Libia de ancò e de jeri

Libia de ancò e de jeri

Messaggioda Berto » mer apr 29, 2015 10:24 am

Libia de ancò e de jeri
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Eratostene
http://it.wikipedia.org/wiki/Eratostene_di_Cirene

Łibia

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Libia.jpg

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http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... -Libia.jpg


http://www.astrofilitrentini.it/mat/testi/cosmos.html
http://www.astrofilitrentini.it/mat/tes ... os/01.html

Un tempo, il nostro piccolo pianeta ci sembrava immenso ed era l'unico mondo che potevamo esplorare. Le sue dimensioni reali furono ricavate, per la prima volta, in un modo molto semplice ed ingegnoso da un uomo che visse in Egitto nel III sec. A.C. Ad Alessandria di Egitto, nei suoi tempi d'oro, visse un uomo eccezionale che si chiamava Eratostene. Uno dei suoi contemporanei lo soprannominò beta, la seconda lettera dell'alfabeto greco, perchè lui diceva "Eratostene era il secondo uomo al mondo in ogni campo". Ma oggi, appare chiaro che per le sue qualità, Eratostene dovesse chiamarsi alfa, si occupò di astronomia, di storia, di geografia, di filosofia, poesia, critica teatrale e di matematica. Inoltre, fu il bibliotecario della grande biblioteca alessandrina e un giorno, mentre, nella sua biblioteca, consultava una raccolta di papiri, fece una scoperta curiosa e fondamentale. Lesse che molto a sud, al posto di frontiera di Siene, l'attuale Assuan, nel giorno più lungo dell'anno si notava un fenomeno unico. Il 21 giugno l'ombra delle colonne o di qualunque oggetto verticale si accorciava sempre più con l'avvicinarsi del mezzogiorno. Inoltre, i raggi del Sole riuscivano a colpire ed illuminare le pareti interne di un profondo pozzo, che negli altri giorni dell'anno rimanevano in ombra. Infine, a mezzogiorno preciso le colonne non facevano più ombra e il Sole si rifletteva direttamente nell'acqua del pozzo. In quel momento, il Sole era sulla verticale esatta del posto, allo zenit. Si trattava di un fenomeno che, forse altri, avrebbero, facilmente, ignorato; colonne, ombre, sole riflesso nel pozzo, la posizione del Sole, sono fenomeni che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni, quale importanza particolare potevano avere. Però, Eratostene era uno scienziato e la sua osservazione di questi fatti quotidiani cambiò il mondo, in un senso rifece il mondo perché Eratostene ebbe l'intuito geniale di voler compiere un esperimento, di voler provare nei fatti se anche vicino ad Alessandria, un palo non aveva la sua ombra quando il Sole era a mezzogiorno del 21 giugno. E, il risultato fu che faceva l'ombra. Una persona più superficiale avrebbe detto che le osservazioni a Siene erano sbagliate, ma sarebbe stata una conclusione quantomeno semplicistica, che ragioni c'erano di inventarsi fenomeni del genere. Perciò, Eratostene si chiese come poteva accadere che, nello stesso momento, un palo a Siene non produceva ombra e un palo ad Alessandria, 800 Km. più a nord, produceva un'ombra molto definita.
Prendiamo una mappa dell'antico Egitto (ripetiamo l'esperimento di Eratostene) e sistemiamo due modellini di obelischi, uno ad Alessandria e l'altro a Siene. Ora, se in una certa posizione, nessuno dei due obelischi produce ombra, niente del tutto, il motivo è perfettamente evidente, considerando che la mappa è piatta. E, anche, quando l'ombra a Siene ha una certa lunghezza e l'ombra ad Alessandria ha la stessa lunghezza è perfettamente logico, sempre perché la mappa è piatta. Ma, allora come può essere, si chiese Eratostene, che nello stesso istante a Siene l'ombra non c'è, mentre ad Alessandria è così al lungata ed evidente. L'unica risposta possibile fu che la superficie della Terra era curva, inoltre scoprì che più la superficie era curva più grande era la differenza tra la lunghezza delle ombre. Il Sole è talmente lontano dalla Terra che i suoi raggi quando la colpiscono sono paralleli, e gli obelischi, che hanno angoli diversi rispetto ad essi, creeranno ombre di lunghezza diversa e, in base a questa differenza nella lunghezza delle ombre, stabilì che la distanza tra Alessandria e Siene era pressapoco di 7 gradi lungo la superficie terrestre. In altre parole, se immaginiamo che questi obelischi si estendano direttamente giù fino al centro della Terra, nel punto di intersezione formerebbero un angolo di 7 gradi. Noi sappiamo che 7 gradi sono circa 1/50 della circonferenza terrestre che è di 360 gradi. Eratostene conosceva la distanza che divideva Alessandria da Siene, sapeva che era di 800 Km. Come? perché aveva ingaggiato apposta un uomo per misurare la distanza ed aver modo così di sviluppare i calcoli dei quali stiamo parlando. Ora, 800 Km. moltiplicato 50 fa esattamente 40.000 Km., e perciò questa doveva essere la circonferenza della Terra, la distanza da percorrere per fare un giro della Terra. E, la scoperta era giusta. Gli unici strumenti di Eratostene erano pali, occhi, piedi e la luce, più un grande interesse per la sperimentazione. Con quei soli strumenti, egli riuscì a calcolare la circonferenza della Terra con grande precisione, con un errore percentuale minimo. E' un ottimo risultato considerando che fu ottenuto 2200 anni fa.

http://cfiitalia.altervista.org/cosmos_sagan_02.html
...
In un laboratorio dell'Università di Cornell, misceliamo gas e acqua uguali a quelli della Terra primordiale, aggiungiamo energia e vediamo se riusciamo a far nascere la vita.
Ma, com'era fatta l'atmosfera primordiale?
Se facciamo l'esperimento con l'aria come è oggi, l'esperimento è destinato a fallire. perché l'esperimento con l'aria di oggi non riesce? perché, l'aria di oggi contiene ossigeno molecolare, ma l'ossigeno è prodotto dalle piante ed è ovvio che prima che nascesse la vita le piante non esistevano.
Quindi, non dobbiamo usare ossigeno nell'esperimento perché nell'atmosfera primordiale non ce ne era.
Questo fatto è assolutamente logico, perché il cosmo è composto soprattutto da idrogeno che divora l'ossigeno. La bassa gravità della Terra ha fatto sì che la maggior parte del nostro idrogeno, qual'era alle origini, si sia volatilizzato nel cosmo.
Ma, 4 miliardi di anni fa, la nostra atmosfera era satura di gas ricchi di idrogeno, metano, ammoniaca, vapor di acqua.
E, sono questi i gas da usare per l'esperimento.
Questo esperimento fu compiuto per la prima volta da Stanley Miller nel 1950.
Dopo, aver compiuto l'esperimento, l'interno della provetta si ricopre di striature di uno strano pigmento marrone, è un ricco campionario di molecole organiche complesse, tra cui il materiale da costruzione delle proteine e degli acidi nucleici.
Questi acidi nucleici sono in grado di creare copie identiche di se stesse.

Stanley Miller
http://50annidna.scienze.unipd.it/DFTB/ ... 26gal.html

ORIGINE ed EVOLUZIONE DELLA VITA
http://www.sangiuseppedemerode.it/mater ... TA.doc.PDF
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Libia de ancò e de jeri

Messaggioda Berto » mer apr 29, 2015 10:28 am

25 APRILE DEL 1915 : PROCLAMAZIONE DELLA CONTINUITÀ DELLA SERENISSIMA REPUBBLICA VENETA ???

Posted on 3 Days Ago by VENETO ŁIÓN

http://venetolion.org

Nell’Aprile del 1915 a tre anni e mezzo dall’infame aggressione dell’Italia alla Turchia (29 Settembre 1911) i tributi in sangue ed oneste ricchezze estorti dal Regno d’Italia alla Nazione Veneta per finanziare ed alimentare la folle guerra di Libia sono altissimi, onnipervasivi, insopportabili.

La Società Veneta è sempre di più sconvolta e dissanguata nel nome del Tricolore delle Tre M (Menzogne, Miseria, Morte).

Per di più i contraccolpi di quel folle attacco a tradimento all’Impero Ottomano, alla Turchia, hanno provocato l’avvio della Prima Guerra Mondiale : lo sento dire da tutti, in ogni parte del Veneto e delle realtà circostanti, dall’infanzia ai miei primi vent’anni, e ciò finché la maggioranza della popolazione ha resistito all’intontimento di massa provocato dalla Rai.

Lo confermano oggi Cardini e Valzania con “La Scintilla. Da Tripoli a Sarajevo : come l’Italia provocò la Prima Guerra Mondiale” (stampato nel 2014).

L’insaziabile Stato Italiano si tiene inizialmente al di fuori del Conflitto Mondiale, mentre già sta investendo moltissimo (significativi gli azzardi del clan degli Agnelli) nei preparativi di guerra.

Prende tempo con l’unico scopo di riuscire a comprendere quale sarà il fronte vincente.

Il fronte che potrà garantirgli il maggiore bottino con l’impegno minore. Minor impegno per lo Stato Italiano non significa minori perdite di vite umane tra i Veneti e le altre truppe coloniali (semplice carne da cannone), bensì significa il minor dispendio di capitali piemontesi e milanesi.
E nel mentre i Francesi (cui poi si affiancheranno gli Inglesi) iniziano a foraggiare giornalisti e politici quali un tal Mussolini affinché manipolino l’informazione e stipèndino ed aizzino crescenti masse di comparse e mestatori di piazza, ecco che il Re Savoja ed il Governo Salandra decidono di tradire i propri alleati, l’Austria-Ungheria e la Germania, e di passare al fronte opposto, anglo-franco-serbo-russo, che sembrava maggiormente vincente.

Lo Stato Italiano conduce le trattative con Londra con tanta smisurata e scostumata avidità, con tanta spaventosa grettezza, al punto da disgustare e spossare persino un robusto Primo Ministro quale Herbert Henry Asquith.
Nella sua lettera del 23 Marzo 1915 a Venetia Stanley, H. H. Asquith descrive lo Stato Italiano quale la di gran lunga più vorace (“most voracious”), viscida e falsa (“slippery”) e perfida (“perfidious”) tra le “potenze”. Una “potenza” dalle prestazioni le più pidocchiose e maligne (“meanest”) e, contemporaneamente, di minor peso (“pettiest”).
Tale e tanta è l’indignazione che traspare e trasuda dalle righe di H. H. Asquith, al punto che i curatori dell’epistolario – Michael Brook ed Eleanor Brook – utilizzano queste parole inequivocabili per intitolare un capitolo.

Tutto questo i Veneti lo sanno bene, è da quasi cinquanta anni (1866-1915) che lo sperimentano sulla loro pelle. Lo sanno bene anche gli altri popoli e le Magnifiche Comunità della Repubblica Veneta, al di qua ed al di là dell’artificiale confine che li divide, continuando nei comportamenti quotidiani – nel metterli in atto ogni giorno – la fedeltà ai valori repubblicani, la fedeltà alla bandiera del leone alato, l’appartenenza alla Repubblica Veneta che attraverso di essi e di esse continua a fiorire.

In quei decenni la bandiera marciana Vienna e Budapest la lasciano garrire liberamente in Istria e Dalmazia, mentre invece Milano e Torino tentano perfidamente di impossessarsene, con le conseguenze mostruose e tragiche moltiplicatesi tra il primo ed il secondo Dopoguerra mondiale.

In Libia intanto le sconfitte italiane, e le perdite di vite umane tra i Veneti e tutti gli altri come i Veneti arruolati con la violenza e l’inganno sotto il Tricolore delle 3 M, si accentuano e si moltiplicano proprio in questo Aprile del 1915. Così come si moltiplicano le tasse italiane, che impongono sempre di più la vanificazione e la dispersione, l’umiliazione e la cancellazione di quanto di buono le comunità venete riuscivano ancora a mettere in piedi.

Ed è in conseguenza di una tal somma di orribili crimini che l’Italia ogni giorno rinnova, che proprio nel giorno di San Marco del 1915 i responsabili, uomini e donne, di tante leghe (una eccezionale formula veneta di autodifesa) e bianche e rosse del Veneto, del Bergamasco e del Bresciano e di Crema e del Friuli (territori sotto occupazione italiana alcuni dal 1859, altri dal 1866), assieme ad alcuni parlamentari od a loro persone di fiducia, ad alcuni sacerdoti, a portavoce di fhrage di mutuo soccorso tra artigiani e commercianti, pescatori e boscaioli, e contadini ed operai, e di fhrage di altri mestieri onesti, ed assieme a delegati di comunità di civiltà veneta dell’Istria e della Dalmazia, si riuniscono in Rialto presso la sede della Società Operaia Sciatori ed Alpinisti Veneti, la S.O.S.A.V. : e lì, in un arioso edificio inaugurato giusto sette anni prima con buon gusto veneto e veneti capitali, proclamano solennemente, come già i loro genitori, e come i loro figli faranno, la Continuità dell’Indipendenza della Repubblica Veneta.

Proclamando con ciò l’impegno corale a dare sempre maggiore concretezza all’Indipendenza della Serenissima ed al benessere diffuso dei suoi popoli, contrastando in tutti i modi la guerra e favorendo il definitivo collasso del malavitoso Stato Italiano, e quindi la fine dell’occupazione tricolore e del tricolorito saccheggio di tanta parte dei territori e delle popolazioni e delle loro Magnifiche Comunità, le Magnifiche Comunità della Repubblica Veneta.

Quando chiedevo a Nane Paladini, come a tanti altri docenti, perché mai l’Università non incoraggiasse lo studio di queste importanti pagine di storia veneta ed europea egli mi rispondeva sconsolato che l’Università preferiva privilegiare altri temi ed altre iniziative.

E quando, dodici anni fa, scrivevamo assieme un intervento per “il Gazzettino” trattando quindi di questa importante fase riorganizzativa della Repubblica Veneta, il pezzo, già impaginato, ed in bozza, al momento della stampa scomparve : nemmeno l’allora Direttore – che rivedo come lo avessi qui davanti a me, in questo Sabato 25 Aprile 2015 – nemmeno l’allora Direttore del Gazzettino riuscì a spiegarsi ed a spiegarmi che cosa fosse successo.

Giusto un mese dopo questo fulgido 25 Aprile del 1915, cioè nel cupo ed atroce 24 Maggio 1915, l’esercito tricolore (nel quale si trova imprigionata la miglior gioventù veneta, assieme a tante altre gioventù innocenti) muove verso Est e verso Nord, contro popolazioni per noi amiche e sorelle . Per pugnalare alle spalle non soltanto l’Austria-Ungheria e la Germania, e con esse l’Istria e la Dalmazia, ma anche il Veneto ed il Friuli; per meglio asservirli ed umiliarli, devastarli fisicamente e moralmente, e saccheggiarli.

Per due anni e mezzo i rapporti sempre più allarmati di Questori e Prefetti segnaleranno le crescenti ondate di boicottaggi di ogni genere messi in atto dalle popolazioni venete e da altre popolazioni sorelle al fine di ostacolare le operazioni militari tricolori, le predicazioni dei sacerdoti, in lingua veneta ed in altre lingue sorelle, invitanti i fedeli a sempre ulteriori iniziative tendenti a favorire la pace (predicazioni notoriamente auspicate e benedette anche dal futuro Patriarca Roncalli), il collegarsi ed il saldarsi delle attività patriottiche venete dei cattolici e dei socialisti in preparazione della generale sollevazione, l’infittirsi dei leoni alati sulle rocce e sui muri, l’infittirsi delle scritte murali inneggianti alla Repubblica Veneta, alle libertà repubblicane, alla pace, alla PAXE.

Quando gli appelli dei Questori e dei Prefetti al governo coloniale italiano giungono ad essere sempre più accorati e frequenti, quando la sollevazione generale sembra ormai prossima, al finire dell’Estate del 1917 le Magistrature e gli organismi dirigenti della Repubblica Veneta vengono via via identificate, identificati, ed i loro componenti arrestati.
Dopo neanche due mesi la notizia della disfatta italiana a Kobarid – Caporetto determina nel Veneto ed in Friuli, nel Bresciano e nel Bergamasco, a Crema e nel Mantovano ed in Emilia e Romagna e Liguria e Toscana e via via lungo gli Appennini fino alla Sicilia ed alla Sardegna immensi spontanei festeggiamenti popolari.
Innumerevoli fontane giungono a far zampillare vino.

VENETO ŁIÓN Franco Rocchetta
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Re: Libia de ancò e de jeri

Messaggioda Berto » mer apr 29, 2015 10:31 am

Stermegno de łi afregani da parte de łi tałiani
viewtopic.php?f=175&t=794

Li onti criminali taliani
https://www.youtube.com/watch?v=77F6zbZLl3g
Crimini di guerra italiani, nel periodo coloniale in Libia ed Etiopia: campi di concentramento, massacri civili, armi chimiche. Sì, anche l'Italia si è macchiata, non dimentichiamolo nella prossima "giornata della memoria" (da La storia proibita delle guerre italiane, La 7).
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