La storia contà da Millo Bozzolan

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Messaggioda Berto » lun mar 11, 2019 9:31 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: La storia contà da Millo Bozzolan

Messaggioda Berto » lun mar 11, 2019 9:32 am

CON VENEZIA RINASCE IL CONCETTO DI “RES PUBLICA”, UNICO IN EUROPA
10 Marzo 2019 di Millo Bozzolan
https://www.venetostoria.com/?p=14549

Pari anche nelle vesti, infatti

Nell’alto Medio Evo italiano il completo dissolvimento delle strutture pubblicistiche romane aveva condotto addirittura a una incapacità di ragionare in termini di Stato e sovranità.

Nella storia del Comune italiano sotto certi aspetti si ebbe dunque uno sviluppo esattamente inverso rispetto allo sviluppo della Repubblica. Altrove, dopo il Mille, in conseguenza della rivoluzione Comunale, il feudatario veniva cacciato. A Venezia il Doge veniva invece assorbito nel sistema politico comunale.

Sono dunque questi remoti sviluppi a rendere comprensibili le strutture costituzionali della repubblica alla vigila della “Serrata” che nel 1310 decretò il profondo cambiamento dell’ordinamento costituzionale. Questa “Serrata” decretò la vittoria della nobiltà media e minore: vittoria che spiega la singolare aspirazione egalitaria e libertaria, che, nell’ambito aristocratico, dominerà fino alla fine la vita della Repubblica.

Che succedeva invece negli altri stati europei, che nacquero dal dissolvimento dell’impero romano? Si affermò il principio che il capo del regno era la cupula della piramide e in un certo qualmodo, era anche proprietario di ogni bene e anche della vita dei suoi sudditi; unico contraltare fu l’altro potere che lo consacrava: quello della chiesa romana.

In altri termini si era perso il concetto di “res publica”, di stato, che invece a Venezia era fortissimo. Tanto che il papato lo considerava blasfemo, il culto del “bene pubblico” dei veneziani. E fu una delle imputazioni che il papa Giulio II prese a pretesto per muovere guerra ai veneziani formando l’alleanza di Cambrai contro uno stato che sovvertiva l’ordine feudale e la dipendenza delle monarchie cristiane al suo Soglio.

Ma Venezia era avanti centinaia di anni rispetto al resto del mondo. Erede vera della “res publica” romana ma anche delle assemblee paritarie all’ombra del tiglio, degli antichi Venetici.


Alberto Pento
Che articolo e che analisi storica demenziali; tutto impostato all'esaltazione acritica dello stato veneziano e al disprezzo degli altri stati europei. Completamente falso nelle premesse, nello svolgimento e nelle conclusioni.
È il frutto del fanatismo idolatra venezianista accompagnato da un'ignoranza abissale.
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Re: La storia contà da Millo Bozzolan

Messaggioda Berto » lun mar 11, 2019 9:51 am

Suddivisione in 6 tesi che andrò a criticare per la loro assurdità



1) Nell’alto Medio Evo italiano il completo dissolvimento delle strutture pubblicistiche romane aveva condotto addirittura a una incapacità di ragionare in termini di Stato e sovranità.

2) Nella storia del Comune italiano sotto certi aspetti si ebbe dunque uno sviluppo esattamente inverso rispetto allo sviluppo della Repubblica. Altrove, dopo il Mille, in conseguenza della rivoluzione Comunale, il feudatario veniva cacciato. A Venezia il Doge veniva invece assorbito nel sistema politico comunale.

3) Sono dunque questi remoti sviluppi a rendere comprensibili le strutture costituzionali della repubblica alla vigila della “Serrata” che nel 1310 decretò il profondo cambiamento dell’ordinamento costituzionale. Questa “Serrata” decretò la vittoria della nobiltà media e minore: vittoria che spiega la singolare aspirazione egalitaria e libertaria, che, nell’ambito aristocratico, dominerà fino alla fine la vita della Repubblica.

4) Che succedeva invece negli altri stati europei, che nacquero dal dissolvimento dell’impero romano? Si affermò il principio che il capo del regno era la cupula della piramide e in un certo qualmodo, era anche proprietario di ogni bene e anche della vita dei suoi sudditi; unico contraltare fu l’altro potere che lo consacrava: quello della chiesa romana.

5) In altri termini si era perso il concetto di “res publica”, di stato, che invece a Venezia era fortissimo. Tanto che il papato lo considerava blasfemo, il culto del “bene pubblico” dei veneziani. E fu una delle imputazioni che il papa Giulio II prese a pretesto per muovere guerra ai veneziani formando l’alleanza di Cambrai contro uno stato che sovvertiva l’ordine feudale e la dipendenza delle monarchie cristiane al suo Soglio.

6) Ma Venezia era avanti centinaia di anni rispetto al resto del mondo. Erede vera della “res publica” romana ma anche delle assemblee paritarie all’ombra del tiglio, degli antichi Venetici.
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Re: La storia contà da Millo Bozzolan

Messaggioda Berto » lun mar 11, 2019 10:25 am

1) Nell’alto Medio Evo italiano il completo dissolvimento delle strutture pubblicistiche romane aveva condotto addirittura a una incapacità di ragionare in termini di Stato e sovranità.


Alberto Pento
L'impero romano d'Occidente in Italia e in Europa è terminato in parte per implosione delle sue contraddizioni e problemi e in parte per la migrazione militare e di popolo delle genti germaniche (in buona parte dopo la pandemia che aveva ridotto la popolazione dell'Europa romana di circa la metà) che hanno conquistato l'Europa ponendosi a capo dei territori e delle popolazioni conquistati andando a sostituire il ceto dominante costituito dalle aristocrazie romane e romanizzate mantenendo taluni istituti del vecchio ordinamento politico amministrativo di epoca romana, introducendone altri propriamente germanici e modificandone talaltri fondendo quelli romani con quelli germani.
Si sono formati così i cosidetti regni romano barbarici goti, visigoti (in Spagna), longobardi (con i loro ducati) in Italia, franchi in Gallia poi Francia, anglosassoni in Gran Bretagna.
Vi erano statualità e sovranità piene e l'Europa è cambiata ed è rinata.
Nell'area veneta, la parte della terra ferma ha seguito la trasformazione dell'Europa a egemonia germanica mente la parte lagunare ha seguito per altri mille anni l'impero romano d'Oriente (o Impero bizantino con capitale Costantinopoli chiamata poi Bisanzio) come provincia di frontiera dove poi si è formata Rivoalto che nel 1200 ha preso il nome di Venezia che per secoli è stata un ducato bizantino e i primi dogi erano tutti funzionari imperiali non veneti.




La fine dell'impero romano e il mito dei barbari invasori
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Il ducato della Venezia Marittima, Rivoalto-Venezia, l'impero della Serenissima e Bisanzio
viewtopic.php?f=49&t=2803

Da ła Venesia de mar bixantina a ła Repiovega Veneta venesiana
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Re: La storia contà da Millo Bozzolan

Messaggioda Berto » lun mar 11, 2019 10:33 am

2) Nella storia del Comune italiano sotto certi aspetti si ebbe dunque uno sviluppo esattamente inverso rispetto allo sviluppo della Repubblica. Altrove, dopo il Mille, in conseguenza della rivoluzione Comunale, il feudatario veniva cacciato. A Venezia il Doge veniva invece assorbito nel sistema politico comunale.


Osservazioni critiche:

È proprio dalle città comunali diffuse nella penisola italica e in tutta l'Europa continentale a egemonia germanica che si formano le istituzioni repubblicane moderne e dove affonda l'idea del potere democratico.
Non sono certo sviluppi dell'area imperiale bizantina nella quale la laguna veneta era inserita, e Rivoalto-Venezia fa propria la forma e le istituzioni comunali repubblicane prendendo esempio dalle città venete limitrofe.
Poi dalle città comunali nacquero le signorie cittadine mono famigliari come a Milano con i Dalla Torre, i Visconti e poi gli Sforza; a Verona con gli Ezzelini e i Della Scala o Scaligeri; a Firenze con i De' Medici; a Padova con gli Ezzelini e i Carraresi; a Treviso con gli Ezzelini e i Da Camino; a Mantova con i Gonzaga; ... da cui i Principati;
mentre a Venezia e a Genova si ebbero le signorie repubblicane pluri famigliari dell'aristocrazia.


Signorie cittadine
https://it.wikipedia.org/wiki/Signoria_cittadina

Serenissima Signoria
https://it.wikipedia.org/wiki/Serenissima_Signoria

Dalle signorie ai principati
http://www.sapere.it/sapere/strumenti/s ... ipati.html
Divenuti padroni delle città e del contado i signori ottennero poi anche il titolo per governare legittimamente, titolo che fu conferito dall'imperatore o dal papa così che i Visconti divennero duchi di Milano, i Gonzaga di Mantova, gli Estensi di Ferrara e i Medici di Firenze. Dalla Signoria si era ormai passati al Principato. A partire dalla fine del '300 e per tutto il XV sec. protagonisti della vita italiana furono 5 grandi Stati regionali: il Ducato di Milano, la Repubblica di Venezia, la Repubblica di Firenze, lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli. Gian Galeazzo Visconti prese il potere a Milano nel 1385 e ricominciò la politica espansionistica. Ricevuto dall'imperatore Venceslao il titolo di duca di Milano nel 1395, tra il 1399 e il 1402 conquistò Pisa, Assisi, Siena, Spoleto, Perugia e Bologna. Alla sua morte tutte le conquiste svanirono e i domini originari, prima divisi tra i figli, furono poi riunificati dal figlio Filippo Maria (1412-1447). Tutti gli Stati regionali italiani furono coinvolti nella lotta per il potere sul Regno di Napoli, conteso da Angioini e Aragonesi. Il Visconti, dapprima alleato dei d'Angiò, si unì poi, schierandosi contro Venezia, Firenze, il papa e Francesco Sforza (signore di un territorio nelle Marche), ad Alfonso d'Aragona, dopo averlo vinto nel 1442. Alla morte di Filippo Maria molti territori si resero indipendenti e Venezia occupò Lodi e Piacenza: Milano fece allora ricorso a Francesco Sforza che nel 1450 ne divenne signore. Firenze, preoccupata dall'espansione veneziana si alleò, con Milano, Venezia con Alfonso d'Aragona. La lotta si protrasse a lungo, fino a quando nel 1454 lo Sforza e Venezia stipularono la Pace di Lodi (Venezia tenne Bergamo e Brescia e ottenne Crema) alla quale seguì la formazione di una Lega Italica che avrebbe dovuto garantire pace alla penisola. A Firenze, città protagonista dell'opposizione antiviscontea e poi antiveneziana, dopo il fallimento del governo dei ciompi, alle grandi famiglie plutocratiche si oppose quella dei Medici (al potere dal 1434 con Cosimo), sostenitrice della media borghesia mercantile e artigianale. Nel 1469 il potere passò nelle mani dei nipoti di Cosimo, Lorenzo e Giuliano. Lorenzo accentrò il dominio fiorentino in Toscana e dovette affrontare una congiura ordita dalle maggiori casate fiorentine guidate dai Pazzi (1478) e appoggiata dal papa, che fallì per opera del popolo favorevole ai Medici. Lorenzo affermò il suo prestigio tra il 1485 e il 1492 periodo in cui fu l'ago della bilancia dell'equilibrio italiano grazie all'alleanza con Milano e Napoli. A Milano, dopo un periodo di crisi interna, Ludovico Sforza detto il Moro, assunse la tutela del nipote Gian Galeazzo (1480), erede del Ducato, al quale fece sposare la nipote di Ferrante d'Aragona, re di Napoli (1489).


Una storia e una repubblica aristocratica simile a Venezia fu quella di Genova
https://it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_di_Genova


Rivoalto divenne centro politico dominante dell'area lagunare, ultima sede del Ducato bizantino della Venezia marittima e da ducato si trasformò in comune (detto Commune Veneciarum) come le altre città dell'entroterra veneto e nel 1297 con la serrata del Maggior Consiglio comunale cittadino, si ebbe la trasformazione del comune (che di per sé è istituzione repubblicana) in una signora pluri famigliare aristocratica repubblicana con a capo il doge eletto a vita a continuare l'istituto monarchico ducale all'interno del complesso repubblicano signorile.
https://it.wikipedia.org/wiki/Serrata_d ... _Consiglio
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Re: La storia contà da Millo Bozzolan

Messaggioda Berto » lun mar 11, 2019 3:23 pm

3) Sono dunque questi remoti sviluppi a rendere comprensibili le strutture costituzionali della repubblica alla vigila della “Serrata” che nel 1310 decretò il profondo cambiamento dell’ordinamento costituzionale. Questa “Serrata” decretò la vittoria della nobiltà media e minore: vittoria che spiega la singolare aspirazione egalitaria e libertaria, che, nell’ambito aristocratico, dominerà fino alla fine la vita della Repubblica.


Osservazioni critiche:

Nessuna aspirazione egalitaria e libertaria esisteva nell'aristocrazia veneziana che di per sé era la negazione di queste due aspirazioni, infatti la Serenissima fu sempre contraria alle idee democratiche a conferma che non era affatto legalitaria e libertaria e che per questo fu travolta dalla storia.

Anno 1297 e non 1310 (nel 1310 vi fu la congiura del nobile Bajamonte Tiepolo contro la Serrata)

Serrata del Maggior Consiglio
https://it.wikipedia.org/wiki/Serrata_d ... _Consiglio
La Serrata del Maggior Consiglio fu un provvedimento del 1297 con cui la Repubblica veneziana rese provvisoriamente ereditaria la carica di membro del Maggior Consiglio, massima istituzione della Serenissima a cui spettava l'elezione del doge.
La legge, creata per escludere dal governo di Venezia le famiglie di più recente ricchezza, divenne in seguito permanente (anche se vi furono parziali aperture alle famiglie di recente nobiltà durante le più gravi crisi, come ad esempio dopo la guerra contro la Lega di Cambrai).


Commune Veneciarum
https://it.wikipedia.org/wiki/Commune_Veneciarum
Il Commune Veneciarum (latino per "Comune di Venezia") è il titolo con cui dal 1143 venne designato il governo della città di Venezia e della sua Repubblica. Il comune, similmente agli altri Comuni medievali si basava sul potere dell'assemblea popolare, a Venezia chiamata Concione, rappresentativa degli uomini liberi, e su un sistema di assemblee da questa derivate: Maggior Consiglio, Minor Consiglio, Consiglio dei Pregadi, Quarantia. A differenza che nelle altre città italiane, però, a Venezia permanevano alcune vestigia proprie del precedente istituto monarchico incarnato dal Doge, per limitare il potere del quale le assemblee vennero sviluppate. Il gruppo dirigente dei maggiorenti del Comune venne nel tempo a raccogliersi attorno al nucleo delle antiche famiglie patrizie, creando un nuovo patriziato mercantile che con la Serrata del Maggior Consiglio del 1297 di fatto si appropriò del potere esautorando l'assemblea popolare.
In nome del Commune continuò tuttavia ad operare il massimo organo di rappresentanza della sovranità dello Stato - costituito dal Doge, dal Minor Consiglio e dai capi della Quarantia - sino a che nel 1423 con l'abolizione della Concione si pose fine anche all'ultimo residuo degli istituti comunali e l'organo supremo prese il nome di Serenissima Signoria.
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Re: La storia contà da Millo Bozzolan

Messaggioda Berto » lun mar 11, 2019 3:24 pm

4) Che succedeva invece negli altri stati europei, che nacquero dal dissolvimento dell’impero romano? Si affermò il principio che il capo del regno era la cupula della piramide e in un certo qualmodo, era anche proprietario di ogni bene e anche della vita dei suoi sudditi; unico contraltare fu l’altro potere che lo consacrava: quello della chiesa romana.


Osservazioni critiche:

a) La monarchia assoluta esisteva già nell'Impero romano che era già di per sé una struttura piramidale con a capo l'imperatore romano, monarca assoluto, che poteva decidere della vita e della morte dei suoi sudditi.
https://it.wikipedia.org/wiki/Imperatore_romano

b) I primi duchi del Ducato veneziano bizantino che all'epoca non portava il nome veneziano da Venezia che allora nemmeno esisteva con il nome di Venezia, erano nominati da Bisanzio e poi quelli nominati dai venetici erano monarchi assoluti che si ammazzavano tra di loro.


Ducato veneziano
https://it.wikipedia.org/wiki/Repubblic ... del_ducato
La repubblica nacque nel IX secolo dai territori greco-bizantini della Venetia maritima, dipendenti dall'Esarcato di Ravenna fino alla conquista di questa città da parte dei Longobardi nel 732. La tradizione vuole che il primo doge, Paulicio Anafesto, fosse eletto nel 697 dai Venetici, tuttavia la nascita del ducato è da inquadrarsi nella riforma delle province italiche di Bisanzio promossa dall'imperatore Maurizio, con la nomina a capo di queste di duces (dux o dukas, δούκας in greco-bizantino), cioè comandanti militari (di nomina imperiale per tramite dell'esarca ravennate), nel tentativo di arginare l'invasione longobarda. La figura del dux bizantino, divenuto nei secoli doge, conquistò quindi una sempre maggiore autonomia, attuando una politica via via sempre più indipendente. La capitale del nuovo ducato venne originariamente posta nella città di Eracliana.

Duki e doxi/dogi (ducati e dogado - dux e duce)
viewtopic.php?f=49&t=1201

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... ta-oro.jpg



Dogado e doxi grego-bixantin-venesiani:

El primo doxe: Paoluccio Anafesto
viewtopic.php?f=137&t=661

Anafesto (Pavliskos Anàfestos) -cognome grego
viewtopic.php?f=41&t=1052

http://it.wikipedia.org/wiki/Doge_(Venezia)
Il Doge (veneziano: Doxe, /dɔze/) era la suprema magistratura della Repubblica di Venezia, istituita sin dal 697 e durata fino alla caduta della Repubblica, il 12 maggio 1797. Al doge ci si rivolgeva anche con i titoli di Monsignor el Doxe, Serenissimo Principe o Sua Serenità o con l'originale latino Dux, cioè duca ("comandante" o "generale").

Evoluzione dell'istituto ducale

Dipanatasi su un periodo storico di mille e cento anni e per un numero di centoventi successori (escludendo le sovrapposizioni di coreggenza nelle epoche più antiche), l'istituto ducale veneziano subì una profonda evoluzione che, dall'accezione militare primitiva, evolse prima rapidamente in forma monarchica e poi, solo in epoca successiva, in magistratura repubblicana.

L'istituzione ducale, a Venezia, ha origini bizantine risalenti alla nomina del primo dux Paolo Lucio Anafesto, nel 697, quale governatore militare della Venezia bizantina per conto dell'Esarca di Ravenna. Contesa nel periodo 726-737 tra Veneziani e Bizantini e brevemente interrotta a seguito del trasferimento del potere ai Magistri Militum, l'elettività ducale fu, a partire dal 742, definitivamente sottratta al controllo imperiale, sancendo così l'inizio della monarchia ducale, che durò, con alterne vicende, sino all'XI secolo. In tale periodo l'istituto ducale si modellò sulla forma della monarchia bizantina, divenendo a tratti ereditario e duplicandosi, con l'uso da parte del doge regnante di associarsi al trono il successore designato nella forma di un coreggente o co-Dux. Nei primi tre secoli di Venezia vi furono ventotto dogi, di cui quattordici deposti, con accecamento, taglio della barba e dei capelli per sfregio o per forzata tonsura (al modo bizantino), oppure uccisi in rivolte; quattro preferirono abdicare, uno cadde in battaglia e solo nove morirono di morte naturale.


http://it.wikipedia.org/wiki/Dogi_della ... di_Venezia


Il ducato della Venezia Marittima, Rivoalto-Venezia, l'impero della Serenissima e Bisanzio
viewtopic.php?f=49&t=2803

Da ła Venesia de mar bixantina a ła Repiovega Veneta venesiana
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Re: La storia contà da Millo Bozzolan

Messaggioda Berto » lun mar 11, 2019 3:24 pm

5) In altri termini si era perso il concetto di “res publica”, di stato, che invece a Venezia era fortissimo. Tanto che il papato lo considerava blasfemo, il culto del “bene pubblico” dei veneziani. E fu una delle imputazioni che il papa Giulio II prese a pretesto per muovere guerra ai veneziani formando l’alleanza di Cambrai contro uno stato che sovvertiva l’ordine feudale e la dipendenza delle monarchie cristiane al suo Soglio.


Osservazioni critiche:

È semplicemente una demenzialità affermare che la Guerra di Cambrai sia stata anche solo in parte motivata dal forte concetto di “res publica” di stato di Venezia (dell'aristocrazia veneziana).
Venezia non aveva alcun motivo di sovvertire l'ordine feudale e la dipendenza delle monarchie cristiane al suo Soglio (pontificio romano cattolico) poiché di fatto Venezia era una "monarchia repubblicana aristocrazia" che era parte integrante della varie aristocrazie europee e perché l'avvento di questa guerra corrisponde temporalmente all'inizio della riforma protestante sia anglicana che luterana e calvinista che svincolava gran parte delle monarchie europee dalla dipendenza dal pontefice romano.



Guerra della Lega di Cambrai (1508/1516)
https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_de ... di_Cambrai
La guerra della Lega di Cambrai fu uno dei maggiori conflitti delle guerre d'Italia del XVI secolo, e fu scatenata allo scopo di arrestare l'espansione della potentissima Repubblica di Venezia in terraferma. Fu una guerra di vastissima portata per il tempo, in cui tutti i principali stati europei dell'epoca si coalizzarono contro la Repubblica di Venezia nel tentativo di distruggerla e spartirsi le ricchissime spoglie.


La storiografia assegna alla Rivoluzione francese e alle Guerre napoleoniche la fine del Feudalesimo

https://it.wikipedia.org/wiki/Feudalesimo
Il feudalesimo, detto anche "rete vassalla", era un sistema politico, economico e sociale che si affermò nell'Europa occidentale con l'Impero carolingio (IX secolo) e con la morte di Carlo Magno, fino alla nascita dei primi Stati nazionali nel XIX secolo. In senso sociale ed economico fu un'evoluzione della società curtense. L'abolizione ufficiale del feudalesimo si ha nel 1806 da parte di Napoleone Bonaparte, più di tre secoli dopo la fine del Medioevo.
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Re: La storia contà da Millo Bozzolan

Messaggioda Berto » lun mar 11, 2019 3:24 pm

6) Ma Venezia era avanti centinaia di anni rispetto al resto del mondo. Erede vera della “res publica” romana ma anche delle assemblee paritarie all’ombra del tiglio, degli antichi Venetici.


Alberto Pento
Era così avanti che nel 1700 perseguitava le idee democratiche al punto che la storia l'ha travolta per non averle fatte proprie.
Non vi è alcuna attestazione storica che attribuisca ai venetici o paleoveneti del primo millennio a.C. la pratica originaria dell'assemblee democratiche o paritarie delle loro comunità locali attorno al tiglio.
È invece documentata tale pratica durante il Medioevo e non tanto attorno al tiglio ma ad altri alberi secolari adoperati come punto d'incontro perché visibili da lontano e topograficamente determinanti.
Tale pratica è più consona e riferibile alle riunioni locali degli uomini liberi di origine germanica e poi alle assemblee dei primi comuni.

La Res publica (come cosa o bene comune, del popolo, della comunità) come concetto/idea e istituto organizzato non è una specificità romana ma di tutte le comunità umane e caratterizza tutti i popoli e i territori preromani e non romani, è presente negli stati europei medievali nati alla fine dell'Impero romano d'Occidente e poi anche in tutti i comuni o città comunali d'Italia e d'Europa;
non è certo una invenzione dei romani e una reinvenzione/recupero dei veneziani e di Venezia

Res publica
https://it.wikipedia.org/wiki/Res_publica


I veneziani avevano un concetto aristocratico della Res publica, non certo democratico.


Nell'area lagunare veneta e nel veneziano non vi è alcuna attestazione archeologica e scritta che testimoni la leggenda del tiglio come albero sacro intorno al quale si riunivano in assemblea istituzionale comunale le genti venete.



Tejara, tilia, tiglio, Linden, linta, lipa
viewtopic.php?f=44&t=1750

http://www.filarveneto.eu/wp-content/uploads/2015/04/Tejara-ValIxarxo-300x225.jpg
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Ixarxo.jpg


Sta tradision lè atestà entel Trentin, entel Friul xloen en Val Rexia, ...

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... rentin.jpg

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... exiuta.jpg



Comun, Arengo, Mexoevo, Istitusion
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Pararia ke ła tejara ła fuse n'arbaro sagro de on mucio de xenti ouropee: çelti, xermani, xlavi (e drento sta larga tradision ouropea podaria esarghe anca coeła venetega ???):

Miti e Leggende:
http://digilander.libero.it/smsmontafia0/Tiglio.htm
Fin dall’antichità il tiglio ha sempre goduto di grande considerazione sia presso i popoli nordeuropei sia fra i Greci e i Romani. Il poeta latino Ovidio racconta la storia di una coppia di coniugi tanto poveri quanto generosi: Filemone e Bauci.
Zeus, per premiare i due anziani, esaudì il loro desiderio: rimanere uniti anche dopo la morte. Fu così che Filemone e Bauci furono trasformati in quercia e in tiglio affinché potessero congiungersi con i loro rami. Nella mitologia germanica il protagonista della Canzone dei Nibelunghi: Sigfrido, aveva ucciso il terribile drago Fafnir per bagnarsi nel suo sangue e divenire immortale. Ma mentre Sigfrido faceva questo bagno una foglia di Tiglio cadde da un albero e andò a posarsi sulla sua schiena, rendendo quel punto del corpo vulnerabile. Un evento che più tardi si rivelò fatale per l'eroe. Il tiglio è considerato simbolo di fecondità ed era considerato nume tutelare delle fattorie. Sono protetti dal tiglio i nati dall’11 al 20 marzo, dal 13 al 22 settembre. Per il 1999 si prevedono traguardi di vera gloria; bando alla razionalità, seguire l’intuito.
Alberi sacri presso gli Slavi e i Germani, i Tigli servivano raccogliere oggetti votivi e per tener lontani gli spiriti maligni. Originario dell’Asia minore, il bellissimo tiglio argentato ha la fortuna di resistere ottimamente agli inquinamenti delle città.

Carl von Linné
http://www.treedom.net/it/post/i-segret ... -cuore-175
Per celti e germani il tiglio era importante anche perché lo strato interno della sua corteccia (libro) forniva le fibre con cui si tessevano gli abiti.
E’ curioso notare che il padre della classificazione scientifica degli organismi viventi, Carl von Linné, porta come cognome il nome locale del tiglio (Lind), scelto da suo padre Nils per ricordare il tiglio secolare che viveva nell’aia dei nonni.


11 Tiglio del giudizio, Trodena, Sudtirolo, Italia
https://pietredelgiudizio.wordpress.com ... ol-italien

Immagine



11 Un vecchio, grande tiglio, albero sacro dei popoli germanici, segnava il luogo dei placiti di Trodena. Se sotto l’albero ci fosse una pietra del giudiuzio, non è noto.


http://www.teutagwened.org/pages/pagina/38
http://www.teutagwened.org/pages/dettaglio/98

L’albero della libertà


Nel Medioevo, tra le nostre comunità, esisteva un antico costume proveniente dal mondo nordico: al centro del villaggio di fronte alla chiesa, posto sul sagrato, vi era un albero; questi poteva essere una quercia o un olmo, un tiglio o un castagno. Esso era un simbolo: rappresentava la libertà di quella comunità, era la materializzazione della sua stessa esistenza. Attorno all’albero si tenevano le riunioni più importanti che riguardavano il villaggio, le viciníe, l’assemblea dei capofamiglia per decidere sul futuro di tutti gli abitanti… Era la prima forma di ‘democrazia’, il primo passo verso la nascita dei Comuni, ossia della codificazione della libertà decisionale di una comunità.

In un particolare di una mappa del ‘500 di San Bonifacio, appare chiara la presenza dell’albero comunitario, un olmo, posizionato al centro della piazza, davanti alla ‘Casa di Commun’. L’albero sino a qualche decennio fa, in quel mondo che definiamo Civiltà della Terra o in maniera più riduttiva ‘civiltà contadina’, veniva utilizzato con funzioni apotropaiche, ossia per difendere una contrada, una corte, un villaggio dal malum. Così riscontriamo la presenza di piante secolari appena fuori da piccoli centri abitati, nei confini, dietro alle edicole, antistanti chiese e luoghi sacri. L’albero è simbolo dell’essenza vitale, nella sacralità del suo divenire. Esso rimane anche quando l’uomo scompare; le sue radici divengono le nostre, la sua presenza diviene il nostro esistere. L’albero sacro è la metafora stessa della Tradizione, passato presente e futuro…
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Re: La storia contà da Millo Bozzolan

Messaggioda Berto » mar mar 12, 2019 9:50 pm

E LA CHIAMANO DECADENZA.. IL SETTECENTO VENEZIANO
10 Marzo 2019
Millo Bozzolan

https://www.venetostoria.com/?p=14543

Quando arrivò Napoleone, distrusse con lo stato veneto, una civiltà che era ben lontana dal crepuscolo. L’aristocrazia veneziana, certamente bisognevole di ampliare il potere alla Terraferma, aveva tuttavia impresso un impulso notevolissimo verso la modernità, volgendo i suoi interessi all’entroterra, da cui traeva ormai tutte le risorse dello stato. Il porto di Venezia, ridimensionato a porto dello “Stato da tera”, aveva però sviluppato un traffico commerciale che lo rifaceva tra i primi in Europa.

Ma non solo… di precisa Giovanni Distefano “la Dominante realizzò notevoli imprese tra le quali l’anagrafe del 1766 e i bilanci generali dimostrando una capacità di raccolta dati che ancora suscita ammirazione;

si crearono nuove magistrature, operanti in campo economico finanziario, e si moltiplicarono le conferenze di più uffici con notevoli con notevoli approfondimenti di ricerca e di studio , si presero in tempi diversi notevoli provvedimenti in favore dell’agricoltura e dell’allevamento, creando una cattedra di agronomia e una scuola di veterinaria e fondando accademie di agraria in molte città;

si operò attivamente una rinascita dell’industria e dell’artigianato; si affrontarono pur nella penuria di denaro, le grandi opere pubbliche, facendo passare progetti di bonifica, opere di regolamentazione dei fiumi e di difesa della laguna ciclopiche (i murazzi ne sono un esempio ndr) ;

si dimezzò il debito pubblico;

si approvò il Codice per la Veneta Mercantile Repubblica, in cui furono codificate per la prima volta le leggi mercantili marittime e si incominciava a metter mano al Codice Veneto civile, nella volontà di ordinare tutte le leggi emanate dalla Repubblica…

Ma non bastasse questo a render grande il Settecento veneto… i Veneziani, attratti dalle possibilità i investimenti sicuri e con notevoli ritorni, si volgevano sempre più verso la Terraferma, per acquistarvi campagne e costruirvi case, sopratutto per curarvi i oro interessi di proprietari fondiari. E vi andavano ad abitare non solo per i periodi di villeggiatura, ma, quando potevano, per tutto l’anno; finivano nei paesi di campagna anche professionisti (come medici e chirurghi) che vi trovavano possibilità di guadagno superiori a quelli offerti dalla Dominante. Il governo favoriva questo vitalizzarsi della campagna. (Cozzi)

A questo rinnovato impulso, si deve quindi la grandezza delle Arti (pittura, musica) nel Settecento veneziano, che si rifletteva nei teatri della Capitale, nella sua vista intellettuale e sociale, ancora degna di una grande capitale europea, che era una attrattiva per tutto il resto dell’Europa.




Giovanni Zanon 10 Marzo 2019 alle 20:07

Ho apprezzato gli apporti culturali di questo blog, dove vengono poste in risalto le luci che ancora l’economia, la burocrazia, l’organizzazione decentrata veneziana emanava nel settecento.
Il problema della difesa dello stato “de tera” era però assolutamente sottostimato per non dire sconosciuto. L’affidarsi per lunghissimo tempo ad una neutralità non difensiva, aveva posto la Serenissima in balia degli eventi e scontri tra gli stati europei. Solo il precario sistema degli equilibri tra Francia, Imp: Austriaco ed Inghilterra aveva impedito che all’Austria di mangiarsi lo stato Veneziano. Praticamente inerme. Da qui passa la grande critica al sistema Oligarchico veneziano incapace di rinnovarsi, impoverito, corrotto dal gran numero di Barnabotti in cerca di fortuna, dedito all’apparenza, futilità, alla spesa improduttiva, incapace di capire il grido di dolore delle province di terraferma percorse senza riguardo da eserciti nemici. Il disprezza di Napoleone per Venezia e la sua classe dominante, penso che nasca da queste considerazioni; chi non ha il coraggio di difendersi non è degno di esistere. Non valgono per questo miserabile comportamento tutte le migliori iniziative del mondo.


Millo Bozzolan 11 Marzo 2019 alle 14:06

Non condivido le sue conclusioni, sia per la critica troppo impietosa verso gli ultimi aristocratici veneziani, sia per la quasi assoluzione verso l’Attila dei veneti. Non capisco cosa avrebbe potuto fare Manin e compagnia con l’esercito francese in casa,se non cercare di salvare almeno la continuità dello stato veneto, accettando il passaggio dei poteri alla Municipalità. Ma ospito comunque volentieri la sua opinione.



Alberto Pento

Cosa pensare di una famiglia e di un capo famiglia che fa entrare nella sua casa una banda di ladri, di rapinatori, di assassini, aprendo loro la porta;
che lascia che si accomodino in cucina e svuotino la dispensa, che va persino in cantina a prendere per loro il vino e dalla credenza i liquori;
che dà loro le camere da letto e il salotto per riposarsi;
e come stupirsi poi se dopo aver mangiato e bevuto, questi banditi si prendono la liberta di stuprare le donne di casa, le figlie e la moglie e la mattina dopo prima di andarsene fanno man bassa degli ori, degli argenti e del contante che c'è in casa?



Trattato di Sant'Eufemia
http://www.veneziadoc.net/Storia-di-Ven ... ufemia.php


Ƚe colpe, ƚe responsabeƚetà e ‘l tradimento dei venesiani
viewtopic.php?f=167&t=1277

Coel parlamento veneto de tuti i veneti, mai nato e ke i venesiani ke łi gheva el poder no łi ga mai promòso
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Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... i-nato.jpg

I veneti venesianisti ke łi nega e falba ła storia veneta
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Ła Repiovega Veneto Venesiana lè termenà ente 1797 el 12 de majo.
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La fine de la Repiovega Arestogratega Veneta
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