Stanpa tipografega en Veneto

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Messaggioda Berto » mar ago 16, 2016 7:46 pm

Stanpa tipografega en Veneto
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No lè na envension o na enportasion dei venesiani
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Re: Stanpa tipografega en Veneto

Messaggioda Berto » mar ago 16, 2016 7:47 pm

"A Venezia, nella prima parte del cinquecento, si stampano la metà di tutti i libri pubblicati in Europa.
Al punto che, come sostiene Marzo Magno, "senza l'editoria veneziana di quel secolo non esisterebbero il libro come noi lo conosciamo, e nemmeno la lingua italiana come la parliamo oggi". I numeri proposti dall'autore del resto parlano chiaro, fin dall'inizio: negli ultimi trent'anni del Quattrocento, risultano attivi in città 153 tipografi , che stampano complessivamente 4.500 titoli; calcolando una tiratura media di 300 copie ciascuno, si arriva quindi a un complesso di 1.350.000 volumi, pari al 15% del totale europeo. Nel Cinquecento almeno 690 fra tipografi ed editori sfornano oltre 15.000 titoli, con tirature medie di un migliaio di copie quindi 15 MILIONI DI VOLUMI.
Fra il 1526 e il 1550 TRE QUARTI DELLE EDIZIONI STAMPATE IN "ITALIA" E METÀ DI QUELLE EUROPEE ESCONO DA VENEZIA"
Da "Il primo ghetto" di Francesco Jori.

https://www.facebook.com/profile.php?id ... nref=story
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Re: Stanpa tipografega en Veneto

Messaggioda Berto » mar ago 16, 2016 7:48 pm

La stanpa tipografega a carateri ke se move lè stà enventà en Xermagna da Gutenberg entel 1445

http://www.venicethefuture.com/schede/i ... liusid=323

e ła xe stà portà en Veneto dai todeski, en vanti ente łe çità de ła tera ferma e dapò anca a Venesia.

https://it.wikipedia.org/wiki/Stampa

https://it.wikipedia.org/wiki/Johannes_Gutenberg

https://it.wikipedia.org/wiki/Torchio_tipografico
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Re: Stanpa tipografega en Veneto

Messaggioda Berto » mar ago 16, 2016 8:11 pm

http://blog.giofugatype.com/?p=84

Su chi per primo in Europa utilizzò questo innovativo mezzo, che andava a sostituire la scrittura amanuense, ci sono ancora diverse versioni e opinioni: una vede il feltrino Pànfilo Castaldi, dotto insegnante, poeta e medico, nato a Feltre nel 1430 (una lunga diatriba tra Feltre e Magonza, tra sostenitori del Castaldi e quelli del Gutenberg lo fa emergere nell’Ottocento come la risposta italiana al teutonico inventore della stampa.

E molti documenti indicano a Panfilo lo stesso anno di nascita di Gutenberg il 22 settembre 1398), come l’inventore dei caratteri mobili da stampa in legno utilizzando un torchio già dal 1456, un anno prima di Johann Gensfleish, passato alla storia col nome di Gutenberg, e aprì la sua prima stamperia a Capodistria e poi nel 1471 diresse con un socio, Filippo da Lavagna, una tipografia a Milano avendo ottenuto dal Duca Galeazzo Maria Sforza, una patente, cioè un brevetto, per stampare libri in esclusiva; l’altra vede il più famoso Gutenberg con Johann Fust e Peter Schöffer a Magonza inventare il sistema di stampa (il primo libro con data certa stampato in Magonza dal Fust e Schöffer con caratteri di legno mobili, è del 1457 Codex Psalmorum); un’altra ancora vede Gutenberg che apprese tale invenzione dal Castaldi a Feltre quando venne nella città veneta, ospite dell’insegnante feltrino, per imparare l’idioma italiano facendosi chiamare Giovanni Fausto Comesburgo e che una volta ritornato nella sua Magonza certamente sviluppò e migliorò il sistema di stampa inumidendo i fogli per una migliore qualità nell’impressione dei caratteri, ma anche se ne attribuì il credito di primo inventore.

Diversi sono i documenti ritrovati a Venezia che trattano la questione: Marc’Antonio Coccio, detto Sabèllico, nato in Vicovaro (presso Roma) il 1436, professore di eloquenza in Udine (1475) e Venezia poi, dov’era conservatore della biblioteca di San Marco. Egli nel libro VIII, decade III della Storia Veneta, scritta per ordine del Senato e pubblicata nel 1486, scrive, parlando di Pasquale Malipiero, doge di Venezia dal 30 ottobre 1457 al 5 maggio 1462, in cui morì: “Alle altre felicità del suo principato s’aggiunse che allora per la prima volta la maniera di stampare i libri fu trovata in Italia: quell’invenzione stessa che si crede essere di un Germano (Gutenberg)” poi lo stesso Sabèllico elogia un altro grande prototipografo Nicolas Jenson che perfezionò l’arte della stampa: “Ma dopochè coll’andar del tempo si furono stabilite in tutta l’Italia delle officine della divina arte, e con aperta emulazione si gareggiava fra gli operaj di ingegno e diligenza, Nicolao Jenson, che la città di Venezia ebbe in sorte, in cotal lode si lasciò addietro di gran lunga tutti gli altri”.

Ma c’è una questione che ha creato confusione, ovvero le date trovate in questi documenti del Sabèllico: del settembre 1469 è un diploma del Senato Veneto che concede al maestro Giovanni da Spira, il privilegio di esercitare egli solo l’arte in Venezia e dintorno, per cinque anni dalla data del decreto, e questo Giovanni da Spira in un libro stampato nel 1468 dice di sé che “Primus in Adriaca formis impressit aenis Urbe libros…” quando già dal 1461(?) operava in Venezia Nicolas Jenson e stampava pure a Venezia un sacerdote italiano: Clemente Padovano (o da Padova). Come mai potè il Sabèllico asserire che la stampa fu introdotta in Italia nel 1458 se solo nel 1465 fu in Subiaco? se solo nel 1462 con la presa di Magonza fatta da Adolfo di Nassau, gli operai tipografi si tennero sciolti dal giuramento, disperdendosi a fondare nuove stamperie, se nella stessa Germania, fuori di Magonza e di Bamberga (1461), non ci sono tipografie prima del 1466(?) Se dunque in Italia verso il 1456 c’era già qualcosa in quanto furono ritrovati stampati sotto il doge Malipiero, che muore nel maggio 1462, e il nuovo pontificato di Pio II che subbentrò a Callisto III morto nell’agosto del 1458. Quindi c’è una coincidenza strabiliante tra i documenti veneziani (1457 – 1458) e il primo libro stampato in Germania dal Fust e Schöffer con caratteri mobili 1457. Quindi l’invenzione dei caratteri mobili in Italia è stata fatta 16 anni prima che venisse “importata” dalla Germania. Secondo una tradizione ancora non provata, fu proprio nel 1461 che Castaldi stampò due rari foglietti, Il responsorio di Sant’Antonio di Padova e l’Orazione alla Santa Sindone.

Ad ogni modo è certo che il Càstaldi fu un tipografo di un certo successo in quanto ci è nota la tiratura di 300 copie delle Epistole di Cicerone fatta nel 1471


https://it.wikipedia.org/wiki/Panfilo_Castaldi
Panfilo Castaldi (Feltre, ca. 1430 – Zara, ottobre/novembre 1487) è stato un medico italiano, e "maestro da libri dal stampo", ovvero uno dei primi tipografi italiani.
Storici locali di area feltrina come Antonio dal Corno e, prima ancora, il francescano Antonio Cambruzzi lo accreditano come il "vero" inventore dei caratteri mobili per la stampa.


Ma Gutenberg lè stà el primo en Ouropa a doparar i carateri ca se move, de pionbo/antimonio/stagno.

https://it.wikipedia.org/wiki/Johannes_Gutenberg
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Re: Stanpa tipografega en Veneto

Messaggioda Berto » mar ago 16, 2016 8:49 pm

Storia dell'arte tipografica.

http://www.treccani.it/enciclopedia/tip ... a-Italiana)


1. Origini. - Non si farà qui cenno delle numerose teorie e supposizioni che vollero ricercare in Olanda o altrove le prime origini dell'arte, né della sua discendenza da immagini o stampe xilografiche (v. xilogbafici, libri), che già circolavano dal sec. XIV. Stampi per stoffe, sigilli, ferri per imprimere disegni e motti su legature, forme per carte da giuoco, tavolette con testo e figure dell'Ars Moriendi e Biblia Pauperum niente hanno a che fare con la nuova arte, che doveva permettere, mediante composizione e scomposizione di caratteri fusi lettera per lettera, la rapida produzione in serie di opere dell'umano sapere.

In Cina il procedimento era noto da secoli, e si dà qui la riproduzione della pagina di un libro impresso con caratteri mobili in Corea nell'anno 1324; ma la distanza e la mancanza di comunicazioni dovrebbero fare escludere ch'esso possa essere stato conosciuto e imitato oltre il Giappone.

Nata in Germania verso la metà del sec. XV, l'arte tipografica si sparse poco a poco in tutta Europa; prima in Italia, favorita dall'intenso movimento intellettuale dell'umanesimo, poi in Svizzera, Francia, Olanda, Belgio, Ungheria, Spagna, Polonia, Boemia, Inghilterra, Austria, Danimarca, Svezia, Portogallo, Montenegro. Dal 1454 al 1500 circa 25.000 opere apparvero, stampate con innumerevoli tipi di ogni forma e grandezza da volonterosi e intelligenti pionieri, non di rado artisti di grande valore. Storie tipografiche generali e particolari, biografie di tipografi celebri, elenchi di libri apparsi fino all'anno 1500 attestano questo sviluppo meraviglioso.

Il merito principale dev'essere attribuito a Johann Gensfleisch detto Gutenberg (v.), nato a Magonza circa l'anno 1400 e morto nella stessa città intorno al 1468: documenti e precise testimonianze abbondano; l'elogio di G. Fichet è del 1470; il ricordo più noto quello della Cronica van der hilliger Stat Coellen, Colonia 1499, a carta 312. Dal 1439 almeno il Gutenberg era a Strasburgo, dove pare siano stati fatti i primi saggi; ma circa dieci anni dopo egli torna in patria e qui, aiutato da J. Fust, comincia a stampare. La prima stampa con data conosciuta è un foglio col testo della lettera d'indulgenza concessa da Nicolò V a favore dei contribuenti per la guerra contro i Turchi: alcuni esemplari recano la data del 1454, altri del 1455. Apparve poi la grande Bibbia, già perfetto capolavoro di arte tipografica, in voll. 2 in-folio, su due colonne di 40 o 42 linee ciascuna, di carte 324 e 319, stampate con grossi caratteri gotici in rosso e nero: essa è nota col nome di "Bibbia Mazarina" (v. bibbia, VI, p. 925). Questo primo libro impresso (v. gutenberg, XVIII, p. 283) non reca né l'anno né il nome del tipografo, ma le citate testimonianze, e una nota manoscritta apposta in fine dell'esemplare conservato nella Bibliothèque Nationale di Parigi, stabiliscono che essa è opera di Gutenberg, terminata verso il 1454-55, certo non dopo l'agosto 1456.

Il merito di avere introdotta la stampa in Italia viene correntemente attribuito al cardinale spagnolo Giovanni Torquemada
(Turrecremata), il quale invitò i tedeschi Conrad Sweynheym (v.) e Arnold Pannartz (v.) a recarsi a Subiaco (v.). Ciò dovette avvenire intorno al 1463-64, se già nel 1465 poté vedersi il bellissimo De Oratore di Cicerone (senza data; v. facsimile alla voce libro, XXI, tavola XVII), seguito dal Lactantius del 29 ottobre di quell'anno. I caratteri nuovissimi, di bel disegno fra il gotico e il romano, di un tipo non assomigliante a nessun altro fino allora fuso in Germania, dovettero essere copiati da un qualche manoscritto. Dopo circa due anni, il 12 giugno 1467, gli stessi tipografi pubblicarono il De Civitate Dei di S. Agostino, in-folio piccolo, su due colonne, libro perfetto in ogni sua parte e di rara bellezza (v. facsimile alla voce subiaco, XXXII, p. 913). Poi i due soci si trasferirono a Roma, dove probabilmente già si era stabilito Ulrich Han (v.), che il 31 dicembre 1467 pubblica le Meditationes del cardinale Torquemada, ornate di rozze xilografie, le prime apparse in Italia (v. facsimile alla voce han, XVIII, p. 352). I bei caratteri adoperati a Subiaco non furono impiegati a Roma: la moda era per il carattere umanistico, largamente usato in gran numero di manoscritti esemplati specialmente per la corte Aragonese a Napoli; così i nuovi tipi furono perfettamente tondi e il primo saggio apparso le Epistolae di Cicerone (novembre 1467). Dal 1468 al 1473, Sweynheym e Pannartz pubblicarono una serie di 48 classici latini, tutti di formato in-folio, tirati quasi sempre in numero di 275 esemplari (v. facsimile alla voce libro, XXI, pp. 71 e 72). Col 1473 i due soci si lasciarono; Pannartz continuò a stampare nella casa dei Massimo, e Sweynheym intraprese a incidere su metallo le 27 carte della Cosmographia di Tolomeo, lavoro interrotto per sua morte avvenuta nel 1476. Il Tolomeo fu terminato poi da Arnold Bucking e vide la luce il 10 ottobre 1478.


B) La tipografia a Venezia. - Giovanni da Spira, un tedesco probabilmente fuggito da Magonza dopo il saeco del 1462, introdusse la stampa a Venezia nel 1469. Egli vi si trovava già da alcuni anni (aveva per moglie un'italiana) quando pubblicò il suo primo libro Epistolae ad Familiares di Cicerone, tirato a soli cento esemplari; l'opera fu ristampata subito, a 300 esemplari, seguita poi dalla splendida edizione di Plinio, Historia naturalis: poiché la richiesta fatta alla Signoria di Venezia, di poter esercitare egli solo nel distretto quell'arte per cinque anni, è del 18 settembre 1469, così i tre volumi furono certo impressi prima di quel tempo. Giovanni da Spira morì poco dopo aver chiesto quel privilegio, e l'edizione del De Civitate Dei di S. Agostino fu terminata dal fratello Vindelino, che nello stesso anno 1470 mise fuori Virgilio, Giovenale, il Canzoniere del Petrarca (prima edizione), Sallustio, Prisciano e varie opere di Cicerone; nel 1471 egli pubblicò la prima edizione della Bibbia in lingua italiana (traduzione di Niccolò Malermi) in due grossi magnifici volumi; e poi Terenzio, Plauto, Strabone, Tibullo, le opere latine del Boccaccio, Tacito e libri giuridici. Dal 1473 mancano sue notizie e i bei caratteri tondi passano nelle mani di due suoi compatrioti, Giovanni da Colonia e Giovanni Manthen, che li impiegano per la stampa di vari classici ed opere giuridiche, dal 1474 al 1479.
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