CON IL PUGNO SEMPRE ALZATO
Niram Ferretti
3 maggio 2019
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"Come ha scritto lo stesso Perez Esquivel nel 2014: “Con la vittoria di Maduro, ha vinto il progetto bolivariano avviato da Chávez, perché la maggior parte dei venezuelani capisce che il paese è migliorato ed è più egualitario.” Grazie a questo processo il Venezuela, per la prima volta nella sua storia, era riuscito ad essere padrone delle proprie risorse petrolifere e a metterle al servizio del popolo, del continente e addirittura anche degli Stati Uniti quando, nel 2005, furono devastati dall’uragano Katrina.
Durante l’ultimo ventennio, poi, il governo aveva aumentato la spesa sociale di oltre il 60.6% ed era il paese della regione con il più basso livello di diseguaglianza, ridotta del 54%, e di povertà, ridotta del 44%. Il Venezuela, prima di Chavez, era un vero e proprio paradosso: sopra una enorme pozza di petrolio, vivevano, anzi sopravvivevano miseramente la maggior parte delle persone che non avevano mai visto nella loro vita un medico, tre pasti al giorno e figuriamoci un libro per l’istruzione. Chavez aveva dato al suo popolo non solo una dignità, ma soprattutto la sopravvivenza. È per questo e solo per questo che Chavez prima e Maduro poi sono stati votati e vengono votati in massa, malgrado l’assedio degli Stati Uniti da una parte, e gli errori di Maduro dall’altra".
Questo che leggete qui è Gianni Minà. E questa è la sua favola. Per anni ci ha raccontato che Cuba è un paradiso Castro un santo. No, il santo era lo psycho killer Ernesto Che Guevara.
"Le risorse petrolifere messe a servizio del popolo" è semplicemente meraviglioso. La cosa bella è che lui ci crede. Non finge. La realtà è che la gestione delle risorse petrolifere del paese ha ridotto la produzione del petrolio dell'80% in venti anni. Due decenni di socialismo hanno distrutto l'economia portando il paese a una crisi socioeconomica al cui confronto quella di Weimar fu una barzelletta. L'iperinflazione venezuelana figlia del calo del prezzo del petrolio abbinato alle grandiose politiche di pianificazione economica statalista messe in campo da Chavez ha portato il paese al collasso. E mi riferisco a un paese che ha risorse petrolifere superiori a quelle dell'Arabia Saudita. Solo che in Arabia Saudita non c'è un regime socialista. Chavez potè godere del boom del petrolio come volano per la sua utopia socialista che condotto alla distruzione dell'impresa privata e del libero mercato. Ma il problema è "l'assedio degli Stati Uniti".
Bisogna fare un passo indietro quando uno degli eroi di Minà e dei vecchi comunisti hardcore, Chavez, dominava incontrastato il paese. Chavez ebbe l'idea grandiosa di nazionalizzare tutte le industrie puntando unicamente sul petrolio come unica risorsa nazionale. Solo che poi, improvvisamente, la minierà d'oro del petrolio iniziò a produrre sempre meno, e non c'erano altre risorse.
Dal 1999, sono due milioni i venezuelani che hanno lasciato il paese, anche se la spesa sociale era aumentata del 60.6%. Spesa finanziata dal boom petrolifero. Ma il boom petrolifero una volta finito non ha potuto compensare per la decimazione dell'agricoltura locale a causa della nazionalizzazione e dell'espropriazione dei terreni, nè per la mancanza di altre risorse, di alternative. A questo si aggiunga una corruzione endemica, un livello di criminalità tra i più alti del pianeta, la distruzione del settore privato.
Il fatto che nel tempo si sia creata una oligarchia militare fondata sul privilegio e la più sordida corruzione, così come in Unione Sovietica e in altri magnifici paesi socialisti solo una minoranza blindata godeva di privilegi castali analoghi se non superiori a quelli dei signori feudai, per i comunisti duri e puri alla Minà, è di scarsa importanza. La colpa della tragedia venezuelana è degli USA. Sono sempre i poteri esterni gli agenti del caos.
Agenti esterni come i cubani in uniforme venezuelana che reprimono il dissenso in piazza. I cubani sono il sistema nervoso del regime di Maduro. Why Cuba? Semplice. Perchè il Venezuela fornisce 50 mila barili di petrolio al giorno dal Venezuela. Cuba, altro paradiso socialista sottratto all'imperialismo che adesso che il Venezuela si sta inabissando dovrà provvedere diversamente al proprio sostentamento. Forse Minà manderà un vaglia.
LA DOTTRINA MONROE GODE DI OTTIMA SALUTE
Niram Ferretti
3 maggio 2019
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Mentre il "Financial Times" scrive che l'economia iraniana sta crollando sotto la pressione economica americana, nonostante Federica Mogherini, in Venezuela gli USA non hanno alcuna intenzione di desistere.
Il pagliaccio Maduro può contare sostanzialmente su il salvacanaglie russo, Vladimir Putin. Diversi oligarchi del cerchio magico putiniano hanno notevoli interessi economici in Venezuela. Insieme a Putin, Maduro è sostenuto da Cuba e dal Nicaragua, i due altri membri di quella che John Bolton chiama "la troika del terrore e della povertà". Naturalmente ci sono anche gli amici iraniani, che in Sudamerica fanno favolosi affari con il commercio della droga e delle armi. Anche loro apprezzano molto l'ex conducente di autobus delfino di Chavez.
La partita venezuelana è una partita che riporta sulla scena gli attori della Guerra Fredda, i russi e gli americani. I primi dalla parte del dittatore che ha portato il paese allo sfascio economico, i secondi dalla parte del giovane Juan Guaidó.
Il Segretario della Difesa Patrick Shanahan ha dichiarato che "Il Pentagono ha effettuato una pianificazione esaustiva, non c'è dunque uno scenario o una situazione per la quale non abbiamo pronto un intervento di emergenza".
Il Segretario di Stato Mike Pompeo, ha, a sua volta dichiarato, "Gli Stati Uniti sono determinati ad assistere il popolo venezuelano e a rimettere in piedi la sua economia. Da ciò che sappiamo Maduro era pronto a lasciare il paese. Sono stati i russi a dirgli di restare".
Nel suo primo discorso all'ONU, nel 2017, Trump disse che il problema in Venezuela non era dovuto al fatto che il socialismo era stato applicato male ma che era stato applicato fedelmente.
I risultati sono quello di una crisi economica senza precedenti, peggio di quella di Weimar.
Sempre durante il medesimo discorso, Maduro, insieme all'Iran e Kim Jong un (allora definito "Rocket man"), fu uno dei bersagli del presidente americano. I fatti hanno poi avuto il loro seguito. L'Iran è oggi un regime in grande affanno stretto dalla tenaglia della pressione delle sanzioni americane, Mauduro è di fatto tenuto in piedi dai russi, i quali, tuttavia, diversamente dal loro impegno in Siria a sostegno del macellaio Assad, non hanno truppe sul terreno (ci sono diversi contractors).
Trump non è Obama. Non abbandonerà Juan Guaidó, non lascerà il Venezuela a Putin come Obama gli lasciò la Siria.
La dottrina Monroe è viva più che mai.