Ebrei clandestini e zingari odierni accostamenti impossibili

Ebrei,zingari,clandestini: accostamenti immondi, impossibili

Messaggioda Berto » ven giu 14, 2019 7:35 pm

3) clandestini e Gesù Cristo


Gesù Cristo era ebreo e Israele è la terra degli ebrei come Gerusalemme è la loro capitale
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 197&t=2814
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 8341291350

Gesù Cristo l'ebreo, in Israele non era uno straniero, non era un profugo, non era un migrante economico né un migrante parassita o criminale, non era un clandestino, non era un terrorista arabo-palestinese, non era un nazista maomettano, era semplicemente e integralmente un ebreo di Israele come lo erano i suoi genitori e Israele è la terra degli ebrei come Gerusalemme è la loro capitale.
I preti che la raccontano diversamente sono dei mentitori, dei bestemmiatori, degli eretici, dei figli del demonio.


Tutte le demenzialità e le incoerenze di un uomo che non merita il mio rispetto e che ci fa tanto del male
viewtopic.php?f=199&t=2933
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6636654604
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Ebrei,zingari,clandestini: accostamenti immondi, impossibili

Messaggioda Berto » ven giu 14, 2019 7:36 pm

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Ebrei,zingari,clandestini: accostamenti immondi, impossibili

Messaggioda Berto » sab giu 29, 2019 7:24 pm

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Ebrei,zingari,clandestini: accostamenti immondi, impossibili

Messaggioda Berto » lun lug 08, 2019 3:38 pm

4) ebrei e nazi maomettani e la demenziale calunnia di islamofobia equiparata all'antisemitismo


Aberrazioni sinistre, quella di paragonare l'antisemitismo e il razzismo all'avversione per il nazismo maomettano chiamato demenzialmente islamofobia come se questa giusta avversione verso una ideologia e una pratica politico religiosa estremamente razzista e criminale fosse un crimine, una forma di discriminazione razzista e disumana; nonché quella di considerare come giusta critica allo stato di Israele, e non invece un forma di antisemitismo, tutti quei pregiudizi verso la politica nazional sionista e di legittima difesa di Israele e dei suoi ebrei nei confronti delle aggressioni terroriste e omicide dei nazi maomettani impropriamente detti palestinesi che mirano a distruggere Israele e a cacciare o sterminare gli ebrei.



Nasce la definizione di sinistra di “antisemitismo”
Così si potrà tranquillante continuare a criticare lo Stato d’Israele e gli ebrei vivi, mentre si piangono quelli morti. Una manna dal cielo per il Tribunale internazionale dell’Aia, presentata da uno dei firmatari. (Kolòt)
Simon Levis Sullam
31 marzo 2021

https://www.kolot.it/2021/03/31/nasce-l ... semitismo/

Il 25 marzo 2021 è stata resa nota a livello internazionale la Jerusalem Declaration on Antisemitism (Jda), un documento sottoscritto da circa duecento studiosi e studiose in tutto il mondo che si occupano o si interessano di storia dell’antisemitismo, dell’Olocausto, degli ebrei e delle vicende mediorientali, soprattutto in rapporto a Israele e Palestina. Tra i firmatari compaiono alcuni dei più noti storici, scienziati sociali e intellettuali del nostro tempo, come Michael Walzer (Princeton), Aleida Assman (Costanza), Carlo Ginzburg (Ucla/Scuola Normale), Avishai Margalit (Gerusalemme), Ute Frevert (Zurigo), Sebastian Konrad (Berlino), Dirk Moses (Chapel Hill, Nc), Natalie Zemon Davis (Toronto), David Feldman (Londra) e A.B. Yehoshua (Gerusalemme).

La Jda è il frutto di un’approfondita riflessione e discussione culturale e scientifica, condotta da un gruppo di lavoro che ha preso avvio oltre un anno fa presso il Van Leer Institute di Gerusalemme (da qui il nome della dichiarazione) ed è gradualmente cresciuto, circa l’attuale diffusione dell’antisemitismo nel mondo, particolarmente in alcuni contesti – ad esempio dell’Est Europa, ma anche francesi o statunitensi – dove l’antisemitismo negli ultimi anni è risultato in crescita fino al livello della violenza fisica, anche mortale. Il gruppo di lavoro ha analizzato e discusso i rapporti storici e contemporanei tra antisemitismo e razzismo, le relazioni tra questi ultimi e altre forme di discriminazione e intolleranza etnica, religiosa, xenofobica, sessuale ecc. Inoltre, la riflessione, nata a Gerusalemme ed estesasi poi ad accademici e intellettuali – ebrei e non ebrei – negli Stati Uniti e in Europa si è incentrata sul problema dell’uso pubblico e politico dell’accusa di antisemitismo.

Questa riflessione ha portato all’elaborazione e alla finale stesura di un documento, la Jda appunto (leggibile a questo link, assieme all’elenco dei sottoscrittori), che propone una definizione dell’antisemitismo in rapporto con il razzismo e con altre forme di discriminazione, offrendo una serie di riflessioni e suggerimenti circa l’analisi storica e contemporanea di questi fenomeni; ma anche rispetto al – e alla necessaria distinzione dal – uso crescente dell’accusa di antisemitismo, spesso formulata per screditarli o tacitarli, nei confronti dei critici dell’odierna politica di Israele in particolare verso i palestinesi (politica israeliana su cui per altro gli stessi sottoscrittori della Jda hanno spesso opinioni diverse tra loro, più o meno critiche dei governi israeliani, come pure più in generale non sono necessariamente in accordo sul conflitto israelo-palestinese e sulle sue auspicabili soluzioni: due popoli due Stati, uno Stato binazionale ecc.).

I promotori e sottoscrittori della Jda sono giunti alla conclusione di trovarsi, rispetto al tema dell’antisemitismo e all’uso politico dell’accusa di antisemitismo, su posizioni piuttosto diverse e talora contrapposte a quelle espresse in un altro documento ufficiale, diffuso a livello internazionale negli ultimi anni, che ugualmente propone – ma, appunto, con differente prospettiva e approcci – una «definizione operativa» dell’antisemitismo. Si tratta dell’Ihra Definition of Antisemitism (per la versione italiana qui), formulata nel 2016 dall’International Holocaust Remembrance Alliance (Ihra): un network politico e diplomatico fondato nel 1998, che riunisce 34 Paesi tra cui Israele, Germania, Francia, Polonia e Italia, che si turnano alla presidenza del medesimo con propri rappresentanti diplomatici (nel 2018 l’Ihra è stata presieduta da un ambasciatore italiano).

Sebbene i lavori dell’Ihra abbiano avuto l’approvazione – e la partecipazione attiva – di ragguardevoli personalità accademiche e del mondo della cultura internazionali, come ad esempio, in un convegno internazionale a Stoccolma nel gennaio 2000, lo storico della Shoah Yehuda Bauer (già presidente di Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto di Gerusalemme), o il premio Nobel per la pace, lo scrittore sopravvissuto ad Auschwitz Elie Wiesel, l’Ihra Definition of Antisemitism presenta chiaramente, fin da una sua prima lettura, diversi aspetti problematici. Non tanto sul piano storico – a tutti sta infatti a cuore la memoria della Shoah, la lotta al negazionismo, oltre alla necessità di contrastare l’antisemitismo – ma rispetto agli esempi concreti che la dichiarazione reca dell’antisemitismo nelle sue forme contemporanee. La maggior parte dei casi di antisemitismo citati nel documento Ihra – sette su undici – non sono infatti esempi di offese antiebraiche né l’evidente espressione storica e attuale di pregiudizi religiosi o etnici nei confronti degli ebrei; ma sono in sostanza delle critiche alla politica dello Stato di Israele: critiche a Israele che di fatto – attraverso l’Ihra Definition of Antisemitism e gli esempi a essa collegati – sono indicate come posizioni o idee da condannare e contrastare in quanto «antisemite» in ambito sia politico sia legislativo e talora, conseguentemente, giudiziario.

Questa definizione Ihra dell’antisemitismo – contrastata dagli studiosi riunitisi inizialmente a Gerusalemme ed espressisi ora nella Jda – non è quindi un mero documento o definizione di lavoro, un’analisi accademica o l’ennesimo memorandum diplomatico, ma è di fatto divenuta uno strumento politico utilizzato dalla diplomazia israeliana, da determinati gruppi di pressione ebraici particolarmente conservatori, e dalla destra filosionista (e antiaraba o anti-islamica) in difesa dello Stato ebraico. Essa ha inoltre ottenuto il consenso – anche grazie a pressioni, forme di moral suasion, o effettive convergenze politiche, culturali e ideologiche – di notevoli segmenti della diplomazia internazionale, di governi e Parlamenti. Fino a che l’Ihra Definition of Antisemitism è stata indicata da una risoluzione del Parlamento europeo del 2017 (che si può leggere qui) come da adottare ufficialmente da parte di tutti gli Stati membri: proponendo così, se non imponendo a tutti di riconoscere – e possibilmente stabilire per legge – un’equiparazione o addirittura un’equivalenza tra antisemitismo e critiche politiche allo Stato di Israele.

Come hanno scritto alcuni degli autorevoli promotori della Jerusalem Declaration on Antisemitism – Aleida Assman, studiosa internazionalmente riconosciuta di problemi della memoria all’Università di Costanza; Alon Confino, noto storico dell’Olocausto, della storia tedesca e di questioni di metodo storico all’University of Massachuetts, Amherst; e David Feldman anch’egli storico e direttore dell’Institute for the Study of Antisemitism all’Università di Londra – l’Ihra Definition of Antisemitism è stata ed è «fonte di confusione» culturale e politica per i suoi usi e i suoi effetti distorcenti, che hanno «conseguenze paralizzanti sulla libertà di parola e di ricerca» e per di più «distraggono l’attenzione dai gravi pericoli dell’antisemitismo di destra».

Altri colleghi coinvolti nella elaborazione e stesura della Jda – come Elissa Bemporad, studiosa di storia dell’antisemitismo russo e sovietico al Queens College e al Cuny Graduate Center di New York; lo storico di Harvard Derek Penslar, autorità mondiale sulla storia degli ebrei moderni e del sionismo; e lo stesso Alon Confino – in un articolo apparso online nella rivista «Forward» in coincidenza con la pubblicazione della Jda il 25 marzo 2021, hanno sottolineato inoltre che «sebbene non possa essere sottovalutato il pericolo dell’antisemitismo di sinistra, è chiaro che il maggior pericolo per gli ebrei proviene oggi dai gruppi della destra estrema e populisti».

Questi stessi studiosi e studiose – assieme agli oltre duecento sottoscrittori della Jda – ritengono, soprattutto, che «la lotta contro l’antisemitismo è inseparabile da un contrasto complessivo di tutte le forme di discriminazione razziale, etnica, culturale, religiosa e di genere». E hanno ricondotto e fondato pertanto la Jda, fin dal preambolo della stessa, alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, alla Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale del 1969, alla Dichiarazione del forum internazionale di Stoccolma sull’Olocausto del 2000, e alla Risoluzione delle Nazioni unite sulla memoria dell’Olocausto del 2005.

La Jda – in contrasto con l’uso politico e diplomatico attualmente prevalente dell’Ihra Definition of Antisemitism – scrivono ancora Bemporad, Confino e Penslar, intende quindi «distinguere dibattito politico» (che ritiene legittimo e comunque inevitabilmente «duro e controverso», come quello sulle vicende mediorientali) «dal discorso e dall’azione antisemiti». Discorso e azione che ovviamente devono essere contrastati e denunciati in modo inequivocabile, purché essi tuttavia appartengano effettivamente alla tradizione ideologica e retorica antiebraica o dimostrino concretamente l’intenzione di ricollegarsi ad essa riproponendola.

A differenza dell’Ihra Definition, la Jda non intende rappresentare un documento codificato, con valore legale o possibili utilizzi giudiziali o semi-giudiziali. Ma vuole essere uno strumento che contribuisca al «pensiero critico» e alla «discussione approfondita»: certo non quel «testo sacro» – dice ancora l’articolo apparso in «Forward» – che per alcuni anche in ambito governativo e diplomatico è divenuta l’Ihra Definition, mentre quest’ultima (ormai adottata da alcuni governi e Parlamenti), potrebbe – e anzi dovrebbe – essere più utilmente considerata un «documento vivente che necessita di evoluzione e miglioramenti».

Gli stessi autori concludono infine – rappresentando le intenzioni dei sottoscrittori della Jda a nome dei quali scrivono – che tutti, ebrei e non ebrei, al di là delle diverse opinioni politiche, dovrebbero urgentemente unirsi attorno a valori e obiettivi comuni e condivisi come: «la lotta all’antisemitismo, il contrasto di ogni forma di odio, la difesa della libertà di parola, la protezione dei diritti umani di tutti senza eccezioni, la creazione di spazi inclusivi e sicuri di discussione e anche dissenso su Palestina e Israele». Secondo i suoi autori e sottoscrittori, la Jerusalem Declaration on Antisemitism intende rispondere a queste urgenti necessità etiche e politiche ed è pertanto un documento necessario per i nostri tempi, in cui la lotta all’antisemitismo dev’essere unita a quella al razzismo, all’islamofobia, e a ogni altra forma di discriminazione e intolleranza.


La Dichiarazione di Gerusalemme: Documento ideologico
Niram Ferretti
1 Aprile 2021

http://www.linformale.eu/la-dichiarazio ... deologico/

In risposta alla dichiarazione IHRA, recentemente è stato pubblicato un documento, la Jerusalem Declaration on Antisemitism, sottoscritto da duecento studiosi internazionali che si occupano di antisemitismo, della Shoah e delle vicende mediorientali. Perché la necessità di questo documento? Viene spiegato nello stesso preambolo.

“La definizione IHRA include 11 “esempi” di antisemitismo, 7 dei quali incentrati sullo Stato di Israele. Anche se questo pone un’enfasi indebita su un campo, c’è un bisogno ampiamente sentito di chiarezza sui limiti del discorso e dell’azione politica legittima riguardante il sionismo, Israele e la Palestina. Il nostro obiettivo è duplice: (1) rafforzare la lotta contro l’antisemitismo chiarendo cos’è e come si manifesta, (2) proteggere uno spazio per un dibattito aperto sull’annosa questione del futuro di Israele / Palestina. Non condividiamo tutti le stesse opinioni politiche e non stiamo cercando di promuovere un’agenda politica di parte. Determinare che una visione o un’azione controversa non sia antisemita non implica né che la sosteniamo né che non lo facciamo”

Dunque il problema è Israele. La JDA recepisce quelli che l’IHRA considera forme di antisemitismo mascherate da critiche rivolte a Israele. Ovvero:

Applicare i simboli, le immagini e gli stereotipi negativi dell’antisemitismo classico (vedi linee guida 2 e 3) allo Stato di Israele.

Ritenere gli ebrei collettivamente responsabili della condotta di Israele o trattare gli ebrei, semplicemente perché sono ebrei, come agenti di Israele.

Richiedere alle persone, in quanto ebree, di condannare pubblicamente Israele o il sionismo (ad esempio, in una riunione politica).

Supporre che gli ebrei non israeliani, semplicemente perché sono ebrei, siano necessariamente più fedeli a Israele che ai loro paesi.

Negare il diritto degli ebrei nello Stato di Israele di esistere e prosperare, collettivamente e individualmente, come ebrei, in conformità con il principio di uguaglianza.

Fin qui non ci sarebbero problemi. I problemi sorgono successivamente, quando i redattori del documento offrono le proprie glosse come esempi legittimi di critica a Israele. Vediamoli singolarmente.

Sostenere la richiesta palestinese di giustizia e la piena concessione dei loro diritti politici, nazionali, civili e umani, come incapsulato nel diritto internazionale.

La frase è generica e fumosa. Cosa significa “sostenere la richiesta palestinese di giustizia”?

Secondo l’OLP la giustizia per i palestinesi è rappresentata dalla scomparsa di Israele come Stato ebraico, idea condivisa da Hamas. Secondo l’Autorità Palestinese, la giustizia per i palestinesi consisterebbe in uno Stato palestinese che comprendesse l’intera Cisgiordania e il ritorno in Israele di circa sei milioni di cosiddetti profughi, moltiplicatesi per discendenza nei decenni, sotto l’egida dell’UNRWA. Va sottolineato che le mappe della Palestina pubblicate nei libri di testo studiati nelle scuole che dipendono dall’Autorità Palestinese, mostrano una regione in cui Israele è assente.

Cosa significa, altresì “piena concessione dei loro diritti, politici, nazionali, civili e umani”? Se ci si riferisce ai cittadini arabi che vivono in Israele, questa serie di diritti e loro già concessa. L’unica discriminate è che agli arabi-israeliani non è richiesto di servire nell’esercito, con l’eccezione dei Drusi. Se ci si riferisce agli arabi dimoranti in Cisgiordania, il loro statuto, per quanto riguarda l’Area A, B, e C, è regolato dagli Accordi di Oslo del 1993-1995, i quali prevedono tutele separate. La maggioranza dei cittadini arabi dimoranti in Cisgiordania sono sotto il controllo diretto dell’Autorità Palestinese. Il diritto internazionale non ha nulla da specificare in merito.

Criticare o opporsi al sionismo come forma di nazionalismo, o sostenere una varietà di accordi costituzionali per ebrei e palestinesi nell’area tra il fiume Giordano e il Mediterraneo. Non è antisemita sostenere accordi che garantiscano la piena uguaglianza a tutti gli abitanti “tra il fiume e il mare”, sia in due stati, uno stato binazionale, uno stato democratico unitario, uno stato federale, o in qualsiasi forma.

Il sionismo nasce nell’alveo dei movimenti di emancipazione della fine dell’Ottocento, allo scopo di offrire a un popolo una terra dove dimorare. Perchè il sionismo dovrebbe essere più criticabile di qualsiasi forma di identità geografica di un popolo? E’ evidente che qui non si vuole colpire il sionismo in quanto tale, ma la stessa idea di Stato nazione, e di identità nazionale, vista, nell’ottica dell’universalismo progressista, come una realtà superata dalla storia. Si tratta di una posizione prettamente ideologica e politica.

Dello stesso conio astratto e magniloquente sono formule come “piena eguaglianza”, “stato democratico unitario”, “stato federale”. Come concliare queste forme vuote con le istanze suprematiste islamiche contenute nello Statuto di Hamas, o con la costante indisponibilità dell’Autorità Palestinese, e prima di essa dell’OLP a qualsiasi forma di compromesso con Israele?

Ma è altrove che casca l’asino sulla natura eminentemente ideologica di questo documento, che tenta goffamente di mascherare la sua equidistanza. Vediamo dove. Non sarebbe antisemita, La critica basata sui fatti nei confronti di Israele come Stato. Ciò include le sue istituzioni e i suoi principi fondanti. Include anche le sue politiche e pratiche, nazionali e internazionali, come la condotta di Israele in Cisgiordania e Gaza, il ruolo che Israele gioca nella regione o qualsiasi altro modo in cui, come Stato, influenza gli eventi nel mondo. Non è antisemita sottolineare la discriminazione razziale sistematica. In generale, le stesse norme di dibattito che si applicano ad altri stati e ad altri conflitti sull’autodeterminazione nazionale si applicano nel caso di Israele e Palestina. Quindi, anche se controverso, non è antisemita, di per sé, confrontare Israele con altri casi storici, incluso il colonialismo dei coloni o l’apartheid.

No non è antisemita criticare uno Stato per la “discriminazione razziale sistematica”, e non lo è nemmeno paragonarlo al colonialismo e a Stati dove si è praticato l’apartheid. Significa semplicemente sposare una ben precisa linea pregiudizialmente avversa, basata sulla propaganda e sulla menzogna, in base a cui Israele sarebbe accostabile al Sud Africa di de Klerk, o sarebbe l’ultimo avamposto del colonialismo europeo. E’ la ben nota linea filo-araba della sinistra nella sua declinazione massimalista.

Ma la vera gemma di questo documento che si propone come integrativo A quello dell’IHRA ritenuto troppo filo-israeliano, è la seguente:

Il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni sono forme comuni e non violente di protesta politica contro gli Stati. Nel caso israeliano non sono, di per sé, antisemiti.

Il BDS ha la sua matrice nella Risoluzione 3379 del 1975 che equiparava il sionismo al razzismo e che si propaga poi negli anni Ottanta e Novanta nella guerra diplomatica contro Israele allo scopo di criminalizzarlo e di isolarlo. Le istanze esplicite del BDS sono, porre termine alla colonizzazione di tutte le terre arabe, smantellare il cosiddetto “muro”, ovvero la barriera di protezione fatta costruire da Israele a salvaguardia della propria sicurezza durante la Seconda Intifada, e permettere il ritorno dei cossidetti profughi, ovvero i circa sei milioni di profughi artfatti creati dall’UNRWA, che, se effettivamente affluissero in Israele, metterebbero fine, demograficamente, alla sua identità di Stato ebraico.

Appare quindi del tutto falso e risibile quanto scritto nel preambolo della JDA,“Non condividiamo tutti le stesse opinioni politiche e non stiamo cercando di promuovere un’agenda politica di parte”. E’ vero esattamente il contrario. Si tratta chiaramente di un documento con un netto orientamento ideologico e una ben precisa agenda politica, il quale recepisce in toto la narrativa mainstream avversa a Israele, ravvisando in esso uno Stato nel quale si praticherebbe la discriminazione razziale e si violerebbero i diritti fondamentali dei cittadini arabi, e che, in quanto tale rende legittime le azioni di boicottaggio come quella intrapresa dal BDS.


Ricordare o negare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi uccidendoli di nuovo, no grazie!
Io preferisco amare e stare con gli ebrei vivi e la loro terra di Sion Israele
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https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674

La Corte Penale Internazionale contro Israele, Corte antisemita internazi comunista e filo nazi maomettana.
viewtopic.php?f=197&t=2946

L'ONU internazi comunista e nazi maomettano antisemita e antisionista
viewtopic.php?f=197&t=2950
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Messaggioda Berto » mar ott 08, 2019 7:11 am

Orrore, terrore, avversione e odio per il nazismo maomettano o sana e naturale islamofobia
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2523


https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1751910232


La paura e l'orrore nei confronti dell'Islam o nazismo maomettano non è motivata da paure irrazionali per fatti supposti ma inesistenti e da pregiudizi malevoli e falsi come nel caso della giudeofobia,
ma è motivata esclusivamente dai dati di fatto:
-dalla vita di Maometto, dal suo cattivo esempio, dai suoi crimini, dalle sue parole;
-da quanto prescritto di malvagio e violento nel Corano e in altri testi islamici;
-da quanto hanno fatto di male i suoi seguaci nel corso della storia, lungo i 1400 anni di esistenza del nazismo maomettano;
-da quanto a tutt'oggi fanno di male i nazi maomettani nei loro paesi teocratici;
-da quanto i mussulmani fanno di male in giro per il mondo e da tutti i problemi e i conflitti che provocano.


Il demenziale dittatore turco nazi maomettamo

Erdogan. L'Europa è una prigione a cielo aperto per 35 mln di musulmani (6 mln sono turchi)
13 Maggio 2021

https://www.agenpress.it/erdogan-leurop ... no-turchi/

“L’Europa, dove vivono 35 milioni di musulmani, tra cui 6 milioni di turchi, si sta trasformando sempre di più in una prigione a cielo aperto per i nostri fratelli e sorelle”.
Così il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, in un discorso trasmesso dalla tv di stato Trt per la fine del mese sacro islamico di Ramadan.
“L’islamofobia è pericolosa quanto il coronavirus, ed è un virus che si sta diffondendo rapidamente, in particolare nei Paesi europei. Dico apertamente che non c’è differenza tra il clima d’odio creato contro gli ebrei prima della Seconda Guerra Mondiale e l’atmosfera creata oggi contro i musulmani”, ha aggiunto Erdogan, sostenendo che “le prime vittime questa ondata di odio crescente in Europa sono le donne che portano il velo” e puntando il dito contro il trattamento dei musulmani “specialmente in Francia”.
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Messaggioda Berto » dom ott 20, 2019 2:43 pm

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Messaggioda Berto » sab ott 26, 2019 7:56 am

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Messaggioda Berto » lun nov 25, 2019 9:03 pm

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Messaggioda Berto » lun nov 25, 2019 9:08 pm

5) clandestini e migrazione italiana otto-novecentesca



Ecco quando le migrazioni sono e non sono invasioni e portano il bene e non il male
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2603
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 1496793523

La schiavitù è un crimine contro l'umanità, sempre.
La solidarietà e l'accoglienza imposta e obbligatoria è una delle peggiori e più odiose forme di schiavitù e di oppressione che esistano sulla faccia della terra.
http://www.filarveneto.eu/forum/posting ... post&f=149

Le bugie dei radicali, del Papa e di altri sui migranti regolari, sugli immigrati clandestini e sui rifugianti
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2460

L'invasione clandestina è un crimine contro l'umanità, la nostra umanità!
Migrare e invadere la casa e il paese altrui non è un diritto ma un crimine, ed è un dovere impedirlo
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2813
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674
La clandestinità o emigrazione/immigrazione clandestina, con l'inganno, la frode (anche abusando delle norme sul soccorso in mare), con la violenza, senza autorizzazione, violando le leggi a tutela dei territori, dei paesi degli stati, il promuoverla, il favorirla e il giustificarla è un grave delitto contro la convivenza civile tra stati, popoli e persone e un crimine contro l'umanità, che viola i diritti umani e civili degli abitanti e dei cittadini di un paese o di uno stato.

Favorire l'immigrazione e l'emigrazione clandestina è un crimine universale
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2754
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674
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Messaggioda Berto » gio gen 30, 2020 10:14 pm

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