Ebrei clandestini e zingari odierni accostamenti impossibili

Ebrei clandestini e zingari odierni accostamenti impossibili

Messaggioda Berto » lun mag 17, 2021 8:09 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Ebrei clandestini e zingari odierni accostamenti impossibili

Messaggioda Berto » lun mag 17, 2021 8:11 pm

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Ebrei clandestini e zingari odierni accostamenti impossibili

Messaggioda Berto » lun mag 17, 2021 8:12 pm

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Ebrei clandestini e zingari odierni accostamenti impossibili

Messaggioda Berto » lun mag 17, 2021 8:12 pm

8) Vittorio Arrigoni giusto tra le nazioni? No, assolutamente no!

Vittorio Arrigoni l'internazi comunista, antisemita e antisraeliano, filo nazi maomettano palestinese e da questi ucciso, viene fatto passare come "giusto" da dei demenziali ebrei di sinistra.


IDENTITARI E IDENTITARI
Niram Ferretti
15 febbraio 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Apprendiamo da Gabriele Nissim, gran Cohen di Gariwo, papa laico della religione dell'indistinto umanitario, che lo scrittore ebreo Marek Halter aggredito l'altro giorno a Parigi, non sarebbe stato aggredito in quanto ebreo, no, o meglio sì, in parte, perché soprattutto "è un ebreo che dice determinate cose". Quali? quelle che non piacciono ai "nazionalisti", ecco, "forse anche in una parte del mondo ebraico". Tipo? Mah, forse Netanyahu? Forse Naftali Bennet? Non è dato saperlo con precisione, ma a Nissim, illuminista e universalista, uno per il quale Vittorio Arrigoni è un Giusto come Oscar Schindler, essere troppo identitari, troppo legati a un concetto forte di sè, del proprio paese, delle proprie tradizioni, è qualcosa di sbagliato. Bisognerebbe superare tutto ciò, infondo, come diceva lo stesso Arrigoni, "restiamo umani" o meglio, umanitari.
Dunque Marek Halter "è un intellettuale che da fastidio ai fondamentalisti di tutte le parti". Favolosa equidistanza. Ci sono i fondamentalisti musulmani, quellli che applicano alla lettera le sure medinesi di quel noto universalista di Maometto, e poi ci sono i fondamentalisti ebrei, forse gli Haredim, o forse i "coloni"quegli ebrei che non hanno letto Marx, soprattutto il Marx di "La questione ebraica", e pensano che la Giudea e la Samaria siano un territorio che spetta storicamente e giuridicamente agli ebrei, quelli che credono come il patriarca Abramo, altro noto fondamentalista, che esista un rapporto fecondo tra popolo e terra, un po' quello che pensavano i sionisti, perché dopotutto il sionismo è un ritorno a Sion non a Gubbio.
Dunque, per Nissim, che ci delizia con nuovi Giusti ogniqualvolta ritiene di caninizzarne uno, e sentiamo di dovergli rispettosamente indicare tra i prossimi, Bud Spencer e Fabrizio Frizzi, uomini noti per avere fatto del bene e che non odiavano Israele come alcuni Giusti di Gariwo, Marek Halter sarebbe stato aggredito "perché mette al primo posto la ragione e cerca di unire sempre tutti". Un po' come Maometto, anche lui era unitivo, ma certo non si può accusarlo di fondamentalismo, anche se era identitario, questo sì.
Gabriele Nissim interprete di Marek Halter, forse non sa che purtroppo non basta mettere "al primo posto la ragione" per avviarsi alla concordia. Se così fosse non sarebbero quasi cento anni che in Medioriente, da quando gli ebrei della diaspora decisero di tornarvi progressivamente, contro di loro si è manifestata una ostiilità perdurante, sfociata in violenze, massacri, guerre. È vero, si tratta di una violenza identitaria, a cui però gli ebrei hanno sempre contrapposto una volontà di dialogo, fondata, a sua volta sulla loro identità. Una identità dialogante. Perché, ci sono identità e identità, come ci sono cappotti e cappotti. Identità dialoganti e identità non dialoganti. Concetto non faticosissimo, ma che a Nissim sfugge, perchè per lui l'identità, un ben consolidato senso di appartenenza a un popolo, a una tradizione, a una nazione, è di per sè segno di fondamentalismo.
Confondere nazionalismo e imperialismo è tipico di chi non sa distinguere il bisogno salutare di affermare la propria identità e chi la propria identità vorrebbe imporla agli altri.
Che Marek Halter, utopista, e come tutti gli utopisti, sognatore, sia invece stato aggredito in quanto ebreo, ovvero dotato di una identità specifica, per Nissim è secondario, anche se non era certo secondario nel caso di Ilan Halimi, Sarah Halimi, Mireille Knoll, uccisi in quanto ebrei, solo per il fatto di esserlo.
"Chi vuole le divisioni, le contrapposizioni, vuole imporre la verità di una parte sola, della propria religione, del proprio credo, della propria identità etnica e nazionale non ama le persone come Marek Halter".
Verissimo. Bisognerebbe aggiungere che sono gli stessi che non hanno mai accettato l'esistenza di Israele, ma non ce l'avevano o ce l'hanno con Marek Halter in quanto universalista come Nissim, ma con Marek Halter in quanto ebreo, guarda caso, dialogante.



Gabriele Nissim
Vorrei che gentilmente smentisse la sua affermazione. Gariwo non ha mai proposto Arrigoni in nessun giardino dei giusti. Anzi ha denunciato alla polizia milanese quando alcuni mesi fa il giardino di Milano è stato imbrattato con delle scritte inneggianti ad Arrigoni con scritte antisioniste. È stato un attacco di cui hanno parlato tutti i giornali quando vari gruppi di filo palestinesi hanno imbrattato il giardino con una opera metodica di vandalismo .Gariwo risponde solo alla sua attività e ai giardini che gestisce a Milano e a Roma con l'Ucei e in Polonia nel giardino che con le associazioni ebraiche abbiamo costruito nel ghetto di Varsavia. Quando in alcune situazioni qualcuno prende queste posizioni aberranti invitiamo le scuole o le associazioni a prendere immediatamente le distanze. Lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo. Per quanto riguarda Halter ribadisco che ha dato fastidio ai fondamentalisti che egli fosse in prima linea con alcuni Iman nel denunciare il fanatismo religioso. In questi giorni gariwo ha subito un pesante attivo da parte dei fondamentalisti turchi con centinaia di lettere per il suo impegno contro il negazionismo turco a sostegno degli armeni e per le sue prese di posizione nette contro Erdogan Quando un ebreo, come il sottoscritto, denuncia il terrorismo e il fondamentalismo è immediatamente posto sotto attacco. Le ricordo che gariwo è stata la prima organizzazione in Italia che ha denunciato il terrorismo fondamentalista e che ha messo nei giardini gli arabi mussulmani che si sono opposti e hanno salvato delle vite. Qui una cosa è discutere su universalismo e nazionalismo. Un altra è fare delle affermazioni che non corrispondo al nostro lavoro e alla nostra impostazione. Marek Halter e un amico e ha partecipato con noi a importanti iniziative sui giusti alla fonadazione del Corriere.


Niram Ferretti
Gabriele Nissim
dunque lei non è responsabile del Giardino dei Giusti di Pistoia e non era al corrente di questa iniziativa? Devo desumere che lei non è nemmeno al corrente di quanto venga pubblicato sul suo sito. Curioso. Come mai non ha mai preso le distanze da questa associazione tra il Giardino dei Giusti, Gariwo e la decisione di non si sa chi, di proclamare Giusto, Vittorio Arrigoni? lo apprende solo oggi? Curioso. Quello che lei aggiunge qui non ha nulla a che vedere con quanto da me scritto. Il fatto che Marek Halter abbia partecipato a iniziative sui Giusti insieme a lei cosa c'entra con le sue affermazioni? https://it.gariwo.net/giardini/giardino ... -9793.html Lei afferma che Marek Halter sarebbe stato aggredito non in quanto ebreo, ma soprattutto per le sue idee, possibile che le idee di Halter c'entrino qualcosa con la sua aggressione, ma lei sospinge di lato il suo ebraismo e fa delle sue discutibilissime idee il fulcro del discorso. È una distinzione del tutto arbitraria e insostenibile.



Un Giardino dei Giusti a Pistoia
20 novembre 2013

https://it.gariwo.net/giardini/giardino ... -9793.html

Un piccolo spazio erboso e un grande ulivo, simbolo della pace, da sabato 16 novembre 2013 custodiscono, in un angolo della Chiesa di Santa Maria Maggiore in Vicofaro, un nuovo Giardino dei Giusti.
La città di Pistoia, su iniziativa del Centro Studi Giuseppe Donati e del Centro di Documentazione e di Progetto Don Lorenzo Milani, ha inaugurato un luogo della memoria del Bene.

Gariwo, la foresta dei Giusti era rappresentata da due dei fondatori, Pietro Kuciukian, console onorario della Repubblica di Armenia, e Anna Maria Samuelli della sezione didattica. Alla presenza delle autorità cittadine, di alcuni familiari dei Giusti, di ospiti italiani e stranieri e di molti bambini delle scuole primarie, protagonisti attivi dell’iniziativa, è stata scoperta la stele dedicata ai Giusti i cui nomi sono incisi nelle pietre collocate nello spazio erboso del giardino: Giovanni XXIII, Antonino Caponnetto, Giorgio La Pira, Pino Puglisi, Lorenzo Milani, Pio La Torre, Vittorio Bachelet, Giuseppe Dossetti, Vittorio Arrigoni, Liana Millu.

Il presidente del Centro Studi Donati, Giancarlo Niccolai ha ricordato il valore esemplare per le nuove generazioni di una cultura della pace, della solidarietà e dell’accoglienza, mentre Mauro Matteucci del Centro di Documentazione Don Milani ha sottolineato che l’iniziativa propone un percorso etico e educativo, che ha come punto di partenza uno dei pensieri più alti del maestro di Barbiana: “Ogni anima è un universo di dignità infinita”. “I Giusti onorati oggi appartengono ad ognuno di noi, al nostro futuro e “Giusto” non è solo colui che sa dire di no al male ma è anche colui che sa orientare la società al bene”.
I riferimenti alla cultura della pace, della legalità, della solidarietà e soprattutto l’appello alla propria coscienza che ci richiama al valore supremo di ogni persona umana hanno caratterizzato gli interventi dei familiari dei Giusti, in particolare di Elisabetta Baldi, moglie di Antonino Caponnetto, e di Egidia Beretta, mamma di Vittorio Arrigoni.

Era presente alla cerimonia Han Dongfang, attivista dei diritti dei lavoratori in Cina, a cui è stato conferito il premio Internazionale della Pace 2013 in memoria di Giorgio La Pira. Han Dongfang ha sottolineato che chi sacrifica la propria vita per la dignità umana deve essere ricordato, perché i Giusti sono le guide e insieme i guardiani dei nostri cuori. Ha poi auspicato che un giorno possa nascere un Giardino dei Giusti in Cina.

Ha assistito alla cerimonia il prof. Fabio Giannelli, già direttore dell’Istituto storico della Resistenza di Pistoia, che ha ospitato, in città e in molti paesi della provincia, la mostra su Armin Wegner, un Giusto per gli armeni. Il prof. Giannelli con il suo lavoro storico contribuisce a diffondere i temi della resistenza morale a tutti i totalitarismi e a sensibilizzare le nuove generazioni al problema dell’assunzione della responsabilità individuale di fronte alle violazioni dei diritti umani nella nostra contemporaneità.
Il Giardino dei Giusti a Pistoia è un progetto di memoria e di etica che tende ad unire laici e credenti a partire dall’esempio di figure morali che, pur nella loro diversità, sono unite nell’impegno di promuovere gli ideali di giustizia, solidarietà e verità, ideali per i quali siamo chiamati a lottare quotidianamente.
“Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli” (Antonino Caponnetto)
“Noi dobbiamo essere in questa società inquieta e incerta, una forza di speranza” (Vittorio Bachelet)
“Restiamo umani” (Vittorio Arrigoni)

Gabriele Nissim
Poiché lei abita a Milano la invito amichevolmente a visitare il giardino dei giusti e così si renderà conto delle perone che da 20 anni abbiamo onorato. Per ovviare a delle posizioni non condivisibile da due anni abbiamo formato un comitato di garanti che esprime pubblicamente il dissenso e il non riconoscimento da parte nostra di queste iniziative. Recentemente una scuola di Trevi aveva proposto di ricovare Arrigoni abbiamo espresso il nostro totale dissenso.

Antonio Gabbatore
Gabriele Nissim
e quale sarebbe quindi la presa di posizione del comitato dei garanti in merito a Pistoia?

Gabriele Nissim
Infatti non siamo d'accordo con Pistoia con questa scelta, accaduta 8 anni fa, quando ancora il lavoro era alle origini e non avevamo ancora messo in atto tutte le garanzie di controllo.

Niram Ferretti
Gabriele Nissim
accolgo amichevolmente il suo invito. Ciò nonostante le mie due domande sono rimaste inevase. Perchè, dal 2013 ad oggi lei non ha preso ufficialmente le distanze da questa iniziativa? E perchè sul suo sito è data notizia dell'evento senza alcun ulteriore commento relativamente alla scelta di inserire Vittorio Arrigoni tra i Giusti?

Antonio Gabbatore
Gabriele Nissim
perfetto, attendo quindi una presa di posizione in merito. La ringrazio nel frattempo per la cortese risposta.

Niram Ferretti
Gabriele Nissim
come ha scritto Antonio Gabbatore
, attendo annche io una sua ferma presa di posizione sull'iniziativa del 2013, una presa di posizione ufficiale. Pensare che Vittorio Arrigoni ma anche Giuseppe Dossetti che su Israele ha detto cose false e ingiuriose siano associabili a Oscar Schindler fa rabbrividire.

Gabriele Nissim
L'aspetto molto volentieri al giardino, anche se abbiamo visioni diverse. La cosa sorprendente è che possiamo essere d'accordo su molte cose. Io sono molto duro sul radicalismo, sul terrorismo, sulla Cina, sul comunismo, sul totalitarismo. Lei si ricorderà che con il mio libro ebrei invisibili del 1995 fui il primo a prendere posizione sull'antisemitismo antisionismo nei paesi dell'est e allora ero guardato come un marziano. Penso che dovremmo evitare di costruire muri tra di noi. Su molte cose siamo su posizioni diverse, ma non per questo dobbiamo creare una caccia alle streghe. Come avrà notato evito di creare polemiche sul mio sito e sul mio Facebook , anche se vengo criticato. Non amo nessun tipo di attacco personale e aborrisco qualsiasi comportamento alla Travaglio. Poi su tante cose tutti dobbiamo migliorare e lavoro dal mattino alla sera per dare a gariwo un orientamento serio e plurale. Mi spiace non sono un guru come lei scrive e cerco di trovare sempre il massimo consenso. Non è un caso che ho costruito gariwo con giunte di destra e il mio grande sponsor nel parlamento europeo e fondatori come me del giardino sono stati Albertini e la Moratti. Ora torno al lavoro e spero che si possa creare un clima più amichevole

Niram Ferretti
Gabriele Nissim
quello che io penso della sua lodevole iniziativa di Gariwo, e lo dico senza alcun sarcasmo, l'ho scritto in diversi articoli. La mia posizione la conosce già. Non basta volere fare il bene per farlo realmente. Èstato un peccato che a dicembre, per una sua indisposizione, lei non sia intervenuto in un dibattito pubblico con me e il comune amico Vittorio Robiati Bendaud , avremmo avuto modo di confrontarci argomentando civilmente i nostri rispettivi e diversi punti di vista. Non si tratta di creare muri, si tratta di distinguere e discernere, e francamente, trovo che questa moltiplicazione esponenziale di Giusti, non faccia bene a nessuno. Tra breve, di questo passo, saremo tutti Giusti, ma non Vittorio Arrigoni. Se è un giusto Arrigoni e se lo è Giuseppe Dossetti allora c'è posto anche per Monsignor Capucci? Noto che lei non entra nel merito dell'iniziativa del 2013 di cui il suo sito dà notizia, parla d'altro, ci gira intorno. Non sapevo che Gariwo fosse un franchising, lo apprendo da lei oggi, ma in ogni caso, anche se lo è, la Casa Madre dovrebbe essere al corrente di cosa viene prodotto e organizzato in suo nome, e di fatto sembra proprio che lo sia visto che sul sito della sua fondazione viene dato riscontro dell'iniziativa. Dunque, o lei è d'accordo, o lei è in disaccordo. E se lei è in disaccordo, anche se dopo 8 anni di silenzio, dovrebbee prendere le distanze dalla scelta di inserire sia Arrigoni che Dossetti, ma in modo particolare Arrigoni, nel novero dei Giusti. Se non lo fa, significa che le sta bene così. Non ci sono altri modi di vedere la cosa.



La necessità della chiarezza: Gariwo e il caso Arrigoni
21 Febbraio 2021

http://www.linformale.eu/la-necessita-d ... -arrigoni/

Qui su L’Informale, nei mesi e nei giorni scorsi abbiamo pubblicato una serie di interventi che avevano come tema l’associazione Gariwo-La Foresta dei Giusti.

Ne abbiamo principalmente criticato l’assunto di base, l’idea che la qualifica di “Giusto”, nata per definire i non ebrei che durante la Seconda guerra mondiale si prodigarono a rischio delle loro vite per salvare gli ebrei perseguitati dal nazi-fascismo, fosse estendibile a chiunque abbia operato a fin di bene. Questo non perchè non ci siano, ovviamente, tante persone che con le loro azioni di grado e ordine diverso, lo abbiano fatto, ma perchè l’idea di un bene così allargato si presta facilmente all’aribitrarietà e può essere piegata a esigenze ideologiche e a partigianerie.

Il concetto ebraico di “Giusto” è invece assai specifico, non ammette ambiguità, simpatie o antipatie radicate soggettivamente. Necessita, come al Memoriale di Yad Vashem, di un severo riscontro empirico, di fatti comprovati. Solo dopo che essi sono stati sottoposti al vaglio di una commissione, si può procedere a onorare chi veramente è stato un Giusto.

Negli anni, Gariwo, ha associato il proprio nome a una serie di iniziative le quali, pur non essendo originate direttamente da esso, gli sono tuttavia riconducibili. Così è avvenuto che a Pistoia, nel 2013, alla presenza di due suoi autorevoli rappresentanti, venisse proclamato Giusto, Vittorio Arrigoni, il pasionario filopalestinese, ucciso a Gaza nel 2011 da un gruppo di estremisti salafiti, per il quale Israele era una entità demoniaca. Ancora nel 2019, a Trevi, venne inaugurato un altro giardino al quale si annunciava l’adesione di Gariwo “una ONLUS che lavora per fare conoscere i Giusti”, e in cui Arrigoni figurava come Giusto.

Dall’iniziativa di Trevi, ma non da quella di Pistoia, Gariwo ha tentato di prendere le distanze con un articolo pubblicato su Moked il 20 marzo del 2019, sostenendo di non ritenersi responsabile delle decisioni di chi “pur ispirandosi al lavoro e al modello di Giardino proposto da Gariwo, gestiscono autonomamente tutte le proprie iniziative…Ciò vale anche per il Giardino dei Giusti di Trevi, i cui promotori hanno scelto in piena autonomia di dare il riconoscimento a Vittorio Arrigoni e a Walter Tobagi, Andrea Riccardi, Vittorio Formentano, tra gli altri onorati quest’anno nella cittadina umbra”.

Una presa di distanza così debole non è nè plausibile nè sufficiente. Una associazione che promuove una iniziativa che prima di essa non era in corso, non può lavarsi le mani da tutte quelle iniziative che ad essa esplicitamente si richiamano. Serve una dissociazione netta e perentoria. Questo sarebbe dovuto accadere nel caso della iniziativa di Trevi e nel caso di quella di Pistoia.

Non si può considerare Giusto chi promuoveva attivamente la causa di coloro che vorrebbero vedere Israele cancellato. Non si può limitarsi a dichiarare, “Noi non siamo responsabili”, quando, come nel caso di Pistoia, a presenziare all’iniziativa, dunque avallandola, c’erano due propri incaricati. Ed è ulteriormente grave che l’UCEI, a cui Gariwo è associata, non abbia sentito il bisogno, attraverso la sua presidente, Noemi Di Segni, di prendere ufficialmente una posizione su questi episodi. In entrambi i casi sarebbe necessario dichiarare senza esitazione “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” in modo da dissipare ogni ambiguità o ipotizzabile connivenza.


https://www.facebook.com/permalink.php? ... &ref=notif

Gino Quarelo
Arrigoni è proprio il contrario, la negazione del giusto come lo sono coloro che lo hanno santificato come giusto. Arrigoni era un ingiusto nemico degli ebrei e di Israele.

Enrico Galli
L'odio che quel ragazzo e la sua famiglia hanno per Israele automaticamente lo fanno entrare nell'elenco degli INGIUSTI.
Ricordo male o l'odio è così radicato e profondo che la madre impedì che la salma uscisse tramite Israele e che passasse per l'Egitto, malgrado con il suo assassinio Israele non c'entrasse per niente?

Emanuel Segre Amar
Spettabile Redazione, mentre concordo totalmente sulla necessità di fare chiarezza su una questione di assolta gravità, mi riservo di tornare prossimamente sull’argomento al termine delle necessarie verifiche.

Yosef Manachem
ci sono i giusti delle nazioni che salvavano ebrei e ci sonoi dei "giusti"per l'islam che sono per annientare gli ebrei, è in mezzo ci sono ebrei buonisti un po confusi che non distinguono tra i giusti....

Massimo Ankor
Vik Arrigoni ucciso dai salafiti palestinesi.
Non capisco come come possa essere possibile che chi sostiene di essere amico e sostenitore della causa palestinese invece di attaccare chi veramente viola i diritti dei palestinesi, da Hamas alla ANP, continui ad incolpare Israele di ogni disgrazia che capita loro.
Eppure sembrano persone intelligenti.
L’unica spiegazione che riesco a darmi è che il palestinesimo oltre ad essere una malattia che offusca la mente sia anche una patologia che rende ciechi. Perché davvero non capisco come non si possa non vedere come Hamas abbia ridotto la Striscia di Gaza, Hamas non Israele. Non capisco come non si possa non vedere come la ANP di Abu Mazen non pensi assolutamente allo sviluppo palestinese e invece che usare le centinaia di milioni di dollari che ricevono ogni anno nello sviluppo palestinese, preferiscano gonfiare i loro conti correnti e lasciare le cose così come stanno.
Io non so se questa gente sia mai stata fisicamente da quelle parti e se c’è stata con chi ha parlato. So per certo che non uno qualsiasi ma Vittorio Arrigoni, con il quale ho interloquito in occasione del suo arresto da parte della marina israeliana, fu ucciso senza tanti fronzoli quando capì veramente come stavano le cose e cosa fosse veramente Hamas e nel suo blog (ora purtroppo scomparso) scrisse “Vaffanculo Hamas. Vaffanculo Israele. Vaffanculo Fatah. Vaffanculo ONU. Vaffanculo UNWRA. Vaffanculo USA”.
Vittorio Arrigoni venne ucciso subito dopo aver scritto quell’articolo, il manifesto GYBO dei giovani di Gaza. Non venne ucciso dagli israeliani come in tanti vogliono far credere, venne ucciso da salafiti agli ordini di Hamas, perché nella Striscia di Gaza nulla avviene senza il consenso dei terroristi. E la farsa del processo ai cosiddetti assassini ne è la riprova.
Come fanno allora queste persone a parlare di “Diritti dei palestinesi violati” e a manifestare il loro sostegno al cosiddetto “popolo palestinese” senza vedere chi sono veramente i carnefici dei loro “amati”?
Temo davvero che il palestinesimo sia una malattia che acceca e che rende insensibili alle vere violazioni subite dagli arabi cosiddetti “palestinesi”. Dicono di amarli ma poi sostengono Hamas e l’Autorità Palestinese, cioè i loro carnefici. Come si può spiegare tutto questo se non con qualcosa di malato?
- Vittorio Arrigoni https://m.facebook.com/permalink.php?st ... 0463280451

Gino Quarelo
Massimo Ankor
Dell'elenco dei vaffa questi non mi piacciono e qualificano Arrigoni in negativo "Vaffanculo Israele, Vaffanculo USA”.


Su una risposta della presidente UCEI
Lettere al giornale
22 Febbraio 2021

Riceviamo da Emanuel Segre Amar, presidente del Gruppo Sinoistico Piemontese e volentieri pubblichiamo.

Gent. Direttore,

http://www.linformale.eu/su-una-rispost ... ente-ucei/

Faccio seguito alla mia lettera precedente da voi gentilmente pubblicata, sperando di non abusare della sua disponibilità. È diventato impellente farlo a seguito del vostro editoriale, La necessità della chiarezza: Gariwo e il caso Arrigoni, apparso ieri su L’Informale.

A conclusione dell’editoriale è scritto:

“Ed è ulteriormente grave che l’UCEI, a cui Gariwo è associata, non abbia sentito il bisogno, attraverso la sua presidente, Noemi Di Segni, di prendere ufficialmente una posizione su questi episodi. In entrambi i casi sarebbe necessario dichiarare senza esitazione “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” in modo da dissipare ogni ambiguità o ipotizzabile connivenza”.

In realtà, la Presidente Di Segni, a seguito di una email inviatole da un signore che chiedeva lumi sulla decisione presa a Trevi di nominare Vittorio Arrigoni Giusto, aveva già risposto nel 2019. Queste sono le parole della Presidente UCEI:

“Non ho conosciuto Arrigoni che era una persona con le sue opinioni e che non è più tra i vivi e nonostante le sue opinioni su Israele non mi pongo da Giudice altrui, avendo magari svolto altre attività meritevoli sulle quali si è incentrata l’attenzione di chi ha proposto la sua nomina.

Spero questo chiarimento sia riportato a tutti i soggetti con i quali ha condiviso la Sua critica e perplessità”.

Per la presidente UCEI colui il quale considerava gli israeliani “macellai” e il sionismo “un movimento abominevole”, che auspicava che Israele venisse “rimpiazzato” con “uno Stato democratico”, in quanto, a suo giudizio, fondato sulla discriminazione e sul razzismo, aveva le “sue opinioni”. Opinioni condivise da tutti coloro i quali diffamano Israele dalla sua nascita, riversando su di esso odio e menzogne a non finire.

Sono numerose le persone “non più tra i vivi” che avevano le loro opinioni, e molti erano sicuramente antisemiti e tra di loro c’erano anche coloro le cui opinioni sono state agite concretamente contro lo Stato ebraico.

Quali fossero le attività “meritevoli” svolte da Arrigoni a Gaza, dove, nel 2011, è stato ucciso da un gruppo di estremisti salafiti, Noemi Di Segni non se lo è chiesto, anche se avrebbe dovuto sapere che Arrigoni, dopo la sua barbara uccisione, è diventato un’icona del propalestinismo, un simbolo della “resistenza” all’ “entità sionista”. Ma forse tutto ciò è di scarso rilievo per chi non vuole erigersi a giudice altrui.



I Giusti: Uso e abuso
18 Febbraio 2021
Lettere al giornale


http://www.linformale.eu/i-giusti-uso-e-abuso/

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera di Emanuel Segre Amar, presidente del Gruppo Sionistico Piemontese.
Gent. Direttore,
La polemica innescata in questi giorni, molto opportunamente su L’Informale, da alcuni articoli di Niram Ferretti sul tema “Gariwo” merita alcuni approfondimenti, anche alla luce di un nuovo documento non più presente, come in precedenza, su Facebook (dove era possibile esprimere commenti) ma leggibile in questo link: https://it.Gariwo.net/giardini/sulle-sc ... 23071.html
In un recente articolo pubblicato sul sito di Gariwo, la Foresta del Giusti, Gabriele Nissim, presidente e fondatore dell’associazione afferma che Gariwo, sarebbe responsabile solo dei Giusti onorati nel Giardino di Milano, e, “in alcuni casi” (non meglio specificati), di quelli onorati nei Giardini di Roma, Bergamo e Varsavia.
Risulta evidente che Gabriele Nissim non voglia rendersi pienamente conto che “avendo lanciata GariwoNetwork, una rete informale” alla quale ha quindi concesso l’uso del nome Gariwo, non può poi prendere le distanze dalle iniziative che tale “rete informale” assume (e non dimentichiamo che se ne distanzia solo adesso che è stato criticato per il riconoscimento del titolo di Giusto concesso a Vittorio Arrigoni). In che senso poi prende le distanze dall’iniziativa di Pistoia, quando come rappresentanti di Gariwo, vi presenziarono due dei suoi fondatori, Pietro Kuciukian e Anna Maria Samuelli? Non è dato saperlo.
Nell’articolo dichiara di essere “assai perplesso” per il fatto che nei Giardini di Trevi e Pistoia il riconoscimento di Giustosia stato concesso ad Arrigoni; “assai perplesso?” Si sarebbe preferito leggere l’espressione più consona di “totale sconcerto”. Altresì egli afferma di avere “comunicato” la propria perplessità, ma non fa sapere a chi; afferma inoltre di avere “ribadito” il suo dissenso, ma non dice quando e dove lo avrebbe fatto. La sua posizione dissenziente è contenuta unicamente in un articolo pubblicato su Moked nel 2019, cioè sei anni dopo il fatto di Pistoia, che per altro in questo articolo non è affatto nominata, ma questo non significa averlo comunicato e ribadito ai responsabili.
Gabriele Nissim non sembra comprendere che concedere l’uso della sigla Gariwo a chi “è autonomo in tutte le proprie iniziative”; e poi avere “istituito un Comitato dei Garanti, per evitare fraintendimenti, comitato che può essere consultato ogni volta che sorgano dei dubbi” è in totale contrasto con l’autonomia concessa. Se autonomia viene concessa nelle iniziative associabili a Gariwo, sarebbe opportuno che il Comitato dei Garanti esaminasse prima della loro nomina coloro che vengono reputati degni di essere chiamati Giusti, e non intervengano post factum, per esprimere la loro contrarietà, che, lo ribadiamo, nel caso di Pistoia, non c’è stata.
Ma c’è un punto che mi preme fortemente sottolineare, e che ritengo sia quello più importante. A quale titolo Gabriele Nissim e l’associazione da lui presieduta attribuisce l’onorificenza di Giusto a persone che non sono state riconosciute tali dall’Istituto Yad Vashem? Conosco l’attenzione che viene posta dai responsabili dell’Istituzione di Gerusalemme nella ricerca e nell’approfondimento per essere sicuri che chi viene dichiarato Giusto dallo Stato di Israele meriti davvero tale riconoscimento. E invece apprendiamo, dallo stesso Nissim, che non solo in Italia con l’etichetta Gariwo vengono onorati come Giusti personaggi indegni di tale nome, ma addirittura, riferendosi evidentemente a chi viene ricordato per sempre a Gerusalemme, che “il mondo dei giusti (in minuscolo, sic) è pieno di figure controverse”. Un bell’esempio di prosopopea.
Apprendiamo inoltre che, dal 2008, l’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano è composta da Gariwo, Comune di Milano e UCEI.
Come può l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane non accorgersi dell’uso improprio che Gariwo fa del termine Giusto, in contrasto col dettame dell’Istituto dello Yad Vashem, e come può associare la propria sigla a chi onora Vittorio Arrigoni nei Giardini di Trevi e di Pistoia?
Come ebreo italiano, come sionista, con una nonna uccisa ad Auschwitz, e con un nonno morto per non aver trovato nessun Giusto che potesse aiutarlo nella sua Saluzzo, mi sento profondamente offeso.



Lettere al giornale - Una lettera e una replica sul caso Gariwo-Arrigoni
24 Febbraio 2021

http://www.linformale.eu/una-lettera-e- ... -arrigoni/

Da Francesco M. Cataluccio riceviamo e volentieri pubblichiamo la seguente lettera seguita da una nostra replica.

Spettabili signori,

Nelle ultime settimane, sulle pagine del vostro sito ci sono stati ripetuti attacchi a Gariwo, alla Giornata dei giusti e ai giardini che li commemorano. Apprezzo molto le discussioni e lo scambio, anche vivace, di opinioni contrarie, ma voi avete messo in questione il lavoro decennale di Gariwo e la filosofia dei giusti e dei giardini che li onorano.La Giornata dei giusti, com’è noto, è un momento di educazione alla responsabilità democratica del cittadino valorizzando gli esempi migliori del nostro tempo che possiamo prendere come riferimento da diverse parti del mondo.

Questi esempi ci possono aiutare a combattere l’odio, il linguaggio violento, le forme di disprezzo nella politica, la contrapposizione, il razzismo, per la valorizzazione dei valori del pluralismo, dell’inclusione, della ricchezza della vita democratica.È questa una delle grandi missioni morali della comunità europea nel mondo e non ha caso il Parlamento di Bruxelles ha votato nel 2102 la Giornata europea dei giusti. E, dal 20 dicembre 2017, la Giornata dei Giusti è solennità civile anche in Italia: ogni anno, il 6 marzo, si celebra l’esempio dei Giusti del passato e del presente.

Nel testo della legge, firmata dal Presidente Sergio Mattarella, al punto 1, si spiegano gli intenti dei giardini dei giusti che non riguardano solo il ricordo dei giusti della Shoah, ma di tutti i genocidi e crimini contro l’umanità.

Gariwo, che ha promosso questa iniziativa, ha suggerito dei criteri di scelta dei giusti (quelli adottati nel primo giardino sul Monte Stella a Milano, a cura di Gariwo, Amministrazione comunale e UCEI), ma non può essere considerata responsabile se in qualche giardino una figura non sia in sintonia con il progetto.

Importante è sviluppare un percorso di crescita e di maturità culturale che non può avvenire da un giorno all’altro. Ma se si guarda la stragrande maggioranza dei giardini ci si accorgerà che nei giardini sono sempre state scelte persone di alto profilo morale e che la maggioranza delle azioni ricordate sono quelle che riguardano il salvataggio degli ebrei. Ma tutto questo il vostro giornale non lo dice, creando così confusione tra i lettori.

Le vostre aspre critiche a Gariwo, che speriamo non vogliano mettere in questione l’istituzione e lo spirito della Giornata dei giusti, partono dal fatto che nel Giardino dei Giusti di Pistoia, con un scelta in piena autonomia, non condivisa da Gariwo, come fu comunicato agli interessati (accadeva nove anni fa), è stato onorato Vittorio Arrigoni (1975-2011), un attivista, giornalista, ucciso a Gaza in circostanze ancora poco chiare. Le sue idee, su Israele e il suo sacrosanto diritto ad esistere, erano, secondo Gariwo, sbagliate e dannose. Evidentemente non tutti la pensano così ed è importante portare avanti sempre un percorso di educazione come del resto avviene nella costante lotta all’antisemitismo e di fronte ad ogni forma di odio e di prevaricazione. Del resto la tipologia dei giusti è molto complessa e non priva di contraddizioni e sfumature etiche di non univoca definizione (altrimenti non si capirebbe ad esempio, perché un nazista sfruttatore del lavoro di internati ebrei, come Oskar Schidler, sia potuto esser riconosciuto, con ottime motivazioni, giusto nel Giardino di Yad Vashem, come anche la scrittrice polacca Zofia Kossak, che prima della Shoah, e anche dopo il 1945, sostenne campagne per il trasferimento degli ebrei in Madagascar. Eppure le fu dato nonostante il suo antisemitismo conclamato il titolo di giusto per avere salvato molti ebrei organizzando una rete di soccorso, non perché li amasse, ma per umanità e per “difendere l’onore della Polonia”. Se poi si scava a fondo ci si accorgerà che nella stessa commissione dei giusti di Yad Vashem esistono scuole di diverso pensiero che si contrappongono. Torniamo quindi, per favore, a una discussione franca, anche appassionata, ma che escluda attacchi personali e travisamenti strumentali dei fatti, non mettendo in discussione il concetto di Giusti per tutta l’umanità, perché ogni crimine contro l’umanità riguarda anche gli ebrei, come qualsiasi crimine verso gli ebrei riguarda tutta l’umanità.

Francesco M. Cataluccio, Venezia

Egr. Dott. Cataluccio,

La ringraziamo per la sua lettera che ci consente di puntualizzare alcune cose:

1) Il Parlamento di Bruxelles nel 2012 ha votato la Giornata dei Giusti dell’Umanità, dietro sollecitazione della ONLUS Gariwo. Il fatto che questa iniziativa di Gariwo sia stata fatta propria dalla UE, non stupisce. E’, infatti, in perfetta linea di continuità con le istanze universaliste e laiciste dell’istituzione, la quale, nella stesura definitiva della “Costituzione per l’Europa“ ha omesso ogni riferimento alle radici giudaico-cristiane del continente perché ritenute troppo connotanti e identitarie. Il concetto di “Giusto” nasce con una ben precisa connotazione ed è altresì legato a una collocazione identitaria specifica, quella ebraica. Poichè Giusto, per il Memoriale della Shoah a Gerusalemme, è unicamente chi, non ebreo, salvò la vita degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Evidentemente un criterio ritenuto eccessivamente “parrocchiale” da parte di chi guarda all’Umanità nella sua totalità.

2) Lei scrive che la maggioranza dei Giusti presenti nei vari giardini ad essi dedicati sono personaggi di “alto profilo morale” e che noi generiamo confusione nel non ricordarlo. Non abbiamo mai scritto né lo pensiamo, che la maggioranza dei cosiddetti Giusti presenti nei vari giardini siano persone non meritevoli di essere ricordate. La confusione la genera chi estende una qualifica nata con una connotazione ben precisa in modo tale che vi sia incluso chi non ha alcun titolo per meritare questo appellativo.

3) Vittorio Arrigoni venne ucciso a Gaza nel 2011 da estremisti salafiti, i quali vennero condannati a seguito di un processo conclusosi nel 2012. Non corrisponde a verità quanto da lei scritto e getta un dubbio che non ha alcuna ragione di essere sulle cause della sua morte, riconducibili al suo attivismo per la causa omosessuale all’interno dell’enclave e alle sue abitudini sessuali non conformi alla morale pubblica religiosa musulmana.

4) Che la modalità della scelta dei Giusti a Yad Vashem “sia complessa e non priva di contraddizioni” non rende assolutamente tollerabile che un attivista filopalestinese il quale considerava Israele uno Stato canaglia e gli israeliani una sottospecie ebraica, sia fatto Giusto, da chi “evidentemente non la pensa così”. Il problema è proprio questo. A Yad Vashem, le figure dei Giusti devono passare un vaglio rigoroso basato su documenti e testimonianze. Sia Oskar Schindler che Zofia Kossak lo rispettano in pieno. I Giusti non vengono scelti sulla base di opinioni o punti di vista ideologicamente precostituiti.

5) A Pistoia, nel 2013, all’inaugurazione del Giardino dei Giusti in cui figura tra i meritevoli di questa qualifica, Vittorio Arrigoni, erano presenti due figure di rilievo di Gariwo, Pietro Kuciukian e Anna Maria Samuelli. È evidente dunque che Gariwo non ha avuto nulla da eccepire su questa scelta e sicuramente nulla da eccepire lo hanno avuto i summenzionati. Si è dovuto aspettare il 2019 e la decisione di Trevi di replicare la scelta di Pistoia, perché Gariwo, dopo sei anni nel silenzio più completo, prendesse le distanze, in modo goffo e poco convincente.

Non vi è nulla di strumentale nelle nostre critiche basate in modo circoscritto su fatti e non su opinioni. Reputiamo che il pensiero di fondo che anima Gariwo, pur nella nobiltà del suo intento, sia ideologico, e in quanto tale, molto problematico. Abbiamo esposto, in questo senso, le nostre ragioni varie volte e continueremo a farlo qualora lo riterremo necessario.




Alcune domande su Gariwo
27 Febbraio 2021
http://www.linformale.eu/alcune-domande-su-gariwo/

Si fanno scoperte singolari andando a curiosare sul sito di Gariwo, che non è, come può sembrare, dall’attenzione che gli dedichiamo, nostra bestia nera, ma semplicemente oggetto di perplessità e dubbi se non di sconcerti veri e propri.

Non dubitiamo che il suo fondatore, Gabriele Nissim sia persona degna e animata dalle migliori intenzioni, così come lo sono sicuramente coloro che con lui collaborano, ma tutto questo non basta per impedire di vedere cose che, dal nostro punto di vista, giudichiamo poco compatibili con una ONLUS e un sito ad essa associato, che ha esteso ai facitori di bene una qualifica ebraica come quella di Giusto, e poi consente ad un estremista filopalestinese come Vittorio Arrigoni, di essere considerato Giusto mandando alla cerimonia in cui veniva proclamato tale insieme ad altri benefattori dell’umanità, due dei suoi soci fondatori.

Ci sembra altrettanto discutibile che nel Comitato Scientifico dell’organizzazione figuri il Prof. Vittorio Emanuele Parsi, nostra vecchia conoscenza, uno per il quale Israele è sempre dalla parte del torto, mentre bisognerebbe sedersi e dialogare con Hezbollah e con Hamas. Lo stesso Vittorio Emanuele Parsi che in un suo post su Facebook del 9 gennaio scorso sopra un articolo dell’Observer relativo alla campagna vaccinale israeliana, articolo che propagava la menzogna che il vaccino anti Covid-19 non venisse deliberatamente fornito dallo Stato ebraico ai palestinesi (quando è noto che la tutela sanitaria dei palestinesi residenti in Cisgiordania spetta all’Autorità Palestinese), scriveva, “Ah già, ma non si può dire che è come il regime razzista del Sudafrica dell’apartheid”.

Dunque, il Prof. Parsi, ordinario di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore, nonchè facente parte del Gruppo di Riflessione Strategica del Ministero degli Esteri e dilettante di flessioni in rete, ha su Israele le stesse idee del BDS, per il quale esso è uno Stato razzista dove si pratica l’apartheid come avveniva appunto in Sudafrica.

Chiediamo a Grabriele Nissim, presidente di Gariwo, se condivide le posizioni espresse da Parsi su Israele, e se non le condivide, quale è la ragione per la quale un personaggio che diffonde sullo Stato ebraico posizioni palesemente false e fondate sulla propaganda pro-palestinese, figuri nel Comitato scientifico di Gariwo. A cosa è preposto Parsi? Forse a suggerire nuovi Giusti, magari Yasser Arafat o Ahmed Yassin? Quale apporto “scientifico” fornisce alla ONLUS un diffamatore di Israele?

È mai possibile che si effettuino tali scelte del tutto inconsapevolmente? E l’UCEI, che è associata alle iniziative di Gariwo, anch’essa non ha tramite i suoi consiglieri o tramite la sua presidente, Noemi Di Segni, per la quale Vittorio Arrigoni è una “figura controversa”, nulla da dire su questa scelta? Forse anche Parsi è controverso e ha diritto alle sue opinioni filoislamiche e anti-israeliane?

Ci congediamo con questi interrogativi.



Gariwo, i Giusti e i Trentasei Giusti
16 dicembre 2021

http://www.linformale.eu/gariwo-i-giust ... ei-giusti/

In un recente articolo apparso sul sito di Gariwo, I Trentasei Giusti erano dell’Umanità, Anna Foa, da tempo garante intellettuale della Weltanschauung provvista dalla Onlus fondata da Gabriele Nissim, torna su uno dei suoi pilastri ideologici: i Giusti non possono essere solo coloro che da non ebrei salvarono altri ebrei, la Shoah non può essere considerata un unicum genocidiario se non al prezzo d istituire una inacettabile gerarchia con altri genocidi, e addirittura con altre catastrofi che hanno colpito e colpiscono l’umanità.

Vanno fatte subito due considerazioni brevi. Se secondo Il Tamud babilonese, “Chiunque salva una vita salva il mondo intero”, si può certamente affermare che chiunque si impegni a salvare la vita di qualcun altro, a volte mettendo a rischio la propria, o addirittura sacrificandola, onora l’umanità, ma la qualifica di “Giusto” senza togliere nulla a tanti straordinari esempi, (solo per citarne due tra i massimi in ambito novecentesco cristiano, Massimiliano Kolbe e Pavel Florenskij), venne istituita da Yad Vashem allo scopo di onorare chi, non ebreo, aveva salvato degli ebrei dalla furia nazifascista che si abbattè in Europa durante la Seconda guerra mondiale.

Non c’era, evidentemente, in questa scelta, alcuna intenzione di non considerare altri esempi di sacrificio, rischio e abnegazione come degni di considerazione, ma solo quello di attribuire il titolo di Giusto all’interno di uno specifico contesto e in rapporto a una specifica azione commessa. Criteri limitati e circoscritti.

Quando la Chiesa cattolica proclama beati e santi, lo fa, in rapporto a criteri che essa ritiene fondamentali e probanti, ma non afferma che al di fuori dei suoi canoni, non possano esserci altri esempi di santità, di uomini e donne, che pur non essendo cristiani, potrebbero, se lo fossero, e se appartenessero alla fede cattolica, essere considerati tali. La questione non è pertinente.

Anna Foa si chiede:

“Si è detto che chi parla di Giusti, come Gariwo a proposito dei Giusti dell’umanità, fa confusione. Si è affermato che solo Yad Vashem può usare questo termine. Il che equivale a dire che solo chi salva un ebreo è un giusto. Allora come dovremmo chiamare chi salva un non ebreo? un salvatore? Un buono? Un santo? Ma siamo proprio sicuri che l’idea del Giusto la abbia inventata Yad Vashem? E che Gariwo si sia limitata a copiargliela?”.

La risposta alla prima domanda è, sì solo chi ha salvato un ebreo dalla persecuzione nazista e fascista occorsa durante la Seconda guerra mondiale è un Giusto, sulla base del criterio fatto proprio da Yad Vashem, così come santo, per la Chiesa di Roma, è unicamente chi corrisponde ai criteri da essa istituiti. La risposta alla seconda domanda è che chi ha salvato o salva un non ebreo potrebbe essere anche un Giusto o un santo, essere un esempio sublime per tutta l’umanità, ma non è ciò che Yad Vashem ha voluto significare con la sua qualifica. Punto.

No, l’idea di Giusto non l’ha inventata Yad Vashem, ma l’ha istituita. Citare, come fa Anna Foa, il romanzo di André Schwartz Bart, L’ultimo dei Giusti, in cui l’autore fa riferimento alla tradizione talumidista e cabalistica, secondo la quale la sopravvivenza del mondo sarebbe garantita dal succedersi di generazione in generazione di 36 Giusti, che, in virtù delle loro buone azioni frenerebbero l’ira di Dio per i peccati commessi dagli altri, come prova che i Giusti esisterebbero a prescindere da Yad Vashem, non inficia assolutamente la qualifica istituita dal Memoriale della Shoah israeliano, evidenzia solo una ovvietà.

Non avvedendosi del non sequitur, Anna Foa prosegue nel suo ragionamento.

“Il libro di Schwarz-Bart fu un libro molto amato da Elie Wiesel e da Jules Isaac, e considerato da Gershom Scholem come il libro che aveva diretto l’attenzione generale sulla leggenda ebraica dei Trentasei Giusti. Ma, badate bene, nella leggenda si parla di trentasei ebrei giusti che per ogni generazione salvano il mondo, mentre nel caso di Yad Vashem si tratta di Giusti non ebrei che salvano non il mondo ma gli ebrei. Nei testi ebraici, la salvezza data dai Giusti non era riservata solo agli ebrei, ma all’intera umanità. I trentasei Giusti dei testi ebraici erano Giusti dell’umanità”.

Benissimo. I Trentasei Giusti non salverebbero solo gli ebrei, ma l’intera umanità, in ossequio alla massima del Talmud citata prima, mentre a Yad Vashem si onorano solo quei gentili che salvarono degli ebrei. Ci siamo, finalmente. L’assunto implicito è che Gariwo sarebbe in linea di continuità con la tradizione ebraica talmudica e cabalistica dei Trentasei Giusti, mentre Yad Vashem molto meno, riducendo esso la qualifica a una scelta limitata. Troppo parrocchiale, troppo poco universale, troppo identitaria, che è poi la bestia nera di Gariwo e della sua storica di riferimento. Tuttavia, il problema con il paragone è che i Trentasei Giusti della tradizione ebraica sono tutti ebrei, anche se salvano il mondo intero e dunque anche, necessariamente i non ebrei. L’identitarismo, il temibile tribalismo, che si vorrebbe cacciare dalla porta, rientra subito dalla finestra.

Giusti sono per Yad Vashem i non ebrei che hanno salvato durante la Seconda guerra mondiale degli ebrei, e solo loro. Giusti, sarebbero secondo la tradizione dei Trentasei Giusti, solo degli ebrei che salverebbero anche i non ebrei, e che restano nascosti all’interno della comunità ebraica.

Occorrerebbe a questo punto chiedersi se tra i Giusti proclamati nei vari giardini a cui Gariwo ha dato il suo benestare, come quello di Pistoia, dove figurano l’attivista antisionista Vittorio Arrigoni, e Giuseppe Dossetti, che di Israele ne pensava peste e corna, vi sia qualche legame con i Trentasei Giusti della tradizione talmudica e cabalistica. È una domanda che, come tutte quelle fondamentali, resterà forse per sempre in attesa di risposta.
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Ebrei clandestini e zingari odierni accostamenti impossibili

Messaggioda Berto » lun mag 17, 2021 9:01 pm

Il Giardino, Il Giusto, Il Buono e il Cattivo
1 Marzo 2021

http://www.linformale.eu/il-giardino-il ... l-cattivo/

Il 28 febbraio Mosaico pubblica una lettera a firma Wellcommunity in cui pone a Gariwo e al suo presidente, Gabriele Nissim, alcuni dei temi da noi posti, nello specifico la decisione di proclamare Vittorio Arrigoni, Giusto, a Pistoia nel 2013. Nella lettera di Wellcommunity viene citato L’Informale.

Nella sua risposta alla lettera di Wellcommunity, Gabriele Nissim, scrive:

“Vi ringrazio per la vostra lettera perché mi offre l’occasione di fare alcune considerazioni. Vi faccio anzitutto notare che vi rifate alla campagna di un sito come l’Informale che mette all’indice gli ebrei che non considera buoni e li indica al pubblico disprezzo nel mondo ebraico, come è capitato recentemente con la demolizione della figura di Marek Halter, proprio il giorno dopo l’attacco antisemita a Parigi”.

Vogliamo rassicurare Gabriele Nissim che no, non siamo una nuova versione del Santo Uffizio, non dividiamo gli ebrei buoni da quelli cattivi, e mai potremmo considerare cattivo lui. Quanto all’accusa di istituire gogne pubbliche, ci riserviamo di tutelare la nostra onorabilità nei modi consentiti dalla legge. Sicuramente non istituiamo Giardini in cui proclamiamo Giusti a nostro insindacabile giudizio, o a giudizio di un Comitato Scientifico (non sappiamo se emanante indicazioni sui futuri Giusti) di cui, tra gli altri, fa parte il Prof. Vittorio Emanuele Parsi, le cui posizioni su Israele sono analoghe a quelle del BDS.

Quanto a Marek Halter, di cui non abbiamo “demolito” la figura, ma sul quale abbiamo semplicemente esposto fatti, ci rallegriamo che Gabriele Nissim abbia, nel frattempo, cambiato idea, e consideri l’agressione che ha subito un “attacco antisemita” e non una agressione causata dalle sue idee universaliste così simili a quelle propugnate da Gariwo.

Per il resto, nella sua risposta a Wellcommunity, Nissim, come suo costume, non entra nel merito delle questioni sollevate, afferma falsamente che Gariwo avrebbe preso le distanze dalla decisione di nominare Giusto, Vittorio Arrigoni a Pistoia nel 2013, quando erano presenti all’inaugurazione del giardino, Pietro Kuciukian e Anna Maria Samuelli, come suoi rappresentanti istituzionali, così come glissa sul fatto che è grazie a noi birbaccioni, che la nomina di Arrigoni nel 2013 è stata portata all’attenzione dei più.

Per il resto, si esibisce in una lunga perorazione sulla Bontà e l’universalismo del Bene, citando a sproposito il Talmud e i “Giusti nascosti”, concetto che non ha nulla a che vedere con i Giusti proclamati nei vari giardini, ma che si riferisce ai cosiddetti 36 Giusti che reggerebbero il mondo, ovvero a una concezione cara al misticismo e all’esoterismo ebraico.

Meno esoteriche ma tuttavia assai singolari, ci paiono invece le scelte di avere Vittorio Emanuele Parsi nel Comitato Scientifico di Gariwo, e Vittorio Arrigoni, Giusto sia a Pistoia che a Trevi.


A seguito dell'intervento di Gabriele Nissim di ieri su Mosaico in cui chiamava in causa L'Informale, è stata pubblicata, in ossequio all'obbligo di rettifica la mia risposta.
Niram Ferretti
2 marzo 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La rettifica dell’Informale (in base alla Legge 8 febbraio 1948, n. 47 – art. 8, Legge sulla stampa; Legge 3 febbraio 1963 n. 69 – art. 2)
Nella sua risposta all’articolo a firma Wellcommunity, “I Giusti, la memoria, i giardini. Una domanda a Gariwo, pubblicato da voi il 28 febbraio, Gabriele Nissim, riferendosi a L’Informale, scrive: “Vi faccio innazitutto notare che vi rifate alla campagna di un sito come l’Informale che mette all’indice gli ebrei che non considera buoni e li indica al pubblico disprezzo nel mondo ebraico, come è capitato recentemente con la demolizione della figura di Marek Halter, proprio il giorno dopo l’attacco antisemita a Parigi”.
L’Informale, non ha la vocazione alle gogne pubbliche, ma quella di fornire analisi e anche, inevitabilmente, critiche. A proposito di Gariwo, della impostazione ideologica che lo sostiene, e in particolare delle scelte, a nostro parere assai discutibili che la ONLUS fa, sia in merito a chi compone il proprio Comitato Scientifico, come il Prof. Vittorio Emanuel Parsi, le cui opinioni su Israele rispecchiano quelle del BDS, sia altre, abbiamo esposto fatti e posto domande. Ci è sembrato e ci sembra inammissibile che un noto attivista antisionista come Vittorio Arrigoni sia stato proclamato Giusto a Pistoia nel 2013 in una iniziativa riferibile a Gariwo e alla presenza di due delle sue figure di riferimento, Pietro Kuciukan e Anna Maria Samuelli. Siamo stati noi che abbiamo portato all’attenzione pubblica questo episodio, sottolineando che in otto anni non vi è stata da parte di Gariwo nessuna dissociazione pubblica da esso. Comprendiamo, in effetti, la difficoltà, come potrebbe, infatti, farlo, visto che all’inaugurazione del Giardino di Pistoia erano presenti due suoi rappresentanti?
Capiamo che avere esposto tutto ciò sia dispiaciuto a Gabriele Nissim, il quale, lui che ci accusa di tale prassi, perde difficilmente l’occasione per distinguere gli ebrei buoni (quelli che condividono le sue idee universaliste) e quelli cattivi (quelli che sono legati al concetto di nazione e patria), ma fare informazione, significa anche, a volte, dovere esporre contraddizioni e porre domande impertinenti. Essere troppo abituati agli effluvi dell’incenso rischia di annebbiare la percezione esatta delle cose.
Quanto a Marek Halter, al quale va la nostra solidarietà per l’aggressione subita, sulla modalità della quale le indagini sono tuttora in corso, abbiamo esposto in un articolo alcuni fatti che possono fornire al lettore, al netto delle agiografie, un quadro più problematico. Che ciò non sia piaciuto a Gabriele Nissim, che della agiografie è un cultore, non rischia di sorprenderci.


VECCHIA SCUOLA
Niram Ferretti
3 marzo 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Su Moked del 1 marzo, Anna Foa ci ricorda che il 6 di marzo si celebrerà in Europa la Giornata dei Giusti dell'Umanità,

"L’istituzione di questa giornata è stata l’esito di una lunga battaglia portata avanti dall’associazione Gariwo e dal suo presidente Gabriele Nissim. Da molte parti l’idea stessa di Giusto dell’Umanità è stata contrapposta a quella sostenuta da Yad Vashem dei Giusti delle Nazioni, cioè quei Giusti che hanno salvato almeno un ebreo durante la Shoah. In occasione della giornata dei Giusti Mordecai Paldiel, che è stato dal 1984 al 2007 direttore del Dipartimento dei giusti di Yad Vashem, ha voluto esprimere la sua opinione su questo punto, sostenendo che è giunto il momento di estendere il concetto di giusto ad ogni crimine contro l’umanità ed ha ringraziato l’Unione Europea per aver approvato la legge che istituisce la giornata del 6 marzo:
“Yad Vashem è stata la prima istituzione a creare un giardino dei giusti. E queste migliaia di persone che onoravamo a Yad Vashem noi le usavamo come modello educativo. Ma ora è arrivato il momento di allargare questo messaggio e dobbiamo onorare persone che hanno salvato altre persone, che le hanno aiutate in diversi modi non necessariamente durante la Shoah ma in molti altri casi di regimi tirannici. Persone perseguitate senza ragione che sia in Bosnia, in Birmania, in Cambogia, in Africa, in Paraguay, ovunque. Questo per diffondere il messaggio che le persone possono fare la differenza e le persone possono agire nella migliore tradizione del comportamento umanitario”.
Apprendiamo dunque che per Mordecai Paldiel, ex Direttore dei Dipartimento dei Giusti di Yad Vashem, è giunto il momento di allargare il concetto di Giusto. Ne prendiamo deferentemente atto, così come prendiamo atto che questa è, evidentemente, una sua opinione personale, egli, infatti, non parla a titolo di Yad Vashem, dove non ricopre più alcuna carica da 14 anni.
Sarebbe invece interessante, con il permesso di Anna Foa e di Gabriele Nissim, sapere cosa ne pensa l'attuale direttore del Dipartimento dei Giusti di Yad Vashem, ovvero, se l'opinione di Mordecai Padel, oltre a rispecchiare quella di Gabriele Nissim e di Anna Foa, rispecchi anche quella del Memoriale della Shoah di Gerusalemme. Osiamo dubitarne.
In attesa che anche Yad Vashem si pronunci a favore della Giornata Dei Giusti delle Nazioni, tra i quali anche Vittorio Arrigoni, preferiamo attenerci al tradizionale concetto di Giusto stabilito a Gerusalemme.
Siamo vecchia scuola, lo confessiamo.


COMITATO EQUANIME
Niram Ferretti
5 marzo 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Sarebbe interessante sapere se il criterio con cui Gariwo sceglie i membri del suo Comitato Scientifico sia la loro profonda avversione nei confronti di Israele.
Si comincia con Avraham Burg, ex speaker della Knesset, uno per il quale Israele rappresenta "l'ultimo occupante colonialista del mondo occidentale" e che, nel 2007, invitava tutti gli israeliani a ottenere la cittadinanza estera. Più recentemente ha chiesto alla Suprema Corte di fare in modo che il Ministero degli Interni cancelli dai suoi archivi ogni traccia della sua identità ebraica.
Si continua con Vittorio Emanuele Parsi, ordniario di Relazioni Internazionali all'Università Cattolica di Milano, che considera Israele "come il regime razzista del Sudafrica dell'Apartheid", e che in passato, in occasioni diverse, ha spiegato che per l'Occidente è più opportuno avere buoni rapporti con Hezbollah e Hamas piuttosto che con Israele.
C'è poi Riccardo Neury, portavoce italiano di Amnesty International, favorevole al boicottaggio delle merci israeliane provenienti dalla Cisgiordania, propagatore della fola secondo cui nella somministrazione dei vaccini contro il Covid-19 Israele discriminerebbe i palestinesi, omettendo che in base agli Accordi di Oslo del 1993, è l'Autorità Palestinese che si occupa dell'assistenza sanitaria dei palestinesi residenti in Cisgiordania e firmatario di un appello del BDS contro "l'Apartheid" israeliana.
Non si vede, a questo punto, perché non fare presidente onorario del Comitato Scientifico (preposto a cosa? a indicare i nuovi Giusti?), Abu Mazen.




Radicalismo antisionista
Davide Cavaliere
5 Marzo 2021

http://www.linformale.eu/radicalismo-antisionista/

Domani ricorre la Giornata dei Giusti dell’Umanità, che la fondazione Gariwo si appresta a celebrare. Possiamo solo intuire i peana ai diritti umani e alla fratellanza universale che faranno capolino in numerosi articoli e messaggi. Ma siamo sicuri che i membri di Gariwo siano tutti integerrimi difensori della democrazia, della pace, dell’amore onnicomprensivo?

La risposta è un secco: no. Nel comitato scientifico di Gariwo siedono figure assai discutibili, con opinioni riprovevoli su Israele, come Avraham Burg.

Burg è un politico israeliano di lungo corso. Dopo aver militato nelle fila del partito laburista, si è trasferito in quelle di Hadash. Quest’ultimo è un partito che, in linea con l’ideologia marxista, si dichiara contrario a ogni forma di nazionalismo e, pertanto, si definisce “non sionista”. Sei anni fa, Hadash ha condannato l’uccisione del terrorista di Hezbollah Samir Kuntar e paragonato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu all’ISIS. Il partito ha anche accusato Israele di fornire assistenza militare alle “forze del terrorismo” in Siria.

Nei suoi libri descrive Israele come un paese paranoico, ossessionato dalla Shoah, militarista, razzista e simile alla Germania degli anni Trenta. Il suo pacifismo ha qualcosa di fanatico, che lo ha portato ad affermare che la disobbedienza civile sarebbe stata preferibile alla rivolta armata nel ghetto di Varsavia e che Israele dovrebbe rinunciare al suo arsenale nucleare in cambio di un non meglio specificato “accordo” con i suoi vicini arabi. Nel 2003, Burg pubblicò un articolo sul quotidiano Yedioth Ahronoth nel quale scrisse: “Israele, avendo smesso di prendersi cura dei bambini dei palestinesi, non dovrebbe sorprendersi quando vengono indottrinati all’odio e si fanno saltare in aria”. Attribuendo, di fatto, la responsabilità degli attentati kamikaze a Israele.

Sebbene animato da un viscerale antisionismo, Burg è molto indulgente con il nazionalismo arabo e la jihad islamica. Con gli odiatori di Israele condivide l’assurda visione di una naziona ebraica colonialista e oppressiva.

Le sue idee sulla politica estera, oltre a essere intrise di un notevole tasso di irenismo, ricalcano anche quelle espresse nel libro farlocco e menzognero di Stephen Walt e John Mearsheimer, “La Israel lobby e la politica estera americana”, secondo cui l’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC) avrebbe subordinato la politica americana agli interessi israeliani e radicalizzato l’opinione pubblica del mondo arabo.

Burg è anche molto critico nei confronti delle “Legge del ritorno”, in merito alla quale ha dichiarato: “La legge del ritorno è una legge apologetica. È l’immagine speculare di Hitler. Non voglio che sia Hitler a definire la mia identità. In quanto democratico e umanista, la legge mi mette davanti a una contraddizione. La legge del ritorno dà un taglio netto tra noi e l’ebraismo della diaspora, tra noi e gli arabi”.

Discutibili sono anche le sue opinioni sulla Shoah, che a sentire lui sarebbe stata sacralizzata dagli israeliani e usata come strumento di ricatto morale. In Avraham Burg è possibile ritrovare una visione allucinata della realtà di Israele. Le sue fantasie utopiche, che sono le illusioni della sinistra da cui proviene, lo portano a fiancheggiare gli odiatori religiosi degli ebrei il cui obiettivo non è solo la distruzione di Israele, ma la sottomissione mondiale degli infedeli.

Il politico israeliano sposa la narrativa antisionista e antiamericana di altri ebrei nemici di Israele come Noam Chomsky e Norman Finkelstein. Per Burg l’odio degli arabi verso Israele nasce dall’oppressione e basta. Il fatto che Hamas ed Hezbollah siano organizzazioni antisemite, jihadiste, potenzialmente genocidarie e convinte che gli ebrei complottino per distruggere l’Islam fin dalla notte dei tempi non viene preso in considerazione.

Burg, demonizzando Israele e sostenendo le campagne di boicottaggio delle merci israeliane prodotte nei cosiddetti “territori occupati”, porta acqua al mulino del fanatismo antioccidentale. Come è possibile che un tale propagandista anti-israeliano sia nel comitato scientifico di Gariwo? Quale apporto “scientifico” può dare un mistificatore della realtà? Attendiamo risposte.

Radicalismo antisionista parte due
6 marzo 2021

http://www.linformale.eu/radicalismo-an ... e-seconda/

La fondazione Gariwo, che si batte per conferire la definizione di Giusto – che ricordiamo essere nata in ambito ebraico – un po’ a chiunque, ha nel suo comitato scientifico una serie di individui con idee molto discutibili su Israele. Ci riferiamo a Riccardo Noury e al Prof. Vittorio Emanuele Parsi. Ma vediamo le loro posizioni nel dettaglio.

Riccardo Noury è portavoce di Amnesty International Italia, organizzazione non governativa per i diritti umani che, nel corso della sua attività, ha manifestato un notevole pregiudizio anti-israeliano. Noury risente delle medesime credenze errate dell’associazione di cui è portavoce. Infatti, si è ripetutamente schierato a favore del movimento BDS, una banda internazionale di antisionisti che chiede lo strangolamento economico dello Stato ebraico.

Noury ha ripetutamente denunciato quella che lui chiama “criminalizzazione” del BDS, sorvolando sul palese antisemitismo del movimento in questione che, in passato, ha incassato anche il sostegno di Hamas. Il ricercatore americano Daniel Greenfield ha reso noto che US Campaign for Palestinian Rights (USCPR), il gruppo americano di sostegno al BDS, che collabora con i facinorosi antisemiti noti come Studenti per la giustizia in Palestina (SJP), ha incanalato denaro al Comitato nazionale palestinese BDS (BNC), che opera nei cosiddetti “territori occupati”. BNC è un “gruppo ombrello” che raccoglie sotto di sé membri di Hamas, del FPLP e della Jihad islamica.

Un rapporto pubblicato da Tablet, di Armin Rosen e Liel Leibovitz, ha demolito il mito del BDS come presunto movimento non-violento e impegnato nella ricerca di una soluzione pacifica al conflitto arabo-israeliano. Invece di essere un’alternativa al terrorismo, il BDS è un alleato dei gruppi terroristici islamici, che tentano di integrare la violenza con pressioni economiche e culturali.

In tempi più recenti, Noury, con un articolo su Il Fatto Quotidiano dell’11/01/21, ha sostenuto che su Israele ricadrebbe la responsabilità della vaccinazione contro il COVID-19 dei palestinesi nella Giudea e nella Samaria. Le sue affermazioni contraddicono quanto scritto negli Accordi di Oslo del 1993, che stabiliscono che la tutela sanitaria dei palestinesi è affidata all’Autorità Nazionale Palestinese. In tutto l’articolo, il portavoce di Amnesty International, parla di “territori occupati” e di “coloni”, esercitando una violenza alla realtà e al diritto. Quei territori, sulla base del Mandato Britannico per la Palestina del 1923, e in base al principio dell’uti possidetis iuris consentono a Israele sulla base del diritto internazionale, la rivendicazione più solida su di essi. Non sono mai stati strappati ai palestinesi (inesistenti nel 1948), come è stato spiegato innumerevoli volte qui su L’Informale.

Ora veniamo al Prof. Parsi, che considera Israele uno stato razzista teso ad annettersi la Palestina. In un post su Facebook del 24/11/14, Parsi scrive:

“La decisione del premier israeliano di fare di Israele uno Stato solo per ebrei è allucinante, oltre a costituire un tradimento della parte più nobile della storia di Israele: resta solo da capire se il suo modello è il Sudafrica prima di Mandela o la Serbia ai tempi di Milosevic….. Una democrazia etnicamente ripulita non può esistere in quanto democrazia. Che tristezza per i tanti amici israeliani, a prescindere dalla loro fede religiosa”.

La tristezza più grande è quella che si prova da queste parole che travisano gravemente la realtà, offrendo di essa una caricatura propagandistica. La Legge Base del 19 luglio 2018 procede solo a ratificare una ovvietà senza discriminare nessuno, ovvero che Israele è lo Stato degli ebrei, la sua capitale è Gerusalemme, la sua lingua è l’ebraico. Essa si integra ad altre leggi all’interno di una costituzione in divenire. Leggi che tutelano la minoranza araba e sono specificamente attinenti ai diritti umani. Ma questo, il Prof. Parsi o non lo sa o finge di ignorarlo allo scopo di presentare Israele come uno Stato antidemocratico.

D’altronde Parsi non fa mistero di giudicare Israele come uno Stato oppressore e coloniale, che avrebbe cacciato i palestinesi. In un post su Facebook del maggio 2015 scrive:

“Oggi è il 67° anniversario della Naqba, la cacciata dei Palestinesi dalle loro terre. Ieri era il 67° anniversario della proclamazione dello Stato di Israele. Un popolo trovava un Paese, mentre un altro perdeva il suo. A memoria del tragico intreccio tuttora irrisolto della questione israelo-palestinese. Per non dimenticare che da 67 anni un popolo errante ha preso il posto di un altro… ma il mondo sembra non volerlo più ricordare”.

Assiduo lettore del mistificatore Illan Pappe, Parsi ha letto poco Benny Morris. Ma è sufficiente qui ricordare quanto dichiarò Abba Eban, ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, tenuto il 17 novembre 1958.

“Il problema dei rifugiati arabi è stato causato da una guerra di aggressione, lanciata dagli Stati arabi contro Israele nel 1947 e nel 1948. Che non ci siano errori. Se non ci fosse stata una guerra contro Israele, con il conseguente raccolto di sangue, miseria, panico e fuga, oggi non ci sarebbe alcun problema dei rifugiati arabi. Una volta che venga stabilita la responsabilità di quella guerra, si è determinata la responsabilità in merito al problema dei rifugiati. Nulla nella storia della nostra generazione è più chiaro o meno controverso dell’iniziativa dei governi arabi a favore del conflitto da cui è scaturita la tragedia dei rifugiati. Le origini storiche di quel conflitto sono chiaramente definite dalle confessioni dei governi arabi stessi: ‘Questa sarà una guerra di sterminio’, dichiarò il segretario generale della Lega araba parlando a nome di sei Stati arabi. ‘Sarà un massacro memorabile a cui riferirsi come a quello dei mongoli o alle crociate'”.

Anche su ciò, Parsi è deficitario. Lasciamo ai lettori valutare se lo è per ignoranza o malafede. Ma il punto non è questo. Come è possibile che due personaggi come Parsi e Noury con opinioni simili nei confronti di Israele siano stati scelti (insieme ad Avraham Burg, di cui ci siamo già occupati) per fare parte del Comitato scientifico di Gariwo? Il presidente della fondazione, Gabriele Nissim, condivide le loro posizioni su Israele? E le condivide l’UCEI che a Gariwo è associata?




GIUSTA A LA PAGE
Niram Ferretti
6 marzo 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Giornata solenne ieri al Monte Stella di Milano alla presenza del sindaco Giuseppe Sala.
Gabriele Nissim, presidente della Onlus Gariwo ha canonizzato un gruppo di nuovi Giusti. Tra di loro, insieme a Dag Hammarskjöld e all'attivista cinese Liu Xiaobo non poteva mancare Ruth Bader Ginsburg, ex Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, morta l'anno scorso.
La Bader Ginsburg è una icona maxima del progressismo, una donna che ha portato le istanze liberali a vertici di un radicalismo diffiicilmente superabile.
Proveremo a rammentarne alcuni, consapevoli fin da ora che saremo deficitari. Come riferimento prenderemo un suo testo del 1977, una sorta di manifesto delle istanze progressiste e che oggi, a distanza di 44 anni è più attuale che mai. Anzi, si potrebbe dire che questo testo è una sorta di Magna Charta dello Zeitgeist. Si tratta di, "Sex bias in the U.S. code".
Grande paladina dell'eguaglianza dei diritti, probabilmente il motivo principale per cui è entrata nel pantheon secolare di Gariwo, Ruth Bader Ginsburg, partiva dall'idea di eliminare la ripartizione per sessi nei penitenziari, nei Boy Scouts e nelle Girl Scouts, in quanto perpetratori di "ruoli sessuali stereotipati", e, di conseguenza eliminare nei college le associazioni fraternitarie e quelle femminili per rimpiazzarle con "società collegiali".
Naturalmente anche la famiglia tradizionale non poteva non rientrare all'interno della sua prospettiva riformista. Per lei la bigamia era incostituzionale, così come sono indubbiamente discriminatorie, sessiste, parole come "uomo", "donna", "umanità".
"moglie", "madre", "sorella", "fratello", "figlia" e altre che riferite a professioni e tradotte dall'inglese perdono la loro specificità sessista, come "serviceman", "longshoreman", "postmaster", "watchman", "seamanship".
Gli statuti federali dovevano perdere ogni riferimento ai pronomi personali nella terza persona singolare, al loro posto andavano usate costruzioni plurali.
Queste istanze della Giusta, Bader Ginsburg sono state recepite recentemente proprio dal Partito Democratico relativamente ai documenti delle Camere. Si è arrivati al punto che non si dovrà più fare riferimento a "chairman", ma ci si riferirà a lui come a "chair". Il presidente diventato sedia è uno dei lasciti della Bader Ginsburg.
Siamo al cospetto di un egualitarismo utopico direttamente figliato dal marxismo, in cui il futuro che si profila dovrebbe avere il volto neutro di una indistinta umanità che non corrisponde più a categorie, limiti, leggi di natura- Tutto cio, ovviamente, in nome della parità dei diritti e della giustizia sociale.
Come può non piacere a una ONLUS come Gariwo per la quale la Shoah può essere accostata a un maremoto, e un genocidio al Covid-19? Dove regna l'indistinto, tutto si equivale.


Churcmosquagoga, Gariwo: Il futuro che verrà
Niram Ferretti
8 Marzo 2021

http://www.linformale.eu/churcmosquagog ... che-verra/

Bisogna dire che se Gabriele Nissim, presidente e fondatore di Gariwo, recentemente al centro di motivate critiche, e chi segue L’Informale, conosce bene il tema, doveva secegliersi un difensore non poteva sceglierne uno peggiore.

E così ecco, Antonio Ferrari, scrivere su Il Corriere della Sera un articolo La Giornata dei Giusti fa svanire le critiche, che è persino imbarazzante dovere commentare. L’imbarazzo nasce da due cause, una da ciò che Ferrari scrive, l’altra dal fatto che Ferrari scriva.

“Perché scrive certa gente? Perchè non ha abbastanza carattere per non scrivere”, scriveva Karl Kraus. E sull’assenza di carattere di Ferrari testimonia, implacabilmente, ogni parola da lui scritta. Ma veniamo al dunque.

Per il Nostro, Gabriele Nissim appartiene alla categoria di coloro che profeticamente vedono il futuro, così come vedono sempre profeticamente il futuro gli ebrei buoni. Oltre a loro ci sono, purtroppo, “I resistenti, inchiodati alle certezze e alle prigioni ideologiche del passato”. Fortunatamente, però “Ci sono anche coloro che guardano avanti e rifiutano i più decrepiti luoghi comuni”. Nissim, è uno di loro. Egli è “un uomo ostinato e coraggioso”, avendo creato la Festa, nota come Giornata dei Giusti, così come dobbiamo a Joseph Louis Lagrange, Pierre Simon Laplace ed altri, il calendario rivoluzionario francese. Anche loro erano uomini protesi verso il futuro.

“Da ebreo coraggioso ha denunciato, sin dall’inizio, errori e pregiudizi. Soprattutto nel suo mondo, dove gli ebrei tradizionalisti, nazionalisti, ottusi e bacchettoni non sopportano, anzi odiano l’idea che ci siano altri Giusti nel mondo. Per loro i Giusti sono soltanto i gentili che salvarono la vita agli ebrei durante la Shoah”.

Da una parte c’è la tribù dei trinariciuti, “nazionalisti” come Herzel, Ben Gurion, Jabotinsky, tutti legati all’idea ormai superata di una nazione, anzi una patria per gli ebrei, dall’altra i progressisti, quelli che hanno capito che la categoria di Giusto tra le Nazioni, stabilita a Yad Vashem è parrocchiale, asfittica, tribale. I primi erano e sono privi della gnosis. Essa, appartiene solo ai “pneumatici”, gli ebrei buoni. L’ebreo buono non è, infatti, colui che guarda alla propria identità, al proprio popolo, alla propria storia, no, è colui che guarda innanzitutto all’Umanità. Vino vecchio che proviene dalla cantina di Comte e Marx.

Già nel 1954, nel suo L’Ebreo non ebreo, un solido ebreo marxista come Isaac Deutscher scriveva, “La religione? Sono un ateo. Il nazionalismo ebraico? Sono un internazionalista. In nessuno di questi due sensi sono un ebreo. Sono tuttavia un ebreo per la forza della mia incondizionata solidarietà nei confronti dei perseguitati e degli sterminati”.

Deutscher era sicuramente, per Ferrari, un buon ebreo, nè bacchettone nè ottuso. Schiatta nobile, mica gente come Netanyahu e altri barbari di destra (a destra sono tutti barbari nel mondo di Ferrari), con il loro “codazzo servile“

“Al Giardino dei Giusti di Gerusalemme, l’ostinazione ha vinto per anni. Per chi conosce sufficientemente bene Israele, per esperienza vissuta in decenni, anche allo Yad Vashen, come chi vi parla, è la triste verità”

La grande esperienza su Israele di Antonio Ferrari, nota a tutti, è la garanzia dell’ostinazione e dell’ottusità del Memoriale della Shoah di Gerusalemme. Brutta gente, che si ostina ancora a ritenere Giusti solo i non ebrei che durante la Seconda guerra mondiale salvarono gli ebrei dalla furia del nazi-fascismo. Questi reazionari, “Hanno accusato Nissim di tutto” (non osiamo chiedere di cosa, nello specifico, ma ci fidiamo dello scrivente), “ma lui ha resistito e ha voluto creare il primo Giardino dei Giusti aperto e inclusivo, proprio sul Montestella di Milano”.

Il cupo e torvo sinedrio di Yad Vashem, con le sue anguste certezze, i suoi pregiudizi e i suoi dogmi, e il rivoluzionario, l’emancipatore, un Yeshua, laico, che ha lottato a prezzo di sofferenza e persecuzione, contro le forze delle tenebre ebraiche. Ecco dunque, la nuova religione, l’apertura a tutti, a tutte le genti, della qualifica di Giusto. Il muro di separazione è stato finalmente abbattuto, e il Montsetella è diventato un nuovo Sinai laico. C’è un ulteriore gaudio da celebrare. Dell’evangelion, ci dà notizia l’apostolo. Ed è questa:

“La gigantesca notizia di quest’anno è che tra gli ambasciatori di Gariwo” (tra cui Ferrari stesso) “è entrato Mordecai Paldiel, per 23 anni capo del Dipartimento di Yad Vashem, che ha deciso negli Stati Uniti di sposare la causa dei Giusti, allargando il campo e inneggiando all’inclusione”.

“Inclusione” è parola magica, parola talismano. È il collante principale della religione dell’Umanità. Anche Vittorio Arrigoni è stato incluso. Perché no? Anche lui ha fatto del bene, e, come ha recentemente ricordato la Presidente UCEI, Noemi Di Segni, “non è più tra i vivi”. E quanti morti si potranno quindi riesumare per trasformarli in Giusti?

Includere è fondamentale, soprattutto adesso con l’ingresso in Gariwo di Mordecai Paidel, il quale, peccato che non ricopra più alcun ruolo di rilievo a Yad Vashem da quattordici anni, e si esprima solo a titolo personale. Ma occorre ricordarlo, a Yad Vashem, come i farisei del Secondo Tempo, raffigurati nel Vangelo, sono cupamente chiusi nella loro ostinazione, mica come Mordecai Padel o i promotori dell’iniziativa di costruire “una chiesa per tre fedi, che guarda al futuro, accogliendo insieme, cattolici, (non cristiani?) ebrei e musulmani. La chiesa si chiamerà “churmosquagoga”. Bellissimo. “Churmosquagoga”, una specie di Bouillabaisse confessionale. Uno sguardo sul futuro, al gran mischione, alla notte dalle vacche tutte nere.

Siamo tutti umani, lo diceva anche Vittorio Arrigoni, anzi lui diceva “restiamo umani” nonostante sia gli israeliani che gli ebrei troppo ebrei appartenevano a una categoria distinta, quella che non piace nemmeno all’apostolo dei Giusti Antonio Ferrari.

Il mondo di “churmosquagoga” il mondo dei Giusti di Gariwo è quello che lo riempie di “entusiasmo“. Di questo mondo chi, più di Rula Jebreal, può essere testimone? “Araba israeliana, quindi musulmana, sposata con un ebreo e madre di una ragazza battezzata cattolica. Crediamoci. Il futuro inclusivo e senza più muri sarà sicuramente migliore”.

Dobbiamo crederci. Lasciamoci alle spalle chi difende la propria identità, la propria specificità culturale ed etnica. Soprattutto chi lo fa da ebreo. Gli ebrei cattivi. Altri cattivi. Fuori, nelle tenebre, tra pianto e stridor di denti.




Gli ebrei cattivi di Antonio Ferrari, ambasciatore di Gariwo
9 Marzo 2021

http://www.linformale.eu/gli-ebrei-catt ... di-gariwo/

Ieri su L’Informale, Niram Ferretti dava conto nel suo editoriale dell’articolo pubblicato sul Corriere della Sera di ieri a firma Antonio Ferrari, un giornalista da sempre pregiudizialmente avverso a Israele il quale figura tra gli ambasciatori di Gariwo.

Nel suo articolo, Ferrari, prendeva le difese di Gabriele Nissim e di Gariwo, magnificandone le gesta e attaccando in modo grossolano Yad Vashem.

Per Ferrari, da sempre abituato a dividere il mondo in modo manicheo, tra buoni, tutti sempre a sinistra, e cattivi, tutti sempre a destra, il concetto di Giusto elaborato a Yad Vashem come riconoscimento per i gentili che durante la Seconda guerra mondiale salvarono gli ebrei dalla persecuzione nazi-fascista, sarebbe indice di ottusità e di una mentalità angusta.

In questo modo egli ha riproposto un usurato topos antisemita, degli ebrei come un clan tribale, geloso delle proprie prerogative, chiuso all’innovazione e al progresso, a meno che non si tratti della fattispecie dell’ebreo di sinistra, non nazionalista, sempre critico di Israele, se non esplicitamente avverso ad esso.

A proposito dell’articolo di Antonio Ferrari, è intervenuto sulle pagine di Mosaico, Sergio Della Pergola, membro della Commissione di Yad Vashem. Rivolgendosi direttamente a Ferrari, Della Pergola scrive:

“La commissione di cui ho l’onore di fare parte svolge un lavoro di accurata indagine storica, lontana da qualsiasi pregiudizio o venatura ideologica. Il nostro lavoro riflette il dovere morale degli ebrei salvati (fra cui io stesso) nei confronti dei coraggiosi che hanno messo a rischio la propria vita per salvarne un’altra. Il suo collegamento, Ferrari, fra questa attività moralmente doverosa e il fanatismo, è del tutto ingiustificata. Semmai eccita il pregiudizio e l’odio”.

Di rincalzo a Sergio Della Pergola appare un comunicato della Comunità ebraica di Milano.

“La Comunità ebraica di Milano condivide in pieno la sua posizione e condanna fermamente quanto espresso da Antonio Ferrari con parole intrise del più classico e pericoloso pregiudizio antisemita, capaci di generare disprezzo verso gli ebrei, che peraltro, sulla questione oggetto dell’articolo del Corriere, rivendicano il pieno diritto ad avere differenti opinioni, basate su argomenti ben più articolati e profondi di quelli che ci vengono attribuiti dal giornalista”.

Da giorni L’Informale segnala le anomalie e le distorsioni presenti all’interno di Gariwo facendole presenti ai suoi lettori e chiedendo chiarimenti mai giunti. L’articolo di Antonio Ferrari è solo una conferma della nostra linea editoriale sulla questione. Vi si rispecchia, infatti, una evidente pregiudiziale anti-israeliana (che si colora qui di antisemitismo) per altro esplicita nelle posizioni di Avraham Burg, Vittorio Emanuele Parsi, Riccardo Noury, tutti facenti parti del Comitato Scientifico di Gariwo.

A seguito della presa di posizione ufficiale della Comunità Ebraica di Milano, riteniamo che anche il CDEC, quale Osservatorio sull’antisemitismo prenda una posizione in merito, o smentendo la CEM oppure includendo l’articolo di Antonio Ferrari nell’elenco di atti di antisemitismo che annualmente compila.





Giusti, Yad Vashem, Gariwo… Sergio Della Pergola risponde ad Antonio Ferrari
Mosaico
Ester Moscati
9 Marzo 2021

https://www.mosaico-cem.it/attualita-e- ... io-ferrari

“Ebrei tradizionalisti, nazionalisti, ottusi e bacchettoni”. Così nella sua rubrica sul Corriere.it Voci dal vicino oriente (8 marzo) Antonio Ferrari stigmatizza quegli ebrei che, a suo dire “odiano l’idea che ci siano altri Giusti nel mondo” oltre a quelli che salvarono gli ebrei durante gli anni delle persecuzioni nazifasciste e della Shoah, onorati a Yad Vashem. Un’opinione, la sua, francamente irricevibile nel merito e soprattutto perché espressa in un modo che ha suscitato nella Comunità ebraica un profondo sconcerto. Sergio Della Pergola, professore emerito dell’Università ebraica di Gerusalemme, membro della Commissione di Yad Vashem, risponde a Ferrari nella lettera che segue.

La Comunità ebraica di Milano condivide in pieno la sua posizione e condanna fermamente quanto espresso da Antonio Ferrari con parole intrise del più classico e pericoloso pregiudizio antisemita, capaci di generare disprezzo verso gli ebrei, che peraltro, sulla questione oggetto dell’articolo del Corriere, rivendicano il pieno diritto ad avere differenti opinioni, basate su argomenti ben più articolati e profondi di quelli che ci vengono attribuiti dal giornalista.

Così scrive Sergio Della Pergola:

“Buona sera Ferrari,
ho letto e udito con stupore e rammarico il suo articolo di oggi sui Giusti delle Nazioni.
Essendo io membro da oltre 10 anni della Commissione di Yad Vashem per il riconoscimento dei Giusti, ritengo il suo testo profondamente offensivo, in generale e personalmente nei miei confronti. Lei ha scritto:

“Ci sono i resistenti, inchiodati alle certezze e alle prigioni ideologiche del passato. Ma ci sono anche coloro che guardano avanti e rifiutano i più decrepiti luoghi comuni. Dico questo perché si è appena celebrata la Giornata dei Giusti nel mondo, approvata dall’Unione europea. Una Festa che dobbiamo ad un uomo ostinato e coraggioso, Gabriele Nissim, che ne è stato il vero creatore. Nissim non è stato esaltato da tutti. Da ebreo coraggioso ha denunciato, sin dall’inizio, errori e pregiudizi. *Soprattutto nel suo mondo, dove gli ebrei tradizionalisti, nazionalisti, ottusi e bacchettoni non sopportano, anzi odiano l’idea che ci siano altri Giusti nel mondo*. Per loro i Giusti sono soltanto i gentili che salvarono la vita degli ebrei durante la Shoah, l’Olocausto, la tragedia più terribile del secolo scorso. Nissim sostiene invece che Giusti sono anche coloro che hanno lottato e lottano per la difesa dei diritti umani, contro tutti i totalitarismi. Idea forte, anzi fortissima. *Perché in questo mondo che non ama il coraggio delle proprie idee, vengono invece premiati i quaquaraquà*, come ricordava il grande Leonardo Sciascia. *Insomma si celebrano i reclusi, soprattutto nell’estrema destra, nella prigione delle loro certezze. Al Giardino dei Giusti di Gerusalemme, l’ostinazione ha vinto per anni*. ”

In realtà la commissione di cui ho l’onore di fare parte svolge un lavoro di accurata indagine storica, lontana da qualsiasi pregiudizio o venatura ideologica. Il nostro lavoro riflette il dovere morale degli ebrei salvati (fra cui io stesso) nei confronti dei coraggiosi che hanno messo a rischio la propria vita per salvarne un’altra.
Il suo collegamento, Ferrari, fra questa attività moralmente doverosa e il fanatismo, è del tutto ingiustificata. Semmai eccita il pregiudizio e l’odio.
Sostanzialmente, non esiste nessuna contraddizione fra il riconoscere chi ha salvato degli ebrei e chi ha manifestato atti di coraggio nei confronti di altri. La contraddizione che lei configura è pretestuosa e inaccettabile.
Ritengo che lei oggi abbia tradito la sua professione, e mi attenderei un messaggio di scuse”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Ebrei clandestini e zingari odierni accostamenti impossibili

Messaggioda Berto » lun mag 17, 2021 9:01 pm

La Giornata dei Giusti fa svanire le critiche
Antonio Ferrari
08 marzo 2021

https://video.corriere.it/esteri/vicino ... d4180eb118

Ora si celebra in mezzo mondo. Le resistenze dei tradizionalisti. Papa Francesco in Iraq per un mondo “inclusivo” senza muri - Antonio Ferrari /CorriereTv

Il mondo è già radicalmente cambiato. Una mutazione inevitabile, accentuata non soltanto dal virus mortale della pandemia, ma dalla necessità di ripensare complessivamente la nostra vita, che non sarà mai più come prima. Ci sono i resistenti, inchiodati alle certezze e alle prigioni ideologiche del passato. Ma ci sono anche coloro che guardano avanti e rifiutano i più decrepiti luoghi comuni. Dico questo perché si è appena celebrata la Giornata dei Giusti nel mondo, approvata dall’Unione europea. Una Festa che dobbiamo ad un uomo ostinato e coraggioso, Gabriele Nissim, che ne è stato il vero creatore. Nissim non è stato esaltato da tutti. Da ebreo coraggioso ha denunciato, sin dall’inizio, errori e pregiudizi. Soprattutto nel suo mondo, dove gli ebrei tradizionalisti, nazionalisti, ottusi e bacchettoni non sopportano, anzi odiano l’idea che ci siano altri Giusti nel mondo. Per loro i Giusti sono soltanto i gentili che salvarono la vita degli ebrei durante la Shoah, l’Olocausto, la tragedia più terribile del secolo scorso. Nissim sostiene invece che Giusti sono anche coloro che hanno lottato e lottano per la difesa dei diritti umani, contro tutti i totalitarismi. Idea forte, anzi fortissima. Perché in questo mondo che non ama il coraggio delle proprie idee, vengono invece premiati i quaquaraquà, come ricordava il grande Leonardo Sciascia. Insomma si celebrano i reclusi, soprattutto nell’estrema destra, nella prigione delle loro certezze. Al Giardino dei Giusti di Gerusalemme, l’ostinazione ha vinto per anni. Per chi conosce sufficientemente bene Israele, per esperienza vissuta in decenni, anche allo Yad Vashem, come chi vi parla, è la triste verità. Hanno accusato Nissim di tutto e di più, ma lui ha resistito e ha voluto creare il primo Giardino dei Giusti aperto e inclusivo, proprio sul Montestella di Milano. Mi è stato facile avvicinarmi a lui e difenderlo fin dove possibile, accettando con gioia di diventare uno degli ambasciatori di Gariwo. Ma la gigantesca notizia di quest’anno è che tra gli ambasciatori è entrato Mordecai Paldiel, per 23 anni capo del dipartimento dei Giusti di Yad Vashem, che ha deciso negli Stati Uniti di sposare la causa dei Giusti, allargando il campo e inneggiando all’inclusione, quindi ben oltre i confini di coloro che hanno salvato gli ebrei durante la persecuzione che si concludeva nei campi di sterminio. È un passo storico e già immagino le critiche dei nazionalisti e dal solito codazzo servile. Ma anche i nuovi Giusti, che sono stati celebrati sul Montestella e che abbiamo scelto per questo 2021 con voto unanime, ci riempiono di gioia. Penso a chi andrà a far compagnia a Nelson Mandela e a Vaclav Havel. E cioè all’ebrea americana Ruth Bader Ginsburg, al cinese Liu Xiaobo e alla moglie Liu Xia, e in particolare allo svedese Dag Hammarskjold, ex segretario generale delle Nazioni Unite, morto in un misterioso incidente aereo nel 1961. E poi a coloro che verranno ricordati nei tanti Giardini virtuali in giro per il mondo. Un mondo che cambia profondamente, come dicevamo. Con un Papa straordinario come Francesco che è arrivato in Iraq, dove incontrerà, a Najaf, il leader spirituale sciita Al Sistani. Siamo alla realizzazione, con poche parole ma con tanti fatti quel “Fratelli tutti”, che riflette alla perfezione la coraggiosa linea del pontefice, molto legato alla Comunità di S.Egidio, che per prima ha voluto sostenere, in decine di incontri, che siamo tutti umani e che non ci sono differenze. So quanto la linea della Comunità di S.Egidio abbia spesso scatenato la rabbia e il profondo fastidio dei tradizionalisti. Ma i risultati sono davvero importanti. A parte qualche diplomatico bacchettone, che rifiuta di riconoscere, per pigrizia o semplice ignoranza, dal verbo ignorare, il lavoro che viene fatto in favore di deboli, diseredati e profughi, l’avanzata inarrestabile del dialogo fra tutte le religioni e i laici non si fermerà. Davvero straordinaria l’iniziativa di tre congregazioni locali, decisa a Berlino, di costruire una chiesa per tre fedi, che guarda al futuro, accogliendo assieme cattolici, ebrei e musulmani. La chiesa si chiamerà “churmosquagoga”, cioè la sigla- sintesi di chiesa, moschea e sinagoga. Fantastica idea. Questo è il nuovo mondo, che mi riempie di entusiasmo. Non ho mai nascosto la mia attrazione per la grande collega Rula Jebreal: araba israeliana, quindi musulmana; sposata con un ebreo, e madre di una ragazza battezzata cattolica. Crediamoci. Il futuro inclusivo e senza più muri sarà sicuramente migliore.



La preziosa risorsa dell'identità: Una risposta ad Antonio Ferrari
10 marzo 2021

http://www.linformale.eu/la-preziosa-ri ... o-ferrari/

Da Rav. David Sciunnach, Rabbino Capo di Ancona e Parma, assistente del Rabbino Capo di Milano, nonchè Presidente del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia, riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Gent. Direttore,

Sono, per dirla con le parole di Antonio Ferrari, un resistente inchiodato alle certezze e alle prigioni ideologiche del passato. Sì, perché sono un ebreo osservante, come tale “ottuso e bacchettone”.

Ferrari esordisce scrivendo che “la Giornata dei Giusti nel mondo” è una “festa”. Purtroppo, non vedo nulla di festivo nel ricordare persone che non di rado sono state ammazzate per diversi motivi, contingenti al luogo e al tempo in cui sono vissute. L’idea è di mischiare il tutto, ove la sola parola d’ordine è inclusione e tutto il resto è eresia, come da tale da dannare con furia almeno pari a quella di altre inquisizioni e culture. Storie, vite, atti e parole dette, con flebili fili comuni che le uniscono, vengono bollite insieme come exempla contro un male generico, il male genocidario, che, in vero, fu sempre un male specifico, da comprendersi anzitutto come tale. Questo approccio risulta riduttivo per ogni singola vita falciata e ne viene fuori una gran bella macedonia. Tralascio il valore esorcistico che assumerebbe tale erroneo uso delle Memorie, come pure il fatto che, in quanto “festa”, si ricalca, consapevolmente o meno, laicizzandola, l’idea della memoria festiva di alcuni martiri (manca solo la palma) propria della tradizione cristiana: il che è una banalizzazione indebita della tradizione cristiana e una forma mentis estranea all’ebraismo.

L’ebraismo -ovvero una religione nazionale, come ebbe a scrivere Hannah Arendt- nella prima pagina della Torah, ribaltò le sorti del mondo e pose la prima solida base ai successivi concetti di diritti umani individuali e di dignità della singola persona umana, affermando che l’essere umano -non l’ebreo- in quanto tale, chiunque sia e qualsiasi cosa faccia, è creato nell’immagine di Dio. Come pure questa stessa fede, nonostante critiche velenose e crudeltà di ogni genere, non ha smesso mai di affermare, a differenza delle due altre fedi che da essa nacquero e che si strutturarono come universali (e imperiali), che una vita integra e degna di essere vissuta, come pure la salvezza ultraterrena, non riguardano solo gli ebrei né sono loro esclusive, ma ogni singola persona umana, riconoscendo valore provvidenziale peraltro a Islàm e cristianesimo. Per quanto concerne le persone che hanno un atteggiamento misericordioso verso il prossimo, non si distingue fra ebreo e non ebreo, e infatti esiste il concetto religioso di Hassìdè ‘Ummòth ‘Olàm -di pii delle Nazioni del mondo-, ossia chi si adopera con sollecitudine per il povero, la vedova, l’orfano, il malato ecc.

Antonio Ferrari asserisce che il sottoscritto, e con me centinaia di migliaia di ebrei osservanti, addirittura “non sopportiamo, anzi odiamo l’idea che ci siano altri Giusti nel mondo”. Ma come si permette? Solo a titolo esemplificativo, ricordo che l’idea di una mostra sul Genocidio Armeno al Memoriale della Shoah di Milano -la più grande sinora svoltasi in Italia, essendosi trattato di due mostre riunite insieme- fu del rabbino Laras (rabbino ortodosso, non “morbido”, e convinto sionista), sostenuta dal rabbino Arbib e da me, ossia da persone molto critiche dell’attuale “sagra” delle Memorie proposta nella Carta della Memoria di Gariwo.

Le Memorie, i morti e i Giusti sono specifici: vanno affrontate, studiate, comprese e commemorate in maniera specifica, non con un minestrone che nuovamente le decontestualizzi e spersonalizzi, ove peraltro non si capisce chi sia -a che diritto, con quale scientificità e con che garanzie- a definire i “giusti”, come nell’attuale forma di “canonizzazioni laiche” vagliate da Gariwo.

Se la presenza di Arrigoni è una vergogna, lascia comunque molto perplessi la presenza di Laras e Martini, o, ancor più, della recentemente defunta giudice ebrea della Corte Suprema statunitense. Le vite di chi queste persone -alcune delle quali da noi amate e profondamente rispettate- avrebbero salvato, e con che rischi effettivi per loro e le loro famiglie? Un concetto così strattonabile di “giusto” testimonia, in vero, di poca serietà ed è ambiguo: purtroppo, fa passare in modo surrettizio, tra mille non detti, un’equazione subdola e pericolosa: giusto fu chi è progressista o a questo oggi è assimilabile e riducibile.

Indipendentemente da tutto ciò, Ferrari, a fronte delle sue parole, si rende conto di essere un odiatore? Di impiegare un linguaggio violento e discriminatorio e di voler suscitare dal suo pulpito biasimo feroce in lettori ignari di quel che si tratta oppure prevenuti, dato che su tutte queste questioni vi è ignoranza e confusione dilagante? E il Corriere della Sera, nella figura del suo Direttore, non si vergogna nel pubblicare articoli antisemiti, perché non è affatto difficile, per chiunque abbia dimestichezza con l’antisemitismo e i suoi discorsi, decostruire l’architettura argomentativa e ideologica abbozzata da Ferrari, peraltro non originale?

C’è di più: non si indigna, sin da subito, Milena Santerini, anch’ella come il Ferrari ambasciatrice Gariwo, per le parole vergognose di costui, essendo peraltro impegnata -per mandato del Parlamento- contro l’antisemitismo? Gariwo, ieri sera, dopo una giornata di discussioni animatissime in seno alle rappresentanze degli ebrei d’Italia, ha emesso un comunicato di distanza e condanna delle parole di Ferrari. Non è, a mio avviso, in alcun modo sufficiente: o Gariwo fa immediatamente decadere Ferrari da suo ambasciatore oppure le Comunità ebraiche devono cessare, per manifesta incompatibilità e per minimale rispetto degli ebrei italiani a cui debbono rendere conto, ogni collaborazione con questa organizzazione.

Ferrari fa riaffiorare antichi slogan dell’anti-giudaismo, ma con il classico volto nuovo di oggi, quello del “volemose tutti bene, siamo tutti fratelli”. È altamente rischioso e a dir poco fuorviante confondere, anzi manipolare, il concetto nobile e irrinunciabile di apertura e di fratellanza, con il pericolo di reciproco annullamento e irreversibile assimilazione che sta avvenendo nel tanto elogiato centro delle tre grandi religioni a Berlino, giusto per fare un esempio. C’è differenza tra dialogo e sincretismo. Soprattutto, omologazione, diniego delle differenze e generalizzazione con spersonalizzazione e perdita delle specificità sono forme di violenza, peraltro non blanda. Infine, non è ottundendo le differenze e sovrapponendo identità complesse e secolari che si fa luce e chiarezza sui punti critici e pericolosi inerenti ai tre monoteismi: una simile politica sarebbe sono un ulteriore falsante velo.

Ferrari scrive della necessità di cambiamento del mondo. Per noi ebrei osservanti il mondo è in continuo cambiamento e si rinnova ogni giorno (ha-mehaddesh be-tuvò be-kol-yom tamìd ma‘asé Bereshìt, così la liturgia mattutina: che rinnova con il Suo bene ogni giorno l’opera della Creazione…), basandosi sui principi e sulle leggi stabili che il Creatore ha determinato.

Nella macedonia (che è cosa ben diversa da una società plurale), vige la confusione, la superficialità e l’anarchia, ovvero lo scempio sempre più manifesto della società occidentale che ci circonda. Non vi sono più valori etici e morali, anzi vengono denigrati se non rivisitabili da certi soloni; il senso del decoro e del sacro è deriso; il fanatismo religioso serpeggia; tutto cambia molto velocemente in base alle necessità di questa generazione e al consumo finanche delle persone e degli affetti; ciò che prima era pornografia oggi è arte, ciò che era immorale è assurto a modello, il che è ben diverso -ancora una volta- dal rispetto per scelte altrui che non si condividono, dall’empatia e dalla comprensione, da un’idea laica di cittadinanza, dalle sfide positive sollecitate dalle nuove conoscenze e dalla scienza ai pensieri religiosi tradizionali.

Non ho alcuna intenzione né di essere messo alla berlina, né di giustificarmi, né di prendere lezioni etiche da un violento, con buona pace per l’organizzazione di cui è ambasciatore, le cui contraddizioni sono state messe a nudo.


CIÒ CHE È INCOMPATIBILE
Niram Ferretti
10 marzo 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Con il suo intervento in forma di lettera aperta inviata oggi a "L'informale", Rav. David Sciunnach, Rabbino Capo di Ancona e Parma, ci ha donato una riflessione limpida e precisa sull'affaire Ferrari e su Gariwo.
Ringraziando personalmente Rav. Sciunnach, per avere scelto "l'Informale" quale luogo ove pubblicare in ateprima il suo testo, e ciò, consentitecelo ci inorgoglisce perché lo consideriamo un attestato di benemerenza, una prova della nostra attendibilità e serietà professionale, colgo l'occasione per ulteriori considerazioni.
Gabriele Nissim, fondatore e presidente di Gariwo, ci ha accusato di denigrare lui e la sua fondazione. Nulla di più lontano dalla realtà. Ci siamo limitati, come attenti osservatori a segnalare anomalie e fatti, a nostro parere sconcertanti che riguardano la sua Onlus.
Su questi fatti, su queste anomalie, Gabriele Nissim ha preferito sorvolare, non entrando mai nel merito, neanche una sola volta sui problemi da noi segnalati.
È una via di fuga assai facile quella di accusare chi solleva domande e mostra problematicità, di fumus persecutionis.
Noi ci siamo chiesti perché, nel 2013, un noto militante antisionista, Vittorio Arrigoni sia stato fatto Gusto a Pistoia alla presenza di due dei principali esponenti di Gariwo, i quali nulla hanno avuto da ridire nè allora nè in seguito su questa scelta. Ci siamo poi chiesti perchè siedono nel Comitato Scientifico della fondazione, Avraham Burg, Vittorio Emanuele Parsi, Riccardo Noury, tutti e tre, in misura maggiore e minore, pregiudizialmente avversi a Israele e propagatori di una strutturata demonnizzazione sul suo conto.
Poi è arrivato il turno di Antonio Ferrari, ambasciatore di Gariwo, e nel passato corrispondente per il Medioriente del "Corriere della Sera", attività che, in merito a Israele, svolgeva basando i suoi articoli sulle veline fornitogli dall'Autorità Palestinese.
L'articolo dal contenuto antisemita che Ferrari ha scritto l'8 marzo sul "Corriere", in difesa di Gabriele Nissim e di Gariwo, non è un incidente di percorso, ma riflette con franchezza il suo pensiero.
Della lettera di Rav. Schiunach desidero riportare qui alcuni passi.
"Le Memorie, i morti e i Giusti sono specifici: vanno affrontate, studiate, comprese e commemorate in maniera specifica, non con un minestrone che nuovamente le decontestualizzi e spersonalizzi, ove peraltro non si capisce chi sia -a che diritto, con quale scientificità e con che garanzie- a definire i “giusti”, come nell’attuale forma di “canonizzazioni laiche” vagliate da Gariwo".
È esattamente la nostra posizione che abbiamo espresso in numerosi articoli sul tema.
"Non si indigna, sin da subito, Milena Santerini, anch’ella come il Ferrari ambasciatrice Gariwo, per le parole vergognose di costui, essendo peraltro impegnata -per mandato del Parlamento- contro l’antisemitismo? Gariwo, ieri sera, dopo una giornata di discussioni animatissime in seno alle rappresentanze degli ebrei d’Italia, ha emesso un comunicato di distanza e condanna delle parole di Ferrari. Non è, a mio avviso, in alcun modo sufficiente: o Gariwo fa immediatamente decadere Ferrari da suo ambasciatore oppure le Comunità ebraiche devono cessare, per manifesta incompatibilità e per minimale rispetto degli ebrei italiani a cui debbono rendere conto, ogni collaborazione con questa organizzazione".
E qui Gabriele Nissim è chiamato a una scelta. Non può pretendere di avere come proprio ambasciatore un giornalista le cui esternazioni sono state già inserite dal CDEC nel novero degli atti antisemiti, e il cui scritto ha suscitato la presa di posizione della Comunità di Milano e dell'UCEI.
Non si possono avere tutte e due le cose. Ma sarebbe anche opportuno per il bene della fondazione che presiede che egli faccia decadere dalla carica di Consiglieri scientifici individui che hanno Israele in odio e che su di esso gettano, appena possono, discredito.
Il bene si fa anche così, liberandosi dai propagatori di menzogna e dagli odiatori custoditi in seno.



Le nostre ragioni, fermamente
10 Marzo 2021

http://www.linformale.eu/le-nostre-ragioni-fermamente/

A seguito del polverone scatenatosi dopo la pubblicazione l’8 marzo su Il Corriere della Sera dell’articolo di Antonio Ferrari, di cui abbiamo già dato conto, e dopo l’esplicita richiesta rivolta a Gariwo da parte di Noemi Di Segni, presidente UCEI, che la Onlus creata da Gabriele Nissim, prendesse le distanze dal suo articolo, è apparso un comunicato sul sito della fondazione.

In esso si scrive che Ferrari, nel suo pezzo “usa delle espressioni offensive, generalizzanti e distorcenti la realtà nei confronti di un’istituzione prestigiosa come Yad Vashem e verso quegli ebrei che chiama ‘tradizionalisti’, ‘nazonalisti’, ‘ottusi’ e ‘bacchettoni'”.

Ci preme, tuttavia, evidenziare che è lo stesso Gabriele Nissim, uomo pacato e di dialogo che ama fare queste distinzioni. In un suo post su Facebook del 18 febbraio scorso, a proposito dell’aggressione subita dallo scrittore ebreo Marek Halter, Nissim ebbe a scrivere temerariamente che Halter non era stato aggredito in quanto ebreo ma per le sue idee universaliste e che esse non piacciono ai “nazionalisti” e ai “fondamentalisti di tutte le parti”.

È evidente che con queste qualifiche Gabriele Nissim si riferiva anche a quegli ebrei, fortemente legati al concetto di nazione, ovvero a Israele, e a coloro che con esso hanno un forte radicamento. Dunque, una qualche contiguità di vedute con Antonio Ferrari sembra evidente. D’altronde, se così non fosse, perché promuoverlo ad ambasciatore di Gariwo?

Nel comunicato di Gariwo è scritto: “Con il suo articolo, Ferrari è intervenuto contro un clima polemico che da alcuni mesi si è focalizzato in attacchi alla Fondazione Gariwo e ai Giardini dei Giusti. Attacchi che mettono in discussione la Giornata dei Giusti che è stata approvata dal Parlamento Europeo e dal Parlamento Italiano e fraintendono volutamente le nostre posizioni accusandoci di avere una concezione dei Giusti impropria e addirittura anti ‘israeliana…Auspichiamo che si possa ritornare a un sereno dibattito e confronto, superando un clima di denigrazione e di ostilità preconcetta che fa solo male a tutti”.

Essendo L’Informale in prima linea da diverso tempo con articoli critici dedicati a Gariwo, presumiamo che gli attacchi a cui il comunicato fa riferimento senza nominarci, siano soprattutto quelli a noi riconducibili.

No, noi non fraintendiamo volutamente nulla. C’è poco da fraintendere quando in numersosi scritti presenti sul sito di Gariwo la Shoah viene equiparata al Covid-19, i genocidi ai maremoti, si sradica il concetto di Giusto dalla sua specificità, o si scrive per penna della storica Anna Foa, che la memoria non andrebbe difesa, oppure si mandando due propri rappresentanti istituzionali a Pistoia nel 2013 a commemorare nuovi Giusti, tra cui l’estremista filopalestinese Vittorio Arrigoni, per non parlare di altri Giusti.

Sì, confermiamo senza tema di essere smentiti, che le posizioni di almeno tre membri del Comitato Scientifico, Avraham Burg, Vittorio Emanuele Parsi, Riccardo Noury sono esplicitamente e programmaticamente anti-israeliane, così come confermiamo che all’interno del sito in diversi articoli le posizioni espresse su Israele gli sono pregiudizialmente avverse e ricalcano la linea politica dell’ANPI.

Tutto questo è fattuale, documentabile. Non vi è nulla di preconcetto in esso. Quanto al male che ci si fa, sì, siamo d’accordo pienamente, è quello che Gariwo fa a se stessa evitando di affrontare i problemi seri che noi abbiamo sollevato, anzi negando che essi esistano. L’articolo di Antonio Ferrari non è un incidente. È la conseguenza di una deriva ideologica in atto.

Auspichiamo anche noi un dibattito sereno. Sui fatti. Su ciò che indichiamo e riteniamo molto critico. Siamo serenamente disponibili, in questo senso, a qualsiasi confronto pubblico con Gariwo.



Il caso dei Giusti di Gariwo: nella polemica interviene la Nuova Udai 10.0
Ester Moscati
11 marzo 2021

https://www.mosaico-cem.it/cultura-e-so ... -udai-10-0


Riceviamo e pubblichiamo

di Nuova Udai 10.0

Nell’ambito della molteplice attività di rafforzamento delle relazioni tra Italia e Israele, Nuova Udai 10.0 rende nota la propria preoccupazione e le forti perplessità in merito all’ impianto concettuale ed al modus operandi della Onlus Gariwo fondata da Gabriele Nissim.
Il concetto di “Giusto” è maturato in ambito ebraico per onorare specificamente coloro che durante la Seconda Guerra Mondiale rischiarono la propria vita per salvare quella degli Ebrei.
Gariwo ha ripreso in modo arbitrario il termine “Giusto” estendendolo a chiunque abbia fatto “genericamente” del bene con l’evidente conseguenza che un’estensione così allargata si presta inevitabilmente a scelte soggettive potenzialmente motivate ideologicamente, come infatti si è poi verificato in alcuni casi.

Il termine “Giusto” è proprio ed unico di Yad Vashem l’Ente Nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme, che riconosce questa qualifica unicamente a coloro che hanno salvato ebrei durante la Shoah. A Yad Vashem, la qualifica di Giusto avviene solo dopo uno scrupoloso esame di documenti e testimonianze al fine di rendere giustizia alla memoria e alla storia.
“Ogni vita è importante e non c’è una vita più importante dell’altra” è sicuramente un insegnamento per non rimanere indifferenti davanti alle ingiustizie del mondo, ma la scelta di Yad Vashem è specifica, e questa specificità aiuta a preservare la memoria e a capire la Shoah. Aprire le maglie della memoria rischia la sua relativizzazione e, purtroppo, anche la sua strumentalizzazione come ad esempio nel caso di Vittorio Arrigoni, noto attivista filopalestinese e accanito antisionista, ucciso nel 2011 a Gaza da estremisti salafiti, il quale è stato proclamato Giusto per ben 2 volte (!!!!) nel Giardino dei Giusti inaugurato da Gariwo a Pistoia nel 2013 ed in quello inaugurato a Trevi nel 2017.

Inoltre citiamo anche il recente articolo di Antonio Ferrari sul Corriere della Sera nel quale la mistificazione storica e morale proposta da Gariwo viene sublimata al punto da affermare che “Per loro – ndr. Yad Vashem – i Giusti sono soltanto i gentili che salvarono la vita degli ebrei durante la Shoah”. In quel “soltanto” vi sono due offese profonde: la prima è per i Gentili che salvarono, la seconda è verso gli Ebrei che vissero sulla propria pelle l’orrore della Shoah.
Questo è il frutto avvelenato dell’attività di Gariwo: appropriarsi culturalmente di un valore che appartiene ad un contesto ben chiaro, per distorcerne il significato e farne strumento di propaganda politica proprio contro Israele!

Gariwo afferma di non essere responsabile dei Giardini dei Giusti che vengono istituiti facendo riferimento ad esso, tuttavia, nel 2013 e nel 2017 a presenziare alle cerimonie di inaugurazione dei giardini in cui Arrigoni figura come “Giusto” erano presenti suoi rappresentanti ufficiali, tra cui la Sig.ra Samuelli responsabile della didattica nelle scuole per Gariwo.

Ma le nostre perplessità e preoccupazioni non si fermano qui: riteniamo infatti fortemente problematico e non coerente con il tema dei “Giusti” che Gariwo ospiti nel proprio “Comitato Scientifico” persone che nutrono e promuovono una forte avversione allo Stato di Israele.
E’ il caso di Avraham Burg, ex speaker della Knesset, il cui estremismo lo ha portato a disconoscere la propria identità ebraica ed a dichiarare che appartenere alla comunità ebraica in Israele significa appartenere a “un gruppo di padroni”, affermando inoltre che la Legge Base del 2018 che riconosce Israele come uno Stato Ebraico sancisce di fatto l’apartheid (!!!!).
E’ il caso di Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica di Milano, che condivide su Israele le posizioni del BDS, o di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, anch’egli espressosi a favore del boicottaggio e diffusore di fake news che alimentano pregiudizi e odio verso ebrei e Israele, come quella che gli Israeliani non vaccinano i palestinesi.

Non è finita qui: all’interno del sito di Gariwo sono ospitati numerosi articoli il cui orientamento ideologico è pregiudizialmente avverso ad Israele e sembrano ricalcare quella ideologia anti israeliana che troviamo su tanta stampa estremista: simpatia verso Freedom Flotilla, empatia con BDS e Roger Waters, ecc.

Alla luce di questi fatti Nuova Udai 10.0 ritiene necessari provvedimenti e chiarimenti nonché una precisa e netta presa di coscienza da parte di Singoli ed Istituzioni, allo scopo di mettere fine a queste ambiguità e incongruenze che sono fortemente divisive all’interno ed all’esterno del mondo ebraico.
Il Presidente
Prof. Enrico Mairov


Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane assai razziste
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2802
Ebrei di sinistra, sinistre mostruosità umane, razziste, antisraeliane e antisemite, antidemocratiche e castuali, che violano e calpestano i diritti umani naturali e universali, civili e politici dei nativi e cittadini italiani ed europei.



COMPRENDERE
Niram Ferretti
24 agosto 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

"Non si capisce perchè chi salva un ebreo nella Shoah debba essere considerato diverso da chi salva un altro uomo. È come dire che gli ebrei, come sostengono gli antisemiti, sono diversi dagli altri uomini. È questa la polemica che si è innestata sull'idea dei giusti e sul giardino di Milano e che ha portato qualcuno a mettere in discussione come se fosse una eresia il nostro discorso universale. In realtà uno dei grandi insegnamenti della Shoah che Levinas ha espresso in modo chiaro è quello di sentirsi ovunque responsabile della sorte di un altro uomo. Il comandamento di non essere mai indifferente. È l'altro che ci comanda, spiega Levinas".
Così scrive Gabriele Nissim. Nissim ha ragione a non capire perché chi salva un uomo non sia diverso da chi salva un ebreo. E chi ha salvato un ebreo durante la Shoah ed è stato riconosciuto Giusto, non da Gariwo ma da Yad Vashem, non sia migliore da chi, durante la Seconda guerra mondiale ha salvato dalla furia nazista un rom o un omosessuale. Non capirlo infatti è normale, ma il problema non è questo. Il problema, e qui Nissim finge di non capirlo o proprio fa fatica, è che la Shoah, nel suo insieme ha caratteristiche uniche e specifiche che la rendono diversa da altri genocidi, come ricorda anche uno degli autori che spesso viene citato a sproposito da Gariwo, Yehuda Bauer, per il quale, la Shoah rappresenta un unicum, un evento senza precedenti.
Il problema dell'universale, che a Nissim sfugge, ma che non sfuggiva a Kierkegaard nell sua critica a Hegel, è che assorbendo il particolare lo annulla.
Quanto a Levinas, ormai, a sua insaputa, trasformato in una guarnizione buona per tutte le pietanze, il suo discorso sulla responsabilità non è mai entrato in attrito con l'unicità della Shoah. Non essere indifferenti rispetto alla sofferenza altrui dovrebbe essere una caratteristica umana portante ma che non impedisce il discernimento tra le sofferenze, le loro cause, la loro portata, ciò che esse rappresentano quando sono collettive e da situarsi, come la Shoah, dentro una precisa cornice che la renda comprensibile nella sua devastante singolarità.
L'universale ne fa solo un frammento in mezzo ad altri frammenti, sub specie aeternitatis con buona pace di Gariwo.




La nota UCEI su Gariwo
13 Settembre 2021

http://www.linformale.eu/la-nota-ucei-su-gariwo/

Nel corso di febbraio e marzo di quest’anno e precedentemente, su L’Informale sono apparsi una serie di articoli aventi come oggetto Gariwo, l’onlus fondata da Gabriele Nissim.

Negli articoli pubblicati abbiamo sollevato dubbi e critiche in merito alla filosofia che anima Gariwo, alle scelte di proclamare Giusti personaggi estremamente discutibili, tra cui, caso più clamoroso, l’attivista antisionista Vittorio Arrigoni, al fatto di avere tra i propri ambasciatori personaggi programmaticamente avversi allo Stato ebraico come Vittorio Emanuele Parsi, Avraham Burg, Riccardo Noury.

Abbiamo ritenuto e riteniamo che Gariwo sia inficiatà da ambiguità, deformazioni e criticità notevoli. Siamo stati i primi a scriverlo con chiarezza. A nostro seguito, in ambito ebraico, sono seguito interventi autorevoli da parte del rabbinato che evidenziavano alcuni degli elementi problematici che ci sembravano e ci sembrano palesi. Alle nostre critiche, non abbiamo mai ricevuto alcuna obiezione argomentata, il presidente e fondatore della Onlus, Gabriele Nissim ha preferito accusarci di discriminare tra ebrei cattivi ed ebrei buoni, evidentemente proiettando su di noi una sua specialità.

A seguito di quanto accaduto, l’UCEI, preso tardivamente atto dei problemi annessi a Gariwo, ha deciso a luglio non avendo potuto ottenere da Gariwo i chiarimenti necessarii, di sospendere le attività nell’associazione del giardino di Milano. Questa decisione a Gabriele Nissim, comprensibilmente non è piaciuta, e, come suo costume, invece di offrire i chiarimenti ha preferito agitare il solito spauracchio dei fantasmi “integralisti” che lo braccherebbero.

Oggi, su Moked, l’UCEI interviene ancora con una precisazione che desideriamo riportare in parte perchè conferma pienamente la bontà della nostra linea editoriale riguardo a Gariwo. Vi si legge infatti:

“È degno di lode e gratitudine chiunque salvi una vita umana ed è doveroso combattere ogni forma di persecuzione e di genocidio: sono gli stessi valori ed esperienze di vissuto ebraico a dettare la doverosità di tale impegno; – è importante distinguere tra le varie forme di persecuzione, particolarmente in questo caso perché aiuta a capire come intervenire con maggiore efficacia; – la Shoah ha caratteristiche specifiche, non paragonabili ad altre persecuzioni e in stretto rapporto con la millenaria storia dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo; – alcune prese di posizione e decisioni assunte in passato da Gariwo o da organi e/o persone ad esso associate sono discutibili e rischiano di provocare confusione: per questo è importante comprendere qual è il processo decisionale, per evitare che ciò possa nuovamente accadere. Abbiamo chiesto di creare un gruppo di lavoro comune Ucei/Gariwo per un approfondimento al fine di comprendere meglio i criteri di scelta, sui Giardini che vengono creati in tutta Italia. Sussiste a ben vedere una grande differenza tra l’azione di un Giusto, che mette a rischio la propria vita per salvarne delle altre, e l’attività, certamente meritoria, di persone o di istituzioni statali, come nei casi scelti da Gariwo, della giudice statunitense Ginsburg o della Guardia Costiera della Marina Militare Italiana. Abbiamo anche espresso perplessità sul tema degli Ambasciatori, di come siano scelti e della loro funzione, dato che alcuni di questi hanno preso posizioni più che discutibili…

Da maggio scorso purtroppo non è stato possibile portare avanti questo approfondimento e, in assenza di risposte e di qualsiasi segnale di attenzione, si è deciso di sospendere la partecipazione alle attività dell’Associazione Giardino dei Giusti di Milano, rimanendo in attesa di una risposta sulla disponibilità a creare un tavolo di approfondimento e confronto. Abbiamo dunque provveduto a darne comunicazione al sindaco di Milano, con il quale abbiamo inoltre condiviso il presente comunicato”.

Riteniamo doverosa e necessaria la sospensione dell’UCEI alle iniziative di Gariwo, ma, al medesimo tempo, riteniamo che essa non modificherà in alcun modo la convinzione apodittica che anima Gabriele Nissim, quella di essere nel giusto, e che chiunque gli faccia notare che non è sufficiente essere animati da buone intenzioni per realizzarle veramente, sia un oscuro emissario del Nemico.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Ebrei clandestini e zingari odierni accostamenti impossibili

Messaggioda Berto » lun mag 17, 2021 9:02 pm

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Messaggioda Berto » gio nov 04, 2021 2:08 am

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Messaggioda Berto » gio nov 04, 2021 2:09 am

9)
Shoà come i novax/no green pass



NOVARA: CORTEO NO GREEN PASS SFILA EVOCANDO I LAGER NAZISTI
Carlotta Rocci
31 ottobre 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8174765883

Una fila di persone legata ad un finto filo spinato con indosso pettorine che ricordano le tute a righe fatte di stracci dei deportati di Auschwitz. Va in scena così la protesta No Green Pass a Novara che ieri pomeriggio ha sfilato in centro sotto i palazzi del Comune, della provincia e della Prefettura sollevando lo sdegno della comunità ebraica.
Non è la prima volta che i contrari al lasciapassare vaccinale accostano l’obbligo del Green Pass a una dittatura e in particolare al nazismo: qualche settimana fa a Torino i manifestanti avevano bruciato finti Green Pass che avevano il Qr code modellato a forma di svastica. Nel quindicesimo sabato di protesta a Novara i manifestanti erano circa 150. Hanno sfilato da piazza Duomo verso piazza Cavour e poi nella piazza del Comune. Molti tenevano in mano cartelli con gli sloga della protesta, i soliti che girano per tutt’Italia, contro quella che definiscono una “dittatura sanitaria”, e poi ancora “giù le mani dai bambini” e “stop dittatura”. Gli altri scandivano quelli che sono diventati gli slogan della protesta in molte piazze. Ma quello che ha colpito a Novara è stata la messa in scena ideata sotto le finestre del comune e della prefettura che ricorda la deportazione nei campi di concentramento.


Alberto Pento
Buona parte di questi no novax/no greenpass, sia di destra che di sinistra sono ferocemente antisemiti e antisionisti/antisraeliani.
Per questo non si fanno alcun scrupolo a sfruttare demenzialmente la Shoà.
Non hanno proprio alcun rispetto, a loro vanno bene solo gli ebrei morti e quelli vivi che sono contro Israele e il sionismo.
Non sono gli unici ad averlo fatto, vi è anche chi ha paragonato alla persecuzione degli ebrei i clandestini e i nazimaomettani che gridano all'islamofobia dopo aver urlato Allahu Akbar uccidendo qualche ebreo e cristiano!



OSCENA MASCHERATA

Niram Ferretti
1 novembre 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Dalla Stella Gialla era inevitabile passare alla divisa a righe dei campi di sterminio. La prossima oscena trouvaille dei no Green Pass quale sarà?
Quando si spegne la luce della ragione la mente si popola di mostri. La Shoah trasformata in carnevalata, un must atroce che renderà felici tutti i negazionisti e gli antisemiti.
No, non sono solo un gruppo di poveri mentecatti, è tutta una delirante narrativa che gli ha ispirati, quella per cui vivremmo sotto un regime analogo al nazismo e chi non vuole vaccinarsi o è contrario al Green Pass sarebbe come gli ebrei durante il regime del terrore hitleriano.
Quando la truculenza e la demenza si tengono a braccetto.



Giusy Pace, la promotrice del corteo di finti deportati a Novara, ha spiegato la sua teoria in diretta televisiva. Ecco cosa ha detto
La folle teoria in difesa del corteo dei No Green Pass

"Macché Shoah": la folle teoria sul corteo No Green Pass
Domenico Ferrara
2 Novembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1635876961

Ha negato che la manifestazione di Novara si richiamasse alla Shoah. Ha negato di aver fatto un parallelismo con i campi di concentramento. Ha negato di essere alla ricerca di gloria e di visibilità. Ha anche negato, per certi versi, di essere una infermiera e di essere una sindacalista. Perché "io sono sono in trasmissione come presidente dell'associazione istanza diritti umani". Insomma, tutto si può dire meno che Giusy Pace non sia una negazionista tutta d'un pezzo. A suo modo coerente. Una coerenza a tratti delirante ma pur sempre coerenza. D'altronde per l'ideatrice della protesta che ha destato scalpore e indignazione "la colpa è stata del giornalista che con una libertà assoluta senza neanche confrontarsi con noi sul fatto se quello che stava scrivendo era davvero quello che stava succedendo ha fatto un errato parallelismo". Insomma, si è sbagliato il cronista della Stampa, si sono sbagliati tutti i mass media italiani, la comunità ebraica ha frainteso. Siamo tutti dentro una enorme fake news. La divisa a righe non era a righe ma a fiori. Sulla divisa a fiori non c'erano dei numeri ma dei suggerimenti per vincere al Superenalotto, le catene non erano vere ma aleatorie come quelle di Sant'Antonio che girano su Whatsapp. Non c'era alcun riferimento al nazismo e allo sterminio degli ebrei. Pazzesco. Che grande abbaglio.

"L'intenzione di quella manifestazione era partire dal green pass che è evidentemente una tessera del pane (...) "Prima della Shoah, c'è stato l'Olocausto. Iniziò quando la gente smise di preoccuparsene, divenne insensibile, ubbidiente e cieca con la convinzione che tutto questo fosse normale (queste sono le parole di Primo Levi), iniziò con le persone private dei loro beni, dei propri cari, della loro dignità, con la schedatura degli intellettuali, con la deportazione...". Siamo all'apoteosi del paradosso: una persona che strumentalizza la Shoah che per negare di aver strumentalizzato la Shoah cita Primo Levi, uno che venne stipato in un treno merci con altri 650 ebrei, uno che visse nel campo di concentramento di Auschwitz, uno che fu costretto a indossare una divisa a righe, uno che aveva il numero 174517, uno che le catene, quelle vere, le ha sentite sulla propria pelle. Davvero. Nella follia del negazionismo televisivo di Giusy Pace trova spazio anche la teoria del cospirazionismo ("è la stampa che ha creato un'esondazione del fiume d'odio e sto valutando iniziative sulla libertà di stampa del giornalista che ha scritto della manifestazione") e dell'irrealismo ("anche la comunità ebraica è spaccata al suo interno, ci sono ebrei che mi chiamano per manifestare solidarietà"). Se voleva far parlare di sé ci è riuscita. Se voleva che venissero prese in considerazione le istanze portate avanti dall'associazione ha fallito. Perché ci sono provocazioni che hanno un limite ben definito, un filo spinato che è indecoroso e ignobile provare a saltare. E perché la dignità delle tragedia della Storia merita rispetto.



ACCOSTAMENTI ONEROSI
Niram Ferretti
2 dicembre 2021

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Linea intransigente in Germania nei confronti dei no vax che usano la stella di David usata come emblema discriminatorio da parte dei nazisti nei confronti degli ebrei, per istituire un parallelo tra se stessi e loro.
Un giudice di Amburgo ha inflitto una ammenda di 1800 euro a un cittadino tedesco che su Facebook aveva scritto, «La gente veniva uccisa nelle camere a gas, oggi le persone vengono gasate attraverso le mascherine!»:
In Baviera è stato annunciato che l’abuso del simbolo della stella di David durante le manifestazioni no vax verrà perseguito come reato.
Qui siamo più disinvolti, d'altronde è il paese della Commedia dell'Arte e "I Pagliacci" è un'opera di Leoncavallo non di Wagner.


Izzo Altomare
Credo che l'accostamento sia sensato e perfettamente calzante.

Niram Ferretti
Izzo Altomare evidentemente uno che scrive una cosa del genere non sa di cosa sta parlando. E tu non sai di cosa stai parlando. Alla fine del Tractatus, Ludwig Wittgensten scrive,"Di ciò di cui non si può parlare è meglio tacere". Segui il suo consiglio.

Alberto Pento

Gino Quarelo
Izzo Altomare ha scritto:
Credo che l'accostamento sia sensato e perfettamente calzante.
Gino Quarelo scrive:
Il paragone o accostamento è del tutto falso e improprio perché inverte i termini della questione, poiché ad essere discriminati e a corrispondere a delle vittime caso mai sono i Sivax, ossia la maggioranza della popolazione che cerca di difendersi da un male reale e mortale quale è il covid19, che i Novax carnefici promuovono e diffondono con le loro demenzialità negazioniste, minimizzatrici, complottiste, anti mascherina, anti distanziamento, anti vaccino, antigreenpass.
Il paragone o accostamento con gli ebrei vittime della discriminazione e della demonizazione razzista dei nazi hitleriani non regge proprio perché gli ebrei erano accusati ingiustamente, falsamente e calunniosamente di promuovere il male giudaico sulla terra, poiché l'ebraismo non è affatto un male per l'umanità e gli ebrei come tali, come popolo, come cultura, come tradizione religiosa, come stato israeliano, non hanno mai fatto del male a me, alla mia gente, agli italiani, agli europei e all'umanità intera, anzi hanno sempre fatto più che del bene anche i loro banchieri che assomigliavano e assomigliano più al veneto Ennio Doris il fondatore di Mediolanum (assieme a Berlusconi) che al veneto Gianni Zonin che ha portato al fallimento la Banca Popolare Vicentina predando migliaia di risparmiatori e correntisti.
I Novax invece pur essendo minoranza non sono vittime di false accuse come lo erano gli ebrei, ma di fatto sono i carnefici della maggioranza in quanto irresponsabili e demenziali portatori e diffusori dell'infezione da covid19 che è un male reale e mortale, rifiutandosi di vaccinarsi e di attenersi alle misure di prevenzione per contenere la diffusione della pandemia.
Appiccicare la stella gialla ai Novax è come appiccicarla ai Nazisti hitleriani persecutori e sterminatori di ebrei, un controsenso, un'ingiuria, una forma subdola di antisemitismo criminale.
Gli ebrei non erano portatori di alcuna infezione, di alcun male per l'umanità, mentre i novax sì.






Le demenzialità dei no pandemia, dei no vax e dei no green pass.
Le demenzialità dei minimizzatori negazionisti complottisti del virus e della pandemia, del tenere tutto aperto e della libera circolazione, dei no vax e dei no greenpass
https://www.filarveneto.eu/forum/viewto ... 208&t=2974
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 7969116621


Non esiste il demenziale diritto a infettare il prossimo in nome della libertà, se sei infetto te ne stai a casa in quarantena o all'ospedale in cura o se non sei infetto e puoi vaccinarti ti vaccini o te ne stai a casa e non vai in giro ad infettarti e ad infettare il prossimo.
https://www.filarveneto.eu/forum/viewto ... 208&t=2916
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5125187737


Benedetto vaccino, finalmente sei arrivato!
Vaccinarsi è meglio che pregare!
https://www.filarveneto.eu/forum/viewto ... 208&t=2955
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674

Questo è il vero miracolo, l'unico miracolo che può esistere e che può farlo solo l'uomo di buona volontà che scopre i segreti della natura, i segreti con cui Dio ha creato il mondo a sua immagine e somiglianza che si rispecchiano e brillano nella scienza umana che fa propria la scienza di Dio il quale ce la regala volentieri.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Ebrei clandestini e zingari odierni accostamenti impossibili

Messaggioda Berto » gio nov 04, 2021 2:10 am

Passione e resistenza: Intervista a Ugo Volli
10 gennaio 2022

http://www.linformale.eu/passione-e-res ... ugo-volli/

Da lunghi anni Ugo Volli presta la sua voce appassionata e lucida alla lotta contro l’antisemitismo e alla difesa di Israele, due facce inseparabili della medesima medaglia. In occasione della prossima uscita, il 13 gennaio, di Mai più! Usi e abusi del giorno della memoria, Edizioni Sonda, il suo ultimo libro, un testo breve e necessario come tutti quelli che nascono dall’urgenza di dire cose vere e scomode, L’Informale lo ha intervistato.

Mai Più! Usi e abusi del Giorno della Memoria, a breve in libreria, si offre come uno strumento per aiutare a comprendere cosa significa a settantasette anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, ricordare la Shoah. Mi vorrei soffermare sul termine problematico del titolo, “abuso”, per chiederti quale è, secondo te, il rischio maggiore oggi dell’abuso nel celebrare questa ricorrenza.

Un osservatore sensibile non può non cogliere un’insoddisfazione abbastanza generale per il modo in cui in generale è celebrato oggi il Giorno della memoria; spesso si tratta di omaggi retorici e solo formali per le vittime di una violenza contro gli ebrei che non è mai del tutto cessata ed è ancora fra noi, in molti ambienti accettata come normale. Ma l’omaggio formale non è un abuso bensì piuttosto un’insufficienza di comprensione e partecipazione. Gli abusi veri e propri sono di coloro che mistificano il senso del ricordo, che per esempio cercano di staccare la Shoà dall’odio millenario verso gli ebrei coltivato dalla Chiesa, ma poi anche dagli intellettuali laici e illuministi. È un abuso anche cercare di mettere assieme tutte le stragi e i genocidi e perfino i disastri naturali, perché in questa maniera si confondono le cause specifiche e si nascondono le responsabilità storiche L’abuso peggiore è però di quelli che cercano di usare la Shoà contro gli ebrei e la loro autodeterminazione nazionale, per esempio parlando, senza alcuna base fattuale, di Israele “che si comporta come i nazisti” o di Gaza “come Auschwitz”.

In cosa consiste, al di là della formula ormai sclerotizzata del “non dimenticare”, l’importanza essenziale di ricordare questo evento, oltre alla necessità di fare memoria e dunque di inserirlo all’interno di una continuità storico culturale che è, principalmente legata alla storia del popolo ebraico, ma è anche parte inevitabile della storia dell’umanità?

La Shoà è stata un’immane catastrofe, un evento unico per il carattere programmatico e per così dire industriale dello sterminio di un popolo, avvenuto nel continente che si riteneva più evoluto, ai danni di cittadini spesso indistinguibili da tutti gli altri, caratterizzati solo dalla fede religiosa dalla particolarità culturale o dalla discendenza. Esso per questa ragione è davvero unico. Ma da un altro punto di vista è la continuazione di un odio che con vari pretesti dura da oltre due millenni e che ha investito tutta l’Europa e il mondo islamico. Il punto centrale è che esso non è affatto terminato con la Shoà, ma continua nei confronti del popolo ebraico, dei singoli ebrei e oggi si concentra soprattutto contro il loro stato, Israele. L’importanza del ricordo della Shoà non è solo far capire quali siano state le conseguenze di quest’odio in passato, ma prevenirlo o combatterlo oggi e per il futuro.

Il tuo impegno nella difesa di Israele è ben noto. Quanto è urgente per te nel momento in cui si fa ricordo del passato, unire militanza a favore di Israele e necessità di ricordare le vittime della Shoah?

Non ha senso, non è onesto ricordare gli ebrei uccisi perché ebrei ed essere solidali o indifferenti rispetto a chi cerca oggi di nuovo di uccidere altri ebrei perché ebrei. Un nuovo genocidio degli ebrei è il progetto più o meno esplicito dei palestinisti, dell’Iran, di quello che si usa chiamare “fronte del rifiuto”. Rispetto ad essi l’Unione Europea e in genere l’opinione politica e intellettuale che si vuole “progressista”, mostra comprensione e spesso vera e propria complicità. Ricordare correttamente la lezione della Shoà oggi richiede la difesa di Israele.

Come evidenzi nel testo, tra le varie giornate istituite nel mondo per fare ricordo della Shoah, quella israeliana si chiama Yom Hazikaron laShoahve–la Geuvurah, cioè «giorno del ricordo del genocidio ebraico e dell’eroismo”. Si abbina la resistenza ebraica del ghetto di Varsavia alle vittime della furia nazista. È un modo per respingere il paradigma invalso dell’ebreo soccombente e agnello da macello e sottolineare che gli ebrei sono anche combattenti e resistenti. Il loro Stato, dal 1948 ad oggi è lì a testimoniarlo. Non sarebbe ora, anche in Europa di fare questo parallelo? E perché non viene fatto?

Non c’è stato solo il ghetto di Varsavia, le rivolte contro le forze immensamente predominanti dei tedeschi vi sono state anche in molti altri ghetti e campi di quel tempo. Gli ebrei si sono uniti, dovunque hanno potuto, ai partigiani. Per fare un solo nome, anche Primo Levi è stato catturato in montagna con un gruppo di partigiani. C’è stata in tutt’Europa una partecipazione ebraica alla Resistenza molto superiore alla proporzione numerica. Nella mia famiglia mio nonno, di cui porto il nome, è stato attivo nella Resistenza a Roma. Tutto ciò è stato occultato soprattutto per due ragioni: perché il movimento comunista ha sottolineato la propria egemonia sulla Resistenza, cancellando nei limiti del possibile le altre forze politiche e le altre ragioni per combattere il nazifascismo, fra cui la dimensione nazionale e religiosa non solo degli ebrei. E perché la Chiesa, quando si è decisa a farlo, ha trovato il modo di comprendere la Shoà sotto la categoria cristologica della vittima innocente, dell’”agnus Dei”, dell’Olocausto come sacrificio, imitata in questo dall’opinione pubblica progressista. Questa impostazione presenta anche per loro il vantaggio di tagliare il legame che invece è essenziale fra Shoà, antisemitismo e antigiudaismo.

Nell’introduzione del libro scrivi, “La resistenza ebraica è l’obiettivo del progetto eliminazionista, il motivo percepito della militanza che anima il progetto genocida, sia esso fisico che solo culturale”. Questo a me pare il plesso della questione, ovvero il nucleo incandescente su cui si innesta l’antisemitismo, ovvero la perseveranza ebraica nel volere restare ebrei nonostante tutti i tentativi posti nel corso della storia nel volere dissolvere questa identità. Vuoi elaborare il punto?

In seguito a sconfitte militari o a disastri economici gli ebrei hanno vissuto in prevalenza dispersi fra altri popoli negli ultimi due millenni, ma anche prima durante gli esili in Egitto e in Babilonia. Ma non si sono assimilati, hanno conservato la loro identità religiosa e culturale, rifiutando di fondersi e confondersi con civiltà che si ritenevano più avanzate e moderne. Si tratta di un fenomeno unico nella storia per vastità e durata. Questa ostinazione a restare se stessi è ciò che io chiamo resistenza ebraica. Non tutti hanno resistito, naturalmente, ma sempre sono rimasti dei “resti” abbastanza numerosi da perpetuare l’ebraismo. Questo rifiuto di diventare “come si deve”, di accettare la propria sconfitta culturale assumendo le vesti del vincitore, di convertirsi dunque all’ellenismo, al cristianesimo, all’islam, al marxismo, alla globalizzazione postmoderna, provoca in chi ritiene di aver diritto ad assimilare tutti insicurezza e quindi rabbia e odio. Basta leggere le pagine sugli ebrei di grandi intellettuali liberi, alfieri della tolleranza come Voltaire e Kant, senza neppure arrivare ai nazionalisti intolleranti come Wagner o Fichte o ai fanatici religiosi come Lutero, per vedere all’opera questo meccanismo micidiale.

Porre in essere la questione dell’identità, di una ben precisa continuità storico-culturale, di una fedeltà ininterrotta a tradizioni, valori e storie, oggi è considerato un peccato grave, perché ritenuto divisivo, discriminatorio. È uno dei motivi per cui Israele è percepito anche da molti ebrei come uno Stato troppo legato alla sua specificità identitaria. Non siamo qui, ancora dentro quella potente corrente del “progetto eliminazionista”, in senso culturale, e cosa si può fare a tuo avviso se si può qualcosa per modificare questo stato di cose?

Il progetto di uniformare l’umanità è ricorrente e caratterizza tutte le visioni imperiali: in Cina come a Roma, nel cristianesimo come nell’islam, nell’illuminismo europeo come nel marxismo vi è l’idea che costumi, cultura, sistemi politici ed economici, soprattutto quel complesso che noi oggi chiamiamo ideologia, debba essere unificato. Ci sono due ragioni per questo, entrambe nobili ma sbagliate. La prima è la confusione fra uniformazione ed uguaglianza nel senso di giustizia: tutti debbono essere uguali perché nessuno può essere lasciato sotto o sopra gli altri. L’immagine recente più iconica di questa ragione è quella della rivoluzione culturale cinese, in cui tutti dovevano portare la stessa uniforme, da Mao all’ultimo contadino. La seconda idea è che chi non si comporta anche nei dettagli secondo la giusta ideologia, chi non usa le parole giuste, non prega non si accoppia e non mangia come “si deve” ignora il progresso e, peggio, lo nega; dunque divide e disarma il popolo nella sua battaglia per un futuro migliore. È dunque un traditore degli ideali, un nemico dell’umanità, va combattuto e cancellato. Anche oggi siamo in un periodo in cui questa illusione post-politica regna in Occidente, in forma più o meno acute, dal consenso progressista degli intellettuali e dei media alla militanza woke e alla cancel culture. Si tratta di fenomeni in buona parte illusori e regressivi, che fanno parte di un suicidio culturale e non di un imperialismo trionfante. Sono però anche più pericolosi per questo aspetto nichilista e vanno combattuti, riaffermando il valore delle differenze, la legittimità di essere parti e particolari, all’interno di un quadro di diritti valido per tutti ma non uniformista, che è il sistema democratico. L’ebraismo in questo può avere un ruolo importante, proprio per la sua tradizionale capacità di resistere alle uniformazioni.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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