Oggi ricorre il 159*anniversario (17.3.1861) della cosidetta “unità d’Italia”, celebrata dall’improvvisazione, deficienza ed incapacità di gestione di un’epidemia che ha messo in luce la devastazione, da parte del sistema dei partiti italiani, di tutta un’organizzazione sanitaria, che regge solamente nei suoi operatori sanitari, per le loro iniziative individuali.
Vittorio Selmo
17 marzo 2020
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Per noi Veneti un anniversario di autentico e pesante lutto, dolore e disgrazia per l’artificiale e forzata unità, non unione, allo Stato italiano (poi consumata il 16.10.1866) con il quale non avevamo e non abbiamo nulla da spartire, avvenuta allora per interessi stranieri e di avventurieri e massoni; e purtroppo per quanto è proseguito anche successivamente a danno dei Veneti, con emigrazione di oltre cinque milioni di veneti per le tasse e la fame alla quale erano stati ridotti dagli italiani dell’unità; per tutte le nefandezze, spogliazioni e criminalità perpetrate dallo Stato italiano contro le popolazioni venete ed i loro Territori, prevalentemente sul quale sono state combattute, da parte dell’Italia, due guerre mondiali, con sacrifici inimmaginabili delle loro popolazioni, per gli egoismi dinastici di casa Savoia, regnanti da operetta.
I Veneti guardano con trepidazione ed ansia al momento della loro liberazione dall’Italia e della sua politica di insulto; della violazione delle nostre memorie storiche; della fama usurpata dei nostri scienziati, artisti; santi, pensatori; scopritori; navigatori; inventori; letterati, navigatori, architetti, statisti, legislatori; dell’occupazione fisica ed innaturale con devastazione ecologica dei nostri Territori; dello sfruttamento delle economie e fatiche dei loro abitanti, consegnati alle predazioni delle multinazionali, terra di conquista senza difesa dalla globalizzazione; delle vessazioni della criminalità organizzata; della diffusione di droga con distruzione delle famiglie; della immissione a confino nei nostri Territori di malavitosi di altre latitudini, che hanno introdotto da noi scardinamenti della nostra compagine sociale prima integra; della incessante rapina fiscale ed economica, che porta gli imprenditori ad incessanti suicidi; della presenza sul suolo veneto della mentalità italiana da noi distante, ostile, predatoria e perfino deridente; dell’oligarchia dei partiti e dei suoi interessi, che adotta in modo apparente gli argomenti dell’indipendenza veneta, mentre in realtà la mistifica nell’obbiettivo della miseria concettuale, umana e morale di un’autonomia amministrativa, serva del centralismo e funzionale alla spartizione dello Stato tra le segreterie dei partiti, pur di rimanere comunque al potere.
Devono venire superati gli schemi, per noi veneti innaturali, del centralismo e del partitismo, astrazioni di ideologie da tempo fuori della Storia, per instaurare il Sistema delle Comunità degli Stati-Territori Veneti e dell’integralità dei loro valori del concreto umano vivente ed attuale.
Alla ricerca della perduta legittimazione della centralizzazione del potere dello Stato.
Vittorio Selmo
19 marzo 2020
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La centralizzazione del potere politico, quale principio di Stato e di governo, è da tempo fuori della Storia, perchè appartiene a concezioni dello Stato del passato, sostanzialmente antidemocratiche.
La centralizzazione del potere politico dello Stato s’identificava nell’assolutismo della monarchia.
Oggi il potere dello Stato risulta frazionato nelle segreterie dei partiti politici, ma non ha perduto la sua anima assolutista, propria del regime monarchico.
Ogni partito politico è totalitario.
E laddove il partito è riuscito ad imporsi, ha portato alle estreme conseguenze la sua intrinseca e finale natura dittatoriale (comunismo, fascismo, nazionalsocialismo, ecc), ogni volta facendo milioni di morti.
Il Sistema dei Partiti (centralizzazione del potere e assolutismo) va definitivamente abbattuto e cancellato, per lasciare posto al Sistema delle Comunità e della democrazia quanto più possibile diretta.
Oggi la centralizzazione del potere politico continua ad appartenere ai regimi rimasti imperialisti nella sostanza, che tuttora gestiscono la nostra vita.
Questi regimi in concreto persèverano a negare ed a spegnere le identità, le libertà e le personalità dei Popoli e dei loro Territori ed il loro diritto naturale di governarsi da sè.
La centralizzazione del potere politico non è stata dissolta dall’avvento della struttura parlamentare con il Sistema dei Partiti e dalla pretesa loro democrazia.
Al contrario.
Il Sistema dei Partiti coesiste ed anzi è funzionale alla centralizzazione del potere, nella quale si riflette pienamente, tanto nelle residue monarchie (Spagna, Re Felipe “appello all’unità”, contro l’autodeterminazione catalana; ecc), quanto nelle dittature (Cina, ecc), quanto ancóra nelle repubbliche (Italia, ecc)
Il centralismo del potere partitico assorbe tutta la capacità di generare e di disporre della ricchezza.
L’insieme di tutti gli “azionisti” del Sistema dei Partiti si perde nella vastità dei problemi che dovrebbe risolvere con la ricchezza messa a disposizione.
E non fa alcuna differenza la concessione di un’autonomia amministrativa, strumento ancòra più sofisticato di capillare oligarchia partitica in sede locale, di sfruttamento mirato delle economie e delle fatiche della popolazione e di perpetuazione in sede locale della stagnazione senza ricambio dell’oligarchia partitica al comando.
Gli unici a trarne beneficio sono gli esponenti della classe dominante, costituita dall’oligarchia dello stesso Sistema dei Partiti.
I loro componenti sono in condizione e in grado di utilizzarne una consistente e decisiva quota per lo sviluppo, per il proprio tornaconto personale e di appropriarsene.
Un tanto resta dimostrato da una smisurata quantità di episodi di sperpero e di corruzione illimitata dei partiti e dei loro componenti, a tutti i livelli.
L’incapacità, l’incompetenza e la mancata coordinazione del centralista Sistema dei Partiti, preoccupato solo dei propri interessi e privilegi, ha evidenziato la sua inettitudine strutturale e la sua impotenza a fronteggiare anche la tragedia dell’epidemia in atto.
Per coprire l’inefficienza del potere centralista ad organizzarsi per debellare l’epidemia, in modo paradossale e deridente esso conclama una demagogica “unità nazionale”, che non esiste ( 18.3.2020 Tgcom24 all’osp. Cardarelli Napoli 249 medici si danno malati; ed altri esempi sparsi ovunque).
Ma sopratutto non ha niente a che vedere contro il virus, che è apolide e del tutto indifferente all’esposizione di bandiere e di inni garibaldini cantati alle finestre.
Il potere politico è alla disperata ricerca di una legittimità per rimanere centralizzato, ma che da tempo ha invece perduto.
Il potere politico si legittima solo se viene restituito a ciascuno dei Territori ai quali è stato maltolto ed alle loro popolazioni, di cui costituisce il patrimonio storico ed il concreto umano sociale.
E lo si vede anche in questi giorni che la centralizzazione del potere non funziona. Ed anzi è perfino di ostacolo nella lotta contro l’epidemia.
In effetti sono le organizzazioni interne; le singole private iniziative di gruppi; il volontariato e l’abnegazione dei singoli medici e infermieri dei singoli Territori, coloro che in concreto realizzano l’effettualità dei veri risultati.
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Vittorio Selmo
5 maggio 2018
Tra le altre nefandezze che siamo costretti ogni giorno a subìre, il dispregio, dapprima, dell’insediamento da parte dello Stato Italiano nei Territori Veneti, trattati quale colonia penale/confino, dei soggiornanti obbligati della mafia, camorra e ‘ndrangheta, diffusori di droga e criminalità, imponendo di fatto ai Veneti l’esercizio di un loro “controllo sociale”al posto dello Stato Italiano, con devastanti effetti e costi sociali altissimi della nostra popolazione veneta per irreparabili rovine familiari, dove prima mai circolava droga.
Poi l’immissione forzata e contro la volontà delle popolazioni venete di massicce, destabilizzanti ed incontrollabili quantità di extracomunitari, finalizzata allo scopo fin troppo evidente di alterare e stemperare in modo criminale la nostra uniformità e coesione storica e culturale.
Adesso anche quest’ultimo insulto alla nostra identità e diversità etnica e mentale, con intollerabile provocazione alla nostra sensibilità umana di Popolo Veneto, dell’esposizione gigantesca, teatrale , ostentata e forzata della bandiera tricolore dello Stato Italiano, a rivendicare la sua prevaricazione e occupazione violenta e truffaldina dei Territori Veneti. Occupazione dei Territori Veneti, che resta illegittima sopratutto dopo il decr. leg.vo 212/2010 che ha abrogato le leggi di annessione dei Territori Veneti allo Stato Italiano.
Il Movimento politico Stato Veneto invita i veneti ad astenersi dal partecipare a qualsiasi manifestazione/ celebrazione della Repubblica Italiana e dei suoi simboli.
Alberto Pento
Non vi è stata alcuna occupazione italiana, perché i veneti fin dal 1848 hanno voluto far parte dello Stato italiano e non hanno certo voluto il ritorno della Serenissima aristocratica e antidemocratica che non aveva mai promosso uno stato nazionale veneto a sovranità di tutti i veneti. Queste sono solo menzogne di certo demenziale venetismo che falsifica, manipola e si reinventa la storia.
Gli unici territori veneti sono costituiti dal Veneto, non ne esistono altri; i domini della Serenissima abitati da gente non veneta non erano territori veneti, ma territori non veneti a dominio veneziano, né più né meno di come l'India che era dominio britannico ma non certo territorio inglese abitato da gente inglese.
Poi non vi è stata alcuna abrogazione dell'annessione del Veneto allo Stato italiano ma solo una svista formale da parte dell'ex ministro Calderoli per la semplificazione legislativa che non alcuna rilevanza giuridico politica checché ne dica certo demenziale indipendentismo veneto.
Le uniche cose giuste e condivisibili che dice Selmo relative a fenomeni che potrebbero cofigurarsi come "occupazione" di stranieri sono quelle relative al soggiorno obbligato dei criminali meridionali trasferiti in Veneto che sono stranieri in senso etnico culturale (e non in senso di cittadinanza politica) e quella dell'invasione scriteriata di clandestini dall'Asia e dall'Africa, tra cui molti nazi maomettani che sono il più grande tra i pericoli.
Poi vi è stata un'occupazione che Selmo non ha menzionato in questo suo scritti ed è quella costituita dal trasferimento di molti cittadini italiani delle etnie meridionali, in terra veneta, attraverso i posti/le assunzioni (anche truccate, fraudolente, privilegiate da leggi dello stato a danno dell'occupazione dei veneti) negli apparati statali italiani: scuola, esercito, polizia e forze dell'ordine, amministrazione periferica dello stato come le prefetture ed altri uffici molti dei quali sono portatori di inciviltà, di corruzione, di irresponsabilità, di mafiosità, di incultura tribale, di irrispettosità verso i veneti e le diversità culturali della penisola italica e presenti nel territorio stato italiano.
Se i veneti sono oggi di cittadinanza italiana è solo perché quando esisteva la Serenissima questa non ha mai promosso la realizzazione di uno Stato veneto a sovranità di tutti i veneti delle terre storicamente e preistoricamente venete che la storia ha trasmesso/portato al presente e che sono solo quelle costituite dal Veneto e non certo quelle del Friuli, della Lombardia e dell'Istria che non sono mai state propriamente venete ossia abitate da genti definibili come etnicamente veneti e assimilati (infatti basterebbe chiedere alle genti che abitano questi territori se si sentono veneti e se vorrebbero far parte del Veneto, io credo che la stragrande maggioranza di loro direbbe di no).
Vittorio Selmo è uno dei vari personaggi del venetismo indipendentista che ingannano i veneti e che li inducono in errore con la loro narrazione distorta e manipolata della storia.
Stato Veneto
È escluso che i veneti abbiano mai inteso fare parte dello stato italiano perchè nel 1848 lo stato italiano neppure esisteva, mentre all’epoca esisteva il regno di sardegna solo piemontese.
Le alleanze di questo con la Francia portarono, poi, all’occupazione dei Territori Veneti da parte dei Piemontesi col meccanismo truffa del plebiscito.
Nel 1848 Venezia si sollevava contro gli Austriaci e insediava quale Doge L. Manin : un fatto storico che, tra altri, attesta la volontà di restituzione della Sereníssima a governo aristocratico.
I fatti storici vanno sempre contestualizzati : il termine “democrazia” all’epoca non esprimeva affatto il significato e la portata politica che solo molto tempo dopo gli sono stati attribuiti.
E pertanto non lo si puó adoperare in antitesi al termine “aristocrazia” per com’era inteso all’epoca : ció realizza uno sfalsamento concettuale nell’analisi del significato degli eventi.
Neppure nell’auge delle dazioni dei singoli Territori-città a Venezia, il loro insieme venne mai inteso da Venezia, nè dagli stessi Territori, quale “stato nazionale veneto a sovranità di tutti i veneti”: questa terminologia è inapplicabile alla situazione di allora, perchè è assai recente e di molto successiva all’epoca delle dazioni dei vari Territori a Venezia e che all’epoca sarebbe stata senz’altro incomprensibile.
Era ben altro il tipo di unione indissolubile, da parte dei Territori costituenti la comunione veneta alla Dominante, cosi com’è dimostrato fin dal 1508 quando, a seguito della Lega di Cambrai contro la nostra Repubblica, Venezia sciolse dal giuramento di dedizione e di fedeltà tutti i Territori-città che le si erano date, nel timore che venissero distrutte dagli Stati europei alleati contro Venezia. Ma nessun Territorio-città si staccò dalla Repubblica Veneta confermando il loro attaccamento e tutte si lasciarono subire l’aggressione da parte degli Stati d’Europa coalizzati che, contrariamente a quanto affermato da qualche disinvolto odierno e disinformato detrattore, avevano inteso che era invece perfetta l’unione dei Territori-città datesi a Venezia con il proprio giuramento.
Che poi questa unione fosse anche intimamente spirituale, lo riporta il Machiavelli, (nel momento della calata dell’Imperatore di Germania nel Territorio di Verona), nella sua legazione ai decemviri fiorentini,(che finanziavano i Tedeschi per la guerra contro Venezia)(29.11.1509): “E tuttodi occorre che uno di loro (un veronese) si lascia ammazzare per non negare el nome viniziano; e pure ieri sera ne fu uno ...che disse che era marchesco e marchesco voleva morire e non voleva vivere altrimenti; in modo che il Vescovo (di Trento vassallo dell’Imperatore) lo fece appiccare; nè promessa di camparlo nè d’altro bene lo possè trarre di questa opinione;...”
Quindi bisogna parlare sempre di cose che si conoscono, altrimenti si rischia di dire solo sciocchezze.
E prima di pronunciarsi sulla portata e significato dei fatti storici, questi vanno sempre contestualizzati con l’epoca del loro accadimento, ivi incluso riportare e tradurre nella comprensibilità moderna il significato delle parole adoperate al momento di quei fatti.
Nell’ordinamento giuridico italiano non esiste la previsione per cui una abrogazione di legge possa venire interpretata semplicemente quale : “solo una svista formale”, allo scopo di invalidarne a posteriori l’effetto legale.
Ai fini della portata giuridica, resta perfettamente indifferente qualsiasi opinione postuma sulle motivazioni di qualsiasi natura, che avevano portato all’emanazione della legge di abrogazione. Ciò è tanto vero che nessuno, per lo stesso extravagante motivo, ha mai messo in dubbio tale legge con riferimento all’abrogazione ex decr. leg.vo 212/2010 anche di tutte le altre leggi abrogate insieme a quella dell’annessione dei Territori Veneti allo Stato italiano.
Dunque questa abrogazione, piaccia o non piaccia, spiega tutto il suo effetto restitutorio dei Territori Veneti alla loro indipendenza, in quanto non più esistente (anzi, piú precisamente come non fosse mai avvenuta l’annessione.
Alberto Pento
Infatti il Regno di Sardegna fu il primo nucleo di ciò che poi divenne lo Stato italiano e fu lo stato della penisola italica che promosse l'unità statuale di tutte le sue realtà statuali preunitarie, quindi non si può escludere alcunché.
Poi nel 1866 non vi fu alcun meccanismo truffa (che è una falsificazione di certo demenziale venetismo), ma prima di allora i veneti già nel 1848 avevano manifestato la volontà di far parte dello Stato di Sardegna che poi divenne lo Stato italiano, volontà che si manifestò anche con votazioni a favore dell'annessione al Regno dei Savoia.
Nessuno in quegli anni voleva la restaurazione della Serenissima, specialmente i veneti non veneziani.
1848, 1866, 2017
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