L’ogneversetà veneta ła xe nasesta a Pava e no a Venesia

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Messaggioda Berto » sab mar 01, 2014 11:59 pm

L’ogneversetà veneta ła xe nasesta a Pava e no a Venesia
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L’ogneversetà ente ła tera veneta ła xe nasesta a Pava ente łi ani veneto-xermani e no a Venesia o ente łi ani veneto venesiani de ła Repiovega Serenisima.


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Re: L’ogneversetà veneta ła xe nasesta a Pava e no a Venesia

Messaggioda Berto » dom mar 02, 2014 8:56 am

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Ogniversedà de Pava

http://www.unipd.it/universita/storia-e-valori/storia

“Universa universis patavina libertas”, questo il motto che caratterizza da sempre l’Università di Padova, e anche lo spirito di libertà di cultura e di espressione che spinse un gruppo di studenti e docenti a lasciare l’Università di Bologna per Padova. L’Università di Padova non nasce quindi ex privilegio, grazie a un editto papale o dell’Imperatore, ma per una favorevole congiuntura di fattori: la massiccia trasferta da Bologna di docenti e professori da una parte e la benevolenza e il supporto del Comune dall’altra. Anche se l’attività di studio e ricerca risale a molti anni prima, il 1222 è riconosciuto come l’anno di fondazione: quell'anno infatti risulta essere la prima registrazione di una regolare organizzazione universitaria.

Mexoevo e Regnasemento

A quest’epoca lo Studio padovano presenta una configurazione simile a quello bolognese: le corporazioni degli scolari o università in senso stretto, i collegi dei dottori e la figura del cancelliere.

Gli scolari si distinguono in Transalpini e Cisalpini, secondo un criterio etnico-geografico; all’interno si configurano le “Nationes”.
Eletto dagli studenti, il rettore proveniva a turno dai due gruppi, per dar voce agli studenti arrivati da tutta Europa.


All’inizio del Trecento Padova raggiunge la fase di maggior splendore della sua storia indipendente, e docenti di tutta Europa la scelgono come meta: nel 1305 dallo Studio di Parigi viene chiamato a Padova il filosofo, medico e astrologo Pietro d’Abano, figura di spicco della medicina medievale. Tra i suoi successori, Nicolò Santa Sofia, Giacomo e Giovanni Dondi dall’Orologio.

La Signoria dei Carraresi dà ulteriore prestigio allo Studio, chiamando docenti famosi per attrarre il maggior numero di studenti, e Padova diventa punto di riferimento per la diffusione della cultura e della ricerca del mondo occidentale come Bologna, Oxford e Cambridge.

Verso la fine del Trecento l’insofferenza della corporazione degli studenti delle discipline filosofiche e mediche porta alla definitiva scissione dalla più antica Universitas Iuristarum; nasce così nel 1399 l’Universitas Artistorum.
L’elezione di un rettore autonomo, lo studente Benedetto Greco da Salerno, è l’espressione di questa totale indipendenza organizzativa.
L’inizio del Quattrocento segna la caduta dei Carraresi e l’avvento del dominio di Venezia, che durerà più di tre secoli, fino alla fine del Settecento.
Malgrado alcuni periodi di crisi, è un periodo di grande prestigio culturale che vede succedersi a Padova nomi rimasti scolpiti nella storia dell’astronomia, della medicina, della fisica e delle lettere: lasciano un segno indelebile professori come Andrea Vesalio, Gabriele Falloppio e successivamente Girolamo Fabrici d’Acquapendente: con le loro scoperte nel campo dell’anatomia contribuiranno a dare svolte significative in campo medico. Galileo Galilei insegna a Padova per 18 anni, avvalorando la tesi eliocentrica di Nicolò Copernico, e imprime una svolta fondamentale allo studio dell’astronomia. Grazie alla costruzione di un telescopio più potente di quello già esistente, fornisce le prime osservazioni dettagliate della Via Lattea, della superficie della Luna e dei quattro satelliti principali di Giove; nel 1610 pubblica il Sidereus Nuncius.
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Re: L’ogneversetà veneta ła xe nasesta a Pava e no a Venesia

Messaggioda Berto » mar mar 11, 2014 9:49 am

No so bon de capir come se fasa ente na lebara ogneversedà come coela pavana a cantar l'orenda canta mamelega ente la çeremogna anoal!

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.8824524

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L’orenda canta mamełega
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... V3TWs/edit
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Re: L’ogneversetà veneta ła xe nasesta a Pava e no a Venesia

Messaggioda Berto » mer mar 26, 2014 8:17 am

Veneto indipendente, un progetto per istruzione ed università

http://www.lindipendenza.com/veneto-ind ... universita

di ENZO TRENTIN

Il sistema della pubblica istruzione italiano fu concepito ai tempi del ministro Baccelli e poi strutturato dall’ideologo del fascismo Giovanni Gentile come un sistema elitario, in grado di insegnare alla massa dei cittadini sudditi a leggere, scrivere e far di conto, ma non necessariamente a pensare e a sviluppare spirito critico. Queste facoltà venivano riservate a una minoranza spesso di casta destinata a governare il paese. Il sistema di pubblica istruzione Veneto dovrà invece tendere a formare una cittadinanza in maggioranza attiva, in grado di autogovernarsi, affiancando il proprio potere deliberativo e legislativo a quello dei propri rappresentanti politici, mantenendo le redini della sovranità, e potendo correggere, tramite gli strumenti di deliberazione popolare, gli errori e gli abusi commessi dai propri rappresentanti.

L’università e la ricerca dovranno giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo del Veneto indipendente. La chiave per il successo della nuova società Veneta sarà la capacità di allontanarsi dal modello gerarchico e dinastico dell’università italiana per costruire un modello in cui l’università sia creatrice di nuove conoscenze e competenze, nate dall’applicazione del metodo sperimentale, anziché stadio finale di un apparato di formazione enciclopedica o compilativa, in altre parole un supplemento del liceo.

Queste sono alcune delle idee contenute nell’ennesimo tassello – qui allegato – di quel puzzle che dovrebbe produrre un nuovo assetto istituzionale per un Veneto indipendente ad organizzazione federale, com’è stato indicato dalla maggioranza dell’elettorato veneto in occasione del recente e per certi versi sorprendente «Plebiscito.eu».

Ritengo necessario ripetere per l’ennesima volta che – in questa delicata fase “costituzionale” – per evitare si accendano polemiche e critiche ad personam che sarebbero deleterie all’iniziativa la quale vuole invece essere giudicata per il suo lavoro e non per le persone che lo svolgeranno, tutti i componenti hanno chiesto o hanno accettato d’impegnarsi alla massima discrezione e all’anonimato. Ci penserà la storia – se del caso – ad esaltare i giusti meriti d’ognuno.

ALLEGATO

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA PER IL VENETO INDIPENDENTE

L'università e la ricerca dovranno giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo del Veneto indipendente. La chiave per il successo della nuova società Veneta sarà la capacità di allontanarsi dal modello gerarchico e dinastico dell'università italiana per costruire un modello in cui l'università sia creatrice di nuove conoscenze e competenze, nate dall'applicazione del metodo sperimentale, anziché stadio finale di un apparato di formazione enciclopedica o compilativa, in altre parole un supplemento del liceo.

Percorso di studi
Al sistema universitario Veneto si potrà accedere all'età di 18 anni, dopo sei anni di scuola elementare (a partire dai cinque anni di età), tre di scuola media e 4 di liceo umanistico o scientifico/sperimentale. I corsi universitari saranno equiparati per durata e contenuti a quelli in vigore presso altri paesi europei. Agli studenti verrà garantito un biennio di formazione più generale, di orientamento, caratterizzato da una forte componente di esperienza pratica ed apertura al mondo del lavoro. Gli ultimi due anni saranno invece focalizzati sugli insegnamenti propri di ciascun indirizzo specialistico, mantenendo una forte connotazione di insegnamento frontale integrato a sessioni basate sull'acquisizione di esperienza pratica.

Alla fine dei quattro anni, gli studi potranno proseguire in direzione di un corso magistrale (Master's program) o di un dottorato di ricerca (Ph.D. program), in cui lo studente si trasformi, da percettore di nozioni e sperimentatore di tecniche già consolidate, in produttore di sapere originale e innovazione.

Impostazione dell'insegnamento
Il sistema della pubblica istruzione italiano fu concepito ai tempi del ministro Baccelli e poi strutturato dall'ideologo del fascismo Giovanni Gentile come un sistema elitario, in grado di insegnare alla massa dei cittadini sudditi a leggere, scrivere e far di conto, ma non necessariamente a pensare e a sviluppare spirito critico. Queste facoltà venivano riservate a una minoranza spesso di casta destinata a governare il paese. Il sistema di pubblica istruzione Veneto dovrà invece tendere a formare una cittadinanza in maggioranza attiva, in grado di autogovernarsi, affiancando il proprio potere deliberativo e legislativo a quello dei propri rappresentanti politici, mantenendo le redini della sovranità, e potendo correggere, tramite gli strumenti di deliberazione popolare, gli errori e gli abusi commessi dai propri rappresentanti. Per conseguire questo obiettivo, il sistema di istruzione e formazione professionale dovrà abbandonare la vocazione astratta, verbosa e grandiloquente propria del sistema italiano, tutto umanistico ed estraneo al metodo sperimentale, e insegnare a comunicare in modo tanto semplice quanto rigoroso, promuovendo la coscienza civica e la curiosità scientifica dei cittadini. Solo questo approccio potrà recuperare la maggioranza della popolazione all'educazione civica, sociale, storica, filosofica, politica, tecnica e scientifica, formando individui competenti, responsabili verso di sé e verso gli altri.

Il sistema di istruzione della Nazione Veneta potrà essere pubblico o privato. Il sistema pubblico potrà essere concepito e costruito autonomamente da ciascuna comunità federata, garantendo livelli minimi concordati all'unanimità a livello federale (anche in base agli standard europei), e integrando l'insegnamento con elementi propri di ciascuna realtà locale, scelti in completa autonomia. Il finanziamento della scuola pubblica dipenderà dalla tassazione locale, alla quale potranno sottrarsi coloro che, per l'educazione dei propri figli, opteranno per il sistema privato. Quest'ultimo non dovrà godere di alcun sussidio pubblico. Il sistema privato dovrà altresì attenersi a criteri minimi, al di fuori dei quali godrà di completa autonomia.

Rifondazione del sistema universitario
Il sistema universitario della penisola è basato sulla figura del docente generalista, che copre tutti i capitoli della materia che insegna. Gli insegnamenti sono suddivisi in c.d. settori disciplinari che non hanno subito che minime modifiche nel corso degli ultimi decenni, nonostante l'evoluzione e la convergenza delle discipline scientifiche, che hanno attraversato spesso le barriere che le separavano. Di fatto questa struttura rigida ignora l'evoluzione della ricerca scientifica e tecnologica. Questo modello gerarchico, costituito da compartimenti stagni e scarsamente comunicanti tra loro è più funzionale a una gestione "di scuderia" del potere accademico, che non alla formazione di nuove competenze professionali o alla promozione accademica dei talenti migliori. Questo modello "di potere" dovrà essere sostituito da un modello di suddivisione in aree disciplinari più ampie e comunicanti tra loro tramite il sistema delle doppie affiliazioni. In base alla propria attività di ricerca e di insegnamento, ciascun professore potrà affiliarsi a diversi dipartimenti universitari (affiliazione primaria e secondaria). Per fare un esempio, in Italia un professore ordinario di pediatria è un medico esperto, figura apicale di un reparto clinico, e spesso insegna tutti i capitoli della sua materia, compresi quelli di cui non si occupa in prima persona. Negli Stati Uniti, il ruolo di professore ordinario di pediatria è svolto da un clinico apicale, il quale però può essere affiancato anche da altri professori con curricula diversi, tra cui Ph.D. che svolgono ricerca di frontiera sulle patologie pediatriche. In generale, negli Stati Uniti il ruolo di professore universitario richiede un ruolo attivo e nel campo della ricerca. Chi svolgesse, anche a livelli apicali, un'attività puramente clinica, non sarebbe di per sé legittimato a ricoprire una posizione universitaria. Inoltre, le gerarchie proprie del settore clinico/assistenziale non devono condizionare i rapporti gerarchici tra ricercatori. Un ricercatore indipendente sul piano della produzione scientifica e su quello della raccolta di finanziamenti pubblici e privati deve poter godere della massima indipendenza scientifica e amministrativa, indipendente dal ruolo svolto nel contesto di una struttura clinica.

Il sistema dovrà favorire la mobilità dei docenti/ricercatori tra le varie sedi nazionali e verso l'estero, così come facilitare il reclutamento di ricercatori internazionali in grado di portare nuove tecnologie e nuove competenze alle università Venete.

Nel modello che proponiamo, il reclutamento delle figure apicali del sistema universitario sarà basato sulla produttività scientifica, oltre che sulla provata esperienza professionale, misurata in base a criteri oggettivi, quali l'impact factor globale, o l'H index, ma anche e soprattutto sul numero e l'importanza (in base al numero delle citazioni) dei lavori scientifici pubblicati come primo o ultimo autore (rispettivamente junior e senior author) e sulla capacità di ottenere finanziamenti pubblici e privati, nazionali e internazionali. I nuovi reclutamenti potranno avvenire a tre livelli: professore assistente, professore associato e professore ordinario. Altri criteri saranno la pubblicazione di monografie scientifiche, la partecipazione a collegi editoriali di riviste scientifiche internazionali, e l'attività di formazione scientifica presso scuole di dottorato (Ph.D. programs) e scuole di specializzazione.

Il reclutamento di professori universitari dovrà essere prerogativa di ciascun ateneo, il quale chiamerà a proprio insindacabile giudizio ricercatori che abbiano superato un esame di abilitazione nazionale per titoli ai tre livelli accademici (professore assistente, associato, ordinario). La validità dell'abilitazione sarà a vita e non soggetta a scadenza come nel sistema italiano. Mentre la chiamata sarà liberamente gestita da ciascuna sede universitaria, l'abilitazione sarà conferita da una commissione di scienziati internazionali, allo scopo di minimizzare i conflitti di interesse.

Questo sistema è inteso a responsabilizzare ciascuna sede universitaria in merito ai criteri meritocratici che dovranno guidare il reclutamento. Infatti, per una quota rilevante (fino al 60%), il finanziamento pubblico in conto capitale e per spese correnti all'ente universitario sarà commisurato in modo lineare alla produzione scientifica globale dell'università, al suo rating nel contesto internazionale, al successo professionale dei laureati e diplomati di quella sede universitaria.

Gli incarichi universitari saranno a tempo determinato al livello di professore assistente e associato, mentre il reclutamento permanente verrà offerto ai professori ordinari oltre i 45 anni di età. Anche per questi ultimi, tuttavia, il trattamento economico potrà tenere conto della produttività scientifica come dell'insegnamento, dello svolgimento di ruoli amministrativi e di coordinamento (facoltà, scuole di dottorato), della capacità di autofinanziamento, della creazione di proprietà intellettuale, e delle interazioni con il mondo produttivo.

Il curriculum degli studenti sarà basato sul sistema di crediti in vigore presso le migliori università internazionali, allo sopo di favorire la trasferibilità degli studenti da e verso centri di ricerca esteri, anche a stadi intermedi della loro formazione. L'insegnamento avrà una forte componente di esperienza pratica, con frequenti interazioni con le aziende che potranno certificare gli internati effettuati dagli studenti, permettendo loro di acquisire crediti accademici.

Nelle università della Nazione Veneta sarà abolito il valore legale del titolo di studio. Università pubbliche e private potranno erogare titoli accademici necessari allo svolgimento di ciascuna professione, ma l'acquisizione di una qualifica professionale richiederà il superamento di un esame di certificazione post-laurea unico a livello nazionale. I risultati di questo esame serviranno a (1) permettere una valutazione comparativa tra laureati provenienti da diverse sedi universitarie, e (2) a consentire di stilare una classifica delle sedi universitarie basata su criteri unificati a livello nazionale (risultati conseguiti dai laureati agli esami di certificazione). Gli esami di certificazione ricalcheranno l'impianto di quelli affrontati da studenti dei maggiori e più avanzati paesi europei, quali la Svizzera, l'Austria, la Germania, l'Olanda e il Regno Unito.

Le scuole di dottorato dovranno preparare gli studenti al ruolo di ricercatori universitari, ma anche allo svolgimento di altre professioni connesse alle attività industriali. Poiché il sistema universitario nazionale e internazionale non può assorbire che una minoranza di dottori di ricerca, a ciascuna università verrà richiesto di fare del dottorato un corso di formazione polivalente, in grado di fornire ai diplomati competenze linguistiche, amministrative, statistiche, gestionali, di scrittura tecnico scientifica, di programmazione di progetti industriali, di gestione di personale e risorse economiche, ed altro.

Ricerca
Per quanto attiene più strettamente alla ricerca, questa dovrà superare la dicotomia tra ricerca di base e applicativa/traslazionale. Il tipo di ricerca da effettuare andrà scelto in base alle conoscenze esistenti e alla possibilità di tradurle in risultati di utilità sociale, di rilievo tecnologico o di giovamento effettivo ai malati. Questa scelta andrà effettuata evitando qualsiasi fuga in avanti, in modo che le applicazioni di natura tecnologica e soprattutto quelle in tema di salute dei cittadini siano corredate da informazioni solide sui meccanismi fondamentali sottostanti. In campo biomedico, nessuna scoperta potrà essere applicata alla cura dei malati a meno che i suoi presupposti teorici siano stati vagliati dalla comunità scientifica internazionale tramite pubblicazioni soggette a peer review che ne attestino la fondatezza.

Finanziamento della ricerca
Il sistema di finanziamento pubblico della ricerca dovrà essere centralizzato, in maniera che tutti i ricercatori di un'area (biomedica, fisico-matematica, politico-storico-filosofica) vengano finanziati da un'unica fonte pubblica indipendentemente dalla propria affiliazione professionale. All'interno di grandi aree tematiche (e.g. neuroscienze, cancro, immunologia, medicina rigenerativa, etc.) i ricercatori saranno liberi di proporre progetti di ricerca rivolti all'ampliamento delle conoscenze di base o alla messa a punto di protocolli e tecnologie (approccio bottom-up). Il governo Veneto avrà la prerogativa di promuovere programmi di finanziamento a lungo termine su tematiche di pressante interesse sociale, economico, sanitario (e.g. un programma pluriennale sulle malattie neuro-degenerative della terza età).

Il budget complessivo di ciascun programma di ricerca verrà stabilito dal governo Veneto in base alle proprie disponibilità. Il governo Veneto stabilirà il budget minimo e massimo assegnabile ai progetti di ricerca che concorrono a ciascun bando. La valutazione dei progetti di ricerca sottoposti verrà invece demandata a collegi di valutatori appartenenti alla comunità scientifica internazionale, allo scopo di minimizzare la possibilità di apparentamenti politici o conflitti di interesse. I revisori esterni decideranno in base al merito scientifico e alle credenziali del proponente, senza alcuna valutazione o mediazione successiva di natura politica. Il finanziamento verrà erogato ai progetti meglio classificati, che verranno finanziati per intero o ridimensionati solo in piccola parte, fino ad esaurimento del budget governativo disponibile.

Liberi finanziamenti alla ricerca, non disciplinati in alcun modo dal governo, potranno venire da aziende, venture capitalists, charities, fondazioni bancarie e private, associazioni e donatori privati, Veneti e internazionali.
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Re: L’ogneversetà veneta ła xe nasesta a Pava e no a Venesia

Messaggioda Berto » ven ago 14, 2015 8:22 pm

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Re: L’ogneversetà veneta ła xe nasesta a Pava e no a Venesia

Messaggioda Berto » mar giu 07, 2016 9:59 pm

Marsiłio da Pava, retor de ła Sorbona
viewtopic.php?f=179&t=1641

http://it.wikipedia.org/wiki/Marsilio_da_Padova
Marsilio da Padova (Padova, 1275 – Monaco di Baviera, 1342) lè stasto on filoxofo e scritor ouropeo de orexene veneta.

A Parigi incontrò Guglielmo di Ockham e Giovanni di Jandun, con cui condivise passione politica e atteggiamento di avversione verso il potere temporale della Chiesa. Con Giovanni di Jandun rimase legato da grande amicizia e assieme a lui subì l'esilio.
Marsilio dopo le sue dure affermazioni contro la Chiesa venne bollato con l'epiteto di figlio del diavolo.
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Re: L’ogneversetà veneta ła xe nasesta a Pava e no a Venesia

Messaggioda Berto » mar giu 07, 2016 9:59 pm

Lovato dei Lovati (e l mito de Antenore)
viewtopic.php?f=179&t=2331

Lovato Lovati, o Lovato de' Lovati, nome umanistico Lupatus de Lupatis (Padova, 1240 circa – Padova, 7 marzo 1309), è stato un notaio, poeta e giudice italiano.
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Re: L’ogneversetà veneta ła xe nasesta a Pava e no a Venesia

Messaggioda Berto » mar giu 07, 2016 9:59 pm

Piero de o da Abano (martire de ła łebertà)

viewtopic.php?f=179&t=2332

Accusato tre volte dal Tribunale dell'Inquisizione di magia, eresia e ateismo (nel 1300, nel 1306 e, probabilmente, nel 1312) fu prosciolto le prime due volte. L'ultima volta morì in prigione a causa delle torture subite, un anno prima della fine del processo. A seguito della condanna il suo cadavere fu dissotterrato per essere arso sul rogo.
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Re: L’ogneversetà veneta ła xe nasesta a Pava e no a Venesia

Messaggioda Berto » sab ott 15, 2016 9:47 pm

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