Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

Messaggioda Berto » mar ago 03, 2021 10:11 pm

Gruppo rom taglieggiava i connazionali: pizzo, estorsioni, incendi e danni a chi non pagava
Nordest > Vicenza-Bassano
Giovedì 29 Luglio 2021

https://www.ilgazzettino.it/nordest/vic ... 09370.html

BASSANO/ROSA' - Avrebbero imposto il "pizzo" ai propri connazionali per restare nelle aree di sosta nomadi e nei territori in cui si erano insediati, del Vicentino e non solo. Nei confronti di un gruppo di uomini di etnia rom sono scattate oggi nove misure cautelari. I carabinieri di Rosà e il nucleo operativo dei carabinieri di Bassano del Grappa hanno dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Vicenza, nei confronti di tre uomini di etnia rom, e della misura degli arresti domiciliari di altri sei, per i reati di associazione a delinquere. Gli indagati, che appartengono a diverse famiglie provenienti dalla città romena di Lugoj, in Italia in particolare a Rosà e Ravenna, avevano costituito una associazione per delinquere fondata sul vincolo familiare e su una gerarchia verso i "capi" del gruppo.


APPROFONDIMENTI

Le denunce di una famiglia rom

L'indagine coordinata dalla Procura di Vicenza ha preso le mosse da numerose denunce presentate da una famiglia di etnia rom residente nel Vicentino, a partire dalle quali è stato accertato come gli indagati compissero estorsioni in denaro nei confronti dei connazionali, per consentire loro di restare, senza ritorsioni, nei territori nei quali si erano stabiliti. Le intimidazioni avvenivano con violenze, richieste di estorsioni, ostentando armi e munizioni, anche sui social network, e imponendo una sorta di "pizzo" per far pagare il quale non avrebbero esitato a provocare incendi ai danni di chi non pagava. Le indagini hanno accertato come il metodo estorsivo utilizzato dagli indagati fosse rivolto nei confronti di molti connazionali, residenti in Italia ed all’estero, dai quali ottenevano il pagamento di somme di denaro per consentire loro di permanere - senza ritorsioni - nei territori nei quali si erano stabiliti.

Nelle foto il blitz degli arresti
I nove arresti

I militari hanno dato esecuzione all’ordinanza del Gip con la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Alexandru Sain, alias “Guntu”, Ionel Ciurariu, alias “Pipi Lugoj” considerato l'uomo al vertice dell'organizzazione, Bratian Varga, alias “Bretian Cirpaci”. E della misura degli arresti domiciliari nei confronti di Tiberius Rostas, alias “Tibi Darynca”, Adam Neda, alias “Baron Cosmin”, Stefan Bot, alias “Momi Bot”, Ionel Ciurariu, alias “Zoran Zis Zoran”, Brainar Sain, alias “Beni” e Serban Dorin Ciurar, alias “Sebi”.

Supremazia a Lugoj

Le azioni del gruppo miravano anche a mantenere - tramite una capillare organizzazione operativa anche in territorio estero - un ruolo di supremazia nella città rumena di Lugoj e ad estendersi nei diversi Stati europei in cui si erano trasferiti i concittadini di etnia rom, avvalendosi di un numero considerevole di adepti e fondando la propria azione su intimidazioni, violenze ed estorsioni di denaro. Le azioni intimidatorie avvenivano mediante richieste estorsive formulate anche con ostentazione di armi e munizioni, poste in essere principalmente attraverso l’utilizzo di social network - visibili dall' intera comunità – e finalizzate alla corresponsione di un vero e proprio “pizzo” da parte dei connazionali, oltre che tramite l’esecuzione di una serie di organizzate azioni incendiarie e di danneggiamento ai danni di coloro che rifiutavano di corrispondere le somme di denaro richieste.

L’ ordinanza cautelare ha interessato anche altre persone di etnia rom – capi o partecipi dell’associazione – le cui ricerche, anche in ambito internazionale, sono in corso di svolgimento.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

Messaggioda Berto » mar ago 03, 2021 10:11 pm

Le menzogne del sinto Casadio:

non esiste alcuna maggioranza di sinti che si sia integrata, che lavori e che sia divenuta stanziale e che tenga nascoste le sue origini per timore di essere discriminata e di perdere il lavoro.
La verità è che questa presunta maggioranza di sinti integrati si riduce ai casi di poche persone che non hanno alcun motivo di nascondere la loro identità sinta perché i pochi sinti integrati non sono e non sarebbero affatto oggetto di discriminazione, anzi sarebbero più che ben accetti e portati ad encomiabile esempio da tutti, il fatto è che questi casi se esistono sono pochi e costituiscono più delle eccezioni che confermano la regola e sarebbe proprio inopportuno per i promotori e i sostenitori del vittimismo degli zingari il farlo sapere all'opinione pubblica.
Questa storia della odierna discriminazione dei sinti e degli zingari in genere è una storia inventata, una argomentazione menzognera adottata per evitare di dover dare i dati numerici di questa presunta maggioranza integrata che renderebbero evidente come in verità la maggioranza dei sinti non sia affatto integrata e viva in realtà di delitti, di crimini e di vergognoso parassitismo (unico motivo comprensibile e ragionevole, più che giustificato dell'avversione e dell'odio per gli zingari che è tutto fuorché un pregiudizio razzista verso i nomadi) e che si faccia scudo di questa presunta discriminazione etnica razzista per nascondere le sue malefatte e coprirsi le spalle con la complicità del politicamente corretto tra cui i partiti di sinistra e il suo associazionismo civile, i media e la magistratura della stessa area ideologico politica.


I nomadi chiedono nuovi campi. «Le aree attuali non sono dignitose»
Gli attuali insediamenti non sono dignitosi e spesso si vedono circolare grossi ratti
3 agosto 2021

https://www.ilgiornaledivicenza.it/terr ... -1.8824433

Dai grandi insediamenti alle microaree familiari, «perché non è vita dignitosa quella che ci vede segregati negli attuali campi nomadi». Davide Casadio, fondatore della sezione berica del movimento Men Sinti, mediatore culturale e attivista di lungo corso per i diritti di rom e sinti, parla di integrazione come di un traguardo ancora lontano per i due gruppi etnici che in tutta la provincia sono rappresentati da un migliaio di persone. E intravede nel miglioramento delle condizioni abitative una ricetta per l’inclusione sociale.

Miglioramento che potrebbe avvenire con l’adozione di un nuovo modello di insediamento urbano, in grado di superare i campi nomadi attraverso l’individuazione, per chi rifiuta la piena stanzialità, di tante piccole aree nelle quali inserire con le loro case mobili (i costi di gestione sarebbero a carico degli ospiti) un numero limitato di famiglie, tutte legate dal vincolo della parentela. Una richiesta, questa, nell’aria da tempo ma mai concretamente affrontata, almeno in città, dalle amministrazioni che si sono succedute. «Eppure non si tratterebbe di una novità – avverte Casadio - l’Emilia Romagna ha già adottato questa soluzione che recepisce la Strategia europea per l’integrazione di rom e sinti, disponendo lo smantellamento dei campi nomadi. Tutto questo allo scopo di eliminare i problemi legati alla convivenza forzata e di eliminare le situazioni di degrado. In alternativa, vorremmo chiedere di poter acquistare dei terreni, occupandoci delle spese di urbanizzazione e dei costi delle utenze». Una questione di «dignità».

Nel mirino, i due insediamenti di viale Diaz e viale Cricoli, dove vivono circa 20 nuclei e dove «non di rado capita di vedere circolare dei grossi ratti», scuote la testa Casadio. È un anniversario doloroso ad offrire l’occasione per parlare dei diritti delle minoranze etniche. Quello dello sterminio di rom e sinti avvenuto il 2 agosto del 1944, la pagina più nera della storia di persecuzioni subite dai due popoli, in cui quasi 3 mila tra uomini, donne e bambini morirono nelle camere a gas del campo nazista di Birkenau. Per ricordare la tragica notte del “Porrajmos”, che in lingua romanì significa “distruzione, annientamento”, ieri mattina Casadio assieme ad altri due esponenti della comunità sinti si è recato in visita al parco della memoria, il filare di gelsi all’interno dell’area di parco Fornaci dedicato “agli uomini e alle donne di Vicenza deportati nei campi di concentramento”. Con la bandiera rom sollevata - un cerchio a raggi rossi su sfondo blu e verde – ha sottolineato il valore della memoria: «Ricordare è un dovere verso il futuro. Questa giornata deve servire da monito contro ogni forma di discriminazione e odio, che si combattono non escludendo, ma includendo. Mai come ora dobbiamo credere nell’integrazione, investendo nelle politiche abitative». Anche per estirpare il pregiudizio: «Paghiamo per poche persone che non si comportano bene – conclude - ma le pecore nere ci sono dappertutto, i nostri figli vanno regolarmente a scuola, alcuni di noi sono sposati con i “gaggi”, i non rom e sinti, qualcuno è avvocato, medico, anche imprenditore, ma spesso preferiscono non rivelare le proprie origini per non perdere il posto di lavoro».



Spari contro ex moglie e figlio, arrestato
15 maggio 2017 -

https://www.lanazione.it/prato/cronaca/ ... -1.3115566

La Squadra Mobile della Questura di Prato ha arrestato a Rovigo il 42enne Dani Casadio, che il 19 aprile scorso sparò a scopo intimidatorio nel campo nomadi di via Manzoni a Iolo. L'uomo esplose tre colpi per terra, in direzione della ex moglie e del figlio. Nessun ferito, ma le pallottole si conficcarono nei giochi per bambini; poi la fuga.

La Mobile pratese lo ha però rintracciato e tenuto d'occhio fino a sabato, quando, a Rovigo, è scattato l'arresto; adesso è in carcere. Le accuse nei suoi confronti sono di minacce aggravate, spari in luogo pubblico e porto d'arni illegale. L'indagine è stata coordinata dal sostituto procuratore Lorenzo Gestri.

Secondo l'ipotesi degli inquirenti, l'uomo avrebbe agito per un movente passionale, non accettando la fine della relazione ventennale con la donna, madre del loro figlio.


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Anna Tambini e Giuseppe Casadio sono rispettivamente 'Faentina lontana' e 'Faentino Sotto la torre' 2021
Ravenna24ore.it
Sabato 31 luglio le premiazioni al Teatro Masini

https://www.ravenna24ore.it/area/faenza ... orre-2021/

Sono state ufficialmente assegnate le onorificenze del “Faentino lontano” e del “Faentino sotto la Torre” per l’anno 2021. I riconoscimenti sono andati rispettivamente ad Anna Tambini e Giuseppe Casadio. La cerimonia per la consegna dei premi è prevista la mattina di sabato 31 luglio, giorno di svolgimento del Palio del Niballo, al Teatro Masini.

In un anno del tutto eccezionale a causa l’emergenza sanitaria, su proposta del sindaco Massimo Isola, l’apposito Comitato comunale ha inoltre deciso all’unanimità di assegnare una onorificenza specialeal personale sociosanitario, riconoscendone l’alto valore e la grande abnegazione dimostrata nell’affrontare la lotta al Covid-19 e nella cura dei malati.

FAENTINO LONTANO

Anna Tambini, classe 1943, storico dell’arte, vive a Pisa con il marito Franco Strocchi, docente universitario e anch’esso di origine faentina. Prima del trasferimento a Pisa la coppia ha vissuto a Princeton negli Stati Uniti e a Trieste.

Conseguita la Laurea in Lettere Moderne all’Università di Bologna nel 1965 con una tesi sulle Biblioteche di Bologna, Tambini ha poi ottenuto un diploma di perfezionamento in Storia dell’arte medioevale e moderna all’Università di Bologna con una tesi – pubblicata nel 1982 – su Pittura dall’Alto Medioevo al Tardogotico nel territorio di Faenza e Forlì, conseguendo il massimo dei voti e la lode. Abilitata all’insegnamento in Lettere e Storia dell’arte ha insegnato a Roma, Faenza e Pisa per poi ricevere dalla Soprintendenza di Bologna nel 1989 la qualifica di studioso di storia dell’arte.

Ha svolto numerose attività di ricerca sul patrimonio artistico in Romagna con particolare attenzione alla pittura dal Gotico al ‘500 e fornito un contributo significativo allo studio della pittura tardogotica a Faenza e in Romagna. Fondamentale inoltre, il suo lavoro di catalogazione dei dipinti della Pinacoteca di Ravenna, dei dipinti della Biblioteca Comunale Manfrediana e del Museo diocesano di Faenza.

Relatrice in numerose lezioni universitarie e convegni dedicati alla Storia dell’arte, vanta la pubblicazione di numerosi articoli in riviste d’arte specialistiche italiane e straniere e fa parte della Commissione d’arte sacra della Diocesi di Faenza.

Anna Tambini ha sempre conservato un legame strettissimo con Faenza e la Romagna, dove tuttora risiede parte della propria famiglia.

FAENTINO SOTTO LA TORRE

Giuseppe Casadio, “Beppe”, classe 1946, dopo la Laurea in Pedagogia all’università di Urbino con una tesi sul teologo luterano tedesco Dietrich Bonhoeffer, negli anni ’60 entra in contatto con la sezione italiana del Cemea (agenzia internazionale di pedagogia e didattica) e fonda la Cooperativa “Centri Rousseau”, impegnata nel gestire le comunità di vacanza per adolescenti, ispirate a concezioni pedagogiche antiautoritarie e partecipa al movimento studentesco del ’68.

Contemporaneamente inizia l’attività di insegnamento in storia, filosofia e materie letterarie nei licei classici di Conegliano e Vittorio Veneto (Treviso), quindi nelle scuole medie di Susegana (Treviso), Carpanedolo e Rezzato (Brescia) e ad interessarsi all’attività sindacale, che lo porta a ricoprire, prima l’incarico di segretario della Cgil-Scuola di Brescia, poi della Fiom di Ravenna a tempo pieno diventandone segretario generale provinciale.

Nel ’76 entra nella segreteria provinciale della Camera del lavoro di Ravenna di cui viene eletto segretario generale e nella segreteria regionale della Cgil, diventandone il segretario regionale nell’88. Eletto nella segreteria confederale nazionale Cgil, nel 1996 si trasferisce a Roma mantenendo l’incarico fino al 2004. In quell’anno entra a far parte del comitato celebrativo del Centenario del sindacato e, in quello successivo, del Cnel, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (VIII legislatura, 2005-2010), ricoprendo l’incarico di presidente della Commissione politiche del lavoro e dei settori produttivi, nella quale è riconfermato nella IX legislatura (2010-2015).

Tra le altre attività di Casadio va segnalata quella pubblicistica. Dal 1996 al 2004 ha prodotto numerose prefazioni e introduzioni a saggi e atti della Cgil nazionale su temi quali il mercato del lavoro, l’occupazione giovanile e femminile, il lavoro dei migranti e il diritto al lavoro per i diversabili; pubblica altresì relazioni e prefazioni a convegni sui temi ambientali e della tutela del territorio, promossi dalla Cgil nazionale, o da strutture territoriali del sindacato; pubblica anche analoghi interventi sui tema della legalità e della lotta alla criminalità organizzata. Dal 2004 al 2008 cura moltissime pubblicazioni e cataloghi su produzioni artistiche ed eventi culturali, storici e di attualità, sul lavoro e sulla sua rappresentazione nelle arti (musica, cinema, arti figurative, fotografia, fumetto, narrativa). Nel 2009 firma un saggio sugli infortuni sul lavoro e le malattie professionali presentato anche alla Camera dei Deputati. Sul web sono rintracciabili oltre 2.900 segnalazioni a suo nome. Da diversi anni Casadio è tornato a risiedere a Faenza.




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Quattromila rom e sinti, la metà integrati
Michela Nicolussi Moro
21 giugno 2018

https://corrieredelveneto.corriere.it/v ... f9a2.shtml


VENEZIA Per rispondere al censimento dei nomadi richiesto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, nel Veneto sono fra i 3500 e i 4mila i sinti e i Rom ormai stanziali. Negli ultimi dieci anni infatti sono quasi del tutto scomparsi i grandi campi (fatta eccezione per quello di Favaro Veneto, che conta ancora un migliaio di persone), per fare spazio alle microaree, con relativi terreni acquistati dai nomadi che vi abitano in roulotte o nei prefabbricati, e ai primi trasferimenti nelle case popolari, come accade a Treviso e a Chioggia.

Microcampi e casette

Nuovi stili di vita che riguardano oltre la metà dei nomadi presenti nella nostra regione. Formule abitative e di integrazione diverse, distribuite in sei province su sette, con l’eccezione di Belluno, che non conta nessun insediamento. A Padova resta il campo di via Longhin ormai fatto di casette (200 persone); a Vicenza ci sono il campo di via Cricoli e le microaree di Costabissara, Creazzo, Torri di Quartesolo e Quinto (in tutto circa 700 tra Rom e sinti); nel Trevigiano si contano i campi di Castelfranco e Vedelago, oltre alla casa comprata da un gruppo di nomadi a Paese; a Verona ci sono l’area attrezzata di via Forte Azzano (100 persone) e il campo di Strada La Rizza (80).


I controlli

«Sono sinti italiani, residenti a Verona — spiega Luigi Altamura, comandante della polizia municipale scaligera — che noi controlliamo ogni sei mesi, anche con l’aiuto di polizia di Stato, carabinieri e Ufficio anagrafe del Comune. Verifichiamo arrivi, partenze, proprietà, assicurazione delle roulotte: sappiamo chi sono, li conosciamo tutti, pagano la concessione dei terreni. Sul mio palmare ho costantemente la fotografia della situazione. Poi, in stazione, va e viene una quindicina di Rom dedita all’accattonaggio, che teniamo sotto controllo».

«In Veneto situazione tranquilla»

Nel Veneziano oltre al campo di Favaro Veneto c’è quello tra Portogruaro e Concordia Sagittaria, mentre il Polesine ne conta uno a Badia. «La situazione nel Veneto è tranquilla — assicura Davide Casadio, presidente della «Federazione Rom e Sinti insieme» e residente a Vicenza — i pochi campi rimasti sono già censiti e i grandi assembramenti, di difficile gestione (dove spesso le forze dell’ordine hanno arrestato pregiudicati, ndr), non ci sono più. Concordiamo con il ministro Salvini nell’esigenza di chiudere quelli rimasti, perché ci ricordano i campi di concentramento, sono anti-dignità, ma non sulle modalità. Non si può arrivare con la ruspa e buttare in mezzo alla strada gente magari nata in Italia e che qui abita da generazioni. E non si possono nemmeno trasferire i Rom dal campo direttamente in casa, perché se ne vanno subito. Bisogna procedere per step, cioè passare dal campo alle microaree, dalla roulotte alla casetta e quindi all’alloggio popolare. Ma gradualmente».


Le differenze fra rom e sinti

Casadio tiene poi a sottolineare la differenza tra Rom e sinti: i primi arrivano dalla Romania, i secondi da Francia, Germania e Olanda. «I Rom sono soprattutto commercianti — precisa — noi sinti viviamo in questo Paese da 600 anni e i sinti veneti parlano veneto. Abbiamo portato il divertimento, un tempo facendo ridere re e regine, cantando per i Papi, diventando saltimbanco, ai tempi nostri con le giostre. Noi siamo più stanziali, siamo dediti al lavoro, ormai in tutti gli ambiti: in fabbrica, nell’agricoltura, nel commercio. I Rom appena arrivati si arrangiano con l’accattonaggio e poi fanno compravendita. Mai avuto problemi con loro, ma noi non siamo Rom, non parliamo la loro lingua».


Mediazione culturale

All’integrazione dei nomadi si è dedicata Legacoop. «Siamo intervenuti con educatori e mediatori culturali per agevolarne l’inserimento lavorativo o risolvere problemi sociali o legati ai minori — spiega Loris Cervato, responsabile per il Sociale — ma ormai la situazione si è molto evoluta. Mandano i bambini a scuola, sono stanziali, perciò grandi criticità non ne emergono da tempo».


Stop ai contributi

Ma nel 2015 l’attuale capogruppo della Lega a Palazzo Ferro Fini, Nicola Finco, chiese e ottenne l’abrogazione della legge regionale che prevedeva contributi ai Comuni per i campi e l’integrazione dei Rom. «Così come possono comprarsi i macchinoni sono in grado di pagarsi un affitto, lavorare e mandare i figli a scuola — sostiene Finco —. Nelle case popolari ci devono andare le famiglie in difficoltà che hanno sempre pagato le tasse. E non è il loro caso».





Sinti integrati ???


Veneto - Presa banda di sinti responsabile di oltre 100 furti

(12.05.20)
https://www.youtube.com/watch?v=kMzghyyBcb4
Circa cento carabinieri del comando provinciale di Venezia sono entrati in azione dall'alba del 12 maggio in un'operazione contro una banda di sinti specializzata in furti che ha portato all’esecuzione di otto ordinanze di custodia cautelare, ...

ASSALTI AI BANCOMAT CON KALASHNIKOV: ARRESTATA BANDA DI SINTI | 15/03/2021
Mar 15, 2021
15/03/2021

https://www.youtube.com/watch?v=-1vwV2TuuEQ

Decine di colpi nel nord Italia, ma la base era in Veneto, arrestati dai carabinieri di Verona 7 banditi sinti || Pronti a tutto, organizzati e violenti. I colpi in Lombradia ed Emilia Romagna, ma la base logistica era in Veneto tr


Il video e le foto dell'operazione che ha fermato la banda sinti degli sportelli Atm: arresti anche a Treviso
15 marzo 2021

https://primatreviso.it/cronaca/il-vide ... a-treviso/

Nelle prime ore del mattino di oggi, 15 marzo 2021, il personale del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Verona, coadiuvato nella fase operativa dai Comandi dell’Arma territorialmente competenti e dalla Compagnia d’Intervento Operativo del 4° Btg. “Veneto” di Mestre, ha dato esecuzione a 7 provvedimenti di custodia cautelare in carcere, emessi da GIP del Tribunale scaligero, nei confronti di altrettanti soggetti di età compresa tra i 24 e i 50 anni, pregiudicati, residenti nelle province di Verona, Vicenza, Padova e Treviso resisi responsabili, tra l’altro, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti aggravati mediante esplosivo, detenzione illegale di armi ed esplosivo, tentato omicidio, riciclaggio e rapina.


Smantellata una banda responsabile di centinaia di furti: 8 arresti
Una parte del materiale sequestrato
12 maggio 2020

https://www.veneziatoday.it/cronaca/arr ... -2020.html

Dall’alba di oggi è in corso l'esecuzione di 8 misure di custodia cautelare, di cui 6 in carcere e 2 agli arresti domiciliari, nei confronti di altrettante persone italiane di etnia Sinti, più un marocchino, ritenuti responsabili di associazione per delinquere, furto aggravato, ricettazione, utilizzo indebito di carte di credito, maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e commercio di armi. Sono in corso, inoltre, perquisizioni a domicilio sia degli arrestati che di altre 15 persone (di cui 4 minorenni), tutte italiane e indagate per gli stessi reati. L'operazione vede impiegati un centinaio di carabinieri dei comandi provinciali di Venezia, Verona, Piacenza e Rovigo, con l’ausilio del 4° battaglione “Veneto”, del 14° nucleo elicotteri di Belluno e del nucleo cinofili di Torreglia.

Le indagini, effettuate tra settembre 2018 e ottobre 2019 sulle comunità sinti residenti a Cavarzere, Mestre e Verona, hanno accertato la responsabilità degli arrestati in una lunga serie di furti in abitazione e su automezzi in sosta, specie nei pressi di supermercati e cimiteri, per un totale di un centinaio di episodi, in varie aree del Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. È stato calcolato che la refurtiva ammonta a mezzo milione di euro. I carabinieri sono riusciti, inoltre, a risalire al canale di ricettazione, individuando un marocchino, residente a Noventa Padovana, che faceva arrivare il materiale rubato al suo Paese di oririgine. È stato accertato l’indebito utilizzo delle carte di pagamento rubate con prelievi per oltre 50mila euro. Durante le indagini è stata individuata e sequestrata refurtiva per un valore di circa 100mila euro, oltre ad una pistola semiautomatica.


Sinti in Piemonte

https://www.lastampa.it/argomenti/sinti

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Erano accusati di furto e ricettazione: tutti assolti
Elisabetta Testa
11 giugno 2021

https://www.lastampa.it/asti/2021/06/11 ... 1.40375414

Sono stati assolti tutti gli imputati di etnia sinti, abitanti tra San Damiano e Alba, accusati di furti commessi tra Neive, Castiglione Falletto e Brescia.

La sentenza è arrivata nei giorni scorsi in tribunale ad Asti, pronunciata dal giudice Claudia Beconi.

Gli assolti

Giorgia Camia, Rino Caldaras, Gian Marco Adriano, Guido Rafael, Richard Lamberti e Diego Lebbiati, erano accusati di aver commesso un furto di gioielli preziosi e di device (piccoli dispositivi ad alta teconologia) a Neive. Poi di furto di oro e di una bicicletta dal valore considerevole, nella zona di Castiglione Falletto e infine di aver preso tutto quanto contenuto in una cassaforte all'interno di un'abitazione di una coppia a Brescia.

Le indagini, coordinate dal pm Laura Deodato, si erano avvalse anche del contributo fornito dalle telecamere di videosorveglianza. Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna di tutti, con pene tra i tre e i cinque anni di reclusione. Un elemento, questo, che non ha visto per niente d'accordo il gruppo di avvocati difensori, composto da Davide Gatti, William Voarino del foro di Torino, Silvia Merlino, Giorgia Montanara (con il legale Stefano Campanello) e Stefano Ponchione di Alba.

Il giudice Beconi ha assolto tutti, accogliendo le argomentazioni dei difensori. Gli avvocati e in aula avevano sostenuto l'inesistenza di prove certe per collegare i furti ai loro assistiti. Tutti gli imputati avevano scelto il rito abbreviato. Le accuse erano quelle di furto e ricettazione. Il caso era stato preso in carico proprio dal palazzo di giustizia astigiano dopo il primo furto di Neive, territorio di competenza del tribunale di Asti.


Si fingevano vigili urbani per derubare anziani: arrestati
Elisabetta Testa
11 giugno 2021

https://www.lastampa.it/asti/2021/06/11 ... 1.40375243


Si presentavano come tecnici del gas o agenti di polizia municipale per entrare nelle case di persone anziane e truffarle con facilità.

E' quanto viene contestato dai carabinieri del nucleo investigativo di Genova a tre nomadi sinti residenti nell'Astigiano e nel Torinese (a Moncalieri). I tre – di età compresa tra i trenta e i trentacinque anni – sono stati arrestati perché ritenuti responsabili di almeno una decina di colpi commessi tra Genova e la Lombardia.

La refurtiva ammonterebbe complessivamente a duecentomila euro, tra gioielli, contanti e oggetti preziosi.

Il loro modus operandi era sempre lo stesso. In un primo momento alcuni di loro si presentavano a casa delle vittime presentandosi come falsi tecnici del gas o del riscaldamento e rubavano pochi oggetti di valore. Poco dopo, poi, si presentavano nelle stesse case due finti vigili urbani (con tanto di divise e pettorine), con la scusa di voler riconsegnare gioielli e oggetti rubati qualche momento prima.

In questo modo riuscivano a conquistare appieno la fiducia delle vittime, soprattutto anziani.

A quel punto uno dei finti agenti, forte della fiducia conquistata chiedeva di poter vedere i gioielli, per verificare che ci fossero tutti e non mancasse nulla. Uno dei due distraeva così la vittima, mentre l'altro riusciva a portare via ogni volta il bottino, sempre considerevole.

I carabinieri quindi, una volta unite tutte le denunce ricevute sono riusciti a risalire ai tre grazie all'analisi dei filmati delle telecamere di sorveglianza e a una serie di pedinamenti.

Gli arrestati vivevano in lussuose ville, dove, durante le perquisizioni, sono stati trovati anche quarantacinque mila euro in contanti, centotrenta monete d'oro e le divise usate durante i colpi. —


In attesa di interrogatorio i sinti arrestati dai carabinieri per usura
Elisabetta Testa
27 aprile 2021

https://www.lastampa.it/asti/2021/04/27 ... 1.40201504

Non si sono ancora svolti gli interrogatori di garanzia degli undici astigiani arrestati dai carabinieri nell’ambito dell'operazione «Sonacai»(oro, in gergo sinto), per usura, ricettazione, riciclaggio e intestazione fittizia di valori. Si tratta dei componenti di due famiglie sinti residenti ad Asti, ovvero Fabio e Daniel Bresciani, Loredana Agazzi, Angela Vailatti, Jenny Agazzi e Maximiliano Cinieri. Ai domiciliari Giulio Gai, Alessio Tropea, Francesco Franco, Elisa Fragale e Wissam Nazha, conosciuto come Mario il Libanese.

Gli arrestati al momento si trovano tra Asti e Torino e gli interrogatori sono attesi in questi giorni. L'operazione è stata condotta dai carabinieri di Imperia, in sinergia con l'Arma astigiana, coordinati dalla Procura. La banda era specializzata in furti in abitazione e in truffe ai danni di persone sole e fragili, soprattutto anziani. Con i bottini ottenuti, facevano la bella vita e «investivano» nel mondo dell'usura. Avevano creato infatti una fitta rete in cui erano finiti artigiani e negozianti in affanno a causa della crisi generata dalla pandemia. Con l’operazione è stata sequestrata una villa in strada San Lazzaro (zona Praia) dal valore di 250 mila euro, un autolavaggio a Nichelino da 60 mila euro, 330 mila euro in contanti, oltre 6 chili di oro in lamine per 350 mila euro, una Bmw serie 5 e una Fiat Cinquecento per un valore complessivo di 50 mila euro nonché gioielli tra cui spicca un bracciale in oro con 70 diamanti e analoghe pietre da 20 carati per un valore di 30 mila euro. Beni mobili e immobili per un valore complessivo di un milione e duecentomila euro.

secondo l’accusa per imprestare i soldi (a tassi folli) reinvestivano il provento di furti e truffe, quindi senza nessun esborso iniziale. —



Pagavano i prestanome per nascondere i loro beni
Elisabetta Testa
25 aprile 2021

https://www.lastampa.it/asti/2021/04/25 ... 1.40193475

Gli 11 sinti astigiani arrestati dai carabinieri nell’operazione “Sonacai” (oro),avevano paura di essere scoperti.

Per evitare misure di prevenzione patrimoniali e sequestri penali, erano disposti a tutto, persino a investire parte del loro patrimonio per stipendiare dei prestanome, tutti consenzienti. L’obiettivo del sodalizio criminale era quello di nascondere il più possibile, di dissimulare il loro ingente patrimonio. Fondevano oro e gioielli preziosi in lamine, mentre pietre preziose e orologi venivano venduti ai ricettatori. Il ricavato di queste vendite si aggiungeva così ai bottini che ogni volta riuscivano a portare a casa da furti e truffe ai danni di anziani, per poi fare prestiti, con interessi folli e alimentare il mondo sommerso e perverso dell’usura. L’accusa a loro rivolta, infatti, è anche quella di essere stati, a vario titolo, degli efferati usurai e di aver alimentato un maxi circuito finanziario, una grande ragnatela in cui erano finiti i più fragili in questo momento di crisi sanitaria ed economica. Muratori, idraulici, meccanici, ma anche rivenditori di veicoli e persino gioiellieri: artigiani e negozianti in affanno, che, pur di portare i soldi a casa a fine mese, si erano rivolti agli strozzini, piegati come non mai da una crisi economica senza precedenti. Gli interessi chiesti dai malviventi arrivavano a toccare anche il 300%. Modeste le cifre richieste dagli artigiani, altissime quelle incassate poi dalla banda. Spesso i malviventi – come avevano accertato le precedenti operazioni, denominate «Cops» e «Cops 1» – riuscivano a entrare in casa delle vittime fingendosi carabinieri o finanzieri, incaricati di svolgere accertamenti su giri sospetti di banconote false. Un gioco criminale perverso, che faceva leva sul buon cuore delle vittime, spesso sole e indifese, portato avanti soprattutto nell’anno 2019. —




Furti e truffe per “investire” in usura, sequestrato anche un bracciale con 70 diamanti
Elisabetta Testa
25 aprile 2021

https://www.lastampa.it/asti/2021/04/25 ... 1.40193452

Facevano la bella vita con i soldi presi da furti e truffe ai danni di persone sole e fragili, soprattutto anziane.

I carabinieri della compagnia di Imperia, in sinergia con l'Arma astigiana, coordinati dalla Procura, ieri 24 aprile, all'alba, hanno condotto una maxi operazione, che ha portato all'arresto di undici astigiani (sei in carcere, cinque ai domiciliari), per usura, ricettazione, riciclaggio e intestazione fittizia di valori.

Nel mirino sono finiti i componenti di due famiglie sinti residenti ad Asti. Si tratta dei fratelli Fabio e Daniel Bresciani, Loredana Agazzi, Angela Vailatti, Jenny Agazzi e Maximiliano Cinieri. Ai domiciliari Giulio Gai, Alessio Tropea, Francesco Franco, Elisa Fragale e Wissam Nazha, conosciuto come Mario il Libanese.

E’' l'operazione «Sonacai», una prosecuzione delle precedenti «Cops», che avevano portato all'identificazione di un gruppo che agiva nell'Imperiese e in diverse parti del Nord Italia, colpendo le persone più fragili e indifese.

A capo c'era Enzo Agazzi, a cui, nei mesi scorsi, era stata sequestrata anche una lussuosa villa del valore di 700 mila euro, con parco, piscina, campi da tennis e calcetto.

Gli arrestati riuscivano a portare via dalle case delle vittime oro e denaro contante utilizzando poche semplici mosse, tutte abilmente studiate a tavolino prima di ogni colpo. Da qui il nome scelto per questa operazione, una onomatopea che indica appunto l'oro, in gergo sinto. Non solo arresti. «Sonacai» ha infatti permesso che a uno degli arrestati venissero sequestrati beni, mobili e immobili, per un valore complessivo da capogiro: un milione e duecentomila euro.

Ad Asti è stata infatti sequestrata una villa in strada San Lazzaro (zona Praia) dal valore di 250 mila euro; a Nichelino ( in provincia di Torino) un autolavaggio da 60 mila euro; 330 mila euro in contanti; oltre 6 chili di oro in lamine per 350 mila euro; una Bmw serie 5 e una Fiat Cinquecento per un valore complessivo di 50 mila euro nonché gioielli tra cui spicca un bracciale in oro con 70 diamanti e analoghe pietre 20 carati per un valore di 30 mila euro. I militari, poi, hanno sequestrato altri beni, come corrispettivo per «equivalente» degli introiti di derivazione illecita riconducibili in particolare all’attività di usura, pari a 110 mila oltre a documentazione utile per ulteriori approfondimenti. Il sodalizio criminale colpiva in tutto il Piemonte, ma anche nel resto delle regioni del Nord Italia.

Secondo i carabinieri gli arrestati, così come i loro parenti, potevano permettersi una vita lussuosa, grazie al provento di furti in abitazione, truffe ai danni di anziani, ricettazione di oro e gioielli, riciclaggio e usura. Un'attività divenuta abituale: una professione criminale a tutti gli effetti, come hanno portato alla luce i vari pedinamenti e le intercettazioni telefoniche e ambientali.

I componenti di queste famiglie, però, avevano un alto tenore di vita, nonostante risultassero privi di entrate regolari. Per dissimulare le loro attività e il loro ingente patrimonio, facevano ricorso a prestanomi. Fondevano oro e gioielli tra loro, per alimentare un maxi giro di usura, in cui erano finiti soprattutto imprenditori in affanno a causa della crisi generata dalla pandemia da Covid-19. —


Partivano da Asti e Alba per derubare anziani in Trentino: arrestati 5 sinti
Elisabetta Testa
2 febbraio 2021

https://www.lastampa.it/asti/2021/02/02 ... 1.39851467


Partivano da Asti e da Alba diretti in Trentino per compiere furti e rapine ai danni di anziani i cinque nomadi sinti arrestati questa mattina dai Carabinieri a Trento.

I nomadi, fingendosi dipendenti dell'acquedotto, raggiravano anziani e si introducevano nelle loro abitazioni, depredandole.

Alla banda gli inquirenti contestano una rapina e ventisei furti tra le province di Trento e Brescia da aprile 2019 a gennaio 2020, per un ammontare di 185 mila euro.

Il colpo più eclatante che viene loro addebitato sarebbe stato commesso a giugno 2019 a Cavedine: in due entrati in una casa hanno immobilizzato gli anziani minacciandoli con una pistola e li hanno derubati di denaro e gioielli, per un valore di 100 mila euro.

I componenti della banda sono stati 'traditi', oltre che dai sistemi di videosorveglianza, anche da alcuni annunci online di vendita di auto di grossa cilindrata, identiche a quelle usate durante i colpi, con targhe contraffatte.

Tra di loro c'era anche un sorvegliato speciale.




Sequestrata la villa del finto maresciallo Rocca
Elisabetta Testa
16 gennaio 2021

https://www.lastampa.it/asti/2021/01/16 ... 1.39777678

Aveva intestato alla moglie una villa (valore stimato 300 mila euro) che sarebbe stata costruita con i soldi delle rapine e delle truffe agli anziani.

Non solo: al fisco aveva dichiarato un reddito di modestissima entità. E’ stato questo uno dei campanelli di allarme che ha fatto scattare le indagini.

La villa, che si trova in strada Peschiera 11 (zona Trincere), riconducibile a Giastin Stentardo, 36 anni, origini sinti, è stata sequestrata.

Lui si trova già in carcere per diversi reati. E' stata così data esecuzione al provvedimento di sequestro emesso dal Tribunale di Torino, su indicazione della Direzione antimafia e dei carabinieri della Polizia Giudiziaria della Procura di Asti. Gli accertamenti sono stati fatti in collaborazione con la Guardia di Finanza. Ad agire una ventina di carabinieri del Comando provinciale di Asti.

Stentardo è stato condannato più volte per diversi reati, tra i quali figura la partecipazione a un’associazione per delinquere specializzata in rapine in ville e abitazioni isolate. Colpi commessi non solo nell’ Astigiano ma in diverse città di Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto ed Emilia Romagna, soprattutto ai danni di persone anziane.

Il modello operativo

Le rapine seguivano tutte lo stesso copione. I malviventi si presentavano alla porta fingendosi appartenenti all'Arma dei Carabinieri, attraverso l'utilizzo di falsi segni distintivi, come tesserini e lampeggianti. Stentarto durante i colpi vestiva i panni del «maresciallo Rocca», sfruttando così il nome dell'amatissimo personaggio Tv interpretato da Gigi Proietti, per conquistare la fiducia delle vittime.

Era il finto capo pattuglia che, abile a farsi aprire la porta di casa, riusciva a distrarre le vittime e impossessarsi di denaro contante, gioielli e orologi. In un caso sono state rubate anche un'auto di lusso e due pistole. Tantissimi i colpi messi a segno dal 2002 al 2018, fino al suo arresto avvenuto nel gennaio 2019 a Cesano Boscone, in Lombardia.

Latitante da mesi, era stato sorpreso da uomini della squadra Mobile di Alessandria e di Asti e dai carabinieri del Nucleo operativo del Comando provinciale di Alessandria, mentre era intento a sorseggiare un caffè in un bar.

E come in un film, mentre lo scortavano fuori dal locale aveva detto: «Bravi, ce l'avete fatta».

La villa posta sotto sequestro, che risulta tra l’altro abusiva, era stata edificata proprio nel periodo in cui l'uomo faceva parte della banda dei finti carabinieri.

Gli accertamenti, eseguiti dalla Guardia di Finanza di Asti, hanno ricostruito la biografia criminale dell'uomo e la posizione reddituale e patrimoniale, anche del suo numeroso nucleo familiare. Un grande lavoro con incroci di dati anche con altri enti, intestazioni, movimenti di denaro. È stato così appurato che il reddito dichiarato, di modestissima entità, era assolutamente incompatibile con gli investimenti per l’abitazione. Da qui gli inquirenti hanno dedotto che il denaro utilizzato sia frutto delle attività illecite commesse. Da qui la conclusione che il denaro per il completamento dell'edificio sia frutto delle attività illecite. —




Arrestati dalla polizia una decina di falsi addetti dell’acqua e del gas che svaligiavano le case
20 ottobre 2020

https://www.lastampa.it/asti/2020/10/20 ... 1.39439221


Falsi addetti dell’acqua e del gas svaligiavano le case anche durante il lockdown: sequestrati soldi, oro e una decina di Rolex. Alcuni colpi sono stati portati a termine anche in case dei Asti e provincia.

Dieci gli arresti, sei le persone trasferite in carcere e quattro sottoposte a misura cautelare, dai domiciliari all'obbligo di dimora.

È il bilancio di una maxi operazione della Squadra mobile di Cuneo iniziata all'alba di oggi (martedì 20 ottobre), con un blitz al campo nomadi di Cuneo e che ha visto coinvolti 100 agenti di tutto il Piemonte, squadre cinofile e anche un elicottero del reparto volo di Milano della polizia.

Oltre che al campo di Passatore, le perquisizioni hanno interessato il centro di Cuneo, Asti, Carmagnola e Volvera.

Su ordine della Procura di Cuneo, sono finite in manette 10 persone di etnia sinti responsabili di furti e gravi reati contro il patrimonio, ai danni di vittime deboli o anziane.

Si presentavano come addetti dell’acqua o del gas e svaligiavano le case, prendendo di mira specialmente quelle abitate da anziani.

Arrestati: Alfrida Laforè, Osvaldo Barovero, Angela Laura Barovero, Claudia Barovero, Gianni Barovero, Valentino Alex Debar, Selica Barovero, Glenda Barovero, Romano Debar e Giacomo Bresciani.

A loro sono riconducibili almeno venti furti in appartamento avvenuti tra Asti, Cuneo e Torino, che avrebbero fruttato centinaia di migliaia di euro. Sequestrati 20 mila euro in contanti, oro e una decina di Rolex.



Pinerolo, in pochi minuti tenta due volte la truffa dello specchietto: arrestato
antonio giaimo
7 luglio 2021

https://www.lastampa.it/torino/2020/07/ ... 1.39054131

PINEROLO. Una truffa ormai collaudata e che, anche per questo, molte volte va a segno: è quella dello specchietto. Il truffatore prende di mira l'automobilista, a volte cerca dei giovani neo patentatati e poi simula di essere stato urtato e che nell'incidente gli è stato rotto lo specchietto. Tutto falso. Ma molte volte mette in soggezione l'automobilista al quale propone per chiudere la vicenda, senza denuncia all'assicurazione con conseguente aumento della polizza, un risarcimento di 50 euro.
Doppio (inutile) tentativo
Il doppio fatto è accaduto, nel giro di pochi minuti, per due volte a Pinerolo. Inizialmente in via Des Geneys, dove un arrotino residente a Noto, in provincia di Siracusa, ha tentato la prima truffa: ma il colpo è andato male, e la donna che era al volante ha chiamato i carabinieri. A quel punto l’uomo di origini sinti si è allontanato. E mentre in via Poirino stava intascando 50 euro, frutto del colpo questa volta almeno inizialmente riuscito, è stato arrestato dai carabinieri di una pattuglia del nucleo radiomobile.




Tra il bottino dei sinti che per scappare si sono sbarazzati dell’oro rubato anche sette fedi nuziali
irene famà
7 marzo 2020

https://www.lastampa.it/torino/2020/03/ ... 1.38562890

TORINO. Sette fedi nuziali rubate, con incisi nomi e date dei matrimoni, sono state ritrovate dalla polizia. Gli agenti delle Volanti hanno fermato in strada del Villaretto due uomini a bordo di un'auto con indosso cappellino e giacca blu, auricolari e mascherine. Un travestimento per riuscire a raggirare le vittime, per lo più anziani.
Tra il bottino dei sinti che per scappare si sono sbarazzati dell’oro rubato anche sette fedi nuziali

La fuga

Per sfuggire al controllo hanno lanciato fuori dal finestrino un sacchetto di plastica con dentro oro e gioielli: sette fedi, due orologi, due gemelli, quattro spille, cinque bracciali, tredici collane, quattordici orecchini, sedici anelli, venti pendenti. I due uomini, sinti piemontesi 44 e 45 anni già noti alle forze dell'ordine, sono stati arrestati con l'accusa di ricettazione. Durante la perquisizione, i poliziotti hanno sequestrato due spray al peperoncino e 2640 euro in contanti. Le indagini proseguono per risalire alle date dei furti e per rintracciare i proprietari delle fedi e dei gioielli.




In due a processo per circonvenzione d’incapace ed estorsione, l’allarme dato dal direttore delle poste
MARCO BENVENUTI
12 febbraio 2021

https://www.lastampa.it/novara/2020/02/ ... 1.38460189

Tutto è partito con la segnalazione del direttore delle poste ai carabinieri: «Ci sono prelievi anomali. E il conto della coppia è stato prosciugato. Mi hanno chiesto un prestito perché altrimenti “quelli si sarebbero arrabbiati”». I militari hanno cercato di capire chi fossero «quelli» e, ascoltato il drammatico racconto di due sessantenni galliatesi che ai conoscenti avevano consegnato la bellezza di 37 mila euro in pochi mesi, oltre a oro e gioielli, hanno teso un tranello durante l’ennesima consegna di soldi. Era il 12 dicembre del 2017.

È quanto emerso ieri in tribunale al processo per circonvenzione d’incapace ed estorsione che vede imputati due sinti di Novara, un uomo di 36 anni, e la moglie di 39, difesi dall’avvocato Giuseppe Ruffier. Stanno cercando di restituire il denaro ratealmente e finora, a detta delle vittime parti civili con l’avvocato Paolo Mastrosimone, hanno dato circa 8 mila euro. Ma, si difendono, «si trattava di prestiti o donazioni, non abbiamo mai minacciato nessuno». Ieri in aula sono stati ascoltati i coniugi, che una psichiatra dell’ospedale Maggiore, ausiliario della polizia giudiziaria durante le indagini, ha definito «facilmente suggestionabili» e «affetti da una deficienza psichica riconoscibile a vista anche da non esperti»: «Se andavano avanti così ci mangiavano la casa. Abbiamo conosciuto prima lei, perché veniva a vendere piantine a domicilio. Diceva che avevano problemi economici, il camper rotto, che dovevano pagare le bollette, e poi una serie di tristi vicende familiari. Se non davamo i soldi che ci chiedevano ci sentivamo in colpa».

Nonostante l’evidenza dei fatti, i due sessantenni non si erano nemmeno accorti di aver svuotato il loro conto corrente. Il direttore delle poste di Galliate: «La legge ci impone di segnalare movimenti anomali. A me erano sembrati strani tutti quei prelievi ravvicinati, tant’è che poi ho chiesto al cliente a cosa gli servisse tutto quel denaro. Le argomentazioni erano molto vaghe. Gli ho anche sottoposto il questionario che facciamo in questi casi in base alle normative, ma non rispondeva mai alla domanda principale. Quando ha chiesto un prestito, e mi disse “Se non prendo questi soldi si arrabbiano”, mi si è acceso un campanello di allarme e ho avvisato i carabinieri». A casa dei due, il 12 dicembre, si erano presentati i militari: «Abbiamo organizzato un incontro per la consegna di 700 euro perché ho visto marito e moglie spaventati, e perché si sentivano obbligati a effettuare altri pagamenti». All’udienza del 3 marzo parleranno gli imputati.


Telecamere, Ris, indagini incastrano due sinti per furto in casa di gioielli
18 gennaio 2020

https://www.lastampa.it/asti/2020/01/18 ... 1.38347984

Questa mattina, 18 gennaio, i carabinieri della stazione di Montechiaro d’Asti, al termine di un anno e mezzo d’indagini, hanno chiuso il cerchio su due persone che, nell’agosto del 2017, avevano commesso un furto nell’abitazione di un imprenditore.

Il bottino: gioielli d’oro per duemila euro. I ladri per entrare avevano forzato la porta d’ingresso e rovistato in tutte le stanze.

Il sistema di videosorveglianza delle strade vicine aveva ripreso le fasi di avvicinamento e successiva fuga dei due autori.

L’analisi dei fotogrammi e delle foto segnaletiche di coloro che, per sembianze e caratteristiche somatiche erano parsi tra i possibili autori, corroborate dalla comparazione tecnica offerta dal Ris dei carabinieri di Parma, ha consentito di raccogliere elementi indiziari convergenti su due astigiani di etnia sinti.

Sono stati quindi denunciati per furto in abitazione due astigiani di 31 e 47 anni, con precedenti per reati contro il patrimonio.

Sono in corso accertamenti, da parte dei carabinieri della Compagnia di Villanova d’Asti, per risalire al canale di smistamento dove sarebbero stati venduti i gioielli.


Piastrelle Versace e marmi nella villetta in zona Trincere sequestrata ai sinti
Manuela Macario
12 novembre 2021

https://www.lastampa.it/asti/2019/11/12 ... 1.37889716

Pavimenti di marmo, tanto lucidi da specchiarsi. Piastrelle di Versace nel bagno. Letto patronale degno di una reggia e divani Chester di pelle bianca. Una scalinata a vista porta al piano superiore. La villetta di località Trincere è solo uno dei beni confiscati alla famiglia Olivieri.

Una cancellata perfetta e costosa, come le mattonelle usate per costruire la recinzione, racchiude la tenuta vicino al fiume. Giardino, erba e piante sono impeccabili. In quella casa da sogno ci vivevano e c’erano anche una dependance e un garage. Troppo per una famiglia che dichiarava in media meno di 20 mila euro l’anno negli ultimi anni.

Si erano circondati di beni che non si sarebbero potuti permettere. Quella tenuta delle Trincere vale oltre 180 mila euro. Poi avevano anche un appartamento in una traversa di corso Alessandria del valore di oltre 56 mila euro. Per non parlare dei veicoli, otto, non di grande valore, ma che comunque facevano reddito: si passa da una Fiat Panda nuova, a una Seicento vecchiotta, e poi autocarri, un Iveco, un motociclo, rimorchi, una Punto Gt. La famiglia possedeva anche quote societarie di un locale di Torino, l’Alex Bar e altre quote di altre partecipazioni societarie. Anche la paninoteca mobile che stazionava al fondo di corso Savona è loro. Il tutto per un valore stimato di circa 400 mila euro. Somma che padre, madre e figlio ( Renato Olivieri, 55 anni, detto Ciccio, Rosa Vinotti 52 anni, Francesco Oliveri 34 anni )avrebbero accumulato in dieci anni, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti.

I tre sono soggetti dediti a incroci di attività non chiare, molte delle quali, le più evidenti, sono state ricostruite durante le attività d’indagine della procura e della guardia di finanza. Se la disposizione del tribunale di Torino non verrà impugnata dai proprietari dei beni confiscati nei prossimi dieci giorni, la confisca diventerà definitiva, tutto sarà sequestrato, e andrà allo Stato.



Sequestrato l'enorme tesoro dei Sinti
Feb 13, 2017
https://www.youtube.com/watch?v=r5CAG1Ad_SI

La Dia di Roma e del Gruppo Carabinieri di Ostia, con l'ausilio di quello della Guardia di Finanza, ha eseguito nel territorio di Ladispoli (RM) e Cerveteri (RM), un sequestro di beni nei confronti di 5 famiglie di etnia Sinti, accomunate da stretti vincoli familiari e gravate da numerosi precedenti penali, che avevano dato vita ad un'associazione per delinquere attiva



I nuovi zingari e le altre mafie, ecco le famiglie che stanno conquistando Roma
13 novembre 2017
https://notizie.tiscali.it/cronaca/arti ... zio-roma./

Sempre più ricchi e sempre più pericolosi. I sinti hanno cominciato a impadronirsi di vaste aree di Roma tra gli anni 60 e 70. Secondo le cronache dell’epoca, si occupavano esclusivamente di cavalli da corsa. Tuttavia, quasi subito alcuni di loro furono ingaggiati dalla banda della Magliana e dalla mafia come riscossori di crediti particolarmente difficili. Da allora, i nomadi hanno fatto un considerevole salto di qualità, mettendo radici nelle borgate romane, acquisendo un peso importante sul territorio grazie a vincoli parentali molto stretti. I legami di sangue sono per queste comunità un elemento molto prezioso. Inizialmente era stato chiesto loro di occuparsi di affari "marginali" della grande criminalità organizzata, come la riscossione e l’estorsione, ma anche della distribuzione di stupefacenti come l'eroina.


Le famiglie

(La Stampa)

Non bisogna fare di tutta un’erba un fascio, tuttavia la situazione con il passare degli anni si è incancrenita. Quanta responsabilità delle classi dirigenti e della cultura del nostro Paese in tutto ciò? Una domanda che meriterebbe una risposta. Perché i silenzi, gli errori e le omissioni che hanno accompagnato questo problema nel corso degli anni, hanno reso la Capitale (e delle sue borgate) invivibili. Con l’arrivo alla Procura di Roma del procuratore Giuseppe Pignatone e del coordinatore della Dda, il procuratore aggiunto Michele Prestipino, le indagini hanno fatto un salto di qualità, ma ha anche messo in rilievo che il problema, l’alleanza mafia-sinti, poteva essere affrontato prima, con la prevenzione e con un’attenta azione di polizia.

I recenti fatti di Ostia, la testata di Roberto Spada al giornalista di Nemo (Rai 2) Daniele Piervincenzi, sono solo lo scampolo di uno scenario, di una cancrena, preoccupante. Le conseguenze di questa penetrazione criminale sono evidenziate anche nelle numerose statistiche ufficiali che fotografano una regione condizionata dalla presenza di “imprese” sinti ormai abbastanza simili a quelle mafiose. Determinato, molto probabilmente, da “un perverso scambio di utilità criminali tra gruppi che si riconoscono e si rispettano reciprocamente”, si legge nel rapporto della Regione Lazio sulle infiltrazioni mafiose.

La forza di queste vecchie e nuove mafie sta nella solitudine delle sue vittime. Grazie al lavoro di Pignatone, si può essere moderatamente ottimisti, “perché altre volte è stato dimostrato come la sinergia tra società civile e istituzioni possa rovesciare rapporti di forza immaginati come immodificabili ed aprire relazioni di fiducia affinché sempre più imprenditori denuncino estorsioni e usura di cui sono vittime”, si legge nel rapporto. Per combattere questo fenomeno, le forze di polizia hanno, sostanzialmente, disegnato la mappa dei clan e la loro suddivisione territoriale. Nel Lazio sono state contate almeno 378 infiltrazioni mafiose.

Con loro operano anche i Casamonica il cui territorio va dai Castelli romani, a Ostia, comprendendo soprattutto il litorale laziale e qualche insediamento nella periferia Est (Anagnina, Romanina, Tuscolano). “Si tratta, spiegano gli investigatori, di famiglie di sinti e rom stanziali che approdate a Roma negli anni Settanta si sono imparentate con le famiglie romane, creando vere e proprie dinastie criminali”, ha spiegato il quotidiano romano.

Si sta ritagliando un suo spazio anche la ‘ndrangheta, molto attiva negli investimenti immobiliari, alberghieri e ristorazione. Oltre ovviamente al traffico di sostanze stupefacenti e al gioco d’azzardo, che in alcune zone le ’ndrine gestiscono assieme ai clan locali. Grandi interessi anche in due città laziali, Anzio e Nettuno, per i collegamenti portuali. Molto attive anche le famiglie siciliane dei Triassi degli Accardo. Quel che è più grave, le “famiglie” ormai si sono divise i territorio. Altrimenti ci sarebbe già stato un bagno di sangue.

“I colpi di pistola sparati da due criminali nell’incrociare una pattuglia a Napoli, fotografano né più e né meno la stessa aberrante realtà testimoniata dalla testata di Roberto Spada a un giornalista a Ostia. Tutto questo è frutto di un problema gravissimo e non più trascurabile: la sempre più diffusa mentalità che in certe zone del territorio le regole dello Stato democratico non esistano, ma che si tratti piuttosto di una giungla in cui ci si deve comportare come vuole il prepotente e il violento di turno che detta il passo a proprio piacimento. E’ inutile fingere che non sia così e sbandierare risultati e numeri che distolgano l’attenzione da ciò che è sempre più drammaticamente evidente: ci sono parti di questo Paese che sono ‘realtà parallele’ e, in termini di mentalità diffusa su legalità e sicurezza, sono completamente fuori dalla realtà civile, democratica, libera che vogliamo assicurare ai cittadini", ha detto Domenico Pianese, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia.
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Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

Messaggioda Berto » dom ago 22, 2021 1:28 pm

Bomba carta nella notte contro campo nomadi a Vicenza
(ANSA) - VICENZA
21 AGO 2021

https://www.ansa.it/veneto/notizie/2021 ... 74199.html

Una bomba di fabbricazione artigianale è stata gettata nella notte all'interno del campo nomadi di via Diaz, a Vicenza.
L'ordigno rudimentale, secondo le ricostruzioni dei carabinieri, non è una comune bomba carta, ed è stato lanciato all'interno dell'area che ospita alcune famiglie nomadi intorno alle 22.30 da un'auto, che poi si è allontanata a forte velocità.
L'esplosione ha provocato una fiammata e un forte boato che ha richiamato l'attenzione dei residenti. L'ordigno, sono le prime ipotesi, era stato realizzato più per fare rumore che per provocare danni per via della poca quantità di polvere pirica.
Un gesto di intimidazione secondo gli investigatori che hanno sequestrato dei resti di plastica sul luogo dello scoppio.


Vicenza, orafo ucciso durante una rapina. Cinque indagati, 22 anni dopo
8 gennaio 2018

https://corrieredelveneto.corriere.it/p ... d052.shtml

VICENZA La procura della Repubblica di Mantova ha iscritto nel registro degli indagati cinque persone facenti capo a una famiglia di giostrai di origine sinta e residenti a Vicenza e a Busniago Nuovo campo di San Martino in provincia di Padova. Tutti sono ritenuti a vario titolo responsabili, in concorso tra di loro, di duplice omicidio volontario. Ne dà notizia il comando provinciale di Mantova in un comunicato. I cinque sarebbero ritenuti coinvolti nella tentata rapina in una gioielleria avvenuta a Suzzara, nel Mantovano, il 19 dicembre 1996 che costò la vita al gioiellerie Gabriele Mora e ad uno dei rapinatori, ferito dall’orafo e abbandonato dai complici, durante una rocambolesca fuga, davanti all’ospedale di Thiene (Vicenza). Il procuratore della Repubblica Manuela Fasolato e il sostituto Alberto Sergi hanno richiesto l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per i cinque indagati. Il caso, riferiscono i carabinieri, «ha trovato nuovo impulso a seguito di dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria tra la fine del 2014 e il 2015 da uno dei componenti della famiglia Dori di Vicenza, risultato estraneo al fatto criminoso di Suzzara». A occuparsi delle nuove indagini sono stati i carabinieri del nucleo investigativo di Mantova, comandato dal colonnello Fabio Federici e dallo stesso procuratore capo. Gli investigatori definiscono «spietati» nel loro agire i rapinatori, «legati da vincoli di parentela, abili, in un primo momento a evitare frequenza nei rapporti», per intralciare il lavoro di ricostruzione dei fatti da parte dei carabinieri.
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Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

Messaggioda Berto » dom ago 22, 2021 1:29 pm

I guidatori non vogliono più condurre i mezzi perché hanno paura. Tre gli attacchi in sole 48 ore
Sassi contro bus e conducenti: "Forse una vendetta dei rom"
Valentina Dardari
21 Agosto 2021

https://www.ilgiornale.it/news/roma/sas ... 1629540301

I conducenti dei bus romani hanno paura: in sole 48 ore sono stati bersaglio di tre sassaiole. Vittime di lanci di pietre che hanno mandato in frantumi i finestrini dei mezzi. E sono tanti coloro che starebbero adesso pensando di rifiutarsi di salire a bordo per compiere i loro giri per la Città Eterna.

Si teme l'ammutinamento dei conducenti

Preoccupata anche l’Atac, l'azienda pubblica concessionaria del trasporto pubblico del comune di Roma, che teme un ammutinamento. Come riporta Il Messaggero, il direttore generale dell'Atac, Franco Giampaoletti, ha portato il tema della sicurezza in Prefettura. Giampaoletti ha spiegato: “Lo facciamo da mesi ma finora l'unica cosa che abbiamo ottenuto, dal Comune, è una pattuglia dei vigili urbani che sosta davanti all'ingresso del deposito della Magliana”, risultata essere la rimessa maggiormente presa di mira dagli attacchi vandalici. Due notti fa è successo che la navetta del 128, che dalla Magliana Vecchia fa la spola con l'Ostiense, venisse mitragliata da una rapida successione di pietre. Stessa cosa era avvenuta lo scorso 17 agosto, quando furono due i bus della linea 981 bersagliati. Fortunatamente nessun ferito, anche perché non vi erano passeggeri a bordo dei veicoli. Solo tanta paura per i conducenti.

Tutti gli assalti sono avvenuti a poca distanza dal deposito. Neanche i vigili sono riusciti a migliorare la situazione infatti, come ha specificato il direttore generale dell’Atac,“stiamo parlando di agenti con compiti limitati, mansioni di polizia amministrativa. Serve un intervento di altro tipo, da parte delle forze dell'ordine”. Che scendano in campo i poliziotti, i carabinieri o addirittura l’esercito poco importa, l’importante è che si ponga rimedio a quanto sta avvenendo ormai da troppo tempo. “Noi segnaliamo i problemi, le soluzioni deve fornircele chi gestisce la pubblica sicurezza” ha tenuto a dire Giampaoletti che ha anche spiegato il timore dell’azienda per eventuali “ripercussioni sulle corse. Almeno in alcune fasce orarie, potremmo ritrovarci senza autisti disponibili a guidare”.


Forse i rom dietro i lanci di sassi

C’è comunque da dire che da parte dei conducenti non vi è ancora stata una comunicazione formale, anche se si capisce chiaramente che nei depositi circola la paura. “Non ci vogliono capacità divinatorie per intuire quello che sta avvenendo nei depositi. Poi certo, teoricamente, potremmo adottare provvedimenti disciplinari contro chi si rifiuta. Teoricamente. Perché quando una persona è spaventata, perché magari teme di sbandare sotto il lancio di pietre, non è facile” ha ammesso il dirigente.

Ancora non si sa con precisione chi ci sia dietro tali azioni. In una nota ufficiale sugli incidenti, la partecipata ha reso noto che “in tutti i casi il lancio è avvenuto mentre le vetture transitavano in via Candoni vicino al campo rom”. Quindi una certa idea di chi siano i colpevoli dei lanci di sassi ai danni dei bus della Capitale potrebbe esserci. Magari mossi da una vendetta, anche perché, come ha rivelato sempre Giampaoletti: “Abbiamo da poco potenziato la sorveglianza e installato un nuovo sistema di antifurto perimetrale. Prima alcuni rom entravano e arraffavano come potevano, dai pezzi di ricambio ai metalli. Ora non più. La mia idea personale è che possa essere una vendetta. Ma ora lasciamo lavorare gli investigatori”.
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Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

Messaggioda Berto » dom ago 22, 2021 1:31 pm

Quante menzogne che scrivono sui zingari fatti passare per povere vittime della discriminazione e del pregiudizio razzista.



GLI ZINGARI

LA STORIA CONTEMPORANEA
dalla prima guerra mondiale ad oggi

https://www.homolaicus.com/storia/conte ... INGARI.htm

Premessa

"Zingaro" è una parola razzista, come "negro", "vu cumprà", "barbaro", ecc. Nel nostro linguaggio quotidiano a volte la si usa in espressioni come: "una casa di zingari", per dire che è disordinata; "essere come uno zingaro", cioè vestito male e sporco; "ti faccio portare via dagli zingari", per dire che sono cattivi (come l'Uomo Nero).
Zingaro viene dal greco Athìnganoi (che indicava gli esponenti di una setta eretica perseguitata).
In Italia gli zingari chiamano se stessi con due nomi: ROM (centro e sud) e SINTI (nord), il cui significato è "uomini", contrapposto a GAGGIO' (i "non-uomini", cioè gli stranieri, ma significa anche sempliciotti, paurosi). I Rom considerano i Sinti "gagè" perché il sistema di vita di quest'ultimi è basato sul viaggiare e sullo spostarsi continuamente, mentre i Rom sono più sedentari.

Storia

Verso la fine del 1o millennio partirono dall'India nord-occidentale le prime ondate migratorie. La diaspora totale fu determinata dall'espansione dell'Islam, che giunse fino al Punjab, zona d'origine dell'emigrazione. I Sinti sono originari del Rajastan (India del nord), i Rom invece sono del centro dell'India.
In Europa i gitani sono sicuramente presenti dalla fine del 1300. In Italia un primo gruppo è segnalato nel 1422. Il loro nomadismo è sempre stato sopportato malvolentieri in Europa occidentale.
Non è mai stato fatto un conto di quanti zingari sono stati impiccati, bruciati e torturati con l'accusa di stregoneria in Europa.
Le persecuzioni raggiungono il culmine con il nazismo: mezzo milione di zingari sono morti nei lager. A Norimberga non vengono ascoltati come testimoni: si rifiuta loro il pagamento dei danni di guerra.
Oggi in Italia ci sono da 60.000 a 90.000 zingari. Il nucleo maggiore è costituito dai SINTI. Di questi circa 25.000 vivono nei campi-nomadi; gli altri sono sedentari in case fisse. (Molti sono italiani nati ad Istria). L'altro gruppo importante è quello dei ROM jugoslavi, ultimi arrivati: non sono più di 10-12.000 persone, tutti insediati nei campi.
Gli zingari slavi si dividono in due gruppi: Daxikané e Karakhané (quest'ultimi di religione musulmana). I SINTI non praticano il furto, gli altri invece sì: tanto che il 15% dei maschi e l'80% delle femmine minorenni finiscono negli istituti italiani penitenziari per minori.
I Daxikhané (Montenegro) sono mal visti sia dai SINTI che dai Karakhané (Bosnia).
Nella società contadina avevano un loro ruolo: allevavano e vendevano cavalli, aggiustavano le pentole, lavoravano i metalli, suonavano alle fiere, facevano i burattinai. I ROM, 30 anni fa, non finivano mai in carcere. Ora le esigenze della società sono aumentate e le loro possibilità sono diminuite. I SINTI vendono articoli di merceria porta a porta; i ROM karakhanè sono artigiani del rame e leggono la mano.

Usi, costumi e linguaggio

Le loro leggi sono molto severe, ma nessuno le conosce.
Tra i ROM le vedove non si risposano.
Le donne non si prostituiscono, pena l'allontanamento definitivo dal clan.
Le donne che portano un fazzoletto al capo sono musulmane.
Il nome ai neonati viene dato dagli anziani. L'anziano è molto rispettato, perché è soprattutto lui che conserva la memoria delle tradizioni.
Non ci sono zingari negli ospizi, non abbandonano mai i loro figli.
Strumento musicale prevalentemente usato: la fisarmonica.
Il fuoco è il punto di ritrovo per giovani e anziani.
La loro lingua è antichissima, molto vicina al sanscrito (ci sono poeti che scrivono in questa lingua: Sesmo Adamic è stato espulso da Roma, insieme ad altri 120 nomadi, nel marzo dell'89). Molti linguisti sostengono che vi siano delle affinità con le parlate della Persia e dell'Indostan. Ecco alcune loro parole:

Gentili (italiani); Gentilini (bambini italiani).
Signòm ni rom : Sono un uomo.
Diavolo (beng), Dio (del, murdivéle), Casa (khar), Fame (bokh), Donna (zuvlì, giuvéle), Figlia (sej, ciaj), Figlio (sav, ciavò), Madre (dej), Moglie (romnì), Padre (dad, tatà), Notte (rjat), Fidanzato (piramnò, burò), Predire la sorte (drabar), Vino (mol), Canto (gilì), Acqua (paj, panì).

Nelle loro canzoni, che vengono anche ballate, si parla quasi sempre della loro terra, dove i fiumi sono puliti, i boschi verdi e dove si è sempre allegri. Dice una loro canzone: "Il gaggiò lavora sempre, sperando di diventare qualcosa e sperando così, muore. Poi ha fatto le leggi. La libertà è bella: vai dove vuoi".
Un loro detto dice: "Noi ROM siamo come l'erba che si piega al vento e che si rialza appena la tempesta è passata".
Esistono anche molte favole zingare.



Problemi maggiori

Istruzione per i bambini: il 97% dei bambini zingari non frequenta la scuola dell'obbligo e gli zingari adulti sono per lo più analfabeti. Eppure il 75% di essi sono cittadini italiani, o per nascita, o perché alla fine della II G.M. vivevano ai confini e scelsero l'Italia come patria.
Per i bambini zingari, l'italiano è la terza lingua, dopo quella materna (il romanes o il sinto) e il dialetto locale. A scuola facilmente vengono considerati come disadattati sociali e anche mentali.
Servizi igienico-sanitari: la loro sporcizia dipende anche dalla cronica mancanza di acqua nei campi, che dovrebbero disporre di docce e gabinetti. A causa delle molte malattie, dovute anche al freddo, la vita media non supera i 50 anni.
Altri servizi deficitari: illuminazione (l'energia elettrica permetterebbe di utilizzare sistemi di riscaldamento meno rischiosi: piccoli bracieri o stufette a gas, che a volte causano l'incendio della roulotte), cassonetti per rifiuti, vasche per il bucato.
Lavoro: non riescono più a fare lavori dignitosi o comunque remunerativi. Non possono praticare il commercio ambulante, perché vengono considerati come stranieri. Molti bambini vendono fiori, fazzoletti ai semafori o puliscono i vetri delle macchine. Chiedere la carità è diventato il lavoro delle donne. Il lavoro col ferrovecchio non rende più e gli oggetti di rame non li compra più nessuno, se non qualche turista d'estate.
Visti d'ingresso, passaporti ecc. Spesso ci si dimentica che questi gruppi sono apolidi e che quindi non ha senso rimpatriarli nella ex-Jugoslavia.
Aree di sosta sono poche: una cinquantina in tutta Italia. Si tratta per lo più di fangose baraccopoli, frequentate da topi, col pericolo di epidemie. Gli stessi campi-sosta sono troppo grandi: ammassano 300-500 persone (sembrano dei ghetti).
Emarginazione: per i nostri agricoltori sono nomadi senza terra; per i cittadini, dei marginali di periferia; per gli operai, degli oziosi e per tutti, degli uomini senza fede e senza legge. Il solo zingaro accettato è quello bello, artista, simbolo della libertà e del folclore, cioè quello che non esiste.
Rifiutano l'accusa di vagabondaggio, perché il loro è un nomadismo, che è un diritto riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dell'ONU ed è previsto dalla nostra Costituzione. Lo stesso Consiglio d'Europa dice che deve essere facilitato l'insediamento in abitazioni appropriate per i nomadi che lo desiderano.
A Roma esistono 50 comunità zingare: rom abruzzesi e napoletani, camminanti siciliani, sinti giostrai, rom kalderasha, rom slavi. Vivono in case popolari o roulotte. Prima degli anni '70 commerciavano cavalli, facevano i maniscalchi, le donne leggevano il futuro o vendevano chincaglieria. Alcuni fabbricavano pentole di rame, altri erano indoratori o giostrai. Con l'espansione edilizia degli anni '70 i campi-nomadi sono stati requisiti.
A Roma i nomadi sono 3000, sono sempre stati 3000, ma ora si parla di "problema nomadi". Generalmente nei campi dove vivono non ci sono servizi. Alcune ragazze frequentano corsi di taglio e cucito.
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Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

Messaggioda Berto » sab ago 28, 2021 5:55 am

Casamonica, oro e contanti nelle stories: la follia social su TikTok e Instagram
Marco Pasqua
28 agosto 2021

https://www.ilmessaggero.it/roma/news/c ... 60747.html

Molti di loro sono nullatenenti. Non hanno case intestate, auto, nessun lavoro. Eppure la loro vita social racconta tutt’altro. Documenta una vera e propria strategia di marketing precisa, che punta a veicolare un messaggio tanto chiaro quanto inquietante: il clan dei Casamonica è ancora potente e dispone di una quantità imprecisata di denaro. Per la verità, una stima è stata fatta, dalla Direzione investigativa antimafia: la struttura criminale, radicata nella capitale, avrebbe un patrimonio di circa 90 milioni di euro, suddivisi per le 43 famiglie, con mille affiliati: un fiume di soldi, che contamina anche i video diffusi su TikTok e Instagram.

Nessuna svista, nessun errore, quei video devono testimoniare la “salute” dei Casamonica, al centro di inchieste, arresti e processi (molti dei quali chiusi con condanne a loro carico): è proprio per questo che è necessario dimostrare che la famiglia è forte e, quindi, va rispettata. «A Roma nessuno si mette contro i Casamonica, c’è qualche gruppo che potrebbe fronteggiarli, ma preferisce accordarsi con loro. Nessuno ci si mette contro, se tu vai in sei, loro tornano in 20», ha detto in aula, durante il maxiprocesso a carico della famiglia, il collaboratore di giustizia Massimiliano Fazzari. E allora, ecco i vari Enrico, Massimiliano, Anacleto, i più giovani della famiglia e quelli più abili nell’usare le piattaforme di networking, sbizzarrirsi nel raccontare la loro vita quotidiana.

Auto di lusso, dalle Ferrari alle limousine, fino alle loro case, con interni dorati, mobili ricercati e, soprattutto, le sedie a forma di trono: una caratteristica, quest’ultima, di molte delle ville, sistemate tra la Romanina e Porta Furba, tra il Tuscolano e Spinaceto, fino a Frascati e Monte Compatri. Alcune hanno leoni in porcellana, altri tende con ricami in oro, quasi tutte l’idromassaggio (che alcuni amano riempire di champagne). Ma non basta. In questo set, rappresentato dai social, giocano un ruolo chiave i contanti.

Tanti. In un video, Anacleto Casamonica maneggia migliaia di euro. In un altro, viene mostrato un orologio d’oro e vi viene versata sopra una bottiglia di champagne. Tutto è spettacolo, in stile Gomorra. Foto di tavole imbandite, con vini di pregio e ostriche, accompagnano le cene, organizzate, spesso, per celebrare il ritorno a casa di un famigliare, dopo un periodo in carcere. «Presta libertà per tutti», è il mantra condiviso su TikTok, nelle storie che celebrano – tra i tanti – Peppe Casamonica, considerato il boss dell’omonimo clan - dopo la morte di Vittorio “Il re di Roma” nell’agosto del 2015 - e condannato al regime del carcere duro.


MESSAGGI AI CARCERATI
«Sei tutta la mia vita, ti amo a presto», la dedica del figlio Massimiliano su Instagram (che gestisce anche il profilo del padre). Un altro condivide i suoi biglietti dal carcere, con il timbro della casa circondariale in cui è detenuto. C’è un video che mostra i carabinieri mentre prelevano un esponente del clan: la scena viene ripresa dal balcone e poi ostentata sui social. L’arresto è motivo di orgoglio e, per questo, i nemici giurati dei Casamonica sono gli “infami”, quelli che parlano con le forze dell’ordine. Minacce contro chi li ha traditi. E il tradimento si deve pagare. «Infami lontani da me», scrive Antonio nella sua bio su Instagram. Anche la notte è un set e, così, le discoteche spesso accolgono gruppi del clan, con le immancabili bottiglie di champagne. L’ex amante di Peppe Casamonica lavora come Pr in una famosa discoteca di Ostia, recentemente chiusa dai vigili. E Ostia è una delle mete preferite nelle scorribande notturne. Anche le dirette, queste su Instagram, servono a ostentare i soldi spesi per i privè, magari collegati dalla Ferrari o dalla limousine noleggiata per farsi notare. «Brindiamo, alla faccia degli infami», scrive uno di loro, durante una serata casalinga, con karaoke e fuochi d’artificio. Tutti questi, segnali per la città, anche se le operazioni delle forze dell’ordine e le prese di posizione delle istituzioni hanno fortemente indebolito il clan criminale.
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Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

Messaggioda Berto » mer set 01, 2021 7:40 pm

“Mi picchiano con violenza. Da 4 anni. Ora basta prendeteli”.
Giorgia Meloni
1 settembre 2021

https://www.facebook.com/fsorrenti3/pos ... 5836171875

Con queste parole, un bimbo di 11 anni si è presentato davanti la caserma di San Basilio, a Roma, per denunciare le violenze che giornalmente subisce dalla madre e dai fratelli. Trattato al pari di uno schiavo: obbligato a rubare ferro e rame e a fare l’elemosina. E se si addormentava, erano botte.
Una storia atroce, che riguarda troppi minori innocenti utilizzati dalle loro famiglie per portare soldi sporchi. Mi auguro che questa signora paghi duramente per i maltrattamenti inflitti a suo figlio e che il piccolo ora possa avere un futuro migliore.



Roma, bimbo rom si presenta ai carabinieri e denuncia sua madre: «Mi picchia per farmi rubare»
Rinaldo Frignani
1 settembre 2021

https://roma.corriere.it/notizie/cronac ... f289.shtml

Picchiato per quattro anni dalla madre che gli ha impedito di continuare a frequentare la scuola togliendolo in quinta elementare per costringerlo a raccogliere ferro dai cassonetti e a venderlo: è il racconto di un ragazzino rom di 11 anni ai carabinieri della stazione di San Basilio che nel mese di agosto hanno arrestato la donna, di 38 anni, colpita da ordinanza di custodia cautelare in carcere per maltrattamenti aggravati.

I militari dell’Arma hanno ricostruito tutta la vicenda dopo che il minorenne si era presentato direttamente in caserma per raccontare quello che gli era successo, nel campo di Colli Aniene. Gli investigatori in accordo con i servizi sociali e il tribunale di minorenni hanno condotto in una casa famiglia e poi sentito in audizione protetta la giovane vittima, che ha confermato la sua versione dei fatti, ritenuta attendibile. Nel corso dell’indagini è stato interrogato anche un cittadino italiano dal quale l’undicenne si rifugiava ogni volta che la madre lo picchiava. In alcune occasioni, la donna ha anche colpito il fratellino di due anni che l’undicenne ha tentato di soccorrere. Si indaga adesso sulla posizione del fratello maggiore che potrebbe aver preso parte ai maltrattamenti sui due bambini. Le indagini proseguono perché bisogna ancora chiarire alcuni punti. Il padre del ragazzino, come ha riportato mercoledì mattina il quotidiano Leggo, si trova rinchiuso in carcere a Velletri.

«È raccapricciante che un bambino rom di soli 11 anni si sia presentato pieno di lividi e ferite a una stazione dei carabinieri per chiedere di essere salvato dalla madre violenta che a suon di botte lo costringeva a rovistare nei cassonetti dell’immondizia. Non è concepibile negare in questo modo l’infanzia, la scuola, la spensieratezza e lo svago a un bambino. Mi auguro che a seguito dell’arresto della donna disposto dal gip la magistratura indaghi velocemente su quanto accade al campo rom abusivo, dove il piccolo vive con la famiglia, per accertare l’eventuale presenza di altre situazioni simili. Tutti i minori devono vedere garantiti i propri diritti, al di là dell’etnia, di tradizioni specifiche e dei retaggi culturali di ciascuno» interviene la presidente della commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, Licia Ronzulli.
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Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

Messaggioda Berto » ven set 17, 2021 6:27 am

Gli spari, poi viene sequestrato, pestato e rapinato: l'arancia meccanica rom
Giuseppe Spatola
15 Settembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1631720524

È finita con un arresto e due denunce per estorsione, sequestro di persona e danneggiamento una lite tra vicini nella zona artigianale al confine tra Travagliato e Roncadelle, in provincia di Brescia

Litiga con i vicini nomadi e, stanco e turbato dalle continue angherie subite, spara colpi di pistola ad aria compressa verso la roulotte. Un gesto pagato a caro prezzo visto che il protagonista di 70 anni alla fine è stato prelevato da casa, malmenato e poi letteralmente rapito e costretto a prelevare 2mila euro in contanti e a comprare uno smartphone da mille euro.

Arancia meccanica bresciana

È finita con un arresto e due denunce per estorsione, sequestro di persona e danneggiamento la lite tra vicini nella zona artigianale al confine tra Travagliato e Roncadelle, in provincia di Brescia, con protagonista un anziano 70enne e una famiglia nomade. Venerdì 10 settembre il pensionato dopo le ripetute liti con i vicino ha deciso di farsi giustizia da solo esplodendo colpi con una pistola ad aria compressa, raggiungendo la roulotte di un gruppo di nomadi. Il gruppo di Sinti per vendicarsi ha fatto irrruzione a casa dell’anziano malmenandolo quindi, tenendolo prigioniero in casa, i nomadi hanno preteso che il 70enne li risarcisse per il danno subito alla roulotte e, dal momento che l'uomo era senza contanti, due di loro lo hanno trascinato su un'auto e condotto a forza in un bancomat del capoluogo bresciano e costretto a prelevare 2.000 euro in contanti. Non solo. Il 70enne è stato anche portato al centro commerciale e costretto ad acquistare uno smartphone da oltre 1.000 euro. Contenti del bottino i nomadi hanno poi abbandonato l'anziano nei pressi della sua abitazione dove lo attendevano i Carabinieri della Stazione di Travagliato e di Adro che nel frattempo erano stati allertati.


Nomadi fermati dai carabinieri

Raccolta la testimonianza della vittima, una pattuglia si è messa alla ricerca dei due aggressori: il primo, di vent'anni, è stato individuato a Travagliato a bordo dell'auto utilizzata per il sequestro e arrestato mentre il complice, sempre di vent'anni, si è presentato spontaneamente la sera stessa in caserma e ha consegnato la refurtiva che è stata restituita al legittimo proprietario. Per lui è scattata una denuncia a piede libero.

La vittima denunciata per danneggiamento

Alla fine il 70enne è stato denunciato dai carabinieri per il danneggiamento della roulotte del gruppo di nomadi parcheggiata davanti alla sua abitazione.
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Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

Messaggioda Berto » ven set 17, 2021 6:27 am

Maxi-inchiesta sul reddito di cittadinanza: cento rom indagati per una truffa colossale
Enzo Beretta
16 settembre 2021

https://www.umbria24.it/cronaca/maxi-in ... -colossale

Più di cento persone sono indagate dalla Procura della Repubblica di Perugia impegnata in una maxi-inchiesta sulle indebite percezioni del Reddito di cittadinanza. Un’indagine mai vista fino a questo momento: da quando è stata introdotta la discussa misura, tanto cara al Movimento 5 stelle che l’ha voluta a tutti i costi, è la prima volta in Italia che viene contestato il reato di associazione per delinquere finalizzato alla truffa aggravata nell’ambito di accertamenti sulle erogazioni.

Oltre 165 mila euro in fumo L’indagine viene portata avanti nel massimo riserbo dalla guardia di finanza. Vengono ipotizzate accuse pesantissime: i magistrati sono certi di aver individuato sullo sfondo un ristretto gruppo criminale che tira le fila. «Si sono associati – si legge nelle carte di cui è entrata in possesso Umbria24 – per commettere un numero rilevante di reati di truffa aggravata ai danni dell’Inps e in violazione della legge sulla presentazione della domanda di Reddito di cittadinanza per 98 persone». In un paio d’anni sono stati indebitamente ottenuti importi singoli da 500 a cinquemila euro per un «ingiusto profitto» totale di 165 mila euro. Soldi che, con tutto l’ottimismo, difficilmente verranno recuperati. I percettori sono tutti romeni – di etnia rom, per lo più, un paio di polacchi – alcuni nomi sono piuttosto conosciuti dalle forze di polizia per reati di criminalità da strada. Furti, rapinette, piccole estorsioni. Il più giovane tra coloro che richiede e ottiene il beneficio è nato nel 2001: ha vent’anni.

L’alert su «una platea di stranieri, per lo più romeni» Nel mirino del Gico, il Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata, ci finisce un patronato con sede nella periferia del capoluogo. È in quegli uffici che vengono selezionate le autocertificazioni e presentate le domande, ed è da lì che partono le richieste irregolari per l’erogazione del sussidio ottenuto da una serie di persone che – come si scoprirà – non ne avevano titolo né diritto. Tutto nasce, nell’aprile scorso, con una segnalazione del Nucleo speciale per la spesa pubblica e la repressione delle frodi comunitarie. Si accende l’alert su «una platea di stranieri, per lo più romeni», sui quali pesano dal primo istante «elementi di sospetto» riguardo la «sussistenza dei requisiti per l’accesso al Reddito di cittadinanza». Prendono corpo anche «indizi sull’esistenza di una vera e propria organizzazione a regìa criminale unitaria dedita a porre in essere attività propedeutiche alla percezione del beneficio».

‘ALIBI’, IL PODCAST DI ENZO BERETTA: «IL REDDITO DI DELINQUENZA»

Le residenze finte Il Nucleo scova 97 percettori ai quali, tra il 2019 e il 2020, è stato assegnato il codice fiscale, ma ci si accorge ben presto che manca il requisito imprescindibile: nessuno di loro, infatti, vive in Italia da dieci anni come impone la normativa. Le residenze sono fittizie, in altri casi inesistenti. Spesso gli indirizzi sono gli stessi, nella ragnatela intorno alla stazione di Perugia: via Campo di Marte, via del Lavoro, via Mario Angeloni, via Cortonese, via del Macello. Alcune volte per aumentare il jackpot del Reddito sono state truccate anche le informazioni su contratti di locazione fasulli che avrebbero garantito emolumenti maggiorati. Incrociando i cognomi nella banca dati del Comune e dell’Anagrafe tributaria si scopre che la maggior parte di questi Ciurar, Caldarar e Grancea non risiedono neppure in Umbria. Le fiamme gialle vanno a verificare la residenza dei beneficiari del Reddito: scrutano i nomi sui citofoni, approfondiscono le targhette sulle cassette postali; quasi nessuno dimora dove è indicato nelle caselle compilate a penna e finite sul tavolo dei funzionari dello Stato indotti in errore. Nel corso dei numerosi sopralluoghi viene fuori che i percettori non sono in casa, le abitazioni sono chiuse o versano in stato di abbandono, un indirizzo è perfino inesistente. Appena tre romeni – su poco meno di cento – hanno la residenza a Perugia, ma neanche uno è in grado di dimostrare che vive in maniera continuativa nel nostro Paese da dieci anni.

Perquisizioni e sequestri Scattano così le perquisizioni: al patronato viene portato via il pc, si analizzano i file, si spulciano i fogli delle agende, i manoscritti sequestrati, le autocertificazioni accroccate, gli estratti conto, i libretti postali, i postamat. Gli investigatori trascorrono ore e ore di lavoro davanti ai monitor dei loro computer, impegnati a rimettere in fila tutto. Nel frattempo dalle verifiche allo Sdi – il cervellone delle forze di polizia, il sistema informatico interforze – viene fuori che qualcuno di loro era già stato inquisito nel recente passato per episodi specifici di raggiri all’Agenzia delle Entrate, rapporti di lavoro falsi e assunzioni truccate, buone per portare a casa una previdenza oggi e una pensioncina, forse, domani. Nel fascicolo che il procuratore Raffaele Cantone affida al pubblico ministero Paolo Abbritti del pool dei reati contro la Pubblica amministrazione ci finisce anche la dichiarazione messa a verbale da una 35enne. Leggiamola: «Quando sono arrivata in Italia il mio fidanzato ha preteso che mi prostituissi. Sosteneva di non avere i soldi per mantenermi e mi minacciava che se non avessi fatto ciò che mi diceva mi avrebbe ammazzata. Così, io, mi sono prostituita nel quartiere di Fontivegge. Presto, però, voglio tornarmene in Romania».

Soldi spesi da Mediaworld e Baldinini Trascorrono le settimane. Come pretende la regola il Gico insegue i flussi di denaro, rincorre le carte, ipotizza «una conduzione criminale nella gestione delle card» appannaggio di un «numero ristretto di persone». Il dato di fatto è che i soldi del Reddito di cittadinanza vengono spesi lo stesso giorno dei bonifici per acquistare smartphone, computer e altre tecnologie da Mediaworld ma anche da Euronics, oppure per fare la spesa da Carrefour e, perché no, per comprare vestiti buoni nelle boutique di Guess e Baldinini. Indumenti di qualità che arrivano a costare svariate centinaia di euro. In un capitolo dell’informativa delle fiamme gialle viene spiegato, senza troppi giri di parole, che «dal 2019 l’Inps ha erogato somme non spettanti a stranieri che mediante raggiri o dichiarazioni false hanno riscosso illecitamente il Reddito di cittadinanza. In alcuni casi non sono neppure presenti in Italia, in altri ancora il beneficio viene goduto da qualcun altro». Fioccano gli avvisi di garanzia. L’indagine di Perugia è una scossa di terremoto che presta il fianco al dibattito politico su un argomento – il Reddito – che a Sinistra vorrebbero riformare e a Destra vorrebbero abolire. Anche se questa che abbiamo appena raccontato è un’altra storia.
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Re: Zingari: vittime o carnefici? Carnefici al 1000%

Messaggioda Berto » dom set 19, 2021 10:47 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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