LIFE - Liberi Imprenditori Federalisti Europei

Re: LIFE - Liberi Imprenditori Federalisti Europei

Messaggioda Berto » gio mag 15, 2014 6:43 am

Lucio Chiavegato a Piazza Pulita del 12.05.2014

https://www.youtube.com/watch?v=2_RKzG9 ... e=youtu.be

No sta darghe contro al veneto Maltauro par gnente, la corousion lè ente la nadura del sistema talian e Maltauro cofà li altri enprendidori veneti, par laorar, li xe costreti a adegoarse come le enprexe teroneghe co la mafia.

Màsa ciacole Lucio, màsa tivi, lasali perdare, li te maneja come on sucolo!
Li te fa pasar da talian pì ke da veneto endependentista; ma a dirla tra naltri, scuxame seto, ma anca da le to parole te pari pì on talian ke on veneto endependetista.


http://www.irpa.eu/wp-content/uploads/2 ... uzione.pdf
...

Rapporto UE: In Italia rischio corruzione negli appalti pubblici
http://www.lavoripubblici.it/news/2014/ ... 12862.html

05/02/2014 - La Commissione europea ha, recentemente, pubblicato la Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione. Nell’allegato sull’Italia viene precisato che “i legami tra politici, criminalità organizzata e imprese e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono oggi tra gli aspetti più preoccupanti, come testimonia l’elevato numero di indagini per casi di corruzione, tanto a livello nazionale che regionale”.
Nel documento di 16 pagine predisposto dall’esecutivo comunitario si legge che il 97% degli italiani ritiene che la corruzione sia un fenomeno dilagante in Italia (media UE del 76%) e il 42% afferma di subire personalmente la corruzione nel quotidiano (media UE del 26%) e che la mancanza di fiducia nelle istituzioni pubbliche risulta molto diffusa.
Secondo i dati raccolti dalla Commissione, le figure pubbliche verso le quali vi è maggior sfiducia sono i partiti politici, i politici nazionali, regionali e locali e i funzionari responsabili dell’aggiudicazione degli appalti pubblici e del rilascio delle licenze edilizie.

Il documento contiene uno specifico capitolo sugli appalti pubblici in cui viene precisato che in Italia il ricorso a procedure negoziate (soprattutto senza pubblicazione del bando) è più frequente della media: nel 2010 rappresentava infatti il 14% del valore dei contratti, contro il 6% della media dell’Unione. Questo fattore aumenta il rischio di condotte corrotte e fraudolente.

Viene, anche, precisato che secondo un sondaggio del 2013, per gli italiani la corruzione è un fenomeno diffuso negli appalti pubblici gestiti dalle autorità nazionali (70% degli italiani contro il 56% della media UE) e negli appalti gestiti dagli enti locali (69% degli italiani contro il 60% della media UE).
Nello specifico gli italiani ritengono le seguenti pratiche particolarmente diffuse nelle gare d’appalto pubbliche:
capitolati su misura per favorire determinate imprese (52%);
abuso delle procedure negoziate (50%);
conflitto di interesse nella valutazione delle offerte (54%);
offerte concordate (45%);
criteri di selezione o di valutazione poco chiari (55%);
partecipazione degli offerenti nella stesura del capitolato (52%);
abuso della motivazione d’urgenza per evitare gare competitive (53%);
modifica dei termini contrattuali dopo la stipula del contratto (38%).

Veramente pesante il giudizio della Commissione europea quando afferma che in Italia il settore delle infrastrutture è quello in cui la corruzione degli appalti pubblici risulta più diffusa e che secondo studi empirici, la corruzione risulta particolarmente lucrativa nella fase successiva all’aggiudicazione, soprattutto in sede di controlli della qualità o di completamento dei contratti di opere/forniture/servizi.
Nel caso delle grandi opere pubbliche la corruzione è stimata a ben il 40% del valore totale dell’appalto.

L’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo alcuni studi, l’alta velocità in Italia è costata:

47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto Roma-Napoli;
74 milioni di euro al chilometro tra Torino e Novara;
79,5 milioni di euro al chilometro tra Novara e Milano;
96,4 milioni di euro al chilometro tra Bologna e Firenze.

Costi veramente enormi rispetto ai:
10,2 milioni di euro al chilometro della Parigi-Lione;
9,8 milioni di euro al chilometro della Madrid-Siviglia;
9,3 milioni di euro al chilometro della Tokyo-Osaka.
In totale, il costo medio dell’alta velocità in Italia è stimato a 61 milioni di euro al chilometro. Queste differenze di costo, di per sé poco probanti, possono rivelarsi però una spia, da verificare alla luce di altri indicatori, di un’eventuale cattiva gestione o di irregolarità delle gare per gli appalti pubblici.

Il Rapporto della Commissione europea si coclude con il suggerimento di dare maggiore attenzione ad alcuni aspetti tra i quali:
rafforzare il regime di integrità per le cariche elettive e di governo nazionali, regionali e locali;
rendere più trasparenti gli appalti pubblici, prima e dopo l’aggiudicazione, come richiesto dalle raccomandazioni rivolte all’Italia a luglio 2013.

A cura di Ilenia Cicirello

Come funziona la corruzione negli appalti pubblici – Piero Di Caterina
http://www.byoblu.com/post/2012/10/18/c ... erina.aspx

LA CORRUZIONE NEGLI APPALTI PUBBLICI
Intervista a Piero Di Caterina, imprenditore di Sesto San Giovanni

MESSORA: Piero Di Caterina, imprenditore legato all’affaire Sesto, anzi direi l’imprenditore che ha fatto scoppiare lo scandalo. È corretto?DI CATERINA: E’ corretto, sì.

MESSORA: Allora, Piero, tu sei qua perché venerdì 5 ottobre sei venuto a L’Ultima Parola di Paragone e cercavi di spiegare che cosa era la corruzione, essendone, direi, un discreto esperto.

DI CATERINA: Sì, l’altra sera ho accettato l’invito di Paragone a partecipare alla trasmissione perché volevo cogliere l’opportunità di cercare di far capire ad una parte degli italiani che cos’è effettivamente la corruzione. Quella sera volevo rappresentare agli italiani che erano in ascolto che il problema della corruzione in Italia è il problema che ci ha condotto in una crisi nella crisi. Mentre in tutta Europa e nel mondo c’è una situazione di crisi molto pesante, riferita nel mondo a fatti di natura finanziaria, in Europa a fatti di natura finanziaria e monetaria, in Italia abbiamo queste due gravissime problematiche, ma ne abbiamo una drammatica che è quella della corruzione. La corruzione che è stata sempre trattata dai media e dagli addetti ai lavori in maniera non molto trasparente per un motivo molto semplice. Stando ai numeri che circolano oggi nella comunicazione, le dimensioni sono molto molto importanti sono drammatiche. Parliamo di corruzione nell’amministrazione del danaro pubblico, cioè tutti i politici che contano, quelli che sono preposti ad amministrare il denaro pubblico, nello svolgimento della loro attività, nella maggior parte dei casi, attuano la corruzione e creano un danno enorme alla collettività. Da un po’ di tempo se ne sta parlando. Il Procuratore capo della Corte dei Conti un bel giorno ha tirato fuori un valore di 60 miliardi, ma è un valore, un numero ipotetico, un numero che non è basato su studi precisi, per il semplice fatto che studi precisi in Italia non se ne sono mai fatti e non si vogliono fare. Siccome per poterli fare avremmo bisogno che tutti i corrotti e tutti i corruttori dicessero esattamente cosa hanno rubato, e siccome i ladri non fanno interviste, oggi questo studio non si può fare. Io ho vissuto questo mondo da di dentro, perché di fatto sono entrato nel mondo delle pubbliche forniture e ho dovuto da subito combattere la corruzione, cosa che è molto molto complicata e cosa che tu puoi fare solo nel momento in cui sei entrato nel mondo delle pubbliche forniture e quindi hai accettato il primo livello di corruzione. La corruzione è un mostro a tre teste. Mi spiego. Questa volta la racconto partendo dalla terza testa, perché se partiamo dalla prima, non abbiamo il pubblico, ma si creerebbe immediatamente un’incomprensione, perché credo che in studio, da Paragone, i problemi siano sorti…

MESSORA: tu parlavi di corruzione buona e corruzione cattiva.

DI CATERINA: Esatto. Ho usato impropriamente questo termine perché ritenevo e ritengo che la gente comune per poter comprendere deve essere avvicinata al problema in maniera molto semplice. Se facciamo discorsi dotti corriamo il rischio di perdere tempo. Per farlo in maniera molto semplice dobbiamo arrivare ad un concetto del genere. Ma io partirei dalla corruzione gravissima, dalla corruzione che è ai massimi livelli del crimine e che è quella in cui un imprenditore e un politico si mettono d’accordo per predare soldi pubblici. Quindi truffa nelle pubbliche forniture, turbativa degli incanti, malvessazioni, appropriazione di contributi; questa è la corruzione criminale, la corruzione che dovrebbe essere punita con decenni di galera. In questa situazione in cui il politico e l’imprenditore sono d’accordo, in questa situazione in cui c’è un’associazione a delinquere, ovviamente la responsabilità gravissima è di tutti e due, salvo considerare una responsabilità maggiore in capo al politico, ma poi vedremo perché. Nella seconda ipotesi, nell’ipotesi in cui invece non c’è truffa nelle pubbliche forniture, non c’è frode di denaro pubblico, ma c’è l’esigenza dell’imprenditore di accedere al mercato che viene illegalmente circoscritto a pochi, in questo caso la corruzione si deve avvicinare perché se si vuole entrare nel mercato devi ottenere dal politico la possibilità di una condizione legale, più legale. Faccio un esempio. Negli anni ’80, avevo già creato un’azienda nei trasporti pubblici molto efficace, molto valida, un’azienda che produceva servizi di buona qualità a prezzi inferiori a quelli delle aziende pubbliche, in quegli anni lì non riuscivo ad entrare nel mercato perché il soggetto che abusa ancora oggi della sua posizione dominante teneva il mercato contingentato; c’erano pochi soggetti all’interno e gli altri fuori non potevano entrare. Per poter convincere la pubblica amministrazione a fare una gara ad armi pari, o quasi ad armi pari, ho dovuto chiedere al politico di tutelarmi. In questo caso, quando c’è questa tutela e quando tu per averla sei costretto a pagare, c’è comunque un fatto di corruzione perché tu riesci a combattere il “criminale” che contingenta il mercato, tu riesci ad abbattere questa barriera, ma comunque c’è un altro che non ce la fa perché non è riuscito ad agganciare il politico. Perché non è che un cittadino si alza la mattina e decide di andare a contattare un politico e pagare. Non è così. Il politico non si fa pagare da chiunque, non è folle al punto tale da rischiare gravi conseguenze per dei quattrini, quando i quattrini li può prendere senza rischiare. Quindi c’è comunque una situazione di illegittimità, secondo il mio punto di vista, che non dipende da te. E le responsabilità penali, in questo caso, sono quasi in maniera totale in capo al politico, tant’è vero che qui c’è una seconda connotazione della corruzione, qui c’è la concussione. Se io per accedere al mercato e competere con un soggetto monopolista che produce un bene o un servizio a mille, sono costretto ad agganciare il politico e a farmi tutelare, poi nel mercato io questo servizio lo faccio a ottocento, perché io sono sicuramente più bravo di un monopolista elefantiaco che comunque non riesce a raggiungere economie di scala e comunque deve produrre quattrini da distribuire ai corrotti. Mi sono spiegato? Quindi già qui c’è un vantaggio enorme. C’è ancora una situazione di crimine, ma il crimine è da imputare in capo al soggetto che attua la concussione. Ora è vero anche che in questo paese, siccome poi la Magistratura deve inquadrare correttamente i fatti criminali nei modi tecnici che ha a disposizione, il soggetto che accede a questa situazione poi sarà incriminato o per corruzione o per concorso in concussione. Le situazioni sono mille, la realtà è che tu puoi avere alle spalle situazioni di mantenimento dell’azienda che sono valore aggiunto per la collettività. Cioè, nella mia azienda non c’è mai stata assolutamente nessuna condizione di appropriazione di un solo euro di denaro pubblico, anzi noi abbiamo fatto risparmiare e abbiamo creato 200 posti di lavoro. Il problema è che la corruzione poi questi posti di lavoro li ha dimezzati, perché quando è saltato il sistema, quando poi io ho denunciato sono saltati certi equilibri, il sistema è saltato per tutelare il monopolista, il soggetto che abusa della sua posizione dominante. E non è capitato solo alla mia azienda. Nel tempo, dagli anni 2000 ad oggi, le circa 150 aziende private che in Lombardia facevano servizi di trasporto pubblico, si sono ridotte di due terzi, perché avanzando la crisi i soggetti monopolisti pubblici hanno pensato bene di far sparire le aziende private per due motivi, uno per eliminare il controllo possibile tra il privato e il pubblico. Se io sono il privato e costo 80 e tu sei il pubblico e costi 100, bisogna che io faccia attenzione a farti rimanere sul mercato, quindi adottando alchimie stranissime si sono fatte sparire carte, situazioni e sono spariti i due terzi delle aziende anche in modo drammatico; abbiamo avuto gente morta di crepacuore, abbiamo avuto imprese storiche fallite. L’altro motivo per cui si sono dovute far sparire queste aziende è perché aziende come la mia… io sono stato il primo e ancora oggi sto combattendo per questo, ho chiesto di vedere i conti dell’azienda pubblica monopolista. Perché l’azienda pubblica monopolista amministra un cassetto comune in cui finiscono tutti i biglietti e da dieci anni continuiamo a chiedere l’esibizione dei bilanci, ma non solo di quelli pubblicati dove si ragiona per raggruppamenti di cifre, lì si capisce poco, bilanci con gli allegati. Non riusciamo ad averli. Non riusciamo ad averli noi, non riesce ad averli la Magistratura, non riesce ad averli l’amministrazione che ha concesso i servizi. Questa è la realtà della situazione. Poi c’è il terzo livello di corruzione, che è quella buona. L’ho chiamata così giusto per far capire… Oggi faccio un esempio, così non scateniamo il putiferio, è la corruzione, tra virgolette, che in America si utilizza per finanziare i partiti, solo che in America è disciplinata, è prevista addirittura a livello di Costituzione, da noi no. Non lo ha fatto mai nessuno perché se avessero disciplinato questa corruzione avrebbero permesso a tanti di muoversi. Meglio lasciarla nell’illegalità e nell’ambiguo così poi dall’entry level, che è questo, si passa al secondo e al terzo livello. Ecco, questa corruzione è indispensabile. Le persone che dicevano che bisogna star fuori dicevano una cosa illogica e un non senso, perché se io sto fuori non faccio nient’altro che lasciare il monopolista che ruba da solo a rubare. Non so se rendo l’idea.

MESSORA: Spieghiamola meglio, perché detta così sembra che vuoi rubare anche tu!

DI CATERINA: No, no, no, assolutamente no. Cioè se il monopolista da solo attua dei servizi in condizione di non trasparenza, se il monopolista può praticare i prezzi che vuole e i costi li può gestire in una maniera non chiara, se non c’è nessuno a lato che controlla è chiaro che è più libero. Quindi se io sto fuori non faccio nient’altro che fare un piacere a questo. È come la storia del dimezzare il numero dei politici perché spenderemmo di meno. È una grande bufala. Perché se noi anziché dimezzarli ne tiriamo via il 90%, li lasciamo lì in dieci e la cuccagna chissà dove arriverebbe. Il pagamento al politico di somme dovute per situazioni criminali è da condannare con decine di anni di galera. Quando c’è il primo livello di corruzione, quando cioè io arrivo al politico perché io ho bisogno a) di essere tutelato per accedere al mercato; b) ho bisogno di un altro servizio importantissimo. Qual è questo servizio importantissimo? La democrazia non è una situazione cristallizzata, ferma, la democrazia è un organismo vitale che deve crescere e cambiare tutti i giorni. Se io esercito la mia attività imprenditoriale o la mia attività lavorativa in un settore ho bisogno che il politico interpreti correttamente le leggi e me le applichi in modo corretto e me le cambi quando la legge non è più adeguata. Io col politico ci devo parlare, devo portare le mie istanze. È quello che succede in America. In America i lobbisti hanno i contatti costanti con i politici, portano le proprie istanze e chiedono il cambiamento delle leggi. In questa situazione un imprenditore non può fare a meno di questo.

MESSORA: Questo accade, a dire la verità, anche in Italia. Se vai nel “transatlantico”, a Montecitorio, è pieno di lobbisti.

DI CATERINA: Certamente. C’è un diaframma superato il quale il politico non si accontenta più del fatto che tu gli dai il piccolo finanziamento al partito ma chiede di più. Se noi facciamo un passo indietro e arriviamo al 1981, quando Berlinguer ha denunciato la questione morale, già allora c’era stato un profondo cambiamento nella vita illegale della politica. Berlinguer ha detto che i partiti vivevano di compromessi sporchi, che vivevano di corruzione e questo vuol dire che già allora i problemi erano importanti. È chiaro, probabilmente Berlinguer allora ha scatenato una guerra politica alla DC, che accusava, e probabilmente il PCI allora commetteva crimini meno gravi di quelli della DC. Personalmente, secondo le riflessioni che ho fatto io allora, credo che il Partito Comunista praticasse già la corruzione, ma la praticava in una modalità più corretta sul piano sociale, cioè gli interessi erano quelli del gruppo, del partito, quindi c’erano maggiori controlli reciproci e maggiori freni inibitori. È difficile fare il ladro quando sei in gruppo, se nel gruppo ci sono tante persone oneste. Credo che nella DC e quindi nel centrodestra allora ci fossero invece già comportamenti molto molto gravi che portavano sia all’arricchimento personale che a contatti col mondo della criminalità organizzata. Io, per quello che posso ricordare, contatti con la criminalità organizzata allora a sinistra erano molto inferiori rispetto a quelli che avvenivano al centro e a destra. Voglio dire che già allora la corruzione veniva praticata dalla DC con rituali e atteggiamenti ideologici molto vicini a quelli che si trovavano nella chiesa, cioè: fai tutto quello che vuoi ma fallo sott’acqua, non fartene accorgere e andiamo avanti. Dopo il ragionamento di Berlinguer comunque sono andati avanti fino al ’92 quando è scoppiata la prima tangentopoli e già lì c’era stato un cambiamento importante, nel senso che si era arrivati addirittura a codificare i comportamenti e a stabilire listini sulle percentuali sulle pubbliche forniture. Questo è stato un fatto molto grave. Sappiamo tutti cosa è successo nell’era di Tangentopoli, non si è capito bene perché è successo.

MESSORA: Ma come si avvicinava l’imprenditore a questo mondo? Cioè c’era qualcuno che ti tirava dentro? C’era l’amico imprenditore che ti diceva “guarda, devi pagare. Parla con quel politico”? C’era il politico che ti faceva capire? Cioè, spieghiamo un po’ alla gente.

DI CATERINA: Come si avvicina l’imprenditore ancora oggi. Innanzitutto la corruzione si attua nelle stanze del potere. Cioè, la gente che uno va in Comune e va nei corridoi, oppure va al Ministero e dice “Sindaco, Ministro, voglio pagare!”. Non è così. Voglio dire, ti fanno o ricoverare alla neuro o ti arrestano. Uno deve riuscire ad entrare nelle stanze del potere. Quando entra nelle stanze del potere deve riuscire ad attuare condizioni favorevoli di relazione: la cena al ristorante, l’aperitivo, la serata nel locale, i convegni, le riunioni. Deve conquistare la fiducia del politico perché comunque chi decide se attuare la corruzione è sempre il politico. Cioè io non conosco imprenditori, almeno delle prime due categorie, la buona e quella della concussione o della corruzione per ottenere fatti leciti, che si alzano al mattino e vanno in giro a offrire soldi a destra e a manca. Non ne ho mai visti. Io ho visto invece tantissimi politici nella mia vita che nei luoghi e nelle condizioni protette cominciano a farti la pacca sulla spalla e a dirti “tu guadagni tanto. Bravo. Però, sai, anche noi abbiamo bisogno”, cominciano a guardarti l’orologio e a dirti “oh, che bello! Di che marca è?”, “un Rolex”, “eh, piacerebbe anche a me ma non me lo posso permettere”, cominciano a dirti “sai, mi ha offerto una bottiglia di champagne un mio amico. È favolosa!”, “sì? Beh, lo bevo anch’io quando capita. Ma di che marca era? Perché a me piace questo”, “no, no, la marca buona è questa qua”. Mi sono spiegato? In quel momento si crea la situazione di intimità che, ripeto, l’imprenditore che ha la necessità di portare avanti la sua azienda, l’imprenditore che ha la necessità di portare a casa il lavoro per i propri dipendenti, non vorrebbe vivere ma deve farlo, perché se rimane fuori dal gioco è finito. Quindi uno può partire, creare un’azienda valida nel settore privato, poi accedere per la prima volta a qualche attività marginale del settore pubblico, perché – attenzione – noi stiamo parlando di situazioni importanti; in situazioni marginali si riesce ad entrare. Quando entra nelle situazioni marginali, siccome le imprese sono come la società, sono organizzate per una crescita continua e all’infinito, se non riesci poi a garantirtela questa crescita i tuoi dipendenti vanno incontro a momenti complicati, l’azienda va incontro a momenti complicati.

MESSORA: C’è anche dell’ostruzionismo, magari.

DI CATERINA: L’ostruzionismo arriva poi, l’ostruzionismo arriva quando tu sei entrato in questi giri che diventano sporchi, perché nel momento in cui tu finisci sotto ricatto costante, in una condizione di soggezione e non puoi sganciarti è già un giro sporco. In quel momento, se tu decidi di stare fuori sei finito. Se poi tu denunci sei addirittura morto.

MESSORA: E tu come hai fatto? Qual è stato lo scatto che ti ha fatto dire “adesso basta!”. Cosa è successo? Qual è stato l’elemento chiave, la chiave di volta.

DI CATERINA: Lo scatto è stato quello che questa grande azienda pubblica che esercita la posizione dominante ci ha aggredito, ci ha aggredito con modi illegali, modi criminali e noi ci siamo ribellati, abbiamo denunciato. Io ho cominciato a denunciare agli inizi degli anni ’90. Ovviamente per denuncia intendo istanze precise fatte all’autorità politica, nella fase iniziale. Perché uno che fa impresa non è che si alza la mattina, denuncia mezzo mondo e chiude. Voglio dire, io devo anche lavorare. Però io le mie istanze agli organi preposti ad amministrare il mio settore le ho fatte, ma con la dovuta gradualità. Già sono sempre stato considerato un imprenditore in costante situazione di criticità verso queste questioni e dovevo cercare di…

MESSORA: “Autorità politica” intendi il capo partito?

DI CATERINA: Autorità politica è l’assessore ai trasporti della Regione, l’assessore trasporti della Provincia e gli assessori dei trasporti dei Comuni o il sindaco.

MESSORA: Quindi tu già dall’inizio degli anni ’90 mandavi lettere, comunicazioni dicendo “signori, guardate che accade questo”.

DI CATERINA: Certamente.

MESSORA: Risposte?

DI CATERINA: Allora, nel 1997, quando io faccio il salto da corruzione buona a corruzione di finanziamento più pesante, illegale, oggi debbo dire…

MESSORA: E’ illegale anche la prima.

DI CATERINA: No, non è illegale.

MESSORA: non è illegale la prima forma di corruzione?

DI CATERINA: Assolutamente no. Io posso finanziare il partito, lo registro negli atti e non c’è nessun problema.

MESSORA: Ma è illegale nel momento in cui questo finanziamento fa discendere l’appalto o la partecipazione a questo…

DI CATERINA: Questo è ovvio. Ci mancherebbe altro.

MESSORA: Però, dici, non è dimostrabile.

DI CATERINA: No, oggi la corruzione in Italia – e questa è la conseguenza del grande fallimento – si persegue nel momento in cui si scopre la mazzetta. Quindi una situazione totalmente obsoleta, perché la mazzetta dagli anni ’90 poi si è cercato di farla sparire, perché se io devo rubare e so che se mi prendono e trovano la mazzetta sono condannato, la mazzetta non la faccio trovare più. Poi è cambiato il mondo, la globalizzazione del giro dei soldi…

MESSORA: Adesso arrivano le fatture sulle Isole Cayman.

DI CATERINA: Nel libro che stiamo cercando di scrivere con Laura Marinaro ho cercato di spiegare queste situazioni, per quello che ne so io, ma ci sarà sicuramente gente che ne sa più di me ma non le dice queste cose. Nel 1997 il Comune di Cinisello Balsamo doveva assegnare i servizi di trasporto pubblico. Io ero molto interessato, io ero già un concessionario di pubblici servizi a Segrate, che avevo preso nel 1987, dieci anni prima. Ero molto interessato e contattai il Sindaco, contattai il presidente del Consorzio trasporti che sul territorio svolge il ruolo di mobility manager, stazione appaltante, contattai gli assessori, perché ci tenevo parecchio a questo contratto. Avevano già predisposto che questi servizi venissero assegnati all’ATM senza gara. Abbiamo i documenti, non è fantasia. Lì io mi sono avvicinato maggiormente al politico e il politico ha chiesto. Siccome mi ha chiesto finanziamenti e siccome io ero nella totale convinzione di fare del bene alla collettività, perché se ATM fa dei servizi a 1000, lo ripeto, e io li faccio a 800 e i miei sono di qualità superiore, chi è che ci guadagna? Ci guadagna innanzitutto la collettività, poi ci guadagnano i fattori della produzione dell’azienda e poi ci guadagna l’imprenditore.

MESSORA: E teoricamente ci guadagna il partito che ha i soldi per fare politiche sociali.

DI CATERINA: Il partito in quel momento era in grave difficoltà, perché dopo tangentopoli evidentemente i flussi finanziari erano calati enormemente, per arrivare a chiedere ad un imprenditore che aveva 200 milioni di contratti pubblici un sostegno molto forte. Io mi sono reso disponibile. Non ho mai tirato fuori un euro dalla mia azienda io. La mia azienda non ha mai pagato un euro di tangenti né buone né cattive. Io ho sempre dato a queste situazioni quattrini miei personali, portati nelle mie tasche dopo averci pagato le tasse. Questa è la mia realtà. E non è una realtà non attestabile, perché la Finanza è stata sei mesi nella mia azienda e non ha trovato niente. Quindi se avessero trovato in azienda da me delle porcherie, a quest’ora non sarei qua a raccontare.

MESSORA: Quindi questo politico ti ha chiesto dei finanziamenti?

DI CATERINA: Era la mia parte politica. Io sono un imprenditore di sinistra. Mi sono reso disponibile, certamente. Sono anche convinto che ho fatto bene. Certo, ho fatto l’errore di non inquadrarli correttamente nelle situazioni previste dalle norme. Voglio dire, anche nei pasticci che si sono verificati mi ci sono trovato perché ero convinto di fare correttamente e invece ho preso uno svarione. Ma questo capita. Poi comunque queste situazioni dovranno essere esaminate e giudicate dalla Magistratura. Io adesso sto avendo le prime soddisfazioni dalla Magistratura, perché da quando ho sollevato il polverone…

MESSORA: Ma poi cosa è successo? Ti sei accorto che di questi soldi poi se ne faceva una destinazione d’uso che non era concordata, pattuita, che non era quella che pensavi? Cosa è successo?

DI CATERINA: No, quel periodo lì si è chiuso. Poi non è che uno tutta la vita può continuare.

MESSORA: Ti sei reso disponibile e basta.

DI CATERINA: Io i primi anni del 2000 ho esaurito questa situazione di finanziamento. Ma i miei erano un po’ i finanziamenti speciali, perché i finanziamenti mi era stato promesso che dovessero ritornare indietro, infatti poi li ho richiesti indietro. Io ad un certo punto ho detto “scusate, quando tornano indietro questi quattrini? Io ve li ho prestati”. Poi succede che del sistema Sesto cambia il mondo. C’è una degenerazione veramente allucinante non solo nei miei confronti, nei confronti di un altro grande imprenditore. Cioè a Sesto si crea la condizione che non chiedono più solo finanziamenti, chiedono tangenti, l’imprenditore col cappio al collo è costretto a pagare, paga, e a Sesto si è realizzato il paradosso.

MESSORA: Quindi tangenti personali, nelle tasche direttamente del politico.

DI CATERINA: Non possiamo saperlo, perché la richiesta è sempre quella, che servono al partito. Non c’è un politico che dice “dammi i soldi che me li metto in tasca”. Cioè c’è un rituale che si recita, c’è una recita a soggetto “dai, dacci una mano”, “Abbiamo bisogno”, “Ti faccio fare un grande affare però pensa a noi”. Nelle esperienze personali che ho io non ho mai trovato un politico che mi ha detto “dammi i soldi che me li metto in tasca”. Non glieli avrei dati. Anzi, personalmente a me hanno sempre chiesto soldi che servivano per la pro loco, che servivano per il partito, che servivano per la festa.

MESSORA: C’era quel consigliere comunale che se li faceva consegnare nei pacchetti di sigarette.

DI CATERINA: Questo, certo, è capitato. Ma, credimi Claudio, questo è un po’ il fatto marginale e il fatto da poveracci, gravissimo, che va combattuto, ma sono pronto ad affermare all’infinito che se esistono questi fatti marginali è perché il capo, il Sindaco non ci sta attento o è costretto a lasciar fare. Perché se lui fa cose ben più complicate, è costretto a lasciar fare queste piccolezze agli altri, è sotto ricatto anche lui. È un po’ quello che succede in questi giorni per le questioni drammatiche del contatto di alcuni personaggi con la delinquenza organizzata. I vertici, i politici dicono che non ne sapevano niente. A me viene un po’ anche da ridere, voglio dire.

MESSORA: Quasi tutta la Giunta è finita dentro. Di Formigoni è difficile immaginare che…

DI CATERINA: A me viene da ridere, perché è come se io dicessi nella mia azienda che le disgrazie che mi sono capitate sono la conseguenza del comportamento illegittimo e sprovveduto dei miei dipendenti. Non è così. Le responsabilità sono mie. Anzi, i miei dipendenti, che sono persone capacissime e intelligenti, hanno capito che mi sono fatto in quattro anche per loro. Però non c’è nessuno che ha detto “è colpa mia”. Ci mancherebbe altro! Tu mi hai detto di lavorare, io ho lavorato bene, quando uno lavora male bisogna riprenderlo, devo starci attento, insomma.

Quindi questo è un po’ il quadro della corruzione nel nostro paese. Io poi arrivo, ripeto, al punto in cui considero a Sesto San Giovanni, ma anche a Milano per la questione di ATM, anche a Segrate per la questione di ATM, a Sesto mi occupo di trasporti e di edilizia, negli altri Comuni mi occupo solo di trasporti, arrivo a non sopportare più questa condizione di corruttela e di concussione diffusa, questo malaffare generalizzato e mi ribello, comincio a denunciare ancora una volta, fare istanze ai primi cittadini, agli assessori, che sono pubblici ufficiali. Io ho letto sul tuo blog che un giovane dice “ma Di Caterina sta dicendo delle storie, perché lui ha fatto delle lettere. Sarebbe dovuto andare alla Procura della Repubblica”. Io probabilmente sono fatto all’antica, io so che quando c’è un problema vado dai Carabinieri, vado dalla Polizia, vado dal Sindaco. Sono queste le autorità che poi hanno l’obbligo. Certo, anch’io in qualità di incaricato di pubblico servizio, non solo avrei potuto andarci ma ho l’obbligo anch’io di farlo. Ma io volevo coinvolgere sul territorio tutti i soggetti responsabili, perché ero consapevole al massimo che poi sarebbero insorte le difficoltà che si hanno nel denunciare questi costumi di malaffare e di crimine ai Magistrati. Qui poi il discorso diventa infinito. Voglio dire, io a Segrate, partendo dal 2006, arrivo a fare denunce precise e circostanziate e le invio alla Polizia, alla Finanza, ai Carabinieri, al Sindaco, ai Vigili Urbani, perché mandandole a cinque sono quasi sicuro che se uno vuole insabbiare, gli altri ci stanno anche attenti. Lì succede il paradosso. Non solo le forze di polizia non indagano e non fanno i controlli che io avevo chiesto di fare, demandano al Sindaco, che io avevo denunciato in comportamenti scorretti nell’assegnazione della gara, e questo fa dei controlli farlocchi, falsi, chiedendo al competitor “scusa, Di Caterina dice che stai facendo queste cose che non vanno bene” e quello dice “No, no, vanno benissimo!”. E lui scrive alle forze dell’ordine “guardate che abbiamo chiesto e ci hanno assicurato che è tutto a posto”. Quindi siamo alla farsa.

MESSORA: Quindi il tessuto marcio non soltanto a livello imprenditoriale, politico, diciamo anche all’interno delle forze che dovrebbero tutelare e verificare questo sistema.

DI CATERINA: Negli ultimi dieci anni lo sport preferito della politica italiana è stato quello di ridurre alla fame le forze di polizia e privarle delle corrette possibilità di lavoro, secondo il mio punto di vista, e continuare a martellare ai fianchi la Magistratura privandola delle risorse strutturali necessarie e mettendole in una condizione anche di criticità psicologica. Perché se io faccio il Magistrato e devo sentirmi dire che sono pazzo, che sono incapace di vestirmi perché ho un calzino rosa e uno bianco, che…

MESSORA: Poi magari ti mandano in Sudamerica in missione speciale.

DI CATERINA: Che forse ho scheletri negli armadi e che se sono una PM ho passato il mio tempo a baciarmi sulla scrivania, tu capisco che qualche problema poi a livello di Magistratura viene fuori. Noi oggi se abbiamo questa situazione di corruzione drammatica è perché i Magistrati sono stati messi nella condizione di stare nell’angolino, non hanno potuto fare il loro lavoro. Infatti se noi torniamo al 1992, quando è scoppiata Tangentopoli, l’occasione che si era creata dopo questa bomba che scoppiò è stata completamente persa. Non solo, ma la politica – non di Berlusconi, bisogna essere onesti – si è immediatamente attivata per creare delle leggi pro corruzione, perché fu attuata una riforma di un articolo di Codice Penale che di fatto ha permesso di rubare a gogò, cioè l’abuso in atti d’ufficio è stato depenalizzato ed è stato perseguibile solo in presenza di vantaggio patrimoniale, presenza della mazzetta. Siccome la mazzetta ormai non si toccava quasi più, c’è stata la possibilità di rubare e di fare quello che si è voluto.

MESSORA: Questa legge anticorruzione che sta per passare adesso ti convince?

DI CATERINA: Assolutamente no. Io voglio vedere adesso cosa viene fuori, ma anche questa è una legge pro corruzione. Cioè, se tu cerchi chi ha già pagato e chi è in un rapporto di corruzione e poi se denuncia lo condanni, come sta venendo fuori con questa legge… E’ questa la novità, cioè io denuncio e sicuramente mi prendo tre anni. Questo è pazzesco, è folle. Perché io se sono vittima e mi sento vittima, io devo andare da un PM e innanzitutto il PM mi deve ascoltare, perché qui c’è un problema anche da considerare, io debbo constatare che questa obbligatorietà dell’azione penale è obbligatoria fino a un certo punto. Perché sulla mia pelle ho vissuto e sto vivendo che ho denunciato fatti gravissimi, perché se io denuncio che l’azienda monopolista fa sparire 100 milioni all’anno ma ce ne sono altre di cose in questa azienda da vedere, perché potrebbero essere 200, 300. Se è vero quello che dice la Corte dei Conti – e io condivido ma il valore per me è più alto – e cioè che le pubbliche forniture pagano un 40% in più, due sono le cose: o sono degli incapaci o stanno rubando. Allora se è vero quello e se è vero che io ti ho detto che ci sono 100 milioni che vedo sparire, io penso che in un paese normale dovrebbe scattare l’esercito, blindare questa situazione e fare un’analisi, una TAC, e verrebbe fuori il marcio. Questo non viene fatto. Quindi qualcuno mi dovrebbe spiegare, in qualità di cittadino, perché non c’è questa presa immediata di posizione. Cioè noi vediamo che nella lotta alla criminalità organizzata, la lotta alle mafie, abbiamo dei personaggi che sono dei segugi eccellenti, che sono capaci, partendo da un’intercettazione telefonica, a tirarti fuori delle matasse e a sbrogliarle. Perché non lo fanno per la corruzione questo? Non hanno le leggi per farlo? Bene, i Magistrati dicano all’opinione pubblica che bisogna ribellarsi e far fare le leggi per fare questo. La corruzione non si può eliminare in una democrazia, perché tutte le democrazie sono sieropositive. Se io ho la tua delega a rappresentarti e a fare i tuoi interessi, e se questi interessi alcune volte li faccio all’interno della stanza del potere, se non sono obbligato a rendere trasparente il tutto – e qui ci sarebbe da discutere sulla trasparenza – è facile che io qualche piccolo abuso prima o poi lo faccio. Può andare dal fisiologico abuso della cena a base di pasta e fagioli e mi sta bene, quando poi si arriva invece al caviale non mi sta bene più; a base di Barbera mi sta bene, quando poi si arriva allo champagne non mi sta bene più.

MESSORA: Basterebbe notare che qualsiasi ordinamento giuridico in uno Stato funziona quando ha dei meccanismi di controllo.

DI CATERINA: In Italia non c’è controllo, è impossibile controllare. Quindi la democrazia, nascendo sieropositiva, ha bisogno costantemente di un controllo fortissimo per tenere bassa la stima della corruzione. Se tu non controlli… Quindi secondo il mio punto di vista è impensabile ipotizzare una democrazia vergine. Abbiamo dei piccoli esempi nel nord Europa, ma sono situazioni molto piccole per dimensioni e per culture forse che sono possibili in quanto avanti centinaia di anni rispetto a noi.

MESSORA: Io volevo farti fare un po’ il politico. Cioè volevo chiedere a Di Caterina, in conclusione di questa chiacchierata che penso volga al termine, che cosa serve secondo lui in questa democrazia, in questa Italia per risolvere o quantomeno mitigare fortemente il meccanismo perverso della corruzione? Cioè lui che cosa farebbe? Innanzitutto che sistema vorrebbe? Vorrebbe un sistema italiano dove ci sono delle leggi e non si può assolutamente avere dei privilegi o tutelare i propri interessi nelle forme che invece accadono negli Stati Uniti oppure vorrebbe un sistema dove le lobby sono legali, come negli Stati Uniti, secondo lui è più sano? Qual è il Di Caterina pensiero?

DI CATERINA: Il Di Caterina pensiero è che io vorrei un paese in cui la legalità fosse attuata a livelli molto molto più alti. Quindi in questa situazione, in questo momento, non posso che pensare ad una fortissima alleanza con i Magistrati e con le forze dell’ordine. Le modalità da adottare bisognerebbe discuterle. La realtà che io imprenditore quando vedo che c’è del marcio debbo avere la possibilità di andare a bussare ad una porta che non è quella del Sindaco, perché se il Sindaco è nella condizione più marcia possibile ed immaginabile, non può darmi risposta. Perché nel nostro paese dovremmo tutti renderci conto che lo spirito di legge non è garantito dai giudici, come in America, per esempio, nel nostro paese è garantito dai politici che amministrano. In America il Magistrato vive in un regime di Common Law dove il Giudice, oltre ad applicare la legge nella maniera più corretta, applica anche il comportamento del buon padre di famiglia. Se tu hai preso una sbronza ti condanna a bere acqua per una settimana, se tu hai preso una sbronza e hai sporcato la strada, pulisci la strada. Da noi non è possibile. Da noi esiste un sistema delle leggi che è impostato, credo, sul Civil Law. Questa è una garanzia di erogazione di servizi di giustizia ad alto livello.

MESSORA: Il Common Law in realtà è la possibilità per il Magistrato di fare giurisprudenza, cioè le sentenze diventano norme poi.

DI CATERINA: Come da noi nel diritto amministrativo. Solo che nel diritto amministrativo questo fenomeno ha portato a situazioni che fanno mettere le mani nei capelli. No, io mi riferivo invece alla possibilità che il giudice, nel Common law, oltre che a fare giurisprudenza, assume i comportamenti del buon padre di famiglia, a dire “guarda, tu stai sbagliando. Questo non lo devi fare e ti dovresti comportare in questo modo. Ti condanno a questa pena diversa dal carcere”. Cioè questo crea nell’opinione pubblica anche un’esigenza di corretto comportamento e di corretto bisogno di legalità. Da noi questo non c’è, perché la nostra giustizia non funziona, quindi c’è un problema, la giustizia arriva dopo X anni e il crimine viaggia alla velocità del suono. Nel momento in cui ho denunciato, tra sette anni saprò se ho ragione o se ho torto, se sono innocente o se sono colpevole, ma oggi vengo escluso dal sistema, io divento uno da tenere fuori, perché non sono più affidabile. Come si fa a chiedere i soldi a uno che ha denunciato che ha pagato? Mica è matto il politico! Poi sono un pericolo per tutto il sistema della corruzione. Parlo e quindi metto in crisi. È evidente che il nostro sistema è zoppo per una precisa volontà della politica che ha interesse a mantenerlo così com’è e quindi a portare avanti il marciume, che non è solo negli appalti pubblici. A me si drizzano i capelli quando penso a quello che è successo nella trattativa Stato-mafia. Se fosse vero, come purtroppo comincio a credere sia vero, che lo Stato ha fatto saltare per aria due magistrati che volevano portare una ventata di pulizia nella nostra società, è drammatico, è da rivoluzione. Questo è da rivoluzione. Spero che si possa fare pacifica, ma ho i miei dubbi, perché quando di mezzo c’è uno Stato che si rivolge a quelli che adoperano il tritolo, una rivoluzione civica e pacifica comincia ad essere un po’…

MESSORA: Tu hai deciso di mettere tutte queste riflessioni, più altre approfondite, in un libro. Innanzitutto perché l’hai fatto?

DI CATERINA: Pur non essendo capace di scrivere libri, io sono capace a scrivere lettere commerciali molto bene, ma racconterò un po’ il sistema della corruzione italiana, racconterò un po’ la possibilità di ridurre la corruzione e racconterò sulla possibilità di trovare soluzioni per il cambiamento.

Trascrizione a cura di Maria Laura Borruso
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Re: LIFE - Liberi Imprenditori Federalisti Europei

Messaggioda Berto » ven mag 16, 2014 5:40 pm

Nasce “Chiavegato per l’Indipendenza”, movimento che punta al Veneto libero

http://www.lindipendenza.com/nasce-chia ... -al-veneto

Lucio Chiavegato, leader indipendentista arrestato e poi scarcerato nell’inchiesta sugli indipendentisti veneti, «chiama a raccolta tutti i veneti che gli hanno dimostrato stima e vicinanza in questi mesi e scalda i motori in vista del prossimo obiettivo politico: conquistare la Regione Veneto con le elezioni del 2015».

Lo fa sapere lo stesso Chiavegato annunciando la presentazione della nuova Associazione, «Chiavegato per l’indipendenza» che porta il suo nome che ha come scopo, «conquistare la maggioranza dei voti attraverso una coalizione indipendentista e proclamare in via unilaterale l’indipendenza del Veneto».

«La via politica è oggi il mezzo più plausibile per raggiungere la costruzione di uno Stato veneto e uscire dalla condizione di sudditanza in cui l’Italia ci obbliga a vivere – sottolinea – Per questo parleremo con tutti i movimenti e partiti che hanno come obiettivo l’indipendenza veneta, al fine di presentarci uniti e determinati».

Secondo Chiavegato «il momento è propizio, la crisi economica in Veneto è accentuata da uno Stato italiano parassitario, inadempiente e burocratico. I veneti sono arrivati al limite della sopportazione; ogni giorno un nostro imprenditore si toglie la vita e contemporaneamente sempre più persone abbracciano la causa indipendentista. È ora di concretizzare, i sondaggi danno il fronte indipendentista vincente, inutile dunque perdersi in tante altre iniziative, siamo in un sistema democratico-partitocratico e dunque presentiamoci ai veneti, prendiamo i voti e diamo l’addio all’Italia».

Caro Lucio Chiavegato
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =153&t=798

Immagine


???
COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO DEI MOVIMENTI INDIPENDENTISTI VENETI
Oggi 21 maggio 2014 Si sono riuniti nel Centro Congressi di CastelBrando tutti i gruppi e movimenti per l’indipendenza del Veneto.
Preso atto che lo Stato Italiano, nonostante le ripetute sollecitazioni pervenute dal Veneto, ignorando anche i più elementari principi costituzionali è rimasto insensibile alla drammaticità della situazione socio economica;
Che lo Stato Italiano ha costantemente violato ogni principio di convivenza, persino in spregio della propria costituzione e delle leggi internazionali che tutelano il diritto naturale e fondamentale di autodeterminazione dei popoli;
Ciò premesso, tutti i gruppi e movimenti condividono la necessità di riunire sotto l’unica bandiera Veneta le strategie per azioni comuni che ci saranno nei prossimi mesi pacificamente e nel pieno rispetto della legalità (???);
Un primo manifesto del lavoro, della giustizia fiscale e dell’identità del Popolo Veneto sarà elaborato nelle prossime settimane per divenire il Manifesto della Libertà.

Immagine
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Re: LIFE - Liberi Imprenditori Federalisti Europei

Messaggioda Berto » mar lug 01, 2014 5:45 pm

Lucio Chiavegato el scrive:

https://www.facebook.com/lucio.chiavegato?fref=nf

Ho fatto anch'io i miei errori in passato. Ho litigato con tutti, mi sentivo nel giusto e ho chiuso la porta in faccia a persone che la pensavano diversamente da me.
Per questo ho chiesto e chiedo perdono.
Il passato è passato.
Ora il presente è tragico e ci chiama ad uno sforzo collettivo.
Rancori, litigi passati, vanno abbandonati.
Anteporre questioni passate al futuro dei nostri figli è da vigliacchi ed incoscienti.
Io l'ho promesso e sto mantenendo la mia parola.
Non cederò a nessuna provocazione.
Nessuno del mio Gruppo Chiavegato cadrà mai in questo tranello (pena espulsione).
Non permetteremo che pochi possano demolire il nostro sogno di un VENETO INDIPENDENTE.
E' ora di assumersi le nostre responsabilità. ognuno per il proprio gruppo o partito.
Uniamoci e portiamo avanti OGNI INIZIATIVA valida al raggiungimento della nostra libertà.
Divisi saremo perdenti, Uniti vincenti.
Non risponderò a provocazioni, ma lavorerò ancor di più per UNIRE.
Il nostro obiettivo è formare una squadra che si presenti compatta alle elezioni Regionali del 2015 per trasformare le elezioni in un referendum avvallato dallo stesso occupante italico. Non per le careghe ma per dare una vera "pacca amichevole" a i nostri aguzzini. La gente comune ci chiede questo.
E' una data fondamentale.
SE non arriveremo uniti a questo appuntamento saremo responsabili del disastro che ci stringerà mortalmente.
Prima di allora io ed il mio gruppo appoggeremo e diffonderemo anche le altre iniziative quali la 342 di INDIPENDENZA VENETA, il libro Bianco di plebiscito. Contattateci e sarà dato spazio a vostri relatori durante le nostre riunioni, in cambio vi chiediamo solo di essere onesti e di lavorare affinché l'unità Veneta sia una realtà.
WSM e che illumini le nostre menti dal torpore italico.
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Re: LIFE - Liberi Imprenditori Federalisti Europei

Messaggioda Berto » ven lug 04, 2014 6:52 am

20° compleanno LIFE

http://www.life.it/20-compleanno-life/#comments
http://www.life.it/wp-content/uploads/2 ... NISIMI.pdf
Pubblicato 1 luglio 2014 | Da daniele

Domenica 6 luglio sarà solo ed esclusivamente festa LIFE.

Circola la diceria che tale occasione possa trasformarsi in passerella politica per qualcuno: mai LIFE si è prestato a sponsorizzare politicamente né Tizio, né Caio, né Sempronio e tantomeno la farà ora in questa festa così importante.

Il 4 maggio 2014 ricorreva il 20° anno di fondazione del LIFE, c’era in programma una festa ma in quel periodo, ci siamo trovati a gestire la “FRAJA” in solidarietà ai 24 veneti detenuti prigionieri nelle carceri italiane con la strampalata accusa, di “terrorismo” e nel finire di tale evento è nata l’idea di incontrarci per festeggiare tutti assieme il compleanno LIFE. A TOLA KOI SERENISIMI

La neonata “FRAJA”, grazie ad alcuni volontari, sta trovando ulteriore impegno a favore di famiglie venete in stato di difficoltà, che per un sano orgoglio e antica dignità difficilmente si rivolgerebbero a Caritas, Comune o Parrocchia per chiedere aiuto rischiando di venire confusi con chi sistematicamente abusa della solidarietà e si abbandona, per cultura, al saccheggio e sperpero di quanto avuto in dono.
Questo gruppo di volontari raccoglie generi alimentari, e anche fondi da distribuire, su segnalazione, ai Veneti che hanno perso il lavoro e l’indipendenza economica.

Parleremo anche di questo aspetto sociale e solidale di LIFE-FRAJA.
Parleremo dei 132 volontari che hanno effettuato il digiuno a staffetta nella FRAJA in solidarietà a chi era prigioniero detenuto nelle carceri italiane.
Parleremo degli oltre 120 militanti LIFE inquisiti, a volte condannati e altre assolti, per la loro militanza in LIFE.
Parleremo dei Serenissimi del 1997 per i quali LIFE si è speso molto nella loro difesa e nella costituzione del Comitato di sostegno agli 8.
Parleremo dei 24 incarcerati ad aprile 2014.
Parleremo della FRAJA, nata in seno LIFE come espressione di fratellanza tra Veneti e del Comitato di sostegno ai 24.
Parleremo e pranzeremo tutti insieme come conviene ad una comunità di amici
E poi, Franco Rocchetta e Lorenzo del Boca accenderanno una luce di verità sui falsi miti della prima guerra mondiale che ha visto, disastrato teatro, questa nostra terra.
Si, parleremo di tante cose che ci uniscono ma non ci sarà spazio alcuno per tematiche che ci dividono: non ci sarà spazio per argomentazioni partitiche.

Daniele Quaglia


Me despiaxe ma mi staolta no sarò de la conpagnia, bona festa!
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Re: LIFE - Liberi Imprenditori Federalisti Europei

Messaggioda Sixara » sab lug 05, 2014 8:19 am

LONG LIFE TO LIFE :D
Sòdi.
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Re: LIFE - Liberi Imprenditori Federalisti Europei

Messaggioda Berto » mar set 30, 2014 6:50 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: LIFE - Liberi Imprenditori Federalisti Europei

Messaggioda Berto » mar ott 14, 2014 9:42 pm

??? Coante ensemense !!!

Politici, la Germania vi paga? Quanto?*
http://www.life.it/1/politici-la-german ... #more-5406

Pubblicato 7 ottobre 2014 | Da daniele

* di Marco Della Luna

EURO-ANSCHLUSS: IL FANTASMA DI MORGENTHAU Verso la fine della II Guerra Mondiale gli USA avevano un piano, il Piano Morgenthau, per eliminare dopo la guerra tutte le industrie tedesche, facendo della Germania un paese puramente agricolo. Il mezzo per ottenere ciò era semplice: imporre alla Germania l’unione monetaria con gli USA, la cui moneta era allora molto forte: il prezzo delle merci tedesche si sarebbe moltiplicato e le aziende avrebbero chiuso, non potendo più esportare, e l’industria yankee avrebbe preso i suoi mercati e i suoi assets migliori gratis o quasi.
???
Gli Stati Uniti non fecero questo alla Germania dopo la sua resa, però la Germania Ovest lo fece poi alla Germania Est negli anni ’90. E ora lo fa all’Italia. ???

Oramai è stato acquisito: Essendosi inchiodata a un cambio elevato e fisso – elevato sia rispetto agli altri paesi dell’eurozona, che rispetto agli altri – e non potendo più svalutare la moneta per mantenersi competitiva sui mercati internazionali, l’Italia, per restare competitiva e limitare la sua deindustrializzazione, ha dovuto svalutare i lavoratori, riducendo i salari/redditi, tassandoli di più, tagliando e differendo le pensioni.
Ma la riduzione dei redditi ha automaticamente causato il crollo della domanda interna e della capacità della gente di pagare i debiti già contratti, quindi un crollo degli incassi di chi produce per il mercato interno e un’impennata delle insolvenze e dei fallimenti. La riduzione dei salari viene in parte compensata con ammortizzatori sociali finanziati con più tasse e contributi, in parte scaricando i disoccupati e i sottoccupati sui risparmi della famiglia e sulle pensioni dei genitori o dei nonni. Tutto ciò sta consentendo una parziale conservazione dell’industria e dei mercati esteri, ma, abbisognando di drenare risparmi e andando a colpire il settore immobiliare (quello che innesca le fasi di espansione e di contrazione), non può tirare avanti ancora a lungo. Inoltre, i vincoli di bilancio, il limite del 3% al deficit sul pil, la botta dei trasferimenti al Meccanismo Europeo di Stabilità (57 miliardi), la connessa ascesa della pressione fiscale fa chiudere o emigrare le aziende. Emigrano anche tecnici, professionisti, capitali. Questi sono i risultati dei “compiti a casa”.
Sostanzialmente, la recessione è guidata da una costante sottrazione di liquidità voluta politicamente da Berlino via Draghi, che garantisce di fare tutto ciò che serve per sostenere i debiti pubblici, ma a condizione che si facciano quei compiti a casa, ossia che si demolisca l’economia e la si doni a un capitalismo di conquista, apolide e antisociale. ???

Tutti questi meccanismi operano costantemente, appunto come meccanismi, e giorno dopo giorno demoliscono l’Italia e la rendono dipendente, sottomessa, povera rispetto alla Germania. Un po’ più di flessibilità e un po’ meno di spread o un po’ più di spesa e inflazione in Germania non risolverebbero quanto sopra, non fermerebbero la macchina della deindustrializzazione, anche se Renzi cerca di distogliere da ciò l’attenzione attirandola su di sé con la sua azione frenetica e inconcludente (se non nel male). Non la fermerebbe nemmeno un aumento della domanda interna, perché questo si dirigerebbe verso beni di importazione, avvantaggiati dalla forza dell’Euro.

E poi ci sono gli utili tromboni dell’europeismo idealista, che evocano le favole moralistiche di Spinelli e soci per coprire una realtà di scontro di interessi oggettivamente contrapposti, di sopraffazioni spietate, di colonizzazione.

Sarebbe molto utile, a coloro che cercano di tutelare gli interessi italiani in relazione alle politiche europee e monetarie della Germania attuale, a coloro che trattano questi temi nelle sedi europee e nazionali, conoscere come il grande capitale privato tedesco occidentale, durante il processo di riunificazione della Germania iniziato nel 1989, usò una serie di mezzi, alcuni dei quali terroristici, altri formalmente criminali, per impadronirsi delle aziende, dei beni immobili, delle risorse naturali, dei mercati della Germania orientale senza pagare o quasi, espropriandone la popolazione che era giuridicamente proprietaria di questi assets, e trasferendo i costi dell’operazione a carico dei conti pubblici, ossia dei contribuenti della Germania occidentale nonché a carico dei lavoratori della Germania orientale, di cui persero il posto di lavoro circa 2 milioni e mezzo, su circa 16 milioni di abitanti. E’ tutto descritto nel recentissimo saggio di Vladimiro Giacché Anschluss. Queste cose vanno sapute per poterle sbattere sul muso a Merkel, Schäuble, Katainen quando predicano di compiti da fare a casa.

I metodi usati per depredare la Germania Orientale furono molteplici, iniziando con la creazione di allarme default della Germania orientale, nella prima fase, in tutto analogo a quello che i banchieri tedeschi scatenarono nel 2011 contro il btp per sostituire Berlusconi con un premier che li servisse bene.

E anche:

– imposizione di un’unione monetaria con cambio uno a uno tra marco orientale e marco tedesco per le partite correnti, che determinò, di punto in bianco gola la quadruplicazione dei prezzi delle merci della Germania orientale, con la conseguente perdita dei mercati in favore di aziende concorrenti della Germania occidentale, e naturalmente la chiusura delle imprese orientali con massicci licenziamenti;

-il sistematico ricorso al falso in bilancio per far apparire irrecuperabili molte aziende sane della Germania orientale, onde poterle comperare a costo nullo o quasi; -la rimozione dei pochi funzionari onesti, che rifiutavano di dichiarare il falso;

-l’imposizione delle “regole di mercato” – in realtà, della potenza economica e politica – onde occupare i mercati della Germania orientale con merci di produzione occidentale e così favorire le aziende che producevano queste merci a danno della produzione locale;

-la costante collaborazione del governo federale (Kohl) con gli avidi criminali del grande capitale – e l’autorevole appoggio di… Jean Claude Junker!

Eh sì, le “integrazioni” sono sempre, nella realtà, business sfrenato e disumano, ora come allora. La Germania fa le integrazioni col disintegratore. L’agenzia fiduciaria incaricata della vendita dei beni del popolo della Germania orientale, la Treuhandanstalt, un veicolo per realizzare questi fini e, in luogo di concludere la suggestione con un utile netto derivato dalla vendita privatizzazione dei beni pubblici orientali, produsse un buco di oltre 1 miliardo di marchi, sicché i cittadini orientali, ciascuno dei quali aveva ricevuto l’assegnazione di una quota azionaria nell’agenzia fiduciaria, del valore teorico di 40.000 marchi, alla fine dei conti non ricevettero nemmeno un pfennig per l’espropriazione dei beni popolari che avevano subito.

Dopo il saccheggio, furono intentati processi penali, civili, indagini formali sull’operato dell’agenzia fiduciaria e su altre vicende relative all’annessione della Germania orientale, ma, grazie all’opposizione del governo, all’inerzia del Parlamento, agli insabbiamenti giudiziari, al fatto che tutta la gestione della missione era stata impostata e imperniata su tecnocratici a bassa o nulla responsabilità e ad alta opacità, i processi le indagini finirono nel nulla. Il profitto compera tutti i poteri dello Stato.

Per contro, mentre il pil della Germania Orientale crollava (- 40,8% nei primi 2 anni, export – 60%), quello della Germania occidentale, grazie alle acquisizioni sottocosto di cui sopra, fece un balzo all’insù di circa il 7%. A dispetto della vulgata ufficiale, ancora oggi la Germania orientale rimane un paese, un pezzo di paese, arretrato, che non ha agganciato la parte occidentale, che vive di trasferimenti posti a carico del contribuente occidentale, in quanto il deficit commerciale dell’Est è del 45% mentre quello del Meridione è solo il 12,5%: quindi la Germania orientale è messa molto peggio della cosiddetta Terronia. Ma, ovviamente, non è colpa sua, bensì effetto di una rapina assistita dal governo di Bonn, nell’interesse del capitalismo tedesco occidentale, e con la giustificazione pseudo scientifica dell’ideologia del mercato e delle sue regole, in cui si nasconde il fatto che il mercato non è libero ma è l’arena di scontri e rapporti di forza e sopraffazione.

La Xermagna orental (e mi a ghe so stà a Bautzen) lè devegnesta on paradixo, altro ke terronia!

Bautzen (na beła çità de ła Xermagna de l’Est, Sasonia)
https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... RQTFk/edit
Immagine


Qualcosa del genere dell’unificazione tedesca del 1990 era già avvenuto in Italia, con la annessione del Sud, un’area complessivamente meno produttiva del Nord – annessione che aveva portato non ha una convergenza delle due parti d’Italia, ma a una maggiore divergenza in termini di efficienza e produttività e competitività, in quanto il Nord attraeva distoglieva capitali e competenze dal Sud, che quindi si deindustrializzava e se votava a diventare restare un’area agricola e marginale. Analoga operazione sta avvenendo oggi sotto il pretesto della unificazione europea e della unione monetaria, ossia dell’euro.

Sì Sì, ma coalo Nord-Sud, ke gà pagà pì de tuti xe stà el Veneto e no el Sud e el Veneto lè al Nord. Dapò el Sud el se ga refato enparonendose de l'aministrasion piovega taliana, ocupando i posti statali ... e oprimendo i veneti co i prefeti, i profasori e i maestri, li judeghi, li procuradori come Papalia e come coelo del proçeso dei Serenisimi, ... le mafie enportà, le forse statali en divixa ... co li poledeghi poledeganti e la partidograsia.

La Germania entrò nell’euro a condizione che vi entrasse d’Italia, l’altro paese ad alta capacità manifatturiera. Perché? Perché se l’Italia fosse rimasta fuori avrebbe fatto una forte concorrenza alla Germania, mentre per contro l’euro avrebbe alzato il corso della valuta italiana e abbassato il corso della valuta tedesca, in tal modo favorendo le esportazioni tedesche soprattutto entro l’unione monetaria europea e limitando quelle italiane, che diventavano meno competitive. Così è avvenuto: contrariamente alla quasi totalità dei paesi dell’eurozona, in cui la quota manifatturiera del pil è calata fortemente, la Germania, con l’euro, ha avuto un aumento di circa il 25% della detta quota, dovuto soprattutto ad esportazioni nei mercati dei paesi partners dell’eurozona, ossia dovuta a quote di mercato sottratte ad essi. Esportazioni che i banchieri tedeschi hanno sostenuto facendo prestiti e investimenti verso i paesi eurodeboli, Grecia e Spagna in testa, ben sapendo che prima o poi quei paesi non sarebbero riusciti a sostenere le scadenze di pagamento – anche poiché i loro conti erano stati truccati ad hoc – e che, a qual punto, sarebbe scoppiata quella crisi che ha poi in effetti consentito alla Germania di imporre le sue regole, i suoi interessi e i suoi uomini al potere, grazie al suo controllo sulla BCE, e a costringere altri paesi, Italia in testa, a svenarsi per prestare a Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda i soldi necessari a realizzare i loro lucri usurari e fraudolenti.

Ai governanti italiani che, facendo finta di non vedere la realtà, hanno collaborato e collaborano a questo disegno a danno di tutti noi, vorrei chiedere: lo fate perché minacciati, perché ricattati, o perché pagati? Quanto?

07.10.14 Marco Della Luna

Marco Della Luna lè on nasionalista talian ke nol fa l'intaresi del Veneto.

Par Marco de la Luna la Xermagna orental la jera on paradixo comounista e la Xermagna oçidental n'enferno capitalista, ke la ga volesto la reognon co la Xermagna de l'Est par ruinarla.

Par sto Marco Della Luna i mali de la Talia li xe colpa de la Xermagna e no del sistema talian, dei ladri, dei parasidi, de le caste, de le mafie, de le peke taliane, de li partidi mafioxi, de le so banke ladre, de le so borse ladre ... no no xe colpa de la catia Xermagna e no de li boni taliani.
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Re: LIFE - Liberi Imprenditori Federalisti Europei

Messaggioda Berto » sab ott 25, 2014 10:07 am

ITALIA in Difetto Assoluto di Giurisdizione nelle Venethie

http://www.life.it/1/italia-in-difetto- ... e-venethie


Lo Stato italiano non ha diritti legittimi sul territorio del Popolo Veneto e sui Veneti se non un’autorità illegittima derivante dall’occupazione militare e poliziesca del suddetto territorio.

E’ solo tramite questa che impone le sue leggi, le sue norme e le sue tasse ma il tutto è frutto di un rapporto di forza e non di un rapporto di diritto.

Tutte le occupazioni militari di Stati su altri Stati, si sono prima o poi esaurite ed anche questa occupazione italiana sulle Venethie è destinata ad esaurirsi.

In quanto tempo, dipende dai Veneti che hanno dalla loro parte la forza smisurata della disobbedienza civile, arma pacifica e letale contro i più sanguinari despoti.

Questo ne è un esempio.

Al sottoscritto è stato notificato da due Agenti della DIGOS (Polizia politica) di Treviso un “invito” a presentarsi in Questura per essere sentito circa la sua presenza davanti alla Prefettura di Treviso durante una contestazione dell’8 ottobre 2014. Si trattava di una contestazione alla decisione del Prefetto di assegnare al territorio ulteriori nuovi clandestini, nata spontaneamente in poche ore, senza avere il tempo di organizzarci e comunicarlo alla Questura svoltasi, peraltro, civilmente senza danni od offese a chicchessia. Poco più di una decina di persone che hanno espresso pubblicamente e civilmente il loro dissenso.

Ma questo in Italia non è consentito.

E così molti di loro dono stati raggiunti dall’ “invito” a presentarsi in Questura.

Sempre il sottoscritto ha negato ai due Agenti della DIGOS l’adesione a questo invito e contemporaneamente ha consegnato loro, per essere portata al Questore, una “Revoca alla convocazione in questura” revoca invito questura redatta su norme del Diritto internazionale e del diritto interno italiano, norme che decretano il “Difetto Assoluto di Giurisdizione” dello Stato italiano sul territorio delle Venethie e sui Veneti rendendo inefficaci sanzioni, ammende ed imposizioni di qualsiasi altro tipo.

Un piccolo fuoco acceso che i Veneti, seguendo l’esempio, potrebbero trasformare in incendio incontrollabile, come quello che distrusse Roma nel 64 dopo Cristo.

Allora, avanti tutta con la disobbedienza civile.

Daniele Quaglia



http://www.life.it/1/25-ottobre-manifes ... -a-treviso

Dopo la manifestazione dell’8 ottobre a sostegno dei Sindaci che hanno detto no al Prefetto di Treviso per nuove assegnazioni di clandestini e dopo gli avvisi di garanzia inviati dalla DIGOS ad una parte dei manifestanti che successivamente hanno contestato alle autorità italiane il “Difetto assoluto di giurisdizione” esibendo chi documenti di identità veneti, chi presentando un documento scritto “Revoca di convocazione per difetto assoluto di giurisdizione” revoca invito questura , è arrivata l’ora di fare sentire la nostra protesta contro l’oppressione esercitata dallo Stato italiano sul Popolo Veneto. Ci sarà una manifestazione a Treviso, organizzata da Plebiscito.eu, per sabato 25 ottobre con raduno alle ore 18 davanti alla Stazione ferroviaria.

LIFE Treviso ha aderito da subito ed ha inoltrato l’invito a tutti i Sindaci della Marca INVITO AI SINDACI e attraverso questa pagina inoltra l’invito ai soci e simpatizzanti LIFE nonché a tutti coloro che abbiano a cuore la libertà del Popolo Veneto.

Ha già dato la sua adesione anche il Presidio 9 dicembre di Conegliano.

Facciamoci vedere e facciamoci sentire, basta testa bassa, lavorare, pagare e tacere: alziamola la testa, guardiamo negli occhi gli aguzzini prima di cacciarli dalla nostra terra.

Daniele Quaglia
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Re: LIFE - Liberi Imprenditori Federalisti Europei

Messaggioda Berto » gio dic 04, 2014 8:12 am

E pensar ke ‘l el bon Lucio Chiavegato (ancora endependentista e pareota veneto ?) el se ga ? o el voria alearse co Xaia el leghista e col so paron Salvini el padan-taƚego-fasista, co el roman Alemano dei fradeƚi de ƚa Taƚia endagà par ƚa mafia taƚego-romana e co Caxa Pound ke ƚi sta co Daniƚo Galvani del 9 deçenbre ke ƚi xe xbarcà a Viçensa co l’alicotaro par portarghe ai veneti ƚa “costitusion taƚiana”... l’oror nol ga pì termene.

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https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... e-Xaia.jpg

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https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... %C3%A0.jpg

A xe rivà "el teron-talego-roman" co l'alicotaro

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I forconi ci riprovano e partono dal Veneto

http://www.lindipendenzanuova.com/i-for ... dal-veneto

Vito Collins Babila, coordinatore regionale del Veneto del movimento, è sceso direttamente da un elicottero a Thiene (Vicenza) per la conferenza stampa dell’iniziativa che farà parlare di nuovo dei Forconi. “Bloccheremo il Veneto dal 5 al 9 dicembre (esattamente a un anno dalla nascita ufficiale del movimento, detto appunto ‘Movimento 9 dicembre’, ndr) – dice – per lanciare un ultimatum allo Stato Italiano. I politici che hanno trascinato l’Italia in questo stato devono pagare”. Per cinque giorni, come un anno fa, i manifestanti organizzeranno sit in e azioni di volantinaggio tentando di bloccare la viabilità.



«Bloccheremo la regione per lanciare un ultimatum allo Stato italiano»
http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 2948.shtml

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Il 22enne portavoce regionale del Coordinamento 9 Dicembre arriva a Thiene in elicottero: «Non commetteremo gli errori dell’anno scorso»

VICENZA Vito Collins Babila, il portavoce regionale del Coordinamento 9 Dicembre, conosce bene i rischi: «Non possiamo permetterci di fare gli errori dello scorso anno: ora siamo organizzati, pronti a combattere il nemico». Venerdì tornano in azione i presìdi in una dozzina di città venete, con un unico obiettivo: «Bloccheremo la regione per lanciare un ultimatum allo Stato italiano: i politici che hanno trascinato l’Italia nel baratro devono pagare per le loro colpe».

Programma politico del Movimento 9 Dicembre

Cinque giorni di protesta: dal 5 al 9 dicembre, con volantinaggi e sit in improvvisati che – nel “piano” degli organizzatori – dovrebbero paralizzare la viabilità. «Scaduto l’ultimatum non garantiamo più che il dissenso si manifesti in modo ordinato e pacifico: ciascuno risponderà delle proprie azioni», assicura Babila, 22 anni, che è letteralmente atterrato a Thiene, a bordo di un elicottero, per la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa.




Forconi in elicottero,protesta 'segreta' Movimento annuncia, dal 5 dicembre di nuovo in piazza

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... f66b3.html

(ANSA) - TORINO, 1 DIC - Doveva essere una conferenza stampa, per presentare la protesta, ma i piani restano segreti. I leader dei Forconi, che venerdì tornano in piazza in tutta Italia, si sono presentati in elicottero a Casale Monferrato. Ad aspettarli un gruppo di manifestanti in tenuta militare. "I piani restano segreti", dice il coordinatore regionale del movimento Riccardo Visetti mostrando una valigetta rigorosamente chiusa. "Posso assicurare - si limita a dire - che saranno manifestazioni pacifiche".

Torna Galvani e Baldareli (ke oror!)
http://video.corriere.it/video-embed/1e ... 132dc377f5


https://www.facebook.com/groups/2413621 ... 6/?fref=ts

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https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... 9DRoma.jpg

https://www.facebook.com/video.php?v=36 ... =2&theater


Tornano i Forconi guidati da ex militare che fu guardia del corpo dell'ex ministro Zanonato
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/C ... 4829.shtml

Venerdì 5 dicembre tornano i forconi del Coordinamento 9 dicembre, e quest’anno non vogliono lasciare niente al caso. Fervono i preparativi per tornare sulle strade e non solo, come si è visto l’altro giorno con le manifestazioni in elicottero con il tricolore. Il nemico, si sa, è lo Stato.

Ma chi sono i forconi? C’è di tutto, c’è quel ceto medio impoverito, operai, disoccupati, partite Iva, pezzi di società che non si riconoscono più in nessun tipo di rappresentanza. Ci sono quei mediani che vivevano proprio a metà tra lo Stato, e le sue articolazioni, e gli strati sociali meno raggiunti dalla politica.

Il portavoce veneto del movimento è un ex militare: Vito Collins Babila, 22 anni. Segni particolari: ex guardia del corpo. Ha lavorato a stretto contatto con la politica, Vito. Prima l'ha protetta per lavoro e ora vuole squalificarla. Tra i vip che ha scortato ci sono Flavio Zanonato, l’ex Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Letta.

In rete è già iniziato il passaparola per incontrarsi: "... non chiediamo, non trattiamo ma ESIGIAMO !! Signori politici, Signor Presidente della Repubblica, abbiate rispetto per il Popolo Italiano .... andatevene, questa volta andremo fino in fondo. Il 5 DICEMBRE iniziano le ostilità, il 9 DICEMBRE scade l'ULTIMATUM !!!"
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Re: LIFE - Liberi Imprenditori Federalisti Europei

Messaggioda Berto » ven dic 05, 2014 8:24 pm

Sto mesajo lè falso o buxiaro, parké no a ghè gnaona posebeƚetà de ver l'endependensa co ƚa legaƚetà taƚiana, se no coeƚa de canviar ƚa legaƚetà mema a Roma ma tuti ƚo savemo ben dapò 20 ani de Lega ke a Roma no se pol canviar gnente:

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https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... nda-LC.jpg

L’onega posebeƚetà lè coeƚa no legal, ke el popoƚo veneto en màsa, a ƚa granda, el se retoga ƚa so soranetà e kel meta fora de ƚa so leje ƚ’ordenamento ƚegal taƚian, ma nando a ƚe elesion taƚiane anca a coeƚe rexonaƚi no se canvia ƚa costitusion taƚiana e gnanca se mete fora l’ordenamenteo ƚegal taƚian ...ste falberie ƚe serve a robarghe el voto e ƚa fede ai pori veneti ke ƚi va a fidarse dei fanfaroni ke ke ƚi ƚa conta par ben ke ƚa par vera.

Anca el presidente de la LIFE de Viçensa Gabriele Perruca el se ga disoça da Lucio Chiavegato e dal so partido poledego.

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Me despiaxe Lucio ma par mi a te si devegnesto on poledegante caregaro e fanfaron!

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