Enesiadive de sto tipo łe xe copià da coełe ke pal pasà łe xe xa stà sperimentà da ła LIFE e ke no łe ga portà mai da gnaona parte, al masimo te otien na sospension o do e basta e te sposti in là ła scadensa. Ma te ghe fe perdar tenpo e te eiłudi ła xente par gnente. Me sovegno del caxo ... (a me xe scapà el nome, el jera n'artexan del tesiłe meso en crixi da Amato co ła so demensial defiscałixasion de łi onari soçałi al meridion a cu łi ghe ga pignorà ła caxa) a jerimo pì de çento en vanti de caxa sua, ghe jera anca parlamentari de ła LIGA, ... ma no ga servesto a gnente, ła caxa par i debeti i te ła porta via e no ghè né santi né madone ke tegna; a manco ke no ghe sipia putini cei o parsone małà. El dirito del creditor no lè on dirito kel se posa negar o pestar soto i pie.
E no ghe xe Corti de Straxburgo e de l'Aja ke tegna.
L'abołision del Rejo decreto de l'anesion del Veneto da parte de Calderołi nol ga gnaon vałór juredego, lè na pura demensa tra łe tante de sto fantomatego CLNV kel ghe fa ver on mucio de problemi ai pori veneti ke łi se fa montar da sti eresponsabiłi sensa cosiensa e ke łi danexa ła caouxa veneta.
Coel ke, caxo mai, se pol verefegar xe se sti nostri fradei veneti łi ga o manco łe risorse par catarse n'altra caxa e se no łi łe ghese lora se podaria pretendar ke entervegna el comun o ła prefetura par catarghe on posto dove star come ke łi fa co tanti altri, łi singani e i clandestini. A manco ke coalke fradeło veneto nol ghe fasa na donasion o nol ghe preste o afite, a bon prèso, na caxa.
http://m.ilgiornaledivicenza.it/home/es ... -1.1070133 Oltre un milione di euro di danni per non avere messo in liquidazione la società Esseci Filati di Piovene Rocchette nel corso del 2004 quando a causa delle perdite gestionali che avevano generato un patrimonio netto negativo di 1,193 milioni di euro il consiglio d'amministrazione non aveva provveduto a sciogliere la società. È il conto che il tribunale di Vicenza ha presentato a Claudio Spezzapria, 71 anni, di Piovene e ai figli Denis e Loris, rispettivamente di 40 e 44 anni, in qualità di amministratori delegati dell'azienda tessile dichiarata fallita il 24 novembre 2005 dopo avere messo in luce al 31 dicembre 2004 una perdita di 1,5 milioni di euro.
La vicenda è assai ingarbugliata perché Spezzapria era finito anche sotto inchiesta per una presunta frode fiscale in concorso con alcune persone per l'emissione di fatture fasulle. Di questi documenti fiscali, riferì Spezzapria agli investigatori della Finanza, non sapeva nulla perché quando le cose erano iniziate ad andare male e aveva avuto bisogno di denaro per pagare gli stipendi, era ricorso all'aiuto di alcuni personaggi che l'avrebbero raggirato. Così, almeno, spiegò agli investigatori quando venne interrogato alla presenza del suo avvocato Mariano Dalle Carbonare.
Adesso si è appreso che accogliendo la domanda di responsabilità avanzata dal curatore fallimentare Giovanni Sandrini, assistito dall'avv. Anna Rodella, il collegio civile ha ravvisato il comportamento illegale degli organi societari che già il 16 marzo 2004 dovevano prendere atto che il capitale sociale era stato fagocitato. Invece, avevano proseguito l'attività fino alla messa in liquidazione dell'azienda il 19 maggio 2005, amplificando una situazione negativa nei confronti dei creditori.
Nel bilancio del '93 della società di Piovene che sul finire degli anni Novanta dava lavoro ancora a duecento persone, si leggeva un patrimonio netto positivo di 308 mila euro. Tuttavia, per i giudici, alla luce dell'intera perdita del capitale sociale nei primi mesi del 2004 il consiglio d'amministrazione avrebbe dovuto ricostituirlo pena incorrere nell'illecito civile che è stato sanzionato.
A sciogliere i dubbi è stato il perito Martina Valerio nominato dal tribunale presieduto da Colasanto (giudici Limitone e Santoro). La consulenza tecnica d'ufficio ha stabilito che è stato arrecato un effettivo danno ai creditori a causa del comportamento degli amministratori Spezzapria padre e figli, poiché non hanno assunto alcuna iniziativa per tamponare le ingenti perdite una volta che non avevano posto in liquidazione per tempo la ditta.
Infatti, quando gli imprenditori avevano agito chiedendo l'ammissione al concordato preventivo con cessione di beni, come all'epoca si chiamava, il tribunale aveva risposto picche e aveva dichiarato l'insolvenza perché il patrimonio netto negativo aveva raggiunto la cifra di 1,193 milioni di euro.
Sul fronte penale il pm Marco Peraro ha avviato una complessa indagine che ha coinvolto alcune aziende toscane, tra cui la Bugetti Filati di Prato, il cui fallimento aveva avuto ripercussioni sulla Esseci Filati perché era uno dei clienti più importanti. Lo stesso Claudio Spezzapria aveva presentato una denuncia sostenendo di essere stato raggirato e l'inchiesta, da quello che fin qui si è saputo, non sarebbe ancora stata conclusa.
Il passivo della Esseci Filati, che aveva sede in via Astico, era stato calcolato nel 2004 in 2,5 milioni di euro a fronte di un attivo di un milione e mezzo, anche se fino al dicembre 2003 il patrimonio netto risultava positivo per 308 mila euro, precipitando al di sotto della soglia di legge dopo il 16 marzo 2004. Di qui la decisione del tribunale di condannare in soldo a più di un milione di euro gli Spezzapria, che potranno rivolgersi alla Corte d'Appello per chiedere la riforma della sentenza.I.T.
http://www.fallimentivicenza.com/index. ... _chiusura& Piovene. Eseguito sfratto ex imprenditori Spezzapria. I venetisti invadono il centro27/01/2017 Marta Boriero
http://www.altovicentinonline.it/cronac ... -il-centro Sventola il ‘leon’ di San Marco a Piovene Rocchette, ma non è il leone dei periodi di pace della Serenissima repubblica, bensì quello sul piede di guerra con spada sguainata e tanto di libro chiuso sotto la sua millenaria zampa.
Un gruppo di una 50ina di attivisti del Comitato di Liberazione Nazionale Veneto e altri simpatizzanti dalle varie parti della provincia si sono dati appuntamento in centro paese, dove questa mattina si svolgeva il mercato comunale ed hanno attraversato le vie principali dirigendosi verso la casa dei tre fratelli Spezzapria in via Levà 58, Denis, Loris e Silvia, verso i quali pende da mesi una esecuzione di sfratto a seguito di debiti finanziari della vecchi ditta familiare, la Pettinfibra. Si sono poi diretti davanti al municipio per ‘rivendicare le leggi del diritto internazionale per far valere i diritti dei cittadini sfrattati illecitamente’.
La manifestazione è infatti un atto di solidarietà ‘serenissima’ verso i tre ex imprenditori artigiani tessili che da mesi si rifiutano di abbandonare la casa familiare dove abitano da sempre. Le forze dell’ordine hanno già tentato di mettere in pratica lo sfratto più volte, ma inutilmente, a causa del rifiuto di lasciare l’abitazione da parte dei fratelli Spezzapria. Le forze dell’ordine erano presenti oggi in gran numero in divisa antisommossa.
Supportati dai venetisti, gli Spezzapria hanno deciso di resistere ad oltranza contro delle leggi ed uno stato che non riconoscono come il loro, ritenendo lo sfratto un affronto per chi ha sempre lavorato, pagato le tasse, vittima di una crisi che tutta la famiglia sta scontando da anni, causata da clienti che non hanno mai pagato quanto dovevano. Ma alla fine hanno dovuto capitolare e sono stati scortati fuori dalla loro casa dagli agenti della digos e dai carabinieri della stazione di Piovene.
Lettera aperta su “Intervento Gir” del 2728 gennaio 2017
http://clnveneto.ch/lettera-aperta-su-i ... gir-del-27 Verona, 28 Gennaio 2017
Lettera aperta – riassunto sull’intervento dei GIR e CLNV a difesa dei fratelli Spezzapria.
Venerdi 27 Gennaio 2017 alle ore 06.00 Fernando, Stefano e io, arriviamo a Piovene, direttamente a casa degli Spezzapria. Sul posto, sono già presenti dalla sera prima Finozzi, Favaro, Michela, e altri (che hanno dormito sul posto: in macchina). Altri intanto arrivano alla spicciolata.
E presente già in loco lo spiegamento delle forze militari occupanti: carabinieri schierati a chiusura della strada, con tre file ognuna composta da 15 uomini in tenuta antisommossa ( costoro avevano già aggredito quelli che avevano dormito in auto, per allontanarli di forza dal cortile degli Spezzapria). Mi avvicino e chiedo loro chi è che comanda quel plotone militare; il comandante dei carabinieri si avvicina e quando vede la mia persona, inizia ad urlare in maniera isterica: “Io non parlo con lei! Io non parlo con lei!” E cosi dicendo, mi gira le spalle, allontanandosi..
A quel punto le cose stanno così: ci sono tre ragazzi da soli lì in casa (i fratelli Spezzapria), e Cervo, la Scandian, Favaro e io decidiamo di entrare in casa.
Sì… ma…come fare???
Girato l’angolo di via a pochi metri, incontriamo Contin e Lanza; girando da dietro la fila di case attraverso i campi, riusciamo ad arrivare sul retro dell’abitazione della casa degli Spezzapria; uno dei fratelli intanto ci apre e riusciamo ad entrare in tre ( Isacco, Pietro e io); gli altri vengono bloccati dai due carabinieri che stavano sorvegliando il retro sorvegliare della casa. Ma noi intanto siamo già dentro. Nel frattempo, fuori sull’ingresso principale, Finozzi, Aldegheri, Scandian, come responsabili GIR, assieme a membri dell’Autorità Nazionale Veneta, Bedin, Borsoi, Scavazzon, Viero, Lanza, Aldegheri (padre), Moravio, Pin, Nicolli, Bianchi e poi Flavio Contin (Serenissimo storico) e tutti gli altri, tengono alto il comando: loro fuori noi in casa con gli Spezzapria.
Alle 08,30 circa suona il campanello: è l’ufficiale giudiziario, scortata dalle forze militari occupanti con manganello in mano e pronti a colpire. E urlano “fuori fuori! Voi!”, indicando me, Pietro e Isacco. “Fuori vi faccio arrestare!”, ci minacciano. Ma noi rimaniamo in ginocchio, con le mani dietro la testa: “Siamo prigionieri di guerra”, dichiariamo.
Ci spintonano fino a metterci fuori. Il comandante urla, sbraita: ha gli occhi fuori dalle orbite. Eppure lui è armato, mentre noi no! Perche questo atteggiamento, più da chi ha paura, che da chi avrebbe la possibilità di annientarci??
E perche non ci arresta come da minaccia???
E che dire di quando vengo chiamata in disparte dal responsabile della Digos? Che mi dice: “Badii e’ sparito un manganello a quelli dell’Antisommossa. Per favore lo faccia saltare fuori”
Lo guardo e gli dico: “Mi sta dicendo che l’Antisommossa ha perso un manganello??”
E lui: “Badii gli e’ stato sfilato da qualcuno, presumo”.
Intanto il comandante dei carabinieri seguita a dar di matto, e insiste che rivuole il manganello. Rosso in faccia, continua ad urlare, mentre uno spiegamento di carabinieri comincia a girare per i campi vicini, cercando tra le sterpaglie il manganello scomparso.
I Patrioti intanto sono decisi a non mollare; e non molliamo (incuranti del manganello perso dall’antisommossa).
Non molliamo, neppure quando vengono messi i sigilli alla casa degli Spezzapria. Perché anzi è qui che decidiamo di dirigerci verso il comune.
Quando arriviamo, troviamo il palazzo comunale anch’esso bloccato dall’Antisommossa; il solito comandante è presente, e oramai è così rosso in faccia che sembra una pentola a pressione.
Con immenso piacere, vedo arrivare dei patrioti del LIFE (Liberi Imprenditori Federalisti Europei); c’è il responsabile Quaglia con altri, uniti anche loro con noi per questa famiglia veneta spazzata via dalla propria casa dall’occupante italiano.
Un sovrintendente della Digos dice che il sindaco non c’è: sarebbe a lavorare, dice, perche lui fa il camionista. Ma chi lo conosce, sa benissimo che è un imprenditore, e che questa risposta è solo una delle solite balle per prendere tempo, e fare in modo che il sindaco non si esponga e quindi che non debba metterci la faccia.
Ma non hanno fatto i conti con la DETERMINAZIONE che ci distingue. Pietro, Manuel,Federico e io giriamo dietro al comune, e riusciamo sveltamente ad entrare dalla porta secondaria sul retro. Lì ci raggiunge anche il buon Maurizio, e… ola’! Ecco il sindaco! Che rimane interdetto per la nostra presenza. Allora ci dice subito che lui parlerà solo con i fratelli Spezzapria. A quel punto, non può far altro che aprire la porta e farsi vedere; e noi insieme a lui, con la sorpresa e lo sgomento dei comandanti delle forze occupanti! Che ci guardano increduli, e si guardano tra loro con sgomento e perplessità, dicendosi “E questi da dove sono passati per entrare??”
Per dovere di cronaca faccio presente che la porta sul retro è una porta regolarmente aperta al pubblico, non un passaggio segreto! Eppure probabilmente loro – le forze occupanti – non lo sapevano; Mentre Noi si !
Adesso gli Spezzapria possono avere finalmente un colloquio con il sindaco.
Abbiamo perso una battaglia; ma non la guerra!!!! non è finita: abbiamo solo cominciato!
I veri Patrioti ed EROI di questa storia sono i fratelli Silvia, Loris, Denis Spezzapria. Sia pure portandosi dentro una tale disperazione da togliere il fiato, e dopo aver subito una tale VIOLENZA personale, quei ragazzi hanno tenuto alta la loro DETERMINAZIONE e hanno lottato fino all’ultimo (nell’indifferenza totale di molti veneti locali): e pur essendo distrutti nell’anima, si sono dimostrati DECISI a lottare ancora per i LORO DIRITTI.
Per dovere legittimo, come responsabile GIR del CLNV, voglio che vada tutto il riconoscimento per i risultati e rinvii avuti negli interventi passati sulla questione Spezzapria a Franco Finozzi, Erica Scandian, Pietro Cervo, e tutti gli altri dei GIR di Vicenza (chiedo scusa se non conosco tutti i loro nomi): loro, pur essendo “alle prime armi”, hanno tuttavia dimostrato con onore di essere persone pronte e determinate.
La mia presenza di Venerdì è stata solo di appoggio, con gli altri dei GIR di Verona; ma la paternità della lotta appartiene a loro; noi con loro, insieme e in sinergia, venerdì abbiamo fatto quello che c’era da fare; e lo abbiamo fatto con coscienza e determinazione.
Patrizia Badii
Responsabile GIR Terre Venete
Autorità Nazionale Veneto
CLNV
El sfràto el ghe xe stà, prasiò tuto sto çirco, sto caxin a coxa xełó servio?
Gavevełi dirito a star ente na caxa ke no ła jera pì de lori?
Xełi sensa lavoro e sensa skei, xełi devegnesti poareti, xe sta dimandà on aio/aiuto al comun?
Xełi par strada, dormełi en makina, i fradełi veneti łi gałi ospità a caxa sua?Ani endrio a ghevo come cliente na endustria de Skio, la Finmoda, ke ła fea ła tintura de i tesudi, par 4 ani, d'istà a so ndà a netarghe i tubi de aspirasion de ła makina ke ła tinxeva i rodołi de łe pèse.
Bona xente veneta, seria e xentil ke li me ga senpre pagà so l'onja sensa far storie.
N'ano a son 'dà anca a caxa de ła fioła spoxà a netarghe on camin.
Dapò łi se ca catà drento on fałimento enternasional ke me par el fese cao a na dita çinexe ke ła xe fałia.
Coalke ano dopo, me ga ciamà on sior de Skio kel stava ente ła beła e granda caxa de ła vecia parona de ła Finmoda e l me ga contà tuta ła storia del fałimento e de come ke sta bona fameja veneta ła se gapia vendesto tuto, anca łe caxe, par pagar tuti i debiti e no ła gapie łasà on euro da pagar. El me ga contà ke co ła siora ła ga firmà ła çesion de ła caxa ła gheva łe lagreme ke łe ghe cołava da strasiar el cor.
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Schio.jpgVenetisti sfrattati Fioccano le denunce28.01.2017
Silvia Dal Ceredo
http://www.ilgiornaledivicenza.it/terri ... -1.5450633PIOVENE. Famiglia in strada per lo sfratto esecutivo e si scatena la protesta degli attivisti del Comitato di liberazione nazionale Veneto. Al quarto tentativo negli ultimi quattro mesi, alla fine gli ufficiali giudiziari del tribunale di Vicenza ce l'hanno fatta ed hanno eseguito lo sfratto della famiglia Spezzapria, sigillando la loro ex-abitazione in via Levà 58, non senza difficoltà.
Fin dalle 5 di ieri mattina infatti la strada residenziale ha accolto nel gelo, da un lato digos e carabinieri con una ventina di uomini in tenuta antisommossa e dall'altro oltre una sessantina di attivisti (alcuni avevano addirittura dormito in loco in auto), venuti con bandiere e volantini da tutto il Veneto per opporsi all'azione legale e a manifestare solidarietà verso i tre fratelli Loris, Denis e Silvia Spezzapria.
«Questo è un abuso e una violazione dei diritti umani - hanno spiegato i militanti attaccando sia le forze dell'ordine che i rappresentanti del tribunale -.
Come può lo stato italiano, che noi non riconosciamo, mettere in strada una famiglia, succhiarle tutto fino al midollo, mentre poi contro mafiosi, delinquenti, ladri e banche che dissanguano le persone, non fa nulla? Questa è una famiglia che ha pagato i suoi debiti, nell'azienda aveva 80 dipendenti e li ha liquidati tutti. La casa era l'ultima cosa che era rimasta. Per anni questi cittadini hanno pagato le tasse allo stato, sono sempre stati in regola e adesso gli portano via tutto. È una vera vergogna». Gli attivisti hanno invocato a difesa dei tre fratelli il diritto all'autodeterminazione del popolo veneto, disconoscendo l'autorità dello Stato italiano e dei suoi apparati, provvedendo a sporgere denuncia al tribunale internazionale dell'Aja. ???
I carabinieri della compagnia scledense, coordinati dal capitano Vincenzo Gardin, hanno tenuto a distanza i manifestanti (che avrebbero lanciato anche slogan pesanti) mentre gli ufficiali giudiziari hanno portato a termine il provvedimento di sfratto esecutivo, dopo un paio d'ore di discussione all'interno della villetta.
Alcuni militanti saranno denunciati per manifestazione non autorizzata, grida sediziose e istigazione alla disobbedienza delle leggi.Una volta usciti dall'abitazione i tre fratelli, sfrattati come epilogo delle vicende legate al fallimento dell'azienda di famiglia Esseci Filati srl, sono stati accolti dalla folla del comitato venetista, che ha dato vita ad un corteo lungo le vie centrali, attraverso il mercato settimanale, fino ad arrivare al municipio, dove hanno bloccato la strada e chiesto un incontro con il sindaco.