Giorgio Fidenato contro il Sostituto d'Imposta
Inviato: ven lug 10, 2015 7:21 pm
Giorgio Fidenato contro il Sostituto d'Imposta
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 146&t=1747
Una grande battaglia non a ancora vinta però
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... denato.jpg
http://messaggeroveneto.gelocal.it/udin ... 1.11737099
«Non faccio l’esattore gratis» e il giudice assolve Fidenato
L'imprenditore ha incassato un’assoluzione a Pordenone «perché il fatto non costituisce reato». Stavolta la battaglia non riguarda gli ogm, ma la rinuncia a fare il sostituto d’imposta
07 luglio 2015
UDINE. Giorgio Fidenato ha incassato, ieri, un’assoluzione a Pordenone «perché il fatto non costituisce reato». Stavolta la battaglia non riguarda gli ogm, ma la rinuncia a fare il sostituto d’imposta. Il caso, all’epoca, fece scalpore anche sui media nazionali.
L’imprenditore di Arba, in veste di presidente dell’Associazione agricoltori federati, insieme ad altri tre dipendenti, aveva consegnato direttamente all’Agenzia delle entrate i libretti al portatore con le somme dovute all’Inps per sé e per gli altri tre lavoratori, sollevando una questione di illegittimità costituzionale del datore di lavoro come sostituto di imposta.
Una battaglia di principio, per Fidenato, che aveva prodotto, però, conseguenze penali e in sede civile. L’imprenditore era stato rinviato a giudizio, con l’accusa di aver omesso la denuncia obbligatoria delle retribuzioni dei lavoratori, per i mesi di dicembre 2009 e dicembre 2010 (rispettivamente 5.103 euro e 4.822 euro). Gli si contestava anche di aver omesso di versare le quote contributive trattenute ai lavoratori dipendenti dal giugno 2009 al febbraio 2011, per un importo complessivo di 12.497,71 euro.
Da queste accuse, ieri, dianzi al giudice monocratico Rodolfo Piccin, è stato assolto in primo grado. «Emerge – spiega il suo legale di fiducia, avvocato Francesco Longo – la buonafede di colui il quale non si tiene il denaro per sé, ma lo dà direttamente al dipendente e gli dice: paga tu.
Fidenato è stato assolto perché si è comportato bene. Ha fatto tutto nella piena convinzione del rispetto delle regole. Il suo desiderio era quello di pagare l’Inps, senza togliere nulla all’istituto. Semplicemente, contestava il sistema, che attribuisce un obbligo al datore di lavoro. Obbligo che, in base al principio di sussidiarità, non dovrebbe avere: l’onere contributivo dovrebbe essere in capo al dipendente».
Una sentenza foriera di sviluppi futuri? «È stata aperta una breccia – sottolinea l’avvocato Longo – sul problema della legittimità costituzionale del sostituto di imposta». Intanto Fidenato, lancia in resta, si prepara a scendere nuovamente
in campo.
Nel mirino, stavolta, il sistema pensionistico a due velocità.«Mi autodenuncerò – annuncia – all’Agenzia delle entrate e non verserò l’Irpef della mia dichiarazione dei redditi perché non accetto che le mie tasse paghino la pensione di chi gode del sistema retributivo».
Na bataja ke doveva far la LIFE pal pasà.
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Una grande battaglia non a ancora vinta però
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«Non faccio l’esattore gratis» e il giudice assolve Fidenato
L'imprenditore ha incassato un’assoluzione a Pordenone «perché il fatto non costituisce reato». Stavolta la battaglia non riguarda gli ogm, ma la rinuncia a fare il sostituto d’imposta
07 luglio 2015
UDINE. Giorgio Fidenato ha incassato, ieri, un’assoluzione a Pordenone «perché il fatto non costituisce reato». Stavolta la battaglia non riguarda gli ogm, ma la rinuncia a fare il sostituto d’imposta. Il caso, all’epoca, fece scalpore anche sui media nazionali.
L’imprenditore di Arba, in veste di presidente dell’Associazione agricoltori federati, insieme ad altri tre dipendenti, aveva consegnato direttamente all’Agenzia delle entrate i libretti al portatore con le somme dovute all’Inps per sé e per gli altri tre lavoratori, sollevando una questione di illegittimità costituzionale del datore di lavoro come sostituto di imposta.
Una battaglia di principio, per Fidenato, che aveva prodotto, però, conseguenze penali e in sede civile. L’imprenditore era stato rinviato a giudizio, con l’accusa di aver omesso la denuncia obbligatoria delle retribuzioni dei lavoratori, per i mesi di dicembre 2009 e dicembre 2010 (rispettivamente 5.103 euro e 4.822 euro). Gli si contestava anche di aver omesso di versare le quote contributive trattenute ai lavoratori dipendenti dal giugno 2009 al febbraio 2011, per un importo complessivo di 12.497,71 euro.
Da queste accuse, ieri, dianzi al giudice monocratico Rodolfo Piccin, è stato assolto in primo grado. «Emerge – spiega il suo legale di fiducia, avvocato Francesco Longo – la buonafede di colui il quale non si tiene il denaro per sé, ma lo dà direttamente al dipendente e gli dice: paga tu.
Fidenato è stato assolto perché si è comportato bene. Ha fatto tutto nella piena convinzione del rispetto delle regole. Il suo desiderio era quello di pagare l’Inps, senza togliere nulla all’istituto. Semplicemente, contestava il sistema, che attribuisce un obbligo al datore di lavoro. Obbligo che, in base al principio di sussidiarità, non dovrebbe avere: l’onere contributivo dovrebbe essere in capo al dipendente».
Una sentenza foriera di sviluppi futuri? «È stata aperta una breccia – sottolinea l’avvocato Longo – sul problema della legittimità costituzionale del sostituto di imposta». Intanto Fidenato, lancia in resta, si prepara a scendere nuovamente
in campo.
Nel mirino, stavolta, il sistema pensionistico a due velocità.«Mi autodenuncerò – annuncia – all’Agenzia delle entrate e non verserò l’Irpef della mia dichiarazione dei redditi perché non accetto che le mie tasse paghino la pensione di chi gode del sistema retributivo».
Na bataja ke doveva far la LIFE pal pasà.