Venezuela

Re: Venezuela

Messaggioda Berto » dom ott 20, 2019 8:00 pm

Venezuela, peggiora l'emergenza migranti. E c’è tantissimo da fare per proteggerne la dignità
Giovanni Visone*
18 ottobre 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/1 ... a/5519928/


In Italia li chiameremmo migranti in transito. Qui li chiamano caminantes. Forse una parola più umana, concreta, per descrivere la pena quotidiana di chi ha dovuto scegliere di lasciare la propria casa spinto dalla fame e dalla paura di non avere più un futuro.

Francesca Matarazzi, Emergency Coordinator di INTERSOS, è a Cucuta, al confine tra Venezuela e Colombia, dove l’immagine di questa umanità in cammino è diventata scenario abituale di una delle crisi umanitarie più gravi e, purtroppo, meno finanziate del 2019. E dove INTERSOS, nell’estate del 2019, ha avviato una nuova missione incentrata su interventi di protezione e accesso alle cure mediche.

“Li vedi passare ogni giorno – ci racconta Francesca – li puoi seguire per giorni, da una tappa all’altra, senza riposo. Famiglie con bambini piccoli, anziani. Camminano. Camminano senza scarpe. Camminano con la pelle bruciata. Camminano con indosso i vesti dell’estate, diretti verso il freddo di Bogotà e delle Ande”.

Nonostante oltre 4 milioni di venezuelani abbiano lasciato il Paese, il flusso di migranti e rifugiati ha registrato un nuovo picco nell’estate 2019. Fuggono da un Paese piegato da una crisi economica che sta riportando le lancette dello sviluppo indietro di decenni. Fuggono dall’inflazione selvaggia, dalla mancanza di beni primari e dal crollo dei servizi pubblici.

Tra dicembre 2018 e aprile 2019 i prezzi dei prodotti di base sono aumentati di oltre il 1000%. Anche se il cibo è ancora disponibile nei mercati, molte persone non possono permettersi di acquistarlo. La dieta si impoverisce, fino alla fame. Agli attuali prezzi di mercato lo stipendio medio di 15mila bolivar consente l’acquisto di circa tre pagnotte di pane.

Mancano elettricità e carburante. Il sistema sanitario è al collasso. Molti medici hanno lasciato il Paese. La carenza di personale, insieme alla mancanza di medicine e attrezzature, ha portato alla sospensione di attività e alla chiusura di reparti ospedalieri. I programmi di vaccinazione e profilassi sanitaria sono crollati.

Alcuni dati. Tra il 2008 e il 2015, è stato registrato un solo caso di morbillo (nel 2012): da giugno 2017 sono stati segnalati oltre 9.300 casi, di cui oltre 6.200 confermati. L’Organizzazione mondiale della sanità riferisce che i casi di malaria sono costantemente aumentati negli ultimi anni, da meno di 36mila nel 2009 a oltre 414mila nel 2017. Le ultime statistiche ufficiali disponibili dal ministero della Salute venezuelano indicano che nel 2016 la mortalità materna è aumentata del 65% e la mortalità infantile è aumentata del 30% in un solo anno.

In questo momento gli operatori di INTERSOS sono attivi, in collaborazione con il Cisp (Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli), in Colombia, nei dipartimenti di Norte de Santander e Arauca, a supporto di attività di protezione rivolte a rifugiati venezuelani, caminantes, sfollati interni e ritornati colombiani (colombiani, vittime del conflitto armato, scappati in Venezuela negli anni); in Venezuela siamo attivi nello Stato di Tachira e nella città di San Cristobal a supporto di un progetto di accesso alle cure mediche di base attraverso team mobili.

Nell’area di confine della Colombia, migranti e rifugiati trovano alloggio in edifici, spesso attraverso affitti collettivi in alloggi sovraffollati, e in insediamenti informali, spesso insieme a sfollati interni e rimpatriati. “Le condizioni di vita sono estremamente precarie, sia dal punto di vista igienico che da quello della sicurezza. Il rischio di essere esposti ad abusi è purtroppo molto alto – racconta Francesca – mancano statistiche ufficiali ma sfruttamento del lavoro minorile e sfruttamento sessuale sono elevati, soprattutto fra chi si trova privo di documenti ed è, quindi, più in pericolo”. Insidie del presente che si sommano al trauma della perdita e del viaggio che segna la psicologia di ogni rifugiato.

Ecco perché, allora, INTERSOS ha scelto di esserci. “Nonostante la crisi in Venezuela attragga una costante attenzione per i suoi sviluppi politici, i bisogni umanitari sono largamente dimenticati, con un finanziamento rispetto ai bisogni registrati inferiore al 30%. C’è tantissimo da fare per proteggere la vita e la dignità delle persone e noi abbiamo scelto di essere, ancora una volta, in prima linea”.

*Direttore Comunicazione e Raccolta Fondi Intersos
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Re: Venezuela

Messaggioda Berto » lun nov 11, 2019 1:34 am

Bolivia, Evo Morales si dimette: «Ho l’obbligo di operare per la pace»
10 novembre 2019

https://www.open.online/2019/11/10/boli ... -itk8boN5Q

Il presidente boliviano Evo Morales si è dimesso. Non ha lasciato la Bolivia, come inizialmente avevano ipotizzato fonti giornalistiche locali. L’aereo presidenziale sul quale Morales è stato visto imbarcarsi da La Paz lo ha condotto nella città di Chimorè, nel dipartimento di Cochabamba, da dove il
presidente ha annunciato la decisione di dimettersi. Media locali avevano ipotizzato che il presidente Morales fosse diretto in Argentina.

Il presidente boliviano Evo Morales ha annunciato le dimissioni dal suo incarico alle 16.51 locali (le 21.51 italiane). Ha formulato oggi una breve dichiarazione nella città di Chimoré, nel dipartimento di Cochabamba, in cui ha confermato la sua rinuncia alla presidenza. «Ho l’obbligo di operare per la pace», dice. «E mi fa molto male che ci si scontri fra boliviani. Mi fa male che alcuni comitati civici e partiti che hanno perso le elezioni abbiano scatenato violenze ed aggressioni», prosegue il presidente dimissionario. «È per questa ed altre ragioni che sto rinunciando al mio incarico inviando la mia lettera al Parlamento plurinazionale».


L’escalation

Il comandante dell’esercito boliviano, generale Williams Carlos Kaliman Romero, ha chiesto oggi al presidente Evo Morales di «rinunciare al suo mandato» per «il bene della nostra Bolivia». E il comandante in capo della polizia boliviana, generale Vladimir Yuri Calderón Mariscal, ha letto oggi un comunicato in cui rende noto che la forza di polizia si unisce «alla richiesta del popolo boliviano che suggerisce al presidente Evo Morales di rassegnare le sue dimissioni». Questo, ha infine detto, «per pacificare il popolo boliviano in questi duri momenti che attraversa la nostra Nazione».

L’alto ufficiale ha dichiarato che questa posizione è stata assunta «di fronte all’escalation del conflitto che attraversa il Paese e per salvaguardare la vita e la sicurezza della popolazione». «Dopo aver analizzato la situazione di conflitto interno – dice ancora il documento – suggeriamo al presidente dello Stato di rinunciare al suo mandato, permettendo la pacificazione e il mantenimento della stabilità per il bene della nostra Bolivia».

A tre settimane dalle elezioni del 20 ottobre da cui era uscito formalmente vincitore, ma tra le proteste dell’opposizione, il presidente Evo Morales ha annunciato oggi che si voterà di nuovo.

Prima della sua conferenza stampa, scrive l’Ansa, l’équipe tecnica dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa), incaricata di indagare lo scorso processo elettorale, aveva pubblicato un rapporto in cui rendeva noto di aver constatato la presenza di irregolarità anche gravi, e proponeva di convocare un nuovo voto sotto la responsabilità di un rinnovato Tribunale supremo elettorale (Tse). Lodando il lavoro della sua squadra, il
segretario generale dell’Osa, Luis Almagro, aveva però voluto precisare che «i mandati costituzionali in Bolivia non debbono essere interrotti, compreso quello del presidente Morales».

Parlando ai giornalisti a El Alto, vicino a La Paz, senza fare alcun riferimento al rapporto dell’Osa, Morales ha spiegato che «nuove elezioni permetteranno al popolo boliviano di eleggere democraticamente nuove autorità», aggiungendo di voler cambiare anche i membri del Tribunale elettorale supremo (Tse).

L’annuncio non ha avuto l’effetto sperato di calmare le proteste che da tre settimane hanno sconvolto la vita dei boliviani nei principali centri urbani del Paese, toccando anche la polizia, in parte ammutinatasi, e causando almeno tre morti e centinaia di feriti. Con Morales che è arrivato a parlare di “golpe fascista” dopo che le case dei governatori di Chuquisaca ed Oruro e quella di sua sorella sono state date alle fiamme. I partiti di opposizione, e ancora di più i comitati civici guidati dal presidente del ‘Comité pro Santa Cruz’, Luis Fernando Camacho, hanno sfruttato le parole del capo dello Stato per forzarne il più presto possibile l’uscita di scena, ricordando l’esito di un referendum che respinse la sua richiesta di candidarsi per un quarto mandato.
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Re: Venezuela

Messaggioda Berto » lun dic 02, 2019 9:32 pm

«Io pestato dal regime di Maduro. Ora denuncerò la tragedia venezuelana»
Marinellys Tremamunno
02-12-2019

https://lanuovabq.it/it/io-pestato-dal- ... w.facebook

In esclusiva il drammatico racconto alla Bussola Quotidiana di Amèrico De Grazia, uno dei due deputati perseguitati dal regime di Maduro e arrivati in Italia grazie alla missione diplomatica di Casini: «Le squadre castro-comuniste di Maduro mi hanno pestato, sequestrato il passaporto e espropriato la mia emittente radio.
I massacri in Venezuela sono sconosciuti, l'ultimo a Icabarù martedì, le miniere saccheggiate da formazioni vicine alla Farc, la persecuzione politica è all'ordine del giorno. Ora, grazie all'Italia denuncerò quanto sta accadendo».

Casini rientra in Italia con i due deputati

Dopo quasi sette mesi asserragliati nell’ambasciata italiana a Caracas, ieri sono arrivati a Roma i due deputati venezuelani Amèrico De Grazia e Mariela Magallanes. L’operazione è stata possibile grazie all’intermediazione del senatore Pierferdinando Casini, che è stato la scorsa settimana a Caracas e ha incontrato il dittatore Nicolàs Maduro per chiedere l’uscita dal Venezuela dei due deputati che hanno anche cittadinanza italiana.

È stato lo stesso Casini a dare la notizia: «Finalmente sto volando da Caracas a Roma con i miei colleghi Magallanes e De Grazia, costretti dallo scorso mese di maggio a vivere nell’Ambasciata italiana. Sono felice di aver contribuito a una causa umanitaria giusta. Ringrazio il Ministero degli Esteri e il delegato alle trattative Plàcido Vigo», ha scritto il senatore su Twitter.

Entrambi i deputati sono membri del partito di Sinistra “La Causa R” e sono stati tra i dieci parlamentari che il regime ha privato dell’immunità parlamentare, dopo essere stati accusati di aver partecipato alla fallita Operaciòn Libertad, guidata dal presidente ad interim Juan Guaidò lo scorso 30 aprile.

Magallanes si rifugiò in ambasciata la notte del 7 maggio mentre De Grazia due giorni dopo. Ora, dall’Italia hanno assicurato, nel corso di una conferenza stampa, che non smetteranno la loro lotta fino a quando il Venezuela non sarà libero e in democrazia.

Amèrico De Grazia è uno dei deputati più in vista contro la dittatura castro-comunista di Maduro, che gli ha provocato un pestaggio brutale con ferite gravi durante l’assalto all’Assemblea Nazionale delle squadre chaviste lo scorso 5 luglio 2017. Tuttavia, non si è lasciato intimidire e anche nella sua condizione di “ospite” dell’ambasciata italiana ha continuato le sue denunce attraverso Twitter.

La Bussola Quotidiana ha parlato in esclusiva con De Grazia e ha raccolto le sue prime parole al suo arrivo a Fiumicino.

«Sono felice perché mi incontrerò con alcuni dei miei figli, sempre impegnato per la libertà del Venezuela. La nostra presenza qui è buona per il Venezuela perché continueremo a lottare per far cadere la tirannia».

Come ha vissuto questi sette mesi in ambasciata?
Sempre con il disagio dell’essere privato della libertà e non poter dire nulla. Martedì scorso c’è stato un massacro a Icabarù (nel sud del Venezuela) che è il distretto in cui sono stato eletto e non abbiamo potuto fare nessun tipo di denuncia. Ma da qui potremo denunciare meglio quello che accade.

Si può dire che l’Italia l’abbia salvata dal carcere assicurato in Venezuela. Ora che cosa chiederà al Governo italiano?
Anzitutto devo ringraziare il senatore Casini per il lavoro svolto in Venezuela affinché potessimo stare oggi in Italia, Paese al quale sono unito da profondi legami famigliari perché i miei genitori sono italiani. Ho un profondo rispetto per il popolo italiano e al vostro Paese va il ringraziamento per avermi protetto in questi sette mesi. Al governo chiederò che non ci lasci solo. Il Venezuela oggi più che mai ha bisogno dell’appoggio dell’Italia per poter uscire dalla narco-dittatura. Stiamo vivendo una situazione tremendamente grave con massacri a indigeni, l’oro e il coltan vengono saccheggiati nei nostri parchi nazionali. Stiamo vivendo una persecuzione politica, stiamo vivendo in esilio, una diaspora di già 4 milioni di venezuelani sparsi nel mondo, la gente mangia spazzatura: insomma, è una situazione spaventosa, che non si può più definire crisi, ma tragedia.

Come ha vissuto personalmente questa esperienza?
Ho visto accumularsi un insieme di aggressioni da parte del regime contro la mia persona. Non solo sono stato aggredito nell’Assemblea nazionale, ma mi è stato bloccato il passaporto venezuelano al mio ritorno da Bogotà quando denunciai i crimini compiuti nell’Arco Minero del Orinoco (importante giacimento minerario del Paese ndr) e il coinvolgimento dell’Ejèrcito de Liberaciòn Nacional de Colombia (ELN) e delle Farc con i gruppi terroristi attivi nella mia regione. Successivamente è stata espropriata la mia emittente radiofonica che era la mia principale fonte di sostentamento e, naturalmente, si sono susseguite le minacce pubbliche del regime, da parte di Maduro, di Diosdado Cabello, da parte del Ministro Reverol e del Governatore Hèctor Rodriguez, che mi hanno minacciato di farmi sparire o arrestare. Ma già tutti i crimini di lesa umanità accumulati da Maduro e la persecuzione politica, sono prova della natura del regime al quale oggi ci opponiamo.

Come continuerà la sua lotta per il Venezuela dall’Italia?
La lotta non ha frontiere. Noi dobbiamo promuovere il rovesciamento della tirannia, per questo necessitiamo molto di alleati internazionali e di avere reti di venezuelani che siano fuori dal Paese con chi sta all’interno. La resistenza e il lavoro per restaurare la democrazia non è un lavoro facile, ma sono convinto che ce la faremo. Stiamo preparando un Venezuela libero e punto a tornare in Paese da uomo libero. La situazione di privazione di libertà del Venezuela condiziona la nostra libertà, per questo non possiamo sentirci liberi mentre il Venezuela è prigioniero e ostaggio della narco-dittatura.

Che cosa manca da fare per la libertà del Venezuela?
Avere un piano politico, una strategia che possa permetterci di essere coerenti, che permetta al Paese di essere riorientati nella lotta. Conoscendo la natura del regime che ci troviamo dinnanzi, l’intenzione è quella di accerchiarli. Per questo, secondo me, abbiamo bisogno di tre cose: venezuelani in piazza senza assopirsi, mantenere dalla nostra parte gli ufficiali dell’esercito rimasti leali alla Costituzione, affinché agiscano opportunamente e simultaneamente con la gente in piazza e che la comunità internazionale sia una minaccia credibile e sostenibile per quel regime. ­­­
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Re: Venezuela

Messaggioda Berto » sab feb 01, 2020 11:42 pm

Il cardinal Urosa: "Maduro deve dimettersi"
Marinellys Tremamunno
1 febbraio 2020

https://lanuovabq.it/it/il-cardinal-uro ... hqRIcSscfM

Il governo di Maduro “illegittimo e fallito, che sta usurpando il potere, deve dimettersi”, dice chiaro e forte il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo emerito di Caracas, nel corso di un’intervista esclusiva alla Nuova Bussola Quotidiana. "Non è possibile che il governo italiano sostenga il governo di Maduro, che ha portato alla rovina il Venezuela"

Il cardinale Urosa

Il governo di Maduro “illegittimo e fallito, che sta usurpando il potere, deve dimettersi”, dice chiaro e forte il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo emerito di Caracas, nel corso di un’intervista esclusiva alla Nuova Bussola Quotidiana. Nell’esercizio del suo ministero profetico, tenta di dare voce a tutte le persone che soffrono ogni giorno la grave crisi del Venezuela, che sembra non finire mai. Insieme a lui c’è un Episcopato compatto e attivo nella difesa dei diritti e della dignità del popolo venezuelano: “Di fronte alla realtà di un governo illegittimo e fallito, il Venezuela chiede disperatamente un cambio di rotta, un ritorno alla Costituzione. Quel cambiamento richiede l'uscita di coloro che esercitano il potere illegittimamente e le elezioni, nel minor tempo possibile, di un nuovo Presidente della Repubblica”, si legge nell’esortazione pastorale pubblicata lo scorso 12 luglio 2019. Parole che sono state ribadite nella “Lettera fraterna” del 10 febbraio 2020, in occasione della CXIII Assemblea ordinaria plenaria dell'Episcopato venezuelano.

Da evidenziare che i Vescovi hanno anche rifiutato il recente tentativo del regime di Nicolas Maduro di rimpiazzare il presidente dell’Assemblea Nazionale con il candidato filogovernativo Luis Parra lo scorso 5 gennaio. “Abbiamo pubblicato un documento di rifiuto di quel colpo di Stato, ignorando il direttivo che era stata nominato in quella sessione spuria che non aveva nemmeno il quorum stabilito dalla Costituzione”, ha affermato il porporato, sottolineando che l’Episcopato riconosce come unico Presidente legittimo del Parlamento il deputato Juan Guaidó. Il tentativo di golpe parlamentare del regime “rappresenta un'altra pietra miliare nel deterioramento della situazione in Venezuela”.

La crisi sembra di nuovo allo stallo, ci racconta la situazione attuale?

Insistiamo sul fatto che questo governo illegittimo e fallito, che sta usurpando il potere, deve dimettersi, deve andarsene, deve lasciare il posto a un governo di transizione, per evitare di dare continuità alla tragedia sociale, economica e politica che sta vivendo il popolo venezuelano. C'è un fatto che mi sembra molto serio: 18 mesi fa 1 dollaro costava 60 bolivar sovrani, oggi costa più di 75 mila bolivar sovrani. C’è un'inflazione orribile per colpa del governo, perché l'economia è gestita dal governo nazionale. Inoltre, è vergognoso che ci sia carenza di benzina in un paese petrolifero; il governo dovrebbe rinunciare proprio per questo, per aver rovinato la nostra industria petrolifera. Devono andarsene e noi venezuelani dovremmo insistere affinché ci sia un cambio. Inoltre, abbiamo il problema dei prigionieri politici, dell'economia distrutta, dell'alto prezzo del cibo, ci troviamo in una situazione sempre peggiore, per cui dobbiamo lavorare sodo affinché avvenga un cambiamento democratico.

Come vive la Chiesa venezuelana questa crisi?

Soffriamo le stesse difficoltà del popolo venezuelano. Soffriamo per la mancanza di benzina. Quasi tutti i Vescovi hanno grandi difficoltà per muoversi, per svolgere il loro lavoro pastorale. I sacerdoti la stessa cosa. Le parrocchie sopravvivono grazie alla buona volontà di alcuni fedeli e ovviamente grazie alla generosità dei sacerdoti, che lavorano con grande dedizione. Quindi stiamo condividendo la sofferenza del popolo venezuelano come dovrebbe essere, il pastore deve stare con le sue pecore, il pastore deve stare con il suo popolo, ed è quello che stiamo facendo. Stiamo soffrendo l'emigrazione di molti sacerdoti, per motivi di salute, per problemi personali, perché si sentono schiacciati da questa situazione di turbolenze politiche permanenti. Abbiamo anche perso molti catechisti e collaboratori pastorali della Chiesa, è una vera tragedia. Ma abbiamo anche un altro problema molto serio, che è la riduzione dell'orario di lavoro: in passato il lavoro pastorale dopo le 18:00 era intenso. Ora non si può, perché non c'è trasporto, non c'è luce, non c'è sicurezza e la gente non può partecipare. Quindi stiamo anche soffrendo da un punto di vista pastorale gli effetti di un cattivo governo, che sta portando il Venezuela a una situazione di deterioramento globale ed è per questo che insistiamo sul fatto che il governo deve cambiare, deve andarsene e lasciare il posto a persone che possono gestire bene la vita del popolo venezuelano. Nonostante la situazione, la Chiesa venezuelana non si è mai fermata. Non abbiamo smesso di santificare il popolo, non abbiamo smesso di compiere gli atti liturgici con una grande unità. E questo è un altro fattore da sottolineare: l'unità della nostra Chiesa, l'unità di noi Vescovi, l'unità con il popolo e l'unità del popolo con la Chiesa.

Come possono contribuire la Chiesa universale e la comunità internazionale a spingere un cambiamento in Venezuela?

Innanzitutto, pregando Dio affinché si possa risolvere questo problema pacificamente. Ma insistendo anche con i governi perché diano sostegno all'opposizione democratica. Non è possibile che il governo italiano, ad esempio, sostenga il governo di Maduro, che ha portato alla rovina il Venezuela e ha un gran numero di prigionieri politici, che ha violato i diritti umani. Non è possibile che il governo italiano non sostenga l'opposizione democratica e il presidente ad interim della repubblica, Juan Guaidó.
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Re: Venezuela

Messaggioda Berto » ven mar 27, 2020 2:51 pm

Intelligence: il Venezuela alleato di Teheran spina nel fianco di Trump
Paola P. Goldberger
19 febbraio 2020

https://www.rightsreporter.org/intellig ... rnM32ObHqE

Di rapporti tra il Venezuela e l’Iran ne abbiamo parlato più volte così come dell’influenza di Hezbollah, un altro alleato di Teheran, sul regime di Caracas.

Ora, dopo che gli iraniani hanno promesso vendetta per la morte di Qassem Soleimani, l’intelligence americana riscopre il pericolo rappresentato dal Venezuela, un pericolo troppo a lungo trascurato.

L’Iran, insieme a Cuba, è il miglior alleato del Venezuela. Negli ultimi mesi i maggiori politici venezuelani vicini a Nicolas Maduro hanno viaggiato spesso tra Teheran e Damasco.

L’uomo più vicino a Nicolas Maduro, Tareck el Aissami, è un membro di spicco di Hezbollah e controlla praticamente la milizia posta a protezione del regime.

Il Ministro degli esteri venezuelano, Jorge Arreaza, è stato in Libano dove ha incontrato i vertici di Hezbollah, poi a Damasco dove ha incontrato Bashar al-Assad e infine in Iran dove, secondo fonti di intelligence, ha concluso un affare milionario per la fornitura di Torio (il Venezuela ne è il quinto produttore al mondo) che viene considerato un erede dell’uranio.

Non è una buona cosa per gli Stati Uniti avere un simile alleato dell’Iran a un tiro di schioppo da Miami specie se le voci che gli iraniani avrebbero schierato missili in Venezuela corrispondesse a verità.

«Oggi il Venezuela, uno dei paesi più ricchi di petrolio al mondo, non è più un vero paese» ci dice la giornalista venezuelana rifugiata negli USA, Maibort Petit. «È governato da un sindacato criminale corrotto che prospera con i proventi del commercio illecito di droghe e armi e del contrabbando di petrolio mentre la popolazione per sopravvivere è costretta a rovistare tra i rifiuti».

La situazione preoccupa l’intelligence USA

La situazione in Venezuela preoccupa fortemente l’intelligence americana. Il colpo di mano per sostituire Nicolas Maduro con Juan Guaido non è chiaramente riuscito.

L’altro uomo su cui puntavano gli americani per abbattere Maduro, Disdado Cabello, sembra poco intenzionato a tradire il suo capo tanto che è stato visto entrare nell’ambasciata iraniana a Caracas per esprimere le sue condoglianze per la morte del Generale Soleimani.

Gli americani sono così preoccupati del pericolo che arriva dal Venezuela che pochi giorni fa il Congresso, su pressione di Elliott Abrams, uomo di punta del presidente Trump a Caracas, ha stanziato una “importante cifra di denaro” (non sappiamo quanto) per operazioni volte a capire bene cosa sta succedendo in Venezuela e per individuare chi sia in grado di mettere seriamente i bastoni tra le ruote di Maduro.

Ma la situazione, colpevolmente sottovalutata dalla intelligence USA, è così confusa e compromessa che, a prescindere dal denaro che Washington intende investire, non sarà affatto facile da districare.

Si temono attacchi iraniani in territorio americano provenienti dal Venezuela

Un report di pochi giorni fa presentato al Presidente Trump evidenzia come il rischio che la “vendetta iraniana” per la morte del Generale Soleimani parta dal Venezuela è molto credibile.

L’intelligence USA ha pochi “occhi” a Caracas e meno ancora ne ha sulla rotta della droga usata da Hezbollah per fare arrivare cocaina a tonnellate negli Stati Uniti. Il timore che gli iraniani usino questi canali come mezzo per la loro vendetta è molto alto.

«Oggi il Venezuela rappresenta una vera e propria spina nel fianco per Washington» ci dice una fonte che vuole rimanere anonima. «Forse era meglio intervenire quando c’erano le condizioni per farlo».
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Re: Venezuela

Messaggioda Berto » ven mar 27, 2020 2:51 pm

Per gli Stati Uniti Nicolas Maduro è un narcotrafficante. Su di lui da ieri, c'è una taglia di 15 milioni di dollari
Confessioni Elvetiche
stefano piazza
27 marzo 2020

https://www.confessioni-elvetiche.ch/20 ... i-dollari/

Si addensano nuvole nere sull’attuale presidente del Venezuela Nicolas Maduro e sul suo regime corrotto e violento dopo che ieri la “Criminal Division” del Dipartimento alla Giustizia e i procuratori di New York e Miami, lo hanno incriminato per “narcoterrorismo e cospirazione allo scopo di esportare cocaina negli Usa”. In mattinata il procuratore generale degli Stati Uniti William Barr, collegato in videoconferenza con le procure distrettuali di New York e Miami aveva formalizzato pubblicamente le accuse : “Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha utilizzato il suo potere per sostenere il terrorismo internazionale e per svolgere un ruolo di guida nel traffico illegale di droga all’interno del suo Paese”. Che il corrotto regime di Caracas che tra le altre cose è responsabile di numerosi omicidi su commissione di inermi cittadini, di migliaia di torture e di arresti di cittadini venezuelani “colpevoli” di non credere al verbo del regime, sia implicato da anni nel narcotraffico non è certo un segreto cosi’ come non è certo un mistero lo stretto rapporto che lega il regime di Maduro al gruppo terroristico Hezbollah, a sua volta sostenuto dall’Iran che ha impiantato solide basi nel Paese, cosi’ come sono certi gli stretti contatti con il redidivo gruppo rivoluzionario delle Farc in Colombia che si finanzia con i proventi del traffico di cocaina. Già nel 2019 l’ex vice presidente venezueleno di origini libanesi Tareck El Aissami, nipote dell’esponente del regime baathista siriano Shiblī Yousef Hamad al-ʿAysamī rapito in Libano nel 2011 e mai ritrovato, venne incriminato dalla DEA perché “avrebbe dovuto organizzare trasporti di cocaina dalla Colombia attraverso il Venezuela verso il Messico e gli Stati Uniti su larga scala e mantenere contatti con il cartello messicano del narcotraffico dei Lo Zetas”. Sempre nel 2019 Il Dipartimento del Tesoro accuso’ degli stessi reati Diosdado Cabello, ex presidente dell’Assemblea Nazionale e fedele alleato di Nicolas Maduro. Che il narcotraffico sia un “affare di famiglia” dei Maduro lo prova l’arresto da parte della D.E.A (Drug Enforcement Administration) avvenuto il 10.11.2015 a Port-au-Prince (Haiti) di due nipoti di Maduro, Efrain Antonio Campo Flores, 29 anni, e il 30enne Franqui Francisco Flores de Freitas che sono stati condannati a 18 anni di carcere “per aver cercato di vendere droga per 20 milioni di dollari allo scopo di finanziare la propria famiglia”.

Insieme a Nicolas Maduro sul quale pende un taglia da 15 milioni di dollari, gli Stati Uniti hanno messo sotto accusa anche altri dirigenti di Caracas, il presidente dell’illegittima assemblea nazionale costituente Diosdado Cabello Rondón, l’ex capo dei servizi segreti militari Hugo Carvajal Barrios, l’ex generale dell’esercito Clíver Alcalá Cordones e il ministro dell’Industria e della produzione nazionale Tareck Zaidan El Aissami Maddah per i quali il Dipartimento di Stato ha offre ricompense per la la loro cattura che arrivano fino a dieci milioni di dollari. Il leader chavista ha reagito su Twitter “Gli Stati Uniti e la Colombia stanno cospirando e hanno dato l’ordine di riempire il Venezuela di violenza. Come capo dello Stato sono obbligato a difendere la pace e la stabilità di tutta la Patria, in qualunque circostanza che ci si presenti. Non ci riusciranno!” per contro segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha dichiarato che “Il popolo venezuelano merita un governo trasparente, responsabile e rappresentativo che risponda alle esigenze del popolo. Gli Stati Uniti sono impegnati ad aiutare i venezuelani a riportare la democrazia attraverso libere e regolari elezioni presidenziali”.


YOSMAIRA BARRETO: IL VENEZUELA SARÀ LIBERO PRIMA DELL'ITALIA
https://www.miglioverde.eu/yosmaira-bar ... ellitalia/

di REDAZIONE Dopo che gli Stati Uniti hanno imposto una taglia sulla testa di Nicolas Maduro e del suo circolo ristretto, qualcosa potrebbe cambiare le sorti della dittatura venezuelana. In questa intervista a Yosmaira Barreto cerchiamo di capirne di più.

https://www.youtube.com/watch?v=cDa6LM8RV94&t=
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Re: Venezuela

Messaggioda Berto » lun mag 04, 2020 12:28 pm

Venezuela, fallisce tentativo di invasione ad opera di "mercenari stranieri"
La tentata incursione in territorio venezuelano si inserisce nel quadro di forti tensioni tra Maduro e molti governi stranieri a lui ostili, Usa in primis
Lun, 04/05/2020
Gerry Freda

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ve ... 60195.html

Il governo venezuelano ha annunciato in questi giorni di avere sventato un tentativo di invasione del Paese da parte di “mercenari stranieri”.

Tale notizia è stata confermata ieri direttamente dall’esecutivo bolivariano nonché dai vertici del Partito socialista unito (Psuv), ossia la forza politica al potere a Caracas. Negli scorsi mesi, il presidente Nicolas Maduro aveva più volte accusato gli esponenti dell’opposizione di ordire, in combutta con gli Usa e altre nazioni ostili al chavismo, progetti di golpe contro di lui.

La tentata incursione in territorio venezuelano si sarebbe svolta, ha riferito ieri Al Jazeera, alle prime luci di domenica.

Un commando al soldo di potenze straniere avrebbe infatti compiuto allora, muovendo dalla Colombia, un’incursione a bordo di motoscafi contro i confini del Paese a guida socialista.

Le forze di sicurezza bolivariane avrebbero però reagito tempestivamente all’aggressione messa in atto dai “mercenari”, uccidendo otto di loro.

A dare conferma di tale episodio è stato, durante un intervento in tv, il ministro dell’Interno di Caracas in persona, Nestor Reverol.

Egli, citato dall’emittente del Qatar, ha appunto denunciato la tentata invasione del Venezuela precisando innanzitutto che il manipolo proveniente dalla Colombia sarebbe stato respinto subito dopo che lo stesso era sbarcato nei pressi di La Guaira, nel nord della repubblica bolivariana.

Reverol ha poi tuonato: “Un gruppo di terroristi mercenari ha tentato di compiere un’invasione via mare muovendo dalla Colombia, per potere così perpetrare attacchi ignobili nel nostro Paese e assassinare i leader del governo rivoluzionario”.

Ulteriori informazioni sull’accaduto sono state fornite da Diosdado Cabello, uno degli esponenti di punta del Psuv. Egli, fa sapere il network arabo, ha a tale proposito affermato che l’esercito venezuelano, oltre a uccidere quegli otto “mercenari”, avrebbe anche tratto in arresto due membri del commando incriminato.

Cabello ha poi aggiunto: “Abbiamo neutralizzato un tentativo di invasione ai danni della nostra patria ed è stato tutto merito degli sforzi dell’intelligence”.

La presunta aggressione stroncata da Maduro si inserisce nel quadro di un feroce braccio di ferro tra il presidente chavista, sostenuto da Russia e Cina, e le forze di opposizione, capeggiate da Juan Guaidó e spalleggiate in primo luogo dagli Usa.

Washington, in particolare, ha ultimamente rafforzato la pressione ai danni della leadership bolivariana al fine di indurre l’amministrazione socialista di Caracas a cedere il potere.

Gli Stati Uniti hanno infatti messo di recente, ricorda Al Jazeera, una taglia di 15 milioni di dollari sulla testa del capo dello Stato sudamericano, accusato dall’esecutivo di Trump di narcotraffico, e hanno varato pesanti sanzioni economico-commerciali all’indirizzo del Paese ispanico.
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Re: Venezuela

Messaggioda Berto » gio giu 03, 2021 7:30 am

Fino a pochi mesi addietro in Venezuela mancava tutto, i supermercati erano vuoti e i venezuelani scappavano, se riuscivano, all’estero. Ma oggi?
Emanuel Segre Amar
2 giugno 2021

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... 1349590618

Ho parlato a lungo con amici venezuelani oggi pomeriggio, e così ho appreso che i supermercati vendono di tutto, si aprono bar e ristoranti in gran quantità, e la gente ha già dimenticato il passato perché oggi si può trovare di tutto (anche delle Ferrari) e si può pagare in … dollari. Ecco come rendere felice il popolo: coi dollari.
Già, ma sapete come è successo tutto ciò? Semplicissimo. La maggior parte dei locali sono gestiti da musulmani che garantiscono l’arrivo dei prodotti e lo distribuiscono. E, oltre ai musulmani (soprattutto iraniani e turchi), anche i cinesi si sono dati da fare per salvare il dittatore, e presto passeranno all’incasso. Lezione anche per l’Europa, ovviamente.
Chissà quando ne leggeremo sui nostri giornali nazionali.
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Re: Venezuela

Messaggioda Berto » mar dic 21, 2021 8:03 am

Hasta i rifugiati del socialismo siempre!
Giulio Meotti
20 dicembre 2021

https://meotti.substack.com/p/hasta-i-r ... socialismo

Hugo Chavez con Sean Penn e Noam Chomsky, Nicolas Maduro con le fondatrici di Black Lives Matter e mentre riceve un premio dalla Fao. Venezuelani in fuga e che rovistano fra i rifiuti a Caracas

Le Nazioni Unite hanno avvertito che entro la fine del prossimo anno ci saranno 8,9 milioni di rifugiati venezuelani in tutta l’America Latina. Un esodo che supera di gran lunga quello siriano con 6,8 milioni di profughi. Ma se la Siria è finita così a causa di una guerra civile, il Venezuela ha fatto tutto da solo. Ha abbracciato il socialismo castrista, come racconta il Wall Street Journal.

Ma se per i migranti siriani e africani le tv, i giornali e le agenzie umanitarie sono tutte lì, alla frontiera polacca, nelle spiagge di Lesbo e nel porto di Lampedusa, per il grande esodo dei migranti venezuelani non c’è quasi nessuno.

“Nella prima metà del 2019, il Venezuela ha iniziato a soffrire di carenza di benzina” racconta il Journal. “La nazione aveva le più grandi riserve di petrolio del mondo. Eppure i conducenti si trovano ad aspettare giorni e giorni in fila davanti alle stazioni di servizio, ricordando la vecchia barzelletta su come se i comunisti si fossero impossessati del Sahara, la sabbia sarebbe finita. Allo stesso tempo, navi cisterna partivano dai terminal venezuelani pieni di petrolio dirigendosi... verso Cuba. Questa immagine racconta la storia fondamentale del disastro del Venezuela. I bisogni di Cuba vengono prima di tutto. Sempre”.

I dati sono spaventosi: “Il 95 per cento dei venezuelani è povero. Più di 3 venezuelani su 4 vivono in condizioni di estrema povertà e insicurezza alimentare. A 3 dollari al mese, il salario minimo legale non dà da mangiare a una persona per un giorno, figuriamoci a una famiglia per un mese. La metà della popolazione in età lavorativa ha abbandonato la forza lavoro. Il Pil pro capite è crollato a livelli che non si vedevano dagli anni '50. La scarsità d'acqua è endemica in tutte le città. I blackout sono comuni. Le biciclette sono diventate il mezzo di trasporto preferito da coloro che possono permettersele. Il sistema sanitario è crollato, portando i tassi di mortalità infantile a livelli mai visti da una generazione. Malattie come la difterite e la malaria, che erano state debellate decenni fa, sono tornate. L'unico aspetto positivo? I tassi di omicidi sono diminuiti perché le munizioni scarseggiano”.

Un venezuelano in media ha perso 11 chili di peso…Il Venezuela è un luogo ideale per girare il sequel di “Hunger Games”. I giochi della fame. Nei giorni scorsi funzionari dell’Onu nello spiegare la gravità contrazione economica in Afghanistan hanno detto che “lo abbiamo visto soltanto in Venezuela”.

Perché curarsene? In fondo il Venezuela non siede forse nel Consiglio dei diritti umani dell’Onu, anche se ha gli stipendi più bassi al mondo e l’inflazione più alta del pianeta?

Perché i 9 milioni fuggono da un regime incensato dai pundit di sinistra in tutto il mondo, dagli attori di Hollywood, dalle ong e da tanti, troppi funzionari delle Nazioni Unite. Donne che combattono per un pezzo di burro, madri che non riescono a trovare il latte, bambini che frugano nella spazzatura, scaffali vuoti nelle farmacie, ospedali senza barelle e antibiotici, medici che operano alla luce di un telefonino, donne che partoriscono fuori dagli ospedali. Sul New York Times, Bret Stephens si è domandato dove siano i progressisti sul Venezuela. “Ogni generazione di attivisti abbraccia una causa di politica estera: porre fine all’apartheid in Sudafrica; fermare la pulizia etnica nei Balcani; salvare il Darfur dalla fame e dal genocidio. E poi c’è la causa perenne – e perennemente indegna – della ‘liberazione’ della Palestina, per la quale non c’è mai carenza di creduloni fanatici”. Del Venezuela nessuno parla. “Le sue vittime stanno lottando per la democrazia, per i diritti umani, per la capacità di nutrire i loro figli”.

“Chiunque in Venezuela sarebbe felice di frugare nei cestini americani: i rifiuti sarebbero considerati gourmet”, scrive Business Insider. Caracas era la Mecca della sinistra europea, latinoamericana e americana.

Lo avevano cantato come un paradiso, ma era “una fiesta infernale”, secondo la definizione della New York Review of Books. Il settimanale francese Le Point ha definito il Venezuela “il cimitero dei ciarlatani”. Ancora quattro anni fa, il Manifesto si permetteva di pubblicare un articolo a firma di François Houtart in cui si elogiava un regime “fedele all’emancipazione del popolo”.

In Europa di ammiratori quel regime orrendo ne ha sempre trovati tanti: in Francia, il capo del terzo partito, Jean-Luc Mélenchon; in Inghilterra, il leader del Labour, Jeremy Corbyn; in Italia il primo partito, i Cinque Stelle; in Spagna, Podemos. E si sapeva già tutto, del famoso miracolo venezuelano.

Lo scrittore britannico Tariq Ali proclamava che il Venezuela era il paese più democratico dell’America Latina. Alfred De Zayas, esperto dell’Onu per la “promozione di un ordine democratico ed equo”, ha visitato il Venezuela per valutare il suo stato sociale ed economico. Tornando a Ginevra, De Zayas ha detto di non ritenere che ci fosse una crisi umanitaria. “Sono d’accordo con la Fao che la cosiddetta crisi umanitaria non esiste in Venezuela” ha detto De Zayas. Il premio Nobel per la Letteratura José Saramago ha elogiato il chavismo. Adolfo Perez Esquivel, il pacifista argentino Nobel per la Pace, definì Chàvez “un visionario”. Harold Pinter, un altro Nobel per la Letteratura, appose la sua firma a un manifesto in cui si difendeva il regime. Anche Black Lives Matter è vicino al dittatore venezuelano Maduro. “Attualmente in Venezuela, un tale sollievo trovarsi in un luogo in cui c'è un discorso politico intelligente”, scrisse Opal Tometi, fondatrice di Black Lives Matter.

Dalla Gran Bretagna, la campagna di solidarietà con il Venezuela, con sede a Wolverhampton, inviava in missione i membri del sindacato. Naomi Klein, l’autrice di No Logo, ha elogiato il Venezuela come un luogo in cui “i cittadini hanno rinnovato la loro fede nel potere della democrazia”, dichiarando che il paese era stato reso immune agli choc del libero mercato grazie al “socialismo del XXI secolo”. Gianni Vattimo si vantava di partecipare alla “Prima settimana internazionale di filosofia del Venezuela”. Mentre i venezuelani cercavano cibo nei rifiuti, il governo Maduro veniva premiato dalla Fao per aver “raggiunto l’obiettivo del millennio delle Nazioni Unite di dimezzare la malnutrizione”. “Il Venezuela può essere considerato uno dei paesi, come il Brasile e la Cina, che ha contribuito alla cooperazione”, ha osservato Laurent Thomas, direttore della Fao per la cooperazione.

Il premio Oscar Jamie Foxx si è presentato sorridente al palazzo presidenziale di Caracas per una foto con Maduro. L’attore Sean Penn ha incontrato i leader venezuelani in numerose occasioni, descrivendo quel paese come fautore di “cose incredibili per l’80 per cento delle persone che sono molto povere”. Dopo la morte di Chávez, Penn disse che “i poveri di tutto il mondo hanno perso un campione”. L’attivista afroamericano per i diritti civili Jesse Jackson ha visitato Caracas elogiando quel regime per la sua “attenzione al commercio libero ed equo”. Jackson ha offerto una preghiera al funerale di Chávez: “Hugo ha nutrito gli affamati”. L’attore Steven Seagal è appena andato a Caracas a regalare una spada a Maduro. L’economista Joseph Stiglitz, un altro Nobel, ha elogiato le politiche venezuelane per il “successo nel portare la salute e l’educazione alla gente nei quartieri poveri di Caracas”. Il senatore Bernie Sanders si è lanciato in una affermazione straordinariamente lungimirante: “Il sogno americano si è realizzato in Venezuela”. E un altro Nobel, Rigoberta Menchú, ha difeso il regime ancora lo scorso ottobre, dicendo che “per valutare un conflitto devi conoscere i dettagli dietro di esso”.

Se lo Yemen è piombato in un incubo umanitario a causa di una guerra, il Venezuela a causa del socialismo. “Nella sua incarnazione particolarmente virulenta e criminale” spiega il Journal. “Un'ondata di espropri iniziata nel 2005 ha messo gran parte dell'economia privata nelle mani dello stato. Salari, prezzi, assunzioni e licenziamenti, livelli di produzione, importazioni, esportazioni e investimenti: tutto è stato soggetto a regole minuziosamente dettagliate ideate da burocrati socialisti con poche nozioni su come gestire un'impresa. Caracas si era trasformata in un importante centro di riciclaggio di denaro, con cleptocrati neofiti in cerca di partner più esperti in grado di aiutarli a nascondere il loro bottino”.

Adesso il Venezuela, dopo averli mandati in bancarotta, sta tornando alla privatizzazione di ampi settori dell’economia, racconta Bloomberg.

Trent’anni fa, la notte di Natale del 1991, la bandiera rossa veniva ammainata sopra il cielo di Mosca. Era la fine dell’Unione Sovietica. Oggi – fra Corea del Nord, Vietnam, Cina, Cuba e Laos – 1,5 miliardi di esseri umani vivono ancora sotto dittature che, anche soltanto formalmente, si definiscono “comuniste” e “socialiste”.

I boia nordcoreani tormentano i prigionieri condannati, li mutilano dopo la morte e costringono le persone a guardare i cadaveri, afferma una inchiesta sulla pena capitale durante il decennio al potere di Kim Jong-un e rivelata dal Times. Il rapporto di un'organizzazione per i diritti umani di Seoul afferma che delle esecuzioni pubbliche che ha documentato, il maggior numero non sono per omicidio o stupro, ma per il reato di visione o distribuzione di video dalla Corea del Sud. “Il condannato è stato trascinato fuori da un'auto come un cane prima dell'esecuzione pubblica”, ha detto un testimone di un plotone d'esecuzione a Hyesan. “La persona che stava per essere giustiziata era già in una condizione di pre-morte e i suoi timpani sembravano danneggiati, impedendogli di sentire o dire qualsiasi cosa”. In un'altra esecuzione a Sariwon, nella provincia di North Hwanghae, il condannato è stato legato a un palo di legno con dei sassolini in bocca. Altri intervistati hanno descritto la mutilazione dei corpi. "A Pyongyang il corpo del giustiziato è stato bruciato con un lanciafiamme di fronte a una folla dopo l'esecuzione. La famiglia dell'imputato è stata costretta ad assistere all'esecuzione ea sedersi in prima fila per osservare la scena. Il padre è svenuto dopo aver visto suo figlio bruciare davanti ai suoi occhi”. A Hyesan, un bambino è stato giustiziato con i Kalashnikov. A studenti e lavoratori è stato ordinato di assistere alle esecuzioni, come avvertimento.

Come nella Germania dell’Est, in Venezuela manca anche la carta igienica.
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Re: Venezuela

Messaggioda Berto » sab gen 01, 2022 8:21 pm

Il Venezuela può colpire Miami usando droni iraniani
1 Gennaio 2022

https://www.francolondei.it/il-venezuel ... -iraniani/

Secondo un rapporto della Alma Research and Education Center, il Venezuela può colpire Miami, negli Stati Uniti, usando droni di fabbricazione iraniana.
Secondo il rapporto i droni di fabbricazione iraniana potrebbero essere armati con esplosivo al plastico e usando una tecnica già collaudata dagli Hothi per colpire i sauditi, arrivare su Miami e colpire diversi obiettivi.
Secondo attendibili fonti di intelligence l’Iran avrebbe di recente consegnato diversi UAV con una autonomia potenziata in grado di percorrere i duemila Km che separano il Venezuela da Miami.
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