La storia raccontata da Vittorio Selmo di Verona

Re: La storia raccontata da Vittorio Selmo di Verona

Messaggioda Berto » ven mar 27, 2020 9:35 am

Oggi ricorre il 159*anniversario (17.3.1861) della cosidetta “unità d’Italia”, celebrata dall’improvvisazione, deficienza ed incapacità di gestione di un’epidemia che ha messo in luce la devastazione, da parte del sistema dei partiti italiani, di tutta un’organizzazione sanitaria, che regge solamente nei suoi operatori sanitari, per le loro iniziative individuali.
Vittorio Selmo
17 marzo 2020

https://www.facebook.com/VittorioSelmo1 ... 2619673527

Per noi Veneti un anniversario di autentico e pesante lutto, dolore e disgrazia per l’artificiale e forzata unità, non unione, allo Stato italiano (poi consumata il 16.10.1866) con il quale non avevamo e non abbiamo nulla da spartire, avvenuta allora per interessi stranieri e di avventurieri e massoni; e purtroppo per quanto è proseguito anche successivamente a danno dei Veneti, con emigrazione di oltre cinque milioni di veneti per le tasse e la fame alla quale erano stati ridotti dagli italiani dell’unità; per tutte le nefandezze, spogliazioni e criminalità perpetrate dallo Stato italiano contro le popolazioni venete ed i loro Territori, prevalentemente sul quale sono state combattute, da parte dell’Italia, due guerre mondiali, con sacrifici inimmaginabili delle loro popolazioni, per gli egoismi dinastici di casa Savoia, regnanti da operetta.

I Veneti guardano con trepidazione ed ansia al momento della loro liberazione dall’Italia e della sua politica di insulto; della violazione delle nostre memorie storiche; della fama usurpata dei nostri scienziati, artisti; santi, pensatori; scopritori; navigatori; inventori; letterati, navigatori, architetti, statisti, legislatori; dell’occupazione fisica ed innaturale con devastazione ecologica dei nostri Territori; dello sfruttamento delle economie e fatiche dei loro abitanti, consegnati alle predazioni delle multinazionali, terra di conquista senza difesa dalla globalizzazione; delle vessazioni della criminalità organizzata; della diffusione di droga con distruzione delle famiglie; della immissione a confino nei nostri Territori di malavitosi di altre latitudini, che hanno introdotto da noi scardinamenti della nostra compagine sociale prima integra; della incessante rapina fiscale ed economica, che porta gli imprenditori ad incessanti suicidi; della presenza sul suolo veneto della mentalità italiana da noi distante, ostile, predatoria e perfino deridente; dell’oligarchia dei partiti e dei suoi interessi, che adotta in modo apparente gli argomenti dell’indipendenza veneta, mentre in realtà la mistifica nell’obbiettivo della miseria concettuale, umana e morale di un’autonomia amministrativa, serva del centralismo e funzionale alla spartizione dello Stato tra le segreterie dei partiti, pur di rimanere comunque al potere.
Devono venire superati gli schemi, per noi veneti innaturali, del centralismo e del partitismo, astrazioni di ideologie da tempo fuori della Storia, per instaurare il Sistema delle Comunità degli Stati-Territori Veneti e dell’integralità dei loro valori del concreto umano vivente ed attuale.


Alla ricerca della perduta legittimazione della centralizzazione del potere dello Stato.
Vittorio Selmo‎
19 marzo 2020

https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 784127629/

La centralizzazione del potere politico, quale principio di Stato e di governo, è da tempo fuori della Storia, perchè appartiene a concezioni dello Stato del passato, sostanzialmente antidemocratiche.

La centralizzazione del potere politico dello Stato s’identificava nell’assolutismo della monarchia.
Oggi il potere dello Stato risulta frazionato nelle segreterie dei partiti politici, ma non ha perduto la sua anima assolutista, propria del regime monarchico.

Ogni partito politico è totalitario.
E laddove il partito è riuscito ad imporsi, ha portato alle estreme conseguenze la sua intrinseca e finale natura dittatoriale (comunismo, fascismo, nazionalsocialismo, ecc), ogni volta facendo milioni di morti.

Il Sistema dei Partiti (centralizzazione del potere e assolutismo) va definitivamente abbattuto e cancellato, per lasciare posto al Sistema delle Comunità e della democrazia quanto più possibile diretta.

Oggi la centralizzazione del potere politico continua ad appartenere ai regimi rimasti imperialisti nella sostanza, che tuttora gestiscono la nostra vita.
Questi regimi in concreto persèverano a negare ed a spegnere le identità, le libertà e le personalità dei Popoli e dei loro Territori ed il loro diritto naturale di governarsi da sè.

La centralizzazione del potere politico non è stata dissolta dall’avvento della struttura parlamentare con il Sistema dei Partiti e dalla pretesa loro democrazia.

Al contrario.

Il Sistema dei Partiti coesiste ed anzi è funzionale alla centralizzazione del potere, nella quale si riflette pienamente, tanto nelle residue monarchie (Spagna, Re Felipe “appello all’unità”, contro l’autodeterminazione catalana; ecc), quanto nelle dittature (Cina, ecc), quanto ancóra nelle repubbliche (Italia, ecc)

Il centralismo del potere partitico assorbe tutta la capacità di generare e di disporre della ricchezza.
L’insieme di tutti gli “azionisti” del Sistema dei Partiti si perde nella vastità dei problemi che dovrebbe risolvere con la ricchezza messa a disposizione.

E non fa alcuna differenza la concessione di un’autonomia amministrativa, strumento ancòra più sofisticato di capillare oligarchia partitica in sede locale, di sfruttamento mirato delle economie e delle fatiche della popolazione e di perpetuazione in sede locale della stagnazione senza ricambio dell’oligarchia partitica al comando.

Gli unici a trarne beneficio sono gli esponenti della classe dominante, costituita dall’oligarchia dello stesso Sistema dei Partiti.
I loro componenti sono in condizione e in grado di utilizzarne una consistente e decisiva quota per lo sviluppo, per il proprio tornaconto personale e di appropriarsene.

Un tanto resta dimostrato da una smisurata quantità di episodi di sperpero e di corruzione illimitata dei partiti e dei loro componenti, a tutti i livelli.

L’incapacità, l’incompetenza e la mancata coordinazione del centralista Sistema dei Partiti, preoccupato solo dei propri interessi e privilegi, ha evidenziato la sua inettitudine strutturale e la sua impotenza a fronteggiare anche la tragedia dell’epidemia in atto.

Per coprire l’inefficienza del potere centralista ad organizzarsi per debellare l’epidemia, in modo paradossale e deridente esso conclama una demagogica “unità nazionale”, che non esiste ( 18.3.2020 Tgcom24 all’osp. Cardarelli Napoli 249 medici si danno malati; ed altri esempi sparsi ovunque).
Ma sopratutto non ha niente a che vedere contro il virus, che è apolide e del tutto indifferente all’esposizione di bandiere e di inni garibaldini cantati alle finestre.

Il potere politico è alla disperata ricerca di una legittimità per rimanere centralizzato, ma che da tempo ha invece perduto.
Il potere politico si legittima solo se viene restituito a ciascuno dei Territori ai quali è stato maltolto ed alle loro popolazioni, di cui costituisce il patrimonio storico ed il concreto umano sociale.

E lo si vede anche in questi giorni che la centralizzazione del potere non funziona. Ed anzi è perfino di ostacolo nella lotta contro l’epidemia.
In effetti sono le organizzazioni interne; le singole private iniziative di gruppi; il volontariato e l’abnegazione dei singoli medici e infermieri dei singoli Territori, coloro che in concreto realizzano l’effettualità dei veri risultati.



https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 953438612/


Vittorio Selmo
5 maggio 2018

Tra le altre nefandezze che siamo costretti ogni giorno a subìre, il dispregio, dapprima, dell’insediamento da parte dello Stato Italiano nei Territori Veneti, trattati quale colonia penale/confino, dei soggiornanti obbligati della mafia, camorra e ‘ndrangheta, diffusori di droga e criminalità, imponendo di fatto ai Veneti l’esercizio di un loro “controllo sociale”al posto dello Stato Italiano, con devastanti effetti e costi sociali altissimi della nostra popolazione veneta per irreparabili rovine familiari, dove prima mai circolava droga.
Poi l’immissione forzata e contro la volontà delle popolazioni venete di massicce, destabilizzanti ed incontrollabili quantità di extracomunitari, finalizzata allo scopo fin troppo evidente di alterare e stemperare in modo criminale la nostra uniformità e coesione storica e culturale.
Adesso anche quest’ultimo insulto alla nostra identità e diversità etnica e mentale, con intollerabile provocazione alla nostra sensibilità umana di Popolo Veneto, dell’esposizione gigantesca, teatrale , ostentata e forzata della bandiera tricolore dello Stato Italiano, a rivendicare la sua prevaricazione e occupazione violenta e truffaldina dei Territori Veneti. Occupazione dei Territori Veneti, che resta illegittima sopratutto dopo il decr. leg.vo 212/2010 che ha abrogato le leggi di annessione dei Territori Veneti allo Stato Italiano.
Il Movimento politico Stato Veneto invita i veneti ad astenersi dal partecipare a qualsiasi manifestazione/ celebrazione della Repubblica Italiana e dei suoi simboli.




Alberto Pento
Non vi è stata alcuna occupazione italiana, perché i veneti fin dal 1848 hanno voluto far parte dello Stato italiano e non hanno certo voluto il ritorno della Serenissima aristocratica e antidemocratica che non aveva mai promosso uno stato nazionale veneto a sovranità di tutti i veneti. Queste sono solo menzogne di certo demenziale venetismo che falsifica, manipola e si reinventa la storia.

Gli unici territori veneti sono costituiti dal Veneto, non ne esistono altri; i domini della Serenissima abitati da gente non veneta non erano territori veneti, ma territori non veneti a dominio veneziano, né più né meno di come l'India che era dominio britannico ma non certo territorio inglese abitato da gente inglese.

Poi non vi è stata alcuna abrogazione dell'annessione del Veneto allo Stato italiano ma solo una svista formale da parte dell'ex ministro Calderoli per la semplificazione legislativa che non alcuna rilevanza giuridico politica checché ne dica certo demenziale indipendentismo veneto.

Le uniche cose giuste e condivisibili che dice Selmo relative a fenomeni che potrebbero cofigurarsi come "occupazione" di stranieri sono quelle relative al soggiorno obbligato dei criminali meridionali trasferiti in Veneto che sono stranieri in senso etnico culturale (e non in senso di cittadinanza politica) e quella dell'invasione scriteriata di clandestini dall'Asia e dall'Africa, tra cui molti nazi maomettani che sono il più grande tra i pericoli.
Poi vi è stata un'occupazione che Selmo non ha menzionato in questo suo scritti ed è quella costituita dal trasferimento di molti cittadini italiani delle etnie meridionali, in terra veneta, attraverso i posti/le assunzioni (anche truccate, fraudolente, privilegiate da leggi dello stato a danno dell'occupazione dei veneti) negli apparati statali italiani: scuola, esercito, polizia e forze dell'ordine, amministrazione periferica dello stato come le prefetture ed altri uffici molti dei quali sono portatori di inciviltà, di corruzione, di irresponsabilità, di mafiosità, di incultura tribale, di irrispettosità verso i veneti e le diversità culturali della penisola italica e presenti nel territorio stato italiano.

Se i veneti sono oggi di cittadinanza italiana è solo perché quando esisteva la Serenissima questa non ha mai promosso la realizzazione di uno Stato veneto a sovranità di tutti i veneti delle terre storicamente e preistoricamente venete che la storia ha trasmesso/portato al presente e che sono solo quelle costituite dal Veneto e non certo quelle del Friuli, della Lombardia e dell'Istria che non sono mai state propriamente venete ossia abitate da genti definibili come etnicamente veneti e assimilati (infatti basterebbe chiedere alle genti che abitano questi territori se si sentono veneti e se vorrebbero far parte del Veneto, io credo che la stragrande maggioranza di loro direbbe di no).

Vittorio Selmo è uno dei vari personaggi del venetismo indipendentista che ingannano i veneti e che li inducono in errore con la loro narrazione distorta e manipolata della storia.




Stato Veneto
È escluso che i veneti abbiano mai inteso fare parte dello stato italiano perchè nel 1848 lo stato italiano neppure esisteva, mentre all’epoca esisteva il regno di sardegna solo piemontese.
Le alleanze di questo con la Francia portarono, poi, all’occupazione dei Territori Veneti da parte dei Piemontesi col meccanismo truffa del plebiscito.

Nel 1848 Venezia si sollevava contro gli Austriaci e insediava quale Doge L. Manin : un fatto storico che, tra altri, attesta la volontà di restituzione della Sereníssima a governo aristocratico.

I fatti storici vanno sempre contestualizzati : il termine “democrazia” all’epoca non esprimeva affatto il significato e la portata politica che solo molto tempo dopo gli sono stati attribuiti.
E pertanto non lo si puó adoperare in antitesi al termine “aristocrazia” per com’era inteso all’epoca : ció realizza uno sfalsamento concettuale nell’analisi del significato degli eventi.

Neppure nell’auge delle dazioni dei singoli Territori-città a Venezia, il loro insieme venne mai inteso da Venezia, nè dagli stessi Territori, quale “stato nazionale veneto a sovranità di tutti i veneti”: questa terminologia è inapplicabile alla situazione di allora, perchè è assai recente e di molto successiva all’epoca delle dazioni dei vari Territori a Venezia e che all’epoca sarebbe stata senz’altro incomprensibile.

Era ben altro il tipo di unione indissolubile, da parte dei Territori costituenti la comunione veneta alla Dominante, cosi com’è dimostrato fin dal 1508 quando, a seguito della Lega di Cambrai contro la nostra Repubblica, Venezia sciolse dal giuramento di dedizione e di fedeltà tutti i Territori-città che le si erano date, nel timore che venissero distrutte dagli Stati europei alleati contro Venezia. Ma nessun Territorio-città si staccò dalla Repubblica Veneta confermando il loro attaccamento e tutte si lasciarono subire l’aggressione da parte degli Stati d’Europa coalizzati che, contrariamente a quanto affermato da qualche disinvolto odierno e disinformato detrattore, avevano inteso che era invece perfetta l’unione dei Territori-città datesi a Venezia con il proprio giuramento.

Che poi questa unione fosse anche intimamente spirituale, lo riporta il Machiavelli, (nel momento della calata dell’Imperatore di Germania nel Territorio di Verona), nella sua legazione ai decemviri fiorentini,(che finanziavano i Tedeschi per la guerra contro Venezia)(29.11.1509): “E tuttodi occorre che uno di loro (un veronese) si lascia ammazzare per non negare el nome viniziano; e pure ieri sera ne fu uno ...che disse che era marchesco e marchesco voleva morire e non voleva vivere altrimenti; in modo che il Vescovo (di Trento vassallo dell’Imperatore) lo fece appiccare; nè promessa di camparlo nè d’altro bene lo possè trarre di questa opinione;...”

Quindi bisogna parlare sempre di cose che si conoscono, altrimenti si rischia di dire solo sciocchezze.
E prima di pronunciarsi sulla portata e significato dei fatti storici, questi vanno sempre contestualizzati con l’epoca del loro accadimento, ivi incluso riportare e tradurre nella comprensibilità moderna il significato delle parole adoperate al momento di quei fatti.

Nell’ordinamento giuridico italiano non esiste la previsione per cui una abrogazione di legge possa venire interpretata semplicemente quale : “solo una svista formale”, allo scopo di invalidarne a posteriori l’effetto legale.
Ai fini della portata giuridica, resta perfettamente indifferente qualsiasi opinione postuma sulle motivazioni di qualsiasi natura, che avevano portato all’emanazione della legge di abrogazione. Ciò è tanto vero che nessuno, per lo stesso extravagante motivo, ha mai messo in dubbio tale legge con riferimento all’abrogazione ex decr. leg.vo 212/2010 anche di tutte le altre leggi abrogate insieme a quella dell’annessione dei Territori Veneti allo Stato italiano.
Dunque questa abrogazione, piaccia o non piaccia, spiega tutto il suo effetto restitutorio dei Territori Veneti alla loro indipendenza, in quanto non più esistente (anzi, piú precisamente come non fosse mai avvenuta l’annessione.



Alberto Pento
Infatti il Regno di Sardegna fu il primo nucleo di ciò che poi divenne lo Stato italiano e fu lo stato della penisola italica che promosse l'unità statuale di tutte le sue realtà statuali preunitarie, quindi non si può escludere alcunché.
Poi nel 1866 non vi fu alcun meccanismo truffa (che è una falsificazione di certo demenziale venetismo), ma prima di allora i veneti già nel 1848 avevano manifestato la volontà di far parte dello Stato di Sardegna che poi divenne lo Stato italiano, volontà che si manifestò anche con votazioni a favore dell'annessione al Regno dei Savoia.
Nessuno in quegli anni voleva la restaurazione della Serenissima, specialmente i veneti non veneziani.

1848, 1866, 2017
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 181&t=2684
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: La storia raccontata da Vittorio Selmo di Verona

Messaggioda Berto » lun mar 30, 2020 2:50 pm

Nessuno in quegli anni voleva la restaurazione della Serenissima, specialmente i veneti non veneziani.



1848, 1866, 2017
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 181&t=2684

1848 en Ouropa, ara tałega, ara veneta
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 148&t=2344


Alberto Pento
Nessuno in quegli anni voleva la restaurazione della Serenissima, specialmente i veneti non veneziani.
Ad esempio il patriota veneto vicentino Arnaldo Fusinato che partecipò alla rivolta di Vicenza contro l'Austria, rivolta che fu repressa dall'Austria e che lo costrinse all'esilio, dal quale poi passò a dare una mano ai veneziani che ancora stavano combattendo la loro propria rivolta contro gli austriaci, scrisse questa poesia dove si auspica l'Italia e non la restaurazione della Serenissima
:

Arnaldo Fusinato
https://it.wikipedia.org/wiki/Arnaldo_Fusinato

L'allora trentenne Fusinato costituì a Schio un "Corpo franco di Crociati", al comando di circa duecento volontari, compiendo alcune azioni in Vallarsa. Il 17 e 18 marzo insorse anche la città di Vicenza; Arnaldo Fusinato, dopo aver combattuto nella battaglia di Sorio, fu in prima fila a combattere per la difesa della città assediata, presidiando con la sua compagnia nella giornata del 24 maggio il colle dei Setteventi[2]. Tutto fu vano e Vicenza dovette arrendersi il 10 giugno, momento in cui egli era impegnato a Monte Berico, insieme con il fratello, alla testa di cinquanta volontari, i bersaglieri di Schio. Fu in questi giorni che Fusinato compose la canzone il Canto degli insorti.

Perduta Vicenza, il Fusinato andò in esilio dapprima a Ferrara, poi a Genova e a Firenze. Nel 1849, accorso a Venezia, dove era stata proclamata la Repubblica di San Marco, prestò servizio come tenente nei "Cacciatori delle Alpi" di guardia all'Isola del Lazzaretto vecchio e nella difesa di Marghera. Anche qui, nonostante l'epica difesa guidata da Daniele Manin, dopo quasi un anno la città si dovette arrendere alle forze austriache. Nella poesia L'ultima ora di Venezia si può leggere tutto lo sconforto provato da Fusinato in quei momenti (celebre il passaggio: "Il morbo infuria / il pan ci manca / sul ponte sventola / bandiera bianca"). Questo è forse uno dei suoi canti più validi per sincera immediatezza ed emozione. Gli ultimi due versi sono stati resi celebri in tempi recenti dalla famosa canzone di Franco Battiato "Bandiera bianca".

CANTO DEGLI INSORTI
Anno: 1848

http://www.aclorien.it/archivioalternat ... hp?id=5747

Suonata è la squilla : già il grido di guerra
Terribile echeggia per l'itala terra ;
Suonata è la squilla : su presto, fratelli.
Su presto corriamo la patria a salvar.
Brandite i fucili, le picche, i coltelli,
Fratelli, fratelli, corriamo a pugnar.

Al cupo rimbombo dell'austro cannone
Rispose il ruggito del nostro Leone :
Il manto d'infamia, di ch'era coperto,
CoU'ugna gagliarda sdegnoso squarciò,
E sotto l'azzurro vessillo d'Alberto
Ruggendo di gioia il volo spiegò.

Noi pure l'abbiamo la nostra bandiera
Non pili come un giorno sì gialla, sì nera
Sul candido lino del nostro stendardo
Ondeggia una verde ghirlanda d'allòr :
De' nostri tiranni nel sangue codarde
E' tinta la zona del terzo color.

Evviva l'Italia! d'Alberto la spada
Fra l'orde nemiche si schiude la strada.
Evviva l'Italia! sui nostri moschetti
Di Cristo il Vicario la mano levò...
E' sacro lo sdegno che ci arde ne' petti !
Oh ! troppo finora si pianse e pregò.

Vendetta, vendetta! Già l'ora è sonata,
Già piomba sugli empi la santa crociata :
Il calice è colmo dell'ira italiana,
Si strinser la mano le cento città :
Sentite sentite, squillò la campana...
Combatta coi denti chi brandi non ha.

Vulcani d'Italia, dai vortici ardenti
Versate sugli empi le lave bollenti !
E quando quest'orde di nordici lupi
Ai patrii covili vorranno tornar,
Corriam fra le gole dei nostri dirupi
Sul capo ai fuggiaschi le roccie a crollar.

S'incalzin di fronte, di fianco, alle spalle,
Un nembo li avvolga di pietre e di palle,
E quando le canne dei nostri fucili
Sien fatte roventi dal lungo tuonar.
Nel gelido sangue versato dai vili
Corriamo, corriamo quell'armi a tuffar.

E là dove il core più batte nel petto
Vibriamo la punta del nostro stiletto;
E allora che infranta ci caschi dal pugno
La lama già stanca dal troppo ferir,
De' nostri tiranni sull'orrido grugno
. .i pomo dell'elsa torniamo a colpir.

Vittoria, vittoria ! Dal giogo tiranno
Le nostre contrade redente saranno ; —
Già cadde spezzato l'infame bastone
Che l'italo dorso percosse finor ;
Il timido agnello s'è fatto leone.
Il vinto vincente, l'oppresso oppressor.



E la poesia di Arnaldo Fusinato descrive in maniera straordinariamente commovente e incisiva le giornate conclusive di quello che è, almeno per il momento, l’ultimo periodo di indipendenza del nostro popolo.

ODE A VENEZIA

E’ fosco l’aere, il cielo e’ muto,
ed io sul tacito veron seduto,
in solitaria malinconia
ti guardo e lagrimo,
Venezia mia!

Fra i rotti nugoli dell’occidente
il raggio perdesi del sol morente,
e mesto sibila per l’aria bruna
l’ultimo gemito della laguna.

Passa una gondola della città.
“Ehi, dalla gondola, qual novità ?”
“Il morbo infuria, il pan ci manca,
sul ponte sventola bandiera bianca!”

No, no, non splendere su tanti guai,
sole d’Italia, non splender mai;
e sulla veneta spenta fortuna
si eterni il gemito della laguna.

Venezia! l’ultima ora e’ venuta;
illustre martire, tu sei perduta…
Il morbo infuria, il pan ti manca,
sul ponte sventola bandiera bianca!

Ma non le ignivome palle roventi,
ne’ i mille fulmini su te stridenti,
troncan ai liberi tuoi di’ lo stame…

Viva Venezia!

Muore di fame!
Sulle tue pagine scolpisci, o Storia,
l’altrui nequizie e la sua gloria,
e grida ai posteri tre volte infame
chi vuol Venezia morta di fame!

Viva Venezia!
L’ira nemica la sua risuscita
virtude antica;
ma il morbo infuria, ma il pan le manca…
Sul ponte sventola bandiera bianca!

Ed ora infrangasi qui sulla pietra,
finché e’ ancor libera,
questa mia cetra.

A te, Venezia,
l’ultimo canto,
l’ultimo bacio,
l’ultimo pianto!

Ramingo ed esule in suol straniero,
vivrai, Venezia, nel mio pensiero;
vivrai nel tempio qui del mio core,
come l’imagine del primo amore.

Ma il vento sibila,
ma l’onda e’ scura,
ma tutta in tenebre
e’ la natura:
le corde stridono,
la voce manca…
Sul ponte sventola
bandiera bianca!


E Arnaldo Fusinato fu solo uno dei tanti patrioti veneti che in quel tempo si ribellarono al dominio imperiale austriaco sognando di far parte del nascente Stato italiano a guida savoiarda, alcuni lo sognavano monarchico e federale, altre repubblicano e democratico, altri federale e a guida papale.


Nel sette/ottocento il concetto di democrazia e di sovranità democratica era molto sviluppato e l'idea democratica era diffusa ovunque in Europa e nell'America europea poi statunitense e canadese; e anche i veneti auspicavano sentitamente una realtà politica democratica, altro che no.
Sogno e ideale democratico che la Serenissima a dominio aristocratico veneziano ha contrastato e represso, preparandosi così ad essere travolta dalla storia e scavandosi la fossa da sola.

Scipione Maffei e la fine della Repubblica aristocratica veneziana o Serenissima
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 160&t=2279


Democrazia, cittadinanza, valori doveri e diritti umani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 183&t=2683
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9367460016

Filone dedicato ai venetisti venezianisti che credono che la democrazia e l'illuminismo siano un male a cui preferire l'idealizzata aristocrazia veneziana presuntuosa, arrogante e antidemocratica e quello che la loro frangia cattolico romana considera come un regime perfetto di teocrazia cristiana; tutto un mondo demenziale caratterizzato anche da un forte antisemitismo.




Che i veneti non veneziani di terra, in particolare i contadini, al tempo della guerra di Cambrai e di Macchiavelli fossero affezionati al dominio paternalista veneziano, non lo metto certo in dubbio, però non lo erano tutti i veneti, specialmente non lo era la nobiltà terriera e parte della borghesia che in quegli anni appoggiarono la coalizione antiveneziana promossa dal Papa romano e che mal digerivano la sudditanza a Venezia e che poi nel 7/800 assunsero le idee democratiche e videro di buon occhio la calata di Napoleone in Italia e l'invasione della Serenissima aristocratica e antidemocratica.
Poi questa affezione dei contadini con Venezia c'entra poco con la spiritualità, caso mai potrebbe avere qualche connessione religiosa (ma si sa che la religione, in particolare quelle dette rivelate, è una manipolazione ideologica, fideistica, dogmatica della spiritualità naturale e universale) poi non vedo quale potrebbe essere questa connessione religiosa, visto che tutta l'Europa era cristiana anche se divisa tra cattolicesimo romano e protestantesimo luterano e calvinista e che Venezia era spesso in contrasto e in lotta con il dominio secolare della chiesa romana e dei suoi papi imperatori o re.

In Furlania, Venezia istituì la contadinanza per contrastare il Parlamento friulano in funzione degli interessi della Serenissima
http://www.loppure.it/la-contadinanza-e-la-sua-casa/


El Parlamento furlan –Parlamento del Friul e ła contadinansa
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... f=49&t=201




Nel 13° e 14° secolo in tutta Europa vennero meno le influenze imperiali germanica e romano bizantina, così iniziarono le aggregazioni politiche locali nelle ex provincie imperiali, tra le città, i comuni e le varie signorie cittadine, e in area veneta avvenne (dopo vari altri tentativi come ad esempio quello degli Ezzelini, degli Scaligeri, dei Carraresi) che Venezia resasi indipendente dal dominio imperiale bizantino essendo la città più forte economicamente, politicamente e militarmente aggregò a sè con le dedizioni spontanee e a forza come nel caso di Padova, le altre città venete resesi indipendenti dal dominio imperiale germanico.
Si tratta di fenomeni di assestamento geopolitico naturale, dove la religione c'entra poco o nulla.
Le dedizioni delle città venete a Venezia rientrano in questo secolare e complesso fenomeno europeo e italico.
Con le dedizioni le città venete divennero suddite della signoria veneziana e questa condizione fu da esse sopportata e restò variamente accettabile per alcuni secoli fino a che il vento democratico non invase prepotentemente l'orizzonte culturale, civile e politico dell'Europa intera, innescando processi di cambiamenti radicale e profondi.
La democrazia in Europa era già variamente presente da secoli, nelle assemblee comunali cittadine, nella Confederazione Helvetica, in Gran Bretagna ma ricevette una forte spinta con la Rivoluzione francese.
La Serenissima non avendo saputo cogliere il nuovo che avanzava ne fu ignominiosamente travolta e i veneti mancarono dell'unica occasione storica per costituirsi come Stato unitario e nazionale a sovranità di tutti i veneti come invece accadde in Svizzera.
Certo che la Serenissima non era lo Stato nazionale dei veneti ma era lo Stato imperiale veneziano costituito dalla Città di Venezia la dominante con la sua signoria aristocratica e dai suoi domini di terra e di mare, domini territoriali che solo in minima parte erano veneti, la più parte erano lombardi, friulani, istri, dalmati, albanesi, armeni, greci, ecc..


Democrazia, cittadinanza, valori doveri e diritti umani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 183&t=2683
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9367460016

Filone dedicato ai venetisti venezianisti che credono che la democrazia e l'illuminismo siano un male a cui preferire l'idealizzata aristocrazia veneziana presuntuosa, arrogante e antidemocratica e quello che la loro frangia cattolico romana considera come un regime perfetto di teocrazia cristiana; tutto un mondo demenziale caratterizzato da un forte antisemitismo.


Coel parlamento veneto de tuti i veneti, mai nato e ke i venesiani ke łi gheva el poder no łi ga mai promòso
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 183&t=2597



Dedizione delle città venete e padane a Venezia
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =138&t=537


Verifica storica comune e pubblica della tesi sostenuta da taluni venetisti che il Plebiscito del 1866 per l'annessione delle terre venete allo Stato italiano fu una truffa.
Si prega di portare documenti e testimonianze certificate.
viewtopic.php?f=153&t=2883
https://www.facebook.com/groups/2376236 ... 9314425478
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: La storia raccontata da Vittorio Selmo di Verona

Messaggioda Berto » lun mar 30, 2020 2:54 pm

Per quanto riguarda la vicenda dell'abrogazione del Regio Decreto ottocentesco, da parte di Calderoli,

ecco quello che ha scritto Selmo da Verona:

... Adesso anche quest’ultimo insulto alla nostra identità e diversità etnica e mentale, con intollerabile provocazione alla nostra sensibilità umana di Popolo Veneto, dell’esposizione gigantesca, teatrale , ostentata e forzata della bandiera tricolore dello Stato Italiano, a rivendicare la sua prevaricazione e occupazione violenta e truffaldina dei Territori Veneti. Occupazione dei Territori Veneti, che resta illegittima sopratutto dopo il decr. leg.vo 212/2010 che ha abrogato le leggi di annessione dei Territori Veneti allo Stato Italiano.

Nell’ordinamento giuridico italiano non esiste la previsione per cui una abrogazione di legge possa venire interpretata semplicemente quale : “solo una svista formale”, allo scopo di invalidarne a posteriori l’effetto legale.
Ai fini della portata giuridica, resta perfettamente indifferente qualsiasi opinione postuma sulle motivazioni di qualsiasi natura, che avevano portato all’emanazione della legge di abrogazione. Ciò è tanto vero che nessuno, per lo stesso extravagante motivo, ha mai messo in dubbio tale legge con riferimento all’abrogazione ex decr. leg.vo 212/2010 anche di tutte le altre leggi abrogate insieme a quella dell’annessione dei Territori Veneti allo Stato italiano.
Dunque questa abrogazione, piaccia o non piaccia, spiega tutto il suo effetto restitutorio dei Territori Veneti alla loro indipendenza, in quanto non più esistente (anzi, piú precisamente come non fosse mai avvenuta l’annessione. ...





Gino Quarelo osserva citando quanto già osservato e scritto da Alberto Pento:

Alberto Pento
Questa argomentazione è di una demenzialità pura che più demenziale non si può. Da un punto di vista logico e del buon senso. l'abrogazione di un Decreto poi convertito in Legge non ha alcun effetto poiché ciò che era affidato al Decreto è stato trasmesso/trasferito alla Legge che è ancora in vigore e il Decreto in sè è diventato inutile in quanto era un provvedimento provvisorio e momentaneo in attesa della Legge che poi è arrivata e ne ha assurbito il compito e la funzione.
Un ministro e un governo non hanno alcuna facoltà di abrogare una Legge del Parlamento, solo il Parlamento può abrogare o cambiare una sua Legge.
La CEDU ha respinto come irricevibile e non pertinente l'istanza o il ricorso della LIFE che si rifaceva a questa fantomatica abrogazione di Calderoli, come Difetto assoluto di giurisdizione.
Nessun organo dello Stato italiano: né il Governo né il Presidente della Repubblica né il Parlamento né la Corte Costituzionale né alcun giudice ordinario si è mai preoccupato o ha ritenuto necessario di intervenire con un qualsiasi provvedimento legislativo per annulllare gli effetti o per ripristinare gli effetti dell'abrogazione dei provvedimenti da te citati. Se quanto abrogato a suo tempo da Calderoli avesso avuto un qualche effetto giuridico sensato stai pur certo che lo Stato Italiano avrebbe già legiferato per porvi rimedio.
È più che sensato e logico ritenere che quanto è stato abrogato, sia stato semplicemente assorbito da altre leggi successive che ne hanno perpetuato e ne perpetuano il contenuto.



Angelo Ruben ha scritto:
Alberto Pento concordo in pieno . Questo decreto legislativo del 2010 non ha fatto altro che abolire un regio decreto, cioè un atto emesso da uno Stato che non esiste più dal 2 giugno 1946 . Il decreto legislativo tante volte chiamato in causa avrebbe avuto valore giuridico solo se avesse intaccato la Costituzione repubblicana la quale all'art. 131 indica le regioni che fanno parte dell'Italia e tra esse c'è anche il Veneto .


Gino quarelo scrive:
In ogni caso nessun provvedimento governativo può modificare la Costituzione italiana e il suo assetto territoriale e politico unitario, solo il Parlamento con grande maggioranza lo potrebbe fare nel rispetto delle procedure costituzionali e mi pare che ciò non sia mai avvenuto.
L'abrogazione effettuata da Calderoli è un atto senza alcun valore giuridico e costituzionale.


Difetto assoluto di giurisdizione: ensemense venetiste
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 122&t=2478


Come si modifica la costituzione
https://www.openpolis.it/parole/come-si ... tituzione/

Definizione

Le leggi di rango costituzionale possono essere di diverso tipo, ed è importante non fare confusione. Le leggi di revisione costituzionale operano una modifica alla carta fondamentale, mentre le leggi costituzionali hanno una funzione integrativa. Entrambe, per entrare in vigore, devono seguire un iter più complesso rispetto alle leggi ordinarie.
Secondo quanto prescritto dall’articolo 138 cost., sono necessarie due deliberazioni da parte di entrambe le camere, a distanza di almeno tre mesi.
Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi […]
Se nella seconda votazione entrambe le camere approvano la legge a maggioranza dei 2/3 dei componenti, il testo si considera definitivamente approvato. Se invece nella seconda votazione si raggiunge la maggioranza assoluta, si può sottoporre la legge a referendum popolare. La richiesta di referendum deve essere fatta entro tre mesi dalla pubblicazione della legge, da parte di 1/5 dei membri di una camera, 500mila elettori o 5 consigli regionali.
Per il referendum non è previsto quorum, dunque la votazione si considera valida a prescindere dal numero di partecipanti. Per l’approvazione è necessaria la maggioranza dei voti validi.
La lunghezza e complessità dell’iter è necessaria per assicurare un dibattito completo e approfondito.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Precedente

Torna a Ła storia dei veneti, del Veneto o de łe Venesie contà da: ...

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite