8) Vittorio Arrigoni giusto tra le nazioni? No, assolutamente no!Vittorio Arrigoni l'internazi comunista, antisemita e antisraeliano, filo nazi maomettano palestinese e da questi ucciso, viene fatto passare come "giusto" da dei demenziali ebrei di sinistra.IDENTITARI E IDENTITARINiram Ferretti
15 febbraio 2021
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063Apprendiamo da Gabriele Nissim, gran Cohen di Gariwo, papa laico della religione dell'indistinto umanitario, che lo scrittore ebreo Marek Halter aggredito l'altro giorno a Parigi, non sarebbe stato aggredito in quanto ebreo, no, o meglio sì, in parte, perché soprattutto "è un ebreo che dice determinate cose". Quali? quelle che non piacciono ai "nazionalisti", ecco, "forse anche in una parte del mondo ebraico". Tipo? Mah, forse Netanyahu? Forse Naftali Bennet? Non è dato saperlo con precisione, ma a Nissim, illuminista e universalista, uno per il quale Vittorio Arrigoni è un Giusto come Oscar Schindler, essere troppo identitari, troppo legati a un concetto forte di sè, del proprio paese, delle proprie tradizioni, è qualcosa di sbagliato. Bisognerebbe superare tutto ciò, infondo, come diceva lo stesso Arrigoni, "restiamo umani" o meglio, umanitari.
Dunque Marek Halter "è un intellettuale che da fastidio ai fondamentalisti di tutte le parti". Favolosa equidistanza. Ci sono i fondamentalisti musulmani, quellli che applicano alla lettera le sure medinesi di quel noto universalista di Maometto, e poi ci sono i fondamentalisti ebrei, forse gli Haredim, o forse i "coloni"quegli ebrei che non hanno letto Marx, soprattutto il Marx di "La questione ebraica", e pensano che la Giudea e la Samaria siano un territorio che spetta storicamente e giuridicamente agli ebrei, quelli che credono come il patriarca Abramo, altro noto fondamentalista, che esista un rapporto fecondo tra popolo e terra, un po' quello che pensavano i sionisti, perché dopotutto il sionismo è un ritorno a Sion non a Gubbio.
Dunque, per Nissim, che ci delizia con nuovi Giusti ogniqualvolta ritiene di caninizzarne uno, e sentiamo di dovergli rispettosamente indicare tra i prossimi, Bud Spencer e Fabrizio Frizzi, uomini noti per avere fatto del bene e che non odiavano Israele come alcuni Giusti di Gariwo, Marek Halter sarebbe stato aggredito "perché mette al primo posto la ragione e cerca di unire sempre tutti". Un po' come Maometto, anche lui era unitivo, ma certo non si può accusarlo di fondamentalismo, anche se era identitario, questo sì.
Gabriele Nissim interprete di Marek Halter, forse non sa che purtroppo non basta mettere "al primo posto la ragione" per avviarsi alla concordia. Se così fosse non sarebbero quasi cento anni che in Medioriente, da quando gli ebrei della diaspora decisero di tornarvi progressivamente, contro di loro si è manifestata una ostiilità perdurante, sfociata in violenze, massacri, guerre. È vero, si tratta di una violenza identitaria, a cui però gli ebrei hanno sempre contrapposto una volontà di dialogo, fondata, a sua volta sulla loro identità. Una identità dialogante. Perché, ci sono identità e identità, come ci sono cappotti e cappotti. Identità dialoganti e identità non dialoganti. Concetto non faticosissimo, ma che a Nissim sfugge, perchè per lui l'identità, un ben consolidato senso di appartenenza a un popolo, a una tradizione, a una nazione, è di per sè segno di fondamentalismo.
Confondere nazionalismo e imperialismo è tipico di chi non sa distinguere il bisogno salutare di affermare la propria identità e chi la propria identità vorrebbe imporla agli altri.
Che Marek Halter, utopista, e come tutti gli utopisti, sognatore, sia invece stato aggredito in quanto ebreo, ovvero dotato di una identità specifica, per Nissim è secondario, anche se non era certo secondario nel caso di Ilan Halimi, Sarah Halimi, Mireille Knoll, uccisi in quanto ebrei, solo per il fatto di esserlo.
"Chi vuole le divisioni, le contrapposizioni, vuole imporre la verità di una parte sola, della propria religione, del proprio credo, della propria identità etnica e nazionale non ama le persone come Marek Halter".
Verissimo. Bisognerebbe aggiungere che sono gli stessi che non hanno mai accettato l'esistenza di Israele, ma non ce l'avevano o ce l'hanno con Marek Halter in quanto universalista come Nissim, ma con Marek Halter in quanto ebreo, guarda caso, dialogante.
Gabriele NissimVorrei che gentilmente smentisse la sua affermazione. Gariwo non ha mai proposto Arrigoni in nessun giardino dei giusti. Anzi ha denunciato alla polizia milanese quando alcuni mesi fa il giardino di Milano è stato imbrattato con delle scritte inneggianti ad Arrigoni con scritte antisioniste. È stato un attacco di cui hanno parlato tutti i giornali quando vari gruppi di filo palestinesi hanno imbrattato il giardino con una opera metodica di vandalismo .Gariwo risponde solo alla sua attività e ai giardini che gestisce a Milano e a Roma con l'Ucei e in Polonia nel giardino che con le associazioni ebraiche abbiamo costruito nel ghetto di Varsavia. Quando in alcune situazioni qualcuno prende queste posizioni aberranti invitiamo le scuole o le associazioni a prendere immediatamente le distanze. Lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo. Per quanto riguarda Halter ribadisco che ha dato fastidio ai fondamentalisti che egli fosse in prima linea con alcuni Iman nel denunciare il fanatismo religioso. In questi giorni gariwo ha subito un pesante attivo da parte dei fondamentalisti turchi con centinaia di lettere per il suo impegno contro il negazionismo turco a sostegno degli armeni e per le sue prese di posizione nette contro Erdogan Quando un ebreo, come il sottoscritto, denuncia il terrorismo e il fondamentalismo è immediatamente posto sotto attacco. Le ricordo che gariwo è stata la prima organizzazione in Italia che ha denunciato il terrorismo fondamentalista e che ha messo nei giardini gli arabi mussulmani che si sono opposti e hanno salvato delle vite. Qui una cosa è discutere su universalismo e nazionalismo. Un altra è fare delle affermazioni che non corrispondo al nostro lavoro e alla nostra impostazione. Marek Halter e un amico e ha partecipato con noi a importanti iniziative sui giusti alla fonadazione del Corriere.
Niram FerrettiGabriele Nissim
dunque lei non è responsabile del Giardino dei Giusti di Pistoia e non era al corrente di questa iniziativa? Devo desumere che lei non è nemmeno al corrente di quanto venga pubblicato sul suo sito. Curioso. Come mai non ha mai preso le distanze da questa associazione tra il Giardino dei Giusti, Gariwo e la decisione di non si sa chi, di proclamare Giusto, Vittorio Arrigoni? lo apprende solo oggi? Curioso. Quello che lei aggiunge qui non ha nulla a che vedere con quanto da me scritto. Il fatto che Marek Halter abbia partecipato a iniziative sui Giusti insieme a lei cosa c'entra con le sue affermazioni?
https://it.gariwo.net/giardini/giardino ... -9793.html Lei afferma che Marek Halter sarebbe stato aggredito non in quanto ebreo, ma soprattutto per le sue idee, possibile che le idee di Halter c'entrino qualcosa con la sua aggressione, ma lei sospinge di lato il suo ebraismo e fa delle sue discutibilissime idee il fulcro del discorso. È una distinzione del tutto arbitraria e insostenibile.
Un Giardino dei Giusti a Pistoia20 novembre 2013
https://it.gariwo.net/giardini/giardino ... -9793.htmlUn piccolo spazio erboso e un grande ulivo, simbolo della pace, da sabato 16 novembre 2013 custodiscono, in un angolo della Chiesa di Santa Maria Maggiore in Vicofaro, un nuovo Giardino dei Giusti.
La città di Pistoia, su iniziativa del Centro Studi Giuseppe Donati e del Centro di Documentazione e di Progetto Don Lorenzo Milani, ha inaugurato un luogo della memoria del Bene.
Gariwo, la foresta dei Giusti era rappresentata da due dei fondatori, Pietro Kuciukian, console onorario della Repubblica di Armenia, e Anna Maria Samuelli della sezione didattica. Alla presenza delle autorità cittadine, di alcuni familiari dei Giusti, di ospiti italiani e stranieri e di molti bambini delle scuole primarie, protagonisti attivi dell’iniziativa, è stata scoperta la stele dedicata ai Giusti i cui nomi sono incisi nelle pietre collocate nello spazio erboso del giardino: Giovanni XXIII, Antonino Caponnetto, Giorgio La Pira, Pino Puglisi, Lorenzo Milani, Pio La Torre, Vittorio Bachelet, Giuseppe Dossetti, Vittorio Arrigoni, Liana Millu.
Il presidente del Centro Studi Donati, Giancarlo Niccolai ha ricordato il valore esemplare per le nuove generazioni di una cultura della pace, della solidarietà e dell’accoglienza, mentre Mauro Matteucci del Centro di Documentazione Don Milani ha sottolineato che l’iniziativa propone un percorso etico e educativo, che ha come punto di partenza uno dei pensieri più alti del maestro di Barbiana: “Ogni anima è un universo di dignità infinita”. “I Giusti onorati oggi appartengono ad ognuno di noi, al nostro futuro e “Giusto” non è solo colui che sa dire di no al male ma è anche colui che sa orientare la società al bene”.
I riferimenti alla cultura della pace, della legalità, della solidarietà e soprattutto l’appello alla propria coscienza che ci richiama al valore supremo di ogni persona umana hanno caratterizzato gli interventi dei familiari dei Giusti, in particolare di Elisabetta Baldi, moglie di Antonino Caponnetto, e di Egidia Beretta, mamma di Vittorio Arrigoni.
Era presente alla cerimonia Han Dongfang, attivista dei diritti dei lavoratori in Cina, a cui è stato conferito il premio Internazionale della Pace 2013 in memoria di Giorgio La Pira. Han Dongfang ha sottolineato che chi sacrifica la propria vita per la dignità umana deve essere ricordato, perché i Giusti sono le guide e insieme i guardiani dei nostri cuori. Ha poi auspicato che un giorno possa nascere un Giardino dei Giusti in Cina.
Ha assistito alla cerimonia il prof. Fabio Giannelli, già direttore dell’Istituto storico della Resistenza di Pistoia, che ha ospitato, in città e in molti paesi della provincia, la mostra su Armin Wegner, un Giusto per gli armeni. Il prof. Giannelli con il suo lavoro storico contribuisce a diffondere i temi della resistenza morale a tutti i totalitarismi e a sensibilizzare le nuove generazioni al problema dell’assunzione della responsabilità individuale di fronte alle violazioni dei diritti umani nella nostra contemporaneità.
Il Giardino dei Giusti a Pistoia è un progetto di memoria e di etica che tende ad unire laici e credenti a partire dall’esempio di figure morali che, pur nella loro diversità, sono unite nell’impegno di promuovere gli ideali di giustizia, solidarietà e verità, ideali per i quali siamo chiamati a lottare quotidianamente.
“Non abbiate mai paura di pensare, di denunciare e di agire da uomini liberi e consapevoli” (Antonino Caponnetto)
“Noi dobbiamo essere in questa società inquieta e incerta, una forza di speranza” (Vittorio Bachelet)
“Restiamo umani” (Vittorio Arrigoni)
Gabriele NissimPoiché lei abita a Milano la invito amichevolmente a visitare il giardino dei giusti e così si renderà conto delle perone che da 20 anni abbiamo onorato. Per ovviare a delle posizioni non condivisibile da due anni abbiamo formato un comitato di garanti che esprime pubblicamente il dissenso e il non riconoscimento da parte nostra di queste iniziative. Recentemente una scuola di Trevi aveva proposto di ricovare Arrigoni abbiamo espresso il nostro totale dissenso.
Antonio GabbatoreGabriele Nissim
e quale sarebbe quindi la presa di posizione del comitato dei garanti in merito a Pistoia?
Gabriele NissimInfatti non siamo d'accordo con Pistoia con questa scelta, accaduta 8 anni fa, quando ancora il lavoro era alle origini e non avevamo ancora messo in atto tutte le garanzie di controllo.
Niram FerrettiGabriele Nissim
accolgo amichevolmente il suo invito. Ciò nonostante le mie due domande sono rimaste inevase. Perchè, dal 2013 ad oggi lei non ha preso ufficialmente le distanze da questa iniziativa? E perchè sul suo sito è data notizia dell'evento senza alcun ulteriore commento relativamente alla scelta di inserire Vittorio Arrigoni tra i Giusti?
Antonio GabbatoreGabriele Nissim
perfetto, attendo quindi una presa di posizione in merito. La ringrazio nel frattempo per la cortese risposta.
Niram FerrettiGabriele Nissim
come ha scritto Antonio Gabbatore
, attendo annche io una sua ferma presa di posizione sull'iniziativa del 2013, una presa di posizione ufficiale. Pensare che Vittorio Arrigoni ma anche Giuseppe Dossetti che su Israele ha detto cose false e ingiuriose siano associabili a Oscar Schindler fa rabbrividire.
Gabriele NissimL'aspetto molto volentieri al giardino, anche se abbiamo visioni diverse. La cosa sorprendente è che possiamo essere d'accordo su molte cose. Io sono molto duro sul radicalismo, sul terrorismo, sulla Cina, sul comunismo, sul totalitarismo. Lei si ricorderà che con il mio libro ebrei invisibili del 1995 fui il primo a prendere posizione sull'antisemitismo antisionismo nei paesi dell'est e allora ero guardato come un marziano. Penso che dovremmo evitare di costruire muri tra di noi. Su molte cose siamo su posizioni diverse, ma non per questo dobbiamo creare una caccia alle streghe. Come avrà notato evito di creare polemiche sul mio sito e sul mio Facebook , anche se vengo criticato. Non amo nessun tipo di attacco personale e aborrisco qualsiasi comportamento alla Travaglio. Poi su tante cose tutti dobbiamo migliorare e lavoro dal mattino alla sera per dare a gariwo un orientamento serio e plurale. Mi spiace non sono un guru come lei scrive e cerco di trovare sempre il massimo consenso. Non è un caso che ho costruito gariwo con giunte di destra e il mio grande sponsor nel parlamento europeo e fondatori come me del giardino sono stati Albertini e la Moratti. Ora torno al lavoro e spero che si possa creare un clima più amichevole
Niram FerrettiGabriele Nissim
quello che io penso della sua lodevole iniziativa di Gariwo, e lo dico senza alcun sarcasmo, l'ho scritto in diversi articoli. La mia posizione la conosce già. Non basta volere fare il bene per farlo realmente. Èstato un peccato che a dicembre, per una sua indisposizione, lei non sia intervenuto in un dibattito pubblico con me e il comune amico Vittorio Robiati Bendaud , avremmo avuto modo di confrontarci argomentando civilmente i nostri rispettivi e diversi punti di vista. Non si tratta di creare muri, si tratta di distinguere e discernere, e francamente, trovo che questa moltiplicazione esponenziale di Giusti, non faccia bene a nessuno. Tra breve, di questo passo, saremo tutti Giusti, ma non Vittorio Arrigoni. Se è un giusto Arrigoni e se lo è Giuseppe Dossetti allora c'è posto anche per Monsignor Capucci? Noto che lei non entra nel merito dell'iniziativa del 2013 di cui il suo sito dà notizia, parla d'altro, ci gira intorno. Non sapevo che Gariwo fosse un franchising, lo apprendo da lei oggi, ma in ogni caso, anche se lo è, la Casa Madre dovrebbe essere al corrente di cosa viene prodotto e organizzato in suo nome, e di fatto sembra proprio che lo sia visto che sul sito della sua fondazione viene dato riscontro dell'iniziativa. Dunque, o lei è d'accordo, o lei è in disaccordo. E se lei è in disaccordo, anche se dopo 8 anni di silenzio, dovrebbee prendere le distanze dalla scelta di inserire sia Arrigoni che Dossetti, ma in modo particolare Arrigoni, nel novero dei Giusti. Se non lo fa, significa che le sta bene così. Non ci sono altri modi di vedere la cosa.
La necessità della chiarezza: Gariwo e il caso Arrigoni21 Febbraio 2021
http://www.linformale.eu/la-necessita-d ... -arrigoni/Qui su L’Informale, nei mesi e nei giorni scorsi abbiamo pubblicato una serie di interventi che avevano come tema l’associazione Gariwo-La Foresta dei Giusti.
Ne abbiamo principalmente criticato l’assunto di base, l’idea che la qualifica di “Giusto”, nata per definire i non ebrei che durante la Seconda guerra mondiale si prodigarono a rischio delle loro vite per salvare gli ebrei perseguitati dal nazi-fascismo, fosse estendibile a chiunque abbia operato a fin di bene. Questo non perchè non ci siano, ovviamente, tante persone che con le loro azioni di grado e ordine diverso, lo abbiano fatto, ma perchè l’idea di un bene così allargato si presta facilmente all’aribitrarietà e può essere piegata a esigenze ideologiche e a partigianerie.
Il concetto ebraico di “Giusto” è invece assai specifico, non ammette ambiguità, simpatie o antipatie radicate soggettivamente. Necessita, come al Memoriale di Yad Vashem, di un severo riscontro empirico, di fatti comprovati. Solo dopo che essi sono stati sottoposti al vaglio di una commissione, si può procedere a onorare chi veramente è stato un Giusto.
Negli anni, Gariwo, ha associato il proprio nome a una serie di iniziative le quali, pur non essendo originate direttamente da esso, gli sono tuttavia riconducibili. Così è avvenuto che a Pistoia, nel 2013, alla presenza di due suoi autorevoli rappresentanti, venisse proclamato Giusto, Vittorio Arrigoni, il pasionario filopalestinese, ucciso a Gaza nel 2011 da un gruppo di estremisti salafiti, per il quale Israele era una entità demoniaca. Ancora nel 2019, a Trevi, venne inaugurato un altro giardino al quale si annunciava l’adesione di Gariwo “una ONLUS che lavora per fare conoscere i Giusti”, e in cui Arrigoni figurava come Giusto.
Dall’iniziativa di Trevi, ma non da quella di Pistoia, Gariwo ha tentato di prendere le distanze con un articolo pubblicato su Moked il 20 marzo del 2019, sostenendo di non ritenersi responsabile delle decisioni di chi “pur ispirandosi al lavoro e al modello di Giardino proposto da Gariwo, gestiscono autonomamente tutte le proprie iniziative…Ciò vale anche per il Giardino dei Giusti di Trevi, i cui promotori hanno scelto in piena autonomia di dare il riconoscimento a Vittorio Arrigoni e a Walter Tobagi, Andrea Riccardi, Vittorio Formentano, tra gli altri onorati quest’anno nella cittadina umbra”.
Una presa di distanza così debole non è nè plausibile nè sufficiente. Una associazione che promuove una iniziativa che prima di essa non era in corso, non può lavarsi le mani da tutte quelle iniziative che ad essa esplicitamente si richiamano. Serve una dissociazione netta e perentoria. Questo sarebbe dovuto accadere nel caso della iniziativa di Trevi e nel caso di quella di Pistoia.
Non si può considerare Giusto chi promuoveva attivamente la causa di coloro che vorrebbero vedere Israele cancellato. Non si può limitarsi a dichiarare, “Noi non siamo responsabili”, quando, come nel caso di Pistoia, a presenziare all’iniziativa, dunque avallandola, c’erano due propri incaricati. Ed è ulteriormente grave che l’UCEI, a cui Gariwo è associata, non abbia sentito il bisogno, attraverso la sua presidente, Noemi Di Segni, di prendere ufficialmente una posizione su questi episodi. In entrambi i casi sarebbe necessario dichiarare senza esitazione “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” in modo da dissipare ogni ambiguità o ipotizzabile connivenza.
https://www.facebook.com/permalink.php? ... &ref=notifGino QuareloArrigoni è proprio il contrario, la negazione del giusto come lo sono coloro che lo hanno santificato come giusto. Arrigoni era un ingiusto nemico degli ebrei e di Israele.
Enrico GalliL'odio che quel ragazzo e la sua famiglia hanno per Israele automaticamente lo fanno entrare nell'elenco degli INGIUSTI.
Ricordo male o l'odio è così radicato e profondo che la madre impedì che la salma uscisse tramite Israele e che passasse per l'Egitto, malgrado con il suo assassinio Israele non c'entrasse per niente?
Emanuel Segre AmarSpettabile Redazione, mentre concordo totalmente sulla necessità di fare chiarezza su una questione di assolta gravità, mi riservo di tornare prossimamente sull’argomento al termine delle necessarie verifiche.
Yosef Manachemci sono i giusti delle nazioni che salvavano ebrei e ci sonoi dei "giusti"per l'islam che sono per annientare gli ebrei, è in mezzo ci sono ebrei buonisti un po confusi che non distinguono tra i giusti....
Massimo AnkorVik Arrigoni ucciso dai salafiti palestinesi.
Non capisco come come possa essere possibile che chi sostiene di essere amico e sostenitore della causa palestinese invece di attaccare chi veramente viola i diritti dei palestinesi, da Hamas alla ANP, continui ad incolpare Israele di ogni disgrazia che capita loro.
Eppure sembrano persone intelligenti.
L’unica spiegazione che riesco a darmi è che il palestinesimo oltre ad essere una malattia che offusca la mente sia anche una patologia che rende ciechi. Perché davvero non capisco come non si possa non vedere come Hamas abbia ridotto la Striscia di Gaza, Hamas non Israele. Non capisco come non si possa non vedere come la ANP di Abu Mazen non pensi assolutamente allo sviluppo palestinese e invece che usare le centinaia di milioni di dollari che ricevono ogni anno nello sviluppo palestinese, preferiscano gonfiare i loro conti correnti e lasciare le cose così come stanno.
Io non so se questa gente sia mai stata fisicamente da quelle parti e se c’è stata con chi ha parlato. So per certo che non uno qualsiasi ma Vittorio Arrigoni, con il quale ho interloquito in occasione del suo arresto da parte della marina israeliana, fu ucciso senza tanti fronzoli quando capì veramente come stavano le cose e cosa fosse veramente Hamas e nel suo blog (ora purtroppo scomparso) scrisse “Vaffanculo Hamas. Vaffanculo Israele. Vaffanculo Fatah. Vaffanculo ONU. Vaffanculo UNWRA. Vaffanculo USA”.
Vittorio Arrigoni venne ucciso subito dopo aver scritto quell’articolo, il manifesto GYBO dei giovani di Gaza. Non venne ucciso dagli israeliani come in tanti vogliono far credere, venne ucciso da salafiti agli ordini di Hamas, perché nella Striscia di Gaza nulla avviene senza il consenso dei terroristi. E la farsa del processo ai cosiddetti assassini ne è la riprova.
Come fanno allora queste persone a parlare di “Diritti dei palestinesi violati” e a manifestare il loro sostegno al cosiddetto “popolo palestinese” senza vedere chi sono veramente i carnefici dei loro “amati”?
Temo davvero che il palestinesimo sia una malattia che acceca e che rende insensibili alle vere violazioni subite dagli arabi cosiddetti “palestinesi”. Dicono di amarli ma poi sostengono Hamas e l’Autorità Palestinese, cioè i loro carnefici. Come si può spiegare tutto questo se non con qualcosa di malato?
- Vittorio Arrigoni
https://m.facebook.com/permalink.php?st ... 0463280451 Gino QuareloMassimo Ankor
Dell'elenco dei vaffa questi non mi piacciono e qualificano Arrigoni in negativo "Vaffanculo Israele, Vaffanculo USA”.
Su una risposta della presidente UCEILettere al giornale
22 Febbraio 2021
Riceviamo da Emanuel Segre Amar, presidente del Gruppo Sinoistico Piemontese e volentieri pubblichiamo.
Gent. Direttore,
http://www.linformale.eu/su-una-rispost ... ente-ucei/Faccio seguito alla mia lettera precedente da voi gentilmente pubblicata, sperando di non abusare della sua disponibilità. È diventato impellente farlo a seguito del vostro editoriale, La necessità della chiarezza: Gariwo e il caso Arrigoni, apparso ieri su L’Informale.
A conclusione dell’editoriale è scritto:
“Ed è ulteriormente grave che l’UCEI, a cui Gariwo è associata, non abbia sentito il bisogno, attraverso la sua presidente, Noemi Di Segni, di prendere ufficialmente una posizione su questi episodi. In entrambi i casi sarebbe necessario dichiarare senza esitazione “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo” in modo da dissipare ogni ambiguità o ipotizzabile connivenza”.
In realtà, la Presidente Di Segni, a seguito di una email inviatole da un signore che chiedeva lumi sulla decisione presa a Trevi di nominare Vittorio Arrigoni Giusto, aveva già risposto nel 2019. Queste sono le parole della Presidente UCEI:
“Non ho conosciuto Arrigoni che era una persona con le sue opinioni e che non è più tra i vivi e nonostante le sue opinioni su Israele non mi pongo da Giudice altrui, avendo magari svolto altre attività meritevoli sulle quali si è incentrata l’attenzione di chi ha proposto la sua nomina.
Spero questo chiarimento sia riportato a tutti i soggetti con i quali ha condiviso la Sua critica e perplessità”.
Per la presidente UCEI colui il quale considerava gli israeliani “macellai” e il sionismo “un movimento abominevole”, che auspicava che Israele venisse “rimpiazzato” con “uno Stato democratico”, in quanto, a suo giudizio, fondato sulla discriminazione e sul razzismo, aveva le “sue opinioni”. Opinioni condivise da tutti coloro i quali diffamano Israele dalla sua nascita, riversando su di esso odio e menzogne a non finire.
Sono numerose le persone “non più tra i vivi” che avevano le loro opinioni, e molti erano sicuramente antisemiti e tra di loro c’erano anche coloro le cui opinioni sono state agite concretamente contro lo Stato ebraico.
Quali fossero le attività “meritevoli” svolte da Arrigoni a Gaza, dove, nel 2011, è stato ucciso da un gruppo di estremisti salafiti, Noemi Di Segni non se lo è chiesto, anche se avrebbe dovuto sapere che Arrigoni, dopo la sua barbara uccisione, è diventato un’icona del propalestinismo, un simbolo della “resistenza” all’ “entità sionista”. Ma forse tutto ciò è di scarso rilievo per chi non vuole erigersi a giudice altrui.
I Giusti: Uso e abuso18 Febbraio 2021
Lettere al giornale
http://www.linformale.eu/i-giusti-uso-e-abuso/ Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera di Emanuel Segre Amar, presidente del Gruppo Sionistico Piemontese.
Gent. Direttore,
La polemica innescata in questi giorni, molto opportunamente su L’Informale, da alcuni articoli di Niram Ferretti sul tema “Gariwo” merita alcuni approfondimenti, anche alla luce di un nuovo documento non più presente, come in precedenza, su Facebook (dove era possibile esprimere commenti) ma leggibile in questo link:
https://it.Gariwo.net/giardini/sulle-sc ... 23071.htmlIn un recente articolo pubblicato sul sito di Gariwo, la Foresta del Giusti, Gabriele Nissim, presidente e fondatore dell’associazione afferma che Gariwo, sarebbe responsabile solo dei Giusti onorati nel Giardino di Milano, e, “in alcuni casi” (non meglio specificati), di quelli onorati nei Giardini di Roma, Bergamo e Varsavia.
Risulta evidente che Gabriele Nissim non voglia rendersi pienamente conto che “avendo lanciata GariwoNetwork, una rete informale” alla quale ha quindi concesso l’uso del nome Gariwo, non può poi prendere le distanze dalle iniziative che tale “rete informale” assume (e non dimentichiamo che se ne distanzia solo adesso che è stato criticato per il riconoscimento del titolo di Giusto concesso a Vittorio Arrigoni). In che senso poi prende le distanze dall’iniziativa di Pistoia, quando come rappresentanti di Gariwo, vi presenziarono due dei suoi fondatori, Pietro Kuciukian e Anna Maria Samuelli? Non è dato saperlo.
Nell’articolo dichiara di essere “assai perplesso” per il fatto che nei Giardini di Trevi e Pistoia il riconoscimento di Giustosia stato concesso ad Arrigoni; “assai perplesso?” Si sarebbe preferito leggere l’espressione più consona di “totale sconcerto”. Altresì egli afferma di avere “comunicato” la propria perplessità, ma non fa sapere a chi; afferma inoltre di avere “ribadito” il suo dissenso, ma non dice quando e dove lo avrebbe fatto. La sua posizione dissenziente è contenuta unicamente in un articolo pubblicato su Moked nel 2019, cioè sei anni dopo il fatto di Pistoia, che per altro in questo articolo non è affatto nominata, ma questo non significa averlo comunicato e ribadito ai responsabili.
Gabriele Nissim non sembra comprendere che concedere l’uso della sigla Gariwo a chi “è autonomo in tutte le proprie iniziative”; e poi avere “istituito un Comitato dei Garanti, per evitare fraintendimenti, comitato che può essere consultato ogni volta che sorgano dei dubbi” è in totale contrasto con l’autonomia concessa. Se autonomia viene concessa nelle iniziative associabili a Gariwo, sarebbe opportuno che il Comitato dei Garanti esaminasse prima della loro nomina coloro che vengono reputati degni di essere chiamati Giusti, e non intervengano post factum, per esprimere la loro contrarietà, che, lo ribadiamo, nel caso di Pistoia, non c’è stata.
Ma c’è un punto che mi preme fortemente sottolineare, e che ritengo sia quello più importante. A quale titolo Gabriele Nissim e l’associazione da lui presieduta attribuisce l’onorificenza di Giusto a persone che non sono state riconosciute tali dall’Istituto Yad Vashem? Conosco l’attenzione che viene posta dai responsabili dell’Istituzione di Gerusalemme nella ricerca e nell’approfondimento per essere sicuri che chi viene dichiarato Giusto dallo Stato di Israele meriti davvero tale riconoscimento. E invece apprendiamo, dallo stesso Nissim, che non solo in Italia con l’etichetta Gariwo vengono onorati come Giusti personaggi indegni di tale nome, ma addirittura, riferendosi evidentemente a chi viene ricordato per sempre a Gerusalemme, che “il mondo dei giusti (in minuscolo, sic) è pieno di figure controverse”. Un bell’esempio di prosopopea.
Apprendiamo inoltre che, dal 2008, l’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano è composta da Gariwo, Comune di Milano e UCEI.
Come può l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane non accorgersi dell’uso improprio che Gariwo fa del termine Giusto, in contrasto col dettame dell’Istituto dello Yad Vashem, e come può associare la propria sigla a chi onora Vittorio Arrigoni nei Giardini di Trevi e di Pistoia?
Come ebreo italiano, come sionista, con una nonna uccisa ad Auschwitz, e con un nonno morto per non aver trovato nessun Giusto che potesse aiutarlo nella sua Saluzzo, mi sento profondamente offeso.
Lettere al giornale - Una lettera e una replica sul caso Gariwo-Arrigoni24 Febbraio 2021
http://www.linformale.eu/una-lettera-e- ... -arrigoni/Da Francesco M. Cataluccio riceviamo e volentieri pubblichiamo la seguente lettera seguita da una nostra replica.
Spettabili signori,
Nelle ultime settimane, sulle pagine del vostro sito ci sono stati ripetuti attacchi a Gariwo, alla Giornata dei giusti e ai giardini che li commemorano. Apprezzo molto le discussioni e lo scambio, anche vivace, di opinioni contrarie, ma voi avete messo in questione il lavoro decennale di Gariwo e la filosofia dei giusti e dei giardini che li onorano.La Giornata dei giusti, com’è noto, è un momento di educazione alla responsabilità democratica del cittadino valorizzando gli esempi migliori del nostro tempo che possiamo prendere come riferimento da diverse parti del mondo.
Questi esempi ci possono aiutare a combattere l’odio, il linguaggio violento, le forme di disprezzo nella politica, la contrapposizione, il razzismo, per la valorizzazione dei valori del pluralismo, dell’inclusione, della ricchezza della vita democratica.È questa una delle grandi missioni morali della comunità europea nel mondo e non ha caso il Parlamento di Bruxelles ha votato nel 2102 la Giornata europea dei giusti. E, dal 20 dicembre 2017, la Giornata dei Giusti è solennità civile anche in Italia: ogni anno, il 6 marzo, si celebra l’esempio dei Giusti del passato e del presente.
Nel testo della legge, firmata dal Presidente Sergio Mattarella, al punto 1, si spiegano gli intenti dei giardini dei giusti che non riguardano solo il ricordo dei giusti della Shoah, ma di tutti i genocidi e crimini contro l’umanità.
Gariwo, che ha promosso questa iniziativa, ha suggerito dei criteri di scelta dei giusti (quelli adottati nel primo giardino sul Monte Stella a Milano, a cura di Gariwo, Amministrazione comunale e UCEI), ma non può essere considerata responsabile se in qualche giardino una figura non sia in sintonia con il progetto.
Importante è sviluppare un percorso di crescita e di maturità culturale che non può avvenire da un giorno all’altro. Ma se si guarda la stragrande maggioranza dei giardini ci si accorgerà che nei giardini sono sempre state scelte persone di alto profilo morale e che la maggioranza delle azioni ricordate sono quelle che riguardano il salvataggio degli ebrei. Ma tutto questo il vostro giornale non lo dice, creando così confusione tra i lettori.
Le vostre aspre critiche a Gariwo, che speriamo non vogliano mettere in questione l’istituzione e lo spirito della Giornata dei giusti, partono dal fatto che nel Giardino dei Giusti di Pistoia, con un scelta in piena autonomia, non condivisa da Gariwo, come fu comunicato agli interessati (accadeva nove anni fa), è stato onorato Vittorio Arrigoni (1975-2011), un attivista, giornalista, ucciso a Gaza in circostanze ancora poco chiare. Le sue idee, su Israele e il suo sacrosanto diritto ad esistere, erano, secondo Gariwo, sbagliate e dannose. Evidentemente non tutti la pensano così ed è importante portare avanti sempre un percorso di educazione come del resto avviene nella costante lotta all’antisemitismo e di fronte ad ogni forma di odio e di prevaricazione. Del resto la tipologia dei giusti è molto complessa e non priva di contraddizioni e sfumature etiche di non univoca definizione (altrimenti non si capirebbe ad esempio, perché un nazista sfruttatore del lavoro di internati ebrei, come Oskar Schidler, sia potuto esser riconosciuto, con ottime motivazioni, giusto nel Giardino di Yad Vashem, come anche la scrittrice polacca Zofia Kossak, che prima della Shoah, e anche dopo il 1945, sostenne campagne per il trasferimento degli ebrei in Madagascar. Eppure le fu dato nonostante il suo antisemitismo conclamato il titolo di giusto per avere salvato molti ebrei organizzando una rete di soccorso, non perché li amasse, ma per umanità e per “difendere l’onore della Polonia”. Se poi si scava a fondo ci si accorgerà che nella stessa commissione dei giusti di Yad Vashem esistono scuole di diverso pensiero che si contrappongono. Torniamo quindi, per favore, a una discussione franca, anche appassionata, ma che escluda attacchi personali e travisamenti strumentali dei fatti, non mettendo in discussione il concetto di Giusti per tutta l’umanità, perché ogni crimine contro l’umanità riguarda anche gli ebrei, come qualsiasi crimine verso gli ebrei riguarda tutta l’umanità.
Francesco M. Cataluccio, Venezia
Egr. Dott. Cataluccio,La ringraziamo per la sua lettera che ci consente di puntualizzare alcune cose:
1) Il Parlamento di Bruxelles nel 2012 ha votato la Giornata dei Giusti dell’Umanità, dietro sollecitazione della ONLUS Gariwo. Il fatto che questa iniziativa di Gariwo sia stata fatta propria dalla UE, non stupisce. E’, infatti, in perfetta linea di continuità con le istanze universaliste e laiciste dell’istituzione, la quale, nella stesura definitiva della “Costituzione per l’Europa“ ha omesso ogni riferimento alle radici giudaico-cristiane del continente perché ritenute troppo connotanti e identitarie. Il concetto di “Giusto” nasce con una ben precisa connotazione ed è altresì legato a una collocazione identitaria specifica, quella ebraica. Poichè Giusto, per il Memoriale della Shoah a Gerusalemme, è unicamente chi, non ebreo, salvò la vita degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale. Evidentemente un criterio ritenuto eccessivamente “parrocchiale” da parte di chi guarda all’Umanità nella sua totalità.
2) Lei scrive che la maggioranza dei Giusti presenti nei vari giardini ad essi dedicati sono personaggi di “alto profilo morale” e che noi generiamo confusione nel non ricordarlo. Non abbiamo mai scritto né lo pensiamo, che la maggioranza dei cosiddetti Giusti presenti nei vari giardini siano persone non meritevoli di essere ricordate. La confusione la genera chi estende una qualifica nata con una connotazione ben precisa in modo tale che vi sia incluso chi non ha alcun titolo per meritare questo appellativo.
3) Vittorio Arrigoni venne ucciso a Gaza nel 2011 da estremisti salafiti, i quali vennero condannati a seguito di un processo conclusosi nel 2012. Non corrisponde a verità quanto da lei scritto e getta un dubbio che non ha alcuna ragione di essere sulle cause della sua morte, riconducibili al suo attivismo per la causa omosessuale all’interno dell’enclave e alle sue abitudini sessuali non conformi alla morale pubblica religiosa musulmana.
4) Che la modalità della scelta dei Giusti a Yad Vashem “sia complessa e non priva di contraddizioni” non rende assolutamente tollerabile che un attivista filopalestinese il quale considerava Israele uno Stato canaglia e gli israeliani una sottospecie ebraica, sia fatto Giusto, da chi “evidentemente non la pensa così”. Il problema è proprio questo. A Yad Vashem, le figure dei Giusti devono passare un vaglio rigoroso basato su documenti e testimonianze. Sia Oskar Schindler che Zofia Kossak lo rispettano in pieno. I Giusti non vengono scelti sulla base di opinioni o punti di vista ideologicamente precostituiti.
5) A Pistoia, nel 2013, all’inaugurazione del Giardino dei Giusti in cui figura tra i meritevoli di questa qualifica, Vittorio Arrigoni, erano presenti due figure di rilievo di Gariwo, Pietro Kuciukian e Anna Maria Samuelli. È evidente dunque che Gariwo non ha avuto nulla da eccepire su questa scelta e sicuramente nulla da eccepire lo hanno avuto i summenzionati. Si è dovuto aspettare il 2019 e la decisione di Trevi di replicare la scelta di Pistoia, perché Gariwo, dopo sei anni nel silenzio più completo, prendesse le distanze, in modo goffo e poco convincente.
Non vi è nulla di strumentale nelle nostre critiche basate in modo circoscritto su fatti e non su opinioni. Reputiamo che il pensiero di fondo che anima Gariwo, pur nella nobiltà del suo intento, sia ideologico, e in quanto tale, molto problematico. Abbiamo esposto, in questo senso, le nostre ragioni varie volte e continueremo a farlo qualora lo riterremo necessario.
Alcune domande su Gariwo27 Febbraio 2021
http://www.linformale.eu/alcune-domande-su-gariwo/ Si fanno scoperte singolari andando a curiosare sul sito di Gariwo, che non è, come può sembrare, dall’attenzione che gli dedichiamo, nostra bestia nera, ma semplicemente oggetto di perplessità e dubbi se non di sconcerti veri e propri.
Non dubitiamo che il suo fondatore, Gabriele Nissim sia persona degna e animata dalle migliori intenzioni, così come lo sono sicuramente coloro che con lui collaborano, ma tutto questo non basta per impedire di vedere cose che, dal nostro punto di vista, giudichiamo poco compatibili con una ONLUS e un sito ad essa associato, che ha esteso ai facitori di bene una qualifica ebraica come quella di Giusto, e poi consente ad un estremista filopalestinese come Vittorio Arrigoni, di essere considerato Giusto mandando alla cerimonia in cui veniva proclamato tale insieme ad altri benefattori dell’umanità, due dei suoi soci fondatori.
Ci sembra altrettanto discutibile che nel Comitato Scientifico dell’organizzazione figuri il Prof. Vittorio Emanuele Parsi, nostra vecchia conoscenza, uno per il quale Israele è sempre dalla parte del torto, mentre bisognerebbe sedersi e dialogare con Hezbollah e con Hamas. Lo stesso Vittorio Emanuele Parsi che in un suo post su Facebook del 9 gennaio scorso sopra un articolo dell’Observer relativo alla campagna vaccinale israeliana, articolo che propagava la menzogna che il vaccino anti Covid-19 non venisse deliberatamente fornito dallo Stato ebraico ai palestinesi (quando è noto che la tutela sanitaria dei palestinesi residenti in Cisgiordania spetta all’Autorità Palestinese), scriveva, “Ah già, ma non si può dire che è come il regime razzista del Sudafrica dell’apartheid”.
Dunque, il Prof. Parsi, ordinario di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore, nonchè facente parte del Gruppo di Riflessione Strategica del Ministero degli Esteri e dilettante di flessioni in rete, ha su Israele le stesse idee del BDS, per il quale esso è uno Stato razzista dove si pratica l’apartheid come avveniva appunto in Sudafrica.
Chiediamo a Grabriele Nissim, presidente di Gariwo, se condivide le posizioni espresse da Parsi su Israele, e se non le condivide, quale è la ragione per la quale un personaggio che diffonde sullo Stato ebraico posizioni palesemente false e fondate sulla propaganda pro-palestinese, figuri nel Comitato scientifico di Gariwo. A cosa è preposto Parsi? Forse a suggerire nuovi Giusti, magari Yasser Arafat o Ahmed Yassin? Quale apporto “scientifico” fornisce alla ONLUS un diffamatore di Israele?
È mai possibile che si effettuino tali scelte del tutto inconsapevolmente? E l’UCEI, che è associata alle iniziative di Gariwo, anch’essa non ha tramite i suoi consiglieri o tramite la sua presidente, Noemi Di Segni, per la quale Vittorio Arrigoni è una “figura controversa”, nulla da dire su questa scelta? Forse anche Parsi è controverso e ha diritto alle sue opinioni filoislamiche e anti-israeliane?
Ci congediamo con questi interrogativi.
Gariwo, i Giusti e i Trentasei Giusti16 dicembre 2021
http://www.linformale.eu/gariwo-i-giust ... ei-giusti/In un recente articolo apparso sul sito di Gariwo, I Trentasei Giusti erano dell’Umanità, Anna Foa, da tempo garante intellettuale della Weltanschauung provvista dalla Onlus fondata da Gabriele Nissim, torna su uno dei suoi pilastri ideologici: i Giusti non possono essere solo coloro che da non ebrei salvarono altri ebrei, la Shoah non può essere considerata un unicum genocidiario se non al prezzo d istituire una inacettabile gerarchia con altri genocidi, e addirittura con altre catastrofi che hanno colpito e colpiscono l’umanità.
Vanno fatte subito due considerazioni brevi. Se secondo Il Tamud babilonese, “Chiunque salva una vita salva il mondo intero”, si può certamente affermare che chiunque si impegni a salvare la vita di qualcun altro, a volte mettendo a rischio la propria, o addirittura sacrificandola, onora l’umanità, ma la qualifica di “Giusto” senza togliere nulla a tanti straordinari esempi, (solo per citarne due tra i massimi in ambito novecentesco cristiano, Massimiliano Kolbe e Pavel Florenskij), venne istituita da Yad Vashem allo scopo di onorare chi, non ebreo, aveva salvato degli ebrei dalla furia nazifascista che si abbattè in Europa durante la Seconda guerra mondiale.
Non c’era, evidentemente, in questa scelta, alcuna intenzione di non considerare altri esempi di sacrificio, rischio e abnegazione come degni di considerazione, ma solo quello di attribuire il titolo di Giusto all’interno di uno specifico contesto e in rapporto a una specifica azione commessa. Criteri limitati e circoscritti.
Quando la Chiesa cattolica proclama beati e santi, lo fa, in rapporto a criteri che essa ritiene fondamentali e probanti, ma non afferma che al di fuori dei suoi canoni, non possano esserci altri esempi di santità, di uomini e donne, che pur non essendo cristiani, potrebbero, se lo fossero, e se appartenessero alla fede cattolica, essere considerati tali. La questione non è pertinente.
Anna Foa si chiede:
“Si è detto che chi parla di Giusti, come Gariwo a proposito dei Giusti dell’umanità, fa confusione. Si è affermato che solo Yad Vashem può usare questo termine. Il che equivale a dire che solo chi salva un ebreo è un giusto. Allora come dovremmo chiamare chi salva un non ebreo? un salvatore? Un buono? Un santo? Ma siamo proprio sicuri che l’idea del Giusto la abbia inventata Yad Vashem? E che Gariwo si sia limitata a copiargliela?”.
La risposta alla prima domanda è, sì solo chi ha salvato un ebreo dalla persecuzione nazista e fascista occorsa durante la Seconda guerra mondiale è un Giusto, sulla base del criterio fatto proprio da Yad Vashem, così come santo, per la Chiesa di Roma, è unicamente chi corrisponde ai criteri da essa istituiti. La risposta alla seconda domanda è che chi ha salvato o salva un non ebreo potrebbe essere anche un Giusto o un santo, essere un esempio sublime per tutta l’umanità, ma non è ciò che Yad Vashem ha voluto significare con la sua qualifica. Punto.
No, l’idea di Giusto non l’ha inventata Yad Vashem, ma l’ha istituita. Citare, come fa Anna Foa, il romanzo di André Schwartz Bart, L’ultimo dei Giusti, in cui l’autore fa riferimento alla tradizione talumidista e cabalistica, secondo la quale la sopravvivenza del mondo sarebbe garantita dal succedersi di generazione in generazione di 36 Giusti, che, in virtù delle loro buone azioni frenerebbero l’ira di Dio per i peccati commessi dagli altri, come prova che i Giusti esisterebbero a prescindere da Yad Vashem, non inficia assolutamente la qualifica istituita dal Memoriale della Shoah israeliano, evidenzia solo una ovvietà.
Non avvedendosi del non sequitur, Anna Foa prosegue nel suo ragionamento.
“Il libro di Schwarz-Bart fu un libro molto amato da Elie Wiesel e da Jules Isaac, e considerato da Gershom Scholem come il libro che aveva diretto l’attenzione generale sulla leggenda ebraica dei Trentasei Giusti. Ma, badate bene, nella leggenda si parla di trentasei ebrei giusti che per ogni generazione salvano il mondo, mentre nel caso di Yad Vashem si tratta di Giusti non ebrei che salvano non il mondo ma gli ebrei. Nei testi ebraici, la salvezza data dai Giusti non era riservata solo agli ebrei, ma all’intera umanità. I trentasei Giusti dei testi ebraici erano Giusti dell’umanità”.
Benissimo. I Trentasei Giusti non salverebbero solo gli ebrei, ma l’intera umanità, in ossequio alla massima del Talmud citata prima, mentre a Yad Vashem si onorano solo quei gentili che salvarono degli ebrei. Ci siamo, finalmente. L’assunto implicito è che Gariwo sarebbe in linea di continuità con la tradizione ebraica talmudica e cabalistica dei Trentasei Giusti, mentre Yad Vashem molto meno, riducendo esso la qualifica a una scelta limitata. Troppo parrocchiale, troppo poco universale, troppo identitaria, che è poi la bestia nera di Gariwo e della sua storica di riferimento. Tuttavia, il problema con il paragone è che i Trentasei Giusti della tradizione ebraica sono tutti ebrei, anche se salvano il mondo intero e dunque anche, necessariamente i non ebrei. L’identitarismo, il temibile tribalismo, che si vorrebbe cacciare dalla porta, rientra subito dalla finestra.
Giusti sono per Yad Vashem i non ebrei che hanno salvato durante la Seconda guerra mondiale degli ebrei, e solo loro. Giusti, sarebbero secondo la tradizione dei Trentasei Giusti, solo degli ebrei che salverebbero anche i non ebrei, e che restano nascosti all’interno della comunità ebraica.
Occorrerebbe a questo punto chiedersi se tra i Giusti proclamati nei vari giardini a cui Gariwo ha dato il suo benestare, come quello di Pistoia, dove figurano l’attivista antisionista Vittorio Arrigoni, e Giuseppe Dossetti, che di Israele ne pensava peste e corna, vi sia qualche legame con i Trentasei Giusti della tradizione talmudica e cabalistica. È una domanda che, come tutte quelle fondamentali, resterà forse per sempre in attesa di risposta.