Storia dell'arte tipografica.http://www.treccani.it/enciclopedia/tip ... a-Italiana)
1. Origini. - Non si farà qui cenno delle numerose teorie e supposizioni che vollero ricercare in Olanda o altrove le prime origini dell'arte, né della sua discendenza da immagini o stampe xilografiche (v. xilogbafici, libri), che già circolavano dal sec. XIV. Stampi per stoffe, sigilli, ferri per imprimere disegni e motti su legature, forme per carte da giuoco, tavolette con testo e figure dell'Ars Moriendi e Biblia Pauperum niente hanno a che fare con la nuova arte, che doveva permettere, mediante composizione e scomposizione di caratteri fusi lettera per lettera, la rapida produzione in serie di opere dell'umano sapere.
In Cina il procedimento era noto da secoli, e si dà qui la riproduzione della pagina di un libro impresso con caratteri mobili in Corea nell'anno 1324; ma la distanza e la mancanza di comunicazioni dovrebbero fare escludere ch'esso possa essere stato conosciuto e imitato oltre il Giappone.
Nata in Germania verso la metà del sec. XV, l'arte tipografica si sparse poco a poco in tutta Europa; prima in Italia, favorita dall'intenso movimento intellettuale dell'umanesimo, poi in Svizzera, Francia, Olanda, Belgio, Ungheria, Spagna, Polonia, Boemia, Inghilterra, Austria, Danimarca, Svezia, Portogallo, Montenegro. Dal 1454 al 1500 circa 25.000 opere apparvero, stampate con innumerevoli tipi di ogni forma e grandezza da volonterosi e intelligenti pionieri, non di rado artisti di grande valore. Storie tipografiche generali e particolari, biografie di tipografi celebri, elenchi di libri apparsi fino all'anno 1500 attestano questo sviluppo meraviglioso.
Il merito principale dev'essere attribuito a Johann Gensfleisch detto Gutenberg (v.), nato a Magonza circa l'anno 1400 e morto nella stessa città intorno al 1468: documenti e precise testimonianze abbondano; l'elogio di G. Fichet è del 1470; il ricordo più noto quello della Cronica van der hilliger Stat Coellen, Colonia 1499, a carta 312. Dal 1439 almeno il Gutenberg era a Strasburgo, dove pare siano stati fatti i primi saggi; ma circa dieci anni dopo egli torna in patria e qui, aiutato da J. Fust, comincia a stampare. La prima stampa con data conosciuta è un foglio col testo della lettera d'indulgenza concessa da Nicolò V a favore dei contribuenti per la guerra contro i Turchi: alcuni esemplari recano la data del 1454, altri del 1455. Apparve poi la grande Bibbia, già perfetto capolavoro di arte tipografica, in voll. 2 in-folio, su due colonne di 40 o 42 linee ciascuna, di carte 324 e 319, stampate con grossi caratteri gotici in rosso e nero: essa è nota col nome di "Bibbia Mazarina" (v. bibbia, VI, p. 925). Questo primo libro impresso (v. gutenberg, XVIII, p. 283) non reca né l'anno né il nome del tipografo, ma le citate testimonianze, e una nota manoscritta apposta in fine dell'esemplare conservato nella Bibliothèque Nationale di Parigi, stabiliscono che essa è opera di Gutenberg, terminata verso il 1454-55, certo non dopo l'agosto 1456.
Il merito di avere introdotta la stampa in Italia viene correntemente attribuito al cardinale spagnolo Giovanni Torquemada (Turrecremata), il quale invitò i tedeschi Conrad Sweynheym (v.) e Arnold Pannartz (v.) a recarsi a Subiaco (v.). Ciò dovette avvenire intorno al 1463-64, se già nel 1465 poté vedersi il bellissimo De Oratore di Cicerone (senza data; v. facsimile alla voce libro, XXI, tavola XVII), seguito dal Lactantius del 29 ottobre di quell'anno. I caratteri nuovissimi, di bel disegno fra il gotico e il romano, di un tipo non assomigliante a nessun altro fino allora fuso in Germania, dovettero essere copiati da un qualche manoscritto. Dopo circa due anni, il 12 giugno 1467, gli stessi tipografi pubblicarono il De Civitate Dei di S. Agostino, in-folio piccolo, su due colonne, libro perfetto in ogni sua parte e di rara bellezza (v. facsimile alla voce subiaco, XXXII, p. 913). Poi i due soci si trasferirono a Roma, dove probabilmente già si era stabilito Ulrich Han (v.), che il 31 dicembre 1467 pubblica le Meditationes del cardinale Torquemada, ornate di rozze xilografie, le prime apparse in Italia (v. facsimile alla voce han, XVIII, p. 352). I bei caratteri adoperati a Subiaco non furono impiegati a Roma: la moda era per il carattere umanistico, largamente usato in gran numero di manoscritti esemplati specialmente per la corte Aragonese a Napoli; così i nuovi tipi furono perfettamente tondi e il primo saggio apparso le Epistolae di Cicerone (novembre 1467). Dal 1468 al 1473, Sweynheym e Pannartz pubblicarono una serie di 48 classici latini, tutti di formato in-folio, tirati quasi sempre in numero di 275 esemplari (v. facsimile alla voce libro, XXI, pp. 71 e 72). Col 1473 i due soci si lasciarono; Pannartz continuò a stampare nella casa dei Massimo, e Sweynheym intraprese a incidere su metallo le 27 carte della Cosmographia di Tolomeo, lavoro interrotto per sua morte avvenuta nel 1476. Il Tolomeo fu terminato poi da Arnold Bucking e vide la luce il 10 ottobre 1478.
B) La tipografia a Venezia. - Giovanni da Spira, un tedesco probabilmente fuggito da Magonza dopo il saeco del 1462, introdusse la stampa a Venezia nel 1469. Egli vi si trovava già da alcuni anni (aveva per moglie un'italiana) quando pubblicò il suo primo libro Epistolae ad Familiares di Cicerone, tirato a soli cento esemplari; l'opera fu ristampata subito, a 300 esemplari, seguita poi dalla splendida edizione di Plinio, Historia naturalis: poiché la richiesta fatta alla Signoria di Venezia, di poter esercitare egli solo nel distretto quell'arte per cinque anni, è del 18 settembre 1469, così i tre volumi furono certo impressi prima di quel tempo. Giovanni da Spira morì poco dopo aver chiesto quel privilegio, e l'edizione del De Civitate Dei di S. Agostino fu terminata dal fratello Vindelino, che nello stesso anno 1470 mise fuori Virgilio, Giovenale, il Canzoniere del Petrarca (prima edizione), Sallustio, Prisciano e varie opere di Cicerone; nel 1471 egli pubblicò la prima edizione della Bibbia in lingua italiana (traduzione di Niccolò Malermi) in due grossi magnifici volumi; e poi Terenzio, Plauto, Strabone, Tibullo, le opere latine del Boccaccio, Tacito e libri giuridici. Dal 1473 mancano sue notizie e i bei caratteri tondi passano nelle mani di due suoi compatrioti, Giovanni da Colonia e Giovanni Manthen, che li impiegano per la stampa di vari classici ed opere giuridiche, dal 1474 al 1479.