Referendo de la Crimea

Referendo de la Crimea

Messaggioda Berto » mer mar 26, 2014 8:53 pm

Ghe xe ki ke pensa kel sipia stà mexo tarocà come coelo Veneto del 1866.

???

Alberto Pento 7 agosto 2022
Dopo 8 anni dall'inizio di questo filone, posso dire che non vi è alcuna somiglianza: il Plebiscito del 1866 in Veneto non fu una truffa mentre quello in Crimea sì.


La truffa ideologica venetista della falsa tesi secondo cui il Pebiscito del 1866 fu una truffa
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 176&t=2859
Si tratta di uno dei dogmi del venetismo indipendentista e venezianista.
Per quanto mi riguarda se i veneti lo volessero veramente potrebbero diventare indipendenti senza la necessità di sostenere le loro ragioni con dogmi siffatti.


Ucraina, dalla guerra civile nel 2013/14, causata dal nazifascista russo Putin a oggi, dalle stragi di Euromaidan del 2013 a quella di Odessa del 2014
https:
//www.filarveneto.eu/forum/viewtopic.php?f=143&t=3006
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 9099264249

Guerra civile in Ucraina nel 2013/2014 con repressione violenta del governo filorusso dei manifestanti filoeuropei e feroci scontri tra i filo russi e i filo europei, con centinaia di morti e migliaia di feriti.
Con interventi di cecchini, mercenari, infiltrati e squadre speciali russe contro gli ucraini antigovernativi e filoeuropei.
Fu in questo contesto di guerra civile, di repressioni poliziesche e militari, di scontri e violenze generalizzate, tra cui l'invasione russa della Crimea e l'inizio dei moti separatisti terroristici nel Donbass che avvenne anche la Strage di Odessa in cui morirono una quarantina di persone a causa di un incendio di cui non si conosce con certezza l'origine.
La guerra civile in Donbass istigata, finanziata e rifornita d'armi dal nazifascista Putin e condotta dai separatisti terroristi russofili con l'ausilio non ufficiale di soldati russi, secondo l'ONU ha generato circa 14 mila morti tra civili e militari di ambo le parti dal 2014 fino al 24 febbraio del 2022 giorno dell'invasione miliatre dell'Ucraina da parte dell'esercito russo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Referendo de la Crimea

Messaggioda Berto » mer mar 26, 2014 8:53 pm

Crimea: il referendum svoltosi rispetta il diritto internazionale

http://www.lindipendenza.com/hammond-re ... rnazionale


Proponiamo in ANTEPRIMA per L’Indipendenza la traduzione integrale in italiano dell’articolo Crimean Referendum Ilegal? Nonsense! tratto dal Ron Paul Institute For Peace and Prosperity (organizzazione fondata per promuovere una politica estera americana anti-interventista) da parte di Jeremy R. Hammond, analista politico indipendente e fondatore del Foreign Policy Journal. (Traduzione di Luca Fusari)

Sulla questione del perché il governo degli Stati Uniti consideri illegale il referendum sulla secessione della Crimea dall’Ucraina, Michael S. Rozeff riporta un’intervista a John B. Bellinger III, Adjunct Senior Fellow per il diritto internazionale e la sicurezza nazionale presso il Council on Foreign Relations (Cfr), la cui risposta è costituita da: a) illogicità degna di Alice nel Paese delle Meraviglie e b) falsità su ciò che il diritto internazionale ha da dire riguardo al diritto all’autodeterminazione. La risposta completa data da Bellinger sulla questione è la seguente:

«l’amministrazione Obama e la maggior parte dei governi europei sostengono che il referendum violi sia la Costituzione ucraina che il diritto internazionale. La Costituzione ucraina richiede che eventuali modifiche al territorio dell’Ucraina siano approvate da un referendum da tutto il popolo ucraino. Il requisito è coerente con i principi generali del diritto internazionale che rispetta l’integrità territoriale degli Stati e non riconosce un diritto alla secessione di un gruppo o di una regione da un Paese a meno che al gruppo o alla regione sia stato negato il diritto di “autodeterminazione interna” (vale a dire il diritto di perseguire il proprio sviluppo politico, economico, sociale e culturale) da parte del governo centrale o sia stato soggetto a gravi violazioni dei diritti umani da parte del governo centrale. Questi fattori, che potrebbero dar luogo a un diritto di secessione correttivo ai sensi del diritto internazionale, non sono presenti in Crimea. Il diritto internazionale preferisce preservare l’integrità territoriale degli Stati e limitare il diritto dei popoli all’autodeterminazione perché se a minoritari movimenti secessionisti venisse permesso di procedere senza limiti, essi non rifletterebbero le opinioni della maggioranza di uno Stato e potrebbero portare alla rottura del sistema internazionale».

Rozeff sottolinea che l’argomento di Bellinger si riduce a dire che «i poteri spettanti ad uno Stato non consentono l’autodeterminazione delle minoranze, perché: a) alla maggioranza ciò non piace, e b) la ragione per cui ciò non piace è il fatto che l’attuale Stato dovrebbe essere suddiviso». Egli osserva che questo ragionamento non è «radicato nella giustizia o nel diritto ma solo nel mantenimento dello status quo, i poteri spettanti allo Stato vogliono mantenere lo Stato nel suo status attuale di controllo, territorio e potere. L’autodeterminazione non fa parte di questo calcolo».

In effetti l’argomentazione di Bellinger è fatalmente auto-contraddittoria. Come può logicamente essere possibile che il diritto all’autodeterminazione possa essere legittimamente esercitato solo da un gruppo di minoranza all’interno dello Stato, se il mezzo con cui si determina l’esercizio di tale diritto deve soddisfare l’approvazione dello Stato e della sua maggioranza? Questa è una chiara sciocchezza. E’ come dire: ‘le persone hanno il diritto di libertà di parola, ma non possono semplicemente andare in giro a dire tutto ciò che vogliono, se alla maggior parte delle altre persone non piace sentire quanto viene detto dalle prime’.

Sostenere che sia necessaria l’approvazione della maggioranza affinché una minoranza eserciti i propri diritti è come dire che la minoranza non ha dei diritti. Riconoscere che un gruppo minoritario ha il diritto all’autodeterminazione è, per definizione, riconoscere che nessuna maggioranza può legittimamente esercitare un potere di veto su come viene esercitato tale diritto.

La Costituzione ucraina può “richiedere” un consenso maggioritario a un gruppo minoritario per esercitare i loro diritti, ma questa è una legge fondamentalmente illegittima che viene resa nulla in virtù della sua violazione dal diritto all’autodeterminazione della minoranza. Ah, ma Bellinger vorrebbe farci credere che questo requisito costituzionale «è coerente con i principi generali del diritto internazionale». Davvero? Vediamo ciò che il diritto internazionale ha da dire sul diritto all’autodeterminazione. E’ sancito nella Carta delle Nazioni Unite, l’articolo I il quale afferma:

«i fini delle Nazioni Unite sono (…) lo sviluppo di relazioni amichevoli tra le nazioni, basate sul rispetto del principio di parità di diritti e d’autodeterminazione dei popoli (…)».

La Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e la Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali entrambe all’articolo I affermano che:

«tutti i popoli hanno il diritto d’autodeterminazione. In virtù di tale diritto essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale. (…) Gli Stati parte del presente Patto, ivi compresi quelli che hanno responsabilità nell’amministrazione di territori non auto-governati e ad amministrazione fiduciaria, promuovono la realizzazione del diritto all’autodeterminazione e rispettano tale diritto, in conformità alle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite».

La Corte Internazionale di Giustizia ha sentenziato:

«la Corte in primo luogo rileva che nel corso del XVIII°, XIX° e all’inizio del XX° secolo, ci sono stati numerosi casi di dichiarazioni di indipendenza, spesso strenuamente contrastate da parte dello Stato da cui tale indipendenza era stata dichiarata. A volte una dichiarazione ha portato alla creazione di un nuovo Stato, in altri no. In nessun caso, tuttavia, la pratica degli Stati nel loro insieme suggeriscono che l’atto di promulgazione della dichiarazione sia stata considerata contraria al diritto internazionale. Al contrario, la prassi degli Stati nel corso di questo periodo punta chiaramente alla conclusione che il diritto internazionale non conteneva alcun divieto verso le dichiarazioni di indipendenza. Durante la seconda metà del XX° secolo, il diritto internazionale all’autodeterminazione si è sviluppato in modo tale da creare un diritto all’indipendenza per le popolazioni di territori non-autonomi e per i popoli soggetti alla sottomissione straniera, al dominio e allo sfruttamento. Un gran numero di nuovi Stati membri sono comparsi come conseguenza dell’esercizio di tale diritto. C’erano, però, anche casi di dichiarazioni di indipendenza al di fuori di questo contesto. La prassi degli Stati in questi ultimi casi non punta a far emergere nel diritto internazionale una nuova norma che vieti la realizzazione di una dichiarazione di indipendenza da parte di questi casi».

Immagine

La Corte Internazionale di Giustizia ha inoltre sottolineato che, qualora il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite avesse condannato le dichiarazioni di indipendenza, ciò non era dovuto alla loro dichiarazione unilaterale, ma perché erano «connesse con l’uso illegale della forza o ad altre gravi violazioni di norme del diritto internazionale generale».

La Corte Internazionale di Giustizia conclude che «nessun divieto generale contro le dichiarazioni unilaterali di indipendenza può essere dedotto dalla prassi del Consiglio di Sicurezza» e che «il diritto internazionale generale non contiene divieti applicabili sulle dichiarazioni di indipendenza». Contrariamente a quanto Bellinger vorrebbe farci credere, e per ovvie ragioni, non vi è nulla nel diritto internazionale che dica: che ‘tutti i popoli hanno diritto all’autodeterminazione, la quale può essere esercitata solo da un gruppo di minoranza data l’approvazione da parte della maggioranza’.

Il referendum in Crimea viola il diritto internazionale?
Che affermazione assurda! Certo che no. E’ perfettamente in accordo con il diritto internazionale, il suo riconoscimento e le garanzie del diritto all’autodeterminazione. Ha violato la Costituzione ucraina? Irrilevante! Qualsiasi presunta “legge” che miri ad esistere per nessun altro motivo che per negare alle persone i loro diritti, e in questo caso a negare ad ogni gruppo di minoranza il suo diritto all’autodeterminazione, non è una legge, ma è di per sé illegittima, illegale, nulla e non valida.

Il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia di cui sopra, per inciso, è stato dato per quanto riguarda la secessione del Kosovo dalla Serbia, che gli Stati Uniti hanno supportato. Una lezione che si può trarre è che il governo degli Stati Uniti sostiene il diritto all’autodeterminazione se esso favorisce i propri obiettivi politici, ma si oppone ad esso quando l’esercizio di tale diritto è in contrasto con gli sforzi da parte di Washington di pianificare centralmente come la gente del mondo dovrebbe vivere la loro vita.

Comenti================================================================================================================================


Alberto Pento
25 Marzo 2014 at 4:46 pm #
Leon Marcian
mi so veneto sensa cogno de leoni marciani e vojo l’endependensa del Veneto par costituir na Repiovega Veneta come coela xvisara e no come coela arestogratego venesiana.
So la coestion de la Crimea mi concordo co Fuxari.
Stame ben leon mi a so n’orso moro de montagna e co me also so do sate, verxo la boca e sigo se tira endrio anca i leoni.


Leone Marciano
25 Marzo 2014 at 12:38 pm #
Un ultimo punto e poi abbandono questo giornale per sempre.
Lei dice: “Dato che lei fa il piagnone paventando preventivamente delle inesistenti censure”.
Non mi pare che la mia frase “In un mio commento precedente a questo (che stranamente, forse per disguido tecnico, non appare su questa pagina)” abbia sapore di “piagnisteo” ne mi appare via siano accuse di censura.
La sua risposta invece mi conferma che Lei e’ solito (tipico metodo Italiano) procedere sin dall’inizio ad insultare coloro che si trovano in disaccordo con quanto Lei scrive. Cosa purtroppo che ho notato in altre sue risposte.
Peccato, mi aspettavo una miglior selezione dei propri dipendenti da parte di questo giornale (Ma coali dipendenti?).

Leonardo
25 Marzo 2014 at 1:52 pm #
Questo è un giornale libero, non il bollettino di uno che, come ogni italiano patetico, si firma con uno pseudonimo. Non le aggrada questo articolo, se ne faccia una ragione, il giorno che quelli come lei, impareranno cosa significa informazine libera, forse il Veneto si libererà dall’Italia. Ma lei non fa che confermare che ha il dna di La Marmora.

LucaF.
25 Marzo 2014 at 2:17 pm #
@Leone Marciano
Lei esordisce nel suo commento a questo articolo asserendo che la redazione racconterebbe «balle».
In secondo luogo, nel suo secondo commento, lei insinua falsamente che la redazione le abbia censurato tale suo primo commento inviato 38 minuti prima e non ancora pubblicato (al pari di altri commenti ancora in attesa di essere letti dalla redazione).
«In un mio commento precedente a questo (che stranamente, forse per disguido tecnico, non appare su questa pagina)».
Come vede, il suo primo commento è perfettamente leggibile qua sotto.
Le ho anche risposto punto su punto su ciò che lei ha fallacemente sostenuto (circa la presunta equivalenza tra referendum Crimea 2014 e plebiscito Veneto del 1866) in precedenti commenti.
Nonostante tali mie risposte qua fornite lei insiste a sostenere le sue mistificanti tesi pregiudizievoli non recependo quanto le ho scritto, accusandomi per giunta di essere un «parolaio».
Ora lei getta fango sulla redazione circa la selezione dei redattori di questa testata: «mi aspettavo una miglior selezione dei propri dipendenti da parte di questo giornale».
Io non so chi sia lei per venir qua a muovere tali critiche ingiuriose circa il mio lavoro di redattore, e sul livello informativo di questa libera ed indipendente testata giornalistica.
Se lei in ogni articolo sulla Crimea volutamente spamma sempre lo stesso tipo di commento diffamatorio sulla onestà e professionalità della redazione (solo perché non gradisce quanto letto e da noi pubblicato) o il solito mantra circa la questione Crimea (alla luce della sua russofobia), da parte nostra come redazione non siamo obbligati né a doverle dare ulteriore risposta né a pubblicare ulteriori suoi commenti di tal segno.
Dato che non le abbiamo fatto pagare alcun euro per leggerci e poter commentare, lei non può avanzare alcun legittimo diritto o recriminazione circa il contenuto (sia esso articolo o commento) qua pubblicato su questa testata online.
Non le piace la linea editoriale de L’Indipendenza e quanto pubblica quotidianamente anche in riferimento all’autodeterminazione del popolo di Crimea? Cambi sito, non ci legga, stia tranquillo che facciamo volentieri a meno delle sue trollate e dei suoi velati insulti.


Leone Marciano
25 Marzo 2014 at 11:39 am #
Sig Fusari,
proveniamo dallo stesso stampo Libertario. (Se fa un salto a Londra, mi avvisi. La redazione possiede il mio indirizzo di posta elettronica).
Quindi crediamo entrambi negli stessi ideali di libertà. Tuttavia eviti di cercare di convincerci che il referendum in Crimea sia stato condotto in modo legale.
In un mio commento precedente a questo (che stranamente, forse per disguido tecnico, non appare su questa pagina) faccio presente che il referendum in Crimea e quello nel Veneto nel 1866 sono stati condotti esattamente allo stesso modo.
Quindi tutti coloro (specialmente Veneti) che accettano la legalità’ del referendum in Crimea dovranno accettare anche la legalità’ del referendum del 1866.
E se invece si impuntano in accettare il primo e rifiutare il secondo, “o sono fessi o fanno i fessi” – parafrasando gli Italiani.

LucaF.
25 Marzo 2014 at 12:11 pm #
@Leone Marciano
Dato che lei fa il piagnone paventando preventivamente delle inesistenti censure (come vede nessuno le ha censurato i suoi commenti) pur dichiarandosi libertario (dunque anche se la dovessimo censurare dovrebbe sapere che lei qua sta scrivendo su uno spazio reso disponibile da questa testata, uno spazio di proprietà de L’Indipendenza, dunque la redazione avrebbe piena legittimità a moderare quanto commentato dagli utenti, specie se si nascondono dietro a nickname o trollano) le ricordo anche a margine di questo articolo questo mio precedente commento, affinché lei possa comprendere il principio di autodeterminazione.
Quanto avvenuto in Crimea non solo è una secessione ma è una lampante dimostrazione del principio di autodeterminazione dei popoli in linea col diritto internazionale e con quanto scrisse Gianfranco Miglio, Ludwig von Mises e Murray Rothbard.
«Con il consenso della gente si può fare di tutto: cambiare il governo, sostituire la bandiera, unirsi a un altro paese, formarne uno nuovo». (Gianfranco Miglio)
«Una nazione, dunque, non ha alcun diritto di dire ad una provincia: ‘Tu appartieni a me, voglio prenderti. Una provincia è costituita dai suoi abitanti. Se qualcuno ha il diritto ad essere ascoltato in questo caso sono questi abitanti. Le dispute di confine dovrebbero essere risolte dal plebiscito». (Ludwig von Mises, Omnipotent Government, p. 90)
«Nessun popolo e nessuna parte di un popolo dev’essere tenuto contro la sua volontà in una associazione politica che non vuole». (Ludwig von Mises, Nation, State, and Economy, p. 34)
«Il diritto di autodeterminazione per quanto riguarda la questione della partecipazione in uno Stato significa: ogni volta che gli abitanti di un determinato territorio, che si tratti di un unico villaggio, un intero quartiere, o una serie di distretti adiacenti, fanno conoscere attraverso un plebiscito condotto liberamente che non vogliono più rimanere uniti al momento allo Stato di appartenenza, ma desiderano formare uno Stato indipendente o attaccarsi a qualche altro Stato, i loro desideri sono da rispettare e devono essere rispettati. Questo è l’unico fattibile ed efficace modo per prevenire rivoluzioni e guerre civili ed internazionali». (Ludwig von Mises Liberalism, p. 109)
«Non fa differenza dove vengano disegnati i confini di un Paese. Nessuno ha un interesse materiale speciale allargando il territorio dello Stato in cui vive, nessuno subisce delle perdite se una parte di questa zona è separata dallo Stato. E’ inoltre irrilevante se tutte le parti del territorio sono in collegamento geografico diretto, o se sono separate da un pezzo di terra che appartiene ad un altro Stato. Non ha alcuna importanza economica che il Paese si affacci sull’oceano o meno. In un mondo del genere la gente di ogni villaggio o distretto potrebbero decidere con plebiscito a quale Stato appartenere». (Ludwig von Mises Omnipotent Government, p. 92)
«La “nazione” non può essere definita con precisione, ma è una costellazione complessa e variabile di diverse forme di comunità, lingue, etnie e religioni. Alcune nazioni, come gli sloveni, sono gruppo etnico e linguistico ben definibile; altri, come i gruppi che si affrontarono durante la guerra in Bosnia, appartengono allo stesso gruppo etnico e linguistico, ma si differenziano per l’alfabeto adottato e si scontrano ferocemente sulla questione religiosa (serbi ortodossi, croati cattolici e musulmani bosniaci, i quali, a complicare ulteriormente il quadro, erano in origine seguaci dell’eresia bogomila). La questione della nazionalità è resa ancor più complessa dall’interazione tra le realtà oggettivamente esistenti e le percezioni soggettive. In alcuni casi, come le nazionalità dell’Europa orientale dell’Impero degli Asburgo, o gli irlandesi sotto il dominio inglese, conservavano un proprio nazionalismo, e persino lingue, nascoste o moribonde, che dovevano essere consapevolmente conservati, generati ed ampliati. Nel XIX secolo ciò fu fatto da élite intellettuali determinate a lottare per far rivivere periferie sottomesse, e parzialmente assorbite, al centro imperiale. Dunque, possiamo desumere che i confini non siano solo quelli tra Stati. Un obiettivo per i libertari dovrebbe essere quello di trasformare gli Stati-nazionali esistenti in entità nazionali i cui confini siano legittimi esattamente come lo sono i confini delle proprietà private, scomponendo così gli Stati-nazionali esistenti in Nazioni autentiche, oppure in “Nazioni per consenso” (…) In breve, ad ogni gruppo, ad ogni Nazione, dovrebbe essere consentito di separarsi da uno Stato-nazionale cui sono soggetti e di unirsi a qualsiasi altro Stato-nazionale che accettasse l’unione. Questa semplice riforma porterebbe sul lungo cammino verso la creazione di “Nazioni per consenso”. Gli scozzesi, se loro stessi lo vogliono, devono lasciati liberi dagli Inglesi di secedere dal Regno Unito e diventare indipendenti, oppure di partecipare ad una Confederazione delle Nazioni Gaeliche, se i costituenti lo desiderassero». (Murray Rothbard, Nations by Consent: Decomposing the Nation-State)
Il referendum della Crimea è legale sul piano del diritto internazionale, non ho mai affermato che esso sia stato legale per prassi o in relazione alla Costituzione dell’Ucraina.
Essendo il principio di autodeterminazione un principio secessionista/separatista, come spiega l’articolo esso può anche essere applicato da parte di un popolo/minoranza oppressa aldilà della legalità istituzionale vigente nello Stato da cui intendono secedere.
Tant’è che basterebbe che si facessero plebisciti online come quello del Veneto anche in Lombardia, Friuli e in Piemonte quale attestazione del principio di autodeterminazione del popolo lombardo, friulano e piemontese affinché tali esiti comprovino il diritto di tali popoli a secedere dallo Stato italiano, divenendo risultati legali a norma del diritto internazionale.
Come fa notare l’articolo citando la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici e la Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturale, e la sentenza sul Kosovo della Corte di Giustizia Internazionale, la dichiarazione d’indipendenza (o di autodeterminazione che dir si voglia) può essere anche unilateralmente pronunciata, ma essa resta comunque valida.
La proclamazione unilaterale di indipendenza ha validità legale sulla base del diritto internazionale anche senza l’indizione di un referendum ufficiale.
Dunque anziché aspettare Zaia, Maroni, Serracchiani o il prossimo presidente/consiglio regionale in Piemonte, è sufficiente che si proceda ad un plebiscito online analogo a quello veneto e in caso di vittoria delle istanze separatiste (ovviamente le associazioni, movimenti e partiti indipendentisti che hanno sostenuto il voto online si devono poi assumere le responsabilità del gesto, impegnandosi ad affrontare con coerenza di voto la conseguente reazione da parte dello Stato italiano).
Il Trentino ha già svolto recentemente un auto-organizzato plebiscito da parte del partito di Eva Klotz dove hanno vinto i sì alla secessione e per un loro ritorno nell’Austria, il che è analogo a quanto avvenuto in Crimea in ottica ritorno nella Russia.
Nella fattispecie lei ha in precedenza citato il plebiscito farsa del 1866 con il quale si è certificata l’annessione del Veneto al Regno d’Italia in relazione alla questione Crimea; io le ho spiegato che tale paragone appare improprio sul piano della volontà d’intento manifestata dal popolo veneto dell’epoca.
Ma volendo seguirla per un momento sul suo fallace ragionamento, ammettendo per assurdo che tale plebiscito farsa del 1866 fosse legale e volontario, nulla vieta dopo quasi 150 anni che la popolazione vivente oggi in Veneto decida di procedere ad un “tagliando” di verifica circa la legittimità di tale scelta precedentemente calata dall’alto.
Ernest Renan scrisse a proposito del diritto di voto riguardante l’autodeterminazione dei popoli:
«L’esistenza di una nazione è (mi si perdoni la metafora) un plebiscito di tutti i giorni, come l’esistenza dell’individuo è un’affermazione perpetua di vita. [….] Nell’ordine di idee che vi espongo una nazione non ha il diritto, più di quanto non lo abbia un re, di dire a una provincia: ‘Mi appartieni; ti prendo’. Per noi, una provincia sono i suoi abitanti; se c’è qualcuno in questa faccenda che ha il diritto di essere consultato, è chi vi abita. Una nazione non ha mai un vero interesse ad annettersi un Paese contro la sua volontà. Il voto delle nazioni, in definitiva, è il solo criterio legittimo, quello al quale bisogna sempre tornare».
Dunque dato che sul piano giuridico il principio di autodeterminazione è un diritto naturale esercitato dai vivi, con il plebiscito online del 2014 il popolo veneto ha dimostrato di recedere e nullificare il precedente esito del plebiscito avvenuto nel 1866.
In ogni caso anche in tal modo, il referendum avvenuto in Veneto e in Crimea nel 2014 sono perfettamente legittimi e legali.
Il referendum avvenuto in Crimea nel 2014 ha dimostrato come il popolo crimeano votante abbia nullificato la precedente arbitraria scelta (mai sottoposta a voto democratico) di Krusciov del 1954 di annettere la Crimea all’Ucraina.

Leone Marciano
25 Marzo 2014 at 11:01 am #
BALLE! Non sono solito usare termini volgari, ma questa volta e’ necessario.
Tutti coloro (specialmente i Veneti) che ritengono il referendum di Crimea legale dovranno adeguarsi a ritenere legale ed accettare il risultato del referendum del 1866.
Nel 1866 il rappresentante Piemontese fece si’ che i delegati comunali (coloro incaricati di preparare il referendum e stilare le liste dei votanti in ogni comune) fossero di idee e tendenze pro-Italiane. Lo stesso fecero i Russi in Crimea.
Il rappresentante Piemontese chiese alla Chiesa cattolica di motivare i propri fedeli a votare SI, lo stesso fecero i Russi con la Chiesa ortodossa in Crimea.
Il rappresentante Piemontese chiese all’Austria di ritardare il rimpatrio delle truppe Venete fino a dopo il referendum in modo da indebolire ancor più’ qualsiasi idea di ribellione. Lo stesso fecero i Russi in Crimea bloccando le truppe Ucraine entro le caserme.
Soldati delle truppe d’occupazione furono stazionate presso tutti i seggi sia nel 1866 che in Crimea.
Visti tali presupposti, accettare la legalita’ del referendum di Crimea significa accettare la legalita’ di quello del 1866.
L’unica cosa che fece in più’ il rappresentante Piemontese fu’ di chiedere all’Austria di consegnare il Veneto alla Francia, la quale teoricamente permise una libera votazione prima di consegnare il Veneto all’Italia.
Cio’ non accadde in Crimea.
Come fu annesso il Veneto, così’ fu annessa la Crimea.

LucaF.
25 Marzo 2014 at 11:54 am #
@Leone Marciano
Balle? Lei intende la Carta delle Nazioni Unite e la coerenza dimostrata dall’Onu (su questo ci possiamo pure ragionare) o il principio di autodeterminazione tout court (e su questo mi dispiace non penso di seguirla).
Accostare la legalità del referendum di Crimea con quello avvenuto nel 1866 in Veneto è semplicemente ridicolo in quanto il primo andò chiaramente contro la volontà e il sentimento del popolo veneto.
In Crimea l’esito del referendum secessionista dall’Ucraina ha dato un esito largamente (con o senza brogli in qualche sezione) a favore dell’annessione alla Russia in quanto la Crimea è perlopiù popolata da popolazioni di etnia o lingua russa.
Ricapitolando: in Veneto nel 1866 vi fu una annessione con un plebiscito farsa a favore del Regno d’Italia (dopo che il Regno d’Italia ottenne il Veneto dalla Francia) il quale non rispecchiava il sentimento maggioritario della popolazione veneta dell’epoca.
In Crimea nel 2014 vi è stata una annessione con un plebiscito certificato da una cinquantina di osservatori indipendenti, il quale ha decretato la volontà della popolazione russofona di entrare nella Federazione russa.
Putin ha ratificato tale vox populi emersa dalle urne e ha iniziato le pratiche per il ritorno di tale territorio nella Federazione russa, dopo che nel 1954 Krusciov arbitrariamente decise da solo di cedere all’Ucraina (allora facente parte dell’Urss) la Crimea.
Come vede le differenze rendono il suo paragone fallace e del tutto inappropriato.


Leone Marciano
25 Marzo 2014 at 12:22 pm #
“Accostare la legalità del referendum di Crimea con quello avvenuto nel 1866 in Veneto è semplicemente ridicolo in quanto il primo andò chiaramente contro la volontà e il sentimento del popolo veneto.”

Come fa’ a dirlo? Persino la Chiesa cattolica si mobilito’ per convincere la gente che il votare SI era il loro dovere! Quali dati ha per dimostrare che il “sentimento maggioritario della popolazione veneta dell’epoca” era contro l’unione con l’Italia, eccetto per la presenza di truppe ai seggi, o gli scritti di qualche “dissidente”.
Tornando alla Crimea.
Se la Russia era così sicura che la maggioranza in Crimea era a favore di riunirsi alla Russia, perché’ ha occupato la Crimea militarmente?
Perché’ si e’ mossa per occupare il Parlamento e sostituirne il presidente eletto?
Perche’ ha bloccato tutte le truppe Ucraine entro le caserme?
Perche’ non ha prima fatto indire il referendum e poi, soltanto poi, invaso in caso che l’Ucraina non permettesse la secessione? (passo tuttavia illegale)
Purtroppo ho l’impressione che Lei abbia due grosse fette di prosciutto sugli occhi!
Se la maggioranza della popolazione fosse stata effettivamente a favore dell’indipendenza non vi sarebbe stata alcuna necessita’ per la Russia di invadere! Il fatto che la Russia ha invaso e POI indetto il referendum dimostra che non erano affatto sicuri che la maggioranza fosse a favore della secessione.
Per le similarita’ referendum Crimea – referendum Veneto attendo ancora che Lei dimostri “le differenze rendono il suo paragone fallace e del tutto inappropriato”.
Specialmente dato che Lei stesso, in un precedente articolo, disse che deve essere ascoltato il volere della popolazione attuale senza considerare l’iter storico della nazione (e popolazione originaria) sino alla data del referendum! Quindi il fatto che la Crimea facesse parte dell’URSS ante 1954 non deve aver alcun peso nell’argomento – secondo quanto da Lei stesso dichiarato in altra sede.
Purtroppo ho l’impressione che Lei provenga dalla solita scuola italiana dei parolai. Bravi ad agitare e rigirare le parole per contorcere fatti ed eventi che non concordano con quanto essi vanno predicando.
Peccato!

LucaF.
25 Marzo 2014 at 1:03 pm #
@Leone Marciano
Lei insiste nel suo pregiudizievole ragionamento fallace del paragone tra Crimea 2014 e Veneto 1866 nonostante le abbia spiegato come esso risulti essere improprio.
Quali dati ho per dimostrare che il “sentimento maggioritario della popolazione veneta dell’epoca” era contro l’unione con l’Italia?.
Beh provi a vedere il numero di abitanti presenti in Veneto nel 1866 e quello dei votanti quel plebiscito.
Provi anche a confrontare il numero dei voti sì rispetto alla popolazione veneta dell’epoca.
Ma come le ho già scritto volendo seguirla per un momento sul suo fallace ragionamento, ammettendo per assurdo che tale esito del plebiscito farsa del 1866 fosse legale e volontaria espressione dei votanti, nulla vieta dopo quasi 150 anni la popolazione vivente oggi in Veneto nel 2014 decida di procedere ad un “tagliando” di verifica circa la legittimità di tale scelta precedentemente calata dall’alto.
Dunque dato che i votanti in Veneto nel plebiscito del 2014 hanno votato in 2 milioni e 360 mila persone, e che i sì sono l’89% dei votanti, e dato che persino Repubblica stima che se si votasse un referendum secessionista ufficiale in Veneto i sì vincerebbero col 55%, mi pare evidente come tale consenso per separarsi dall’Italia sia esistente e persino maggioritario.
In Crimea i votanti hanno espresso per il 96,6% il sì alla secessione dall’Ucraina e il ricongiungimento con la Russia.
Tale dato ufficiale è in linea con i sondaggi della vigilia e con il quadro etnico-linguistico di quella regione.
«Se la Russia era così sicura che la maggioranza in Crimea era a favore di riunirsi alla Russia, perché’ ha occupato la Crimea militarmente?».
La Russia ha occupato militarmente la Crimea per consentire l’esercizio del voto referendario per la sua autodeterminazione.
Non a caso la popolazione della Crimea ha accolto molto positivamente tale incursione russa, salutandoli veramente come liberatori (mica come gli Usa in Iraq…).
Secondo lei se i russi non avessero invaso la Crimea, il governo di Kiev avrebbe organizzato o consentito che si svolgesse pacificamente tale consultazione referendaria in Crimea?
«Perché’ si e’ mossa per occupare il Parlamento e sostituirne il presidente eletto?».
Pe le stesse ragioni che hanno guidato i rivoltosi di Maidan ad occupare il Parlamento di Kiev e sostituire il presidente eletto dall’intera Ucraina, Victor Yanukovich.
«Perche’ ha bloccato tutte le truppe Ucraine entro le caserme?».
Per favorire lo svolgimento del referendum d’autodeterminazione deciso dalle autorità autonome della Crimea (elette democraticamente elette prima dello scoppio della crisi e dell’invasione russa).
Le pare che le forze ucraine comandate dal governo centrale ucraino avrebbero consentito lo svolgimento pacifico di tale atto di sedizione da parte del popolo di Crimea nei confronti di Kiev?.
«Perche’ non ha prima fatto indire il referendum e poi, soltanto poi, invaso in caso che l’Ucraina non permettesse la secessione? (passo tuttavia illegale)».
Perché non c’erano i margini di sicurezza circa l’indizione del referendum in Crimea, dato che Kiev aveva chiaramente preannunciato la sua illegalità (il che sarà pure in linea con la Costituzione ucraina ma risulta essere sia tale Costituzione che tale atto, in contrasto col diritto naturale all’esercizio del principio di autodeterminazione dei popoli, come spiegato nell’articolo qua sopra).
Mi dispiace ma è lei ad avere le fette di prosciutto sui suoi occhi.
La Russia ha invaso la Crimea al fine di consentire lo svolgimento di tale referendum, il quale era stato preventivamente considerato illegale e non valido nel suo esito (ancor prima di essere votato!) oltreché da Kiev anche dall’Occidente (Usa in testa).
Tale preventiva bocciatura (ancor prima del voto) da parte di Kiev e dell’Occidente era una chiara violazione del diritto di autodeterminazione del popolo crimeano, la Russia si è quindi sentita legittimata anche da tale decisione occidentale ad intervenire ed occuparla preventivamente.
La maggioranza era sicura sia nei sondaggi che nella composizione etnico-linguistica del territorio della Crimea.
Appunto confermo che deve essere ascoltato il volere della popolazione attuale senza considerare l’iter storico della nazione (e della popolazione originaria del passato).
Il principio di autodeterminazione è un diritto naturale esercitato dai vivi, con il referendum della Crimea del 2014 il popolo votante ha dimostrato di recedere e nullificare la decisione di Krusciov del 1954.
Che la Crimea facesse parte dell’Urss nel 1954 non è un argomento del tutto in sé arbitrario per giustificare a priori l’annessione russa, non a caso ciò che rende valido il principio di autodeterminazione nel referendum avvenuto nel 2014 è la volontà espressa a maggioranza da parte dell’attuale popolazione della Crimea di entrare a far parte della Federazione russa.
Il fatto che tale esito referendario della Crimea 2014 sia di fatto analogo a posteriori quello ante-Urss 1954, ripristinando la situazione passata, è in sé specifico al caso della Crimea e non un crisma in generale del principio di autodeterminazione per ogni luogo.
La popolazione della Crimea ha deciso di optare col diritto di voto a rientrare nella Federazione russa.
Potevano anche decidere di restare una repubblica indipendente non facente parte della Federazione russa ma così non ha deciso il popolo votante (per ragioni di carattere socio-economiche, di sicurezza e per i legami etnico-linguistici tra Russia e russofoni crimeani).
Non mi pare di aver detto cose non in sé illogiche e/o non coerenti tra loro e/o col principio di autodeterminazione.
Parolai? Beh si renda conto che questo è un quotidiano, se vogliamo spiegare, documentare, ed informare i lettori sui fatti e gli eventi è per noi necessario usar parole e digitarle nero su bianco.
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Re: Referendo de la Crimea

Messaggioda Berto » mer mar 26, 2014 8:55 pm

Berto,
no se semo mai incontra' ma gavemo amissi in comun.

Varda sto sito qua col discorso de Putin. http://www.bbc.co.uk/news/world-europe-26652058

L'e' in inglese, ma ti non ti intaresa el discorso. Va xo' a ea tersa foto. E vardea ben.
Ghe xe el tizio che te controla quando che te meti la scheda nel'urna! E se te vardi ben te vedi che le schede non le podeva esser piega'! Varda infati el tisio che vien fora da la cabina con la scheda verta in man! Quindi el tizio tra le urne el controla quel ogni uno ga' vota! Gheto capio? Come che uno ghe dava ea scheda sto tisio el ghe controlava el voto dato che la scheda non xe' piega!

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... Crimea.jpg

Non te ricorda tanto el referendum del 1866?!? Scomissito a capir che anche se quei de Crimea voeva ea liberta' (roba possibile) el modo in cui xe sta fatto el referendum te mete in dubio el risultato? Proprio come nel 1866. Xe questo che gha' serka de spiegarghe Leone a quei del'independensa. El se gha ciapa' paroe da tuti, anca da ti, soeo par aver fato presente ea verita'!!!
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Re: Referendo de la Crimea

Messaggioda Berto » mer mar 26, 2014 9:15 pm

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Re: Referendo de la Crimea

Messaggioda Berto » mer mar 26, 2014 9:22 pm

Il capo degli osservatori: voto in Crimea regolare, nessuna violazione

???

http://italian.ruvr.ru/news/2014_03_16/ ... zione-7658

Le operazioni di voto nel referendum sulla adesione della Crimea alla Russia si svolge in modo regolare, la gente è arrivata alle urne molto prima della loro apertura e non si è avuta nessuna violazione ha dichiarato il capo della missione di osservatori del Consiglio della Federazione Russa Valery Ryazan.

Immagine



In Crimea si è aperto il referendum sull'eventuale adesione alla Russia

http://italian.ruvr.ru/news/2014_03_16/ ... -dati-2530

Immagine



Per il referendum in Crimea arrivano 70 osservatori provenienti da 23 paesi
http://italian.ruvr.ru/news/2014_03_15/ ... paesi-6026

Immagine

Gli osservatori internazionali iniziano a lavorare in Crimea
http://italian.ruvr.ru/news/2014_03_15/ ... rimea-1576

Immagine

La missione degli osservatori internazionali ha iniziato il suo lavoro in Crimea alla vigilia del referendum di domenica, ha riferito il coordinatore della missione Mateusz Piskorski.

Secondo quanto da lui comunicato, la missione dell'Istituto europeo di monitoraggio delle elezioni e della democrazia comprende 30 persone, provenienti da Polonia, Austria, Francia, Germania, Belgio, Bulgaria, Grecia, Ungheria, Italia e Lettonia. Tra di loro ci sono membri del Parlamento europeo, deputati dei Parlamenti nazionali dei vari Paesi europei, così come i maggiori esperti di diritto internazionale e famosi attivisti a difesa dei diritti civili.
Commenti
Libero54Libero54, 00:51 #
sono regolari in Crimea schede votate e poste aperte nelle urne trasparenti? in più si è visto un filmato dove una votante poneva nell'urna trasparente la sua scheda elettorale aperta ? è regolare in Crimea ciò ? in Italia non lo è
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Re: Referendo de la Crimea

Messaggioda Berto » gio mar 27, 2014 8:42 am

"La vera storia del 1866: il Veneto subì l'annessione" * 21-22 OTTOBRE 1866: "LA GRANDE TRUFFA"  Il plebiscito di annessione del Veneto all'Italia"
(in fondo: "1859: IL VENETO COME IL LUSSEMBURGO?"

Immagine

E' l'esplicito titolo di un agile e documentato libro di ETTORE BEGGIATO ( Editoria Universitaria Venezia )

http://cronologia.leonardo.it/storia/a1866a.htm

l libro racconta una storia vicinissima eppure inaudita, la storia del Veneto che è stata negata e sostituita dalla propaganda sabauda, che fatta l'Italia pretese di fare gl'italiani cancellandone le diverse identità. La scuola e gli intellettuali, come sempre, si prestarono alla bisogna: buttate i testi e le antologie di Storia e Letteratura Veneta, generazioni di veneti impararono che la loro lingua non era che ridicolo dialetto di servette migranti, e il loro millenario passato di nazione indipendente, onorata e rispettata tra le grandi potenze europee, non era che miserabile folclore di repubblichetta marinara.
1866: l'anno della cessione del Veneto ai Savoia. Ci insegnarono che quel plebiscito fu una specie di festa nella quale un popolo esultante ed unanime si riunì alla patria.
Beggiato smonta la menzogna lasciando parlare i documenti, ci racconta una storia veneta che nessuno ci ha mai raccontato. E la prefazione di Sabino Acquaviva che impreziosisce il volume (che riportiamo sotto) ha il merito di riconoscere la dignità di queste posizioni, talvolta oggetto d'ingiusta e spesso ignorante derisione, e di porre un problema di verità: tanti anni dopo, nell'Unione Europea, è tempo che nelle scuole e fuori si racconti finalmente la verità sul Veneto e sul Risorgimento, sulla forzata annessione all'Italia di un popolo che voleva restare veneto. Ed è tempo che su questa verità si costruisca quell'Italia "federazione di popoli" per la quale si battè l'insorta Venezia di DANIELE MANIN (Al.F. recensione su Il Gazzettino, 2.12.1999).
La Prefazione di SABINO ACQUAVIVA


ANNO 1866 I PLEBISCITI "con gioia" o "con mano tremante" ?

" ..il SI .... lo si vota a fronte alta, sotto lo sguardo del sole, colla benedizione di Dio.... 
il NO ....con mano tremante, di nascosto, come chi commette un delitto..."

http://cronologia.leonardo.it/storia/a1866b.htm

Immagine

Sulla libertà del voto e sulla segretezza dello stesso ci illumina la lettura di "Malo 1866" di Silvio Eupani:
"Le autorità comunali avevano preparato e distribuito dei viglietti col SI e col NO di colore diverso; inoltre, ogni elettore, presentandosi ai componenti del seggio, pronunciava il proprio nome e consegnava il viglietto al presidente che lo depositava nell'urna".

"il viglietto del SI"

L'urna del SI era a destra, quella del NO a sinistra.

Federico Bozzini così descrive in L'arciprete e il cavaliere quanto avvenne a Cerea:
"Come già si disse, vi dovevano essere due urne separate, una sopra un tavolo, l'altra sopra l'altro. Se per caso non avesse urne apposite, potrà adoperare un quartarolo del grano (una specie di secchio per la misura del grano. Ndr.) Sopra una sarà scritto ben chiaro il SI e sopra l'altra il NO".

E PER LO SPOGLIO?
"I protocolli (registri dove si scrivono i nomi dei votanti) sono due, uno per i votanti che presentano il viglietto del SI , l'altro per il viglietto  del NO, in modo che il numero complessivo dei viglietti, finita l'operazione del voto, rende inutile lo spoglio di ciascheduna urna. Nel protocollo dei viglietti  del NO si dirà: votarono negativamente i seguenti cittadini. Alla fine la Commissione concluderà gridando "Viva l'Italia unita sotto lo scettro della Casa di Savoia".

Poi c'era il manifesto che non lasciava dubbi in quanto "serenità" di come votare.
Poi i giornali citati sopra: La Gazzetta di Verona del 17 ottobre era chiarissima: "...SI vuol dire essere italiano ed adempiere al voto dell'Italia. NO, vuol dire restare veneto e contraddire al voto dell'Italia".
Una sottolineatura importante: già allora qualcuno aveva capito che una cosa erano i veneti e un'altra gli italiani e che gli interessi degli uni raramente coincidevano con gli interessi degli altri.

Illuminante il seguente dialogo tratto da Le elezioni comunali in villa  nelle quali Domenico Pittarini (non un austriacante, ma un membro liberale, perfino arrestato dagli austriaci) descrive i fatti tragicomici che caratterizzarono le "elezioni" post 1866, per andare "sotto" il governo monarchico sabaudo:
"Primo contadino: "Ciò, chi ghetu metesto ti sulle schede?"
(cosa hai messo sulla scheda?)
Secondo contadino: "Mi gniente, me la ga consegnà el cursore scrite e tutto"
(me l'ha consegnato lo scrutatore già scritta)
Primo contadino: "E anca mi isteso, manco fatiga"
(io lo stesso, così meno fatica).
Secondo contadino: "Manco secade"
(meno seccature).
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Re: Referendo de la Crimea

Messaggioda Berto » gio mar 27, 2014 8:50 am

No me par ke el plebisito crimero el se gapie xvolto come coelo veneto del 1866.
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Re: Referendo de la Crimea

Messaggioda Berto » gio mar 27, 2014 3:14 pm

Crimea e Russia, Vladimir allievo di Hegel e Thomas Hobbes

http://www.lindipendenza.com/crimea-e-r ... mas-hobbes

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di PAOLO MATHLOUTHI

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Nel clima di ecumenismo generalizzato tipico del pensiero debole che oggi la fa da padrone, con la sua pervicace volontà di smussare ogni angolo ed annullare ogni contrapposizione in vista della creazione di un limbo del pensiero in cui, democraticamente, ciascuno possa godere della propria parte di rispettabilità e le vecchiette possano passeggiare senza timore che qualcuno turbi i loro sonni, ultimo tabù, residuo parafulmine contro il quale scaricare anatemi ideologici, sembra essere rimasto Vladimir Putin. L’imbelle cultura liberaldemocratica lo teme e lo esorcizza, descrivendolo come l’uomo nero, perché lo avverte istintivamente come altro da sé, irriducibile ai propri parametri. In un mondo in cui la politica si limita al quieto alternarsi delle dinamiche parlamentari e i politici, come diceva Ezra Pound, altro non sono che i camerieri dei banchieri ( e voglio proprio vedere se qualcuno dei lettori ha la faccia tosta di contraddirmi in questi tempi di austerità forzata), dalla desolata vastità della steppa attanagliata dal ghiaccio dell’inverno siberiano si è levato un uomo che, solo gigante in un mondo di nani da giardino, ha ancora il coraggio di muovere i carri armati per far valere le proprie rivendicazioni.

Chiamato al Cremlino dagli oligarchi che, come racconta Emmanuel Carrère, speravano di aver trovato il docile cagnolino che avrebbe “preso il cibo dalle loro mani”, l’ex colonnello del KGB, rivelatosi presto, con adamantina freddezza degna del più fosco eroe shakespeariano, carnefice di coloro che speravano di poterlo tenere al guinzaglio, ha dimostrato di aver imparato bene la lezione appresa alla Lubjanka.

La vittoriosa sortita delle truppe russe in Crimea ha evidenziato due cose la prima delle quali, mi duole doverlo sottolineare, va a detrimento delle bislacche teorie accampate in questi anni dagli ambienti autonomisti. Nessun Volkgeist, nessuno spirito popolare, nessuna identità può produrre effetti positivi sulla vita di una comunità umana senza che la si compenetri di una struttura che ne salvaguardi l’integrità politica.

In altre parole l’annosa questione del Federalismo, tanto cara al nostro mondo, inerisce solo ed esclusivamente all’architettura istituzionale dello Stato ma non intacca minimamente il suo valore intrinseco, come vorrebbero alcune frange anarcoidi che pervicacemente e rumorosamente allignano tra le nostre fila, essendo esso, fino a prova contraria, l’unico habitus del vivere civile che la cultura occidentale conosca dai tempi di Pericle ad oggi, a meno di non voler considerare praticabile un fantasioso ritorno alle comunità di villaggio.

La Russia è sena dubbio un’ istituzione federale ma sorretta da una precisa idea di sé e del proprio ruolo nel mondo che poco o nulla ha che spartire con l’infausto principio del “padroni a casa nostra”, sepolcro di quella che Nietzsche chiamava “Grande Politica”. Quando un popolo è consapevole della propria forza, della propria vitalità, del proprio destino, tende naturalmente a proiettare se stesso oltre i confini che la natura gli ha dato in sorte, il che accede, giocoforza, sempre a scapito della libertà altrui. La politica estera, spogliata delle sue sovrastrutture, non è altro che questo. Dai tempi delle guerre puniche non è la libertà ad aver garantito all’Occidente le posizioni di predominio che lo hanno reso un faro di civiltà e delle quali tutti noi godiamo, ma l’ordine, la repressione e la paura. Lo stendardo di guerra innalzato sulla cattedrale di San Basilio è lì a dimostrare che lo Stato etico funziona, se a sostenerlo è un’Idea, una visione del mondo, una vocazione all’Impero.

Certo è – e qui veniamo al secondo punto della nostra argomentazione – che la volontà di potenza mal si accorda con le fumose alchimie del parlamentarismo ma, per fortuna, anche su questo Vladimir Putin sembra avere le idee chiare: prima ha occupato militarmente la Crimea e, solo in un secondo momento, ha indetto il referendum, dimostrando, qualora ve ne fosse bisogno, che nel Grande Gioco degli imperialismi espansivi contrapposti i rituali della Democrazia rappresentativa sono un oppiaceo ad uso e consumo di quegli stessi benpensanti che, rimasti spiazzati da un’azione di forza, altro non hanno saputo fare che nascondersi dietro il paravento di sanzioni economiche inapplicabili. La storia, invariabilmente, si ripete.
Non me ne vogliano gli amici autonomisti ma Hegel e Thomas Hobbes, troppo frettolosamente accantonati, tornano ad essere di sconcertante attualità… e parlano russo!

???


Comento===============================================================================================================================

Se i Rusi no li ghese ocupà militarmente la Crimea, ocio ke l'Ucraina la ghe garia làsa ai crimeri de far el referendo.

Ke dapò Putin el sipia fiol de KGB lo se saveva da ani.
I crimeri rusi li prefarise la Rusia de Putin a l'Ucraina de i nasionalisti oucraini.
Parké naltri veneti se ghesimo n'exerçito de anxoli co a cao l'Arcanxolo Gabriele ke vien xo dal çelo par ocupar el Veneto e farne far on referendo par l'endependensa, lo pararsimo via?
A no credo purpio.
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Re: Referendo de la Crimea

Messaggioda Berto » dom mar 30, 2014 6:12 pm

Crimea, ora sono i Tatari a chiedere l’indipendenza

http://www.lindipendenza.com/crimea-ora ... dipendenza

di LUIGI POSSENTI

Dopo la caduta di Yanukovic per via delle rivolte di “Piazza Maida”, in Ucraina è iniziata la decomposizione del vecchio Stato nazione. Ha iniziato la Crimea, che in pochissimo tempo ha pronunciato una dichiarazione unilaterale d’indipendenza, seguita da un referendum (il 16 marzo scorso, vinto dai favorevoli alla secessione con oltre il 90% di consensi), seguito a sua volta dalla richiesta di annessione alla Russia.

Ora, è la volta di una minoranza della penisola oggi russa.I tartari di Crimea (12%-15% della popolazione) potrebbero creare un loro territorio autonomo nella penisola annessa dalla Russia. I delegati del congresso intendono infatti adottare una risoluzione intitolata “sul diritto del popolo tartaro all’autodeterminazione nel loro territorio storico di Crimea”, con la quale, spiegano, “informiamo tutte le parti dell’inizio delle procedure politiche e legali per definire un territorio nazionale autonomo”. Il presidente del Mejlis dei tatari di Crimea Refat Chubarov ha dichiarato che il documento non riconosce l’adesione della Crimea alla Russia e la perdita dell’Ucraina della penisola. Chubarov ha presupposto che i tartari di Crimea possono tenere un referendum nazionale per confermare il loro desiderio di autonomia. Ha anche dichiarato che questa intenzione si basa sul diritto internazionale.

Per saperne di più:
http://italian.ruvr.ru/news/2014_03_30/ ... nomia-5396

I Tatari (o anche Tartari; in lingua tatara: Tatarlar/Татарлар) sono un gruppo etnico di origine turcica dell’Europa orientale e della Siberia. Gli odierni Tatari che popolano l’Eurasia formano tre grandi gruppi:

- i Tatari europei (di Crimea, Bulgaria, Russia Europea, Lituania, Polonia, Romania e Turchia)
- i Tatari del Caucaso
- i Tatari di Siberia

Un nuovo scossone geopolitico, sicuramente da tenere monitorato.
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Re: Referendo de la Crimea

Messaggioda Berto » lun apr 07, 2014 8:03 pm

La guerra in Crimea e quel treno per Sebastopoli

http://www.bassavelocita.it/la-guerra-i ... ebastopoli

Immagine

La ferrovia nasce intorno al 1830: il suo primo uso in campo militare è del 1855 ed in ogni testo di storia militare si trova l’osservazione che le guerre contemporanee iniziano proprio quando gli eserciti, a fianco di cavalleria e fanteria, iniziano a dispiegare mezzi tecnici moderni di supporto alle truppe. Il treno in primis: senza le strade ferrate gli stati tedeschi non avrebbero riversato così velocemente i propri soldati sul confine francese dando a Guglielmo I di Prussia, che a Waterlo era un giovane generale nella coalizione che sconfisse Napoleone I, la vittoria sulla Francia di Napoleone III.
I motivi per cui nel XIX secolo si scatenò la Guerra di Crimea sono ai nostri occhi complicati ed inattuali: questioni sul patronato nei Luoghi Santi di Palestina, lo status dei Principati Danubiani (Bulgaria e Moldavia, più o meno) e problemi di politica interna per la Francia e di rotte verso i possedimenti indiani per la Gran Bretagna. In ogni caso, dopo una prima fase di guerra combattuta sul Danubio, nel Mar Nero, sulle coste bulgare ed anche sul Mar Baltico e nel Caucaso, Gran Bretagna e Francia entro la fine dell’estate del 1854 decisero che espugnare il porto di Sebastopoli, dove era di fonda la Marina Imperiale russa, era il modo migliore per sconfiggere il nemico.
Il problema era che i loro rifornimenti (uomini, cibo, munizioni) arrivavano al porto di Balaclava, a circa otto miglia (13 chilometri) a sud di Sebastopoli e l’unica strada esistente tra le due città era una stretta pista in terra battuta che risaliva un altipiano di quasi duecento metri e si tramutò rapidamente in un infernale pantano all’arrivo dell’inverno. Difficile concludere un assedio in quelle condizioni.

Mappa della Crimea con Balaclava, Sebastopoli e la ferrovia (in neretto)
Mappa della Crimea con Balaclava, Sebastopoli e la ferrovia (in neretto)
Leggendo la notizia sul Times, Samuel Morton Peto, uno dei principali appaltatori ferroviari dell’epoca si offrì con i suoi soci Edward Betts e Thomas Brassey di costruire senza alcun contratto o vantaggio personale, una ferrovia per trasportare i rifornimenti dal porto di Balaclava alle truppe davanti Sebastopoli. Promisero di realizzarla in tre settimane dallo sbarco dei materiali al porto di Balaclava.
L’8 febbraio 1855, meno di una settimana dopo lo sbarco, i manovali stavano posando le prime rotaie nella via principale di Balaclava, il 13 la ferrovia era fuori di 300 centro abitato ed il 19 arrivava al villaggio di Kadikoi, unico borgo tra la città, distante circa due chilometri, e Sebastopoli. Il 23 del mese la ferrovia entrò in funzione ed i primi rifornimenti per la cavalleria da Balaclava giunsero fino a Kadikoi. Entro il 26 marzo la linea era stata completata a tal punto che già saliva sull’altipiano e tra il porto e Balaclava diventava addirittura a doppio binario. Il 2 aprile la ferrovia veniva utilizzata per la prima volta, trasportando malati e feriti dall’altipiano a Balaclava, e questo fu il primo treno-ospedale della storia: in meno di sette settimane erano state realizzati undici chilometri di ferrovia. Durante i lavori il fotografo Roger Fenton mise su lastra tutti i progressi della costruzione mentre già ai primi di marzo il colonnello William McMurdo era stato nominato a capo di un nuovo reparto dell’esercito, la Land Transport Corps.
L’esistenza della ferrovia permise che i rifornimenti e gli armamenti arrivassero velocemente dal porto all’altopiano, permettendo agli alleati di bombardare duramente Sebastopoli: il 9 aprile iniziò un bombardamento che durò dieci giorni di fila. Con il passare dei mesi nuove linee furono create, congiungendo il campo delle truppe francesi e di quelle piemontesi alla linea principale, il che permise la creazione di circa circa 23 chilometri di ferrovia, più un paio di raccordi e passanti. I Russi si sarebbero arresi solo a settembre, dopo undici mesi di assedio.

Marinai al lavoro lungo la ferrovia appena fuori Balaclava
Immagine


Tutta questa infrastruttura non sopravvisse alla guerra: i Russi rivendettero quasi tutta la ferrovia (binari, traversine, collegamenti) all’Impero Ottomano mentre alcuni carri merci e almeno due motori a vapore finirono di là dall’oceano, comprati dalla Buenos Ayres Western Railway, Argentina: i due motori a vapore furono rinumerati e rinominati il primo La Porteña e il secondo La Argentina. Il primo ancora esiste ed è in mostra presso il Provincial Transport Museum di Luján, unico reperto della prima ferrovia militare della storia.
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