anni Settanta e capeggiata da Felice Maniero, giunti sino alle porte di Bergamo per punire Hudorovich, “reo” di aver “tirato un bidone” su una partita di armi del valore di quasi un miliardo di lire, una vicenda che sarebbe arrivata a toccare interessi persino nell’ex Jugoslavia3.Dindo Hudorovich viene arrestato l’11 gennaio 1994 a Brembo di Dalmine nell’ambito dell’operazione contro il cosiddetto «clan dei giostrai», organizzazione dedita ai sequestri di persona negli anni Settanta e Ottanta (con episodi legati anche alla Bergamasca)4.Nel corso degli anni successivi, diversi Hudorovich legati a Bergamo finiscono nei guai. Nel marzo 1997, ad esempio, viene arrestato Eddi Hudorovich, proprietario di una concessionaria di Mercedes a Fara Gera d’Adda, accusato di aver partecipato a un’estorsione5; nel gennaio 2003, Roberto Hudorovic, formalmente nullatenente, viene arrestato dopo alcune indagini: possedeva a Pognano una villa di 15 stanze con piscina, e nella sua abitazione sono stati trovati preziosi e oro per 200mila euro, oltre a una discreta quantità di droga6.Nel 2007, per il funerale di Franco Hudorovich, nome di spicco all’interno del clan nomade, spentosi all’ospedale di Zingonia, giungono persone da tutta Italia, e durante il corteo funebre, un elicottero sparge petali di rosa; nel giugno 2010, la sua tomba (sulla lapide è raffigurata anche una Mercedes) nel cimitero di Osio Sotto verrà profanata: sparirà il Rolex d’oro con cui Franco Hudorovich era stato sepolto7.Il 15 settembre 2008, un incendio doloso provoca un’esplosione all’interno di una villetta di Verdello, abitata da una delle famiglie nomadi Hudorovich da anni insediate in Bergamasca8.Il 13 febbraio 2011 a Carobbio degli Angeli si verifica un incendio doloso in una villetta: secondo gli inquirenti, potrebbe essere maturato nell’ambito di una rivalità tra famiglie nomadi9.Nell’aprile 2012, nell’ambito di un’inchiesta della polizia giudiziaria di Milano relativa a truffe nelle vendite d’auto, viene arrestato Jurko Loris Hudorovich, residente a Calusco, considerato la
“mente”della banda di truffatori10; nell’ottobre 2013, nell’ambito di un’inchiesta analoga, finirà ai domiciliari Natascia Hudorovich, di Calcinate11.Nella notte tra 1 e 2 maggio 2015, una bomba carta e otto colpi di pistola danneggiano la villa di una delle famiglie Hudorovich a Osio Sotto, in via Bonacio. Un anno prima, a poca distanza, in via Abate, era stata incendiata un’automobile appartenente ad altri membri della famiglia Hudorovich. Gli inquirenti sospettano un regolamento di conti tra famiglie rom, in particolare per un matrimonio “saltato” all’ultimo momento12. Il 6 dicembre 2015, all’ora di pranzo si verifica una sparatoria a Levate: l’ipotesi è quella di un regolamento di conti tra clan nomadi13.Il 7 marzo 2016, due carabinieri stanno provvedendo a sequestrare l’auto di Bruno Hudorovich, a Calcinate, fuori dalla sua villa (ma lui risulterebbe formalmente senzatetto), poiché sprovvista di assicurazione: i militari vengono circondati dall’intera famiglia nomade, Bruno viene arrestato per resistenza14.



Operazione della Guardia di Finanza, confiscato il tesoro degli Hudorovich
Nicola Cendron
6 dicembre 2018

http://www.trevisotoday.it/cronaca/trev ... -2017.html

PAESE Una villa da un milione di euro, alcune auto, terreni e conti correnti: beni per un valore di oltre 2 milioni di euro quelli a cui, lunedì scorso, i militari della Guardia di Finanza hanno posto i sigilli su ordine del tribunale di Treviso. Si tratta di una parte del "tesoro" del clan nomade degli Hudorovich di Paese che è stato confiscato in base alla legge antimafia che intacca i beni ottenuti attraverso attività illecita. Il Tribunale di Treviso ha accettato la richiesta del pubblico ministero Mara De Donà che ha coordinato la lunga e minuziosa indagine svolta in questi ultimi anni dalle fiamme gialle. A finire nel mirino sia il patriarca del clan, Adriano, che i figli, tra cui Devid, proprietario della villa che potrebbe ora finire all'asta e responsabile del patrimonio degli Hudorovich. Molte delle auto, per cui è stata richiesta la confisca, sono nel frattempo sparite. Ora la palla passa alla Corte d'Appello a cui i nomadi ricorreranno per evitare che il "tesoro" confiscato passi nelle mani dello Stato.



«Restituite alla cittadinanza la villa degli Hudorovich»
2018/11/18

https://tribunatreviso.gelocal.it/trevi ... 1.17476888

L’abitazione di Paese è stata sequestrata nel 2011 I sindacati chiedono che oggi non sia ceduta ai privati e venga gestita da un ente

La villa di Paese sequestrata agli Hudorovich, ritenuta il frutto di un decennio di furti e rapine, deve tornare alla cittadinanza. E non essere messa all’asta, per poi finire nel portafoglio di un privato. A chiederlo è Cgil, che invoca nuove regole per la gestione dei beni confiscati alla mafia e alla criminalità organizzata. Sono diversi, nella Marca, gli immobili oggetto di analoghi sequestri. Il decreto sicurezza, inoltre, amplia la possibilità di vendere ai privati i beni confiscati alle mafie. «Questa scelta rischia di vanificare l’importante azione di contrasto alle mafie introdotta già dalla legge La Torre-Rognoni del 1982, e dalla Legge 109 del 1996, perché i beni potrebbero ritornare in mano alle organizzazioni criminali» spiega Paolino Barbiero, segretario generale dello Spi Cgil di Treviso, «la vendita, qualora si renda assolutamente necessaria, deve essere accompagnata da un serio progetto di riutilizzo, attentamente valutato da parte degli organi competenti dello Stato. Gli immobili devono essere consegnati alla collettività e gestiti da enti o associazioni che si occupano di educazione alla legalità, tema che ci vede impegnati in prima linea sia nelle scuole sia nei terreni confiscati con i campi estivi dei ragazzi».

La villa della famiglia Hudorovich era stata sequestrata già nel 2011. Anche Andrea Zanoni, consigliere regionale Pd, sposa l’appello di Cgil: «Se si dà la possibilità ai privati di comprare i beni sequestrati, finisce che sarà la mafia stessa a ricomprarseli. Gli immobili siano messi a disposizione della collettività, come succede in tanti esempi positivi nel nostro Paese». —



I carabinieri sparano e fermano i rom e le loro figlie ladre
Franco Grande - Lun, 09/10/2017

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 50804.html

Dopo un inseguimento è stata arrestata ad Eraclea una coppia di rom che costringeva a rubare persino le proprie figlie

È stata arrestata ad Eraclea una coppia di rom che costringeva a rubare persino le proprie figlie.

Giancarlo Lovacovic 54 anni e Nicla Hudorovich di 45, residenti in un campo di Padova, sabato scorso hanno messo a segno vari colpi tra Lignano e Caorle ma due carabinieri della Compagni di Portogruaro sono riusciti a fermarli.

Quando i genitori sono stati intercettati si trovavano in auto e il papà ha cercato di investire un carabiniere che, fortunatamente, è riuscito a salvarsi, mentre il collega ha sparato e centrato una gomma, mettendo fine alla fuga dei ladri. I coniugi rom, entrambi pregiudicati per reati, avevano deciso di fare razzie tra i veicoli parcheggiati in riva al mare e, così, a Lignano hanno rubato una giacca griffata del valore di mille euro a una triestina che l'aveva lasciato sul sedile. Dopo il furto i due rom si sono subito allontanati sulla loro Jeep Renegade bianca ma l'intervento dei due militari ha fermato la loro corsa. Le figlie di 9 e 14 anni, si legge sul Gazzettino, sono state affidate a una zia residente anch'essa a Padova.


Sproporzione tra reddito e ricchezza: Hudorovich, sequestrate due Ferrari
27 luglio 2017

https://bergamo.corriere.it/notizie/cro ... a608.shtml

Due Ferrari, una rossa e una nera. Ora sono in un deposito giudiziario, sotto sequestro. Fino a ieri erano in un parcheggio di Grassobbio, di quelli per le migliaia di turisti del low cost di Orio al Serio. Ma con l’aeroporto non c’entrano nulla. C’entrano invece con un Hudorovich, una delle più note famiglie di nomadi che vivono anche in Bergamasca. Il sequestro arriva da Ferrara, un lavoro della Guardia di finanza, ed è una misura di prevenzione. Di quelle che mettono i sigilli ai beni di persone ritenute pericolose e il cui stile di vita fa a pugni con il reddito. Ferrari uguale ricchezza è una facile equazione. Altro non è dato sapere. Sul sequestro vige il massimo riserbo, anche se auto del genere non passano inosservate e il provvedimento è stato per forza di cose notificato al proprietario dei due bolidi. Per riprenderseli, Hudorovich potrà fare ricorso contro la misura, chiesta dalla procura e disposta dal tribunale, dimostrando che se li può permettere. Non si sa nemmeno perché da Ferrara si sia arrivati a Bergamo. Si può presumere che l’Hudorovich in questione abbia in qualche modo sconfinato in Emilia Romagna.

Ma anche Bergamo, da tempo, ha puntato la lente su alcune famiglie rom. Horvat, Nicolini, Hudorovich. Guardia di finanza e carabinieri hanno messo la testa sulle loro attività, sui loro stili di vita, sulle loro ricchezze e, in alcuni casi, su faide sfociate in qualche colpo di pistola. La procura di piazza Dante aveva chiesto la sorveglianza speciale per 20 persone, il tribunale l’ha concessa per sei. E il sequestro di diversi immobili e auto, il tribunale l’ha disposto per una villa, due villette, a Urgnano e Grumello del Monte, e altri due immobili. La vicenda, però, non è chiusa perché la procura ha presentato ricorso in appello contro la parte respinta delle richieste.

Non solo. Sono dello scorso 19 maggio i blitz dei carabinieri di Bergamo in alcune ville, a Carobbio degli Angeli, Trescore (anche nel campo nomadi), Urgnano, e nel campo nomadi di Noventa Padovana. Nulla a che fare con le auto e le case di lusso, ma con episodi che sullo sfondo, è l’ipotesi di indagine, avrebbero faide tra famiglie o tra rami di una stessa famiglia. Come le due bottiglie incendiarie lanciate all’una di notte del 6 maggio contro il muro di una villa in via Francesco d’Assisi, a Carobbio. O gli spari contro un’altra bella casa, in via Rivi, a Trescore, il 9 maggio. Il 5 gennaio, a San Paolo d’Argon, erano stati sparati 4 colpi di pistola contro un’auto dopo un improvvisato blocco stradale, sulla pubblica via. Per andare più lontano nel tempo, nel 2015, a Montello, un uomo in moto aveva premuto cinque volte il grilletto contro l’auto di due coniugi. Nel corso delle perquisizioni era stato pure notificato uno dei provvedimenti di sorveglianza speciale. Sotto sequestro sono finite tre scacciacani, una pistola Piton ad aria compressa, un revolver Smith&Wesson calibro 38 special e una Beretta calibro 9. Una decina gli indagati, nei decreti di perquisizione firmati dal pubblico ministero Emanuele Marchisio. Una società complessa, quella rom, con parentele difficili da ricostruire: famiglie allargate, figli che prendono il cognome delle madri, proprietà di ville e auto non facili da attribuire.



L'indulto fa uscire dal carcere i killer - la tribuna di Treviso
31 luglio 2006
(Marzia Borghesi)

http://ricerca.gelocal.it/tribunatrevis ... TC401.html

Potranno uscire dal carcere durante il giorno ed espiare la pena in regime di semilibertà. Ad uscire grazie al beneficio dell'indulto varato l'altro giorno dal Senato, tra gli altri saranno anche i killer di Luca Tonello, massacrato a martellate in testa il 30 ottobre del 2000, Rossana Bertelli e Alessandro Mandalà. Potrà uscire pure Ercole Hodorovich, il rom che aveva assassinato il suo rivale in amore il 28 aprile sempre del 2000. In appello aveva preso 14 anni. Sono queste le prime conseguenze della legge appena licenziata dal Parlamento.
La Procura dovrà occuparsi in totale di 350 casi.
Gli effetti dell'indulto si faranno sentire sui condannati per varie categorie di reati (sono esclusi tra gli altri i reati di violenza sessuale, terrorismo, mafia, sequestro a fini estorsivi, usura). Usciranno i piccoli e piccolissimi spacciatori, tanti stranieri arrestati per effetto della legge Bossi-Fini. Ma anche, come si diceva, coloro che si sono macchiati di omicidio. Beneficeranno dello sconto di pena anche Alessandro Mandalà e Rossana Bertelli. I due erano stati condannati rispettivamente a 16 anni e dieci mesi, e 16 anni e otto mesi di carcere. Il 30 ottobre del 2000, lungo l'argine del Sile a Lughignano di Casale, i due complici avevano ucciso a martellate il ragioniere ventinovenne Luca Tonello per rubargli il bancomat. Un delitto efferato per motivi assolutamente futili, quello costato la vita a Tonello, che aveva colpito profondamente l'opinione pubblica trevigiana. Con il denaro di Luca, i due complici erano andati al bar. Le porte del carcere si apriranno anche per Ercole Hudorovich. Il 28 aprile di sei anni fa, il rom aveva freddato con sei colpi di rivoltella, il rivale in amore Bruno Georgevich. Il delitto era avvenuto in pieno pomeriggio in via del Mozzato a San Lazzaro.
Ercole Hudorovich, difeso dall'avvocato Francesco Murgia, era stato condannato in primo grado a 17 anni di carcere. In appello la corte aveva ridotto la pena a 14 anni, riconoscendo come «attenuante» il delito d'onore e quindi lo sfondo culturale entro il quale era avvenuta l'uccisione. «Anche se preferisco non sbilanciarmi, rispetto le decisioni del governo: non è un paese civile quello che rinchiude in una cella per due, anche sei detenuti - commenta l'avvocato Murgia che come legale aveva anche rappresentato la parte civile, ovvero la famiglia, nel delitto Tonello -. Finchè si va in carcere per 5 grammi di fumo...». E' dello stesso avviso l'avvocato Alessandra Nava, legale di Sante Covre (fidanzati di Cordignano) e di Alessandro Moretti (delitto Schillaci, con Franco Marangoni). «Ci voleva - dice - il carcere di Treviso è in condizioni disastrose: stanno in nove dentro a celle per tre». Voce fuori dal coro, invece, quella di Stefano Pietrobon, avvocato della mamma di Gioia: «L'indulto è una misura sbagliata e socialmente ingiusta».


Catturato un nomade che si nascondeva da 5 anni
25 apr 2008

http://www.udine20.it/catturato-un-noma ... -da-5-anni

I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Udine hanno catturato dopo due settimane di appostamenti Giovanni Hudorovich di 41 anni, nomade, ricercato per una serie di furti e reati commessi nelle province di Verona, Venezia e in Friuli e per i quali era stato condannato a 5 anni, 6 mesi e 18 giorni di reclusione. La sua cattura è stata rocambolesca in quanto Hudorovich dimorava in un campo nomadi alla periferia del capoluogo friulano protetto da figli e familiari, prima fra tutti la madre che ogniqualvolta vedeva una pattuglia dei carabinieri gli lanciava l’allarme in lingua rom. In questa maniera permetteva al figlio di nascondersi in un fienile abbandonato. Ieri, dopo estenuanti appostamenti, l’uomo è stato catturato non prima di aver cercato un nuovo nascondiglio sotto il letto della madre. Hudorovich è stato rinchiuso nel carcere di Udine.



Ucciso in strada a Borghesiana: in via Nardodipace è giallo sulla morte di un 43enne
Mauro Cifelli
22 set 2014

http://www.romatoday.it/cronaca/omicidi ... vich-.html

Omicidio ieri sera a Borghesiana dove un uomo di 43 anni è morto a causa di alcune ferite alla testa provocate presumibilmente da un corpo contundente. A trovarlo riverso in una pozza di sangue in via Nardodipace un conoscente, che ha poi allertato il 112 ed i parenti della vittima, residente poco distante dal luogo del suo ritrovamento. Inutili i soccorsi al Policlinico Tor Vergata, Franco Hudorovich, nato in Italia, ma di famiglia slava è infatti morto durante il trasporto d'urgenza al nosocomio del VI Municipio delle Torri.

OMICIDIO IN STRADA - La scoperta del corpo esanime del 43enne è stata fatta intorno alle 20.30 in una strada isolata esterna al quartiere, poco distante da via di Rocca Cencia. Sul posto i carabinieri del Nucleo Investigativo e della Compagnia di Frascati, diretti dal capitano Melissa Sipala che indagano sull'accaduto. Per il momento non si esclude nessuna ipotesi, anche se quella dell'omicidio dell'uomo di etnia rom resta la più probabile.

COLPO IN TESTA - A stabilire cosa abbia causato la morte di Franco Hudorovich sarà l'esito dell'autopsia. La salma è infatti stata messa a disposizione dell'Autorità Giudiziaria. Da una prima ricostruzione emerge che il 43enne sia deceduto a causa di una profonda ferita alla testa per poi essere lasciato in fin di vita in via Nardodipace. Resta anche da comprendere se sia stato aggredito da una o più persone. Sul caso i Militari dell'Arma che per il momento mantengono il massimo riserbo.



Guerra tra rom a Milano Uccisi due uomini, tre feriti
La prima aggressione nell'accampamento nomade alla periferia del capoluogo
Poche ore dopo un'altro omicidio. Gli inquirenti: "E' stato un regolamento di conti"
(26 settembre 2006)

http://www.repubblica.it/2006/09/sezion ... cciso.html

MILANO - E' guerra tra rom a Milano. Nella notte due omicidi: poche ore dopo l'assassinio di Codri Hudorovic colpito davanti alla moglie e ai tre figli a Inveruno, nell'hinterland, una spedizione punitiva ha freddato davanti alla sua abitazione alla periferia di Milano un altro nomade. Ferita la moglie e una coppia di amici. Gli inquirenti sembrano non avere dubbi: è un regolamento di conti fra comunità rom.

Una vera e propria esecuzione quella organizzata contro Riccardo Fross, 44 anni di origini rom, ucciso stanotte alle 4.20 davanti al campo nomadi di via Stephenson, nella periferia milanese. I killer erano tre, forse quattro. Non sono neppure scesi dalla loro station wagon scura. Hanno esploso dieci colpi contro il rivale, la moglie e una coppia di amici che chiaccheravano davanti alla baracca. Riccardo Fross è stato raggiunto da due proiettili all'addome. Operato all'ospedale Sacco, è deceduto dopo l'intervento. Gli altri tre feriti non sono gravi; colpiti alle gambe e alle spalle, se la caveranno con qualche settimana di ricovero. Davis, diciotto anni, è stato ferito alla spalla; Yeff, 20 anni, è stato colpito alla gamba destra mentre Paola, 42 anni, moglie della vittima, ha riportato la frattura del femore. La vittima, con precedenti penali per furto, aveva lasciato da poco il carcere usufruendo dell'indulto.

Poche ore dopo, a qualche chilometro dal capolugo, ancora un agguato contro un rom. Questa volta è morto Codri Hudorovic, 36 anni, assassinato davanti alla moglie e ai tre figli sulla soglia della casa dove viveva a Inveruno. Sembra che l'uomo abbia aperto la porta ai killer, forse due, che gli hanno scaricato addosso numerosi colpi di pistola. Quattro lo hanno raggiunto in più parti del corpo uccidendolo.



Il fortino dei sinti in via Chiesa Rossa Armi e rapine, sono tutti pregiudicati
Milano, 28 agosto 2014

https://milano.corriere.it/notizie/cron ... 1749.shtml

Aperto dal Comune nel 1999, doveva essere il «campo modello». Nell’area attrezzata alla periferia Sud vivono 250 nomadi italiani

Lasciate ogni speranza, voi che entrate. Anzi, se potete statene alla larga. L’inferno ha questo indirizzo: via della Chiesa Rossa 351. Una stradina asfaltata che corre sulla sinistra del Naviglio, quasi al confine con Valleambrosia e Rozzano. Un recinto di metallo dal quale sbucano poche lussuosissime roulotte e casette prefabbricate negli anni trasformate in ville, con statue da giardino e figure mitologiche.
Nei quattro vialetti che dividono questo enorme rettangolo «urbano» circondato dai campi di mais e frumento, ci sono auto parcheggiate ridotte ormai a scheletri e altre, Bmw e Mercedes, con pochi mesi di vita. Nuove e lussuose. E anche le case nascondono tesori e televisori al plasma dalle dimensioni esagerate, mobili pregiati e un infinito campionario di oggettistica dal dubbio gusto ma dal valore consistente.
Ecco il campo nomadi comunale di via Chiesa Rossa. Gli abitanti sono poco più di 250. Ma i numeri sono «variabili» in barba ai regolamenti comunali e a quei patti per la legalità voluti dal Comune. Perché le famiglie - quasi tutti si chiamano Hudorovich, Braidich e Deragna - sono imparentate tra loro e hanno legami stretti con quelle del campo di via Negrotto. Così succede che chi finisce agli arresti domiciliari possa indicare di volta in volta la dimora in un insediamento piuttosto che nell’altro. Tanto sempre di terra amica si tratta.

Gli assalti agli spedizionieri

Amica per qualcuno e ostile per molti altri. Autotrasportatori, corrieri, rappresentanti di merce preziosa o di alta tecnologia, non importa. Tutti vengono invitati a presentarsi all’anonimo indirizzo di via Chiesa Rossa 351 (indicato da un cartello lungo la strada) e poi finiscono regolarmente minacciati e derubati, se non aggrediti e cacciati a colpi di fucile. Succede spesso, quasi ogni giorno. Tanto che il famigerato «351» è ormai segnalato in tutti gli archivi degli spedizionieri come territorio da evitare, consegna da rifiutare. Il camion resta imprigionato nella via a fondo chiuso che circonda il campo, dalle case escono venti o trenta ragazzini e qualche adulto con i «ferri» in mano: pistole, vecchie doppiette o kalashnikov dell’ex Jugoslavia. L’autista è messo in fuga con le buone, altrimenti sono pistolettate sparate sull’asfalto accanto ai piedi, come nei cartoni animati sul vecchio West. Se tutto va bene il furgone viene riconsegnato dopo una mezz’ora, svuotato ma salvo.
«Tutti i residenti del campo di via Chiesa Rossa 351, maggiorenni o minori, purché di età imputabile, hanno precedenti», recita un recente rapporto delle forze dell’ordine. Tutti, donne e uomini, esclusi i minori di 14 anni che per legge non possono essere accusati di reati. Un record fatto di furti (la stragrande maggioranza), rapine, aggressioni e resistenza a pubblico ufficiale. Non mancano però reati ben più seri, dalle bande di rapinatori (25 arresti nel 2008) al tentato omicidio. L’ultimo caso è della scorsa settimana quando due nomadi di via Chiesa Rossa sono stati arrestati (tre sono ancora ricercati) dopo aver cacciato a pistolettate alcuni africani che si erano accampati nei dintorni.

Difficoltà anche per le forze dell’ordine

Sembrerà assurdo a molti, ma qui anche polizia e carabinieri hanno enormi difficoltà a mettere piede. L’ultimo episodio riguarda una gazzella dei carabinieri presa a sassate. Se arriva una segnalazione la procedura non prevede interventi solitari. Anzi, si entra solo quando si sono radunati almeno quattro equipaggi e solo se strettamente necessario. Spesso il blitz finisce in un nulla di fatto, altre si riesce ad aprire una trattativa con i «leader» del campo: se si è fortunati la refurtiva, il Tir, l’auto o lo scooter, compaiono come per incanto un paio d’ore dopo fuori dalle recinzioni, in un’area comune così da non poter attribuire responsabilità ai singoli.
Entrano con un po’ più di facilità quelli del commissariato competente (Scalo Romana) e della stazione dei carabinieri (Gratosoglio) o alcuni, selezionati, agenti della polizia locale, presenze ormai «tollerate». In questo modo, solo la polizia ha recuperato negli ultimi mesi una cinquantina di ruspe Bobcat rubate dai cantieri. La specialità dei nomadi di Chiesa Rossa. Ma per ottenere risultati servono prove di forza massicce. In un caso, ad esempio, i poliziotti avevano avuto la certezza che nell’area si trovassero delle statue rubate in una villa. Blitz con 150 agenti e statue lasciate, il mattino dopo, fuori dal commissariato di via Chopin: trasportate di peso e riconsegnate.

La truffe ai danni dei mobilieri brianzoli

Dai «cugini» di via Negrotto, quelli di via Chiesa Rossa hanno appreso il gusto per il design. Lo sanno bene i mobilieri della Brianza truffati e rapinati con maxi ordinazioni di arredi di lusso che puntualmente venivano «svaligiati» dai camion. «Noi siamo operai, ci spacchiamo la schiena nei cantieri. Sono tutte bugie», si giustificano gli abitanti. Nel 2009 ad alcuni nomadi vennero sequestrati beni per 2 milioni di euro: una villa con piscina a Dairago e auto di lusso. Il campo è stato creato nel ‘99 per gli sfollati di via Palizzi, via Fattori e Muggiano. Secondo i piani di Palazzo Marino doveva diventare «l’insediamento modello» per Milano. Chissà se la pensano ancora così.



Tenta di investire un vigile, arrestato nomade padovano
Inseguimento fra le strade di Milano. Hudorovic in carcere per tentato omicidio, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento
(Ansa)
03 aprile 2010

https://corrieredelveneto.corriere.it/v ... 3545.shtml

MILANO - Ha cercato di fuggire dalla polizia ed ha improvvisato un inseguimento mozzafiato per le vie di Milano, danneggiando anche parecchie auto parcheggiate e cercando di investire un vigile urbano. Alla fine è stato bloccato dagli agenti della squadra Volante. Jurko Hudorovic 42 anni, nomade con precedenti per reati contro il patrimonio, residente in provincia di Padova, è stato arrestato venerdì pomeriggio con l’accusa di tentato omicidio, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento in via Guerzoni a Milano, nei pressi di viale Jenner. L’uomo, a bordo di una Polo, passava in via Cenisio quando ha guardato una pattuglia della Volante in un modo che ha fatto insospettire gli agenti che hanno cominciato a seguirlo. A questo punto Hudorovic ha aumentato la velocità. I poliziotti hanno acceso le sirene e il nomade ha cercato di farsi tamponare, senza riuscirci, per mettere fuori uso la vettura della Volante. L’inseguimento è durato alcuni chilometri fino a quando Hudorovic, in via Guerzoni, ha cercato di investire un vigile urbano che gli intimava l’alt, urtandolo e facendolo cadere. Finalmente gli agenti sono riusciti a bloccarlo e ad arrestarlo. A bordo dell’auto, probabilmente per questo cercava di scappare, dei documenti falsi.


Delitto Grubissa arrestato a Venezia il “complice” di Allia
20 luglio 2012

https://www.facebook.com/20695738273501 ... 2440373174

Antonino Foti aiutò l’assassino a occultare il cadavere Autore con 9 nomadi di rapine a rappresentanti orafiC’è anche Antonino Foti, 47 anni, di origini calabresi, rimasto coinvolto nell’omicidio del monfalconese Paolo Grubissa, 43, avvenuto il 24 novembre del 2003 per mano di Salvatore Allia, tra i dieci arrestati, italiani di etnia rom, con l’accusa di aver rapinato numerosi rappresentanti di preziosi. L’operazione condotta dalla Mobile di Genova, Venezia e Udine e del reparto prevenzione crimine di Padova, denominata “Duck” dal soprannome di uno degli indagati, è culminata nei provvedimenti di custodia cautelare, emessi dal Gip di Genova, eseguiti oltrechè nei confronti di Foti, anche di Stefano Braidic, 44 anni, Patrizio Hudorovich, 25, Giuseppe Hudorovich, 25, Paolo Hudorovich, 39, Willi Hudorovich, 40, e Roberto Testa, 70 anni. Tutti sono stati rintracciati nelle loro abitazioni, in provincia di Venezia, tranne Braidic, bloccato a Udine. Analoghe misure restrittive sono state notificate anche a Claudio Baidic, 41, già detenuto in carcere a Udine, e Romeo Hudorovich, 37, detenuto a Venezia. E ancora, a Giovanni Di Brita, 38, il provvedimento è stato notificato nel carcere di Foggia. L’indagine era stata avviata in coincidenza di un significativo incremento, nel 2008, di questo tipo di reati nel Nord Italia, quando a Genova fu rapinato un orafo vicentino, fino ai primi mesi del 2009. La banda operava sempre con la stessa tecnica, agganciando la vittima a bordo di auto, pedinandola, utilizzando ricetrasmittenti. Nel momento più opportuno, la banda entrava in azione distraendo i rappresentanti di preziosi e, con diversi stratagemmi tra cui la rottura di un vetro o la foratura di un pneumatico della vettura della vittima, la costringevano a fermarsi per rubare il campionario.

Il nome di Antonino Foti a Monfalcone è legato a Salvatore Allia, reo confesso, tuttora in carcere dove sta scontando i 20 anni di pena. Il siciliano, all’epoca titolare dell’impresa di sabbiature Safar di via Bagni, quella fredda giornata di nove anni fa, uccise il “pierre” monfalconese nelle campagne del Portogruarese, esplodendogli contro un colpo di pistola. L’accusa ritenne che Foti, dipendente della Safar, su ordine di Allia, aveva fatto sparire l’Audi A2 di Grubissa portandola nel parcheggio dell’aeroporto di Venezia lo stesso giorno dell’omicidio. Da qui l’ipotesi di favoreggiamento nei confronti di Allia. A carico di Foti anche l’occultamento di cadavere per aver nascosto nel garage della sua abitazione di Fiumicello la Mercedes di Allia nella quale era stato ucciso Grubissa. Nel bagagliaio c’era il corpo del monfalconese. Allia confessò le sue colpe. Il cadavere di Grubissa fu rinvenuto in un cantiere a Sagrado, sepolto all’interno di un bidone metallico riempito con cemento. Al processo Foti fu ritenuto responsabile della distruzione e soppressione di cadavere, pur riconoscendo le attenuanti generiche, condannato a 2 anni, con la sospensione della pena. Per il favoreggiamento nell’occultamento fu dichiarato il non doversi procedere. Foti fu coinvolto inoltre nell’ambito di un’indagine per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e per detenzione di un ordigno micidiale.



Il vecchio boss deriso prese il mitra per vendicare l'onore
Luca Fazzo - Dom, 16/12/2007 -
http://www.ilgiornale.it/news/vecchio-b ... onore.html

Andò più o meno così.
«Guarda che io sono Colia».
«E chi se ne frega».
Che unera fosse finita lo si era intuito già il 31 ottobre scorso, quando i carabinieri del Nucleo Operativo avevano arrestato lui, Pinella, all'anagrafe Antonio Colia, una leggenda della malavita milanese, il vero cervello della banda della Comasina (altro che quello sbruffone sciupafemmine di Renato Vallanzasca!) per un omicidio da quattro soldi. Ma adesso che si va verso la fine delle indagini su quell'omicidio, che i verbali e le intercettazioni vengono depositate, di quell'intuizione arriva la conferma più desolante. Perché le sventagliate di mitra che nel tardo pomeriggio del 26 settembre 2006, nel campo nomadi di via Stephenson, mandarono al creatore lo zingaro Riccardo «Ricky» Fros e quasi ammazzarono tre della sua famiglia sono la colonna sonora di un capitolo conclusivo. Quel giorno la vecchia malavita milanese, la mala dei sopravvissuti, ha dovuto prendere atto di non contare più nulla. Che le praterie del crimine - mentre i vecchi boss erano in galera - sono state invase da nuovi lupi senza storia e senza rispetto.
La storia - come la si legge nei rapporti dell'Arma - è semplice. Pinella ha bisogno di una partita di cocaina. Manda un tizio, un colombiano, a prenderla in Spagna, ma il colombiano si fa arrestare. Allora Colia inizia a chiedere in giro e, a furia di passaparola, arriva fino a un balordo di Affori che si chiama Luciano Sberna e che campa vendendo droga fasulla insieme agli zingari del campo di via Stephenson: «Per guadagnare qualche soldo - racconterà poi Sberna - io e il mio amico Massimo Hudorovic abbiamo deciso di mettere in commercio della fuffa spacciandola come cocaina. In realtà si trattava per lo più di materiale da taglio». Ai bei tempi, a nessun delinquente sano di mente sarebbe mai venuto in mente di proporre un bidone del genere proprio a Colia. Ma né Sberna né Hudorovic sanno chi diavolo sia Colia. Così si vedono ai giardinetti e in cambio di trentanovemila euro in contanti gli rifilano un chilo di fuffa, di roba da taglio. E via.
Ma ancora più surreale è quello che accade dopo. Colia si accorge del bidone, va su tutte le furie, chiama Sberna e si fa passare Hudorovic. Ed ecco come lo zingaro racconta il dialogo con il boss sessantenne: «Appena preso il telefono, il Pinella mi diceva che prima di iniziare a parlare avrei dovuto sapere chi lui fosse. A tali parole, e vista l'arroganza del mio interlocutore, cercavo di fargli capire che non erano più i tempi di una volta in cui si poteva fare ciò che si voleva e, comunque, il suo atteggiamento non mi intimoriva. Visto che l'uomo non accennava a smorzare i toni, chiudevo la conversazione dicendogli che non c'erano più i presupposti per continuare». Insomma, il rom gli riattacca il telefono in faccia. Ai bei tempi non succedeva. Proprio no.
Così Pinella organizza la spedizione punitiva. Arruola un altro sopravvissuto, Tino Stefanini, e insieme ad altri tre si armano fino ai denti e fanno irruzione in via Stephenson sparando come dei matti, un morto e tre feriti. Peccato che Stefanini - un altro che non si arrende al crepuscolo - sia intercettato in diretta dai carabinieri che lo tampinano per una serie di rapine. Quattro giorni dopo, in una perquisizione in un covo affittato da Stefanini, saltano fuori le armi. Il resto è un'indagine in discesa. Il 31 ottobre, quando lo vanno ad arrestare, Colia chiede di farsi una doccia, ringrazia perché non gli mettono le manette davanti alla vecchia madre e si fa portare via senza fare storie.



Monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia
http://www.consiglio.regione.lombardia. ... 5a949f7996



Pestaggi e aggressioni, i 4 sinti interrogati dal giudice
19.07.2013

https://www.larena.it/home/pestaggi-e-a ... 959626/amp

Pestaggi senza una ragione: stando alla ricostruzione della procura, ricostruzione confermata dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Laura Donati, il pià pericoloso «quello in grado di influenzare e dirigere le azioni punitive è senza dubbio Derek Viviani, l'unico incensurato. Gli altri risultano infatti essere tutti già stati condannati per reati contro il patrimonio». Questi elementi, «l'indole violenta e la spiccata tendenza a commettere reati gravi contro la persona, con uso di armi e altri mezzi di violenza personale concretamente dimostrate» e il «ruolo dominante svolto da Viviani» hanno rappresentato per il gip le condizioni su cui poggiare la misura di custodia cautelare, eseguita martedì mattina. Oggi, in carcere, Alessio Hodorovich, 23 anni, Patrick Hodorovich, 21 anni, Gesuel Hudorovich, 25 anni e Derek Viviani, 21 anni, compariranno davanti al gip Paolo Scotto di Luzio per l'interrogatorio di garanzia. E per martedì 23 luglio Forza Nuova promuove un presidio davanti al campo nomadi di Forte Azzano «per dire basta alla criminalità diffusa e incontrollata». Due le giornate di terrore, il 19 febbraio e il 10 marzo, sei i feriti e diversificate le accuse anche se tutti sono accusati di lesioni aggravate, ma in un caso il commando che agiva con modalità da «Arancia meccanica» superò ogni limite. Derek Viviani e Patrick Hodorovic (in concorso con il minorenne) devono rispondere anche di tentato omicidio perchè in febbraio colpirono con una mazza da golf uno dei tre giovani «rei» di averli guardati mentre si trovavano fuori da un bar in via Monreale. Bastò quello a scatenare la violenza (poche ore prima avevano picchiato uno srilankese che stava cercando parcheggio). L'aggressione in borgo Milano si era verificata alle 20, in quell'occasione uno dei tre giovani che era andato a soccorrere l'amico gettato a terra dai tre nomadi e picchiato selvaggiamente con calci alla testa, fu aggredito con il ferro. «L'azione», scrive il gip, «è inequivocabilmente idonea a cagionare il decesso della persona offesa e ciò in ragione delle modalità, del mezzo utilizzato - una mazza da golf metallica che addirittura si è spezzata per la violenza del colpo - e della regione del corpo attinta». Massacrati solo per averli guardati.





Papa Francesco riceverà in dono una bandiera rom
Giuseppe Aloisi - Mar, 07/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 90562.html

Papa Francesco, una volta tornato dal suo viaggio in Bulgaria e Macedonia, incontrerà 500 persone di origine sinti e rom. Il Santo Padre riceverà in dono una bandiera

Una bandiera del popolo rom sarà regalata a papa Francesco.

La notizia circola almeno da un giorno, ma bisognerà attendere che il Santo Padre torni dal suo viaggio in Bulgaria e Macedonia per far sì che l'evento si svolga, con le ufficialità del caso, e che il presente venga consegnato a tutti gli effetti. La cerimonia è prevista per il prossimo 9 maggio, quando il pontefice della Chiesa cattolica - una volta atterrato a Roma dopo la sua visita apostolica nell'Est Europa - avrà modo di ricevere presso la Santa Sede una delegazione della popolazione in questione. Si parla di 500 persone in totale. Tutti - immaginiamo - sono in attesa di conoscere l'ex arcivescovo di Buenos Aires.

A raccontare i dettagli dell'incontro che sta per avere luogo, tra gli altri, è stato il quotidiano Il Faro di Roma. Jorge Mario Bergoglio, con ogni probabilità, parteciperà alla cerimonia e celebrerà una preghiera comune con le persone che incontrerà in Vaticano. A consegnare il dono nelle mani del vescovo di Roma - si legge sulla fonte citata - sarà Giulia di Rocco, una cittadina abruzzese appartenente alla comunità rom. Ma la Di Rocco sarà solo una dei partecipanti. Sì, perché come si apprende pure sull'Ansa - il papa sarà accompagnato da una serie di alti ecclesiastici: si va dal cardinale Peter Turkson, che in questi anni è intervenuto spesso sul tema dell'accoglienza dei migranti, al cardinale vicario Angelo De Donatis, che ha preso parte pure alla recente visita di Francesco in Campidoglio.

Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

MessaggioInviato: lun mag 13, 2019 2:39 pm
da Berto
Roma, anziana morta dopo rapina in casa: 5 arresti. "Colpita alle spalle mentre chiedeva aiuto"
13 maggio 2019

https://roma.repubblica.it/cronaca/2019 ... -226148640

Si tratta di cinque rom: uno si è costituito, due sono stati bloccati nella capitale. Gli altri due a Torino e Ventimiglia. L'89enne fu aggredita nell'abitazione di via Pizzo Bernina nella notte tra domenica e lunedì, è spirata il giorno dopo a causa dei numerosi traumi

Sarebbe stata colpita brutalmente alle spalle mentre tentava di chiedere aiuto a una vicina di casa. Si sta delineando sempre con maggiore chiarezza la dinamica della rapina avvenuta nel quartiere di Montesacro a Roma, a seguito della quale una donna di 89 anni ha perso la vita. Per quella violenta aggressione oggi cinque persone sono state arrestate. Ora devono rispondere a vario titolo della rapina e dell'omicidio di Anna Tomasini. L'anziana, colpita nella notte tra domenica e lunedì scorsi, è deceduta il giorno dopo in ospedale a causa dei traumi riportati.

A eseguire i fermi carabinieri e polizia. I fermati sono 5 rom - quattro di origine serba ed uno di origine bosniaca - di età compresa tra i 20 e 42 anni. La svolta alle indagini, che ha permesso di risalire alla identità dei soggetti, è arrivata quando uno dei componenti del gruppo ha manifestato la volontà di costituirsi, presentandosi alla stazione carabinieri di Cinecittà. I primi elementi indiziari raccolti hanno consentito di risalire ai suoi complici che nel frattempo, in fuga, si erano allontanati dalla capitale.

L'intensa attività info-investigativa ha consentito ai carabinieri, nel giro di poche ore, di rintracciare tutti i componenti della banda: uno di loro è stato rintracciato nel campo nomadi di via Salviati, un altro nei pressi della stazione ferroviaria di Pomezia-Santa Palomba e un terzo in provincia di Torino, quest'ultimo rintracciato grazie alla collaborazione fornita dai carabinieri della compagnia di Moncalieri. Le indagini svolte su un quinto componente della banda, di nazionalità serba, hanno consentito di verificare che lo stesso, nella mattinata di domenica, era stato arrestato dalla polizia di frontiera di Ventimiglia perchè a un controllo era risultato irregolare nel territorio nazionale, nel quale aveva fatto rientro dopo essere stato espulso.

Secondo le prime ammissioni rese ai militari, la sera del 5 maggio scorso, i cinque avevano raggiunto via Pizzo Bernina per commettere il furto all'interno dell'abitazione dell'anziana donna, al secondo piano dello stabile. Dopo aver infranto il vetro di una finestra ed aver fatto irruzione, hanno sorpreso l'anziana, che nel frattempo, accortasi di quanto stava accadendo, era riuscita ad allertare una vicina di casa telefonandole.

In quel momento uno dei malviventi, nel tentativo di bloccare la richiesta d'aiuto della donna, l'avrebbe aggredita alle spalle dietro tramortendola. Tuttavia, come emerso dai primi accertamenti svolti dalla polizia, le urla d'aiuto dell'anziana avevano attirato l'attenzione di alcuni vicini che avevano notato due soggetti scappare dall'abitazione della donna e dileguarsi a bordo di un'autovettura station wagon di colore grigio. Nel corso delle operazioni, i carabinieri e la polizia hanno recuperato e sequestrato la citata autovettura, trovata nella disponibilità di un soggetto bosniaco abitante nel campo di via Salviati.

Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

MessaggioInviato: mar mag 14, 2019 8:58 pm
da Berto
Guerra tra nuovi clan a Ostia, sgominate due famiglie: sei arresti
Martedì 14 Maggio 2019

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/o ... 90958.html

Gli arresti di Ostia

Sono giovani, sparano in strada per contendersi le piazze di spaccio e affermare la propria supremazia sul territorio. Puntavano ad occupare gli spazi di potere lasciati vuoti in seguito agli arresti degli storici clan del litorale romano Fasciani e Spada, i due gruppi criminali decapitati con l'operazione della polizia che su richiesta della Procura di Roma ha portato a 6 arresti in carcere con le accuse di tentato omicidio, sequestro di persona, porto abusivo di armi da sparo, esplosione di colpi di arma da fuoco in luogo pubblico e lesioni personali aggravate.

Le famiglie
Sgominati i capi delle famiglie Sanguedolce, imparentati col noto pregiudicato di Ostia Marco Esposito, detto “Barboncino”, e i Costagliola, detti i “napoletani di Acilia”, il cui fratello del capo famiglia Gerardo, Carmine, è stato vicino alla Nuona Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Le due famiglie, attive tra Acilia, Ostia, Dragona e Dragoncello, ormai da tempo si stavano fronteggiando per l'egemonia territoriale, in particolare nel settore dello spaccio di sostanze stupefacenti. A far scattare le indagini che hanno portato all'operazione di oggi sono state due spedizioni punitive avvenute lo scorso 7 giugno 2018, quando in seguito a una lite avvenuta la settimana prima, i due gruppi si sono affrontati armi in pugno in vere e proprie scene da Far West. Il primo episodio avviene davanti al bar Grease a Dragoncello, di proprietà di un ragazzo arrestato lo scorso ottobre con 600 chili di hashish.

La sparatoria
I fratelli Sanguedolce, Alessio e Daniele, insieme a Valerio Antonacci, arrivano in auto davanti al bar e si avventano contro Gianluca Tirocchi che viene preso a pugni: l'uomo cade a terra e cerca di fuggire rincorso da un rivale che con gli spara; la pistola però si inceppa e Tirocchi riesce a rifugiarsi dentro al bar. Poco dopo scatta la risposta: sul posto arrivano i Costagliola, Gerardo con il figlio e il nipote, entrambi di nome Emanuele, insieme a Michael Mazzei: tutti si dirigono verso l'entrata del bar per cercare i Sanguedolce e non trovandoli uno di loro spara in aria. Il gruppo dei Costagliola torna al bar dopo 10 minuti ma non trovando gli esponenti del gruppo rivale se la prendono con Antonacci, che viene brutalmente picchiato. I Costagliola hanno poi provato a vendicarsi anche in un'altra occasione, lo scorso 6 settembre, avvenuto al Cineland di Ostia davanti a centinaia di persone. Qui Daniele Sanguedolce riesce a salvarsi, dopo essere stato inseguito dagli aggressori armati, nascondendosi in uno dei bagni. Vere e proprie scene da Far West, avvenute davanti a centinaia di persone, in piazza e al cinema, e scoperte dagli inquirenti soltanto grazie alle riprese delle telecamere e alle intercettazioni: nessuno infatti ha mai denunciato alle forze dell'ordine quanto visto: un fatto, questo, che, sottolineano gli investigatori, «fa comprendere il clima di omertà imposto dal terrore che le due organizzazioni criminali incutevano».

Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

MessaggioInviato: sab mag 18, 2019 5:48 am
da Berto
Rom occupa abusivamente un terreno, fa costruire un maneggio e non paga: arrestato
17 maggio 2019

https://www.ilmessaggero.it/italia/rom_ ... 98388.html

Si fa costruire un maneggio (su un terreno pubblico), ma invece di pagare l’imprenditore lo minaccia e lo fa minacciare da altre famiglie Rom: un arresto, due denunce ed il complesso finito sotto sequestro. I Carabinieri di Ancona Brecce Bianche hanno posto sotto sequestro un immobile, con annesso terreno di proprietà del Comune di Ancona, che da circa 15 anni era occupato abusivamente da una nota famiglia Rom. Le attività di indagini, nate a seguito di una denuncia formalizzata da un imprenditore di Osimo presso i Carabinieri d Brecce Bianche, permettevano di ricostruire una gravissima vicenda estorsiva ai suoi danni, poiché - a seguito dei lavori eseguiti per la costruzione di un maneggio nonché delle stalle per il ricovero dei cavalli - a fronte della richiesta del pagamento del compenso dei lavori, per un importo di oltre 25.000 euro, riceveva minacce di morte da diversi appartenenti alle famiglie Rom di Ancona.

Proprio a seguito di questo reato, per uno dei tre indagati, il 55enne S.D., che stava scontando la misura dell’affidamento in prova in sostituzione della custodia in carcere, si aprivano le porte del carcere di Ancona Montacuto, per un provvedimento emesso dal Magistrato di Sorveglianza di Ancona, che disponeva la “sospensione di misura alternativa” ed il conseguente arresto.

Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

MessaggioInviato: dom mag 19, 2019 3:40 pm
da Berto
«Prima o poi ti ammazzo». Così la family dello spaccio voleva sfrattare il vicino di casa
18 maggio 2019

https://www.anconatoday.it/cronaca/vici ... droga.html

«Se chiami i carabinieri e ci denunci, ti ammazzo davanti a loro». Un brivido l’ha percorso quando si è sentito rivolgere queste parole dal figlio dei vicini. E non era la prima volta. Spesso è stato intimidito da minacce più o meno violente. Tutto perché marito e moglie rom della porta accanto pretendevano che lasciasse la sua abitazione. Volevano sfrattarlo e prendersi la sua casa per sistemarci il figlio e il nipotino appena nato, dopo aver già occupato abusivamente un altro appartamento a seguito della morte dell’affittuario. Così cercava di espandere i propri interessi immobiliari la family dello spaccio sgominata dalla Squadra Mobile.

L’obiettivo era: prendere il possesso dell’intera palazzina di piazza d’Armi per controllare meglio il mercato della droga al Piano. Chi era d’intralcio, doveva essere allontanato. Come il vicino del piano di sotto, tormentato per mesi nella speranza che, stremato, si arrendesse alla loro volontà e se ne andasse da un’altra parte. L’avevano preso per sfinimento. Schiamazzi, dispetti (battevano i pugni sulla sua porta in piena notte), danneggiamenti: sono arrivati a rompergli la persiana della cucina, mentre il 55enne dall’interno urlava loro di andarsene, mentre afferrava il telefono per chiamare la polizia. E poi le minacce, ripetute ogni volta che lo incrociavano, magari al bar o per strada. «Tanto prima o poi ti ammazzo», gli ricordava il capofamiglia. E il figlio, una volta, è andato sul pesante: «Se chiami i carabinieri e ci denunci, io ti ammazzo davanti a loro». C’è anche questo aspetto inquietante nell’inchiesta che ha portato la Squadra Mobile, coordinata dal vicequestore Carlo Pinto, ad arrestare l’intera famigliola rom.

Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

MessaggioInviato: mar mag 21, 2019 4:02 pm
da Berto
Firenze, negoziante pestato e derubato da rom in pieno giorno
Federico Garau - Mar, 21/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 98663.html

I tre malviventi sono entrati in pieno giorno nella tabaccheria-ferramenta: dopo le botte contro la vittima, la cassa è stata svuotata. Costole rotte e frattura dell'osso sacro, il negoziante ha ricevuto una prognosi di 40 giorni

Pestato e rapinato da tre malviventi stranieri mentre lavorava nel suo negozio di piazza Cavour a Barberino del Mugello (Firenze).

Vittima Massimo Castella, proprietario di una tabaccheria-ferramenta, nato a Sanza in provincia di Salerno ma da anni ormai in Toscana. Durante il primo pomeriggio dello scorso lunedì 13 maggio, per la precisione intorno alle 14, nel locale sono entrati tre extracomunitari. I rapinatori, a volto scoperto, hanno tentato di spingerlo verso la parte posteriore del negozio, per condurlo all'interno di una piccola stanza che si apre sul corridoio.

Inutile il tentativo di fuga della vittima, che, comprendendo di esser finito in trappola, ha provato a raggiungere la porta d'ingresso. Gli stranieri, infatti, lo hanno portato a forza nella camera e lì lo hanno pestato senza pietà. Violenti pugni e calci si sono abbattuti sull'uomo, anche quando si trovava a terra, tanto forti da lasciarlo tramortito in un lago di sangue.

Col proprietario fuori combattimento, gli extracomunitari hanno potuto agire indisturbati nel negozio ed uscire con tutto il denaro presente in cassa, un ingente danno economico ancora in via di valutazione.

La vittima è stata trasportata all'ospedale di Borgo San Lorenzo (Firenze), dove è stato ricoverato. Numerose le lesioni riportate durante il pestaggio, tra cui la frattura dell'osso sacro e due costole rotte, oltre alle varie ferite e contusioni al collo ed al viso. Per un totale di 40 giorni di prognosi.

Castella ha ricevuto la visita del vicepremier Matteo Salvini, che gli ha espresso massima solidarietà in un video registrato in sua compagnia. "Lui è messo così perché stava lavorando in un giorno normale. Gli sono entrati in negozio, in tabaccheria, tre rom, tre zingari si può dire, e l'hanno conciato così. 40 giorni di prognosi. Non è normale.", racconta il ministro dell'Interno, come riportato da "Il Mattino".

"La sicurezza è una necessità anche in pieno giorno, anche in pieno centro, anche in città stupende come Firenze. Io posso assumere, come sto facendo, poliziotti, carabinieri etc., poi però anche i sindaci devono fare il loro e i delinquenti devono aver paura, cosa che in Italia non accade".

Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

MessaggioInviato: mar mag 21, 2019 8:29 pm
da Berto
Furto di energia elettrica per il Luna Park: denunciati 12 giostrai sinti
Fabrizio Tenerelli - Mar, 21/05/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 98897.html

Il furto di energia elettrica è avvenuto per tutto il periodo di permanenza in città ovvero l'intero mese di dicembre 2018. È tuttora in corso la valutazione il danno economico provocato all'ente erogatore del servizio

Si erano allacciati abusivamente ai contatori dismessi di un’ex caserma per alimentare il luna park, i camper e le roulotte.

Dodici giostrai sinti, originari delle province di Torino, Asti e Cuneo, sono stati così denunciati dai carabinieri. I fatti sono avvenuti a Taggia, in provincia di Imperia, a dicembre dello scorso anno, quando i giostrai stipularono tre contratti con l’Enel, per alimentare tutto il luna park per un mese.

Già da una prima valutazione, l'azienda erogatrice del servizio aveva capito che non era possibile garantire il funzionamento di tutte le giostre con quella formula. Pochi giorni dopo, infatti, l’Enel segnala ai carabinieri uno smisurato consumo (dispersione di elettricità) nell’area delle ex Caserme Revelli. A quel punto i militari capiscono che potrebbe esserci stato un furto di energia e, fingendosi clienti, organizzano un sopralluogo assieme al personale dell’Enel.

All’esito positivo dello stesso, scatta il blitz nel luna park e gli investigatori constatano come i giostrai avessero realizzato dei bypass allacciandosi abusivamente ad alcuni contatori dismessi sigillati dello stabile e a una cabina di trasformazione pubblica, fruendo così del servizio a costo zero.

I cavi servivano per alimentare molte delle giostre presenti nel luna park. Il furto di energia elettrica è avvenuto per tutto il periodo di permanenza in città ovvero l'intero mese di dicembre 2018. È tuttora in corso la valutazione il danno economico provocato all'ente erogatore del servizio.

Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

MessaggioInviato: mer mag 22, 2019 9:19 am
da Berto
Per i rom sgomberati la visita dei parlamentari e un pranzo in parrocchia
Antonio Maria Mira
21 maggio 2019

https://www.msn.com/it-it/notizie/other ... spartanntp

Domenica un pranzo in parrocchia e ieri la visita di una delegazione di parlamentari. Ma ancora nessuna novità concreta per i 450 rom di Giugliano sgomberati due settimane fa. Sono finalmente arrivati quattro bagni chimici ma ancora non ci sono né acqua né elettricità. Il sindaco, incontrando i deputati, ha comunicato che farà il bando per il contributo di 5mila euro a famiglia per trovare una soluzione abitativa. Fondi peraltro disponibili da anni ma solo ora dopo lo sgombero ci si muove. Ma ci vorrà ancora tempo. Intano i rom sopravvivono nell’area di una fabbrica abbandonata, dormendo nelle auto e nei furgoni. E sotto la pioggia implacabile di questi giorni.

«E' evidente - ha commentato Riccardo Magi, deputato di +Europa - come la questione non riguardi soltanto il comune e vada invece affrontata anche a livello di governo regionale e nazionale. Chiediamo quindi un intervento imediato di protezione civile e che le autorità assicurino al più presto a queste persone una sistemazione adeguata, nel rispetto della loro dignità, sicurezza e dei loro diritti umani».

E ancora una volta è la Chiesa ad aprire le porte. In 120, in gran parte bambini, con qualche adulto che li accompagnava, domanica sono stati a pranzo nella parrocchia di san Pio X. «C’erano molti volontari, la parrocchia ha risposto – spiega il parroco don Francesco Riccio, che è anche responsabile dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi –. Hanno pranzato con loro, non è stato solo un servizio ma una condivisione. Tre famiglie ­­della parrocchia - aggiunge il sacerdote che tutti i giorni si reca nel campo rom - hanno deciso di passare così la domenica, genitori e figli. Invece di mangiare a casa hanno mangiato qui». Davvero un bel segnale di concreta vicinanza. Tra i 120 c’era anche una bambina di 15 giorni, che da quando è nata vive in un furgone. Per la prima volta, da quando è uscita dall’ospedale, ha trascorso qualche ora in una casa, sotto un tetto vero. Era stato preparato nel salone della parrocchia una culla da campeggio che poi è stata regalato alla giovane mamma in attesa di giorni migliori.


Alberto Pento
Poveri Rom, poveri Sinti, poveri zingari che pena, che compassione, come sono maltrattati, discriminati, perseguitati, vittime innocenti di disumano razzismo! Sono tra le persone migliori e benemerite della società eppure sono così malviste chissà mai perché?

Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

MessaggioInviato: mer mag 22, 2019 7:07 pm
da Berto
Roma, disturbano i Casamonica che abitano vicino al cantiere: 10mila euro per far proseguire i lavori
Mercoledì 22 Maggio 2019

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/r ... 08108.html

Avevano chiesto a due fratelli 10mila euro per poter continuare i lavori di realizzazione di un concessionario di auto, sulla Tuscolana. Le vittime avevano presentato denuncia e nella notte sono scattati gli arresti. In manette anche un esponente della famiglia Casamonica, C.G., 59enne, con precedenti. Con lui fermato anche S.M., 38enne romano incensurato.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma - Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, sono state avviate a seguito della denuncia presentata, nel luglio 2018, da due fratelli, titolari di una nota concessionaria di auto, impegnati in quel periodo nella realizzazione di un nuovo immobile aziendale in via Tuscolana, vittime di continue richieste per versare la somma di 10.000 euro, quale “protezione” necessaria per il normale svolgimento dei lavori.

Da quanto ricostruito dai militari, S.M. e C.G. hanno richiesto ai due imprenditori di versare la somma di 10.000 euro per poter continuare senza problemi i lavori che, a detta dei due, avevano creato dei danni a degli appartenenti alla famiglia Casamonica dimoranti in abitazioni limitrofe al cantiere. Le richieste di denaro, da quanto emerso dalle indagini, sono state molto insistenti e molteplici sono stati i richiami all’impossibilità di sottrarsi alla richiesta estorsiva poiché proveniente dai Casamonica, prospettando, in caso di rifiuto, possibili danneggiamenti ai beni aziendali dei due fratelli. I provvedimenti, che dispongono la custodia cautelare in carcere per gli indagati, sono stati notificati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma presso l’abitazione e presso l’ospedale dove uno dei due è attualmente ricoverato e piantonato.